segunda-feira, 28 de março de 2016

Nº 2705 - (88 - 2016) - SANTOS DE CADA DIA - 28 DE MARÇO DE 2016 - OITAVO ANO





Caros Amigos:


Desejo a todos os meus leitores

UM BOM ANO DE 2016

Nº 2705 -  (88-2016) 

28 DE MARÇO DE 2016

SANTOS DE CADA DIA

8º   A N O



 miscelania 008

LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO

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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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CASTOR, Santo

Em Tarso, Cilícia, hoje Turquia São CASTOR mártir. (data incerta)



PRISCO, MALCO e ALEXANDRE, Santos



Comemoração dos santos mártires PRISCO, MALCO e ALEXANDRE que, durante a perseguição de Valeriano habitavam numa pequena quinta dos arredores de Cesareia da Palestina; sabendo que nessa cidade se ofereciam celestes coroas de martírio, inflamados pelo ardor divino da fé, apresentaram-se espontâneamente ao juiz e, tendo-o censurado pela crueldade com que derramava o sangue dos fiéis , foram por ele imediatamente lançados às feras para serem devorados, em ódio ao nome de Cristo. (260)



CIRILO, Santo

Em Heliopólis, na Fenícia, hoje no Líbano, São CIRILO diácono e mártir que foi cruelmente assassinado no tempo do imperador Juliano Apóstata. (362)

PROTÉRIO, Santo



Em Alexandria, no Egipto, São PROTÉRIO bispo que, após um tumultuoso motim popular, na Quinta-feira Santa da Ceia do senhor, foi ferozmente assassinado pelos monofisitas, sequazes do seu predecessor Dióscoro. (454)

GONTRÃO ou GUNTRANO, Santo



Em Chalon-sur-Saône na Borgonha, França, o sepultamento de São GONTRÃO ou GUNTRANO rei dos Francos que distribuiu os tesouros da sua riqueza em favor das igrejas e dos pobres. (593)

HILARIÃO, Santo


Junto ao monte Olimpo, na Bitínia, hoje Turquia, Santo HILARIÃO hegúmeno do mosteiro de Pelecete, que defendeu vigorosamente o culto das sagradas imagens. (séc. VIII)

ESTÊVÃO HARDING, Santo


Em Cister, Borgonha, França, Santo ESTÊVÃO HARDING abade que veio de Molesme com outros monges para este célebre cenóbio, instituiu os irmãos conversos, recebeu o egrégio BERNARDO com 30 companheiros e fundou doze mosteiros, que associou com o vínculo da Carta da Caridade, para que não houvesse entre os monges discórdia alguma, mas vivessem na harmonia da mesma caridade, da mesma regra e de costumes semelhantes. (1134)



CONO. Santo


Em Naso, na Sicília, Itália, São CONO monge sob a observância dos Padres orientais que, ao regressar da peregrinação aos Lugares Santos, sabendo que seus pais tinham falecido, distribuiu pelos pobres toda a fortuna familiar e abraçou a vida eremítica. (1236)




ANTÓNIO PATRÍZZI, Beato


Em Monticiano perto de Sena, na Etrúria, Itália o Beato ANTÓNIO PATRÍZZI presbitero da Ordem dos Eremitas de Santo Agostinho ilustre pelo seu exímio amor aos irmãos e ao próximo. (1311)




JOANA MARIA DE MAILLÉ, Beata

Em Tours, França, a Beata JOANA MARIA DE MAILLÉ que, depois da morte do esposo na guerra, reduzida à miséria e expulsa de sua casa pelos parentes e abandonada por todos, viveu reclusa numa cela junto ao convento dos Menores, mendigando o pão, mas totalmente confiada em Deus. (14141)



CRISTÓVÃO WHARTON, Beato

Em York, Inglaterra, o beato CRISTÓVÃO WHARTON presbitero e mártir que no reinado de Isabel I foi condenado ao suplício da forca em ódio ao sacerdócio. (1600)



RENATA MARIA FEILLATREAU, Beata

Em Angers, França, a Beata RENATA MARIA FEILLATREAU mártir, mulher casada que, durante a Revolução Francesa foi decapitada por permanecer fiel à Igreja Católica. (1794)



JOSÉ SEBASTIÃO PELCZAR, Santo



Em Przemysl, na Polónia, São JOSÉ SEBASTIÃO PELCZAR bispo fundador da Congregação das Escravas do Sagrado Coração de Jesus e mestre insigne da vida espiritual. (1924)


... E AINDA  ...


MADONA DELL'ARCO


Fra i tanti Santuari che costellano il territorio italiano, dedicati alla Madonna e fra i tanti titoli che le sono stati attribuiti nei secoli, ve n’è uno che la venera sotto il titolo di Madonna dell’Arco. 
Il Santuario omonimo e il culto popolare tributatole fa parte dei tre maggiori poli della devozione mariana in Campania: Madonna del Rosario di Pompei, Madonna di Montevergine e Madonna dell’Arco. 
L’inizio del culto è legato ad un episodio avvenuto verso la metà del XV secolo; era un lunedì di Pasqua, il giorno della cosiddetta ‘Pasquetta’, cioè la famosa gita fuori porta di una volta e nei pressi di Pomigliano d’Arco, alcuni giovani stavano giocando in un campetto a “palla a maglio”, oggi diremmo a bocce; ai margini del campetto sorgeva un’edicola sulla quale era dipinta una immagine della Madonna con il Bambino Gesù, ma più propriamente era dipinta sotto un arco di acquedotto; da questi archi vengono i nomi di Madonna dell’Arco e Pomigliano d’Arco. 
Nello svolgersi del gioco, la palla finiva contro un vecchio tiglio, i cui rami ricoprivano in parte il muro affrescato, il giocatore che aveva sbagliato il colpo, in pratica perse la gara; al colmo dell’ira il giovane riprese la palla e bestemmiando la scagliava violentemente contro l’immagine sacra, colpendola sulla guancia che prese a sanguinare. 
La notizia del miracolo si diffuse nella zona, arrivando fino al conte di Sarno, un nobile del luogo, con il compito di ‘giustiziere’; dietro il furore del popolo, il conte imbastì un processo contro il giovane bestemmiatore, condannandolo all’impiccagione. 
La sentenza fu subito eseguita e il giovane venne impiccato al tiglio vicino all’edicola, che però due ore dopo ancora con il corpo penzolante, rinsecchì sotto lo sguardo della folla sbigottita. 
Questo episodio miracoloso suscitò il culto alla Madonna dell’Arco, che si sparse subito in tutta l’Italia Meridionale; folle di fedeli accorsero verso il luogo del prodigio, per cui fu necessario costruire con le offerte dei fedeli, una cappella per proteggere la sacra immagine dalle intemperie. 
Un secolo dopo il 2 aprile 1589, avvenne un secondo episodio prodigioso, era anche questa volta un lunedì dopo Pasqua, ormai consacrato alla festa della Madonna dell’Arco e una donna certa Aurelia Del Prete, che dalla vicina S. Anastasia, oggi Comune a cui appartiene la zona di Madonna dell’Arco, si stava recando alla cappella per ringraziare la Madonna, sciogliendo così un voto fatto dal marito, guarito da una grave malattia agli occhi. 
Mentre avanzava lentamente nella folla dei fedeli, le scappò di mano un porcellino che aveva acquistato alla fiera, nel cercare di prenderlo, sfuggente fra le gambe della gente, ebbe una reazione inconsulta, giunta davanti alla chiesetta, gettò a terra l’ex voto del marito, lo calpestò maledicendo la sacra immagine, chi l’aveva dipinta e chi la venerava. 
La folla inorridì, il marito cercò invano di fermarla, minacciandole la caduta dei piedi, con i quali aveva profanato il voto alla Madonna; le sue parole furono profetiche, la sventurata cominciò ad avere dolori atroci ai piedi che si gonfiavano e annerivano a vista d’occhio. 
Nella notte tra il 20 e 21 aprile 1590, notte di venerdì santo, ‘senza più dolore e senza una goccia di sangue’ si staccò di netto un piede e durante il giorno anche l’altro. I piedi furono esposti in una gabbietta di ferro e ancora oggi sono visibili nel Santuario, perché la grande risonanza dell’avvenimento, fece affluire una grande folla di pellegrini, devoti, curiosi, che volevano vederli; con loro arrivarono le offerte, si rese necessario costruire una grande chiesa, di cui fu nominato rettore s. Giovanni Leonardi da parte del papa Clemente VIII. 
Il 1° maggio 1593 fu posta la prima pietra dell’attuale Santuario e già dall’anno seguente subentrarono a gestirlo e lo sono tuttora, i padri Domenicani. Il tempio sorse tutto intorno alla cappellina della Madonna, la quale fu anch’essa restaurata ed abbellita con marmi, nel 1621; l’immagine dopo questi lavori, fu in parte coperta da un marmo, per cui per tutto questo tempo e rimasta visibile solo la parte superiore dell’affresco, il mezzo busto della Madonna e del Bambino; recentissimi lavori hanno riportato alla luce e alla venerazione dei fedeli l’intera immagine. 
Vari prodigi si sono ripetuti intorno alla sacra effige, che riprese a sanguinare nel 1638 per diversi giorni, nel 1675 la si vide circondata da stelle, fenomeno osservato anche dal papa Benedetto XIII.
Il Santuario raccoglie nelle sue sale e sulle pareti, migliaia di ex voto d’argento, ma soprattutto migliaia di tavolette votive dipinte, rappresentanti i miracoli ricevuti dagli offerenti, che costituiscono oltre la testimonianza della devozione, una interessantissima carrellata storica e di costume dei secoli trascorsi. 
Il culto della Madonna dell’Arco è sostenuto da antica devozione popolare, propagata da Associazioni laicali, sparse in tutta la zona campana, ma soprattutto napoletana, i suoi componenti si chiamano ‘battenti’ o ‘fujenti’ cioè coloro che fuggono, corrono; le Compagnie di questi devoti sono dette ‘paranze’ e hanno un’organizzazione con sedi, presidenti, tesorieri, portabandiera e soci. 
Hanno bandiere, labari, vestono di bianco, uomini, donne e bambini, con una fascia rossa e blu a tracolla, che li caratterizza. Organizzano pellegrinaggi, di solito il lunedì dell’Angelo, che partendo dai vari luoghi dove hanno sede, portano dei simulacri a spalla abbastanza grandi da impiegare trenta, quaranta uomini e sempre tutti a piedi e a volta di corsa, percorrono molti km per convergere al Santuario, molti sono a piedi nudi; lungo la strada si raccolgono offerte per il Santuario, cosa che fanno già da un paio di mesi prima, girando a gruppi con bandiere, banda musicale e vestiti devozionali per i rioni, quartieri e strade di città e paesi. 
Ma se il Santuario con l’annesso grandioso convento dei Domenicani è il centro del culto, in molte strade ed angoli di Napoli e dei paesi campani, sono sorte cappelline, edicole, chiese dedicate alla Madonna dell’Arco, che ognuno si fa carico di custodire, accudire e abbellire, così da continuare la devozione tutto l’anno e vicino alla propria casa.

VENTURINO DE BERGAMO, Beato



Nacque in Bergamo il 9 aprile 1304: erroneamente si credeva appartenesse alla famiglia Cerasoli; invece discendeva da quella degli Artifoni di Almeno (lo chiamavano anche Venturinus de Lemen): suo padre era il celebre maestro Lorenzo de Apibus (con questo cognome aveva sostituito quello degli Artifoni), doctor in grammaticalibus et logicalibus e precettore dei nipoti del cardinal Longo (sepolto in S. Maria Maggiore) alla Curia Romana di Avignone; la madre fu Caracosa, non altrimenti nota, ma considerata fra le più illustri e stimate gentildonne della città. Ebbe fratelli: Pierina, Caterina e Jacopo-Domenico detto poi Magister Crottus e famoso anche per l'amicizia col Petrarca, al quale prestò un'opera di Cicerone.
A quattordici anni Venturino si fece domenicano nel Convento di S. Stefano in Bergamo; ma terminò gli studi a Genova, vi fu ordinato sacerdote e fu eletto maestro dei novizi. Si iscrisse, poi, alla Società dei frati peregrinanti, istituita dall'Ordine domenicano per le missioni di Oriente. Arrivato a Venezia per imbarcarsi fu, invece, mandato nel convento di Chioggia, poi in quelli di Vicenza, e di Bologna, già imponendosi quale eccellente oratore, costretto non raramente a predicare all'aperto per l'angustia delle chiese in rapporto allo straripante uditorio.




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Local onde se processa este blogue, na cidade do Porto


miscelania 003


Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.

Textos recolhidos

In

MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII

e

sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros










Blogue: SÃO PAULO (e Vidas de Santos) -  http://confernciavicentinadesopaulo.blogspot.com

domingo, 27 de março de 2016

REZAR NA QUARESMA - PÁSCOA DA RESSURREIÇÃO - ANO C - 27 DE MARÇO DE 2016

DOMINGO 

PÁSCOA DA RESSURREIÇÃO


27 de Março de 2016




João 20, 1-9




Maria Madalena foi de manhãzinha, ainda escuro ao sepulcro e viu a pedra retirada.





Tentaram prender o Filho de Deus dentro de um túmulo.
Impossível.
O Deus da vida chegou-Se à frente e pronunciou o seu juízo:
ressuscitou Jesus e confirmou tudo o que Jesus tinha dito e feito.
A partir de hoje está claro quem é o nosso Deus:
o vencedor da morte.
E está mais claro quem somos nós:
homens e mulheres amados por Ele, com Ele ressuscitados para a vida e para a alegria.



Hoje é o dia 
em que a Tua Ressurreição
vence as minhas dores
e os meus medos.
Hoje é o dia em que
me fazes cantar e
me dás uma esperança luminosa.
Hoje é o dia em que
aprendo a renascer em Ti.











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ANTÓNIO FONSECA

Nº 2704 - (87 - 2016) - SANTOS DE CADA DIA - 27 DE MARÇO DE 2016 - OITAVO ANO





Caros Amigos:


Desejo a todos os meus leitores

UM BOM ANO DE 2016

Nº 2704 -  (87-2016) 

27 DE MARÇO DE 2016

SANTOS DE CADA DIA

8º   A N O



 miscelania 008

LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO

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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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DOMINGO DE PÁSCOA DA 
RESSURREIÇÃO DO SENHOR



Se il Natale è la festività che raccoglie la famiglia, riunisce i parenti lontani, che più fa sentire il calore di una casa, degli affetti familiari, condividendoli con chi è solo, nello struggente ricordo del Dio Bambino; la Pasqua invece è la festa della gioia, dell’esplosione della natura che rifiorisce in Primavera, ma soprattutto del sollievo, del gaudio che si prova, come dopo il passare di un dolore e di una mestizia che creava angoscia, perché per noi cristiani questa è la Pasqua, la dimostrazione reale che la Resurrezione di Gesù non era una vana promessa, di un uomo creduto un esaltato dai contemporanei o un Maestro (Rabbi) da un certo numero di persone, fra i quali i disorientati discepoli.
La Risurrezione è la dimostrazione massima della divinità di Gesù, non uno dei numerosi miracoli fatti nel corso della sua vita pubblica, a beneficio di tante persone che credettero in Lui; questa volta è Gesù stesso, in prima persona che indica il valore della sofferenza, comune a tutti gli uomini, che trasfigurata dalla speranza, conduce alla Vita Eterna, per i meriti della Morte e Resurrezione di Cristo.
La Pasqua è una forza, una energia d’amore immessa nel Creato, che viene posta come lievito nella vita degli uomini ed è una energia incredibile, perché alimenta e sorregge la nostra speranza di risorgere anche noi, perché le membra devono seguire la sorte del capo; ci dà la certezza della Redenzione, perché Cristo morendo ci ha liberati dai peccati, ma risorgendo ci ha restituito quei preziosi beni che avevamo perduto con la colpa.

Racconto evangelico

Esaminiamo adesso la cronologia degli avvenimenti che seguirono alla morte e sepoltura di Gesù. La sepoltura fu una operazione provvisoria, in quando essendo ormai un’ora serale e si approssimava con il tramonto il Sabato ebraico, in cui è noto era proibita qualsiasi attività, il corpo di Gesù fu avvolto in un lenzuolo candido e deposto nel sepolcro nuovo scavato nella roccia, appartenente a Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio, ma ormai seguace delle idee del giovane “Rabbi” della Galilea.
Le operazioni necessarie per questo tipo di sepoltura, che non era l’inumazione nel terreno, e cioè il cospargere il corpo con profumi ed unguenti conservativi e l’avvolgimento dello stesso corpo con fasce o bende (ne abbiamo l’esempio nel racconto di Lazzaro risuscitato dallo stesso Gesù); queste operazioni, dicevamo, furono rimandate a dopo il Sabato dalle pie donne, le quali dopo aver preparato gli aromi e visto dove era stato deposto il corpo di Gesù, alla fine si allontanarono.
Dopo la Parasceve (vigilia del Sabato) quindi appena dopo sepolto Gesù, i sacerdoti ed i Farisei si recarono da Pilato dicendogli che si erano ricordati “che quell’impostore quando era ancora in vita, disse: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risorto dai morti. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!”.
E Pilato, secondo il solo Vangelo di Matteo, autorizzò il sigillo del sepolcro e dispose alcune guardie per controllarlo.
Trascorso il Sabato, in cui tutti osservarono il riposo, Maria di Magdala, Maria di Cleofa e Salome, completarono la preparazione dei profumi e si recarono al sepolcro di buon’ora per completare le unzioni del corpo e la fasciatura; lungo la strada dicevano tra loro, chi poteva aiutarle a spostare la pesante pietra circolare, che chiudeva la bassa apertura del sepolcro, che era composto da due ambienti scavati nella roccia, consistenti in un piccolo atrio e nella cella sepolcrale; quest’ultima contenente una specie di rialzo in pietra, su cui veniva deposto il cadavere.
Quando arrivarono, secondo i Vangeli, vi fu un terremoto, un angelo sfolgorante scese dal cielo, si accostò al sepolcro fece rotolare la pietra e si pose a sedere su di essa; le guardie prese da grande spavento caddero svenute. Ma l’Angelo si rivolse alle donne sgomente, dicendo loro: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”.
Proseguendo con il racconto del Vangelo di Matteo, le donne si allontanarono di corsa per dare l’annunzio ai discepoli. Piace ricordare che anche l’annunzio della nascita di Gesù avvenne tramite un Angelo a dei semplici pastori, così anche la Sua Risurrezione viene annunciata da un Angelo a delle umili donne, che secondo l’antico Diritto ebraico, erano inabilitate a testimoniare, quindi con questo evento che le vede messaggere e testimoni, viene anche ad inserirsi un evento storico nella socialità ebraica.
Lungo la strada lo stesso Gesù apparve loro, che prese dalla gioia si prostrarono ad adorarlo e il Risorto disse loro: “Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”.
Proseguendo nella lettura del Vangelo di Matteo (che è l’unico ad indicare l’esistenza di un drappello di guardie), mentre le donne proseguirono veloci alla ricerca degli apostoli per avvisarli, alcuni dei soldati di guardia, rinvenuti dallo spavento provato, si recarono in città a riferire ai sommi sacerdoti l’accaduto.
Questi allora, riunitasi con gli anziani, decisero di dare una cospicua somma di denaro ai soldati, affinché dichiarassero che erano venuti i discepoli di Gesù di notte, mentre dormivano e ne avevano rubato il corpo, promettendo di intervenire in loro favore presso il governatore, se avessero avuto delle punizioni per questo.
Questa diceria, propagata dai soldati, si è diffusa fra i Giudei fino ad oggi. Se colpa si potrebbe attribuire alle autorità religiose ebraiche dell’epoca, questa riguarda l’ostinazione nello sbagliare anche di fronte all’evidenza, pur di non ammettere l’errore commesso; “quel timore che venga rubato il corpo, quelle guardie al sepolcro, quel sigillo apposto per loro richiesta, sono la testimonianza della loro follia ed ostinazione” (s. Ilario); in realtà tutto ciò servì soltanto a rendere più certa ed incontestabile la Resurrezione.
Quando le donne raggiunsero gli apostoli e riferirono l’accaduto, essi corsero verso il sepolcro, ma Pietro e Giovanni corsero avanti, al sepolcro arrivò per primo Giovanni più giovane e veloce, ma sulla soglia si fermò dopo aver visto il lenzuolo (Sindone) a terra, Pietro sopraggiunto, entrò per primo e constatò che il lenzuolo era per terra, mentre il sudario, usato per poggiarlo sul capo dei defunti, era ripiegato in un angolo, poi entrò anche Giovanni e ambedue capirono e credettero a quanto lo stesso Gesù, aveva detto in precedenza riguardo la sua Risurrezione.
A questo punto, con gli apostoli che se ne ritornano tutti meravigliati e gioiosi verso la loro dimora, riempiti di certezza e nuova forza, termina il racconto evangelico del giorno di Pasqua; Gesù comparirà altre volte alla Maddalena, agli Apostoli, ai discepoli di Emmaus, a sua madre, finché non si avrà la sua Ascensione al cielo; gli Evangelisti raccontano in modo diverso questi avvenimenti connessi con la Resurrezione, ma in sostanza simili nell’insegnamento.

Liturgia e Veglia Pasquale

Adesso è utile descrivere l’aspetto liturgico della Pasqua, che è bene ricordare è il culmine della Settimana Santa, è festa di grande solennità per il mondo cristiano, prosegue con l’Ottava di Pasqua e con il Tempo liturgico di Pasqua che dura 50 giorni, inglobando la festività dell’Ascensione, fino all’altra solennità della Pentecoste.
Dopo il silenzio, penitenza e meditazione del Sabato Santo, la liturgia prevede la grande Veglia pasquale, che è la celebrazione più importante dell’anno liturgico e quella che più esprime la gioia della fede in Gesù Cristo risorto e Salvatore dell’uomo.
La notte nella quale il Signore passa dalla morte alla vita, segna il punto più alto della storia religiosa dell’umanità; fin dai primi secoli, i cristiani l’hanno celebrata con la più grande solennità. Sant’Agostino la chiama “la madre di tutte le veglie sante, durante la quale il mondo intero è rimasto sveglio”.
Nel corso di questa notte, la Chiesa celebrava e celebra la Resurrezione di Cristo, battezzando nuovi cristiani e domandando a coloro che già lo sono, di rinnovare tutti insieme gl’impegni del loro Battesimo.
La Veglia pasquale è una celebrazione complessa ed unitaria, che si svolge in momenti successivi: 1) Liturgia della Luce; 2) Liturgia della Parola; 3) Liturgia Battesimale; 4) Liturgia Eucaristica.
Il rito si svolge nella notte, simbolo della vita, che senza Cristo, è immersa nelle tenebre dell’ignoranza e dell’errore, del peccato e della morte.

LITURGIA DELLA LUCE – Benedizione del nuovo fuoco
La cerimonia si svolge all’esterno della chiesa, tutta oscurata; il celebrante benedice il fuoco nuovo in un braciere, simbolo dello Spirito Santo e della virtù teologale della Carità, infusa in noi nel Battesimo.
Benedizione del cero pasquale
Segue la benedizione del cero pasquale, grande cero che rimarrà acceso durante le cerimonie liturgiche, per tutto il Tempo Pasquale e che verrà spento il giorno di Pentecoste, dopo la lettura del Vangelo; la sua origine sembra risalire al IV secolo.
Il cero viene ornato da cinque grossi grani d’incenso, disposti a forma di croce e dalle lettere dell’alfabeto greco Alfa e Omega, che sono rispettivamente la prima e l’ultima, che alludono a Cristo, principio e fine di tutta la realtà.
Per la benedizione il sacerdote usa questa formula: “Il Cristo ieri e oggi / Principio e fine / Alfa e Omega. A lui appartengono il tempo ed i secoli. A lui la gloria e il potere / per tutti i secoli in eterno. Per mezzo delle sue sante piaghe gloriose, ci protegga e ci custodisca il Cristo Signore”.
Poi il celebrante attinge dal fuoco benedetto, la fiamma per accendere il cero pasquale, mentre pronunzia. “La luce del Cristo che risorge glorioso, disperda le tenebre del cuore e dello spirito”. Il cero rappresenta anche la virtù teologale della Fede, che illumina il cammino di santificazione del cristiano.
Processione d’ingresso
Guidati dalla fiamma del cero pasquale, la processione avanza nella chiesa oscurata, mentre il sacerdote canta per tre volte con tonalità crescenti, le parole: “Lumen Christi” o “Cristo luce del mondo” a cui i fedeli rispondono “Deo gratias” o “Rendiamo grazie a Dio”; ad ogni sosta si accendono progressivamente le candele dei ministri e poi quelle di tutta la chiesa.
Man mano la luce vince le tenebre in un suggestivo simbolismo; la processione è simbolo della virtù teologale della Speranza, del cammino del popolo di Dio nella via della santificazione.
L’annuncio pasquale
Davanti a tutta l’Assemblea cristiana, che tiene la candela accesa in mano, il celebrante o il diacono canta l’Exultet o annuncio pasquale, in cui invita la Chiesa ad innalzare un inno di ringraziamento e di lode al Signore misericordioso, che ha redento l’umanità dal peccato.
Sono note due versioni dell’Exultet, la romana e l’ambrosiana, la cui attribuzione è dubbia, forse fra i probabili autori è compreso anche s. Ambrogio; anche se se ne ha prova fin dal IV secolo a Roma, nella liturgia fu introdotto più tardi, fra il VI e VIII secolo. Al termine, spente le candele e sedutasi, l’assemblea ascolta il canto del ‘Preconio’ da parte del diacono.

LITURGIA DELLA PAROLA
Vengono letti sette brani del Vecchio Testamento, narranti la creazione del mondo, il sacrificio di Abramo, l’esodo dall’Egitto, il passaggio del Mar Rosso e alcune profezie dei profeti biblici; il filo conduttore che unisce queste letture è la notte, sia dell’atmosfera sia del cuore, ma Dio vegliava e dall’oscurità si accese improvvisamente la luce.
Poi viene intonato il canto del ‘Gloria’, con il suono delle campane, l’illuminazione completa della chiesa, il suono dell’organo, tutto simboleggiante l’avvenuta Resurrezione di Cristo e del significato e beneficio che ne è scaturito per gli uomini. Segue il canto dell’Alleluia, che per tutto il periodo della Quaresima era stato omesso nella liturgia, in segno di mestizia per la Passione di Gesù. Infine c’è la lettura del brano evangelico secondo Luca (24, 1-12) che narra la scoperta da parte delle donne e poi degli Apostoli dell’avvenuta Resurrezione.

LITURGIA BATTESIMALE
Viene posto a vista dei fedeli un catino con l’acqua che sarà utilizzata per i futuri Battesimi, compresi quelli, se ve ne sono, di questa santa notte. L’acqua viene benedetta dal celebrante (essa è simbolo del dono della Grazia e della Vita nuova, comunicata da Cristo) dopo la recita delle Litanie dei Santi; la benedizione effettuata con l’immersione del cero pasquale, una o tre volte, è accompagnata da bellissime preghiere del celebrante, che per motivi di spazio non riportiamo, essendo un po’ lunghe.
Seguono le promesse battesimali rinnovate dall’Assemblea, dopo se vi sono dei battezzandi si procede con il Battesimo di essi e al termine tutti i presenti, a ricordo del proprio battesimo, vengono aspersi con l’acqua benedetta. Terminato questo rito, il sacerdote e il lettore recitano la preghiera dei fedeli, omettendo in questa occasione la recita del Credo.

LITURGIA EUCARISTICA
A questo punto la liturgia diventa quella solita della celebrazione della Messa, con Prefazio, preghiere, antifone proprie della festività di Pasqua e si conclude con la solenne benedizione del celebrante.
Durante il giorno della Domenica di Pasqua le celebrazioni delle Messe sono come al solito, ma caratterizzate di solennità.

Storia della Festa – Tradizioni
La datazione della Pasqua, nel mondo cristiano fu motivo di gravi controversie fra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, la prima era composta da ebrei convertiti e la celebrava subito dopo la Pasqua ebraica e cioè nella sera della luna piena, il 14 Nisan, primo mese dell’anno ebraico; quindi sempre in giorni diversi della settimana.
Mentre i cristiani convertiti dal paganesimo, la celebravano nel primo giorno della settimana, cioè la Domenica (il Sabato ebraico), questo criterio fu adottato dalla Chiesa d’Occidente. La controversia durò parecchio, coinvolgendo sante ed autorevoli figure di vescovi di ambo le parti, come Policarpo, Ireneo e papi come Aniceto e Vittore I; solo con il Concilio di Nicea del 325, si ottenne che fosse celebrata nello stesso giorno in tutta la cristianità e cioè adottando il rito Occidentale, fissandola nella domenica che seguiva il plenilunio di primavera.
Tralasciamo tutte le successive controversie su questo problema; oggi la celebrazione cade tra il 22 marzo e il 25 aprile denominandola così Pasqua bassa o alta, secondo il periodo in cui capita. Essendo una festa mobile, determina la data di altre celebrazioni ad essa collegate, come la Quaresima, la Settimana Santa, l’Ascensione, la Pentecoste.
La Chiesa contempla per i cattolici l’obbligo del Precetto Pasquale, cioè confessarsi e ricevere l’Eucaristia almeno una volta nel periodo pasquale. Legata alla celebrazione della Pasqua, vi sono alcune tradizioni come ‘l’uovo di Pasqua’; l’uovo è da sempre il simbolo della vita; per i cristiani l’uovo di Pasqua è simbolo del sepolcro, vuoto all’interno, ma che contiene in sé la più grande sorpresa: la Resurrezione, simbolicamente nell’uovo di cioccolato che si regala, si trova perciò una sorpresa.
Nel pranzo pasquale viene aspersa la tavola imbandita, intingendo nell’acqua benedetta un rametto di ulivo, distribuito nella Domenica delle Palme.
Il Papa da antichissima data impartisce la solenne benedizione “Urbe et Orbe”, cioè a Roma ed al Mondo. Fra le tantissime manifestazioni civili e folcloristiche, che si effettuano nel mondo in questo giorno di festa, citiamo per concludere, solo lo ‘scoppio del carro’ a Firenze, con tutto il contorno di corteo in costumi d’epoca.



RUPERTO, Santo



Em Salzburgo, Baviera, hoje na Áustria, São RUPERTO bispo que viveu primeiramente em Worms e, a pedido do duque Teodão, se dirigiu para a Baviera e edificou uma igreja e um mosteiro em Jujávum, hoje Salzburgo que dirigiu como bispo e abade e de onde expandiu a fé cristã em toda aquela região. (718)



PEREGRINO DE FALERONE, Santo

Em San Severino, no Piceno hoje nas Marcas, Itália, o Beato PEREGRINO DE FALERONE presbitero que foi um dos primeiros discípulos de São FRANCISCO e, dirigindo-se como peregrino à Terra Santa, suscitou a admiração dos próprios Sarracenos. (1232)

PANACEIA DE MÚZZI, Beata



Em Quarona, Novara, Piemonte, Itália, a Beata PANACEIA DE MÚZZI virgem e mártir que, depois de ter recebido contínuos maus tratos da sua madrasta foi finalmente por ela assassinada aos 15 anos de idade quando orava na Igreja. (1383)

FRANCISCO FAÁ DI BRUNO, Beato



Em Turim, Piemonte, Itália, o Beato FRANCISCO FAÁ DI BRUNO presbitero que associou diligentemente a ciência da matemática e da física com o ardor das obras de caridade.- (1888)

AIMÃO DE HALBERSTADT, Santo

Entrò giovanissimo nel monastero benedettino di Fulda; fu compagno di Rabano Mauro, con il quale ascoltò le lezioni di Alcuino (802) nel celebre monastero di S. Martino di Tours. Ritornò a Fulda (804), dove risiedette e insegnò fino all'839 ca., quando fu trasferito ad Hersfeld. Nell'840 ad opera dell'imperatore Ludovico il Germanico fu nominato vescovo di Halberstadt e come tale partecipò ai sinodi di Magonza degli anni 847 e 852. Rabano Mauro gli dedicò l'opera De universo; anche Aimone scrisse parecchio, ma non tutte le opere a lui attribuite e raccolte in tre volumi nel Migne sono autentiche.
Aimone morì il 27 marzo 853. Nei martirologi benedettini è talvolta chiamato «beato» o «santo», ma non consta che abbia mai avuto un culto ufficiale e riconosciuto dalla Chiesa

ALEXANDRE DE DRIZIPARA, Santo

Secondo la sua passio, ricca di elementi leggendari e fantastici, Alessandro, legionario romano, militava agli ordini del tribuno Tiberiano, sotto l'imperatore Massimiano (286-305), allorché si rifiutò di sacriIicare a Giove, essendo cristiano, in occasione dell'inaugurazione in Roma di un tempio al padre degli dei. Arrestato e condotto davanti all'imperatore, professò apertamente la sua fede, per cui venne crudelmente torturato, consegnato quindi a Tiberiano ed infine inviato in Tracia, dove subì nuove più atroci torture, sopportate peraltro tutte con grande coraggio. Trasferito da una località all'altra dell'Illiria e della Tracia, fu sottoposto dovunque ad ulteriori più estenuanti interrogatori ed a spietati supplizi, finché a Drizipara (non molto lungi dall'attuale Karistiran) Tiberiano lo fece mettere a morte mediante decapitazione, che venne eseguita in un luogo distante 18 miglia dalla città. Il corpo di Alessandro fu gettato quindi in un fiume, donde venne ripescato, con l'aiuto di quattro cani, dalla madre stessa del martire, Pemenia, che, miracolosamente avvisata da un angelo, aveva potuto seguire il figlio per tutto il suo doloroso itinerario.

AUGUISTA DE SERRAVALE. Santa


Gli “Atti” di s. Augusta, cioè le notizie sulla sua vita e martirio, furono redatte alla fine del XVI secolo da Minuccio de’ Minucci di Serravalle, protonotario apostolico e segretario di papa Clemente VIII (1592-1605). 
Questi “Atti” furono inviati agli editori dei volumi “De probatis sanctorum historiis” di Lorenzo Surio, certosino e agiografo tedesco (1522-1578) e furono inseriti nel vol. VII dell’edizione stampata a Colonia in Germania. 
Le notizie sono senz’altro leggendarie, come del resto accadde per molti martiri dei primi tempi del cristianesimo, oppure di martiri che molto tempo dopo la loro morte, si siano trovate le reliquie e quindi ci si è spesso inventati la vita. 
Secondo questi “Atti”, Augusta era figlia di Matruco, capo alemanno (Alemagna - Germania), che aveva conquistato e sottomesso il Friuli; questi risiedeva a Serravalle (attuale borgo antico della città di Vittorio Veneto) ed era un accanito nemico della religione cristiana


CLÁUDIO GALLO, Beato


Patriarca d’Antiochia, il Beato Claudio Gallo, fu strenuo difensore della libertà dell’unità ecclesiastica, dottissimo nelle Sacre Scritture il quale con e virtù e miracoli rese famosa la Chiesa e l’Ordine Mercedario. Di una devozione ammirabile verso la Madre di Dio, la quale lo colmò di celesti favori. Morì nel 1304. L’Ordine lo festeggia il 27 marzo


FILETO e LÍDIA, esposos e MACEDÓNIO, TEOPREPIO, CRONIDE e ANFILÓQUIO filhos, Santos


La “passio” di questi santi è giudicata dai Bollandisti nel loro Commento al Martirologio Romano “certe fabulosa”, cioè sicuramente favolosa. Fileto sarebbe stato un nobile senatore illirico, Lidia la sua sposa, Macedone e Teoprepio i loro figli. Arrestati semplicemente in quanto cristiani, l’imperatore Adrianò li affidò all’alto ufficiale Anfilochio affinché li sottoponesse ad atroci torture. Dinnanzi alla fortezza con cui l’intera famiglia sopportò diversi supplizi, Anfilochio dovette desistere ed addirittura si convertì al cristianesimo. Allo stesso modo anche l’ufficiale di guardia della prigione, Cronide, seguì il suo esempio. L’imperatore si adirò molto al giungere della notizia alle sue orecchie e li fece sottoporre tutti e sei a nuovi supplizi nella speranza di farli desistere. Morirono infine immersi in una vasca ricolma di olio bollente.
I sinasari bizantini ricordano questi gloriosi martiri al 27, 28 o 29 marzo, mentre il Martyrologium Romanum non li cita più nell'ultima edizione. Fileto e Lidia, i cui nomi non sono purtroppo molto conosciuti, non sono che una della moltissime coppie di sposi venerati come santi nella storia della cristianità, addirittura un’intera famiglia martirizzata in odio alla sua fede in Cristo, come nel XX secolo in Polonia la famiglia Ulma, per la quale è in corso il processo di canonizzazione: validi modelli dunque in un’epoca in cui il valore della famiglia è messo a repentaglio da iniziative discutibili dal punto di vista cristiano

LUDOVICO EDUARDO CESTAC, Beato



Fu considerato da chi lo conobbe un “nuovo curato d’Ars” e un fondatore di Opere straordinario. Nacque a Bayonne città dei Bassi Pirenei in Francia, il 6 gennaio 1801 da Domenico e Giovanna Amitessarobe, verso i tre anni fu colpito da una incurabile nevralgia e da un completo mutismo, la madre lo consacrò alla Madonna di s. Bernardo. Guarito, portò per tutta la vita una grande devozione alla Madonna; la sua famiglia nel 1813 si trasferì a Puntous negli Alti Pirenei, al tempo dell’invasione della Francia da parte di Spagna e Inghilterra. 
A 17 anni entrò nel piccolo seminario di Aire dove si ritrovò con Michele Garicoïts, che aveva conosciuto a Bayonne, già filosofo e che diventerà poi santo nel 1947, essendo stato anch’egli un grande fondatore. 


MADONA DEL LAVORATORI



A Torino, vicino alla celebre chiesa della Gran Madre di Dio costruita in occasione del rientro in patria del re Vittorio Emanuele I dall’esilio, sorge il complesso del Monte dei Cappuccini, una delle odierne immagini simbolo della città, formato dall’omonimo convento e dalla chiesa di Santa Maria al Monte.
Sul piazzale antistante la chiesa spicca longilinea la moderna statua bronzea della Madonna dei Lavoratori, opera dell’artista G. Cantono.
All’inaugurazione, avvenuta il 27 marzo 1960, presenziarono l’arcivescovo di Torino cardinal Maurilio Fossati, l’arcivescovo di Milano cardinal Giovanni Battista Montini ed il vescovo di Lourdes monsignor Théas. Era stato proprio quest’ultimo a donare nel 1958 ai lavoratori della Fiat pellegrini a Lourdes la cancellata che ora cinge la statua in direzione della città. Per anni essa aveva chiusa l’ingresso della grotta dove la Santa Vergine apparve a Bernardetta. I presenti a tale manifestazione poterono anche udire un radiomessaggio da parte dell’allora pontefice regnante, il Beato Giovanni XXIII.


MATEUS DE BEAUVAIS, Santo



Il giovane Matteo, originario di Beauvais in Francia, partì per la prima crociata insieme al suo vescovo, Ruggero, che lo aveva investito cavaliere.
Intorno al 1098 fu fatto prigioniero dai Mori e, rifiutatosi di rinnegare la fede cristiana, fu condannato alla decapitazione. Matteo chiese ed ottenne di rinviare l’esecuzione sino al Venerdì Santo.
Il suo culto è prettamente locale e non ha mai ricevuto ufficiale conferma di culto da parte di alcun pontefice



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miscelania 003


Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.

Textos recolhidos

In

MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII

e

sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros










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