Desejo a todos os meus leitores
UM BOM ANO DE 2016
Nº 2743 - (126-2016)
5 DE MAIO DE 2016
SANTOS DE CADA DIA
8º A N O
LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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JOVINIANO, Santos
Em Autissiodoro, na Gália Lionense, hoje Auxerre, França, São JOVINIANO, leitor e mártir. (séc. III)
EUTÍMIO, Santo
MÁXIMO, Santo
Comemoração de São MÁXIMO bispo de Jerusalém, que por ordem do imperador Maximino Daia, depois de lhe tirarem um olho e queimar um pé com ferro em brasa, foi condenado ao trabalho forçado nas minas; mas, tendo sido liberto, regressou à sede de Jerusalém, onde, prestigiado pela sua gloriosa confissão de fé, finalmente descansou em paz. (350)BRETÃO, Santo
Em Tréveris, na Gália Bélgica, hoje Alemanha, São BRETÃO bispo que defendeu a sua grei dos erros de Prisciliano, mas em vão tentou, juntamente com Santo AMBRÓSIO DE MILÃO e SÃO MARTINHO DE TOURS opor se à ferocidade daqueles que pediram a morte de Prisciliano e seus sequazes. (386)
HILÁRIO, Santo
Em Arles, na Provença, hoje França, Santo HILÁRIO bispo que, promovido com relutância da solidão de Lérins ao episcopado, trabalhando por suas mãos usando a mesma túnica no inverno e no verão e caminhando a pé, a todos manifestou o seu amor da pobreza; assíduo à oração, às vigílias e aos jejuns e incansavelmente entregue ao ministério da palavra, revelou aos pecadores a misericórdia de Deus, acolheu os órfãos e destinou todo o dinheiro recolhido nas basilicas para a redenção dos cativos. (449)
NICÉCIO, Santo
Em Vienne, na Gália Lionense, hoje França, São NICÉCIO, bispo. (séc. V)
GERÔNCIO, Santo
Em Milão, na Ligúria, hoje Lombardia, Itália, São GERÔNCIO bispo. (472)
MAURONTO, Santo
Em Marchiennes, na Gália Bélgica, hoje França, São MAURONTO abade e diácono que foi discípulo de Santo AMANDO. (702)
SACERDOTE, Santo
Em Limoges, Aquitânia, França, São SACERDOTE que depois de ser monge e abade, foi eleito bispo, mas finalmente quis voltar à vida monástica. (séc. VIII)
GOTARDO ou GODEARDO, Santo
Em Hildesheim, Saxónia, Alemanha, São GOTARDO ou GODEARDO bispo, que sendo abade do mosteiro de Niederaltaich, visitou e instaurou outros mosteiros; depois sucedeu a São BERNARDO nesta sede episcopal, onde promoveu o bem na sua Igreja, restabeleceu a disciplina regular do clero e abriu escolas. (1038)
LEÃO, Santo
AVERTINO, Santo
Em Vençay, Tours, França, Santo AVERTINO diácono que acompanhou São TOMÁS BECKET no exílio em, depois da morte deste santo, regressou para Vençay, onde seguiu vida eremítica. (1189)
ÂNGELO, Santo
Em Licata, na Sicília, Itália, Santo ÂNGELO presbítero da Ordem dos Carmelitas e mártir. (1225)
BENVINDO MARÉNI, Beato
Em Recanáti, no Piceno hoje nas Marcas,. Itália, o beato BENVINDO MARÉNI, religioso da Ordem dos Menores. (1289)
NÚNCIO SULPRÍCIO, Beato
Em Nápoles, na Campânia, Itália, o beato NÚNCIO SULPRÍCIO que tendo ficado órfão, enfermo de gangrena numa perna e fisicamente muito debilitado , tudo suportou com alegre e paciente serenidade e a todos assistiu com grande solicitude, confortando assiduamente os companheiros de sofrimento e, apesar da sua extrema pobreza, socorrendo de todos os modos, possíveis os indigentes. (1836)
CATARINA CITTADÍNI, Beata
Em Somasca, Bérgamo, Itália, a beata CATARINA CITTADDÍNI virgem quem, tendo ficado órfã desde a infância foi educadora humilde e sábia; dedicou-se abnegadamente e sem descanso à formação das jovens pobres e ao ensino da doutrina cristã, fundando com esta finalidade o Instituto das Irmãs Ursulinas de Somasca. (1857)
GREGÓRIO FRACKOVIAK, Beato
Em Dresda, na Alemanha, o beato GREGÓRIO FRACKOWIAK, religioso da Sociedade do Verbo Divino e mártir, que, preso durante a guerra, com um golpe de guilhotina morreu por Cristo.
... E AINDA ...
VIRGEM DA ADORAÇÃO, Santa
Fivizzano, cittadina della Toscana ai confini della provincia di Massa e Carrara, si adagia su una fertile collina che scende dall’Appennino Tosco-Emiliano sulla strada nazionale per il Passo del Cerreto, verso Reggio Emilia. La sua prima origine risale ad un insediamento ligure-etrusco che sopravvive alle invasioni sannitiche e che in seguito si aggrega ad una colonia romana. Attraverso i secoli ha diverse dominazioni di Principi e Marchesi che ne fanno un feudo importante. Dal 1478 passa sotto il dominio di Firenze che la tiene come residenza estiva; Cosimo I De’ Medici la circonda di solide mura. Passa quindi sotto il governo di Modena fino all’unificazione dell’Italia, quasi baluardo di sicurezza con le sue mura ed i suoi castelli. Oggi è una ridente cittadina di villeggiatura, in parte ricostruita in stile moderno, dopo il tremendo terremoto del 1920 che la devastò. In questa “perla sperduta tra i monti” fiorisce fin dal 1596 una grande devozione alla Madonna radicata nel Santuario della Madonna dell’Adorazione, al quale accorrono le popolazioni della Lunigiana
VIRGEM MARIA DE SÃO LUCA, Santa
La venerazione verso la Madonna di San Luca, con il culto del vescovo S. Petronio, costituisce un dato caratterizzante la città e diocesi di Bologna. Questo vincolo di grazia e benedizione, iniziato con la fondazione della chiesa sul Monte della Guardia nel 1194, ebbe una storica conferma allorchè durante l'episcopato del beato Nicolò Albergati, il 4 luglio 1433, la venerata immagine scese per la prima volta dal Colle della Guardia per liberare la città dalle piogge diluviali. Dal 1476 la visita della B. Vergine si verifica con cadenza annuale nei giorni delle Rogazioni antecedenti l'Ascensione. Ogni evento, triste e lieto, della storia di Bologna si riflette su questa immagine dolce e austera, che appartiene al modello della Hodigitria, cioè di Colei che indica la Via. Maria sembra ripetere ai Bolognesi le parole pronunciate a Cana: "Fate quello che Egli vi dirà" (cfr. Gv 2,5). La Madonna di San Luca, incoronata dall'arcivescovo Alfonso Paleotti nel 1603, ricevette un prezioso regale diadema per le mani di Pio IX il 10 giugno 1857 nel corso del viaggio alle Legazioni Pontificie
IRENE ou IRINA de LECCE, Santa
Santa venerata a Lecce, ma la sua persona è circondata dalla leggenda, studi approfonditi sulla sua esistenza mancano, mentre vi è un’antica ‘Vita’ abbreviata del Menologio di Basilio II del sec. X.
Irene che a Lecce è chiamata Erina, era figlia di un signorotto di nome Licinius, che geloso della bellezza della figlioletta, all’età di sei anni la rinchiuse sulla cima di una torre, sorvegliata da tredici servi.
Dio la istruì nel cuor suo della dottrina cristiana e s. Timoteo, discepolo di s. Paolo, la battezzò, lei prese gli idoli che il padre le aveva dato da adorare e li infranse; il padre preso dall’ira la fece legare su un cavallo imbizzarrito per farla morire, ma miracolosamente Irene si salvò, mentre il padre morì a causa delle conseguenze di un morso ricevuto alla mano, dallo stesso cavallo.
La giovane cristiana ottenne con le preghiere, la resurrezione del padre, il quale unitamente alla famiglia ed a circa tremila pagani, si convertì al cristianesimo. Il governatore Ampelio tentò di farla apostatare e al suo rifiuto, inferocito, la fece torturare e decapitare. (In questa ‘Vita’ non vi è alcuna indicazione di luogo né di data)
Irene che a Lecce è chiamata Erina, era figlia di un signorotto di nome Licinius, che geloso della bellezza della figlioletta, all’età di sei anni la rinchiuse sulla cima di una torre, sorvegliata da tredici servi.
Dio la istruì nel cuor suo della dottrina cristiana e s. Timoteo, discepolo di s. Paolo, la battezzò, lei prese gli idoli che il padre le aveva dato da adorare e li infranse; il padre preso dall’ira la fece legare su un cavallo imbizzarrito per farla morire, ma miracolosamente Irene si salvò, mentre il padre morì a causa delle conseguenze di un morso ricevuto alla mano, dallo stesso cavallo.
La giovane cristiana ottenne con le preghiere, la resurrezione del padre, il quale unitamente alla famiglia ed a circa tremila pagani, si convertì al cristianesimo. Il governatore Ampelio tentò di farla apostatare e al suo rifiuto, inferocito, la fece torturare e decapitare. (In questa ‘Vita’ non vi è alcuna indicazione di luogo né di data)
LLANO ou LANDO, Santo
Nasce intorno al 279-280, sotto il pontificato di Eutichiano e l’impero di Probo, da una famiglia nobile e cristiana; lascia presto la patria terrena e scegli la patria universale della Chiesa quale precursore di quella milizia ausiliaria che si batte coraggiosamente per difendere i diritti di Dio e la patria dell’anima in una terra dove avrebbe presto data la suprema testimonianza del sangue. Poiché di origini nobili, nella vicina Treviri nel 292, entrò nell’esercito adolescente, quando già il cristianesimo era entrato largamente nell’esercito, in un periodo di tolleranza religiosa. La legione XIII Fulminante reclutata da Marco Aurelio in Armenia, prima nazione a riconoscersi cristiana, era composta quasi da tutti cristiani
LÚCIO DE SAVÓIA, Beato
Discendente della nobile famiglia dei Savoia, il Beato Lucio, ricevette l’abito dell’Ordine Mercedario nel convento di Carcassona in Francia. Inviato a redimere schiavi in Africa, fu sorpreso in mare dai corsari mori che portatolo a Tunisi, gli inflissero ogni genere di orribili torture. Condotto poi in Egitto, per 16 anni sopportò una crudele prigionia e afflitto da molti tormenti, i quali nulla valsero a fargli rinnegare la fede in Cristo Gesù. Indignati per la sua costanza, per ordine del sultano Bajazet II° venne decapitato nella città di Costantinipoli il 5 maggio 147
MARTINO DE FIJOVOSA, Beato
Martino nacque nel 1140 circa nella regione spagnola di Soria. Nel 1158 entrò nel monastero cistercense di Cantares per poi trasferirsi a Huerta di Ariza. Dopo alcuni anni venne eletto abate e il monastero, sotto il suo governo, esercitò un grande influsso sui due regni di Castiglia ed Aragona. Nel 1185 fu eletto abate e il monastero, sotto il suo governo, esercitò un grande influsso sui due regni di Castiglia ed Aragona. Nel 1185 fu eletto vescovo di Siguenza. Nel 1192 abbandonò il vescovado e si ritirò in solitudine a Huerta, dove condusse per oltre venti anni una vita ritirata e nascosta, dedita alla contemplazione. Morì il 16 settembre 1213
NOSSA SENHORA DA EUROPA
Criteri o parametri di Maastricht, il famoso 3% del rapporto PIL-deficit, convergenza dei fondamentali dell'economia, tasso tendenziale di inflazione, euroscettici ed eu-roentusiasti, promossi o bocciati, euro sì o euro no, paesi «ins» e paesi «outs»? Questo il tormentone di questi ultimi 20 mesi. La rivista «Maria Ausiliatrice» vuole solo mostrare un aspetto che riguarda il binomio «Maria-Europa», ripercorrendo l'origine della bandiera dell'Unione Europea e ricordando una chiesa di Gibilterra dedicata a «Our Lady of Europe» o «Nostra Signora d'Europa».
Una bandiera per l'Europa
Ogni stato ha la sua bandiera. L'Europa non è ancora uno stato unitario, ma coltiva la speranza che lo diventi. Una bandiera però c'è per l'Unione Europea (UE). Ed ha una storia singolare, e diciamo anche un po' «mariana».
A pochi anni dal secondo conflitto mondiale, nel 1949, venne affidato ad una commissione il compito di progettare la bandiera dell'Europa. Il suo primo compito fu di escludere possibili contrasti o rassomiglianze troppo vicine a bandiere di altri stati, evitando così spiacevoli accuse di «copiature». Dopo lunghe discussioni si arrivò alle seguenti decisioni:
- Il colore dell'Europa sarebbe stato il blu: il nero è il colore dell'Africa, il giallo dell'Asia, il rosso dell'America, e il verde dell'Australia.
- Sul campo blu sarebbero comparse delle stelle uguali, per significare l'uguaglianza in dignità di stati grandi e piccoli. Il problema era: quante stelle? Un problema non da poco. Fu scelto il 12. Perché fortemente simbolico: come le 12 ore del giorno, i 12 mesi dell'anno, i 12 segni dello zodiaco... e anche i 12 apostoli. Dodici stelle, uguali, a forma di cerchio.
Fu nell'ottobre del 1955 che l'Assemblea adottò la bandiera dell'Europa, che è quella attuale. Ma solo il giorno 8 dicembre (festa dell'Immacolata) fu adottata dai ministri del Consiglio d'Europa. Pochi giorni dopo veniva issata a Strasburgo. Ovviamente qualcuno nella data dell'8 dicembre e nelle 12 stelle che ricordano la visione dell'Apocalisse di «una donna vestita di sole, con una corona di 12 stelle» come viene detto nel capitolo 12, (ancora una volta il numero 12, ma questa volta è pura coincidenza), vi ha visto un richiamo religioso o meglio «mariano». Questa stessa ispirazione «mariana» ha guidato anche il maestro Max Ingrand nel progettare la nuova vetrata della cattedrale di Strasburgo. Essa fu dedicata a Maria protettrice dell'Europa.
La chiesa di «Our Lady of Europe» di Gibilterra
Ci auguriamo che Maria continui ad essere la protettrice del nostro continente anche in questa nuova avventura dell'Euro. Perché non sia solo una questione economica ma anche di pace, di giustizia, di verità, di fraternità e di solidarietà. Valori questi che stavano a cuore a suo Figlio Gesù, e quindi anche alla Madonna. In realtà il nostro continente era stato consacrato a Maria già nel lontano 1300. Ancora oggi a Gibilterra si venera la Madonna con titolo di «Our Lady of Europe». C'è una statua che testimonia questo culto della Vergine Maria. Esso viene fatto risalire al 1300 circa, quando i principi cristiani occuparono il promontorio. Dopo aver espulso, secondo l'uso del tempo, la popolazione musulmana, i nuovi padroni dedicarono non solo quel luogo ma l'intero continente a Maria invocandola con il titolo di «Nostra Signora d'Europa». Venne scelto come luogo una piccola moschea edificata dagli Arabi nel 711, durante il loro primo sbarco. Essa era posta sul punto più a sud del continente. In questa nuova chiesa collocarono la statua. Questa visse poi una singolare vicenda. Nel 1333 i musulmani riconquistarono la rocca. Ma i cristiani, prima della fuga, sotterrarono la statua della Madonna (fu ritrovata soltanto nel 1967). I guai della cappella-santuario non erano finiti. Subì lungo i secoli altre distruzioni e saccheggi ad opera questa volta di inglesi e olandesi.
Finalmente nel 1962 il vescovo John F. Healy celebrava la messa in una cappella di nuova costruzione. Fu poi nel 1979 che Giovanni Paolo II affidò la diocesi di Gibilterra, la più a sud del continente Europa, alla speciale protezione di Nostra Signora d'Europa.
Una bandiera per l'Europa
Ogni stato ha la sua bandiera. L'Europa non è ancora uno stato unitario, ma coltiva la speranza che lo diventi. Una bandiera però c'è per l'Unione Europea (UE). Ed ha una storia singolare, e diciamo anche un po' «mariana».
A pochi anni dal secondo conflitto mondiale, nel 1949, venne affidato ad una commissione il compito di progettare la bandiera dell'Europa. Il suo primo compito fu di escludere possibili contrasti o rassomiglianze troppo vicine a bandiere di altri stati, evitando così spiacevoli accuse di «copiature». Dopo lunghe discussioni si arrivò alle seguenti decisioni:
- Il colore dell'Europa sarebbe stato il blu: il nero è il colore dell'Africa, il giallo dell'Asia, il rosso dell'America, e il verde dell'Australia.
- Sul campo blu sarebbero comparse delle stelle uguali, per significare l'uguaglianza in dignità di stati grandi e piccoli. Il problema era: quante stelle? Un problema non da poco. Fu scelto il 12. Perché fortemente simbolico: come le 12 ore del giorno, i 12 mesi dell'anno, i 12 segni dello zodiaco... e anche i 12 apostoli. Dodici stelle, uguali, a forma di cerchio.
Fu nell'ottobre del 1955 che l'Assemblea adottò la bandiera dell'Europa, che è quella attuale. Ma solo il giorno 8 dicembre (festa dell'Immacolata) fu adottata dai ministri del Consiglio d'Europa. Pochi giorni dopo veniva issata a Strasburgo. Ovviamente qualcuno nella data dell'8 dicembre e nelle 12 stelle che ricordano la visione dell'Apocalisse di «una donna vestita di sole, con una corona di 12 stelle» come viene detto nel capitolo 12, (ancora una volta il numero 12, ma questa volta è pura coincidenza), vi ha visto un richiamo religioso o meglio «mariano». Questa stessa ispirazione «mariana» ha guidato anche il maestro Max Ingrand nel progettare la nuova vetrata della cattedrale di Strasburgo. Essa fu dedicata a Maria protettrice dell'Europa.
La chiesa di «Our Lady of Europe» di Gibilterra
Ci auguriamo che Maria continui ad essere la protettrice del nostro continente anche in questa nuova avventura dell'Euro. Perché non sia solo una questione economica ma anche di pace, di giustizia, di verità, di fraternità e di solidarietà. Valori questi che stavano a cuore a suo Figlio Gesù, e quindi anche alla Madonna. In realtà il nostro continente era stato consacrato a Maria già nel lontano 1300. Ancora oggi a Gibilterra si venera la Madonna con titolo di «Our Lady of Europe». C'è una statua che testimonia questo culto della Vergine Maria. Esso viene fatto risalire al 1300 circa, quando i principi cristiani occuparono il promontorio. Dopo aver espulso, secondo l'uso del tempo, la popolazione musulmana, i nuovi padroni dedicarono non solo quel luogo ma l'intero continente a Maria invocandola con il titolo di «Nostra Signora d'Europa». Venne scelto come luogo una piccola moschea edificata dagli Arabi nel 711, durante il loro primo sbarco. Essa era posta sul punto più a sud del continente. In questa nuova chiesa collocarono la statua. Questa visse poi una singolare vicenda. Nel 1333 i musulmani riconquistarono la rocca. Ma i cristiani, prima della fuga, sotterrarono la statua della Madonna (fu ritrovata soltanto nel 1967). I guai della cappella-santuario non erano finiti. Subì lungo i secoli altre distruzioni e saccheggi ad opera questa volta di inglesi e olandesi.
Finalmente nel 1962 il vescovo John F. Healy celebrava la messa in una cappella di nuova costruzione. Fu poi nel 1979 che Giovanni Paolo II affidò la diocesi di Gibilterra, la più a sud del continente Europa, alla speciale protezione di Nostra Signora d'Europa.
MARCO ÚNGARO DE CONEGLIANO, Beato
(Papa dal 105 al 115).
Nobile romano, ebbe al narra la tradizione al come maestri Plinio il Giovane e Plutarco. Fu eletto successore di Evaristo in giovanissima età, quando non aveva ancora compiuto trent'anni.
PRISCA, Santa
Nel 1616, il giorno 3 maggio, ad opera dell’allora Arcivescovo di Cagliari don Francisco Desquivel, nel contesto degli scavi mirati al ritrovamento della tomba di San Sperate, si scoprì anche la sepoltura di Santa Prisca V.M... Sulla sua tomba vi erano le iscrizioni date solo a coloro che avevano offerto la loro vita in sacrificio per la causa della fede. La lapide che copriva il suo sarcofago litico infatti recava la seguente dicitura: “+ D(E)D(ICAVIMUS) F(IDE)L(I) MART(YRI) PRISCE NIMIS N(OBIS) D(ILECTAE)”, che tradotto significa: DEDICHIAMO (QUESTO SEPOLCRO) ALLA FEDELE MARTIRE PRISCA DA NOI ARDENTISSIMAMENTE AMATA. Questa epigrafe secondo l’interpretazione degli scopritori sarebbe stata apposta dal Vescovo di Cagliari Brumasio, agli inizi del VI secolo. Ricerche recenti (dell’archeologo Mauro Dadea) hanno dimostrato che questo vescovo provvedette personalmente alla deposizione nell’antica chiesa del centro abitato di Valeria, poi divenuta San Sperate, di reliquie di San Sperate e di altri martiri suoi compagni. Ricordiamo anche che questa giovane visse nel pieno della persecuzione dei cristiani per mano del potere romano, nel II secolo d.C.. Caso straordinario fu che quando si aprì il sarcofago di Prisca, il suo corpo apparve con grande stupore immerso in un mare di rose (dagli atti del ritrovamento - tratti dal Santuario de Caller del padre Serafino Esquirro). Nel corso del tempo era invalsa la convinzione che Prisca fosse da identificare con l’omonima martire romana. Ciò in contrapposizione a quanto sostenuto dagli scopritori seicenteschi che invece ne ipotizzarono l’origine sarda, in particolare san speratina. Le reliquie, come risulta dagli antichi documenti del XVII secolo, furono lasciate in deposito a San Sperate. Purtroppo nel corso dei secoli si è smarrita la loro esatta collocazione. Alcuni frammenti minori di queste reliquie, dall’Arcivescovo Desquivel, furono distribuite ad alcuni esponenti dell’alta aristocrazia, che li conservarono nelle cappelle private dei loro palazzi. Una di queste reliquie, dopo l’estinzione dell’ultimo rappresentante di una famiglia nobile di Cagliari, che ne era proprietario, nell’anno giubilare 2000 è ritornata a San Sperate, donata a discendenti della comune genealogia. Ogni anno, il 5 maggio, data dell’”adventus” cioè giorno del rientro del corpo santo al paese, nel giorno proprio della solennità di Santa Prisca V.M., la reliquia viene esposta al culto pubblico nella chiesa parrocchiale, dove viene poi trasportata insieme al simulacro in una suggestiva processione per le vie del suo paese che per l’occasione vengono adornate da un tappeto di petali di profumatissime rose.
TEUTERIA e TUSCA, Santas
S. Tosca o Tusca nome originale, è una vergine eremita presso Verona, essa è commemorata insieme a s. Teuteria, anch’essa eremita a Verona, il 5 maggio.
Secondo un racconto del secolo XVI, scritto dal vescovo della città scaligera, Agostino Valier, Teuteria era nata da una nobile famiglia anglosassone fra il VII e l’VIII secolo, convertitasi al cristianesimo, crebbe notevolmente sulla via della santità, finché un re pagano Osvaldo, prese ad insidiarla nella purezza, Teuteria fu costretta a scappare in Italia per sfuggirgli.
Giunta a Verona si nascose presso la vergine Tusca (Tosca) sorella del vescovo Procolo per sfuggire alle ricerche del re deluso.
Tusca era una vergine veronese che conduceva vita eremitica e godeva della devozione dei fedeli per la sua spiritualità, Teuteria decise di vivere in intima comunione con Tusca fino alla morte, considerandola sua guida spirituale.
Il loro culto è documentabile fin dal sec. VIII, infatti nel 750 il vescovo Annone fece una dedicazione di una chiesa in loro onore; nel 1161 il vescovo Ognibene, autorizzò una ricognizione delle reliquie per sistemarle nella nuova basilica consacrata il 14 settembre 1161.
Anticamente la Chiesa veronese nei suoi libri liturgici commemorava le due sante eremite in date diverse: Teuteria il 5 maggio e Tusca il 10 luglio, poi unificate al 5 maggio.
Il nome Tosca o Tusca deriva dal latino ‘Tuscus’ e significa “etrusco” e poi per estensione “toscano” (e da qui la Toscana).
Più frequentemente usato in Emilia Romagna, in Toscana ed a Verona, ebbe un ritorno popolare dopo la rappresentazione dell’opera lirica ‘Tosca’ di Giacomo Puccini; il maschile Tosco o Tusco è praticamente scomparso.
Secondo un racconto del secolo XVI, scritto dal vescovo della città scaligera, Agostino Valier, Teuteria era nata da una nobile famiglia anglosassone fra il VII e l’VIII secolo, convertitasi al cristianesimo, crebbe notevolmente sulla via della santità, finché un re pagano Osvaldo, prese ad insidiarla nella purezza, Teuteria fu costretta a scappare in Italia per sfuggirgli.
Giunta a Verona si nascose presso la vergine Tusca (Tosca) sorella del vescovo Procolo per sfuggire alle ricerche del re deluso.
Tusca era una vergine veronese che conduceva vita eremitica e godeva della devozione dei fedeli per la sua spiritualità, Teuteria decise di vivere in intima comunione con Tusca fino alla morte, considerandola sua guida spirituale.
Il loro culto è documentabile fin dal sec. VIII, infatti nel 750 il vescovo Annone fece una dedicazione di una chiesa in loro onore; nel 1161 il vescovo Ognibene, autorizzò una ricognizione delle reliquie per sistemarle nella nuova basilica consacrata il 14 settembre 1161.
Anticamente la Chiesa veronese nei suoi libri liturgici commemorava le due sante eremite in date diverse: Teuteria il 5 maggio e Tusca il 10 luglio, poi unificate al 5 maggio.
Il nome Tosca o Tusca deriva dal latino ‘Tuscus’ e significa “etrusco” e poi per estensione “toscano” (e da qui la Toscana).
Più frequentemente usato in Emilia Romagna, in Toscana ed a Verona, ebbe un ritorno popolare dopo la rappresentazione dell’opera lirica ‘Tosca’ di Giacomo Puccini; il maschile Tosco o Tusco è praticamente scomparso.
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Local onde se processa este blogue, na cidade do Porto
Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
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Textos recolhidos
In
MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros
MARTIROLÓGIO ROMANO
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Blogue: SÃO PAULO (e Vidas de Santos) - http://confernciavicentinadesopaulo.blogspot.com