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8º A N O
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ZENÃO, CONCÓRDIO e TEODORO, Santos
Em Nicomédia, na Bitínia hoje Izmit, Turquia, São ZENÃO e seus filhos CONCÓRDIO e TEODORO, mártires. (séc. III)
Em Niceia, Bitínia, hoje Izmit, Turquia, Santa TEÓDOTA com seus filhos EVÓDIO, HERMÓGENES e CALISTO mártires. (séc. IV)
HABIB de Edessa, Santo
Em Edessa, no Osroene, hoje Sanliurfa, Turquia, Santo HABIB diácono e mártir que, no tempo do imperador Licínio concluiu o seu glorioso combate ao ser lançado ao fogo por ordem do governador Lisânias. 322)
ANTONINO DE APAMEIA, Santo
Em Apameia, na Síria, Santo ANTONINO mártir que era canteiro, segundo a tradição e foi morto pelos pagãos aos vinte anos de idade por ter destruído os ídolos movido pelo ardor da fé. (séc. IV)
PRÓSPERO DE TARRAGONA, Santo
Em Tarragona, na Hispânia hoje Espanha, São PRÓSPERO bispo. (séc. IV)
JUSTO DE LIÃO, Santo
Em Lião, na Gália hoje França, o sepultamento de São JUSTO bispo que, depois do Concílio de Aquileia, renunciou ao episcopado e se refugiou com o leitor São VIADOR num ermo do Egipto, onde viveu alguns anos humildemente com os monges; o seu santo corpo foi trasladado por São VIADOR para Lião. /(381)
NONOVO DE SORATTE, Santo
No monte Soratte, junto à Via Flamínia, no Lácio, Itália, São NONOVO abade. (570)
Em Autun, na Borgonha, hoje França, São SIÁGRIO bispo que nos concílios em que tomou parte foi muito notável pela sua sabedoria e zelo (599)
AGRÍCOLA DE AVINHÃO, Santo
Em Avinhão, na Provença, hoje França, Santo AGRÍCOLA bispo que, depois da sua vida monástica na ilha de Lérins, auxiliou seu pai São MAGNO e lhe sucedeu no episcopado. (700)
ELPÍDIO DE PICENO, Santo
No Piceno hoje nas Marcas, Itália, Santo ELPÍDIO cujo nome foi adoptado pela cidade onde o seu corpo foi sepultado. (séc. XI)
ALBERTO e VITO, Santos
Em Pôntida, Bérgamo, na Lombardia, Itália, os santos ALBERTO e VITO monges; o primeiro, preferindo a milícia de Cristo às armas e honras do mundo, construiu na sua cidade um mosteiro com a observância cluniacense; o segundo foi o superior do mosteiro. (1096)
BROCARDO, Beato
No monte Carmelo, na Palestina, junto à fonte de ELIAS, o beato BROCARDO prior dos eremitas a quem Santo ALBERTO bispo de Jerusalém, deu como regra de vida que perseverassem dia e noite na meditação da lei do Senhor e fossem vigilantes na oração,. (1231)
INGRID ELOFSDOTTER DE SKANNINGE (Suécia), Beata
Em Skanninge, na Suécia, a beata INGRID ELOFSDOTTER que, ficando viúva, ofereceu todos os seus bens para o serviço de Deus e, depois de uma peregrinação à terra Santa, tomou o hábito monástico da Ordem dos Pregadores. (1282)
ESÍQUIO JOSÉ (Baldomero Margenal Puigmitjá), Beato
Em Orriols, na Catalunha, Espanha, o beato ESÍQUIO JOSÉ (Baldomero Margenat Puigmitjá) religioso da Congregação dos Irmãos das Escolas Cristãs e mártir. (1936)
JOSÉ MARIA LAGULA PUERTO, Beato
ALESSANDRO CARLO LANFANT, Beato
Anne-Alexandre-Charles-Marie Lanfant nacque a Lione il 9 settembre 1726 da una famiglia borghese ed all’età di quindici anni entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù presso Avignone. Compiuta una brillante carriera nell’insegnamento ad Aix, Besancon e Marsiglia, professo i voti religiosi nel 1760 e da quel momento si dedicò al ministero delle missioni presso Nancy. Dal 1° settembre 1768, in seguito alla soppressionedei Gesuiti in Lorena, per qualche tempo fu predicatore dell’imperatrice Maria Teresa a Vienna, per poi tornare a Parigi ove si stabilì.
Rinomato oratore, stimato persino dai nemici della fede, grande devoto del Sacro Cuore, Padre Lanfant ricevette il titolo di predicatore del re Luigi XVI. Erano tempi duri per il cattolicesimo francese, la Rivoluzione era alle porte, pronta a mietere un’innumerevole schiera di martiri fedeli al Papa. Anche il Lanfant, infatti, rifiutò fermamente di prestare il giuramento sulla Costituzione civile del clero e fu accusato di aver aiutato il sovrano ad assolvere il precetto pasquale per mano di un sacerdote refrattario.Verso la fine dell’agosto 1792 fu arrestato e cadde vittima per la sua fede durante i massacri di settembre, il 2 settembre 1792 presso l’abbazia Saint-Germain-des-Prés in Parigi insieme a molti altri religiosi.
Padre Lanfant fu beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926 con altre 190 vittime della medesima persecuzione. Dei suoi scritti non restano che una raccolta di Sermoni e le “Mémories et correspondance secrète du P. Lanfant, confesseur du roi, pendant trois années de la Révolution, 1790, 1791, 1792”.
ANDREA GRASSET DE SAINT-SAUVEUR, Beato
Tra la folta schiera di ecclesiastici che durante la Rivoluzione Francese persero la vita nelle Stragi di Settembre del 1792 troviamo anche degli stranieri: oltre allo svizzero Apollinare da Posat, padre cappuccino, vi è anche il canadese Andrea Grasset de Saint-Sauver.
Nato a Montréal il 3 aprile 1758, si trasferì in Francia, ove divenne canonico della cattedrale di Sens. Allo scoppio della Rivoluzione, trovò rifugio presso gli Eudisti di Parigi. Al rifiuto di sposare le teorie rivoluzionarie in materia ecclesiastica, volte a disconoscere l’autorità pontificia sulla Chiesa gallicana, i religiosi vennero internati presso il convento carmelitano della città, , il 2 settembre 1792 avenne il massacro di ben 95 martiri in odio alla loro fede cattolica, capeggiati da tre vescovi, Jean-Marie du Lau d’Alleman ed i fratelli Francois-Joseph e Pierre-Louis de La Rouchefoucauld-Bayers.
Insieme con altre vittime della persecuzione religiosa morte in quei giorni a Parigi, per un totale di 191 persone, Andrea Grasset de Saint-Sauver fu dunque beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926
ANTÓNIO FRANCO, Santo
Da nobile famiglia di origine francese, terzo di sei figli, Antonio Franco nacque a Napoli il 26 settembre 1585. Crebbe buono, circondato da attenzioni e a soli diciassette anni conseguì la laurea in diritto canonico e civile. Per completare gli studi ecclesiastici il padre lo inviò a Roma e, un anno dopo, lo fece accogliere a Madrid alla corte di Filippo III. All’età di venticinque anni ricevette gli Ordini Sacri, il 14 Gennaio 1611 fu nominato Cappellano Reale. Dopo un decennio di permanenza a corte, il 12 Novembre 1616 fu designato consigliere e cappellano Maggiore del Regno di Sicilia, con la carica di Abate e Ordinario di S. Lucia del Mela, una “prelatura nullius” soggetta direttamente alla S. Sede (oggi nell’Arcidiocesi di Messina). Dopo essersi recato a Roma per l’investitura ufficiale, confermata da Paolo V l’11 Febbraio 1617, il novello monsignore fece l’ingresso solenne a S. Lucia del Mela il 18 Maggio.
Animato da fede profonda, il Servo di Dio si mostrò ben presto, nei difficili tempi del post Concilio, un pastore zelante. Seguì personalmente la formazione dei propri sacerdoti, visitando periodicamente anche le zone più remote della prelatura. Mons. Franco, d’indole assai umile, si sottoponeva a penitenze: digiunava o pranzava a pane ed acqua, sovente dormiva sul pavimento usando una piccola stuoia per materasso. Secondo i canoni del tempo portava ai fianchi, come strumento di mortificazione, due catene di ferro, una delle quali è oggi conservata in una cassetta d’argento e, per antica tradizione, portata presso le case dei malati. Si distinse per la carità verso i poveri e gli infermi. Grande fu l’impegno per le vittime degli usurai. Durante una persistente siccità, gli abitanti del vicino paese di S. Filippo del Mela, si recarono a visitarlo per chiedergli preghiere. Il santo prelato, vivamente commosso, disse loro di confidare in Dio. Tornati in paese, con grande sorpresa, trovarono che li precedeva in contrada “Basso”. Indicò loro un’abbondante sorgente d’acqua e alla misteriosa “bilocazione” si aggiunse la grazia di avere un pozzo tanto necessario, detto poi “del Beato” e dove venne poi eretta un’edicola con la sua immagine.
Antonio Franco morì, a soli quarantadue anni, anche a causa dell’infaticabile apostolato, il 2 Settembre 1626. Spirò dolcemente, con gli occhi al cielo che in quel momento si illuminava con i raggi del sole nascente.
La tomba del Servo di Dio divenne da subito meta di devoti che, pregandolo, ottenevano grazie. Sette anni dopo, durante alcuni lavori in cattedrale, si sparse la voce che il suo corpo fosse stato violato. Le Autorità, sia religiose che civili, la sera del 7 Luglio 1633 diedero ordine di aprire la sepoltura e si constatò, con commozione, che non presentava traccia di corruzione. Nel 1656 ci fu la seconda ricognizione, alla presenza di molti fedeli che osservarono nella mano del Servo di Dio, fresco e verde, uno stelo di basilico. Da allora quella pianta fa parte degli ornamenti della sua urna. Una terza ricognizione vi fu nel 1721, pare, per richiesta dello stesso defunto che comparve più volte in sogno ad una nobildonna sua devota. L’ultima traslazione è del 5 Giugno 1913. L'urna di cristallo è oggi conservata nella cappella di Santa Lucia in Cattedrale. Il 2 Settembre di ogni anno, nell’anniversario della morte, la banda musicale cittadina presta servizio gratuito come da voto dell’agosto 1919, per lo scampato pericolo di un naufragio dopo un servizio nelle Isole Eolie. Il popolo da sempre lo chiama “Beato”, ma solo il 20 dicembre 2012 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione aprendo la strada alla beatificazione.
Il 2 settembre 2013 nella Cattedrale di Messina è stato beatificato dal cardinale Amato ed il successivo 15 settembre, con una solenne processione, il Corpo Santo è stato riportato nella cattedrale luciese e riposto sotto l’altare del SS. Crocifisso appositamente restaurato.
PREGHIERA
O Beato Antonio,
immagine fedelissima del buon Pastore:
con la tua vita sobria e orante
protesa verso gli ultimi e i bisognosi,
hai rinnovato la Chiesa nella verità e nella pace.
Tu hai edificato richiamando
ai valori eterni del Vangelo di Cristo,
vivendo nella fedeltà
quanto celebrato con decoro nei divini misteri.
A noi, che ricorriamo alla tua intercessione,
rinnova ancora oggi, le grazie che ti chiediamo:
ai ministri lo zelo pastorale,
alle famiglie l'amore fedele, fecondo e inesauribile,
ai malati il coraggio e la speranza.
Assistici nelle prove e fa che, amando la chiesa,
possiamo seguire le orme di Gesù Cristo
nostro Signore
e con lui poter un giorno regnare
nella beatitudine e nella pace.
AMEN
(chi ricevesse grazie per sua intercessione è pregato di darne comunicazione all'Arcivescovo di Messina)
APOLINÁRIO DE POSET, Beato
Jean-Jacques Morel nacque il 12 giugno 1739 nel villaggio di Préz-vers-Noréaz, nei pressi di Friburgo in Svizzera. Dal 1747 al 1750 fu affidato alle cure del curato del paese, suo zio Francesco Giuseppe Morel, e nel 1755 entrò nel collegio San Michele dei gesuiti a Friburgo per perfezionare la sua formazione. Il 28 luglio 1762 sostenette brillantemente una disputa filosofica pubblica ed il 26 settembre dello stesso anno vestì l’abito cappuccino nel convento di Zug assumendo il nome di Apollinare da Posat, nome d’origine del padre. Il 26 settembre 1763 emise la professione religiosa e il 22 settembre 1764 ricevette l’ordinazione presbiterale a Bulle.
Dal 1769 al 1774 Padre Apollinare fu impegnato ad aiutare il clero di varie parrocchie presso Sion, Porrentruy, Bulle e Romont. Alla fine dell’agosto 1774 divenne insegnante e direttore degli studenti di teologia a Friburgo e nel 1780 vicario nel convento di Sion. Il 20 agosto 1781 fu trasferito sempre quale vicario nel convento di Bulle e nel 1785 a Stans, direttore della scuola annessa al convento. Il 16 aprile 1788 lasciò Stans ed andò a Lucerna e nell’autunno del 1788 fu confessore dei tedeschi nel convento di Marais in Francia.
In questo paese fu sorpreso dalla Rivoluzione Francese, nemica del cristianesimo, ed alla soppressione gli ordini religiosi, ai primi di marzo 1790 fu inviato come vicario nella parrocchia di San Sulpizio. Dal 1° aprile 1791 poi si diede al ministero clandestino. Il 14 agosto 1792, celebrata la messa, si costituì ai commissari di Lussemburgo. Il 2 settembre seguente anche Padre Apollinare rimase vittima del massacro perpetrato dai rivoluzionari in odio alla fede nel convento carmelitano di parigi.
Lasciò scitto a coloro che piangevano la sua tragica fine: “Perché affliggervi tanto per me? Non sapete che io debbo essere nelle cose che riguardano il mio ministero? A chi appartiene il regno di Dio? A coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia. Non è forse soffrendo tormenti ben piú atroci, che il Cristo è entrato nella sua gloria? Il servo sarà piú grande del suo padrone? Invocherò il Signore nella lode e sarò liberato dai miei nemici”.
Papa Pio XI il 17 ottobre 1926 beatificò Apollinare da Posat insieme ad altre 190 vittime della medesima persecuzione, 94 delle quali morte proprio con lui nel convento carmelitano.
CARLOS LUÍS e LUÍS BENJAMIM HURTREL, Beatos
Nel firmamento della santità cattolica, rifulgono parecchie coppie di fratelli, segno tangibile di una particolare grazia divina, concessa alle loro famiglie d’origine, i cui genitori avevano donato con generosità, più di un figlio al servizio del Signore e dei fratelli.
Dai casi più noti dei tempi passati, come i ss. Cosma e Damiano e ss. Benedetto e Scolastica, si passa a figure più vicine a noi nel tempo, come s. Paolo della Croce (Paolo Danei) fondatore dei Passionisti (1694-1775) e venerabile Giovanni Battista Danei, cofondatore dei Passionisti (1695-1765); i beati Giacinta Marto (1910-1920) e Francesco Marto (1908-1919) veggenti di Fatima; il beato Giovanni Maria Boccardo (1848-1913), fondatore delle Suore “Povere Figlie di S. Gaetano” e il venerabile Luigi Boccardo (1861-1936) fondatore delle “Figlie di Gesù Re” non vedenti; le beate Maria Teresa Ledòchowska (1863-1922), fondatrice delle “Suore di S. Pietro Claver” e Urszula Ledòchowska (1865-1939), fondatrice delle Suore “Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante”; e ancora i Servi di Dio Flavio e Gedeone Corrà, giovani d’Azione Cattolica di Isola della Scala (Verona) vittime dei nazisti, le Serve di Dio Teresa e Giuseppina Comoglio di Torino laiche consacrate; poi i messinesi sant’Annibale Maria Di Francia (1851-1927), fondatore dei Rogazionisti e delle “Figlie del Divin Zelo” e il Servo di Dio Francesco Maria Di Francia (1853-1913) fondatore delle Suore “Cappuccine del Sacro Cuore”; ecc.
A loro bisogna aggiungere altre due coppie di fratelli sacerdoti francesi, vittime della Rivoluzione Francese, i beati Jean-Baptiste e René Lego, martiri di Angers e i beati Charles-Louis e Louis-Benjamin Hurtrel di Parigi; questi ultimi oggetto della presente scheda.
Carlo Luigi Hurtrel
Nacque nel 1760 a Parigi e nel 1780 divenne Magister artium. Entrato nei Frati Minimi, fondati nel 1435 da s. Francesco da Paola, fece la professione religiosa nel 1781 e nel 1783 fu ordinato sacerdote.
Nel 1789 era bibliotecario del suo convento parigino, quando cominciò la Rivoluzione Francese; e quando i religiosi in Francia, ebbero facoltà di scegliere la secolarizzazione oppure la vita comunitaria, chiese di continuare a vivere nel suo convento.
Il suo nome compare fra i firmatari di un indirizzo a papa Pio VI, che parteciparono ad un ritiro ecclesiastico, tenutosi il 23 maggio 1792 nel Seminario degli Irlandesi, qualificandosi come “parisinus ex Ordine Minorum presbiter”.
Come tanti altri ecclesiastici diocesani e degli Ordini religiosi, fu arrestato il 10 agosto 1792 e trasferito al punto di concentramento situato nell’abbazia di Saint-Germain-des-Prés, trasformata in prigione, con l’accusa di essere partigiano del re e dove il1° settembre lo raggiunse anche il fratello diacono Luigi Beniamino Hurtrel.
Nelle prime ore del 2 settembre, furono portati nella sala del parlatorio, dove a gruppetti tutti i prigionieri appartenenti al clero, venivano processati da una parvenza di tribunale, presieduto dal commissario Maillard, investito di questo compito dal Comitato di vigilanza.
A tutti veniva chiesto di prestar giuramento alla Costituzione del Clero, coloro che si rifiutavano venivano giustiziati subito a colpi di sciabola.
Anche ai due fratelli Hurtrel venne chiesto se avevano fatto il giuramento; ma non avevano ancora risposto quando un componente del sedicente tribunale, che li conosceva, prese la loro difesa, ne scaturì un litigio fra il presidente e il difensore.
Nel contempo, senza aspettare nessuna sentenza, i rivoluzionari assetati di sangue e decisi ad ucciderli, li afferrarono e avendo il sopravvento sui pochi difensori, li massacrarono a colpi di sciabola.
Luigi Beniamino Hurtrel
Ci sono poche notizie su di lui; nato verso il 1770 a Parigi, come il fratello Carlo Luigi Hurtrel, è segnalato negli anni 1789 e 1790, come studente del Seminario di Trente-Trois di Parigi, e quando era suddiacono, frequentava il Seminario di Saint-Nicolas.
Era ancora diacono diocesano, quando fu arrestato contemporaneamente al fratello, religioso dei Minimi; fu imprigionato nel Municipio e poi dal 1° settembre 1792 nell’abbazia di Saint-Germain-des-Prés, dove si riunì al fratello maggiore, col quale condivise la sorte che li condusse al martirio il 2 settembre.
I massacri di sacerdoti diocesani e di religiosi, continuarono per tutto il 2 e 3 settembre, nell’Abbazia suddetta, ai Carmelitani, a La Force, a S. Firmino; costituendo una pagina delle più orribili della Rivoluzione Francese.
CARLOS REGIS MATTEO DE LA CALMETTE, Beato
Nato nel 1747 a Nìmes (parrocchia di S. Castor) il conte di Valfons era stato ufficiale nel reggimento reale di Champagne. Nel 1792 abitava a Parigi presso il vicario della parrocchia di S. Rocco, Guilleminet, suo padre spirituale, quando questi venne arrestato. Fu condotto con lui nella prigione dei Carmelitani e da quel momento condivise l'esistenza dei preti prigionieri. Al momento dei massacri del 2 sett. quando i sacerdoti erano chiamati e uccisi all'uscita della cappella, il conte di Valfons si fece avanti e pronunciò questa professione di fede: « Io appartengo alla Chiesa cattolica, apostolica, romana! ». Tale dichiarazione provocò la sua condanna; venne immediatamente giustiziato dai rivoluzionari. Fu beatificato il 1° ott. 1926 e se ne celebra la festa il 2 settembre.
ELPÍDIO DE LIONE, Santo
Fu il diciassettesimo vescovo di Lione nella prima metà del sec. V. Non si sa niente della sua vita. Adone indica la sua sepoltura a San Giusto di Lione e la sua festa al 2 settembre
ENRICO FILIPE HERMÉS, Beato
Nato a Parigi nel 1752, alunno dei Sulpiziani, laureato in lettere nel 1775 e sacerdote nel 1776, insegnò per due anni filosofia nel seminario di S. Ireneo a Lione, come aiutante dei suoi antichi maestri. Laureato poi in teologia nel 1782, ebbe nel 1788 la nomina a parroco della chiesa parigina di S. Martirio, presso S. Medardo; ne fu privato, però, per mandato del Gran Consiglio, già il 31 gennaio 1789. Ritiratosi in una casa privata, diede ospitalità a due sacerdoti, refrattari al giuramento scismatico della Costituzione civile del clero, in procinto di partire per l'estero, e all'abate Royon, coraggioso giornalista.
Fedelissimo alla ortodossia cattolica, scrisse parecchi opuscoli, nei quali i vescovi e i sacerdoti che avevano prestato il giuramento scismatico non erano punto risparmiati.
Questi scritti, pubblicati a Parigi nel 1791, molto probabilmente furono la causa del suo arresto, come lo fu anche in parte il fatto di aver rifiutato al letto del suo ospite Royon, moribondo, il ministero del curato della parrocchia di S. Giacomo, perché aveva prestato il giuramento scismatico.
Arrestato dopo il 10 agosto 1792, fu imprigionato nel convento dei Carmelitani e vi fu ucciso il 2 settembre 1792.
Fu beatificato il 17 ottobre 1926
FRANCESCO LUIGI HEBERT, Beato
Nacque il 14 sett. 1735 a Crouttes, parrocchia nella diocesi di Lisieux, attualmente nella diocesi di Sées. Entrato nella Congregazione degli Eudisti nel 1756, fu ordinato prete nel 1761. Insegnò quindi nei seminari di Caen, di Dol e di Domfort (nella diocesi di Le Mans, oggi nella diocesi di Sées). Eletto il 16 ott. 1782 coadiutore del superiore generale degli Eudisti, allora paralizzato, diresse durante dieci anni la Congregazione, esercitando inoltre le funzioni di superiore della casa di Parigi.
La stima di cui era fatto segno nella capitale fece si che fosse scelto, nell'apr. 1791, quale confessore di Luigi XVI. Nessuno poteva dubitare della sua stretta ortodossia e dei consigli che egli dava al suo reale penitente. All'inizio dell'ag. 1792, il card. Zelada rimise a Pio VI una copia del voto di Luigi XVI « redatto d'accordo » con l'H. Questi venne arrestato l'H ag. e ucciso nel convento dei Carmelitani (oggi Istituto Cattolico di Parigi), il 2 sett.
Il 17 giug. 1793, in un'allocuzione concistoriale, Pio VI fece allusione all'« assassinio » del confessore del re. Il martire aveva previsto la sua morte violenta e perdonato in anticipo al carnefice, cui il suo esecutore testamentario doveva regalare un orologio.Fu beatificato da Pio XI il 17 ott. 1926.
FRANÇOIS-JOSEPH DE LA ROUCHEFOUCAULD-MAUMONT, Beato
Francois-Joseph de La Rouchefoucauld-Bayers nacque ad Angoulême nel 1736. Era figlio di Messire Jean de La Rochefoucauld, signore di Maumont, Magnac, Barre, le Vivier ed altre località, cavaliere degli ordini militari di Notre-Dame du Mont-Carmel e di St-Lazarre de Jérusalem, e di Marguerite des Escots. Destinato dai genitori alla carriera ecclesiastica, divenne vescovo-conte di Beauvais, nonchè pari di Francia, entrando nel parlamento come deputato del Clero di Clermont.
Rifiutò però la Costituzione civile del Clero, che prevedeva un giuramento di fedeltà allo stato, e guidò i sacerdoti della sua diocesi nella resistenza. Si rifugiò poi con suo fratello Pierre-Louis, vescovo di Saintes, dalla sorella badessa di Notre dame de Soissons. Ma la Rivoluzione Francese continuava ad infuriare ed essi furono scoperti. Francois-Joseph, incolpato d’intelligenza con il Comitato austriaco, fu arrestato il 13 agosto, mentre Pierre-Louis chiese di partegiare la sua prigionia e rifiutò di fuggire dal Carmelo di Parigi pochi giorni prima dell’eccidio. Proprio qui, infatti, il 2 settembre 1792 avenne il massacro di ben 95 martiri cristiani in odio alla loro fede, capeggiati dai due fratelli ed un altro vescovo, Jean-Marie du Lau d’Alleman.
Insieme con altre vittime della persecuzione religiosa morte in quei giorni a Parigi, per un totale di 191 persone, Francois-Joseph de La Rouchefoucauld-Maumont fu beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926.
GIACOMO FRITEYRE-DURVÉ, Beato
Nel lungo elenco delle vittime della Rivoluzione Francese, fra quelle uccise in odio alla Fede cattolica e denominate “Martiri del settembre 1792 a Parigi”, vi è anche il beato Giacomo Friteyre-Durvé.
Egli nacque a Marsac in Alvernia il 18 aprile 1725 e fu educato dai gesuiti a Boillons, rispondendo alla chiamata di Dio, entrò nel loro noviziato a Tolosa nel 1742. Ordinato sacerdote insegnò lettere e filosofia in istituti di varie città francesi.
Quando nel 1762 l’Ordine dei Gesuiti fu disperso nel territorio francese, si diede alla predicazione nella sua diocesi d’origine ma anche lì non era sicuro, pertanto dopo un po’ si rifugiò nello Stato Pontificio. In seguito al decreto di ripristino (1773) della Compagnia di Gesù, poté ritornare come predicatore in Francia, la sua celebre oratoria gli procurò una grande fama di ottimo predicatore per cui fu invitato a predicare la Quaresima alla corte di Luigi XVI e nel 1777 anche a Notre-Dame, fu nominato anche canonico di S. Paolo e
S. Dionigi.
Ma qualche anno dopo rifiutò le rendite che gli erano state assegnate e desideroso di rivivere la sua iniziale vocazione, desiderò ritirarsi presso un’Ordine religioso: gli Eudisti. Nel sorgere minaccioso della Rivoluzione Francese, volle rimanere a Parigi nonostante il pericolo che correva tutto il clero.
Usò la tattica di travestirsi da venditore ambulante di mercerie e così camuffato poté entrare nelle case dei fedeli e continuare così a confortarli nella fede, specie ai moribondi. Ma lo stratagemma non poteva durare a lungo e così venne scoperto, riconosciuto e arrestato verso la fine di agosto del 1792.
Rifiutò di prestare giuramento alla scismatica Costituzione civile del clero e pertanto venne rinchiuso nella prigione ricavata dal convento dei carmelitani. Il 2 settembre mentre passeggiava nel cortile, fu avvicinato da tale Vincenzo ex cantore nella sua parrocchia, che dopo aver scambiato poche battute, dopo che era stato riconosciuto da padre Giacomo, gli spacca la testa con un colpo di scure, ritornando poi nella sua zona vantandosi del delitto commesso; in quel tempo e con quegli eccidi di religiosi, nessuno gli avrebbe mai dato una punizione, né tantomeno chiesto il perché.
Egli morì comunque cristianamente, essendosi pentito nel 1820, del gesto fatto in quei giorni di effettiva follia assassina, la sua morte fu preceduta da orribile delirio in cui egli invocava padre Friteyre di perdonarlo e di aiutarlo nel trapasso.
Padre Giacomo Friteyre-Durvé fu beatificato il 17 ottobre del 1926 da papa Pio XI.
GIANFRANCESCO BURTÉ, Beato
Il beato Gianfrancesco Burté fa parte dei 191 sacerdoti e religiosi francesi massacrati durante la Rivoluzione Francese, tra il 2 e il 3 settembre 1792 a Parigi e beatificati da papa Pio XI il 17 ottobre 1926.
Sorvolando sulle cause storiche, politiche e di odio contro la religione e contro il clero, diciamo solo che gli arrestati durante i vari rastrellamenti, furono radunati in quattro prigioni di Parigi: l’Abbazia, La Force, l’ex convento dei Carmelitani e il Seminario di S. Firmino.
Ai Carmelitani morirono massacrati 96 martiri fra cui il Burté; dopo l’eccidio dei 21 preti prigionieri all’Abbazia, verso le 15,30 del 2 settembre 1792, il commissario Maillard incaricato dal Comitato di Vigilanza, diede ordine di spostarsi ai Carmelitani e con lui i banditi che lo seguivano, a cui si unì l’orda dei rivoltosi provenienti da S. Sulpizio.
Qui dopo aver ucciso a sangue freddo il vescovo di Arles, Du Lau e alcuni preti che stavano con lui, presero a fare uscire dalla cappella dove erano rinchiusi, gli altri prigionieri a due alla volta; sul pianerottolo della scala che porta al giardino, venne improvvisato un processo sommario, tenuto dallo stesso Maillard; ad ogni prete si chiedeva di prestare giuramento alla nuova Costituzione del clero, per ogni rifiuto seguiva l’esecuzione immediata; la vittima spinta verso le scale, veniva trafitta dalle baionette e dalle sciabole di quegli assassini.
Fra la compiacenza della giunta comunale di Parigi, i massacri continuarono il 3 settembre nelle altre due prigioni di La Force e S. Firmino.
Gianfrancesco Burté nacque a Ramberviller (diocesi di Saint-Dié) il 20 giugno 1740, entrò fra i conventuali della stretta Osservanza a Nancy nel 1757 e completati gli studi, rimase come professore e guardiano del convento nel 1768.
Nel 1778 fu inviato a Parigi come procuratore generale della sua provincia francescana; ritornò nella stessa città parigina nel 1790, divenendo superiore nel giugno 1792. Venne accusato di aver autorizzato i “preti refrattari”, cioè quei sacerdoti che non aderivano alla Costituzione del clero e quindi fuorilegge, a confessare e celebrare nella sua chiesa, mentre avrebbe dovuto proibirlo; quindi fu arrestato ed inviato nell’ex convento dei Carmelitani, dove fu trucidato insieme agli altri religiosi e sacerdoti catturati.
La sua festa religiosa è comune con gli altri al 2 settembre.
GIORGIO GIRAULT (Severino), Beato
Le vittime nel campo religioso, durante la Rivoluzione Francese, furono migliaia e appartenenti a tutti gli Ordini allora presenti in Francia.
Giorgio Girault che era nato a Rouen il 14 gennaio 1728, entrò nel convento del Terz’Ordine Regolare di S. Francesco di Rouen e nel 1750 fece la sua professione.
Divenne sacerdote a Parigi nel 1754, ebbe negli anni successivi vari incarichi di responsabilità nell’Ordine in Normandia; a partire dal 1773 prese a firmarsi con il suo nome di religione: Severino.
Alla scoppio della Rivoluzione Francese era alloggiato nel convento di Notre-Dame di Nazareth a Parigi ed era confessore delle Suore Francescane di S. Elisabetta e anche primo assistente del vicario generale.
Nel 1790 i religiosi furono invitati a dichiarare se intendevano rimanere nel convento o vivere nella vita civile; il Girault dichiarò di restare a vivere nel convento sotto la Regola dell’Ordine, altrettanto fecero le suore affidate alla sua direzione, infatti il convento delle Francescane rimase funzionante fino al 29 agosto 1792.
Al momento dello scatenarsi dei massacri dei religiosi, padre Severino Girault si trovava nel convento dei carmelitani di Parigi, arrestato insieme a molti altri e fu il primo ad essere ucciso; un testimone oculare dichiarò che il martire si trovava presso la fontana, recitando l’Ufficio, quando fu colpito alla testa con delle sciabolate e una volta caduto, due rivoluzionari lo trafissero a colpi di picca. Era il 2 settembre 1792, lo seguirono nel martirio in quello stesso luogo, altri 93 religiosi e sacerdoti.
“I martiri di Settembre”, complessivamente 191, furono beatificati da papa Pio XI il 17 ottobre 1926.
GIOVANNI LACAN, Beato
Nato nella diocesi di Rodez, era cappellano dell'Ospedale della Pietà a Parigi. Arrestato per avere rifiutato di prestare giuramento alla Costituzione civile del clero, venne assassinato nella prigione dei Carmelitani il 2 sett. 1792. Fu beatificato nel 1926 e la sua festa ricorre il 2 settembre
GIUSTO DE LIONE, Beato
A Lione in Francia, deposizione di san Giusto, vescovo, che, lasciato l’episcopato dopo il Concilio di Aquileia, si ritirò insieme al lettore Viatore in un eremo in Egitto, dove condusse per alcuni anni umile vita in compagnia dei monaci; il suo santo corpo insieme alle ossa di san Viatore fu poi traslato a Lione
GUIDO (Vito) DE PONTIDA, Santo
Guido e Alberto furono priori del monastero benedettino di Pontida. Alberto, della nobile famiglia dei Prezzati, fu dapprima un valoroso soldato che, per una grave ferita riportata, lasciò la vita delle armi per cercare la pace di Cristo: dopo aver peregrinato a S. Giacomo di Compostella in Spagna, si ritirò a Pontida, sua città natale, dove nella seconda metà del sec. XI, fondò un monastero che dedicò a s. Giacomo e che pose sotto la regola di Ugo di Cluny (m. 1109), e del quale, dopo aver fatto un periodo di noviziato a Cluny, fu superiore dopo il suo compagno Guido. Morì il 2 o il 12 sett. 1095 o 1099.
Le sue reliquie con quelle di s. Guido, del quale non si conosce l'anno della morte, furono conservate nella chiesa del monastero di Pontida fino al 1373, quando, essendo questa andata distrutta da un incendio, furono traslate nella chiesa di S. Maria Maggiore di Bergamo e finalmente nel 1911 tornarono a Pontida. I martirologi benedettini fissano la festa dei due santi al 5 settembre.
JEAN-MARIE DU LAU D'ALLEMAN, Beato
Jean-Marie du Lau d’Alleman nacque a La Coste nel 1738. Rampollo di una nobile famiglia, come consuetudine del tempo fu destinato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica, sino a divenire arcivescovo di Arles. Entrò inoltre nel parlamento francese come deputato del Clero, ma non condividendo le idee dei rivoluzionari volte alla statalizzazione della Chiesa francese, fu perseguitato per la sua fede cattolica. Imprigionato allora nel monastero carmelitano di Parigi, qui il 2 settembre 1792 venne massacrato con altri 94 compagni.
Insieme con altre vittime della persecuzione religiosa morte in quei giorni a Parigi, per un totale di 191 persone, Jean-Marie du Lau d’Alleman fu beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926. A capo di tale folta schiera di martiri sono stati posti tre vescovi, tra i quali appunto Jean-Marie du Lau d’Alleman ed i fratelli Pierre-Louis e Francois-Joseph de La Rouchefoucauld.
JUAN FRANQUESA COSTA, Beato
Sacerdote, poeta e apostolo della devozione alla Sacra Famiglia, che diffondeva con tutti i mezzi a sua disposizione, sia nel confessionale e dal pulpito e la stampa. Ha pubblicato un mese dedicato alla Sacra
ovene, due libri sull'Eucaristia, numerose collaborazioni a riviste cattoliche, oltre 300, numerose poesie al Nazareno, e la maggior parte dedicate alla Sacra Famiglia. Egli apparteneva alla comunità scolastica degli orfani poveri di Sant Julia de Vilatorta, ma era a Barcellona per predicare un ritiro. Rifugio a Sant Boi de Llobregat e nella sua città natale di Santa Fe, è stato riconosciuto come sacerdote e ucciso in Cervera il 2 settembre 1936. Le sue spoglie giacciono in una fossa comune nel cimitero di Cervera
LANFRANCO DE VERCELLI, Santo
San Lanfranco fu l’undicesimo della serie dei vescovi vercellesi, successore di Sant’Emiliano I. Governò la diocesi per nove anni, alla fine del V secolo. Scrive il Massa: “Dopo la morte, fu canonicamente acclamato per santo da tutti gli scrittori, sì vercellesi che forestieri”. Il nome di questo santo vescovo vercellese non è mai stato inserito nel Martirologio Romano, ma proprio l’ultima edizione di quest’ultimo indica come sia legittimo il culto quali “santi” e “beati” di quei personaggi cui questi titoli sono stati riconosciuti nei calendari e cataloghi diocesani
LAURENT (Abbé Laurent), Beato
Sulla vita del beato Laurent, di cui si ignora il nome, siamo poco informati. Era coadiutore dell'abate Sicard all'istituto dei sordomuti di Parigi ed era domiciliato nella parrocchia di Saint-Paul. Fu arrestato il 29 ag. 1792 e morì nel massacro della Abbazia, il 2 sett. Il Sicard, sfuggito al massacro, ricorda il Laurent e il Labrouche, suoi collaboratori, e dice del primo: « era un sacerdote, un istitutore-aggiunto, fornito di grande dolcezza, di grandi virtù e di grande coraggio ». Beatificato nel 1926, la sua festa si celebra il 2 settembre
LUIGI FRANCESCO MEALLET DE FARGUES, Beato
Figlio del conte de Fargues, cavaliere di Malta, nacque a Vitrac il 7 lugl. 1764 e compì gli studi di diritto a Parigi. Sebbene fosse stato incardinato nella diocesi di Saint-Flour, egli fu nominato vicario generale da suo cugino de Boual, vescovo di Clermont. Lasciò Vitrac tra il 1790 e il 1792, perché il 20 apr. di quest'ultimo anno lo si trova domiciliato a Parigi. Fu imprigionato nel convento dei Carmelitani e ucciso il 2 sett., lasciando soprattutto un ricordo di profonda pietà. La sua festa si celebra a Parigi il 2 settembre
MARTIRI DELLA STRAGE DE SETEMBRO, Beatos
La Chiesa venera, sotto il nome di “Beati Martiri delle Stragi di Settembre” un folto gruppo di martiri uccisi in odio alla fede cattolica in quattro prigioni a Parigi, tra il 2 e 3 settembre 1792, nel tragico contesto della Rivoluzione francese. Se la Chiesa enumera centonovantuno martiri, in stragrande maggioranza ecclesiastici, la loro morte deve comunque essere necessariamente vista nella realtà più ampia di una serie di sfrenate atrocità che causarono la morte di moltissime altre persone che caddero per la loro fede, inclusi alcuni il cui nome è rimasto ignoto ed oltre quaranta ragazzi con meno di diciotto anni. Il massacro avvenne illegalmente ed i pochi archivi ufficiali rimasero distrutti nell'incendio dell'Hotel de Ville a Parigi nel 1871. Le principali fonti d'informazione sono costituite dai testimoni oculari, in particolare quei pochi sacerdoti che riuscirono a sfuggire all'eccidio. Promulgata la Costituzione Civile del Clero il 12 luglio 1790, l'Assemblea Costituente effettivamente alienò così ogni possibile sostegno che la Chiesa avrebbe potuto offrire alla Rivoluzione. Dichiarando che il clero francese era al servizio del pubblico e non alle dipendenze della Santa Sede, si richiese a ciascun ecclesiastico di giurare fedeltà alla Costituzione. Inizialmente per coloro che avessero rifiutato fu prevista la confisca di tutti i beni, ma successivamente, dal 1792, la condanna venne tramutata in pena di morte.
Alcuni ecclesiastici, persino quattro vescovi ed un certo numero di sacerdoti, provenienti in gran parte da zone suburbane, non concependo questo gesto quale rinnegamento della fede e della morale, prestarono giuramento. La maggioranza fu invece refrattaria, pensando infatti fosse una mossa politica contro la Chiesa cattolica volta a creare al suo posto una Chiesa nazionale gallicana, scismatica.
Sebbene le autorità gerarchiche avessero immediatamente condannato il decreto come illegale, la Chiesa s'indebolì per le differenti posizioni assunte poi localmente. Questa condanna fu comunque confermata solo dieci mesi dopo, il 10 marzo 1791, da papa Pio VI, otto anni dopo anch'egli martire della Rivoluzione. Il pontefice definì il decreto “eretico, contrario all'insegnamento cattolico, sacrilego, e in contrasto con i diritti della Chiesa”. Per tutto il 1791, fu fatta pressione sui refrattari affinché pronunciassero il giuramento; alcuni espatriarono, e tra quelli che abbandonarono le loro parrocchie, non pochi si trasferirono a Parigi, dove vissero anonimamente tra i lazzaristi, i sulplici o presso altre congregazioni. L'atteggiamento antireligioso dell'Assemblea Legislativa si rafforzò ed il 29 novembre si decretò che ogni sacerdote che non avesse prestato giuramento entro otto giorni sarebbe stato accusato di avere “mauvaises intentions vers la Patrie”, in altre parole di essere un traditore. Nell'aprile del 1792, tale accusa fu rivolta a quasi tutti i sacerdoti, senza tenere conto della loro reale opinione. La Francia aveva dichiarato guerra a una lega capeggiata dall'imperatore austriaco, Giuseppe II, e da Federico Guglielmo II, re di Prussia, ed il papa era stato persuaso da sacerdoti emigrati a Roma a dichiarsi favorevole alla coalizione.
Bollati ora esplicitamente quali nemici della Rivoluzione, gli ecclesiastici comparvero in modo prominente accanto ai membri dell'aristocrazia ed a molti altri che vennero arrestati durante la seconda metà dell'agosto 1792. Il giorno 23, la fortezza a Longwy si arrese alle armate della coalizione, il 30 Verdun fu assediata, e la rivolta contadina della Vandea controrivoluzionaria rese ulteriormente instabile una situazione già incerta. Lo stato d'animo che regnava a Parigi era un miscuglio di panico, terrore e trionfalismo. La monarchia era stata appena abolita e la famiglia reale deportata e messa a morte: in primis il re Luigi XVI, con la moglie Maria Antonietta, il piccolo uigi XVII, la sorella del re Elisabetta ed una cugina, Maria Teresa di Savoia, principessa di Lamballe. Ci fu un'euforia marziale, quando il Concilio Esecutivo Provvisorio reclutò trentamila volontari, ma allo stesso tempo il popolo si convinse che, una volta che le truppe fossero partite, Parigi sarebbe stata in preda ad una fuga di massa dalle prigioni. Nulla può comunque giustificare ciò che accadde successivamente, ma parte della colpa risiede indubbiamente nel linguaggio infiammato e nell'atteggiamento laissez-faire dei capi della Rivoluzione. Domenica 2 settembre, Marat affermò retoricamente su L'Ami du Peuple: “Cittadini, il nemico è alle porte! [...] Non un singolo nemico deve restare a Parigi per godere della nostra disfatta!”.
Quello stesso pomeriggio, ben ventiquattro sacerdoti che erano stati segnalati per la deportazione vennero assaliti da una folla ostile mentre sotto scorta armata si recavano dalla mairie alla prigione Abbaye. Fin qui la situazione fu comunque contenuta, ma non appena raggiunsero la prigione una gran folla domandò che fossero “giudicati”, processo che fu sommariamente condotto dal famigerato Stanislao Maillard, che si era fatto un nome all'inizio della Rivoluzione e che ora capeggiava una compagnia di paramilitari. Quando i sacerdoti rifiutarono di prestare giuramento alla Costituzione, furono lasciati in pasto alla folla, che ne uccise la maggioranza.
Cinque sopravvissuti poterono testimoniare quanto era successo. Tra essi vi era l'abate Roch, Ambrogio Sicard, il cui imprigionamento mostrò quanto fossero diventati arbitrari gli arresti: giunto da Bordeaux a Parigi nel 1789, era immensamente popolare tra gli operai della città per aver fondato una scuola per bambini sordomuti. Tra i diciannove sacerdoti martiri vi era il confessore del re, Alessandro Lanfant, ex-gesuita.
Quello stesso giorno, ebbe ancora luogo un'altra carneficina nella chiesa carmelitana a Rue de Rennes, ove erano rinchiusi centocinquanta vescovi e sacerdoti, oltre a un laico. “Non c'è più niente da fare qui”, pare avesse affermato Maillard dopo il massacro all'Abbaye, “perciò andiamo dai carmelitani”. Diversi vescovi ed alcuni sacerdoti stavano recitando il vespro in una cappella quando i rivoluzionari assassini irruppero nel giardino ed uccisero il primo sacerdote che incontrarono. L'arcivescovo di Arles, Jean-Marie du Lau, uscì dalla cappella, seguito dal vescovo Francoise Joseph de la Rochefoucauld di Beauvais e suo fratello, il vescovo Pierre Louis de la Rochefoucauld di Saintes, per scoprire cosa stesse succedendo. L'arcivescovo di Arles fu sommariamente giustiziato non appena ammise la sua identità e nell'attacco armato che seguì il vescovo di Beauvais fu colpito ad una gamba.
Persino gli stessi esecutori del crimine pare fossero impressionati dalla casualità delle uccisioni: per porre rimedio a ciò fu nominato un “giudice” che approvasse le sentenze, seduto in un corridoio tra la chiesa e la sacrestia, dinnanzi al quale a due a due vennero condotti i prigionieri, inclusi quelli che disperatamente avevano tentato di fuggire. Nessuno fu disposto a prestare giuramento, bensì tutti erano pronti ad affrontare il martirio. Quando fu pronunciato il nome del vescovo di Beauvais, quest'ultimo a causa dell'infermità della sua gamba rispose: “Non rifiuto di morire con gli altri, ma non posso camminare. Per favore siate gentili abbastanza per portarmi dove volete che io vada”. Con queste parole zittì i suoi accusatori, ma non si salvò.
Solo verso la fine delle esecuzioni, qualcuno fu liberato ed altri riuscirono a scappare, ma al termine della giornata erano state assassinate novantacinque persone, compresi il laico, Charles de la Calmette, conte di Valfons, ee il suo confessore, Jean Guilleminet; il superiore generale dei benedettini mauristi, Ambroise Augustine Chevreux con due monaci; Francois Louis Hébert, confessore di Luigi XVI; Jacques Friteyre-Durvé ed altri quattordici gesuiti; e Jacques Galais, che, unico responsabile degli approvvigionamenti in prigione, passò al”"giudice” i trecentoventicinque franchi che doveva a chi forniva il cibo. Tra le vittime si contarono inoltre tre francescani, un fratello cristiano, trentotto membri del seminario di Saint-Sulpice, sei vicari generali diocesani, tre diaconi, e un accolito. Il massacro continuò durante la notte, senza che le autorità tentassero di porvi fine. Alla prigione di La Force invece, dove erano tenuti prigionieri molti aristocratici ed alcuni ecclesiastici, nessuno sopravvisse per narrare l'accaduto.
Anche il seminario lazzarista di Saint-Firmin fu adibito a prigione, dove, alle 5 e 30 circa del mattino seguente, 3 settembre 1792, giunse la banda di assassini. Loro prima vittima fu questa volta un sacerdote gesuita, Pierre Guérin. Quando questi rifiutò di giurare sulla costituzione, fu scaraventato dalla finestra più vicina e pugnalato nel cortile sottostante. Anche suo fratello Robert morì, così come altri cinque gesuiti. Al superiore del seminario, Louis Joseph Francois, assai amato a Parigi, venne offerta la possibilità di scappare, ma questi rifiutò di abbandonare i suoi compagni di prigionia; morì, come Ivo Guillon de Keranrun, vice cancelliere dell'università di Parigi, insieme a tre laici.
Complessivamente, circa millequattrocento persone, pari alla metà dei prigionieri detenuti a Parigi, perirono durante i massacri di settembre. La beatificazione di centonovantuno vittime, identificate come Martiri di Settembre, fu deretata il 1° ottobre 1926. L'Abbaye e La Force oggi non esistono più, Saint-Firmin è stato trasformato in un palazzo di uffici, mentre l'antico convento carmelitano è divenuto sede dell'Istituto Cattolico.
I quattro gruppi di martiri sono commeorati dal Martirologio Romano suddivisi come segue:
90374 - Beati Giovanni Maria du Lau d'Alleman, Francesco Giuseppe e Pietro Ludovico de la Rochefoucauld e 92 compagni – 2 settembre
93169 - Beati Pietro Giacomo Maria Vitalis e 20 compagni – 2 settembre
93169 - Beati Andrea Abel Alricy e 71 compagni – 3 settembre
93170 - Beati Giovanni Battista Bottex, Michele Francesco de la Gardette e Francesco Giacinto le Livec de Tresurin – 3 settembre
OLIVIERO LEFÈVRE, beato
Nato nel 1728 a Grentheville, nella diocesi di Bayeux, verso il 1790, adempiva alle funzioni di cappellano all’Ospizio della Misericordia a Parigi. Fu nel numero delle vittime massacrate ai Carmelitani il 2 settembre 1792. Beatificato nel 1926, la sua festa si celebra il 2 settembre
PIERRE-LOUIS DE LA ROUCHEFOUCAULD-BAYERS, Beato
Pierre-Louis de La Rouchefoucauld-Bayers nacque a "Le Vivier", Blanzaguet, parrocchia du St-Cybard-d'Eyrat, il 12 ottobre 1744. Era figlio di Messire Jean de La Rochefoucauld, signore di Maumont, Magnac, Barre, le Vivier ed altre località, cavaliere degli ordini militari di Notre-Dame du Mont-Carmel e di St-Lazarre de Jérusalem, e di Marguerite des Escots. Destinato dai genitori alla carriera ecclesiastica, Pierre-Louis fu nominato nel 1770 priore commendatario di Nanteuil, divenendo agente generale del Clero nel 1775. Fu poi nominato vescovo di Saintes nel 1781. In tale città organizzò una cassa di soccorso contro gli incendi.
Il 24 marzo 1789 fu eletto deputato del Clero agli Stati Generali per la “Sénéchaussée de Saintes. Sedette fra le file della minoranza, mostrandosi ostile alle riforme, e dopo la sessione si rifugiò con suo fratello Francois-Joseph, vescovo di Beauvais, dalla sorella badessa di Notre dame de Soissons. Ma la Rivoluzione Francese continuava ad infuriare ed essi furono scoperti. Francois-Joseph fu arrestato il 13 agosto, mentre Pierre-Louis chiese di partegiare la sua prigionia e rifiutò di fuggire dal Carmelo di Parigi pochi giorni prima dell’eccidio. Proprio qui, infatti, il 2 settembre 1792 avenne il massacro di ben 95 martiri cristiani in odio alla loro fede, capeggiati dai due fratelli ed un altro vescovo, Jean-Marie du Lau d’Alleman.
Insieme con altre vittime della persecuzione religiosa morte in quei giorni a Parigi, per un totale di 191 persone, Pierre-Louis de La Rouchefoucauld-Bayers fu beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926
PIETRO LANDRY, Beato
Nato a Niort, nella diocesi di Poitiers, nel 1762, e divenuto vicario della parrocchia di Notre-Dame, si rifugiò, come molti altri preti, a Parigi, quando la Vandea fu posta a ferro e fuoco dalle truppe della repubblica. Avendo rifiutato il giuramento alla Costituzione civile del clero, fu imprigionato ai Carmelitani e ucciso il 2 sett. 1792. Beatificato nel 1926, la sua festa si celebra il 2 settembre
PIETRO PLOQUIN, Beato
Nato il 12 dic. 1762 a Villandry (diocesi di Tours), fu vicario di Druye dal 1787 al magg. 1791. Rifiutatosi di prestare giuramento alla Costituzione civile del clero, si ritirò presso la madre a Langeais (Tours). Nel mese di magg. 1792 cercò rifugio a Parigi. Il 15 ag. si trovava a Issy-les-Moulineaux per partecipare alle feste che si celebravano: fu arrestato con tutti i suoi confratelli seguendoli prima al municipio di Issy, poi alla prigione dei Carmelitani. Vi trovò la morte il 2 sett.; nella stessa data se ne celebra la festa
SALOMONE Guillaume-Nicolas-Louis), Beato
Il contesto storico
I fautori della Rivoluzione Francese, dopo l’abbattimento della monarchia capetingia, individuarono quale principale bersaglio la Chiesa cattolica. Nel 1790 la Costituzione civile del Clero assegnò allo stato il controllo della Chiesa francese: i sacerdoti ed i religiosi dovevano dunque prestare giuramento di fedeltà alla Costituzione, pena l’esilio, la prigione o addirittura la morte. Questa tremenda persecuzione colpì anche l’Istituto delle Scuole Cristiane, meglio noti come Lasalliani dal cognome del fondatore, san Giovanni Battista de La Salle. La maggior parte dei fratelli rifiutò il giuramento e dovette abbandonare le scuole e le proprie comunità e nascondersi, poiché l’Istituto divenne illegale.
La vicenda di fratel Salomone
Il primo lasalliano a subire il martirio in tali circostanze fu Fratel Salomone, al secolo Guillaume-Nicolas-Louis Leclercq, nato a Boulogne-sur-Mer il 15 novembre 1745 ed entrato nel noviziato il 25 marzo 1767. Allo scoppio della rivoluzione era segretario di fratel Agatone, Superiore Generale dell’Istituto, dopo essere stato insegnante, direttore ed economo. Fratel Salomone manifestò sempre un grande amore per le anime ed una grande dedizione ai propri doveri.
Avendo rifiutato di prestar giuramento, si trovo a vivere da solo a Parigi in stato di clandestinità. Ci restano numerose lettere che scrisse alla famiglia in quel periodo. L’ultima di queste è datata del 15 agosto 1792: proprio in tale giorno infatti fu arrestato e rinchiuso nel convento dei carmelitani di Parigi, riorganizzato come prigione, con numerosi altri compagni. Il 2 settembre seguente quasi tutti i prigionieri, tra i quali appunto fratel Salomone, furono massacrati a colpi di spada nei locali e nel giardino del convento.
La beatificazione
Furono beatificati il 17 ottobre 1926 da Papa Pio XI unitamente ad un gruppo complessivo di 191 vittime dei massacri di settembre. Fratel Salomone fu così il primo lasalliano a morire martire di Cristo ed essere riconosciuto tale, seguito poi da altri tre fratelli morti nei pontoni di Rochefort, sempre nel contesto della Rivoluzione Francese, e beatificati nel 1995. L’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane ha fissato al 2 settembre la memoria comune dei quattro martiri, Beati Salomone Leclercq e 3 compagni.
Il miracolo e la canonizzazione
Come possibile miracolo per ottenere la sua canonizzazione è stato preso in esame il caso di María Alejandra Hernández, venezuelana. A cinque anni, nel 2007, mentre giocava nei pressi dell’orfanotrofio dove viveva, venne morsicata da un serpente velenoso, della specie detta in italiano “ferro di lancia venezuelano” e in spagnolo “tigra mariposa”. Condotta in ospedale, non le vennero date molte speranze di vita: i medici pensarono di amputarle la gamba e intanto informarono le suore Serve del Santissimo Sacramento, che gestivano l’orfanotrofio, che solo un miracolo avrebbe potuto salvarla.
Le religiose, insieme ai loro bambini, iniziarono dunque a pregare nella cappella dov’era conservata un’immagine del Beato Salomone proveniente da Los Dos Caminos presso Sebucán, dove i Lasalliani avevano una casa di formazione. Alla chiusura di quella comunità, l’effigie passò alla cappella del Colegio La Salle a La Colina e, alcuni anni dopo, venne richiesta dal vescovo monsignor Rafael María Febres Cordero perché venisse conservata nella cappella dell’Eucaristia sul Monte de La Cruz, in modo tale che la popolazione di quella zona rurale potesse conoscere e nutrire devozione verso quel martire. Nel giro di due ore da quando le suore e gli orfani avevano iniziato a pregare, la gamba di María Alejandra riacquistò colore e, in breve tempo, lei si riprese.
Il processo diocesano sul miracolo si è svolto nella diocesi di Caracas nel 2001. Il 5 aprile 2016 la commissione teologica a Roma ha ratificato la decisione della giunta medica, che già si era espressa circa l’inspiegabilità dell’evento. Ricevendo in udienza il cardinal prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Angelo Amato, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che dichiarava miracolosa e ottenuta per mezzo del Beato Salomone la guarigione della bambina.
Nel Concistoro ordinario del 20 giugno 2016, la data della canonizzazione è stata fissata a domenica 16 ottobre 2016.
URBANO LEFÉVRE, Beato
Nacque nel 1725 a Tours nella parrocchia di St-Pierre-du-Boille. Sacerdote nelle Missioni estere, dopo alcuni anni trascorsi in missione, rientrò a Parigi e nel 1792 si trovava addetto alla parrocchia di S. Eustachio. Arrestato per il rifiuto del giuramento alla Costituzione civile del clero, fu nel numero dei preti massacrati ai Carmelitani il 2 settembre 1792. Beatificato nel 1926, se ne celebra la festa il 2 settembre
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Desde o dia 1 de Janeiro que venho colocando aqui os meus Votos de um Bom Ano de 2016.
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
UM BOM resto do ANO DE 2016
Nº 2865 - (246 - 2016)
2 DE SETEMBRO DE 2016
SANTOS DE CADA DIA
8º A N O
LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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ZENÃO, CONCÓRDIO e TEODORO, Santos
Em Nicomédia, na Bitínia hoje Izmit, Turquia, São ZENÃO e seus filhos CONCÓRDIO e TEODORO, mártires. (séc. III)
TEÓDOTA, EVÓDIO, HERMÓGENES e CALISTO, Santos
Em Niceia, Bitínia, hoje Izmit, Turquia, Santa TEÓDOTA com seus filhos EVÓDIO, HERMÓGENES e CALISTO mártires. (séc. IV)
HABIB de Edessa, Santo
Em Edessa, no Osroene, hoje Sanliurfa, Turquia, Santo HABIB diácono e mártir que, no tempo do imperador Licínio concluiu o seu glorioso combate ao ser lançado ao fogo por ordem do governador Lisânias. 322)
ANTONINO DE APAMEIA, Santo
Em Apameia, na Síria, Santo ANTONINO mártir que era canteiro, segundo a tradição e foi morto pelos pagãos aos vinte anos de idade por ter destruído os ídolos movido pelo ardor da fé. (séc. IV)
PRÓSPERO DE TARRAGONA, Santo
Em Tarragona, na Hispânia hoje Espanha, São PRÓSPERO bispo. (séc. IV)
JUSTO DE LIÃO, Santo
Em Lião, na Gália hoje França, o sepultamento de São JUSTO bispo que, depois do Concílio de Aquileia, renunciou ao episcopado e se refugiou com o leitor São VIADOR num ermo do Egipto, onde viveu alguns anos humildemente com os monges; o seu santo corpo foi trasladado por São VIADOR para Lião. /(381)
NONOVO DE SORATTE, Santo
No monte Soratte, junto à Via Flamínia, no Lácio, Itália, São NONOVO abade. (570)
SIÁGRIO DE AUTUN, Santo
Em Autun, na Borgonha, hoje França, São SIÁGRIO bispo que nos concílios em que tomou parte foi muito notável pela sua sabedoria e zelo (599)
AGRÍCOLA DE AVINHÃO, Santo
Em Avinhão, na Provença, hoje França, Santo AGRÍCOLA bispo que, depois da sua vida monástica na ilha de Lérins, auxiliou seu pai São MAGNO e lhe sucedeu no episcopado. (700)
ELPÍDIO DE PICENO, Santo
No Piceno hoje nas Marcas, Itália, Santo ELPÍDIO cujo nome foi adoptado pela cidade onde o seu corpo foi sepultado. (séc. XI)
ALBERTO e VITO, Santos
Em Pôntida, Bérgamo, na Lombardia, Itália, os santos ALBERTO e VITO monges; o primeiro, preferindo a milícia de Cristo às armas e honras do mundo, construiu na sua cidade um mosteiro com a observância cluniacense; o segundo foi o superior do mosteiro. (1096)
BROCARDO, Beato
No monte Carmelo, na Palestina, junto à fonte de ELIAS, o beato BROCARDO prior dos eremitas a quem Santo ALBERTO bispo de Jerusalém, deu como regra de vida que perseverassem dia e noite na meditação da lei do Senhor e fossem vigilantes na oração,. (1231)
INGRID ELOFSDOTTER DE SKANNINGE (Suécia), Beata
Em Skanninge, na Suécia, a beata INGRID ELOFSDOTTER que, ficando viúva, ofereceu todos os seus bens para o serviço de Deus e, depois de uma peregrinação à terra Santa, tomou o hábito monástico da Ordem dos Pregadores. (1282)
ESÍQUIO JOSÉ (Baldomero Margenal Puigmitjá), Beato
Em Orriols, na Catalunha, Espanha, o beato ESÍQUIO JOSÉ (Baldomero Margenat Puigmitjá) religioso da Congregação dos Irmãos das Escolas Cristãs e mártir. (1936)
JOSÉ MARIA LAGULA PUERTO, Beato
Em Oviedo, Espanha o beato JOSÉ MARIA LAGULA PUERTO religioso da Ordem dos Pregadores e mártir. (1936).
PEDRO TIAGO MARIA VITÁLIS e 20 companheiros DANIEL LUÍS ANDRÉ DES POMMERAYES, LUÍS REMÍGIO BENOIST, LUÍS RENATO
NICOLAU BENOIST, ANTÓNIO CARLOS OCTAVIANO DE BOUZET, JOÃO ANDRÉ CAPEAU,
ARMANDO CHAPT DE RASTIGNAC, CLÁUDIO FONTAINE, PEDRO LUÍS GERVAIS, SANTO
HURÉ, JOÃO LUÍS GUYARD DE SAINT-CLAIRE, ALEXANDRE CARLOS LENFANT,
LOURENÇO, LUÍS LE DANOIS, TOMÁS JOÃO MONSAINT, FRANCISCO JOSÉ PEY, JOÃO
JOSÉ RATEAU, MARCOS LUÍS ROYER, JOÃO PEDRO SIMON, CARLOS LUÍS HURTREL e LUÍS BENJAMIM HURTREL, Beatos
Em Paris, França, o beato PEDRO TIAGO MARIA VITÁLIS, presbitero e 20 companheiros DANIEL LUÍS ANDRÉ DES POMMERAYES, LUÍS REMÍGIO BENOIST, LUÍS RENATO NICOLAU BENOIST, ANTÓNIO CARLOS OCTAVIANO DE BOUZET, JOÃO ANDRÉ CAPEAU, ARMANDO CHAPT DE RASTIGNAC, CLÁUDIO FONTAINE, PEDRO LUÍS GERVAIS, SANTO HURÉ, JOÃO LUÍS GUYARD DE SAINT-CLAIRE, ALEXANDRE CARLOS LENFANT, LOURENÇO, LUÍS LE DANOIS, TOMÁS JOÃO MONSAINT, FRANCISCO JOSÉ PEY, JOÃO JOSÉ RATEAU, MARCOS LUÍS ROYER, JOÃO PEDRO SIMON, CARLOS LUÍS HURTREL, este último da Ordem dos Mínimos, todos presbiteros e LUÍS BENJAMIM HURTREL, diácono, mártires que, na mesma revolução, foram mortos em ódio à igreja na abadia de Saint-Germain-des-Prés.
JOÃO MARIA DU LAU D'ALLEMANS,
FRANCISCO JOSÉ e
PEDRO LUÍS DE LA ROCHEFOUCAULD e
93 companheiros VICENTE
ABRAHAM, ANDRÉ ANGAR, JOÃO BAPTISTA CLÁUDIO AUBERT, FRANCISCO BALMAIN,
JOÃO PEDRO BANGUE, LUÍS FRANCISCO ANDRÉ BARRET, JOSÉ BÉCAVIN, TIAGO
JÚLIO BONNAUD, JOÃO ANTÓNIO JACINTO BOUCHARENE DE CHAUMEILS, JOÃO
FRANCISCO BOSQUET, CLÁUDIO CAYS ou DUMAS, JOÃO CHARTON DE MILLON, CLÁUDIO CHAUDET, NICOLAU CLAIRET, CLÁUDIO COLIN, FRANCISCO DARDAN,
GUILHERME ANTÓNIO DEFAULT, MATURINO VÍTOR DERUELLE, GABRIEL DESPREZ DE
ROCHE, TOMÁS NICOLAU DUBRAY, TOMÁS RENATO DUBOISSON. FRANCISCO
DUMASRAMBAUD DE CALANDELLE, HENRIQUE HIPÓLITO ERMÉS, ARMANDO DE FOUCAULD
DE PONTBRIAND, TIAGO FRITEYRE-DURVÉ, CLÁUDIO FRANCISCO GAGNIÈRES DES
GRANGES, LUÍS LOURENÇO GAULTIER, JOÃO GOIZET, ANDRÉ GRASSET DE
SAINT-SAUVEUR, JOÃO ANTÓNIO DE GUILLEMINET, JOÃO BAPTISTA JANÍN, JOÃO
LACAN, PEDRO LANDRY, CLÁUDIO ANTÓNIO RODOLFO DE LAPORTE, ROBERTO LE BIS,
MATURINO NICOLAU LE BOUS DE VILLENEUVE DE VILLECROHAIN, OLIVÉRIO
LEFÈVRE, CARLOS FRANCISCO LEGUÉ, TIAGO JOSÉ LEJARDINIER DESLANDES, TIAGO
JOSÉ LEMEUNIER, VICENTE JOSÉ LE ROUSSEAU DE ROSENCOAT, FRANCISCO CÉSAR
LONDIVEAU, LUÍS LONGUET, TIAGO FRANCISCO DE LUBERSAC, GASPAR CLÁUDIO
MAIGNIEN, JOÃO FILIPE MARCHAND, LUÍS MANDUIT, FRANCISCO LUIS MÉALLET DE
FARGUES, TIAGO ALEXANDRE MENURET, JOÃO BAPTISTA NATIVELLE, RENATO
NATIVELLE, MATIAS AGOSTINHO NOGIER, JOSÉ TOMÁS PAZERY DE THORAME, JÚLIO
HONORATO CIPRIANO PAZERY DE THORAME, PEDRO FRANCISCO PAZERY DE THORAME,
PEDRO PLOQUIN, RENATO NICOLAU PORET, JULIÃO POULAIN-DELAUNAY, JOÃO
ROBERTO QUÉNEAU, FRANCISCO URBANO SALINS DE NIART, JOÃO HENRIQUE LUÍS
SAMSON, JOÃO ANTÓNIO DE SAVINE, JOÃO ANTÓNIO BARNABÉ SÉGUIN, JOÃO
BAPTISTA MARIA TESSIER, LOPO TOMÁS ou BONNOTTE, FRANCISCO
VAREILHE-DUTEIL, PEDRO LUÍS JOSÉ VERRIER e LUÍS BARREAU DE LA TOUCHE, JOÃO FRANCISCO BURTÉ, APOLINÁRIO (João Tiago) MOREL da Ordem dos
Frades Menores Capuchinhos; AMBRÓSIO AGOSTINHO CHEVREUX e RENATO JULIÃO
MASSEY, da Ordem de São Bento; BERNARDO FRANCISCO DE CUCSAC, TIAGO
GABRIEL GALAIS, PEDRO GAUGUIN, PEDRO MIGUEL GUÉRIN, TIAGO ESTÊVÃO FILIPE
HOURRIER, HENRIQUE AUGUSTO LUZEAU DE LA MULONNIÈRE, JOÃO BAPTISTA
MIGUEL PONTUS, PEDRO NICOLAU PSALMON e CLÁUDIO ROUSSEAU da Sociedade de
São Sulpício; CARLOS JEREMIAS BÉRALD DU PÉROU, FRANCISCO LUÍS HEBÉRT e
FRANCISCO LEFRANC da Sociedade de Jesus e Maria, URBANO LEFRÈVE da
Sociedade das Missões Estrangeiras de Paris; SEVERINO (Jorge) GIRAULD da
Ordem Terceira Regular de São Francisco; todos presbiteros; LUÍS ALEIXO
MATIAS BOUVER, ESTÊVÃO FRANCISCO DEUSDÉDIT LECLERQ religioso da
Congregação dos Irmãos das Escolas Cristãs: AUGUSTO NÉZEL, clérigo e
CARLOS REGIS MATEUS DE LA CALMETTE, Beatos
Em Paris, França, a paixão dos beatos mártires JOÃO MARIA DU LAU D'ALLEMANS, FRANCISCO JOSÉ e PEDRO LUÍS DE LA ROUCHEFOUCAULD bispos e 93 companheiros VICENTE ABRAHAM, ANDRÉ ANGAR, JOÃO BAPTISTA CLÁUDIO AUBERT, FRANCISCO BALMAIN, JOÃO PEDRO BANGUE, LUÍS FRANCISCO ANDRÉ BARRET, JOSÉ BÉCAVIN, TIAGO JÚLIO BONNAUD, JOÃO ANTÓNIO JACINTO BOUCHARENE DE CHAUMEILS, JOÃO FRANCISCO BOSQUET, CLÁUDIO CAYS ou DUMAS, JOÃO CHARTON DE MILLON, CLÁUDIO CHAUDET, NICOLAU CLAIRET, CLÁUDIO COLIN, FRANCISCO DARDAN, GUILHERME ANTÓNIO DEFAULT, MATURINO VÍTOR DERUELLE, GABRIEL DESPREZ DE ROCHE, TOMÁS NICOLAU DUBRAY, TOMÁS RENATO DUBOISSON. FRANCISCO DUMASRAMBAUD DE CALANDELLE, HENRIQUE HIPÓLITO ERMÉS, ARMANDO DE FOUCAULD DE PONTBRIAND, TIAGO FRITEYRE-DURVÉ, CLÁUDIO FRANCISCO GAGNIÈRES DES GRANGES, LUÍS LOURENÇO GAULTIER, JOÃO GOIZET, ANDRÉ GRASSET DE SAINT-SAUDÁVEL, JOÃO ANTÓNIO DE GUILLEMINET, JOÃO BAPTISTA JANÍN, JOÃO LACAN, PEDRO LANDRY, CLÁUDIO ANTÓNIO RODOLFO DE LAPORTE, ROBERTO LE BIS, MATURINO NICOLAU LE BOUS DE VILLENEUVE DE VILLECROHAIN, OLIVÉRIO LEFÈVRE, CARLOS FRANCISCO LEGUÉ, TIAGO JOSÉ LEJARDINIER DESLANDES, TIAGO JOSÉ LEMEUNIER, VICENTE JOSÉ LE ROUSSEAU DE ROSENCOAT, FRANCISCO CÉSAR LONDIVEAU, LUÍS LONGUET, TIAGO FRANCISCO DE LUBERSAC, GASPAR CLÁUDIO MAIGNIEN, JOÃO FILIPE MARCHAND, LUÍS MANDUIT, FRANCISCO LUIS MÉALLET DE FARGUES, TIAGO ALEXANDRE MENURET, JOÃO BAPTISTA NATIVELLE, RENATO NATIVELLE, MATIAS AGOSTINHO NOGIER, JOSÉ TOMÁS PAZERY DE THORAME, JÚLIO HONORATO CIPRIANO PAZERY DE THORAME, PEDRO FRANCISCO PAZERY DE THORAME, PEDRO PLOQUIN, RENATO NICOLAU PORET, JULIÃO POULAIN-DELAUNAY, JOÃO ROBERTO QUÉNEAU, FRANCISCO URBANO SALINS DE NIART, JOÃO HENRIQUE LUÍS SAMSON, JOÃO ANTÓNIO DE SAVINE, JOÃO ANTÓNIO BARNABÉ SÉGUIN, JOÃO BAPTISTA MARIA TESSIER, LOPO TOMÁS ou BONNOTTE, FRANCISCO VAREILHE-DUTEIL, PEDRO LUÍS JOSÉ VERRIER e LUÍS BARREAU DE LA TOUCHE da Congregação de Santo Amaro da Ordem de São Bento; JOÃO FRANCISCO BURTÉ da Ordem dos Frades Menores; APOLINÁRIO (João Tiago) MOREL da Ordem dos Frades Menores Capuchinhos; AMBRÓSIO AGOSTINHO CHEVREUX e RENATO JULIÃO MASSEY, da Ordem de São Bento; BERNARDO FRANCISCO DE CUCSAC, TIAGO GABRIEL GALAIS, PEDRO GAUGUIN, PEDRO MIGUEL GUÉRIN, TIAGO ESTÊVÃO FILIPE HOURRIER, HENRIQUE AUGUSTO LUZEAU DE LA MULONNIÈRE, JOÃO BAPTISTA MIGUEL PONTUS, PEDRO NICOLAU PSALMON e CLÁUDIO ROUSSEAU da Sociedade de São Sulpício; CARLOS JEREMIAS BÉRALD DU PÉROU, FRANCISCO LUÍS HEBÉRT e FRANCISCO LEFRANC da Sociedade de Jesus e Maria, URBANO LEFRÈVE da Sociedade das Missões Estrangeiras de Paris; SEVERINO (Jorge) GIRAULD da Ordem Terceira Regular de São Francisco; todos presbiteros; LUÍS ALEIXO MATIAS BOUVER, ESTÊVÃO FRANCISCO DEUSDÉDIT LECLERQ religioso da Congregação dos Irmãos das Escolas Cristãs: AUGUSTO NÉZEL, clérigo e CARLOS REGIS MATEUS DE LA CALMETTE, clérigos e religiosos que, por se terem recusado a prestar o juramento iniquamente imposto ao clero no tempo da revolução francesa, foram recluídos no convento dos Carmelitas e assassinados em ódio à religião de Cristo. (1792)
... E AINDA ...
ALESSANDRO CARLO LANFANT, Beato
Anne-Alexandre-Charles-Marie Lanfant nacque a Lione il 9 settembre 1726 da una famiglia borghese ed all’età di quindici anni entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù presso Avignone. Compiuta una brillante carriera nell’insegnamento ad Aix, Besancon e Marsiglia, professo i voti religiosi nel 1760 e da quel momento si dedicò al ministero delle missioni presso Nancy. Dal 1° settembre 1768, in seguito alla soppressionedei Gesuiti in Lorena, per qualche tempo fu predicatore dell’imperatrice Maria Teresa a Vienna, per poi tornare a Parigi ove si stabilì.
Rinomato oratore, stimato persino dai nemici della fede, grande devoto del Sacro Cuore, Padre Lanfant ricevette il titolo di predicatore del re Luigi XVI. Erano tempi duri per il cattolicesimo francese, la Rivoluzione era alle porte, pronta a mietere un’innumerevole schiera di martiri fedeli al Papa. Anche il Lanfant, infatti, rifiutò fermamente di prestare il giuramento sulla Costituzione civile del clero e fu accusato di aver aiutato il sovrano ad assolvere il precetto pasquale per mano di un sacerdote refrattario.Verso la fine dell’agosto 1792 fu arrestato e cadde vittima per la sua fede durante i massacri di settembre, il 2 settembre 1792 presso l’abbazia Saint-Germain-des-Prés in Parigi insieme a molti altri religiosi.
Padre Lanfant fu beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926 con altre 190 vittime della medesima persecuzione. Dei suoi scritti non restano che una raccolta di Sermoni e le “Mémories et correspondance secrète du P. Lanfant, confesseur du roi, pendant trois années de la Révolution, 1790, 1791, 1792”.
AMBRÓSIO AGOSTINHO (Ambroise Agustin) CHEVREUX, Beato
Ambroise-Augustin Chevreux nacque ad Orléans, in Francia, il 13 febbraio 1728. Emise la sua professione monastica quale benedettino maurista nell’abbazia di Saint-Florent de Saumur il 14 maggio 1744. Soggiornò in seguito nell’abbazia parigina di Saint-Germain-des-Prés. A partire dal 1763 occupò importanti funzioni nel suo ordine e nel 1783 fu eletto all’unanimità superiore generale.
Riconfermato cinque anni dopo, sostenette i diritti del suo ordine contro le pretese della commissione di regolarità, che agli albori della Rivoluzione Francese aveva lo scopo di sopprimere le congregazioni religiose, sognando di poter mantenere vivo l’ideale monastico all’interno delle case dell’ordine. Fu infine arrestato nell’agosto 1792 con suo nipote Dom Louis Barreau de la Touche e Dom René-Julien Massey. Rinchiuso nel Carmelo di Parigi, il 2 settembre fu ucciso insieme con la gran parte dei suoi compagni di prigionia.
Furono beatificati il 17 ottobre 1926 da Papa Pio XI unitamente ad un gruppo complessivo di 191 vittime dei massacri di settembre. Ambroise-Augustin Chevreux fu l’ultimo abate generale della Congregazione benedettina di San Mauro. .
Ambroise-Augustin Chevreux nacque ad Orléans, in Francia, il 13 febbraio 1728. Emise la sua professione monastica quale benedettino maurista nell’abbazia di Saint-Florent de Saumur il 14 maggio 1744. Soggiornò in seguito nell’abbazia parigina di Saint-Germain-des-Prés. A partire dal 1763 occupò importanti funzioni nel suo ordine e nel 1783 fu eletto all’unanimità superiore generale.
Riconfermato cinque anni dopo, sostenette i diritti del suo ordine contro le pretese della commissione di regolarità, che agli albori della Rivoluzione Francese aveva lo scopo di sopprimere le congregazioni religiose, sognando di poter mantenere vivo l’ideale monastico all’interno delle case dell’ordine. Fu infine arrestato nell’agosto 1792 con suo nipote Dom Louis Barreau de la Touche e Dom René-Julien Massey. Rinchiuso nel Carmelo di Parigi, il 2 settembre fu ucciso insieme con la gran parte dei suoi compagni di prigionia.
Furono beatificati il 17 ottobre 1926 da Papa Pio XI unitamente ad un gruppo complessivo di 191 vittime dei massacri di settembre. Ambroise-Augustin Chevreux fu l’ultimo abate generale della Congregazione benedettina di San Mauro. .
ANDREA GRASSET DE SAINT-SAUVEUR, Beato
Tra la folta schiera di ecclesiastici che durante la Rivoluzione Francese persero la vita nelle Stragi di Settembre del 1792 troviamo anche degli stranieri: oltre allo svizzero Apollinare da Posat, padre cappuccino, vi è anche il canadese Andrea Grasset de Saint-Sauver.
Nato a Montréal il 3 aprile 1758, si trasferì in Francia, ove divenne canonico della cattedrale di Sens. Allo scoppio della Rivoluzione, trovò rifugio presso gli Eudisti di Parigi. Al rifiuto di sposare le teorie rivoluzionarie in materia ecclesiastica, volte a disconoscere l’autorità pontificia sulla Chiesa gallicana, i religiosi vennero internati presso il convento carmelitano della città, , il 2 settembre 1792 avenne il massacro di ben 95 martiri in odio alla loro fede cattolica, capeggiati da tre vescovi, Jean-Marie du Lau d’Alleman ed i fratelli Francois-Joseph e Pierre-Louis de La Rouchefoucauld-Bayers.
Insieme con altre vittime della persecuzione religiosa morte in quei giorni a Parigi, per un totale di 191 persone, Andrea Grasset de Saint-Sauver fu dunque beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926
ANTÓNIO FRANCO, Santo
Da nobile famiglia di origine francese, terzo di sei figli, Antonio Franco nacque a Napoli il 26 settembre 1585. Crebbe buono, circondato da attenzioni e a soli diciassette anni conseguì la laurea in diritto canonico e civile. Per completare gli studi ecclesiastici il padre lo inviò a Roma e, un anno dopo, lo fece accogliere a Madrid alla corte di Filippo III. All’età di venticinque anni ricevette gli Ordini Sacri, il 14 Gennaio 1611 fu nominato Cappellano Reale. Dopo un decennio di permanenza a corte, il 12 Novembre 1616 fu designato consigliere e cappellano Maggiore del Regno di Sicilia, con la carica di Abate e Ordinario di S. Lucia del Mela, una “prelatura nullius” soggetta direttamente alla S. Sede (oggi nell’Arcidiocesi di Messina). Dopo essersi recato a Roma per l’investitura ufficiale, confermata da Paolo V l’11 Febbraio 1617, il novello monsignore fece l’ingresso solenne a S. Lucia del Mela il 18 Maggio.
Animato da fede profonda, il Servo di Dio si mostrò ben presto, nei difficili tempi del post Concilio, un pastore zelante. Seguì personalmente la formazione dei propri sacerdoti, visitando periodicamente anche le zone più remote della prelatura. Mons. Franco, d’indole assai umile, si sottoponeva a penitenze: digiunava o pranzava a pane ed acqua, sovente dormiva sul pavimento usando una piccola stuoia per materasso. Secondo i canoni del tempo portava ai fianchi, come strumento di mortificazione, due catene di ferro, una delle quali è oggi conservata in una cassetta d’argento e, per antica tradizione, portata presso le case dei malati. Si distinse per la carità verso i poveri e gli infermi. Grande fu l’impegno per le vittime degli usurai. Durante una persistente siccità, gli abitanti del vicino paese di S. Filippo del Mela, si recarono a visitarlo per chiedergli preghiere. Il santo prelato, vivamente commosso, disse loro di confidare in Dio. Tornati in paese, con grande sorpresa, trovarono che li precedeva in contrada “Basso”. Indicò loro un’abbondante sorgente d’acqua e alla misteriosa “bilocazione” si aggiunse la grazia di avere un pozzo tanto necessario, detto poi “del Beato” e dove venne poi eretta un’edicola con la sua immagine.
Antonio Franco morì, a soli quarantadue anni, anche a causa dell’infaticabile apostolato, il 2 Settembre 1626. Spirò dolcemente, con gli occhi al cielo che in quel momento si illuminava con i raggi del sole nascente.
La tomba del Servo di Dio divenne da subito meta di devoti che, pregandolo, ottenevano grazie. Sette anni dopo, durante alcuni lavori in cattedrale, si sparse la voce che il suo corpo fosse stato violato. Le Autorità, sia religiose che civili, la sera del 7 Luglio 1633 diedero ordine di aprire la sepoltura e si constatò, con commozione, che non presentava traccia di corruzione. Nel 1656 ci fu la seconda ricognizione, alla presenza di molti fedeli che osservarono nella mano del Servo di Dio, fresco e verde, uno stelo di basilico. Da allora quella pianta fa parte degli ornamenti della sua urna. Una terza ricognizione vi fu nel 1721, pare, per richiesta dello stesso defunto che comparve più volte in sogno ad una nobildonna sua devota. L’ultima traslazione è del 5 Giugno 1913. L'urna di cristallo è oggi conservata nella cappella di Santa Lucia in Cattedrale. Il 2 Settembre di ogni anno, nell’anniversario della morte, la banda musicale cittadina presta servizio gratuito come da voto dell’agosto 1919, per lo scampato pericolo di un naufragio dopo un servizio nelle Isole Eolie. Il popolo da sempre lo chiama “Beato”, ma solo il 20 dicembre 2012 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione aprendo la strada alla beatificazione.
Il 2 settembre 2013 nella Cattedrale di Messina è stato beatificato dal cardinale Amato ed il successivo 15 settembre, con una solenne processione, il Corpo Santo è stato riportato nella cattedrale luciese e riposto sotto l’altare del SS. Crocifisso appositamente restaurato.
PREGHIERA
O Beato Antonio,
immagine fedelissima del buon Pastore:
con la tua vita sobria e orante
protesa verso gli ultimi e i bisognosi,
hai rinnovato la Chiesa nella verità e nella pace.
Tu hai edificato richiamando
ai valori eterni del Vangelo di Cristo,
vivendo nella fedeltà
quanto celebrato con decoro nei divini misteri.
A noi, che ricorriamo alla tua intercessione,
rinnova ancora oggi, le grazie che ti chiediamo:
ai ministri lo zelo pastorale,
alle famiglie l'amore fedele, fecondo e inesauribile,
ai malati il coraggio e la speranza.
Assistici nelle prove e fa che, amando la chiesa,
possiamo seguire le orme di Gesù Cristo
nostro Signore
e con lui poter un giorno regnare
nella beatitudine e nella pace.
AMEN
(chi ricevesse grazie per sua intercessione è pregato di darne comunicazione all'Arcivescovo di Messina)
APOLINÁRIO DE POSET, Beato
Jean-Jacques Morel nacque il 12 giugno 1739 nel villaggio di Préz-vers-Noréaz, nei pressi di Friburgo in Svizzera. Dal 1747 al 1750 fu affidato alle cure del curato del paese, suo zio Francesco Giuseppe Morel, e nel 1755 entrò nel collegio San Michele dei gesuiti a Friburgo per perfezionare la sua formazione. Il 28 luglio 1762 sostenette brillantemente una disputa filosofica pubblica ed il 26 settembre dello stesso anno vestì l’abito cappuccino nel convento di Zug assumendo il nome di Apollinare da Posat, nome d’origine del padre. Il 26 settembre 1763 emise la professione religiosa e il 22 settembre 1764 ricevette l’ordinazione presbiterale a Bulle.
Dal 1769 al 1774 Padre Apollinare fu impegnato ad aiutare il clero di varie parrocchie presso Sion, Porrentruy, Bulle e Romont. Alla fine dell’agosto 1774 divenne insegnante e direttore degli studenti di teologia a Friburgo e nel 1780 vicario nel convento di Sion. Il 20 agosto 1781 fu trasferito sempre quale vicario nel convento di Bulle e nel 1785 a Stans, direttore della scuola annessa al convento. Il 16 aprile 1788 lasciò Stans ed andò a Lucerna e nell’autunno del 1788 fu confessore dei tedeschi nel convento di Marais in Francia.
In questo paese fu sorpreso dalla Rivoluzione Francese, nemica del cristianesimo, ed alla soppressione gli ordini religiosi, ai primi di marzo 1790 fu inviato come vicario nella parrocchia di San Sulpizio. Dal 1° aprile 1791 poi si diede al ministero clandestino. Il 14 agosto 1792, celebrata la messa, si costituì ai commissari di Lussemburgo. Il 2 settembre seguente anche Padre Apollinare rimase vittima del massacro perpetrato dai rivoluzionari in odio alla fede nel convento carmelitano di parigi.
Lasciò scitto a coloro che piangevano la sua tragica fine: “Perché affliggervi tanto per me? Non sapete che io debbo essere nelle cose che riguardano il mio ministero? A chi appartiene il regno di Dio? A coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia. Non è forse soffrendo tormenti ben piú atroci, che il Cristo è entrato nella sua gloria? Il servo sarà piú grande del suo padrone? Invocherò il Signore nella lode e sarò liberato dai miei nemici”.
Papa Pio XI il 17 ottobre 1926 beatificò Apollinare da Posat insieme ad altre 190 vittime della medesima persecuzione, 94 delle quali morte proprio con lui nel convento carmelitano.
CARLOS LUÍS e LUÍS BENJAMIM HURTREL, Beatos
Nel firmamento della santità cattolica, rifulgono parecchie coppie di fratelli, segno tangibile di una particolare grazia divina, concessa alle loro famiglie d’origine, i cui genitori avevano donato con generosità, più di un figlio al servizio del Signore e dei fratelli.
Dai casi più noti dei tempi passati, come i ss. Cosma e Damiano e ss. Benedetto e Scolastica, si passa a figure più vicine a noi nel tempo, come s. Paolo della Croce (Paolo Danei) fondatore dei Passionisti (1694-1775) e venerabile Giovanni Battista Danei, cofondatore dei Passionisti (1695-1765); i beati Giacinta Marto (1910-1920) e Francesco Marto (1908-1919) veggenti di Fatima; il beato Giovanni Maria Boccardo (1848-1913), fondatore delle Suore “Povere Figlie di S. Gaetano” e il venerabile Luigi Boccardo (1861-1936) fondatore delle “Figlie di Gesù Re” non vedenti; le beate Maria Teresa Ledòchowska (1863-1922), fondatrice delle “Suore di S. Pietro Claver” e Urszula Ledòchowska (1865-1939), fondatrice delle Suore “Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante”; e ancora i Servi di Dio Flavio e Gedeone Corrà, giovani d’Azione Cattolica di Isola della Scala (Verona) vittime dei nazisti, le Serve di Dio Teresa e Giuseppina Comoglio di Torino laiche consacrate; poi i messinesi sant’Annibale Maria Di Francia (1851-1927), fondatore dei Rogazionisti e delle “Figlie del Divin Zelo” e il Servo di Dio Francesco Maria Di Francia (1853-1913) fondatore delle Suore “Cappuccine del Sacro Cuore”; ecc.
A loro bisogna aggiungere altre due coppie di fratelli sacerdoti francesi, vittime della Rivoluzione Francese, i beati Jean-Baptiste e René Lego, martiri di Angers e i beati Charles-Louis e Louis-Benjamin Hurtrel di Parigi; questi ultimi oggetto della presente scheda.
Carlo Luigi Hurtrel
Nacque nel 1760 a Parigi e nel 1780 divenne Magister artium. Entrato nei Frati Minimi, fondati nel 1435 da s. Francesco da Paola, fece la professione religiosa nel 1781 e nel 1783 fu ordinato sacerdote.
Nel 1789 era bibliotecario del suo convento parigino, quando cominciò la Rivoluzione Francese; e quando i religiosi in Francia, ebbero facoltà di scegliere la secolarizzazione oppure la vita comunitaria, chiese di continuare a vivere nel suo convento.
Il suo nome compare fra i firmatari di un indirizzo a papa Pio VI, che parteciparono ad un ritiro ecclesiastico, tenutosi il 23 maggio 1792 nel Seminario degli Irlandesi, qualificandosi come “parisinus ex Ordine Minorum presbiter”.
Come tanti altri ecclesiastici diocesani e degli Ordini religiosi, fu arrestato il 10 agosto 1792 e trasferito al punto di concentramento situato nell’abbazia di Saint-Germain-des-Prés, trasformata in prigione, con l’accusa di essere partigiano del re e dove il1° settembre lo raggiunse anche il fratello diacono Luigi Beniamino Hurtrel.
Nelle prime ore del 2 settembre, furono portati nella sala del parlatorio, dove a gruppetti tutti i prigionieri appartenenti al clero, venivano processati da una parvenza di tribunale, presieduto dal commissario Maillard, investito di questo compito dal Comitato di vigilanza.
A tutti veniva chiesto di prestar giuramento alla Costituzione del Clero, coloro che si rifiutavano venivano giustiziati subito a colpi di sciabola.
Anche ai due fratelli Hurtrel venne chiesto se avevano fatto il giuramento; ma non avevano ancora risposto quando un componente del sedicente tribunale, che li conosceva, prese la loro difesa, ne scaturì un litigio fra il presidente e il difensore.
Nel contempo, senza aspettare nessuna sentenza, i rivoluzionari assetati di sangue e decisi ad ucciderli, li afferrarono e avendo il sopravvento sui pochi difensori, li massacrarono a colpi di sciabola.
Luigi Beniamino Hurtrel
Ci sono poche notizie su di lui; nato verso il 1770 a Parigi, come il fratello Carlo Luigi Hurtrel, è segnalato negli anni 1789 e 1790, come studente del Seminario di Trente-Trois di Parigi, e quando era suddiacono, frequentava il Seminario di Saint-Nicolas.
Era ancora diacono diocesano, quando fu arrestato contemporaneamente al fratello, religioso dei Minimi; fu imprigionato nel Municipio e poi dal 1° settembre 1792 nell’abbazia di Saint-Germain-des-Prés, dove si riunì al fratello maggiore, col quale condivise la sorte che li condusse al martirio il 2 settembre.
I massacri di sacerdoti diocesani e di religiosi, continuarono per tutto il 2 e 3 settembre, nell’Abbazia suddetta, ai Carmelitani, a La Force, a S. Firmino; costituendo una pagina delle più orribili della Rivoluzione Francese.
CARLOS REGIS MATTEO DE LA CALMETTE, Beato
Nato nel 1747 a Nìmes (parrocchia di S. Castor) il conte di Valfons era stato ufficiale nel reggimento reale di Champagne. Nel 1792 abitava a Parigi presso il vicario della parrocchia di S. Rocco, Guilleminet, suo padre spirituale, quando questi venne arrestato. Fu condotto con lui nella prigione dei Carmelitani e da quel momento condivise l'esistenza dei preti prigionieri. Al momento dei massacri del 2 sett. quando i sacerdoti erano chiamati e uccisi all'uscita della cappella, il conte di Valfons si fece avanti e pronunciò questa professione di fede: « Io appartengo alla Chiesa cattolica, apostolica, romana! ». Tale dichiarazione provocò la sua condanna; venne immediatamente giustiziato dai rivoluzionari. Fu beatificato il 1° ott. 1926 e se ne celebra la festa il 2 settembre.
ELPÍDIO DE LIONE, Santo
Fu il diciassettesimo vescovo di Lione nella prima metà del sec. V. Non si sa niente della sua vita. Adone indica la sua sepoltura a San Giusto di Lione e la sua festa al 2 settembre
ENRICO FILIPE HERMÉS, Beato
Nato a Parigi nel 1752, alunno dei Sulpiziani, laureato in lettere nel 1775 e sacerdote nel 1776, insegnò per due anni filosofia nel seminario di S. Ireneo a Lione, come aiutante dei suoi antichi maestri. Laureato poi in teologia nel 1782, ebbe nel 1788 la nomina a parroco della chiesa parigina di S. Martirio, presso S. Medardo; ne fu privato, però, per mandato del Gran Consiglio, già il 31 gennaio 1789. Ritiratosi in una casa privata, diede ospitalità a due sacerdoti, refrattari al giuramento scismatico della Costituzione civile del clero, in procinto di partire per l'estero, e all'abate Royon, coraggioso giornalista.
Fedelissimo alla ortodossia cattolica, scrisse parecchi opuscoli, nei quali i vescovi e i sacerdoti che avevano prestato il giuramento scismatico non erano punto risparmiati.
Questi scritti, pubblicati a Parigi nel 1791, molto probabilmente furono la causa del suo arresto, come lo fu anche in parte il fatto di aver rifiutato al letto del suo ospite Royon, moribondo, il ministero del curato della parrocchia di S. Giacomo, perché aveva prestato il giuramento scismatico.
Arrestato dopo il 10 agosto 1792, fu imprigionato nel convento dei Carmelitani e vi fu ucciso il 2 settembre 1792.
Fu beatificato il 17 ottobre 1926
FRANCESCO LUIGI HEBERT, Beato
Nacque il 14 sett. 1735 a Crouttes, parrocchia nella diocesi di Lisieux, attualmente nella diocesi di Sées. Entrato nella Congregazione degli Eudisti nel 1756, fu ordinato prete nel 1761. Insegnò quindi nei seminari di Caen, di Dol e di Domfort (nella diocesi di Le Mans, oggi nella diocesi di Sées). Eletto il 16 ott. 1782 coadiutore del superiore generale degli Eudisti, allora paralizzato, diresse durante dieci anni la Congregazione, esercitando inoltre le funzioni di superiore della casa di Parigi.
La stima di cui era fatto segno nella capitale fece si che fosse scelto, nell'apr. 1791, quale confessore di Luigi XVI. Nessuno poteva dubitare della sua stretta ortodossia e dei consigli che egli dava al suo reale penitente. All'inizio dell'ag. 1792, il card. Zelada rimise a Pio VI una copia del voto di Luigi XVI « redatto d'accordo » con l'H. Questi venne arrestato l'H ag. e ucciso nel convento dei Carmelitani (oggi Istituto Cattolico di Parigi), il 2 sett.
Il 17 giug. 1793, in un'allocuzione concistoriale, Pio VI fece allusione all'« assassinio » del confessore del re. Il martire aveva previsto la sua morte violenta e perdonato in anticipo al carnefice, cui il suo esecutore testamentario doveva regalare un orologio.Fu beatificato da Pio XI il 17 ott. 1926.
FRANÇOIS-JOSEPH DE LA ROUCHEFOUCAULD-MAUMONT, Beato
Francois-Joseph de La Rouchefoucauld-Bayers nacque ad Angoulême nel 1736. Era figlio di Messire Jean de La Rochefoucauld, signore di Maumont, Magnac, Barre, le Vivier ed altre località, cavaliere degli ordini militari di Notre-Dame du Mont-Carmel e di St-Lazarre de Jérusalem, e di Marguerite des Escots. Destinato dai genitori alla carriera ecclesiastica, divenne vescovo-conte di Beauvais, nonchè pari di Francia, entrando nel parlamento come deputato del Clero di Clermont.
Rifiutò però la Costituzione civile del Clero, che prevedeva un giuramento di fedeltà allo stato, e guidò i sacerdoti della sua diocesi nella resistenza. Si rifugiò poi con suo fratello Pierre-Louis, vescovo di Saintes, dalla sorella badessa di Notre dame de Soissons. Ma la Rivoluzione Francese continuava ad infuriare ed essi furono scoperti. Francois-Joseph, incolpato d’intelligenza con il Comitato austriaco, fu arrestato il 13 agosto, mentre Pierre-Louis chiese di partegiare la sua prigionia e rifiutò di fuggire dal Carmelo di Parigi pochi giorni prima dell’eccidio. Proprio qui, infatti, il 2 settembre 1792 avenne il massacro di ben 95 martiri cristiani in odio alla loro fede, capeggiati dai due fratelli ed un altro vescovo, Jean-Marie du Lau d’Alleman.
Insieme con altre vittime della persecuzione religiosa morte in quei giorni a Parigi, per un totale di 191 persone, Francois-Joseph de La Rouchefoucauld-Maumont fu beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926.
GIACOMO FRITEYRE-DURVÉ, Beato
Nel lungo elenco delle vittime della Rivoluzione Francese, fra quelle uccise in odio alla Fede cattolica e denominate “Martiri del settembre 1792 a Parigi”, vi è anche il beato Giacomo Friteyre-Durvé.
Egli nacque a Marsac in Alvernia il 18 aprile 1725 e fu educato dai gesuiti a Boillons, rispondendo alla chiamata di Dio, entrò nel loro noviziato a Tolosa nel 1742. Ordinato sacerdote insegnò lettere e filosofia in istituti di varie città francesi.
Quando nel 1762 l’Ordine dei Gesuiti fu disperso nel territorio francese, si diede alla predicazione nella sua diocesi d’origine ma anche lì non era sicuro, pertanto dopo un po’ si rifugiò nello Stato Pontificio. In seguito al decreto di ripristino (1773) della Compagnia di Gesù, poté ritornare come predicatore in Francia, la sua celebre oratoria gli procurò una grande fama di ottimo predicatore per cui fu invitato a predicare la Quaresima alla corte di Luigi XVI e nel 1777 anche a Notre-Dame, fu nominato anche canonico di S. Paolo e
S. Dionigi.
Ma qualche anno dopo rifiutò le rendite che gli erano state assegnate e desideroso di rivivere la sua iniziale vocazione, desiderò ritirarsi presso un’Ordine religioso: gli Eudisti. Nel sorgere minaccioso della Rivoluzione Francese, volle rimanere a Parigi nonostante il pericolo che correva tutto il clero.
Usò la tattica di travestirsi da venditore ambulante di mercerie e così camuffato poté entrare nelle case dei fedeli e continuare così a confortarli nella fede, specie ai moribondi. Ma lo stratagemma non poteva durare a lungo e così venne scoperto, riconosciuto e arrestato verso la fine di agosto del 1792.
Rifiutò di prestare giuramento alla scismatica Costituzione civile del clero e pertanto venne rinchiuso nella prigione ricavata dal convento dei carmelitani. Il 2 settembre mentre passeggiava nel cortile, fu avvicinato da tale Vincenzo ex cantore nella sua parrocchia, che dopo aver scambiato poche battute, dopo che era stato riconosciuto da padre Giacomo, gli spacca la testa con un colpo di scure, ritornando poi nella sua zona vantandosi del delitto commesso; in quel tempo e con quegli eccidi di religiosi, nessuno gli avrebbe mai dato una punizione, né tantomeno chiesto il perché.
Egli morì comunque cristianamente, essendosi pentito nel 1820, del gesto fatto in quei giorni di effettiva follia assassina, la sua morte fu preceduta da orribile delirio in cui egli invocava padre Friteyre di perdonarlo e di aiutarlo nel trapasso.
Padre Giacomo Friteyre-Durvé fu beatificato il 17 ottobre del 1926 da papa Pio XI.
GIANFRANCESCO BURTÉ, Beato
Il beato Gianfrancesco Burté fa parte dei 191 sacerdoti e religiosi francesi massacrati durante la Rivoluzione Francese, tra il 2 e il 3 settembre 1792 a Parigi e beatificati da papa Pio XI il 17 ottobre 1926.
Sorvolando sulle cause storiche, politiche e di odio contro la religione e contro il clero, diciamo solo che gli arrestati durante i vari rastrellamenti, furono radunati in quattro prigioni di Parigi: l’Abbazia, La Force, l’ex convento dei Carmelitani e il Seminario di S. Firmino.
Ai Carmelitani morirono massacrati 96 martiri fra cui il Burté; dopo l’eccidio dei 21 preti prigionieri all’Abbazia, verso le 15,30 del 2 settembre 1792, il commissario Maillard incaricato dal Comitato di Vigilanza, diede ordine di spostarsi ai Carmelitani e con lui i banditi che lo seguivano, a cui si unì l’orda dei rivoltosi provenienti da S. Sulpizio.
Qui dopo aver ucciso a sangue freddo il vescovo di Arles, Du Lau e alcuni preti che stavano con lui, presero a fare uscire dalla cappella dove erano rinchiusi, gli altri prigionieri a due alla volta; sul pianerottolo della scala che porta al giardino, venne improvvisato un processo sommario, tenuto dallo stesso Maillard; ad ogni prete si chiedeva di prestare giuramento alla nuova Costituzione del clero, per ogni rifiuto seguiva l’esecuzione immediata; la vittima spinta verso le scale, veniva trafitta dalle baionette e dalle sciabole di quegli assassini.
Fra la compiacenza della giunta comunale di Parigi, i massacri continuarono il 3 settembre nelle altre due prigioni di La Force e S. Firmino.
Gianfrancesco Burté nacque a Ramberviller (diocesi di Saint-Dié) il 20 giugno 1740, entrò fra i conventuali della stretta Osservanza a Nancy nel 1757 e completati gli studi, rimase come professore e guardiano del convento nel 1768.
Nel 1778 fu inviato a Parigi come procuratore generale della sua provincia francescana; ritornò nella stessa città parigina nel 1790, divenendo superiore nel giugno 1792. Venne accusato di aver autorizzato i “preti refrattari”, cioè quei sacerdoti che non aderivano alla Costituzione del clero e quindi fuorilegge, a confessare e celebrare nella sua chiesa, mentre avrebbe dovuto proibirlo; quindi fu arrestato ed inviato nell’ex convento dei Carmelitani, dove fu trucidato insieme agli altri religiosi e sacerdoti catturati.
La sua festa religiosa è comune con gli altri al 2 settembre.
GIORGIO GIRAULT (Severino), Beato
Le vittime nel campo religioso, durante la Rivoluzione Francese, furono migliaia e appartenenti a tutti gli Ordini allora presenti in Francia.
Giorgio Girault che era nato a Rouen il 14 gennaio 1728, entrò nel convento del Terz’Ordine Regolare di S. Francesco di Rouen e nel 1750 fece la sua professione.
Divenne sacerdote a Parigi nel 1754, ebbe negli anni successivi vari incarichi di responsabilità nell’Ordine in Normandia; a partire dal 1773 prese a firmarsi con il suo nome di religione: Severino.
Alla scoppio della Rivoluzione Francese era alloggiato nel convento di Notre-Dame di Nazareth a Parigi ed era confessore delle Suore Francescane di S. Elisabetta e anche primo assistente del vicario generale.
Nel 1790 i religiosi furono invitati a dichiarare se intendevano rimanere nel convento o vivere nella vita civile; il Girault dichiarò di restare a vivere nel convento sotto la Regola dell’Ordine, altrettanto fecero le suore affidate alla sua direzione, infatti il convento delle Francescane rimase funzionante fino al 29 agosto 1792.
Al momento dello scatenarsi dei massacri dei religiosi, padre Severino Girault si trovava nel convento dei carmelitani di Parigi, arrestato insieme a molti altri e fu il primo ad essere ucciso; un testimone oculare dichiarò che il martire si trovava presso la fontana, recitando l’Ufficio, quando fu colpito alla testa con delle sciabolate e una volta caduto, due rivoluzionari lo trafissero a colpi di picca. Era il 2 settembre 1792, lo seguirono nel martirio in quello stesso luogo, altri 93 religiosi e sacerdoti.
“I martiri di Settembre”, complessivamente 191, furono beatificati da papa Pio XI il 17 ottobre 1926.
GIOVANNI LACAN, Beato
Nato nella diocesi di Rodez, era cappellano dell'Ospedale della Pietà a Parigi. Arrestato per avere rifiutato di prestare giuramento alla Costituzione civile del clero, venne assassinato nella prigione dei Carmelitani il 2 sett. 1792. Fu beatificato nel 1926 e la sua festa ricorre il 2 settembre
GIUSTO DE LIONE, Beato
A Lione in Francia, deposizione di san Giusto, vescovo, che, lasciato l’episcopato dopo il Concilio di Aquileia, si ritirò insieme al lettore Viatore in un eremo in Egitto, dove condusse per alcuni anni umile vita in compagnia dei monaci; il suo santo corpo insieme alle ossa di san Viatore fu poi traslato a Lione
GUIDO (Vito) DE PONTIDA, Santo
Guido e Alberto furono priori del monastero benedettino di Pontida. Alberto, della nobile famiglia dei Prezzati, fu dapprima un valoroso soldato che, per una grave ferita riportata, lasciò la vita delle armi per cercare la pace di Cristo: dopo aver peregrinato a S. Giacomo di Compostella in Spagna, si ritirò a Pontida, sua città natale, dove nella seconda metà del sec. XI, fondò un monastero che dedicò a s. Giacomo e che pose sotto la regola di Ugo di Cluny (m. 1109), e del quale, dopo aver fatto un periodo di noviziato a Cluny, fu superiore dopo il suo compagno Guido. Morì il 2 o il 12 sett. 1095 o 1099.
Le sue reliquie con quelle di s. Guido, del quale non si conosce l'anno della morte, furono conservate nella chiesa del monastero di Pontida fino al 1373, quando, essendo questa andata distrutta da un incendio, furono traslate nella chiesa di S. Maria Maggiore di Bergamo e finalmente nel 1911 tornarono a Pontida. I martirologi benedettini fissano la festa dei due santi al 5 settembre.
JEAN-MARIE DU LAU D'ALLEMAN, Beato
Jean-Marie du Lau d’Alleman nacque a La Coste nel 1738. Rampollo di una nobile famiglia, come consuetudine del tempo fu destinato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica, sino a divenire arcivescovo di Arles. Entrò inoltre nel parlamento francese come deputato del Clero, ma non condividendo le idee dei rivoluzionari volte alla statalizzazione della Chiesa francese, fu perseguitato per la sua fede cattolica. Imprigionato allora nel monastero carmelitano di Parigi, qui il 2 settembre 1792 venne massacrato con altri 94 compagni.
Insieme con altre vittime della persecuzione religiosa morte in quei giorni a Parigi, per un totale di 191 persone, Jean-Marie du Lau d’Alleman fu beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926. A capo di tale folta schiera di martiri sono stati posti tre vescovi, tra i quali appunto Jean-Marie du Lau d’Alleman ed i fratelli Pierre-Louis e Francois-Joseph de La Rouchefoucauld.
JUAN FRANQUESA COSTA, Beato
Sacerdote, poeta e apostolo della devozione alla Sacra Famiglia, che diffondeva con tutti i mezzi a sua disposizione, sia nel confessionale e dal pulpito e la stampa. Ha pubblicato un mese dedicato alla Sacra
ovene, due libri sull'Eucaristia, numerose collaborazioni a riviste cattoliche, oltre 300, numerose poesie al Nazareno, e la maggior parte dedicate alla Sacra Famiglia. Egli apparteneva alla comunità scolastica degli orfani poveri di Sant Julia de Vilatorta, ma era a Barcellona per predicare un ritiro. Rifugio a Sant Boi de Llobregat e nella sua città natale di Santa Fe, è stato riconosciuto come sacerdote e ucciso in Cervera il 2 settembre 1936. Le sue spoglie giacciono in una fossa comune nel cimitero di Cervera
LANFRANCO DE VERCELLI, Santo
San Lanfranco fu l’undicesimo della serie dei vescovi vercellesi, successore di Sant’Emiliano I. Governò la diocesi per nove anni, alla fine del V secolo. Scrive il Massa: “Dopo la morte, fu canonicamente acclamato per santo da tutti gli scrittori, sì vercellesi che forestieri”. Il nome di questo santo vescovo vercellese non è mai stato inserito nel Martirologio Romano, ma proprio l’ultima edizione di quest’ultimo indica come sia legittimo il culto quali “santi” e “beati” di quei personaggi cui questi titoli sono stati riconosciuti nei calendari e cataloghi diocesani
LAURENT (Abbé Laurent), Beato
Sulla vita del beato Laurent, di cui si ignora il nome, siamo poco informati. Era coadiutore dell'abate Sicard all'istituto dei sordomuti di Parigi ed era domiciliato nella parrocchia di Saint-Paul. Fu arrestato il 29 ag. 1792 e morì nel massacro della Abbazia, il 2 sett. Il Sicard, sfuggito al massacro, ricorda il Laurent e il Labrouche, suoi collaboratori, e dice del primo: « era un sacerdote, un istitutore-aggiunto, fornito di grande dolcezza, di grandi virtù e di grande coraggio ». Beatificato nel 1926, la sua festa si celebra il 2 settembre
LUIGI FRANCESCO MEALLET DE FARGUES, Beato
Figlio del conte de Fargues, cavaliere di Malta, nacque a Vitrac il 7 lugl. 1764 e compì gli studi di diritto a Parigi. Sebbene fosse stato incardinato nella diocesi di Saint-Flour, egli fu nominato vicario generale da suo cugino de Boual, vescovo di Clermont. Lasciò Vitrac tra il 1790 e il 1792, perché il 20 apr. di quest'ultimo anno lo si trova domiciliato a Parigi. Fu imprigionato nel convento dei Carmelitani e ucciso il 2 sett., lasciando soprattutto un ricordo di profonda pietà. La sua festa si celebra a Parigi il 2 settembre
MARTIRI DELLA STRAGE DE SETEMBRO, Beatos
La Chiesa venera, sotto il nome di “Beati Martiri delle Stragi di Settembre” un folto gruppo di martiri uccisi in odio alla fede cattolica in quattro prigioni a Parigi, tra il 2 e 3 settembre 1792, nel tragico contesto della Rivoluzione francese. Se la Chiesa enumera centonovantuno martiri, in stragrande maggioranza ecclesiastici, la loro morte deve comunque essere necessariamente vista nella realtà più ampia di una serie di sfrenate atrocità che causarono la morte di moltissime altre persone che caddero per la loro fede, inclusi alcuni il cui nome è rimasto ignoto ed oltre quaranta ragazzi con meno di diciotto anni. Il massacro avvenne illegalmente ed i pochi archivi ufficiali rimasero distrutti nell'incendio dell'Hotel de Ville a Parigi nel 1871. Le principali fonti d'informazione sono costituite dai testimoni oculari, in particolare quei pochi sacerdoti che riuscirono a sfuggire all'eccidio. Promulgata la Costituzione Civile del Clero il 12 luglio 1790, l'Assemblea Costituente effettivamente alienò così ogni possibile sostegno che la Chiesa avrebbe potuto offrire alla Rivoluzione. Dichiarando che il clero francese era al servizio del pubblico e non alle dipendenze della Santa Sede, si richiese a ciascun ecclesiastico di giurare fedeltà alla Costituzione. Inizialmente per coloro che avessero rifiutato fu prevista la confisca di tutti i beni, ma successivamente, dal 1792, la condanna venne tramutata in pena di morte.
Alcuni ecclesiastici, persino quattro vescovi ed un certo numero di sacerdoti, provenienti in gran parte da zone suburbane, non concependo questo gesto quale rinnegamento della fede e della morale, prestarono giuramento. La maggioranza fu invece refrattaria, pensando infatti fosse una mossa politica contro la Chiesa cattolica volta a creare al suo posto una Chiesa nazionale gallicana, scismatica.
Sebbene le autorità gerarchiche avessero immediatamente condannato il decreto come illegale, la Chiesa s'indebolì per le differenti posizioni assunte poi localmente. Questa condanna fu comunque confermata solo dieci mesi dopo, il 10 marzo 1791, da papa Pio VI, otto anni dopo anch'egli martire della Rivoluzione. Il pontefice definì il decreto “eretico, contrario all'insegnamento cattolico, sacrilego, e in contrasto con i diritti della Chiesa”. Per tutto il 1791, fu fatta pressione sui refrattari affinché pronunciassero il giuramento; alcuni espatriarono, e tra quelli che abbandonarono le loro parrocchie, non pochi si trasferirono a Parigi, dove vissero anonimamente tra i lazzaristi, i sulplici o presso altre congregazioni. L'atteggiamento antireligioso dell'Assemblea Legislativa si rafforzò ed il 29 novembre si decretò che ogni sacerdote che non avesse prestato giuramento entro otto giorni sarebbe stato accusato di avere “mauvaises intentions vers la Patrie”, in altre parole di essere un traditore. Nell'aprile del 1792, tale accusa fu rivolta a quasi tutti i sacerdoti, senza tenere conto della loro reale opinione. La Francia aveva dichiarato guerra a una lega capeggiata dall'imperatore austriaco, Giuseppe II, e da Federico Guglielmo II, re di Prussia, ed il papa era stato persuaso da sacerdoti emigrati a Roma a dichiarsi favorevole alla coalizione.
Bollati ora esplicitamente quali nemici della Rivoluzione, gli ecclesiastici comparvero in modo prominente accanto ai membri dell'aristocrazia ed a molti altri che vennero arrestati durante la seconda metà dell'agosto 1792. Il giorno 23, la fortezza a Longwy si arrese alle armate della coalizione, il 30 Verdun fu assediata, e la rivolta contadina della Vandea controrivoluzionaria rese ulteriormente instabile una situazione già incerta. Lo stato d'animo che regnava a Parigi era un miscuglio di panico, terrore e trionfalismo. La monarchia era stata appena abolita e la famiglia reale deportata e messa a morte: in primis il re Luigi XVI, con la moglie Maria Antonietta, il piccolo uigi XVII, la sorella del re Elisabetta ed una cugina, Maria Teresa di Savoia, principessa di Lamballe. Ci fu un'euforia marziale, quando il Concilio Esecutivo Provvisorio reclutò trentamila volontari, ma allo stesso tempo il popolo si convinse che, una volta che le truppe fossero partite, Parigi sarebbe stata in preda ad una fuga di massa dalle prigioni. Nulla può comunque giustificare ciò che accadde successivamente, ma parte della colpa risiede indubbiamente nel linguaggio infiammato e nell'atteggiamento laissez-faire dei capi della Rivoluzione. Domenica 2 settembre, Marat affermò retoricamente su L'Ami du Peuple: “Cittadini, il nemico è alle porte! [...] Non un singolo nemico deve restare a Parigi per godere della nostra disfatta!”.
Quello stesso pomeriggio, ben ventiquattro sacerdoti che erano stati segnalati per la deportazione vennero assaliti da una folla ostile mentre sotto scorta armata si recavano dalla mairie alla prigione Abbaye. Fin qui la situazione fu comunque contenuta, ma non appena raggiunsero la prigione una gran folla domandò che fossero “giudicati”, processo che fu sommariamente condotto dal famigerato Stanislao Maillard, che si era fatto un nome all'inizio della Rivoluzione e che ora capeggiava una compagnia di paramilitari. Quando i sacerdoti rifiutarono di prestare giuramento alla Costituzione, furono lasciati in pasto alla folla, che ne uccise la maggioranza.
Cinque sopravvissuti poterono testimoniare quanto era successo. Tra essi vi era l'abate Roch, Ambrogio Sicard, il cui imprigionamento mostrò quanto fossero diventati arbitrari gli arresti: giunto da Bordeaux a Parigi nel 1789, era immensamente popolare tra gli operai della città per aver fondato una scuola per bambini sordomuti. Tra i diciannove sacerdoti martiri vi era il confessore del re, Alessandro Lanfant, ex-gesuita.
Quello stesso giorno, ebbe ancora luogo un'altra carneficina nella chiesa carmelitana a Rue de Rennes, ove erano rinchiusi centocinquanta vescovi e sacerdoti, oltre a un laico. “Non c'è più niente da fare qui”, pare avesse affermato Maillard dopo il massacro all'Abbaye, “perciò andiamo dai carmelitani”. Diversi vescovi ed alcuni sacerdoti stavano recitando il vespro in una cappella quando i rivoluzionari assassini irruppero nel giardino ed uccisero il primo sacerdote che incontrarono. L'arcivescovo di Arles, Jean-Marie du Lau, uscì dalla cappella, seguito dal vescovo Francoise Joseph de la Rochefoucauld di Beauvais e suo fratello, il vescovo Pierre Louis de la Rochefoucauld di Saintes, per scoprire cosa stesse succedendo. L'arcivescovo di Arles fu sommariamente giustiziato non appena ammise la sua identità e nell'attacco armato che seguì il vescovo di Beauvais fu colpito ad una gamba.
Persino gli stessi esecutori del crimine pare fossero impressionati dalla casualità delle uccisioni: per porre rimedio a ciò fu nominato un “giudice” che approvasse le sentenze, seduto in un corridoio tra la chiesa e la sacrestia, dinnanzi al quale a due a due vennero condotti i prigionieri, inclusi quelli che disperatamente avevano tentato di fuggire. Nessuno fu disposto a prestare giuramento, bensì tutti erano pronti ad affrontare il martirio. Quando fu pronunciato il nome del vescovo di Beauvais, quest'ultimo a causa dell'infermità della sua gamba rispose: “Non rifiuto di morire con gli altri, ma non posso camminare. Per favore siate gentili abbastanza per portarmi dove volete che io vada”. Con queste parole zittì i suoi accusatori, ma non si salvò.
Solo verso la fine delle esecuzioni, qualcuno fu liberato ed altri riuscirono a scappare, ma al termine della giornata erano state assassinate novantacinque persone, compresi il laico, Charles de la Calmette, conte di Valfons, ee il suo confessore, Jean Guilleminet; il superiore generale dei benedettini mauristi, Ambroise Augustine Chevreux con due monaci; Francois Louis Hébert, confessore di Luigi XVI; Jacques Friteyre-Durvé ed altri quattordici gesuiti; e Jacques Galais, che, unico responsabile degli approvvigionamenti in prigione, passò al”"giudice” i trecentoventicinque franchi che doveva a chi forniva il cibo. Tra le vittime si contarono inoltre tre francescani, un fratello cristiano, trentotto membri del seminario di Saint-Sulpice, sei vicari generali diocesani, tre diaconi, e un accolito. Il massacro continuò durante la notte, senza che le autorità tentassero di porvi fine. Alla prigione di La Force invece, dove erano tenuti prigionieri molti aristocratici ed alcuni ecclesiastici, nessuno sopravvisse per narrare l'accaduto.
Anche il seminario lazzarista di Saint-Firmin fu adibito a prigione, dove, alle 5 e 30 circa del mattino seguente, 3 settembre 1792, giunse la banda di assassini. Loro prima vittima fu questa volta un sacerdote gesuita, Pierre Guérin. Quando questi rifiutò di giurare sulla costituzione, fu scaraventato dalla finestra più vicina e pugnalato nel cortile sottostante. Anche suo fratello Robert morì, così come altri cinque gesuiti. Al superiore del seminario, Louis Joseph Francois, assai amato a Parigi, venne offerta la possibilità di scappare, ma questi rifiutò di abbandonare i suoi compagni di prigionia; morì, come Ivo Guillon de Keranrun, vice cancelliere dell'università di Parigi, insieme a tre laici.
Complessivamente, circa millequattrocento persone, pari alla metà dei prigionieri detenuti a Parigi, perirono durante i massacri di settembre. La beatificazione di centonovantuno vittime, identificate come Martiri di Settembre, fu deretata il 1° ottobre 1926. L'Abbaye e La Force oggi non esistono più, Saint-Firmin è stato trasformato in un palazzo di uffici, mentre l'antico convento carmelitano è divenuto sede dell'Istituto Cattolico.
I quattro gruppi di martiri sono commeorati dal Martirologio Romano suddivisi come segue:
90374 - Beati Giovanni Maria du Lau d'Alleman, Francesco Giuseppe e Pietro Ludovico de la Rochefoucauld e 92 compagni – 2 settembre
93169 - Beati Pietro Giacomo Maria Vitalis e 20 compagni – 2 settembre
93169 - Beati Andrea Abel Alricy e 71 compagni – 3 settembre
93170 - Beati Giovanni Battista Bottex, Michele Francesco de la Gardette e Francesco Giacinto le Livec de Tresurin – 3 settembre
OLIVIERO LEFÈVRE, beato
Nato nel 1728 a Grentheville, nella diocesi di Bayeux, verso il 1790, adempiva alle funzioni di cappellano all’Ospizio della Misericordia a Parigi. Fu nel numero delle vittime massacrate ai Carmelitani il 2 settembre 1792. Beatificato nel 1926, la sua festa si celebra il 2 settembre
PIERRE-LOUIS DE LA ROUCHEFOUCAULD-BAYERS, Beato
Pierre-Louis de La Rouchefoucauld-Bayers nacque a "Le Vivier", Blanzaguet, parrocchia du St-Cybard-d'Eyrat, il 12 ottobre 1744. Era figlio di Messire Jean de La Rochefoucauld, signore di Maumont, Magnac, Barre, le Vivier ed altre località, cavaliere degli ordini militari di Notre-Dame du Mont-Carmel e di St-Lazarre de Jérusalem, e di Marguerite des Escots. Destinato dai genitori alla carriera ecclesiastica, Pierre-Louis fu nominato nel 1770 priore commendatario di Nanteuil, divenendo agente generale del Clero nel 1775. Fu poi nominato vescovo di Saintes nel 1781. In tale città organizzò una cassa di soccorso contro gli incendi.
Il 24 marzo 1789 fu eletto deputato del Clero agli Stati Generali per la “Sénéchaussée de Saintes. Sedette fra le file della minoranza, mostrandosi ostile alle riforme, e dopo la sessione si rifugiò con suo fratello Francois-Joseph, vescovo di Beauvais, dalla sorella badessa di Notre dame de Soissons. Ma la Rivoluzione Francese continuava ad infuriare ed essi furono scoperti. Francois-Joseph fu arrestato il 13 agosto, mentre Pierre-Louis chiese di partegiare la sua prigionia e rifiutò di fuggire dal Carmelo di Parigi pochi giorni prima dell’eccidio. Proprio qui, infatti, il 2 settembre 1792 avenne il massacro di ben 95 martiri cristiani in odio alla loro fede, capeggiati dai due fratelli ed un altro vescovo, Jean-Marie du Lau d’Alleman.
Insieme con altre vittime della persecuzione religiosa morte in quei giorni a Parigi, per un totale di 191 persone, Pierre-Louis de La Rouchefoucauld-Bayers fu beatificato da Papa Pio XI il 17 ottobre 1926
PIETRO LANDRY, Beato
Nato a Niort, nella diocesi di Poitiers, nel 1762, e divenuto vicario della parrocchia di Notre-Dame, si rifugiò, come molti altri preti, a Parigi, quando la Vandea fu posta a ferro e fuoco dalle truppe della repubblica. Avendo rifiutato il giuramento alla Costituzione civile del clero, fu imprigionato ai Carmelitani e ucciso il 2 sett. 1792. Beatificato nel 1926, la sua festa si celebra il 2 settembre
PIETRO PLOQUIN, Beato
Nato il 12 dic. 1762 a Villandry (diocesi di Tours), fu vicario di Druye dal 1787 al magg. 1791. Rifiutatosi di prestare giuramento alla Costituzione civile del clero, si ritirò presso la madre a Langeais (Tours). Nel mese di magg. 1792 cercò rifugio a Parigi. Il 15 ag. si trovava a Issy-les-Moulineaux per partecipare alle feste che si celebravano: fu arrestato con tutti i suoi confratelli seguendoli prima al municipio di Issy, poi alla prigione dei Carmelitani. Vi trovò la morte il 2 sett.; nella stessa data se ne celebra la festa
SALOMONE Guillaume-Nicolas-Louis), Beato
Il contesto storico
I fautori della Rivoluzione Francese, dopo l’abbattimento della monarchia capetingia, individuarono quale principale bersaglio la Chiesa cattolica. Nel 1790 la Costituzione civile del Clero assegnò allo stato il controllo della Chiesa francese: i sacerdoti ed i religiosi dovevano dunque prestare giuramento di fedeltà alla Costituzione, pena l’esilio, la prigione o addirittura la morte. Questa tremenda persecuzione colpì anche l’Istituto delle Scuole Cristiane, meglio noti come Lasalliani dal cognome del fondatore, san Giovanni Battista de La Salle. La maggior parte dei fratelli rifiutò il giuramento e dovette abbandonare le scuole e le proprie comunità e nascondersi, poiché l’Istituto divenne illegale.
La vicenda di fratel Salomone
Il primo lasalliano a subire il martirio in tali circostanze fu Fratel Salomone, al secolo Guillaume-Nicolas-Louis Leclercq, nato a Boulogne-sur-Mer il 15 novembre 1745 ed entrato nel noviziato il 25 marzo 1767. Allo scoppio della rivoluzione era segretario di fratel Agatone, Superiore Generale dell’Istituto, dopo essere stato insegnante, direttore ed economo. Fratel Salomone manifestò sempre un grande amore per le anime ed una grande dedizione ai propri doveri.
Avendo rifiutato di prestar giuramento, si trovo a vivere da solo a Parigi in stato di clandestinità. Ci restano numerose lettere che scrisse alla famiglia in quel periodo. L’ultima di queste è datata del 15 agosto 1792: proprio in tale giorno infatti fu arrestato e rinchiuso nel convento dei carmelitani di Parigi, riorganizzato come prigione, con numerosi altri compagni. Il 2 settembre seguente quasi tutti i prigionieri, tra i quali appunto fratel Salomone, furono massacrati a colpi di spada nei locali e nel giardino del convento.
La beatificazione
Furono beatificati il 17 ottobre 1926 da Papa Pio XI unitamente ad un gruppo complessivo di 191 vittime dei massacri di settembre. Fratel Salomone fu così il primo lasalliano a morire martire di Cristo ed essere riconosciuto tale, seguito poi da altri tre fratelli morti nei pontoni di Rochefort, sempre nel contesto della Rivoluzione Francese, e beatificati nel 1995. L’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane ha fissato al 2 settembre la memoria comune dei quattro martiri, Beati Salomone Leclercq e 3 compagni.
Il miracolo e la canonizzazione
Come possibile miracolo per ottenere la sua canonizzazione è stato preso in esame il caso di María Alejandra Hernández, venezuelana. A cinque anni, nel 2007, mentre giocava nei pressi dell’orfanotrofio dove viveva, venne morsicata da un serpente velenoso, della specie detta in italiano “ferro di lancia venezuelano” e in spagnolo “tigra mariposa”. Condotta in ospedale, non le vennero date molte speranze di vita: i medici pensarono di amputarle la gamba e intanto informarono le suore Serve del Santissimo Sacramento, che gestivano l’orfanotrofio, che solo un miracolo avrebbe potuto salvarla.
Le religiose, insieme ai loro bambini, iniziarono dunque a pregare nella cappella dov’era conservata un’immagine del Beato Salomone proveniente da Los Dos Caminos presso Sebucán, dove i Lasalliani avevano una casa di formazione. Alla chiusura di quella comunità, l’effigie passò alla cappella del Colegio La Salle a La Colina e, alcuni anni dopo, venne richiesta dal vescovo monsignor Rafael María Febres Cordero perché venisse conservata nella cappella dell’Eucaristia sul Monte de La Cruz, in modo tale che la popolazione di quella zona rurale potesse conoscere e nutrire devozione verso quel martire. Nel giro di due ore da quando le suore e gli orfani avevano iniziato a pregare, la gamba di María Alejandra riacquistò colore e, in breve tempo, lei si riprese.
Il processo diocesano sul miracolo si è svolto nella diocesi di Caracas nel 2001. Il 5 aprile 2016 la commissione teologica a Roma ha ratificato la decisione della giunta medica, che già si era espressa circa l’inspiegabilità dell’evento. Ricevendo in udienza il cardinal prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Angelo Amato, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che dichiarava miracolosa e ottenuta per mezzo del Beato Salomone la guarigione della bambina.
Nel Concistoro ordinario del 20 giugno 2016, la data della canonizzazione è stata fissata a domenica 16 ottobre 2016.
URBANO LEFÉVRE, Beato
Nacque nel 1725 a Tours nella parrocchia di St-Pierre-du-Boille. Sacerdote nelle Missioni estere, dopo alcuni anni trascorsi in missione, rientrò a Parigi e nel 1792 si trovava addetto alla parrocchia di S. Eustachio. Arrestato per il rifiuto del giuramento alla Costituzione civile del clero, fu nel numero dei preti massacrati ai Carmelitani il 2 settembre 1792. Beatificato nel 1926, se ne celebra la festa il 2 settembre
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Textos recolhidos
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MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros
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