Em Chartres na Gália hoje França são LEOBINO bispo. (557)
PAULINA, Santa
No território de Fulda, Alemanha, santa PAULINA religiosa. (1107)
EVA DE MONT-CORNILOLON, Beata, Santo
Em Liège, na Lotaríngia, hoje Bélgica, a beata EVA DE MONT-CORNILLON reclusa junto do mosteiro de São Martinho que, juntamente com Santa JULIANA prioresa do mesmo cenóbio, se empenhou muito para que o papa URBANO IV instituísse a solenidade do Corpo de Cristo., (1265) (600)
MARIA JOSEFINA DE JESUS CRUCIFICADO, Beata
Em Nápoles - Itália, a Beata MARIA JOSEFINA DE JESUS CRUCIFICADO (Josefina Cattanea) monja da OIrdem das Carmelitas Descalças. (1948)
e ainda ...
ARNALDO de Pádua, Beato
Arnaldo, nato nel 1185 dalla nobile famiglia dei Cattanei di Limena, presso Padova, entrò giovanissimo nel monastero di S. Giustina di Padova e tanto si distinse per pietà, gravità ed esemplarità di vita, che nel 1209, a soli 24 anni, ne fu eletto abate. Il suo fu governo attivissimo: difese i diritti del monastero, allora compromessi, rivendicò antichi privilegi, come quello secondo cui l'abate di S. Giustina partecipava all'elezione del vescovo, restaurò il monastero e l'arricchì di nuove costruzioni e di nuovi possessi, fece deviare le acque del Bacchiglione per azionare un impianto di molini, e altro ancora. Non sappiamo se e quali relazioni abbia avuto con s. Antonio, che operò pure a Padova in questo tempo.
Quando Ezzelino III nel 1237 s'impadronì di Padova e imprigionò Giordano Forzaté, priore di S. Benedetto, I'altro grande monastero benedettino di Padova, Arnaldo fuggì presso gli Estensi, prima a Ferrara e poi nella più vicina Monselice. Nel 1238 Federico II gli ridiede S. Giustina e l'anno dopo vi fu ospite per ben due mesi. Partito però l'imperatore, la città restò in balia di Ezzelino, che appena si sentì sicuro, nel 1246, fece arrestare Arnaldo e lo chiuse nella fortezza di Asolo. L'abate vi languì, a pane ed acqua, per otto anni e tre mesi, fino alla morte, sopraggiunta il 10 febbraio 1255. In quella circostanza sarebbero state viste come due faci ardenti discendere dal cielo e splendere sopra il castello.
Sepolto provvisoriamente nella chiesa dei Frati Minori di Asolo, appena cacciato il tiranno fu trasportato a Padova e deposto a S. Giustina in un'arca presso l'uscita. Quando il 14 marzo 1562 i Corpi Santi, già sepolti nella vecchia basilica, ebbero definitiva sepoltura nella nuova, Arnaldo fu deposto nella seconda cappella a sinistra partendo dal coro, in un bell'altare barocco con statua di marmo rappresentante il beato. Un quadro settecentesco se ne conserva nella sagrestia grande. Non risulta che il suo culto abbia riconoscimento ufficiale: si fonda sulla tradizione. Arnaldo non ebbe propria Officiatura, ma solo la commemorazione nei martirologi dell'Ordine. A S. Giustina continuò ad essere festeggiato il 15 marzo fino alla soppressione dell'abbazia nel 1806.
FILIPE DE TURIM, Beato
ilippo Longo nacque a Torino. Quantunque analfabeta, ebbe dal Signore il dono di penetrare i sensi profondi della Sacra Scrittura.Avuta notizia di san Francesco e del suo nuovo Ordine, si portò da lui per essere ricevuto tra i suoi primi dodici discepoli. Perseverò poi, dimostrando in particolare un grande zelo per la conversione dei fratelli.Fu il primo confessore delle Povere Dame di Santa Chiara e in seguito si recò in Francia a predicare. Morì a Perugia il 14 marz
GIOVANNI DE GENOVA, Santo
ESan Giovanni è un abate del monastero camaldolese di San Stefano in Genova.
Di lui abbiamo poche notizie.
San Giovanni prima di diventare abate di San Stefano, nel 1110, era stato chiamato a governare il monastero cistercense di Sant’Andrea, presso Sestri. Durante il suo governo che durò fino per diciannove anni, ebbe la fortuna di ospitare anche San Bernardo da Chiaravalle.
Nel 1129, passò a governare il monastero di San Stefano a Genova. Nel monastero che era dell’ordine benedettino dei monaci neri, e che diventerà di proprietà dei monaci dell’abbazia di San Colombano di Bobbio. San Giovanni governò per ben trentasette anni, fino alla sua morte.
Giovanni Battista Semeria parla di lui nel volume “Secoli cristiani della Liguria” (1843): “Egli risplendeva di ogni virtù, massime di una regolare disciplina, unita ad una somma vigilanza e prudenza.; e sotto di lui fiorirono i monaci in grande reputazione di santa vita. Molte fatiche aveva sostenuto gloriosamente pel decoro del monachesimo; onde non è meraviglia che oltremondi il suo vivere fosse celebrato”
Gli storici sono concordi nel fissare La data della morte di San Giovanni, nel giorno il 14 marzo 1166, “in età decrepita”.
Alla fine del secolo successivo, e precisamente nel 1282 il suo corpo fu trovato incorrotto tanto che nel resoconto sul ritrovamento è rimasto scritto “che pare fosse allora, allora abbandonato dall’anima” e in un altro testo si conferma che “fu ritrovato il corpo del beato Giovanni talmente incorrotto, che pare a in quell’ora spirato”.
La sua festa presso monaci camaldolesi di Bobbio è stata fissata nel giorno 14 marzo.
INOCENZZIO DE VERONA, Santos
Sant’Innocenzo è il quattordicesimo vescovo di Verona. Nella cronotassi ufficiale della diocesi il suo governo è stato inserito dopo il San Petronio, che resse la diocesi intorno al 425-450 circa e fu il primo vescovo sepolto nella chiesa di Santo Stefano di Verona e prima di Montano.
Si può pensare che il periodo dell’episcopato di Sant’Innocenzo sia stato verso la metà del V secolo.
Sant’Innocenzo viene lodato nel Martirologio Veronese e dallo storico Ferdinando Ughelli per le sue virtù pastorali e per l’innocenza di vita.
Nel “Catalogus Sanctorum Ecclesiae Veronensis”, mons. Franco Segala ne trascrive l’elogium dal Martirologio della chiesa veronese: “Veronae sancti Innocentii confessoris et eiusdem civitatis episcopi (qui, innocentia, iustitia et eximiis virtutibus magnopere excelluit; miltarum enim rerum schientia nemini eorum, qui ante ipsum fuere Ecclesiae eiusdem episcopi, inferior extitit).
La presenza di questo vescovo è attestata dalle immagini dei primi vescovi inserite nel famoso Velo di classe, che riporta i dittici della Chiesa veronese.
Morì il 14 marzo di un anno imprecisato e fu sepolto nella chiesa di Santo Stefano, insieme a San Gaudenzio.
La sepoltura in Santo Stefano è attestata da una lapide del sec. XI o XII, conservata ancor oggi e che era la copia di una lapide più antica.
In quasi tutti i testi storici sugli antichi vescovi della diocesi scaligera, sia Raffaello Bagatta che Battista Peretti e Giambattista Biancolini riportano l’antica tradizione secondo la quale nel 1543, una volta rimosso l’altare a San Stefano e scoperti i corpi santi dei due vescovi, questi emanassero una soave fragranza.
Fin dall’inizio del XVI secolo Sant’Innocenzo godeva di culto singolo nella diocesi di Verona, alla data del 14 marzo, fino alla riforma del Proprio veronese, del 1961, voluta dal vescovo Carraro, quando fu annoverato nella festa comune di tutti i vescovi veronesi, e la sua festa venne a cessare.
LEÃO DE ROMA , Santo
La e Il solo cod. Bernense del Martirologio Geronimiano lo ricorda il 14 marzo; alla stessa data fu inserito nel Martirologio Romano per decreto della S. Congregazione dei Riti nel 1871, dopo che erano stati trovati alcuni frammenti del suo epitafio, già conosciuto per mezzo della Silloge Lauresbamense. Dal Liber Pontificalis, poi, apprendiamo che il suo sepolcro si trovava nella basilichetta dedicata a s. Stefano dal papa Simplicio (468-83) e che sorgeva in agro Verano accanto a quella di S. Lorenzo.
L'iscrizione però, probabilmente dettata dallo stesso Leone, non autorizza a ritenerlo un martire poiché in essa si dice che egli, ancora pagano, preparò, con i frutti del suo lavoro e per vanità mondana, tutto ciò che stava presso il suo sepolcro; piú tardi disprezzando le ricchezze preferí seguire il Cristo e da quel momento ebbe a cuore di vestire gli ignudi e distribuire ai poveri le sue rendite annuali; in seguito si ascrisse tra il clero e meritò anche di essere fatto vescovo; morí ad oltre ottant'anni e fu sepolto il 14 marzo.
Il De Rossi, indotto dal dodicesimo verso dell'iscrizione in cui si legge "invidia infelix tandem compressa quiescet", ritenne Leone un martire autentico, poiché credette di vedervi un'allusione a persecuzioni ariane; ma contro questa ipotesi si può dire che in Italia le persecuzioni degli Ariani non furono cosí violente come in Oriente e non fecero vittime e nel sec. V, al quale con molta probabilità appartiene l'epitafio, gli Ariani non erano piú cosí potenti, come del resto non lo erano stati neanche prima.
Il Marucchi a sua volta, dal nome Lorenza, moglie di Leone, citato nella stessa iscrizione, credette di identificare Leone col padre del pontefice Damaso I. Contro tale opinione però, a parte il fatto che secondo l'autore del Liber Pontificalis quello si sarebbe chiamato Antonio, sta l'accenno che lo stesso pontefice ne fa in un'altra iscrizione: egli fa supporre che il padre fosse cristiano ed entrasse tra il clero fin da giovane, che non si convertisse dal gentilesimo in età matura e che non morisse ad oltre ottanta anni, dal momento che la moglie rimase vedova per sessanta anni.
In conclusione bisogna dire che Leone non soltanto non fu un martire, ma dall'iscrizione non possiamo neppure ricavare elementi sufficienti per ritenerlo santo.
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TOMMASO DE VIVES, Beato
Il Beato Tommaso Vives, inviato a Tunisi (Africa) per redimere, nel nome di Cristo soffrì numerosi tormenti. Rinchiuso dai nemici della fede in un tenebroso carcere vi passò cinque anni finchè condotto al suplizio fu lapidato mentre in orazione contemplava la visione del cielo e rifulse nelle aule celesti per la divina carità. L’Ordine Mercedario lo considera come un nuovo Santo Stefano. |