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8º A N O
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Festa dos Santos SIMÃO e JUDAS, Apóstolos: o primeiro era apelidado de CANANEU ou ZELOTA; o segundo também chamado TADEU, filho de TIAGO na Última Ceia perguntou ao Senhor acerca da sua manifestação, recebendo esta resposta: «Se alguém Me ama, guardará a Minha palavra; meu Pai o amará; viremos a ele e faremos nele a nossa morada».
Em Mogúncia, na Gália Bélgica hoje Alemanha, São FERRÚCIO mártir, do qual se narra que, tendo abandonado o serviço militar para servir melhor e mais livremente a Cristo, consumou a vida com o martírio. (300)
FIEL DE COMO, Santo
Em Como, na Gália Cisalpina, hoje Itália, São FIEL mártir. (séc. IV)
VICENTE, SABINA e CRISTETA, Santos
Em Ávila, na antiga Hispânia hoje Espanha, a paixão dos santos VICENTE, SABINA E CRISTETA mártires, que tendo fugidio de Talavera para esta cidade, foram assassinados cruelmente. (305)
GENS ou GENÉSIO DE THIERS, Santo
Em Thiers, na Aquitânia, França, São GENS ou GENÉSIO que passou deste mundo ao céu pelo martírio, quando levava ainda a veste branca do Baptismo. (séc. IV)
SÁLVIO DE AMIENS, Santo
Em Amiens na Nêustria da Gália, hoje França, São SÁLVIO bispo, dedicado às ciências divinas desde a juventude e ornado pela integridade de costumes. (625)
FARÃO DE MEAUX, Santo
Em Meaux, na França, São FARÃO bispo que sendo familiar do rei, exortado por sua irmã Santa FARA a dedicar-se ao serviço de Deus, persuadiu sua esposa a receber o véu de religiosa, para que ele pudesse formar parte do clero; chamado a assumir o ministério pastoral, fez grandes doações dos seus bens à Igreja, erigiu paróquias e favoreceu os mosteiros (670)
GERMANO DE TALLOIRES, Santo
Em Annecy, na Savóia, França, a comemoração de São GERMANO abade que, insigne pelo seu amor à solidão, fundou e dirigiu o priorado de Talloires. (séc.XI)
FRANCISCO SERRANO, JOAQUIM ROYO, JOÃO ALCOBER e FRANCISCO DIAZ DEL RINCON, Santos
Em Fujian, província da China, os santos FRANCISCO SERRANO bispo e JOAQUIM ROYO, JOÃO ALCOBER e FRANCISCO DIAZ DEL RINCON presbiteros, todos da Ordem dos Pregadores e mártires, que confirmaram a sua fé com o martírio. (1748)
JOÃO DAT, Santo
Em Cho-Ra, povoação do Tonquim, hoje no Vietname, São JOÃO DAT presbitero e mártir, degolado pela sua fé em Cristo. (1798)
RODRIGO AGUILAR ALEMAN, Santo
Em Ejutla, México, São RODRIGO AGUILAR ALEMAN presbitero e mártir que, durante a perseguição religiosa, suspenso de uma árvore pelos soldados, alcançou gloriosamente o martírio que tanto desejava. (1927)
SALVADOR DAMIÃO ENGUIX GARÉS, Beato
Em Alcira, Valência, Espanha, o beato SALVADOR DAMIÃO ENGUIX GARÉS mártir, pai de família que, durante a perseguição religiosa, consumou o combate pela fé. (1936)
JOSÉ RUIZ BRUIXOLA, Beato
Em Gilet, Valência, Espanha o beato JOSÉ RUIZ BRUIXOLA presbitero e mártir que, durante a mesma perseguição, mereceu diante de Deus omnipotente a palma da vitoria. (1936)
CLÁUDIO JULIÃO GARCIA SAN ROMAN e
LEÔNCIO LOPE GARCIA, Beatos
Em Santander, Espanha, os beatos CLÁUDIO JULIÃO GARCIA SAN ROMAN e LEÔNCIO LOPE GARCIA presbiteros da Ordem de Santo Agostinho e mártires. (1936)
BONONATO DE PREXANO, Beato
Nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo di Cellio, amena località montana della bassa Valsesia, sono venerate le reliquie di San Cirillo, presunto martire romano divenuto compatrono del paese. Il Ravelli, storico valsesiano degli anni venti del novecento, afferma che esso giunse nella località valsesiana come dono del conte Giuseppe Gere su interessamento di padre Michelangelo, un religioso cappuccino originario del posto, ma tali indicazioni risultano soltanto parzialmente esatte, infatti, da un confronto con i documenti esistenti presso l’archivio parrocchiale, in cui non compare mai la figura del frate cappuccino, la vicenda può essere ricostruita diversamente e con più esattezza. Il conte Giuseppe Leopoldo Gera di Milano donò i resti di Cirillo a don Giovanni Antonio Rosario, uno dei due sacerdoti del paese, egli li aveva ottenuti da monsignor Giuseppe Cesare Aquilano, prefetto della Sacrestia Apostolica, che ne autenticò la provenienza dal cimitero di Ciriaca il 2 settembre 1675. Il 23 marzo dell’anno seguente 1676 presso la curia di Novara, venne compiuto il riconoscimento del contenuto della cassetta giunta da Roma, alla presenza del vicario generale don Leonardo Sirturo e dei canonici penitenzieri don Giuseppe Carelli e don Giorgio Bussi, convocati in qualità di testimoni. Un ultima ricognizione venne eseguita il 26 luglio successivo nella chiesa parrocchiale di Cellio, davanti al parroco di Castagnola don Carlo Antonio Giuliani, allora vicario foraneo di Valduggia, al viceparroco di Arlezze don Giovanni Antonio Milone, al cappellano di Tairano don Giacomo Galloni e a quello di Valmonfredo don Francesco Resegotti. Della composizione delle ossa nell’urna venne incaricato padre Marco da Lomazzo, religioso cappuccino, unico personaggio di tale ordine che compare nelle fonti d’archivio. Anche per quanto riguarda la data del trasporto del corpo santo da Roma esistono delle discordanze: non è esatta quella del 1680, riportata nell’opera del Lana, storico valsesiano dell’ottocento, l’arrivo avvenne già nel 1676, come riferito sia dal Ravelli, che stranamente differisce dal Lana, sia dal Manni. Inoltre, il resoconto della visita pastorale del vescovo Visconti, compiuta il 18 ottobre di quell’anno, testimonia che già vi era nella chiesa la reliquia: è riportata, infatti, l’indicazione di far indorare la cornice dell’altare di San Cirillo. Una tale specifica dedicazione non può essere giustificata se non già dalla presenza del corpo santo, che viene ulteriormente confermata l’anno successivo in un inventario. La sistemazione della reliquia risulta essere da subito quella attuale nell’omonima cappella, all’interno di un altare che presenta una ricca ancona di legno dorato e dipinto, organizzata i due spazi: quello inferiore, in cui è collocata l’urna che custodisce il corpo di Cirillo e quello superiore con una tela che ne rappresenta il presunto martirio. Manca una diretta documentazione circa gli autori dell’opera, tuttavia, almeno per l’esecuzione degli intagli lignei, è possibile indicare il nome di Giovanni Giacomo Fantino, il cui lavoro è documentato per l’altare di San Bonifacio nella parrocchiale di Zuccaro che presenta molte analogie, sia strutturali sia decorative, con questo di Cirillo di poco anteriore. Nel 1677 i resti di quello che è creduto il sangue versato dal presunto martire vengono sistemati in un reliquiario di legno, poi sostituito nel 1741 con quello di rame argentato che ancora si può vedere; l’urna originale è stata sostituita nel 1904 con quella attuale, eseguita però sul modello della precedente, riutilizzandone anche i fregi in argento ed i vetri. Recentemente, nel 1995, grazie alla sensibilità del parroco locale, il cranio di Cirillo è stato ricoperto da un’artistica maschera in argento, opera della scuola artistica milanese “Beato Angelico”, in tale occasione si è anche provveduto alla pulizia dell’abito da soldato romano che riveste il resto del corpo santo. Circa l’identificazione delle reliquie di Cirillo è stato compiuto un errore agiografico molto grave, segno di una superficiale indagine delle fonti, sia documentarie sia iconografiche: in uno studio recente avente per oggetto la chiesa parrocchiale di Cellio, esse vengono attribuite addirittura all’omonimo santo vescovo e patriarca di Alessandria d’Egitto (370 – 444), del quale vengono anche riportate delle note biografiche. E’ impossibile determinare su quali basi si sia potuta formulare una simile ipotesi, tanto originale quanto errata, nessuna fonte, infatti, riporta indicazioni che potrebbero contribuire ad avvalorarla. Nei documenti relativi, il corpo santo viene detto appartenere piuttosto al San Cirillo di cui si fa memoria nel martirologio al 28 ottobre. Anche questa indicazione non può essere accettata senza riserve: riguardo a questo personaggio, ucciso con la vergine Anastasia per averle offerto dell’acqua da bere durante il suo martirio, si posseggono solamente fonti leggendarie, di cui è impossibile verificare l’autenticità, inoltre mancano indicazioni che possano collegare la sua eventuale sepoltura con il cimitero del Verano. Attualmente, nella catacomba di Ciriaca, cui si accede dal chiostro del convento annesso alla basilica di San Lorenzo, è murata, tra le tante, anche una lastra che reca inciso il nome di Cirillo, impossibile però determinare se fosse quella che chiudeva il loculo del corpo santo in questione, definito di nome proprio nell’autentica che accompagnò il suo trasporto fino a Cellio. Sulla base dell’identificazione di cui si è detto, la festa in onore di Cirillo venne fissata all’ultima domenica di ottobre, come ancora avviene; tale celebrazione riveste maggior importanza ogni cinque anni, quando l’urna viene portata in processione per le vie del paese. Trasporti eccezionali delle reliquie sono stati compiuti anche il 12 agosto 1945 in ringraziamento per la fine della guerra e, precedentemente, nel 1905 per inaugurare il rifacimento dell’urna; di quest’ultimo avvenimento sono testimonianza due lapidi conservate nella chiesa: in una sono state riportate le parole della prima strofa dell’inno latino dedicato ai martiri, nell’altra si garantisce al “santo” che Cellio gli tributerà gli onori non ricevuti a Roma: DIVO CIRILLO – VICTORI INCLITO – QUOS CAPITOLIUM RENUIT – CELLIUM AGIT TRIUMPHOS. La devozione nei confronti del compatrono della comunità celliese è testimoniata anche dalla frequenza dei nomi Cirillo e Cirilla, che fino a tutto l’ottocento venivano imposti ai nati del luogo.
Nelle antiche liste episcopali di Lione occupa il quarto posto, dopo Fotino o Potino, morto per fede nel 177, Ireneo, morto verso il 195, e Zaccaria, successore di Ireneo, e prima di Faustino, che viveva nel 254. San Gregorio di Tours, che visitò il suo sepolcro, dice che "tempore paganorum in hac civitate fuit episcopus". E' ricordato il 28 ottobre.
LEODARDO DE SOISSONS, Santo
Visse a Soissons certamente prima del sec. IX, poiché le litanie dei santi, composte indubbiamentein quella città al tempo di Carlomagno, recano ilsuo nome insieme a quello di altri santi locali.
Chi era? Su questo argomento possediamo solo la tradizione tardiva dei breviari della diocesi. Ci ' è presentato come fornaio addetto al servizio del monastero di Notre-Dame di Soissons che nell'VIII e IX sec. doveva essere doppio, accogliere cioè una comunità di uomini e una comunità di donne. Egli, tuttavia, non era monaco, e questo è provato dal fatto che fu sepolto fuori della città, nella chiesa di S. Martino e non nella chiesa-santuario del monastero, dedicata alla Croce. Leodardo era dunque un semplice famiglio del monastero (famu-lus, familiaris), forse un sainteur (uomo libero che si è dato in servitù ad un santo).
La sua festa si celebra il 28 ott.; le reliquie furono più tardi trasferite nel monastero di Notre-Dame di Soissons.
MARIA ASUMPTA (Juliana) GONZALEZ TRUJILLANO, Beata
Nacque a El Barco de Ávila il 19 giugno 1881, figlia di Anacleto González e María del Rosario Trujillano, che le diedero il nome di Juliana. Ricevette la Cresima nella sua parrocchia natale il 18 giugno 1885.
Quindici anni più tardi, nel 1900, s’insediò nella parrocchia di El Barco de Ávila una comunità delle Terziarie Francescane della Divina Pastora, fondate nel 1805 da madre María Ana Mogas Fontcuberta (Beata dal 1996), oggi dette Francescane Missionarie della Madre del Divino Pastore. Si occuparono di una scuola per l’educazione dell’infanzia e della gioventù, dando una speciale attenzione ai più bisognosi. Ben presto, Juliana finì con l’andare molto d’accordo con loro, tanto da riconoscere di essere chiamata a seguirne lo stile: il 18 febbraio 1903, quindi, entrò in noviziato e cambiò il nome di battesimo con quello di suor María Asumpta. Emise i voti temporanei nel 1905 presso la Casa generalizia di calle Santa Engracia a Madrid, dove aveva compiuto il noviziato, ma professò i voti perpetui nella casa di La Coruña, nel 1910.
Insieme alla consorella suor Asunción, fondò una scuola ad Arenas de San Pedro: vi rimase tre anni, come insegnante di economia domestica, insegnando alle bambine taglio e cucito. Destinata nuovamente in Casa madre, svolse l’incarico di sacrestana, distinguendosi per esattezza al dovere, capacità di sacrificio e una crescente intimità con il Signore.
Nel luglio 1936, seguendo le indicazioni della Madre Generale María de las Victorias Lage Castrillón, abbandonò la casa e si rifugiò con lei in calle Barquillo 3, presso i coniugi Adolfo Cadaval y Muñoz del Monte e Amalia García Lara. Da lì, il 20 ottobre 1936, si diresse in un’ambasciata, forse quella del Cile, insieme ai due coniugi: voleva depositarvi la dote sua e delle altre monache. Tuttavia, proprio all’entrata dell’ambasciata, i tre vennero catturati da alcuni miliziani e condotti in una “checa”, ossia un luogo di prigionia e tortura, situato in calle Fomento.
Nella cella dove suor Assunta fu imprigionata c’era anche la madre provinciale delle suore Scolopie. Costei vide coi propri occhi che lei non si sedette, ma prese ad andare avanti e indietro, pregando il Trisagio. Ogni tanto, poi, l’udiva dire con tono angosciato: «Mi ammazzano».
Alle due pomeridiane entrò nella cella un miliziano con una busta blu, il quale le disse: «Hai la libertà». Questo fatto la calmò, cosicché, quando venne chiamata, uscì tranquillamente. Poco dopo, uscì la signora Amalia García, che gridava di voler salutare suo marito, ma le fu risposto: «Adesso vedrà suo marito». In realtà, era tutto falso: non erano state liberate, bensì condotte alla fucilazione. Era il 28 ottobre 1936.
Il processo canonico per l’accertamento della sua morte in odio alla fede, unito a quelli delle consorelle Isabel (al secolo María del Consuelo) Remiñán Carracedo e Gertrudis (Dorotea) Llamazares Fernández, si è svolto dal 27 settembre 1999 al 15 ottobre 2000 presso l’Arcidiocesi di Madrid ed è stato integrato da un processo rogazionale nella Diocesi di Orense il 17 febbraio 2000. Le tre sono state beatificate a Tarragona il 13 ottobre 2013, incluse nel gruppo di cinquecentoventidue martiri caduti durante la guerra civile spagnola.
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Desde o dia 1 de Janeiro que venho colocando aqui os meus Votos de um Bom Ano de 2016.
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
UM BOM resto do ANO DE 2016
Nº 2921- (302 - 2016)
28 DE OUTUBRO DE 2016
SANTOS DE CADA DIA
8º A N O
LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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SIMÃO CANANEU ou ZELOTA
e JUDAS TADEU, Santos
e JUDAS TADEU, Santos
Festa dos Santos SIMÃO e JUDAS, Apóstolos: o primeiro era apelidado de CANANEU ou ZELOTA; o segundo também chamado TADEU, filho de TIAGO na Última Ceia perguntou ao Senhor acerca da sua manifestação, recebendo esta resposta: «Se alguém Me ama, guardará a Minha palavra; meu Pai o amará; viremos a ele e faremos nele a nossa morada».
FERRÚCIO DE MOGÚNCIA, Santo
Em Mogúncia, na Gália Bélgica hoje Alemanha, São FERRÚCIO mártir, do qual se narra que, tendo abandonado o serviço militar para servir melhor e mais livremente a Cristo, consumou a vida com o martírio. (300)
FIEL DE COMO, Santo
Em Como, na Gália Cisalpina, hoje Itália, São FIEL mártir. (séc. IV)
VICENTE, SABINA e CRISTETA, Santos
Em Ávila, na antiga Hispânia hoje Espanha, a paixão dos santos VICENTE, SABINA E CRISTETA mártires, que tendo fugidio de Talavera para esta cidade, foram assassinados cruelmente. (305)
GENS ou GENÉSIO DE THIERS, Santo
Em Thiers, na Aquitânia, França, São GENS ou GENÉSIO que passou deste mundo ao céu pelo martírio, quando levava ainda a veste branca do Baptismo. (séc. IV)
SÁLVIO DE AMIENS, Santo
Em Amiens na Nêustria da Gália, hoje França, São SÁLVIO bispo, dedicado às ciências divinas desde a juventude e ornado pela integridade de costumes. (625)
FARÃO DE MEAUX, Santo
Em Meaux, na França, São FARÃO bispo que sendo familiar do rei, exortado por sua irmã Santa FARA a dedicar-se ao serviço de Deus, persuadiu sua esposa a receber o véu de religiosa, para que ele pudesse formar parte do clero; chamado a assumir o ministério pastoral, fez grandes doações dos seus bens à Igreja, erigiu paróquias e favoreceu os mosteiros (670)
GERMANO DE TALLOIRES, Santo
Em Annecy, na Savóia, França, a comemoração de São GERMANO abade que, insigne pelo seu amor à solidão, fundou e dirigiu o priorado de Talloires. (séc.XI)
FRANCISCO SERRANO, JOAQUIM ROYO, JOÃO ALCOBER e FRANCISCO DIAZ DEL RINCON, Santos
Em Fujian, província da China, os santos FRANCISCO SERRANO bispo e JOAQUIM ROYO, JOÃO ALCOBER e FRANCISCO DIAZ DEL RINCON presbiteros, todos da Ordem dos Pregadores e mártires, que confirmaram a sua fé com o martírio. (1748)
JOÃO DAT, Santo
Em Cho-Ra, povoação do Tonquim, hoje no Vietname, São JOÃO DAT presbitero e mártir, degolado pela sua fé em Cristo. (1798)
RODRIGO AGUILAR ALEMAN, Santo
Em Ejutla, México, São RODRIGO AGUILAR ALEMAN presbitero e mártir que, durante a perseguição religiosa, suspenso de uma árvore pelos soldados, alcançou gloriosamente o martírio que tanto desejava. (1927)
SALVADOR DAMIÃO ENGUIX GARÉS, Beato
Em Alcira, Valência, Espanha, o beato SALVADOR DAMIÃO ENGUIX GARÉS mártir, pai de família que, durante a perseguição religiosa, consumou o combate pela fé. (1936)
JOSÉ RUIZ BRUIXOLA, Beato
Em Gilet, Valência, Espanha o beato JOSÉ RUIZ BRUIXOLA presbitero e mártir que, durante a mesma perseguição, mereceu diante de Deus omnipotente a palma da vitoria. (1936)
CLÁUDIO JULIÃO GARCIA SAN ROMAN e
LEÔNCIO LOPE GARCIA, Beatos
Em Santander, Espanha, os beatos CLÁUDIO JULIÃO GARCIA SAN ROMAN e LEÔNCIO LOPE GARCIA presbiteros da Ordem de Santo Agostinho e mártires. (1936)
... E AINDA ...
BONONATO DE PREXANO, Beato
Insigne mercedario per pietà e scienza, il Beato
Bononato de Prexano, religioso del convento di Sant'Eulalia in
Barcellona (Spagna), ne fu anche il priore per ben 41 anni. Nel 1343
riunì il capitolo dove fu nominato Maestro Generale il Venerabile
Vincenzo Riera suo compatriota.La sua vita non fu altro che un seguito
di azioni sante e meritorie fino alla morte che giunse in età avanzata
sotto il generalato di Nicola Perez, il quale gli testimoniò sempre una
grande venerazione per tutti i buoni esempi che ne ebbe.Inoltre negli
antichi codici dell'Ordine si legge che non si é mai trovato nessuno
come lui che conservasse la legge dell'Altissimo.
L'Ordine lo festeggia il 28 ottobre
L'Ordine lo festeggia il 28 ottobre
CIRILA DE ROMA, Santa
Il nome di Cirillo appartiene ad un gruppo di derivati dal nome di Ciro: Ciriaco, Ciriano, Cirino e Cirillo. E il nome di Ciro, d'origine, sembra, persiana, sarebbe il corrispondente del greco Kyros, che significa " comando " e di Kyrios, che significa " signore ". Non per nulla era il nome preferito dai sovrani persiani, e tutti ricorderanno quel Ciro, fondatore d'uno dei più grandi Imperi orientali e che restituì agli Israeliti la libertà perduta durante la cosiddetta " schiavitù di Babilonia ". " Mortale, - fu scritto sulla sua tomba - io sono Ciro, che assicurai ai Persiani la dominazione e governai l'Asia; non m'invidiare la tomba ". Dal suo nome, certamente invidiato, derivarono quelli che abbiamo elencato, fra i quali Cirillo è un diminutivo, che parrebbe più adatto ad una donna che ad un uomo. Infatti, il nome di Cirilla fu diffuso nell'antichità, e portato con femminile grazia. Quello di Cirillo venne illustrato da uomini di grande statura intellettuale e morale, e altrove abbiamo avuto occasione di parlare di due Santi, veri luminari della Chiesa orientale. Il primo, San Cirillo d'Alessandria, fu l'avversario di Nestorio, e venne chiamato " l'invitto difensore della divina maternità della Vergine ". Il secondo, col fratello Metodio, fu l'evangelizzatore della Moravia e dei popoli slavi. Il suo nome è restato a quella particolare scrittura che egli inventò per tradurre in segni la difficilissima lingua slava, e quei caratteri alfabetici sono ancora detti " cirillici ". A questi due luminosi personaggi corrispondono, nel Calendario cristiano, due quasi oscure donne dello stesso nome. Oscure come fama, ma luminosissime come santità, perché tutt'e due Martiri e degne d'appartenere al Regno immortale di Cristo. La prima Santa Cirilla del Calendario è una vedova, commemorata il 5 giugno. Era una cristiana di Cirene, nella Libia, e durante la persecuzione di Massimino, verso il 300, fu invitata a sacrificare dinanzi agli idoli pagani. Poiché ella rifiutò, le furono messi in mano alcuni carboni ardenti e dell'incenso, nella speranza ch'ella gettasse tutto nel braciere, per non scottarsi. Con quel gesto, ella avrebbe, almeno formalmente, consumato il sacrificio pagano. Ma la donna fu più forte di quello che i suoi martirizzatori credevano. Chiuse il pugno della mano, facendosi cuocere la carne, piuttosto che sacrificare. Questo non fu che l'inizio della sua tortura, che terminò sotto i raffi, coi quali la carne di Santa Cirilla venne strappata a brandelli, finché la donna non rese l'anima, avvolta nel rosso mantello del Re dei Re. La seconda è quella commemorata oggi, una Santa Cirilla romana, dei III secolo, battezzata con la madre Trifonia e con la madre martirizzata perché cristiana. Una leggenda che ebbe una certa diffusione, narrava come i parenti pagani avessero voluto darle uno sposo. Ella avrebbe risposto, come tante altre Vergini, che il suo sposo era troppo più nobile e più ricco. Si trattava di quel Gesù Cristo che molti pagani ancora dileggiavano, ma che nell'anima di Cirilla già splendeva in tutta la magnificenza della sua universale regalità. |
CIRILO DE CÉLIO, Santo
Nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo di Cellio, amena località montana della bassa Valsesia, sono venerate le reliquie di San Cirillo, presunto martire romano divenuto compatrono del paese. Il Ravelli, storico valsesiano degli anni venti del novecento, afferma che esso giunse nella località valsesiana come dono del conte Giuseppe Gere su interessamento di padre Michelangelo, un religioso cappuccino originario del posto, ma tali indicazioni risultano soltanto parzialmente esatte, infatti, da un confronto con i documenti esistenti presso l’archivio parrocchiale, in cui non compare mai la figura del frate cappuccino, la vicenda può essere ricostruita diversamente e con più esattezza. Il conte Giuseppe Leopoldo Gera di Milano donò i resti di Cirillo a don Giovanni Antonio Rosario, uno dei due sacerdoti del paese, egli li aveva ottenuti da monsignor Giuseppe Cesare Aquilano, prefetto della Sacrestia Apostolica, che ne autenticò la provenienza dal cimitero di Ciriaca il 2 settembre 1675. Il 23 marzo dell’anno seguente 1676 presso la curia di Novara, venne compiuto il riconoscimento del contenuto della cassetta giunta da Roma, alla presenza del vicario generale don Leonardo Sirturo e dei canonici penitenzieri don Giuseppe Carelli e don Giorgio Bussi, convocati in qualità di testimoni. Un ultima ricognizione venne eseguita il 26 luglio successivo nella chiesa parrocchiale di Cellio, davanti al parroco di Castagnola don Carlo Antonio Giuliani, allora vicario foraneo di Valduggia, al viceparroco di Arlezze don Giovanni Antonio Milone, al cappellano di Tairano don Giacomo Galloni e a quello di Valmonfredo don Francesco Resegotti. Della composizione delle ossa nell’urna venne incaricato padre Marco da Lomazzo, religioso cappuccino, unico personaggio di tale ordine che compare nelle fonti d’archivio. Anche per quanto riguarda la data del trasporto del corpo santo da Roma esistono delle discordanze: non è esatta quella del 1680, riportata nell’opera del Lana, storico valsesiano dell’ottocento, l’arrivo avvenne già nel 1676, come riferito sia dal Ravelli, che stranamente differisce dal Lana, sia dal Manni. Inoltre, il resoconto della visita pastorale del vescovo Visconti, compiuta il 18 ottobre di quell’anno, testimonia che già vi era nella chiesa la reliquia: è riportata, infatti, l’indicazione di far indorare la cornice dell’altare di San Cirillo. Una tale specifica dedicazione non può essere giustificata se non già dalla presenza del corpo santo, che viene ulteriormente confermata l’anno successivo in un inventario. La sistemazione della reliquia risulta essere da subito quella attuale nell’omonima cappella, all’interno di un altare che presenta una ricca ancona di legno dorato e dipinto, organizzata i due spazi: quello inferiore, in cui è collocata l’urna che custodisce il corpo di Cirillo e quello superiore con una tela che ne rappresenta il presunto martirio. Manca una diretta documentazione circa gli autori dell’opera, tuttavia, almeno per l’esecuzione degli intagli lignei, è possibile indicare il nome di Giovanni Giacomo Fantino, il cui lavoro è documentato per l’altare di San Bonifacio nella parrocchiale di Zuccaro che presenta molte analogie, sia strutturali sia decorative, con questo di Cirillo di poco anteriore. Nel 1677 i resti di quello che è creduto il sangue versato dal presunto martire vengono sistemati in un reliquiario di legno, poi sostituito nel 1741 con quello di rame argentato che ancora si può vedere; l’urna originale è stata sostituita nel 1904 con quella attuale, eseguita però sul modello della precedente, riutilizzandone anche i fregi in argento ed i vetri. Recentemente, nel 1995, grazie alla sensibilità del parroco locale, il cranio di Cirillo è stato ricoperto da un’artistica maschera in argento, opera della scuola artistica milanese “Beato Angelico”, in tale occasione si è anche provveduto alla pulizia dell’abito da soldato romano che riveste il resto del corpo santo. Circa l’identificazione delle reliquie di Cirillo è stato compiuto un errore agiografico molto grave, segno di una superficiale indagine delle fonti, sia documentarie sia iconografiche: in uno studio recente avente per oggetto la chiesa parrocchiale di Cellio, esse vengono attribuite addirittura all’omonimo santo vescovo e patriarca di Alessandria d’Egitto (370 – 444), del quale vengono anche riportate delle note biografiche. E’ impossibile determinare su quali basi si sia potuta formulare una simile ipotesi, tanto originale quanto errata, nessuna fonte, infatti, riporta indicazioni che potrebbero contribuire ad avvalorarla. Nei documenti relativi, il corpo santo viene detto appartenere piuttosto al San Cirillo di cui si fa memoria nel martirologio al 28 ottobre. Anche questa indicazione non può essere accettata senza riserve: riguardo a questo personaggio, ucciso con la vergine Anastasia per averle offerto dell’acqua da bere durante il suo martirio, si posseggono solamente fonti leggendarie, di cui è impossibile verificare l’autenticità, inoltre mancano indicazioni che possano collegare la sua eventuale sepoltura con il cimitero del Verano. Attualmente, nella catacomba di Ciriaca, cui si accede dal chiostro del convento annesso alla basilica di San Lorenzo, è murata, tra le tante, anche una lastra che reca inciso il nome di Cirillo, impossibile però determinare se fosse quella che chiudeva il loculo del corpo santo in questione, definito di nome proprio nell’autentica che accompagnò il suo trasporto fino a Cellio. Sulla base dell’identificazione di cui si è detto, la festa in onore di Cirillo venne fissata all’ultima domenica di ottobre, come ancora avviene; tale celebrazione riveste maggior importanza ogni cinque anni, quando l’urna viene portata in processione per le vie del paese. Trasporti eccezionali delle reliquie sono stati compiuti anche il 12 agosto 1945 in ringraziamento per la fine della guerra e, precedentemente, nel 1905 per inaugurare il rifacimento dell’urna; di quest’ultimo avvenimento sono testimonianza due lapidi conservate nella chiesa: in una sono state riportate le parole della prima strofa dell’inno latino dedicato ai martiri, nell’altra si garantisce al “santo” che Cellio gli tributerà gli onori non ricevuti a Roma: DIVO CIRILLO – VICTORI INCLITO – QUOS CAPITOLIUM RENUIT – CELLIUM AGIT TRIUMPHOS. La devozione nei confronti del compatrono della comunità celliese è testimoniata anche dalla frequenza dei nomi Cirillo e Cirilla, che fino a tutto l’ottocento venivano imposti ai nati del luogo.
DIOMEDE IL GIOVANNE, Santo
Nato a Leucopoli (Cipro). Vissuto nel IV sec., fu educato dal vescovo
san Trifillio.Crebbe virtuoso e dotato del dono dei miracoli.Si narra
che essendo Cipro assalita dai Saraceni,con un segno di croce non dominò
quei predoni ma li convertì al cristianesimo.
Morì il 28 ottobre ed è festeggiato in tale giorno. Ben presto sorse in suo onore una chiesa tuttora meta di pellegrinaggi
Morì il 28 ottobre ed è festeggiato in tale giorno. Ben presto sorse in suo onore una chiesa tuttora meta di pellegrinaggi
ELIO DE LIONE, Santo
Nelle antiche liste episcopali di Lione occupa il quarto posto, dopo Fotino o Potino, morto per fede nel 177, Ireneo, morto verso il 195, e Zaccaria, successore di Ireneo, e prima di Faustino, che viveva nel 254. San Gregorio di Tours, che visitò il suo sepolcro, dice che "tempore paganorum in hac civitate fuit episcopus". E' ricordato il 28 ottobre.
LEODARDO DE SOISSONS, Santo
Visse a Soissons certamente prima del sec. IX, poiché le litanie dei santi, composte indubbiamentein quella città al tempo di Carlomagno, recano ilsuo nome insieme a quello di altri santi locali.
Chi era? Su questo argomento possediamo solo la tradizione tardiva dei breviari della diocesi. Ci ' è presentato come fornaio addetto al servizio del monastero di Notre-Dame di Soissons che nell'VIII e IX sec. doveva essere doppio, accogliere cioè una comunità di uomini e una comunità di donne. Egli, tuttavia, non era monaco, e questo è provato dal fatto che fu sepolto fuori della città, nella chiesa di S. Martino e non nella chiesa-santuario del monastero, dedicata alla Croce. Leodardo era dunque un semplice famiglio del monastero (famu-lus, familiaris), forse un sainteur (uomo libero che si è dato in servitù ad un santo).
La sua festa si celebra il 28 ott.; le reliquie furono più tardi trasferite nel monastero di Notre-Dame di Soissons.
MARIA ASUMPTA (Juliana) GONZALEZ TRUJILLANO, Beata
Nacque a El Barco de Ávila il 19 giugno 1881, figlia di Anacleto González e María del Rosario Trujillano, che le diedero il nome di Juliana. Ricevette la Cresima nella sua parrocchia natale il 18 giugno 1885.
Quindici anni più tardi, nel 1900, s’insediò nella parrocchia di El Barco de Ávila una comunità delle Terziarie Francescane della Divina Pastora, fondate nel 1805 da madre María Ana Mogas Fontcuberta (Beata dal 1996), oggi dette Francescane Missionarie della Madre del Divino Pastore. Si occuparono di una scuola per l’educazione dell’infanzia e della gioventù, dando una speciale attenzione ai più bisognosi. Ben presto, Juliana finì con l’andare molto d’accordo con loro, tanto da riconoscere di essere chiamata a seguirne lo stile: il 18 febbraio 1903, quindi, entrò in noviziato e cambiò il nome di battesimo con quello di suor María Asumpta. Emise i voti temporanei nel 1905 presso la Casa generalizia di calle Santa Engracia a Madrid, dove aveva compiuto il noviziato, ma professò i voti perpetui nella casa di La Coruña, nel 1910.
Insieme alla consorella suor Asunción, fondò una scuola ad Arenas de San Pedro: vi rimase tre anni, come insegnante di economia domestica, insegnando alle bambine taglio e cucito. Destinata nuovamente in Casa madre, svolse l’incarico di sacrestana, distinguendosi per esattezza al dovere, capacità di sacrificio e una crescente intimità con il Signore.
Nel luglio 1936, seguendo le indicazioni della Madre Generale María de las Victorias Lage Castrillón, abbandonò la casa e si rifugiò con lei in calle Barquillo 3, presso i coniugi Adolfo Cadaval y Muñoz del Monte e Amalia García Lara. Da lì, il 20 ottobre 1936, si diresse in un’ambasciata, forse quella del Cile, insieme ai due coniugi: voleva depositarvi la dote sua e delle altre monache. Tuttavia, proprio all’entrata dell’ambasciata, i tre vennero catturati da alcuni miliziani e condotti in una “checa”, ossia un luogo di prigionia e tortura, situato in calle Fomento.
Nella cella dove suor Assunta fu imprigionata c’era anche la madre provinciale delle suore Scolopie. Costei vide coi propri occhi che lei non si sedette, ma prese ad andare avanti e indietro, pregando il Trisagio. Ogni tanto, poi, l’udiva dire con tono angosciato: «Mi ammazzano».
Alle due pomeridiane entrò nella cella un miliziano con una busta blu, il quale le disse: «Hai la libertà». Questo fatto la calmò, cosicché, quando venne chiamata, uscì tranquillamente. Poco dopo, uscì la signora Amalia García, che gridava di voler salutare suo marito, ma le fu risposto: «Adesso vedrà suo marito». In realtà, era tutto falso: non erano state liberate, bensì condotte alla fucilazione. Era il 28 ottobre 1936.
Il processo canonico per l’accertamento della sua morte in odio alla fede, unito a quelli delle consorelle Isabel (al secolo María del Consuelo) Remiñán Carracedo e Gertrudis (Dorotea) Llamazares Fernández, si è svolto dal 27 settembre 1999 al 15 ottobre 2000 presso l’Arcidiocesi di Madrid ed è stato integrato da un processo rogazionale nella Diocesi di Orense il 17 febbraio 2000. Le tre sono state beatificate a Tarragona il 13 ottobre 2013, incluse nel gruppo di cinquecentoventidue martiri caduti durante la guerra civile spagnola.
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Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
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MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros
MARTIROLÓGIO ROMANO
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