Em Milão, na Lombardia, Itália, o sepultamento de Santo HONORATO bispo que, perante a iminente invasão dos Lombardos, salvou grande parte do povo, conseguindo refúgio em Génova. (570)
NICÉCIO, Santo
Em Besançon, Borgonha, França, São NICÉCIO bispo. (610)
PAULO, Santo
Em Verdun, Gália hoje França, São PAULO bispo que tendo abraçado a vida monástica, foi depois eleito bispo desta cidade, onde promoveu a dignidade do culto divino e a observância regular dos cónegos. (647)
PEDRO o Ígneo, Beato
Em Albano no Lácio, Itália, o Beato PEDRO, denominado o Ígneo por ter passado ileso pelo fogo, que foi monge de Valumbrosa e depois bispo de Albano, trabalhando ardorosamente para renovar a disciplina eclesiástica. (1089)
ESTÊVÃO, Santo
Em Muret, Limoges, na Aquitânia, França santo ESTÊVÃO abade fundador da Ordem de Grandmont que atribuiu aos clérigos o louvor divino e a contemplação, confiado a administração das tarefas temporais à caridade dos irmãos leigos. (1124)
JOSEFINA GABRIELA BONINO, Beata
Em Savigliano, Piemonte, Itália, a Beata JOSEFINA GABRIELA BONINO virgem que fundou a Congregação religiosa da Sagrada família de Nazaré, para a educação dos órfãos e a assistência aos enfermos pobres. (1906)
... e ainda ...
AFONSO DE RIERA, FRANCISCO DE ARETTO, DIONÍSIO RUGGER e FRANCISCO DONSU, Beatos
Questi quattro mercedari, Beati Alfonso de Riera, Francesco de Aretto, Dionisio Rugger e Francesco Donsu, tanto si adoperarono predicando il vangelo in Provenza (Francia), per la conversione degli infedeli e la liberazione dei cristiani. In questa regione morirono nella lode del Signore. L’Ordine li festeggia l’8 febbraio
LAUREATO, Santo
Non si sa proprio niente sulla vita di questo santo, dove le reliquie furono ritrovate a Roma dal Cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento, poi papa Benedetto XIII.
Certamente è un martire del primi secoli del cristianesimo in cui dominavano terribilmente le persecuzioni contro i cristiani.
La devozione a San Laureato martire è molto sentito a Castelpoto (Bn), unico paese in tutto il mondo a venerare il santo martire. Il culto è iniziato quando lo stesso Card. Orsini ha donato alla chiesa arcipetrale del paese (forse nel 1698, anno della dedicazione della nuova chiesa) le reliquie del santo insieme ad altre reliquie di santi (per esempio san Giusto martire, 28 o 29 febbraio). Nella chiesa si conservava un pezzo similmente grande della gamba di San Laureato martire. Ora si conservano soltanto piccoli frammenti di ossa della gamba (Archivio Chiesa di Castelpoto, anni 1686-1723), incastonati nel petto del simulacro del santo martire. Il reliquiario della gamba è andato distrutto in circostanze ancora misteriose, dato che mancano fonti storiche.
San Laureato è venerato l’8 febbraio, data non della sua nascita al cielo, perché come abbiamo detto non si sa niente sulla vita del santo, ma del ritrovamente del suo corpo. I castelpotani però dal 1837 lo festeggiano anche la Domenica in Albis.
Come attesta la fonte storica del libro antico della Chiesa “Eventi anni 1820-1841” e “Defunti 1837”, il paese fu liberato dal morbo del colera per intercessione di San Laureato martire. Nel libro dei defunti si contano da mese di gennaio a quello di aprile ben oltre 200 morti a causa del colera. Ma ecco il testo che ci racconta il miracolo: “Addì 14 aprile 1837, Domenica in Albis, il paese è stato liberato dal morbo del colera”. Purtroppo non dà nessun riferimento a San Laureato martire, ma la tradizione castelpotana tramandata da secoli dagli avi che hanno vissuto il colera, attesta che il santo martire è l’artefice del miracolo: per sconfiggere il colera il popolo di Castelpoto ricorse a san Laureato martire. Facendo uscire la statua in processione per tutte le vie del paese, il morbo cessò di vivere. Da quel giorno in poi Castelpoto onora san Laureato martire come protettore dal colera e per grazia ricevuta gli costruirono in suo onore un bellissimo altare con la nicchia dove tutt’ora si conserva il simulacro. Non conosciamo però il perché i castelpotani fecero ricorso proprio a San Laureato affinché distruggesse il colera. E’ certo però che solo Castelpoto, in tutto il mondo, potrà vantarsi di venerare questo santo martire Laureato, sconosciutissimo, di cui la vita è ignota a tutti.
MÁRTIRIS COSTANTINOPOLITANI, Santos
Commemorazione dei santi monaci martiri del monastero di Dio a Costantinopoli, che, per difendere la fede cattolica, avendo portato una lettera del papa san Felice III contro Acacio, furono uccisi con grande crudeltà.
ESPERANÇA DE JESUS
(Maria Josefa Alhama Valera), Beata
Dalla cattolica Spagna ci proviene questa splendida figura di fondatrice di Congregazioni religiose, oggi rigogliose famiglie distinte in sei modalità di appartenenza. Maria Giuseppa Alhama Valera, prima di nove figli, nacque a Santomera (Murcia, Spagna) il 30 settembre 1893, il padre José Antonio era un bracciante agricolo e la madre Maria del Carmen, casalinga.
Crebbe nella povertà della famiglia, molto intelligente suscitò il suggerimento di un vicino della baracca dove abitavano, di affidare la bambina al parroco di Santomera, i genitori acconsentirono e Maria Giuseppa andò nella casa di don Manuel Allaga, che viveva con due sorelle, qui ricevette un po’ d’istruzione senza frequentare nessuna scuola e imparò i lavori domestici; rimase con loro fino ai 21 anni, quando nel 1914 partì per farsi religiosa.
Dopo una prima esperienza, risultata negativa, fra le suore addette agli ammalati, su consiglio del vescovo di Murcia, entrò nell’Istituto delle Figlie del Calvario di semiclausura, fondate nel 1863, qui emise i voti il 15 agosto 1916 assumendo il nome di Speranza di Gesù Agonizzante.
Questa Istituzione però composta di sette suore anziane, presentava incerte prospettive per il futuro, per cui nel 1921 si decise per una fusione con le religiose dell’Immacolata o Missionarie Claretiane, fondate nel 1855 da s. Antonio Maria Claret, anch’esse dedite all’educazione cristiana.
Dopo un corso di esercizi spirituali il 19 novembre 1921, cinque suore fra cui Speranza di Gesù, emisero i voti perpetui e lei si chiamò Esperanza di Santiago. Trascorse in questa Congregazione nove intensi anni, svolgendo diverse mansioni quali, sacrestana, portinaia, economa, assistente delle bambine; in quegli anni si accentuarono in lei fenomeni non comuni, che attiravano l’attenzione delle consorelle e di personalità spagnole ed estere, fu affidata alla guida dei più noti direttori spirituali dell’epoca.
Sin da quando aveva 12 anni ebbe in visione Santa Teresa del Bambino Gesù, che l’esortava a diffondere nel mondo la devozione all’Amore Misericordioso, come aveva fatto lei; da religiosa dagli anni Venti, collaborò con il domenicano padre Juan González Arintero, a diffondere questa devozione; nei suoi scritti manteneva l’anonimato firmandosi “Sulamitis”.
Trasferita nella casa di Vicalvaro-Madrid dal 30 novembre 1921, nell’anno successivo cominciò ad avere problemi di salute, una sofferenza che non le dava tregua e fu più volte in punto di morte. Nel 1930 lasciò le Missionarie Claretiane per adempiere l’idea di avere una Casa propria, dove poter svolgere senza restrizioni, la sua missione verso i poveri.
Prima fondò il collegio di “Nuestra Señora de la Esperanza” a Madrid e poi consigliata dal suo direttore spirituale, diede vita a nuove Congregazioni; nel Natale del 1930, nella povertà più assoluta ebbe inizio in forma privata la fondazione delle “Ancelle dell’Amore Misericordioso”, aprì nel 1931 il primo collegio a Madrid, a cui con ritmo impressionante seguirono altre case in diverse regioni della Spagna.
Annunciavano l’Amore Misericordioso attraverso la carità, dedicandosi all’assistenza domiciliare dei molti poveri e all’accoglienza di anziani e disabili. Il 6 gennaio 1935 l’Istituto fu eretto a Congregazione diocesana dal vescovo di Vitoria; nel maggio 1936 la fondatrice madre Speranza, insieme ad una insigne benefattrice si recò a Roma per aprire una Casa in affitto in via Casilina 222, zona delle più povere.
Negli anni che seguirono, dal 1936 al 1941, mentre in Spagna infuriava la Guerra Civile con tanti martiri religiosi, il suo Istituto trovava l’opposizione di vescovi e sacerdoti spagnoli, che si estese anche all’interno della Congregazione, giungendo ad accusare e calunniare la fondatrice invocando la sua rimozione da Superiora Generale.
Il 6 agosto 1940 e per tre giorni, madre Speranza fu chiamata dal Sant’Uffizio per rispondere sull’ortodossia della dottrina dell’Amore Misericordioso, sulla sua condotta e sulla veridicità e natura dei particolari fenomeni a lei attribuiti.
Il 10 aprile 1941 il Sant’Uffizio accolse la Congregazione sotto la sua diretta protezione, lasciando a Madre Speranza il titolo di Superiora Generale e la possibilità di formare le suore, mentre alla Vicaria Generale, venne affidato il governo dell’Istituzione.
Ella accolse il provvedimento con spirito di sottomissione e ubbidienza, esortando le sue figlie a fare altrettanto; fu destinata alla Casa di Roma, dove lavorò come una semplice suora.
Libera da responsabilità e scagionata dalle accuse, durante la Seconda Guerra Mondiale, intensificò la diffusione del messaggio della Misericordia di Dio; avviò un laboratorio di cucito per aiutare con i proventi i bisognosi e per accogliere gratuitamente molti bambini poveri; era un periodo triste con bombardamenti, paure, fame, lutti; accolse i rifugiati politici, nascose nei sotterranei i soldati allo sbando, sfamò chi aveva perso tutto; aprì una nuova mensa, con l’aiuto della Provvidenza, dove giunse ad accogliere oltre mille persone al giorno.
Il 15 agosto 1951 realizzando una sua speciale ispirazione, avvertita fin dal 1927, fondò la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, essi dovevano sostenere i sacerdoti del clero secolare in spirito di comunione. Tre giorni dopo, il 18 agosto 1951 madre Speranza si trasferì a Collevalenza in Umbria, dove fondò una Comunità di Ancelle e Figli dell’Amore Misericordioso; fratelli e sorelle, figli della stessa madre, con lo stesso spirito e carisma, aiutandosi reciprocamente.
Nel Capitolo del 1952 madre Speranza di Gesù fu confermata Superiora Generale e tale rimase fino al 1976, quando venne nominata Madre Generale ‘ad honorem’.
A Collevalenza volle realizzare un suo sogno, il santuario dedicato all’Amore Misericordioso che con le Opere annesse, testimonia e fa conoscere a tutti, che Dio è un Padre che ama, perdona ed accoglie i suoi figli; qui madre Speranza apostola di quest’Amore, accoglieva e riceveva più di cento persone al giorno, ascoltandole una alla volta, consolando, consigliando e infondendo speranza.
Papa Giovanni Paolo II si recò il 22 novembre 1981 a visitare il santuario di Collevalenza, incontrando anche Madre Speranza; la venerabile morì l’8 febbraio 1983.
La causa per la sua beatificazione fu introdotta presso la diocesi di Orvieto - Todi il 24 aprile 1988 e il 23 aprile 2002 è stata dichiarata venerabile, la sua salma riposa nella cripta del santuario, circondata dalla venerazione dei suoi figli e figlie spirituali e dei pellegrini.
E' stata beatificata a Collevalenza il 30 maggio 2014.