RÉNULA ou REINILDE, Santa
Na região de Tongres, no Brabante da Austrásia, hoje Bélgica, Santa RÉNULA ou REINILDE abadessa do mosteiro de Eike. (séc. VIII)
GUARINO, Santo
Em Palestrina, no Lácio, Itália, São GUARINO bispo, célebre pela sua austeridade de vida e amor aos pobres. (1159)
BRINOLFO ALGOTSSON, Santo
Em Skara, na Suécia, São BRINOLFO ALGOTSSON bispo, ilustre pela sua ciência e dedicação à Igreja. (1317)
ÂNGELO DE FÚRCI, Beato
Em Nápoles, Campânia, Itália, o Beato ÂNGELO DE FÚRCI presbitero da Ordem de Santo Agostinho, insigne no zelo pelo reino de Deus. (1327)
AFONSO MARIA FUSCO, Beato
Em Ângri, perto de Salerno, Campânia, o beato AFONSO MARIA FUSCO presbitero que se dedicou ao ministério das missões rurais, à formação dos jovens, especialmente dos pobres e dos órfãos e fundou a Congregação das Irmãs de São João Baptista. (1910)
FRANCISCO SPINELLI, Beato
Em Rivolta d'Adda, território de Cremona, Itália, o Beato FRANCISCO SPINELLI presbitero que, superando pacientemente muitas e prolongadas dificuldades , fundou e dirigiu a Congregação das Irmãs Adoradoras do Santíssimo Sacramento. (1910)
... e ainda ...
ANTIMO DE URBINO, Beato
Francescano, fratello germano del b. Giovanni, menò vita eremitica e morì a Saltara, nel territorio di Pesaro, nel 1438. E' festeggiato il 6 febbraio. Alcuni gli attribuiscono il nome di Antonio
FILIPE DE LAS CASAS, Santo
Toyotomi Hideyoshi (1535-1598), capo incontrastato del Giappone dal 1582 al 1598, chiamato dai cristiani Taicosama, fu nei primi anni favorevole ad essi. Dopo la sfortunata guerra contro la Corea, però, pretese la sovranità sulle isole Filippine, a danno degli spagnoli, e in seguito alla loro opposizione, emanò, in data 24 lugl. 1587, un editto di proscrizione contro i cristiani. Sembra che abbiano influito sul cambiamento del suo stato d'animo altri fattori, come le insinuazioni di un bonzo, suo medico di fiducia, che gli mostrò i pericoli di una sistemazione degli europei a Nagasaki, il timore dell'ascendente dei missionari sui signori di Cyushu, la ripulsa di donne cristiane a prestarsi ai suoi capricci. Tuttavia la propaganda missionaria continuò la sua attività e Hideyoshi lasciò dormire il suo decreto, pur seguendo attentamente per mezzo di spie i movimenti dei missionari.
Intanto nel 1593 alcuni francescani sotto la guida del p. Pietro Battista, da Manila si portarono nel Giappone, ricevuti cordialmente da Hideyoshi. Fondarono due conventi e si dedicarono con grande ardore all'evangelizzazione della regione. Ma una serie di circostanze sfavorevoli, fra le quali il naufragio di un galeone spagnolo pieno di pesos d'argento sulle coste giapponesi, confiscato da Hideyoshi, rese tesi i rapporti con gli spagnoli. Il 9 dic. 1596 l'autocrate fece arrestare ad Osaka sei francescani e tre gesuiti e il 31 dic. a Meaco quindici laici giapponesi terziari francescani, ai quali se ne aggiunsero, durante il viaggio, altri due. I religiosi trasportati a Meaco, subirono il taglio dell'orecchio sinistro. Fatti salire su carri in gruppi di tre, dovettero percorrere pubbliche strade, alla vista di tutti, come si usava per i delinquenti e questo per incutere terrore ai cristiani e per aumentare le sofferenze dei martiri. Ciononostante la popolazione mostrava loro molta compassione e cercava di soccorrerli. Da Meaco per Sacai, Corazu, Facata giunsero il 5 febb. a Nagasaki, luogo dell'esecuzione che avvenne mediante crocifissione.
Fra le vittime vi fu Filippo di Gesù, religioso francescano, nato da genitori spagnoli nel Messico. Aveva avuto una giovinezza molto inquieta e disordinata. Ammesso nell'Ordine Francescano, ne era uscito per rientrarvi nuovamente a Manila. Giunse a Meaco al momento dell'arresto dei confratelli, al cui gruppo fu unito, come appare dall'elenco dei martiri. Nella fredda mattina del 5 febb. 1597, a Nagasaki, fu crocifisso insieme con gli altri martiri e fu il primo ad essere trafitto. L'esecuzione avvenne alla presenza di numerosi cristiani e dei marinai portoghesi della Nao.
Urbano VIII, dimostrato il martirio, concesse la Messa e l'Ufficio al suo Ordine nel 1627. Benedetto XIV lo iscrisse nel Martirologio che pubblicò nel 1748, mentre Pio IX lo canonizzò, con gli altri martiri, l'8 giug. 1862, con una magnifica cerimonia, alla presenza di numerosi vescovi (v. La Civiltà Cattolica, serie V, II [1862], pp. 737-46).
GERALDO DE ÓSTIA, Santo
GERALDO (GERARDO, GEROLDO, GHERARDO), vescovo di OSTIA, santo.
Personaggio di notevole rilievo nel primo periodo della lotta per le investiture, fu monaco a Cluny, dove ricoprí la carica di gran priore. Creato cardinale vescovo di Ostia da Alessandro II, nel 1072, fu inviato come legato in Francia dove presiedette numerosi concili. Nel 1074 Gregorio VII lo inviò in Germania con il card. Umberto per tentare una riconciliazione tra l'imperatore Enrico IV e i suoi sudditi e insieme per promuovere la riforma. Passato nuovamente in Francia, presiedette il concilio di Poitiers, dove fu condannato Berengario di Tours. Di ritorno dalla legazione a Milano, compiuta con Anselmo di Lucca, imprigionato da Dionigi di Piacenza, fautore di Enrico IV.
Nel gennaio 1077 era a Canossa dove fu presente all'incontro di Enrico IV con Gregorio VII e dove controfirmò il documento di sottomissione dell'imperatore. Morí il 6 dicembre dello stesso anno, probabilmente a Velletri, dove si conserva e si venera con devozione il suo corpo.
La piú antica notizia del suo culto, che fu sempre ristretto alla città di Velletri, risale al sec. XIV: Geraldo infatti è rappresentato in un dittico di quest'epoca, di autore ignoto, conservato nel Museo capitolare di Velletri, dedicato ai quattro protettori della città.
Nel 1395 il Di Meoper lasciava un legato per la costruzione della cappella in onore di Geraldo, cappella che fu costruita accanto al campanile della cattedrale di Velletri. Nel maggio del 1656 un fulmine abbatté il campanile e tra le macerie fu rinvenuto il sarcofago di Geraldo, la cui fattura piuttosto rozza lo fa risalire senz'altro al sec. XI. La cessazione della peste che infierì a Vehetri dal giugno 1656 al giugno657 e la vittoria riportata dai veliterni contro le milizie del conte Onorato Caetani, attribuite all'intercessione di Geraldo, spinsero autorità e popolo ad edificare una nuova sontuosa cappella in onore del santo. Essa fu costruita tra il 1694 e il 1698 su disegno dell'architetto Francesco Fontana, che ne diresse i lavori, ed è la piú bella della cattedrale per architettura e ricchezza di marmi; in essa il card. Alderano Cibo trasferí il corpo di Geraldo e stabilí la celebrazione della festa al 7 dicembre. Nel 1805 il card. Enrico II, duca di York, trasferí la festa al 6 febbraio data che è rimasta tutt'oggi.
ILDEGONDA, Beata
Contessa di Meer, presso Neuss (Colonia), sposò il conte Lotario. Alla morte di questo, visitò il sepolcro degli Apostoli a Roma, per ottenere di conoscere meglio la volontà di Dio e poterla eseguire. Decise poi di abbandonare il mondo e destinò i suoi beni alla fondazione del monastero di Meer, dell’Ordine Premostratense, di cui divenne la prima maestra.
Si distinse per l’umiltà. Compì opere di carità e di misericordia sia dentro, sia fuori del monastero. Morì il 6 febbraio 1183.
Benché sia stata chiamata santa o beata da scrittori premostratensi, tuttavia non sembra che abbia mai goduto di un culto liturgico. Riscosse però una limitata venerazione popolare, tanto che era invocata con una breve preghiera composta in suo onore, e la sua cintura e il suo pettine venivano portati a donne prossime al parto o ad infermi per ottenere loro la protezione divina.
INA (IM ou INE), Santa
Quando nel 688 Caedwalla, re del Wessex, andò a Roma (dove morì cristiano il 20 apr. 689), gli successe un lontano parente, Ina figlio di Cenred (che viveva ancora durante il regno di suo figlio) e fratello delle ss. Cineburga e Cutburga. Probabilmente Ina dovette questa successione al suo valore militare. In seguito, un buon numero di vittorie lo misero in grado di estendere il suo dominio verso Est fino al Kent e all'Essex. Prima del 694 anche Londra gli fu soggetta; riuscì ad annettersi, inoltre, i territori del Somerset occidentale e del Devon dove insediò dei coloni e costruì villaggi fortificati. Più tardi respinse un attacco dei Merci e nel 725 sconfisse i Sassoni meridionali.
Ina si interessò profondamente del benessere sia spirituale, sia temporale dei suoi sudditi. Tra il 688 e il 694 pubblicò un codice di leggi (edito integralmente in English Historical Documenti, I, [app. 500-1042], ed. D. Wkitelock, Londra 1955, pp. 364-72), il più ricco e antico codice che ci rimanga. Il prologo inizia cosi: « Io, Ina per grazia di Dio re dei Sassoni Occidentali, con il parere e le istruzioni di mio padre Cenred e del mio vescovo Haedde (di Winchester) e... Eorcenwold (di Londra), con tutti i miei anziani, i consiglieri capi del mio popolo e una grande assemblea di servi di Dio, sono stato richiesto, per la salvezza delle nostre anime e la sicurezza del nostro regno, di stabilire e rafforzare vere leggi e veri statuti per tutto il nostro popolo... ».
Le leggi riguardano ampiamente le pene e i compensi per danni e offese. Altri decreti sono di carattere ecclesiastico: il Battesimo deve essere amministrato entro trenta giorni dalla nascita; la domenica si deve osservare il riposo, ecc.
Ina dava molto ascolto ai consigli di Aldhelm che nominò primo vescovo della nuova sede di Sherborne, dove fondò anche una grande scuola. Concesse molti benefici a Glastonbury costruendovi una chiesa nel tentativo forse di tenere uniti nel suo regno elementi celtici e sassoni.
Sebbene Beda (Hist. Eccl., IV, 15; V, 7, ed. C. Plummer, I, Oxford 1896, pp. 236, 294) non gli dedichi molto spazio, Ina fu in realtà uno dei più notevoli predecessori di Alfredo.
Nel 726, abdicò, e con sua moglie Ethelburga fece un pellegrinaggio a Roma, dove morì. Non vi sono prove che Ina e sua moglie abbiano ricevuto un culto liturgico come santi e che lo stesso Ina abbia fondato una scuola o un ospizio anglo-sassone a Roma, per il cui mantenimento si crede avesse istituito un Romescot (= Obolo di s. Pietro). Tuttavia è commemorato al 6 febb. in tardivi martirologi inglesi e dell'Ordine Benedettino (v. Zimmermann, I, p. 179).
Autore: Leonard Boyle
PEDRO DE SÃO DIÓGENES, Santo
Sacerdote mercedario, San Pietro di San Dionigi, era di origine francese. Nel 1247 nominato redentore assieme al nobile catalano, Beato Bernardo de Prades, andarono in questo stesso anno, a Tunisi dove liberarono 209 schiavi, ma per mancanza di denaro, non poterono redimerli tutti pur trovandosi in urgente necessità di essere liberati. Visto ciò, il Beato Bernardo ritornò in Spagna portando i liberati, mentre S. Pietro restò in Africa per sostenere la fede di quegli sventurati ed impedire che la rinnegassero. Fu tanto il suo ardore e zelo nella predicazione, che causò l’indignazione del Re di Tunisi, Maometto Alicur il quale lo fece arrestare e consegnare ai giustizieri. Preso a bastonate ed altri maltrattamenti, per le vie della città, fu poi portato fuori le mura e dopo averlo decapitato il suo corpo venne bruciato e le ceneri sparse al vento, era sempre l’anno 1247
TERESA FERNANDEZ, Beata
Fondatrice e prima commendatrice del monastero della Consolazione di Lorca (Spagna), la Beata Teresa Fernandez, fiorì negli atri della casa del Signore come un giglio dando un santo esempio alla comunità e piena di meriti nello stesso monastero morì
TOMÁS CESAKI, ANTÓNIO DE NAGASAKI e LUDOVICO IBARKI, Santos
AAgli inizi del 1597 la cittadina di Osaka in quella fredda mattina era tutta in fermento: stava per arrivare l'imperatore Taicosamaci con il figlioletto di 5 anni; una lunga processione di soldati precedeva il principino, cavalieri e dignitari... Ma un altro corteo si snodava invece dall'altra parte della città: erano 26 persone povere e lacere, sfinite dal lungo viaggio compiuto, giovani e più anziani; insomma, erano prigionieri ma le loro facce erano solari, illuminate da una felicità interiore. Erano cristiani e venivano oltraggiati per la loro fede, mentre camminavano.
Anni prima era arrivata in Giappone una nave con dei portoghesi che si erano poi stabiliti a Nagasaki ed avevano dato vita ad una comunità che era diventata sempre più numerosa, ospitando poi anche dei missionari e persino S. Francesco Saverio che riuscì a portare il Cristianesimo in quelle terre. I cristiani si moltiplicarono ed anche alcuni re vennero battezzati alla nuova Fede e mandarono ambascerie a Roma. Dopo i Gesuiti arrivarono in Giappone anche i Francescani e così anche l'Imperatore Taicosamaci accolse i frati minori nelle sue terre, permettendo loro di creare case e chiese.
Avendo però successivamente cambiato idea, cominciò a perseguitare i missionari e i loro seguaci, facendoli imprigionare. E così accadde che vennero presi prigionieri 3 Padri Gesuiti, alcuni catechisti e terziari che vennero avviati in catene alla città di Nagasaki dove li avrebbe attesi il carnefice. Mentre andavano, essi cantavano e salmodiavano gioiosi. Tra gli altri c'erano i giovani Tommaso di 14 anni, Antonio di 13 e Lodovico di 11. Nel loro lungo cammino attraversarono terre ricoperte di ghiacci e steppe, passando per innumerevoli città e paesi, sempre a piedi, dove il loro esempio faceva altri adepti al Cristianesimo. Il Governatore di Carazu ne ebbe compassione e voleva salvarli e propose loro di rinnegare Cristo per aver salva la vita, ma nessuno di essi aderì alla proposta.
Giunti finalmente a Nagasaki, ripetè la proposta ma essi rifiutarono ancora e così, sia pur a malincuore, li fece condurre al luogo del supplizio, una piccola altura fuori della città dove già si ergevano 26 croci, un pò diverse da quelle tradizionali. I genitori di Antonio erano là ad attenderlo per cercare di convincerlo a salvarsi. Ma egli non voleva e cercava di incoraggiarli a sopportare il dolore della sua morte, abbracciandoli e regalando loro la sua sopravveste ed essi lo benedissero.I 3 piccoli martiri si avviarono verso le loro croci cantando inni e quando le voci tacquero i carnefici iniziarono il loro lavoro crudele, trafiggendoli con le lance.
Si dice però che, compiuta la strage, i fedeli si accostassero alle croci per raccogliere il sangue di questi martiri e lasciassero il colle, ripromettendosi di tornarvi per pregare e venerare quei martiri. Vi andarono difatti il giorno dopo, nell'ora in cui uno dei sacerdote uccisi soleva dire la Messa, servita dal piccolo Antonio. Sulle croci i corpi degli uccisi c'erano tutti meno quelli del sacerdote e di Antonio. Altri fedeli, raccolti nella chiesa dei francescani, videro invece all'altare, in atto di celebrare la Messa, il Sacerdote ucciso, servito dal piccolo chierico. E lo stesso avvenne nei giorni seguenti, finchè le salme non vennero staccate dalle croci e interrate; il prodigio finì.Questo fatto viene attestato da varie persone che avevano interrogato le guardie per sapere dove avessero deposto i due corpi, ed essi affermarono di aver veduto i corpi sparire e ricomparire poi al loro posto. Persino il Papa Benedetto XIV parlò di questo fatto nella sua "De Canonizzazione Sanctorum" definendolo "grande miracolo".