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sábado, 15 de fevereiro de 2020

Nº 4116 - SÉRIE DE 2020 (Nº 046) - SANTOS DE CADA DIA - 15 DE FEVEREIRO DE 2020 - Nº 102 DO 13º ANO

CAROS AMIGOS:





As minhas melhores Saudações de Amizade e Gratidão e acima de tudo desejo
que os meus leitores  e/ou simples visitantes, continuem a passar os seus olhares por este Blogue e façam os comentários favoráveis ou não, que entenderem


~







Nº   4   1   1   6


SÉRIE DE 2020 - (Nº  0 4 6)


15  DE FEVEREIRO DE 2020

SANTOS DE CADA DIA 


(Nº   1  0  2)



1 3º   A N O 



 miscelania 008



LOUVADO SEJA PARA SEMPRE 

NOSSO SENHOR JESUS CRISTO E 
SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA




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Todos os Católicos com verdadeira Fé, 
deverão recordar, comemorar e até imitar a 
Vida dos Santos e Beatos de cada dia 
(ao longo dos tempos) e durante toda a vida

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FAUSTINO e JOVITA, Santos





Em Bréscia, na Venécia, hoje Lombardia, Itália, os santos FAUSTINO e JOVITA mártires, que depois de muitos combates sustentados pela fé de Cristo, receberam a gloriosa coroa do martírio. (data incerta)


Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:
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Conta-se que dois irmãos, FAUSTINO e JOVITA, o primeiro sacerdote e o segundo diácono, começaram a pregar o Evangelho em Brixia (ou Bréscia), sua terra natal. Entretanto apareceu na Lombardia, vindo do Oriente, o césar Adriano para suceder ao imperador Trajano. O conde Itálico dirigiu-se ao seu encontro e informou-o do êxito da pregação cristã. Chegando a Bríxia, o novo imperador quis instruir pessoalmente o processo dos dois apóstolos e começou por lhes infligir diversos tormentos. depois, levou-os consigo para Roma e foi renovando, em cada jornada, os interrogatórios e as torturas. Nada conseguiu abalar a constância dos dois irmãos. Por isso Adriano recambiou-os para Bríxia, a fim, de serem decapitados na terra onde tinham exercido o seu zelo (princípios do século II).



CLÁUDIO LA COLOMBIÈRE, Santo


Em Paray-le-Monial na Borgonha, França, São CLÁUDIO LA COLOMBIÈRE presbitero da Companhia de Jesus, homem de intensa oração, que com o seu conselho recto e clarividente, conduziu muitas pessoas ao amor de Deus. (1682)


texto do livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:


Onésimo,Santo




Comemoração de Santo ONÉSIMO que o apóstolo São PAULO recebeu como escravo fugitivo e na prisão o gerou como filho na fé de Cristo, como o Apóstolo escreveu ao seu amo FILÉMON





Isíco, Josipo, Zósimo, Baralo e Ágape, Santos



Em Antioquia, na Síria hoje Antakya, na Turquia, os santos mártires ÍSICO presbitero, JOSIPO, diácono romano ZÓSIMO, BARALO e ÁGAPE virgem. (séc. IV)



Georgina, Santo



Em Arvena, na Aquitânia, hoje Clermont-Ferrand, na França, Santa GEORGINA virgem. (séc. V)



Quinídio, Santo


Em Vaison, na Gália Lionense, hoje França, São QUINÍDIO bispo. (578)

Severo, Santo



No vale de Antrodoco, Valéria, hoje no Lácio, Itália, São SEVERO presbitero cuja memória é evocada pelo papa São GREGÓRIO MAGNO. (séc. VI)


Decoroso, Santo



Em Cápua, na Campânia, Itália São DECOROSO bispo. (680)


Valfredo, Santo





Em Palazzolo, na Etrúria, hoje Toscana, Itália, São VALFREDO abade que depois de ter criado cinco filhos decidiu com a esposa abraçar a vida monástica. (765)



Sigfredo, Santo




Em Vaxjo, na Suécia, São SIGFREDO bispo que, sendo natural da Inglaterra evangelizou os povos desta região com suma diligência e baptizou em Cristo o próprio rei Olavo. (1045)




Ângelo Sacrpetti de Sansepolcro Beato



Em Sansepulcro, na Úmbria, hoje Toscana, Itália, o Beato ÂNGELO SCARPETTI presbitero da Ordem dos Eremitas de Santo Agostinho. (1306)



Frederico Bachstein e 13 companheiros; Leopoldo, Giovanni, Martinez, Simone, Bartolomeo, Dalmasoni, Girolamo, Gaspare Daverio Giacomo, Diego Giovanni, Giacomo de Augusta, Clemente, Cristoforo Zelt, mGiovanni Bodeo (o Rode), Emmanuelle e Giovanni, Beatos




Em Praga, Boémia, os beatos mártires FREDERICO BACHSTEIN presbitero da Ordem dos Frades Menores e 13 companheiros  Leopoldo, Giovanni Martinez, Simone, Bartolomeo Dalmasoni, Girolamo, Gaspare Daverio, Giacomo e Diego-Giovanni,Giacomo di Augusta,  Clemente, Cristoforo Zelt,Giovanni Bodeo (o Rode),Emanuele (boemo, laico, cuoco), Giovanni (boemo, novizio chierico) da mesma Ordem. 


Miguel Spocko, Beato



Em Bialystock, Polónia, o Beato MIGUEL SOPOCKO presbitero da diocese de Vilna fundador das Irmãs de Jesus Misericordioso. (1975)

... e  ainda...



21 MÁRTIRES DA LÍBIA. Santos




Un occidentale non esperto non avrebbe potuto accorgersene. Ma Antonios Aziz Mina, vescovo copto di Giza, cittadina egiziana, nel guardare il video della esecuzione dei ventuno lavoratori cristiani copti uccisi dall’Is ha osservato le labbra dei condannati negli ultimi istanti, e dal labiale ha letto che invocavano il nome di Gesù Cristo. Il vescovo lo ha dichiarato ieri alla Agenzia Fides, ma forse, nell’incendio che si va allargando sulla Libia, e nell’angoscia che da quel Paese riverbera sul Mediterraneo e l’Europa, a qualcuno potrà apparire una notizia minore.
Le “vere” notizie non sono forse i bombardamenti, le città conquistate e perdute, le cupe minacce lanciate dall’Is? E quel labiale invece, solo poche parole afone, subito travolte nel torrente di sangue che sale dal povero corpo di un uomo trucidato.
Eppure a volte proprio nelle parole dette piano sta qualcosa di molto grande. Non sarebbe stato umanamente più comprensibile, in quell’ultimo istante, supplicare pietà, o maledire gli assassini? Per noi europei, nati in una Chiesa non fisicamente minacciata, è ragione quasi di uno sbalordimento quell’estremo invocare Cristo, nell’ultimo istante. Noi, che, quanto alla morte, ci preoccupiamo che sia “dignitosa” e “dolce”, e magari convocata quando noi riteniamo che sia l’ora.
Questa morte dei ventuno giovani copti, non “dignitosa” e atroce, ci colpisce per la statura che assumono le vittime, morendo nell’atto di domandare Cristo.
Statura, anche questo particolare era stato previsto dall’attento regista dell’Is, nel girare quel video sulla riva del mare. Mentre carnefici e vittime camminano verso il luogo dell’esecuzione infatti è evidente come i boia siano stati scelti fra uomini molto alti, e come bassi, accanto a loro, appaiano i prigionieri.
Quasi a evocare tacitamente l’idea che i terroristi siano “grandi”, e le vittime solo “piccoli” uomini; dentro a un mondo sconvolto, giacché non è il nostro Mediterraneo solare, quella spiaggia livida su cui si frangono onde arrossate dal sangue. Ogni dettaglio, quindi, era stato previsto dagli assassini per evocare un mondo “altro”, in cui dominano i boia intabarrati di nero, a cancellarne perfino le umane sembianze. Ma quell’ultimo labiale non lo avevano previsto, e non sono riusciti a censurarlo. Ostinato come il «no» di Asia Bibi all’abiura, fermo come il «no» di Meriam Ibrahim, in Sudan, quando era in prigione, in catene, con un figlio in grembo, e la prospettiva della impiccagione davanti a sé.
Noi cristiani del mondo finora in pace fatichiamo a capire. Ci paiono giganti quelli che muoiono, come ha detto il Papa dei ventuno copti, da martiri. Eppure se guardiamo le facce di quegli stessi prigionieri nel giorno della cattura, in fila, i tratti mediterranei che li fanno non così diversi da molti ragazzi nel nostro Sud, ci paiono uomini come noi, con gli occhi sbarrati di paura. E allora che cosa determina, nell’ultima ora, quella irriducibile fedeltà a Cristo?
Una grazia, forse, e insieme il riconoscere, con assoluta evidenza, nell’ultimo istante, il nome in cui, perfino nella morte, nulla è perduto: famiglia, figli, madri e padri e amori, non annientati ma ritrovati e salvati. Pronunciano davanti alla morte quel nome come un irriducibile «no» al nulla, in cui i boia credono di averli cancellati.



Autore: Marina Corradi




ACÁCIO (ACÁCIO MARIA) CALEJJA SANTA MARIA, Beato


Acacio María Calleja Santamaría nacque a Yudejo presso Burgos il 7 maggio 1915 e fu battezzato a due giorni dalla nascita. Compiuto l’anno di noviziato, professò i voti a Marsiglia nel 1934, col nome di fratel Acacio. Studiò Lettere e Filosofia nella casa di Barcellona, l’Asilo Durán; di pari passo, era attento alle necessità dei suoi allievi, ubbidiente e innamorato della propria vocazione. La notte del 19 luglio 1936, allo scoppio della guerra civile spagnola, la casa fu assaltata da alcuni miliziani: fratel Acacio fu catturato insieme a un altro religioso e a un gruppo di alunni, ma riuscì a sfuggire all’arresto perché si confondeva con i ragazzi, data la sua giovane età. Visse nascosto in casa di amici e conoscenti e subì varie perquisizioni. Raggiunse poi gli altri due religiosi, che avevano trovato riparo in casa del signor Gregorio Díez Blanco. Il 15 febbraio 1937, fu arrestato insieme a loro, al padrone di casa, a sua sorella e al loro amico Eliseo Moradillo García. I sei prigionieri furono rinchiusi nella “checa” (prigione improvvisata) del monastero di Sant’Elia, poi condotti sulla strada de La Rabassada e assassinati. I loro corpi furono gettati in una fossa comune. Fratel Acacio aveva ventuno anni. Insieme ai suoi compagni di martirio, ad altri religiosi della stessa Congregazione e a quattro suore di due congregazioni distinte, è stato beatificato il 10 novembre 2018 a Barcellona, sotto il pontificato di papa Francesco. La sua memoria liturgica cade il 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i Martiri del XX secolo.



ÂNGELO SCARPETTI DE SANSEPOLCRO, Beato
Frate dell’Ordine degli Eremiti di sant’Agostino. Nacque a Sansepolcro nella prima metà del XIII secolo. Una antica tradizione locale lo dice appartenente alla famiglia Scarpetti. Entrò nel convento cittadino degli Eremiti di Giovanni Bono nel 1254 circa. Nel 1256 il convento passò al nuovo Ordine dei frati Eremiti di sant’Agostino. Di lui si ricordano alcuni episodi miracolosi avvenuti già durante la sua vita, fra cui la resurrezione di un innocente condannato a morte. Probabile, ma non certa, la sua partecipazione alle missioni per sviluppare l’Ordine in Inghilterra. Gli scrittori agostiniani e gli studiosi locali ne hanno ricordato, fin dal XVI secolo, la profonda umiltà, la decisa carità, l’illibata purezza di spirito e di corpo, attraverso le quali si conquistò, fra i concittadini, fama di uomo accetto a Dio e ricco di carismi soprannaturali.
Morì a Sansepolcro nel 1306. Nel 1310, presso la chiesa agostiniana cittadina, sorse una confraternita intitolata alla Vergine Maria e al ‘glorioso frate Angelo’, alla quale inviarono privilegi i priori provinciale e generale dell’Ordine. Quando i frati, nel 1555, lasciarono la prima chiesa per trasferirsi in quella attuale portarono con loro anche il corpo di frate Angelo, e fissarono al 29 settembre la celebrazione della festa della traslazione del corpo. Questa festa fu soppressa nel 1855. Nel 1740 il corpo fu sottoposto a ricognizione canonica a opera del vescovo di Sansepolcro mons. Raimondo Pecchioli. Nel 1905 iniziò il processo sul culto prestato a questo servo di Dio, che si concluse con l’approvazione nel 1922.
Il suo corpo è attualmente conservato in una cassa di legno intagliato, dorato e decorato con scene della vita del beato sotto l’altare maggiore della chiesa di Sant’Agostino in Sansepolcro. il beato è raffigurato in un affresco (XIV secolo) ora esposto al Museo Civico di Sansepolcro e proveniente dall’antica chiesa agostiniana.
L’ultima manifestazione solenne del culto tributato al beato risale al 2 ottobre 1987 quando la cassa contenente il corpo fu portata processionalmente per le strade circostanti la chiesa di Sant’Agostino.




ÂNGELO DE LA IGLESIA OCINA, Beato

Ángel de la Iglesia Ocina nacque il 1° ottobre 1913 a Nidáguila, presso Burgos. Fu battezzato lo stesso giorno della nascita. Entrò nella Congregazione di San Pietro in Vincoli nel 1926. Finito il noviziato a Marsiglia, professò i voti l’11 ottobre 1931. Tornò a Barcellona per continuare gli studi e vi risiedette fino al 1936; in quell’anno, già professo di voti perpetui, aveva terminato il secondo anno di Teologia e ricevuto gli Ordini Minori. I miliziani l’espulsero dalla casa di Barcellona della sua Congregazione, l’Asilo Durán, insieme al resto della comunità religiosa. Dopo alcune vicissitudini, fu accolto nella casa del signor Gregorio Díez Blanco, dove rimase fino al 15 febbraio 1937, giorno in cui fu arrestato insieme ad altre persone: due confratelli e i laici che li avevano aiutati. I sei furono rinchiusi nella “checa” (prigione improvvisata) del monastero di Sant’Elia, poi condotti sulla strada de La Rabassada e assassinati. I loro corpi furono gettati in una fossa comune. Fratel Ángel aveva ventitre anni. Insieme ai suoi compagni di martirio, ad altri religiosi della stessa Congregazione e a quattro suore di due congregazioni distinte, è stato beatificato il 10 novembre 2018 a Barcellona, sotto il pontificato di papa Francesco. La sua memoria liturgica cade il 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i Martiri del XX secolo.




ANTÓNIO MARINI, Beato



Dottore in Sacra Teologia e nella stessa facoltà lettore nell’Università di Parigi, il Beato Antonio Marini fu molto celebre nella dottrina e santità. Nel monastero di Santa Eulalia in Montpellier (Francia), ricco di meriti morì nella pace del Signore.
L’Ordine lo festeggia il 15 febbraio



BARTOLOMEU DALMASONI, Beato


Il 15 febbraio 1601 quattordici frati minori venivano barbaramente martirizzati da una folla inferocita, aizzata dai luterani al servizio del vescovo di Passau Leopoldo, che assalì la chiesa ed il convento di Santa Maria della neve di Praga. Per il fatto di essere cattolici e in odio alla fede,i religiosi vennero denudati e martirizzati in diversi modi. Federico Bachstein, il capogruppo, fu trafitto con una lancia al cuore. Il maggio 2012 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il martirio di questi intrepidi testimoni della fede, tra i quali anche l’italiano Padre Bartolomeo Dalmasoni, nato a Ponte S. Pietro, provincia di Bergamo, curava il restauro della chiesa e del convento, predicatore e confessore, insegnava teologia e teneva i dibattiti religiosio

CAMILA DIEZ BLANCO, Beata

Ángel de la Iglesia Ocina nacque il 1° ottobre 1913 a Nidáguila, presso Burgos. Fu battezzato lo stesso giorno della nascita. Entrò nella Congregazione di San Pietro in Vincoli nel 1926. Finito il noviziato a Marsiglia, professò i voti l’11 ottobre 1931. Tornò a Barcellona per continuare gli studi e vi risiedette fino al 1936; in quell’anno, già professo di voti perpetui, aveva terminato il secondo anno di Teologia e ricevuto gli Ordini Minori. I miliziani l’espulsero dalla casa di Barcellona della sua Congregazione, l’Asilo Durán, insieme al resto della comunità religiosa. Dopo alcune vicissitudini, fu accolto nella casa del signor Gregorio Díez Blanco, dove rimase fino al 15 febbraio 1937, giorno in cui fu arrestato insieme ad altre persone: due confratelli e i laici che li avevano aiutati. I sei furono rinchiusi nella “checa” (prigione improvvisata) del monastero di Sant’Elia, poi condotti sulla strada de La Rabassada e assassinati. I loro corpi furono gettati in una fossa comune. Fratel Ángel aveva ventitre anni. Insieme ai suoi compagni di martirio, ad altri religiosi della stessa Congregazione e a quattro suore di due congregazioni distinte, è stato beatificato il 10 novembre 2018 a Barcellona, sotto il pontificato di papa Francesco. La sua memoria liturgica cade il 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i Martiri del XX secolo.



EUSEO DE SERRAVALLE-SESIA, Santo



È venerato come protettore dei calzolai, il primo a parlare di lui è lo storico di Vercelli, Vercellino Bellini, che visse perlomeno tre secoli dopo il santo, le sue notizie si fondarono su tradizioni orali e su qualche documento esistente ma poi andato distrutto in un incendio. 
Il culto che s. Euseo ha sempre goduto è la prova più lampante della sua esistenza, egli sarebbe vissuto nel secolo XIII o nel XIV, nella zona di Serravalle - Sesia, in provincia di Vercelli, facendo il calzolaio. 
E così è stato sempre rappresentato, nell’atto di aggiustare le scarpe, in pitture precedenti il secolo XVII, esistenti in varie chiese della regione; queste pitture insieme con gli ex-voto e la partecipazione del popolo, costituivano una chiara testimonianza della sua santità, che è evidente riguarda la sua vita eremitica e penitente, non il mestiere professato. 
Si ebbe un miracolo che rivelò a tutti la santa vita di Euseo, era l’ultimo giorno di carnevale, di un anno imprecisato, quando alcune persone mascherate, passando vicino al suo romito, si accorsero che sopra il tugurio erano fioriti tre gigli; giacché si era d’inverno, la cosa suscitò la meraviglia dei presenti, i quali si avvicinarono, trovando il corpo del pio eremita da poco morto. 
Il fatto suscitò commozione fra gli abitanti della zona, che provvidero alla sua sepoltura sullo stesso posto, erigendo da quasi subito una chiesa. Con il passare del tempo, vista l’affluenza dei fedeli e la loro devozione, questa chiesa fu ampliata e altre ne sorsero a lui dedicate nei paesi dei dintorni. 
La sua festa si celebrava l’ultimo giorno di carnevale, fu fissata poi al 15 febbraio.


GASPAR DAVERIO, Beato



Il 15 febbraio 1601 quattordici frati minori venivano barbaramente martirizzati da una folla inferocita, aizzata dai luterani al servizio del vescovo di Passau Leopoldo, che assalì la chiesa ed il convento di Santa Maria della neve di Praga. Per il fatto di essere cattolici e in odio alla fede,i religiosi vennero denudati e martirizzati in diversi modi. Federico Bachstein, il capogruppo, fu trafitto con una lancia al cuore. Il maggio 2012 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il martirio di questi intrepidi testimoni della fede, tra i quali anche l’italiano Fra Gaspare Daverio, nato a Bosto (Varese) il 27 aprile 1584 e ordinato suddiacono nel 1610, talvolta considerato nativo di Busto Arsizio



JOÃO BODEO, beato



Di Giovanni Bodeo (spesso indicato anche come Giovanni Rode, poiché sul cognome c’è un conflitto di attribuzione) non si sa in realtà molto se non che nacque a Mompiano, zona nord di Brescia, e che nel convento francescano di Praga era fratello laico, ortolano e aiutante del sacrestano. Qui fu ucciso a sciabolate e incontrò il suo glorioso martirio insieme a tredici confratelli tra cui altri tre italiani. I frati minori arrivarono in Moravia, Boemia, Slesia e Polonia a partire dal 1228 dall’Italia e dalla Germania e vi fondarono numerosi conventi ma non si conosce il motivo preciso per cui questi quattro religiosi lombardi si trovassero a Praga in quel frangente storico: forse erano missionari oppure le loro famiglie erano emigrate in quella terra dove del resto c’era già una presenza italiana abbastanza consistente.
Il martirio dei quattordici francescani si colloca nel contesto delle estenuanti lotte tra protestanti e cattolici che insanguinarono l’Europa nel XVII secolo, dopo che Rodolfo II, re di Boemia e imperatore aveva concesso la libertà religiosa alle confessioni non cattoliche acuendo, però, così il contrasto tra cattolici e protestanti. Anche in Boemia, poi, dietro a questa lotta ideologica si celavano spesso interessi di potere. I protestanti, infatti, erano sostenuti dall’arciduca Mattia, fratello dell’imperatore, che tramava per spodestare Rodolfo e prenderne il posto.
Le cronache raccontano di un’aggressione senza pari, i corpi dei religiosi furono denudati, tagliati a metà o mutilati ed esposti per quattro giorni nella piazza davanti alla chiesa della Madonna della Neve. Il 15 febbraio del 1611, una grande folla formata da hussiti, calvinisti, luterani e da altri cattolici di schieramento politico diverso fece irruzione nel convento francescano e, nell’arco di quattro ore, dalle 11 alle 15, furono massacrati tutti i frati. Padre Federico Bachstein, nato in Boemia meridionale, più precisamente a Pomerio, uomo dotto e predicatore di fama, era il Vicario del convento e Maestro dei novizi, fu trafitto con una lancia al cuore. Padre Giovanni Martìnez, di nazionalità spagnola, sacrestano e confessore per gli spagnoli che abitavano a Praga, anch’egli dotto e controversista, come sacrista cercava di nascondere il Santissimo e per questo gli furono tagliate la mano destra e la testa. Padre Simone, francese e sacerdote, raccoglieva l’elemosina, ebbe il cranio spaccato con un grosso bastone e il corpo trafitto. Padre Bartolomeo Dalmasoni, nato a Ponte San Pietro (Bergamo), curava il restauro della chiesa e del convento, era sacerdote e fu flagellato e ucciso a sciabolate. Tutti e quattro i sacerdoti della comunità erano predicatori e confessori, insegnavano teologia e tenevano molti dibattiti religiosi. Fra Girolamo Degli Arese, di Milano, diacono, fu trafitto con la spada ai piedi dell'altare della Madonna. Fra Gaspare Daverio, nato a Bosto (Varese), suddiacono, si nascose nel campanile con i novizi Fra Giacomo, tedesco di Augusta, e Diego-Giovanni, boemo, ma tutti furono buttati giù dal tetto della chiesa alla fine del massacro. Fra Clemente, tedesco di Sassia, novizio, ebbe la testa tagliata in due con una scure. Fra Cristoforo Zelt, olandese, cuoco, era il più anziano della comunità. Predisse il martirio tre giorni prima e fu il primo del gruppo a subirlo: con una mazza di ferro gli fracassarono la testa. Fra Didak Jan, tedesco, Fra Emanuele, boemo e Fra Antonio, novizio boemo. Passata la furia omicida, nel nascondimento della notte, Donna Maria Massimiliana, moglie del conte Adamo de Sternberg, e Donna Anna, vedova del vicecancelliere Giovanni Enrico de Pisnice, insieme a due anonimi cittadini si mossero a pietà e, avvolti i cadaveri dei martiri in teli bianchi, li seppellirono nella terra in un luogo vicino all’ingresso del convento.
Il risultato di questa violenza fu che molti degli assassini morirono poco dopo di fame e di peste, Mattia, grazie ai tumulti, riuscì a diventare re di Boemia ma sotto il suo governo il conflitto religioso-politico si inasprì ulteriormente. La lotta tra le parti si concluderà con la battaglia della Montagna Bianca, combattuta nel 1620 e guidata dal nuovo imperatore Ferdinando II che segnò il rafforzamento delle forze cattoliche e la sconfitta definitiva del fronte protestante nelle terre boeme.
La venerazione verso questi testimoni della fede, barbaramente uccisi per la sola colpa di essere religiosi cattolici iniziò sin da subito, così nel 1616 i loro corpi furono sepolti nella chiesa del convento, sotto l'altare di S. Pietro d'Alcantara. Nel 1947 si aprì il processo ordinario sul martirio, il 10 maggio 2012 è stato promulgato il Decreto che li dichiara Venerabili e il 13 ottobre 2012 sono stati proclamati Beati.
Nella diocesi di Brescia la memoria del beato Bodeo si celebra il 13 ottobre.




GIROLAMO DEGLI ARESI, Beato



Il 15 febbraio 1601 quattordici frati minori venivano barbaramente martirizzati da una folla inferocita, aizzata dai luterani al servizio del vescovo di Passau Leopoldo, che assalì la chiesa ed il convento di Santa Maria della neve di Praga. Per il fatto di essere cattolici e in odio alla fede,i religiosi vennero denudati e martirizzati in diversi modi. Federico Bachstein, il capogruppo, fu trafitto con una lancia al cuore. Il maggio 2012 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il martirio di questi intrepidi testimoni della fede, tra i quali anche l’italiano Fra Girolamo degli Arese, di Milano, diacono, ucciso all’età di 24 anni circa.

RICARDO (ALBINO) GUERRA VILLAIZAN, Beato

Albino Guerra Villaizán nacque il 14 settembre 1913 ad Arenilla de Riupisuerga, presso Burgos. Fu battezzato il 17 dello stesso mese. Finito il noviziato a Marsiglia, professò i voti nella Congregazione di San Pietro in Vincoli nel 1931, col nome di fratel Riccardo. Trasferito a Barcellona, continuò i suoi studi, dando prova in pari tempo di essere un buon educatore, gioviale e comprensivo. Nel 1936 aveva finito il secondo anno di Teologia ed era stato ammesso alla professione perpetua, quando scoppiò la guerra civile spagnola, presto accompagnata dalla persecuzione religiosa. Dopo che fu assaltata la casa di Barcellona della sua Congregazione, riuscì a scappare: come altri religiosi, dovette essere accolto in varie abitazioni. Il 15 febbraio 1937 era in visita a due confratelli che avevano trovato riparo in casa del signor Gregorio Díez Blanco, quando fu arrestato. Insieme a loro, al padrone di casa, a sua sorella e al loro amico Eliseo Moradillo García, furono rinchiusi nella “checa” (prigione improvvisata) del monastero di Sant’Elia, poi condotti sulla strada de La Rabassada e assassinati. I loro corpi furono gettati in una fossa comune. Fratel Riccardo aveva ventitre anni. Insieme ai suoi compagni di martirio, ad altri religiosi della stessa Congregazione e a quattro suore di due congregazioni distinte, è stato beatificato il 10 novembre 2018 a Barcellona, sotto il pontificato di papa Francesco. La sua memoria liturgica cade il 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i Martiri del XX secolo.

Wilfredo (Walfredo) della Gherardesca, Santo




A leggere la ‘Vita ‘ di s. Walfrido della Gherardesca, non si può non rimanere stupiti di come molti secoli fa, si riusciva ad operare delle separazioni fra coniugi e sfaldamento delle famiglie, per raggiungere un ideale religioso da parte di uno o di tutti e due i coniugi, con la benedizione anche della Chiesa. 
Walfrido nato a Pisa e vissuto nel secolo VIII, apparteneva alla nobile famiglia toscana della Gherardesca, che in seguito signoreggiò su Pisa nei secoli XII - XIII e il cui primo capo della signoria fu Ugolino della Gherardesca († 1289) la cui triste vicenda e morte fu narrata da Dante nella Divina Commedia. 
Uomo di molte virtù, Walfrido si sposò ed ebbe cinque figli che educò cristianamente; in seguito raggiunto un accordo con la moglie, si ritirò sul Monteverdi in provincia di Pisa, insieme a due compagni: Forte nobile della Corsica e Guidoaldo di Lucca un suo parente, anch’egli sposato e con un figlio. 
Condussero insieme vita eremitica attirando con la fama della loro austerità, anche altri discepoli. Nel luglio 754, egli eresse, con il permesso del vescovo di Pisa, il monastero di S. Pietro di Palazzuolo, ponendolo sotto la Regola di s. Benedetto; lo dotò di beni materiali, sottraendolo ad ogni ingerenza esterna; il tutto è documentato con Atti in copie del sec. XI. 
Walfrido ne divenne il primo abate e quattro dei suoi figli lo seguirono come monaci. Ricevé la Regola e l’esempio della vita monastica da Magno, monaco venuto dal celebre monastero benedettino di S. Vincenzo al Volturno. Non poteva mancare il fondare da parte sua e dei monaci, di un altro monastero poco lontano da Palazzuolo, per le loro mogli che desideravano anch’esse condurre una vita monastica. 
Non tutto filò liscio, il figlio Ginfrido già ordinato sacerdote, ebbe una crisi spirituale per cui lasciò il monastero. Walfrido, padre ed abate, arrabbiato diremmo oggi, minacciò un castigo ed infatti il fuggitivo, non si sa come, perse una falange di un dito. 
Ginfrido colpito da questo fatto, ritornò convertito alla vita monastica, meritando per i suoi meriti successivi, di diventare abate alla morte del padre Walfrido, avvenuta il 15 febbraio 765. 
Successivi miracoli e prodigi avvenuti sulla sua tomba e l’esempio delle sue virtù, fecero scaturire ben presto un culto fra i suoi monaci che si diffuse in tutta la regione. Culto che poi venne confermato con decreto del 12 settembre 1861 da papa Pio IX. 
È ricordato nel Calendario Benedettino e nelle diocesi di Pisa e di Massa Marittima, il 15 febbraio.


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Local onde se processa este blogue, na cidade do Porto




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Os textos são recolhidos prioritariamente do Livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial de Braga (os mais descritivos, até com imagens) e os restantes do 

MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII

e ainda eventualmente através dos sites:


 Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, 


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Também no que se refere às imagens que aparecem aqui no fim das mensagens diárias, são recolhidas aleatoriamente ou através de fotos próprias que vou obtendo, ou transferindo-as das redes sociais e que creio, serem livres. 
Quanto às de minha autoria, (que serão diferentes e versando diversos temas - diariamente) não 
são colocados quaisquer entraves para quem quiser copiá-las



FELIZ ANO NOVO DE 2020





ANTÓNIO FONSECA

Igreja da Comunidade de São Paulo do Viso

Nº 5 801 - SÉRIE DE 2024 - Nº (277) - SANTOS DE CADA DIA - 2 DE OUTUBRO DE 2024

   Caros Amigos 17º ano com início na edição  Nº 5 469  OBSERVAÇÃO: Hoje inicia-se nova numeração anual Este é, portanto, o 277º  Número da ...