FELIZ ANO NOVO DE 2016
Caros Amigos:
Caros Amigos:
Desejo a todos os meus leitores
UM BOM ANO DE 2016
8º A N O
LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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RAIMUNDO DE PENHAFORTE, Santo
São RAIMUNDO DE PENHAFORTE presbitero da Ordem dos Pregadores, que foi exímio na ciência do Direito Canónico, escreveu obras de sólida doutrina e grande proveito sobre o sacramento da Penitência e, eleito mestre geral da sua Ordem, preparou para ela a redacção das novas Constituições. Em idade avançada , faleceu piedosamente em Barcelona, Espanha. (1275)
POLIEUCTO, Santo
Em Melitene, na Arménia hoje Malatya, na Turquia, São POLIEUCTO mártir que, sendo soldado, constrangido pelo édito do imperador Décio a sacrificar aos deuses, quebrou as estátuas; por isso suportou muitos tormentos e, finalmente degolado, foi baptizado com o derramamento do seu sangue. (250)
LUCIANO, Santo
Em Nicomédia, na Bitínia, hoje Izmit, Turquia, a paixão de São LUCIANO presbitero e mártir da Igreja de Antioquia, célebre pela sua sabedoria e eloquência, que levado ao tribunal para contínuas interrogações acompanhadas de torturas persistiu intrepidamente em declarar-se cristão. (312)
VALENTIM, Santo
Em Passau, no Nórico, na actual Baviera, comemoração de São VALENTIM bispo da Récia. (450)
CRISPIM, Santo
Em Pavia, na Ligúria, Itália, São CRISPIM, bispo. (467)
VALENTINIANO, Santo
Em Chur, Helvécia, hoje Suiça, São VALENTINIANO bispo que socorreu os pobres com os seus bens, pagou o resgate de cativos e distribuiu vestes aos mais necessitados. (548)
TILO, Santo
Em Solignac, Limoges, França, São TILO discipulo de Santo ELÓI que foi artesão e monge. (702)
CIRO, Santo
Em Constantinopla, hoje Istambul, Turquia, São CIRO bispo que sendo monge na Paflagónia foi elevado à sede de Constantinopla, da qual depois foi expulso, morrendo no exílio. (714)
ALDERICO, Santo
Em Le Mans, na Gália hoje França, Santo ALDERICO bispo que se dedicou com grande ardor ao culto de Deus e dos santos. (856)
CANUTO LAVARD, Santo
Na floresta próxima de Ringsted, na Dinamarca, São CANUTO LAVARD que sendo duque de Schleswig, governou com prudência e bondade o principado e fomento a piedade do seu povo, mas foi assassinado pelos inimigos que invejavam a sua autoridade. (1137)
MATEUS GUIMERÁ), Santo
Em Palermo, na Sicília, Itália, o passamento do Beato MATEUS GUIMERÁ bispo de Agrigento, da Ordem dos Menores, singularmente dedicado ao culto e à exaltação do Santíssimo Nome de Jesus. (1451)
AMBRÓSIO FERNANDES, Beato
Em Suzuta, Japão, o Beato AMBRÓSIO FERNANDES mártir que partiu para o Oriente à procura de comércio e lucro, mas, conquistado pelo fervor da vida cristã foi admitido como religioso na Companhia de Jesus e, depois de ter padecido muitas privações, morreu por Cristo no cárcere. (1620)
JOSÉ TUÂN, Santo
Em An Bai, Tonquim, hoje Vietname, São JOSÉ TUÂN mártir que sendo pai de família e agricultor, morreu degolado no tempo do imperador Tu Duc, por se ajoelhar e orar diante da cruz, em vez de a calcar aos pés como lhe tinha sido ordenado. (1862)
e ... AINDA ...
Anastasio de Sens, Santo
Sant’Anastasio, nella cronotassi dei vescovi della diocesi di Sens è inserito al quarantesimo posto.
Succede ad Archembaldo, morto nel 967.
Resse probabilmente la diocesi dal 968 al 977, anche se non è certo l’inizio del suo episcopato, in quanto, alcuni storici lo collocano nel 967.
Il monaco Claurius nel suo “Chonicon Sancti Petri Vivi Senonensis” ci racconta che sant’Anastasio fu consacrato vescovo in Apuniaco, in quanto la cattedrale di Sens era andata distrutta in un incendio nel 967.
Le antiche cronache ci dicono che fu il protagonista del ritorno dei monaci, nella propria abbazia di Saint Pierre le Vif, che si erano dispersi con il suo predecessore. In tale abbazia, Sant’Anastasio diede inizio ai lavori di costruzione di una chiesa, nella quale sarà sepolto.
A lui si deve la fondazione dell’attuale Cattedrale della città.
Gli storici e la tradizione concordano nel lodare le sue virtù e nell’assegnargli il titolo di santo.
Succede ad Archembaldo, morto nel 967.
Resse probabilmente la diocesi dal 968 al 977, anche se non è certo l’inizio del suo episcopato, in quanto, alcuni storici lo collocano nel 967.
Il monaco Claurius nel suo “Chonicon Sancti Petri Vivi Senonensis” ci racconta che sant’Anastasio fu consacrato vescovo in Apuniaco, in quanto la cattedrale di Sens era andata distrutta in un incendio nel 967.
Le antiche cronache ci dicono che fu il protagonista del ritorno dei monaci, nella propria abbazia di Saint Pierre le Vif, che si erano dispersi con il suo predecessore. In tale abbazia, Sant’Anastasio diede inizio ai lavori di costruzione di una chiesa, nella quale sarà sepolto.
A lui si deve la fondazione dell’attuale Cattedrale della città.
Gli storici e la tradizione concordano nel lodare le sue virtù e nell’assegnargli il titolo di santo.
La sua festa è celebrata il 7 gennaio.
Venerável Annone de Micy, Santo
Annone è stato un abate del monastero benedettino di Micy nei pressi di Orleans.
Guidò l’abbazia dall’anno 943 al 7 gennaio 973, data della sua morte.
La tradizione ci tramanda che con la sua guida nel monastero si ebbe una fiorente vita monastica.
Il ricordo delle virtù di questo abate fu tramandato dal suo discepolo Letaldo.
Sui di lui oggi non abbiamo alcuna traccia di culto.
Solo nei martirologi benedettini la sua festa era fissata al 7 gennaio
Guidò l’abbazia dall’anno 943 al 7 gennaio 973, data della sua morte.
La tradizione ci tramanda che con la sua guida nel monastero si ebbe una fiorente vita monastica.
Il ricordo delle virtù di questo abate fu tramandato dal suo discepolo Letaldo.
Sui di lui oggi non abbiamo alcuna traccia di culto.
Solo nei martirologi benedettini la sua festa era fissata al 7 gennaio
Anselmo, Santo
Camaldolese di Vivo vissuto nel sec. XII, è ricordato nella Vita di s. Alberto di Montalceto al quale avrebbe dato l'abito dell'Ordine. E' detto beato nei martirologi benedettini, ma non v'è traccia di culto.
E' ricordato insieme col predetto s. Alberto il 7 gennaio.
E' ricordato insieme col predetto s. Alberto il 7 gennaio.
Francesco Bae Gwan-Gyeom, Beato
Arrestato nel 1791, durante la persecuzione Sinhae, esplosa nello stesso anno della sua conversione, venne però liberato perché apostatò. Tornato a casa, se ne pentì e s’impegnò a vivere la fede con fervore più intenso. Si trasferì quindi a Seosan, ma presto si diresse a Yangje (attualmente Yangyu-ri), vicino alla sua città natale. Lì formò, con altri fedeli, una comunità cristiana.
Sul finire del 1794, clandestinamente, era giunto in Corea il missionario cinese padre Giacomo Zhou Wen-mo. Alla notizia che lui stava per cominciare a visitare le comunità, Francesco predispose insieme ad altri fratelli nella fede a Yangje un luogo che potesse essere utilizzato come sala per la lettura e la meditazione, sperando di poter invitare il missionario verso la fine del 1798.
Tuttavia, proprio a quell’epoca la persecuzione Jeongsa aveva preso a imperversare attraverso il Chungcheong. Il 3 ottobre, quando i cattolici del posto avevano completato la costruzione della casa di preghiera, la polizia fece irruzione nel villaggio con un agente segreto. Francesco venne immediatamente arrestato e condotto a Hongju. Il magistrato locale lo torturò per farlo riferire circa il luogo del raduno dei cattolici e per fargli consegnare i libri cattolici, ma senza esito. Terribilmente infuriato, riferì l’accaduto al governatore di Gongju. Quest’ultimo ordinò che Francesco venisse trasferito al quartier generale dell’esercito a Cheongju, per essere interrogato.
A Cheongju, Francesco incontrò altri cattolici, tra i quali Giacomo Won Si-bo, coi quali condivise le sue sofferenze. La sua fede in Dio era forte e salda come prima, benché il suo corpo fosse completamente lacerato e le gambe spezzate, oltre al fatto che aveva circa sessant’anni. Le ripetute percosse da parte delle guardie carcerarie ebbero il sopravvento sulla sua resistenza fisica il 7 gennaio 1800 (13 dicembre 1799 per il calendario lunare).
Francesco Bae Gwan-gyeom, inserito nel gruppo di martiri capeggiato da Paolo Yun Ji-chung (del quale fanno parte anche i già citati Giacomo Won Si-bo e padre Giacomo Zhou Wen-mo), è stato beatificato da papa Francesco il 16 agosto 2014, nel corso del viaggio apostolico in Corea del Sud. gennaio.
Giuliano de Gozzano, Santo
I documenti che parlano dei due santi, San Giulio e San Giuliano, non sono molto antichi e la loro storia non è molto chiara. Nel Martirologio Romano è commemorato al 31 gennaio il solo Giulio, introdottovi dal Baronio, e con la generica indicazione topografica: in provincia Mediolanensi. Il Ferrari invece ricorda anche Giuliano al 7 gennaio.
Esiste una Vita dei due santi che il Savio stimava "antica e degna di riguardo", mentre íl Lanzoni la giudicava piena di " parecchie esagerazioni e leggende ". In realtà essa non è più antica del sec. VIII e contiene notizie piuttosto strane ed inverosimili. Secondo questo scritto, Giulio e Giuliano erano fratelli oriundi della Grecia; educati cristianarnente dai genitori, abbracciarono lo stato clericale e Giulio fu ordinato presbitero mentre Giuliano diacono.
Nauseati dagli errori diffusi dagli eretici e per sfuggire alle loro persecuzioni, decisero di allontanarsi dalla patria; si recarono allora dall'imperatore Teodosio dal quale ottennero l'autorizzazione a distruggere altari e boschi pagani ed edificare chiese cristiane. Passati poi in Italia dimorarono per un po' di tempo nei pressi di Roma ad Aqua Salvia, quindi attraversarono il Lazio e pervennero nell'Italia settentrionale predicando, convertendo molti alla vera fede e soprattutto edificando un. cospicuo numero di chiese, che raggiunsero il centinaio. Le due ultime le costruirono nei pressi del lago di Orta e precisamente la novantanovesima a Gozzano, dedicata a s. Lorenzo, dove rimase Giuliano che ivi anche morì e vi fu sepolto; l'altra, la centesima, Giulio la costruì sulla piccola isola esistente nel lago, dedicandola agli apostoli Pietro e Paolo e nella quale egli stesso fu poi sepolto.
Quando l'autore scriveva questa Vita il culto di Giulio doveva essere molto fiorente nell'isola, poiché afferma che la chiesa era frequentata da molti pellegrini e Iddio vi operava anche dei miracoli; tuttavia nel sec. VIII, Paolo diacono attesta che al suo tempo l'isola era detta sancti Iuliani. Avrà, l'autore della Vita scambiato il luogo di sepoltura dei due santi, o essi erano una sola persona chiamata indifferentemente con l'uno e l'altro nome? Il Savio afferma poi che nella diocesi di Milano molte chiese erano dedicate a Giulio ed il suo nome era anche recitato nel canone ambrosiano dei secoli V-VI; il Lanzoni però contesta quest'ultima affermazione e pensa che si trattasse invece, del papa Giulio, poiché quel nome è unito a quelli di altri vescovi (Martino di Tours, Eusebio di Vercelli e Ilario di Poitiers) che si distinsero nella lotta contro gli ariani.
In conclusione, pur dovendo affermare che il culto di s. Giulio è abbastanza antico nell'isola del lago di Orta ed è tuttora vivo nella regione circostante, bisogna purtroppo aggiungere che non sappiamo niente di sicuro sulla sua personalità, come su quella del presunto fratello Giuliano. Delle due antiche chiese attribuite ai santi fratelli, oggi non esiste piú alcun vestigio e le attuali non sono più antiche del sec. IX. Le reliquie di Giulio sono tuttora conservate nella sua basilica del lago, quelle di Giuliano invece, nel 1360 furono trasferite nella nuova chiesa di Gozzano a lui dedicata sulla rocca e deposte sotto l'altare maggiore, mentre nella vecchia chiesa di S. Lorenzo è rimasto il cenotafio.
Lindalva Justo de Oliveira, Beata
avvero contemporanea nostra (è nata nel 1953), è giunta domenica scorsa alla beatificazione, ad appena 14 anni dalla morte: segno, questo, di una vita limpida, di una fede coerente e di un martirio inconfutabile. La Postulazione ci tiene a sottolineare che, dopo San Francesco, Santa Chiara e Madre Teresa di Calcutta, nessuno ha fatto così in fretta a giungere alla gloria degli altari , mentre conquista anche il primato di prima religiosa brasiliana beatificata. Nasce in una poverissima zona brasiliana dello stato del Rio Grande do Norte, sesta figlia dei tredici partoriti da Maria Lucia de Oliveira, che ha sposato giovanissima il contadino Joào Justo da Fé, già vedovo con tre figli. Di questa grande tribù i due, oltre che genitori, sono i primi veri ed esigenti “direttori spirituali”. In quella zona sperduta, nella quale non sempre è facile raggiungere la chiesa e avere la presenza del sacerdote, è mamma ad insegnare loro catechismo ed è papà a leggere e commentare per loro la Bibbia. Da bambina si caratterizza appena appena per una religiosità un po’ più accentuata, per una maggior sensibilità, per un’attenzione particolare ai bambini e ai poveri. Nulla di più. Studia, va a raccogliere frutta e ortaggi nei momenti liberi per aiutare in casa e, appena diplomata nel 1979, fa la commessa in alcuni negozi e anche la cassiera presso un distributore di benzina. Qualche cottarella, come per tutte le ragazze della sua età, ma nulla di serio e significativo, perché Lindalva ancora non ha deciso come giocare la sua vita. Intanto comincia a fare volontariato nell’istituto per anziani gestito dalle suore Vincenziane, perché la passione che aveva da bambina per i poveri e i malati ancora non si è spenta. Nel 1982 muore papà, distrutto da un cancro particolarmente doloroso: Lindalva, che ha lasciato il lavoro per assisterlo negli ultimi mesi come la più affettuosa e competente delle infermiere, resta colpita da questa morte esemplare, che le lascia dentro mille interrogativi sul senso della vita e sulla necessità di usarla bene. Ed è proprio di qui che matura la decisione di fare dei poveri la sua scelta di vita. Nel 1986 comincia a frequentare assiduamente gli incontri vocazionali delle Vincenziane, mentre frequenta un corso da infermiera e uno per imparare a suonare la chitarra, come a dire che, per lei, la competenza professionale deve andare a braccetto con l’allegria. Un anno dopo entra nel Postulandato delle Figlie della Carità, con il proposito di essere “traboccante di allegria e voglia di aiutare il prossimo” e nel 1989 inizia il noviziato a Recife. A gennaio 1991 comincia il suo servizio in un ospedale per anziani. E’ felice, piena di un’allegria scoppiettante che fa bene al cuore dei ricoverati, mentre lei ricerca i servizi più umili con una generosità infinita. “Mi sento più realizzata e felice in questo mio lavoro che il papa a Roma”, dice sorridendo. Soltanto un’ombra.: le attenzioni sempre più esplicite che le riserva il più giovane dei ricoverati, un quarantottenne, che lei respinge con carità, ma anche con molta fermezza. Il 9 aprile 1993, venerdì santo, dopo aver fatto la via crucis per le vie della città, mentre sta servendo il caffè agli anziani ospiti, viene assalita alle spalle da quell’uomo e massacrata con 44 coltellate. “Ho fatto ciò che dovevo fare perché non mi ha mai voluto”, dirà alla polizia che lo arresta. Per suor Lindalva, invece, cominciano i giorni della gloria, perché la gente riconosce in lei una martire Il processo di canonizzazione inizia nel 2000 per acclamazione popolare e termina appena un anno dopo, coronato domenica scorsa dalla beatificazione. Ma in Brasile già si grida al miracolo per la guarigione inspiegabile di una ragazza affidata alla sua intercessione, per cui non è escluso che presto la Chiesa si pronunci ufficialmente anche sulla canonizzazione di Suor Lindalva Justo de Oliveira, l’umile Figlia della Carità che a Cristo ha donato tutto, anche la vita.
La memoria liturgica della Beata Lindalva è stata fissata dalla Congregazione il giorno 7 gennaio, giorno del suo battesimo anziché il 9 aprile, giorno della sua morte.
Rinaldo de Colonia, Santo
A Toledo in Spagna, s. Rinaldo di Colonia per una confusione con s. Rinaldo di Nocera Umbra, viene celebrato nello stesso giorno del 9 febbraio; ma la maggioranza delle tradizioni e documenti liturgici, riportano il 7 gennaio, ricorrenza della traslazione delle reliquie, come giorno della celebrazione.
Si è obbligati a dare notizie di ordine generale sulla sua vita, in quanto le fonti esistenti si dividono in due gruppi, i poemi epici e le leggende e quasi tutte le versioni dei due gruppi differiscono nei particolari.
Rinaldo fu il primogenito dei quattro figli di Haimon e di una sorella di Carlo Magno, trascorse la gioventù dedicandosi alle armi, poi avvenne la svolta decisiva della sua esistenza, si pentì del tipo di vita condotto fino ad allora e secondo le versioni più antiche decise di espiare i suoi peccati, prestando opera di muratore a Colonia.
Altre versioni dicono che entrò in un monastero, si suppone quello di S. Pantaleone di Colonia, dove l’abate lo nomina sorvegliante degli operai addetti alla costruzione di una chiesa. Il monaco Rinaldo con la sua diligenza suscitò l’invidia e la ribellione di questi operai, i quali lo uccisero con dei martelli, gettandone poi il corpo in uno stagno. Anni dopo il cadavere fu rinvenuto miracolosamente e trasportato a Dortmund.
Le versioni epiche ne fanno invece un valoroso guerriero, contemporaneo di un santo monaco omonimo, che visse in un’epoca indeterminata a Colonia e che morì in concetto di santità tra l’811 e il 1239. Dopo il trasferimento delle sue reliquie a Dortmund agli inizi del secolo XIII, le tradizioni di un eroe e di un santo si fusero, ricavandone un unico Rinaldo monaco, che così venne a cancellare ogni traccia dell’eroico guerriero.
Dai primi decenni del secolo XIII si venne ad instaurare un culto per s. Rinaldo monaco, con una cappella a lui intestata a Colonia e dal 1200 egli è patrono principale di Dortmund e dal 1346 il suo nome compare nei calendari per lo più come martire.
In Germania fu eletto patrono dei commercianti, patronato che ebbe molta rilevanza nel Medioevo; inoltre dal 1706 è patrono anche degli scalpellini; il suo culto si estese da Colonia e Dortmund ai Paesi Bassi, Danzica, Thorn, Riga e Ulm, alcune reliquie furono portate a Fulda e nel 1616 a Toledo.
Vi sono ben 44 raffigurazioni di s. Rinaldo monaco di Colonia, sparse un po’ in tutta la Germania e qui anche l’arte subisce la fantasia leggendaria del doppio personaggio, a volte è rappresentato come monaco con un martello in mano, simbolo del suo martirio, spesso appare in vesti di guerriero figlio di Hamon, con spada e scudo, a volte il martello compare anche in mano al cavaliere.
Anastasio de Sens, Santo
Virgínia, Santa
Con questo nome è venerata una santa pastorella del Poitou in Francia, la tradizione popolare ce ne ha tramandata la vita, apparentemente leggendaria; è patrona di Sainte-Verge nel Deux Sèvres vicino Poitiers e la sua festa si celebra il 7 gennaio, le è stata dedicata una chiesa parrocchiale che ha preso il suo nome.
Le sue reliquie risultano disperse nel 1793 durante la Rivoluzione Francese.
Di ufficiale non si sa altro; il nome però come in tanti altri casi è divenuto comune in Italia, Francia, Inghilterra per altri motivi, così si chiamano due Stati degli U.S.A.: Virginia e West Virginia con capitali Richmond e Charleston, il cui nome fu messo in omaggio alla regina Elisabetta I d’Inghilterra, la “regina vergine”.
Proviene dal latino ‘virgo’ a sua volta derivato dall’etrusco e significa ‘vergine’.
Vittorio Alfieri nel 1777 si ispirò per la sua tragedia omonima, alla leggenda di Virginia che insidiata dal decumviro Appio Claudio nel secolo V a. C., fu uccisa dal padre Lucio per sottrarla al disonore.
Nell’antichità latina, il nome Virginia / Virginio indicava i giovani di ambo i sessi pronti per il matrimonio.
Le sue reliquie risultano disperse nel 1793 durante la Rivoluzione Francese.
Di ufficiale non si sa altro; il nome però come in tanti altri casi è divenuto comune in Italia, Francia, Inghilterra per altri motivi, così si chiamano due Stati degli U.S.A.: Virginia e West Virginia con capitali Richmond e Charleston, il cui nome fu messo in omaggio alla regina Elisabetta I d’Inghilterra, la “regina vergine”.
Proviene dal latino ‘virgo’ a sua volta derivato dall’etrusco e significa ‘vergine’.
Vittorio Alfieri nel 1777 si ispirò per la sua tragedia omonima, alla leggenda di Virginia che insidiata dal decumviro Appio Claudio nel secolo V a. C., fu uccisa dal padre Lucio per sottrarla al disonore.
Nell’antichità latina, il nome Virginia / Virginio indicava i giovani di ambo i sessi pronti per il matrimonio.
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Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
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Textos recolhidos
In
MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros
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