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10º A N O
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Imaculada Conceição da
Virgem Santa Maria
Solenidade da IMACULADA CONCEIÇÃO DA VIRGEM SANTA MARIA que, verdadeiramente cheia de graça e bendita entre as mulheres, em atenção ao nascimento e morte salvífica do Filho de Deus, desde o primeiro instante da sua Conceição foi preservada de toda a culpa original, por singular privilégio de Deus, como foi definida solenemente neste dia pelo papa PIO IX como verdade dogmática recebida por antiga tradição.
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O., de Braga:
Ninguém pode dizer não ter existido, pelo menos desde o século XII, a crença explícita na Conceição Imaculada da Virgem. Existiu, espalhou-se gradualmente por toda a Igreja ocidental e assim se explica que, antes da definição dogmática, de tantas centenas de pastores, aparecesse apenas um ou outro que tenha posto em dúvida esta verdade.
Eucário de Tréveris, Santo
Patápio de Tebaida, Santo
Romarico dos Vosgos, Santo
Nos montes Vosgos, na Borgonha, hoje França, São ROMARICO abade que, sendo escudeiro do rei Teodoberto, se retirou para o mosteiro de Luxeuil e depois fundou um cenóbio em propriedade sua, a que ele próprio presidiu. (653)
Teobaldo de Marlíaco, Santo
Em Vaux-de-Cernay, Paris, São TEOBALDO DE MARLÍACO abade da Ordem Cisterciense, que prestava aos irmãos os serviços mais humildes. (1247)
João Minami Gorozaemon, Beato
Em Kumamoto, Japão, o Beato JOÃO MINAMI GOROZAEMON pai de família e mártir. (1603)
Elfrida ou Frida, Edite e Sabina, Santas
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:
Viveram no tempo da Heptarquia anglo-saxónica, quando havia ainda sete (hepta) reinos na Inglaterra (do VI ao IX século). Todas as três eram filhas de reis e todas as três, resolvidas a abraçar o estado religioso, se tinham recusado a aceitar os matrimónios que lhes eram apresentados. Juntas partiram a caminho de Roma onde contavam poder entrar no convento. Foi em França, não longe da costa, entre Saint-Omer e Cassel, numa floresta em que tinham parado para rezar, que foram apanhadas pelos três principes que elas não tinham querido, os quais as assassinaram.
11 Padres Mercedários Pietro da Valenza, Berengario da Queralt, Ponzio de Fornellis, Giovanni de Roa, Martino da Burgos, Guglielmo da Curtis, Bernardo de Leogaris, Guglielmo de Podialto, Raimondo Santjust, Giovanni de Scalis e Raimondo de Costabella, Beatos
I seguenti 11 Beati padri mercedari: Pietro da Valenza, Berengario da Queralt, Ponzio de Fornellis, Giovanni de Roa, Martino da Burgos, Guglielmo da Curtis, Bernardo de Leogaris, Guglielmo de Podialto, Raimondo Santjust, Giovanni de Scalis e Raimondo de Costabella, furono famosi per la santità della vita. Confessando la fede nell’unico e vero Dio furono degnamente ricevuti negli eterni tabernacoli. L’Ordine li festeggia l’8 dicembre.
È una devozione più che millenaria quella in onore di Maria Immacolata, la cui solennità si celebra l’8 dicembre. Una festa che da molti anni viene associata anche al tradizionale omaggio di fiori alla statua della Madonna in piazza di Spagna a Roma, che Benedetto XVI non ha interrotto.
In effetti, il dogma di Maria concepita senza la macchia del «peccato originale» è stato proclamato soltanto nel 1854. Ma sin dal Quattrocento la relativa festa era inserita nel Calendario liturgico e i devoti la preparavano con la recita quotidiana di una Novena, tuttora praticata utilizzando una notevole varietà di schemi.
Ancor più antico è il testo della preghiera che sarebbe stata insegnata dalla Vergine stessa a santa Geltrude la Grande: per nove giorni di seguito si pregano quotidianamente 30 Ave Maria, in memoria dei 270 giorni che ella trascorse nel grembo di sua madre sant’Anna. Seguono poi un’orazione e alcune specifiche invocazioni.
La solennità dell’Immacolata Concezione si lega anche alla consacrazione al Cuore immacolato di Maria che molti fedeli attuano in questo giorno. È una pia pratica che affonda le sue radici nel Medioevo, quando si venerava la Madonna con il titolo di «sovrana». Ma il vero araldo della consacrazione mariana fu san Luigi Maria Grignion de Montfort, che nel Settecento pubblicò il Trattato della vera devozione a Maria.
Si tratta di un testo spirituale tuttora molto apprezzato, nel quale il santo ha tracciato un itinerario di trentatré giorni per prepararsi alla consacrazione. I primi dodici giorni rappresentano un periodo di preghiera e di raccoglimento per imparare a vincere l’attaccamento alle cose del mondo. Le successive tre settimane sono dedicate, ciascuna, all’offerta a Dio, a Cristo e allo Spirito Santo di ogni momento della giornata. Infine viene recitato l’atto di consacrazione a Maria, con una formula nella quale il devoto rinnova gli impegni del battesimo e dichiara solennemente: «Offro a Maria la mia persona, la mia vita e il valore delle mie buone opere, passate, presenti e future».
Paulo Yun Ji.Chung e
Giacomo Kwon Sang-Yeon, Servos de Deus
Paolo Yun Ji-chung nasce nel 1759 da una famiglia nobile e conosciuta di Janggu-dong, a Jinsan. Il suo nome adulto, prima del battesimo, era "Uyong". Francesco Yun Ji-heon, martirizzato a Jeonjiu durante la persecuzione Shinyu del 1801, era suo fratello minore. Paolo Yun, intelligente e degno di fiducia, decide di dedicarsi sin da piccolo agli studi. Nella primavera del 1783 passa i primi esami di Stato. E nello stesso periodo inizia a sentire parlare della fede cattolica da un suo cugino, Giovanni Jeong Yak-yong, figlio di una sorella del padre.
Decide di leggere alcuni libri che parlano di questa religione e, convinto, inizia il percorso di conversione. Dopo 3 anni di studi della dottrina cattolica viene battezzato nel 1787 da Pietro Yi Seung-hun. Paolo Yun decide di insegnare il catechismo alla madre, al fratello Francesco e a un cugino da parte materna, che sarà battezzato Giacomo Kwon Sang-yeon. Da quel momento decide di proclamare il Vangelo insieme ad Agostino Yu Hang-geom, un parente acquisito per via matrimoniale.
Nel 1790, quando il vescovo di Pechino mons. Gouvea emana il decreto che proibisce la pratica dei riti ancestrali, Paolo e suo cugino Giacomo bruciano le antiche tavole collegate alla fede animista. Quando sua madre - zia di Giacomo - muore, Paolo sceglie di celebrare un funerale cattolico al posto di quello confuciano secondo le ultime volontà della defunta.
Ma subito dopo questo fatto, si sparge la voce che il giovane non ha celebrato i riti ancestrali e ha bruciato le tavole: quando la Corte viene a saperlo, si scatena la furia del re. Al magistrato di Jinsan arriva l'ordine di "arrestare Yun Ji-chung e kwon Sang-yeon". I due cercano rifugio, il primo a Gwangchoen e il secondo ad Hansan. Al posto di Paolo, il magistrato per vendetta ordina l'arresto dello zio: venuti a conoscenza di questo arresto, Paolo e Giacomo decidono di uscire dai loro nascondigli e consegnarsi al magistrato. È la metà dell'ottobre del 1791.
Come prima cosa, il magistrato di Jinsan cerca di convincere i due ad abbandonare la fede. La risposta è che la fede "non si può abbandonare, per nessun motivo". Nonostante la situazione, i due continuano a proclamare il cattolicesimo come vero insegnamento di vita. Il magistrato, capito che non riuscirà a farli abiurare, li manda dal governatore di Jeonju. Interrogati subito dopo il trasferimento, rifiutano di dare i nomi degli altri cattolici che conoscono [il governo ha nel frattempo emanato un decreto che definisce il cristianesimo "un culto malvagio" e ha dato l'ordine di "estirparlo" ndr].
I due arrestati difendono con determinazione il proprio credo e non dicono neanche una parola che possa danneggiare la Chiesa o gli altri cattolici. Paolo Yun, in particolare, sottolinea l'irrazionalità dei riti ancestrali confuciani alla luce della dottrina della fede cattolica. Questa confutazione fa infuriare il governatore, che ordina di "punirli con severità". Sia Paolo che Giacomo sono pronti a morire per Dio. La loro unica risposta a questa sentenza è: "Serviamo Dio, nostro padre, e quindi non possiamo disubbidire ai suoi comandamenti".
Il governatore di Jeonju fa scrivere ai due arrestati una deposizione e li manda alla Corte. Anche qui, i due cattolici non si piegano alle richieste: sale la tensione fra il sovrano e gli arrestati. I ministri della Corte iniziano a dire: "Yun Ji-chung e Kwong Sang-yeon dovrebbero essere decapitati". Il re accetta l'opinione dei suoi ministri e ordina l'esecuzione.
Appena la decisione arriva al governatore di Jeonju, Paolo e Giacomo vengono trascinati fuori dalle loro celle e portati alla Porta meridionale della città. Paolo sembra felice come uno che stia andando a un banchetto. Mentre cammina, continua a spiegare la dottrina cattolica a quelli che lo seguono. L'8 dicembre 1791 (il 13 novembre secondo il calendario lunare) i due vengono decapitati e muoiono come martiri mentre pregano Cristo e la Vergine. Paolo Yun muore a 32 anni.
Le famiglie devono aspettare 9 giorni prima di ottenere il permesso dal governatore per seppellire i corpi di Paolo e Giacomo. Rimangono sorpresi dallo scoprire che entrambi i martiri sembrano essere morti da poco, con il sangue ancora brillante e fresco. I fedeli riescono a bagnare alcuni pezzi di stoffa con questo sangue: alcuni sono mandati a mons. Gouvea, a Pechino. Diversi malati, in pericolo di vita, si sentono meglio dopo aver toccato queste "reliquie".
Nel rapporto del governatore che esegue la sentenza alla Corte si legge: "Nonostante i loro corpi siano coperti di sangue, non si lamentano neanche. Rifiutano di rinunciare alla loro fede dicendo 'l'insegnamento di Dio è molto chiaro, non possiamo disobbedire. Quindi dobbiamo disobbedire ai nostri genitori e al re'. Hanno detto che è un grande onore morire per Dio sotto la lama di un coltello".
Pietro de Haro, Beato
Ardente di zelo per la salvezza delle anime, il Beato Pietro de Haro, inviato per redenzione in Marocco sotto il generalato di San Pietro de Amer, liberò dal giogo della schiavitù 156 schiavi. Rientrato in Aragona (Spagna), animò vigorosamente i fedeli ad aiutare l'importante opera di redenzione per le gravissime condizioni, che aveva potuto constatare lui stesso, venivano trattati gli schiavi.Morì santamente nel convento mercedario di Monteblanco in Aragona.
L'Ordine lo festeggia l'8 dicembre
Sabina e sorelle, Santas
Stranamente le varie sante martiri con il nome di Sabina, tranne una che è di Roma, titolare della bellissima chiesa sull’Aventino, furono tutte straniere, anche se il nome Sabina, molto diffuso nella Roma imperiale, aveva il significato di “abitante della Sabina”, zona storica dell’Italia Centrale, comprendente soprattutto la provincia di Rieti.
La santa Sabina di cui parliamo è venerata insieme alle due sorelle Elfrida ed Edith, a Caestre (presso Hazebrouck in Fiandra, Belgio); nel paese esiste un antichissimo culto collegato al ricordo del martirio delle tre giovani donne.
La vicenda si svolse nel secolo IX, nel cui inizio Sabina, Elfrida ed Edith, che erano figlie di Genolfo re di Mercia in Inghilterra, si convertirono al cristianesimo, rinunciando ai rispettivi promessi sposi destinati loro dal padre; poi decisero di recarsi in pellegrinaggio a Roma.
Affrontarono la traversata della Manica e sbarcarono nelle Fiandre, accolte a Cassel da una comunità di pie donne; dopo qualche tempo ripresero il viaggio, ma attraversando una vicina foresta, furono assassinate da alcuni sicari pagati dai tre pretendenti rimasti delusi, era l’anno 819.
Sul luogo dell’eccidio fu costruita una chiesetta chiamata Cappella delle tre Vergini, dove si verificarono molti miracoli e vi si recavano numerosi pellegrini.
La loro festa celebrativa si teneva l’8 dicembre; ancora oggi nella prima domenica di luglio, si svolge, in loro onore una processione. Nell’XI secolo fu costruito un santuario, dedicato alla Madonna delle Grazie, più volte ristrutturato e il cui campanile fu costruito nel 1889; all’interno vi è la Cappella delle tre Vergini di Caestre.
Sofronio de Cipro, Santo
Il suo nome - raro nel Calendario e ancor più raro, oggi, tra i fedeli - era di origine greca, ed era stato portato da almeno un predecessore illustre. Sofronio (cioè, in greco, il " giudizioso ") era stato infatti uno scrittore e studioso nato a Siracusa e vissuto nel VI secolo avanti Cristo.
Egli viene addirittura enumerato tra i sette sapienti del mondo antico, accanto a Talete, a Solone, a Cleòbulo, a Chilone e agli altri.
Nei calendari, il nome del sapiente greco è ripetuto da due Santi cristiani. Uno, un po' più celebre, viene festeggiato l'Il marzo, ed è detto Sofronio il Sofista, cioè il " saggio ", per la sua conoscenza della filosofia greca.
Nato a Damasco, passò vent'anni alla scuola di un eremita, e peregrinò nel deserto egiziano. San Giovanni Elemosiniere, Patriarca d'Alessandria, lo volle al suo fianco nella lotta contro gli eretici orientali, soprattutto contro i Monoteliti.
Più tardi, anch'egli divenne Patriarca, a Gerusalemme. Qui, il Vescovo saggio ebbe il profondo dolore di vedere la città santa dei cristiani cadere in mano ai Mussulmani, nel 638. Per alleviare e assistere i suoi figli, egli era pronto a consegnare la sua vita nelle mani degli infedeli. Invece mori di lì a pochi anni, ma non Martire.
Anche il Sofronio di oggi visse in ambiente greco, in epoca imprecisata. Sappiamo soltanto che fu Vescovo di Cipro, successore di San Damiano.
Sul suo conto, possiamo soltanto ripetere le parole bellissime a lui dedicate dal Martirologio Romano: " Egli fu, in modo ammirevole, protettore dei piccoli, degli orfani, delle vedove; conforto dei poveri e di tutti gli oppressi ". Non è molto: ma è più che sufficiente per garantire la santità dell'antico Vescovo di Cipro, San Sofronio, e giustificare la sua fama, benché limitata.
Stefano Maconi, Beato
Subito dopo la morte di Santa Caterina da Siena, di cui Maconi era discepolo, egli volle esaudire il desiderio della patrona d’Italia che voleva per lui un futuro tra i monaci certosini. Maconi, convintosi, entrò il 19 maggio 1381nella certosa di Pontignano, a pochi chilometri da Siena, nel luogo che era già stato meta di visita e ritiro spirituale per Caterina. Il seguace della santa, distintosi per le sue qualità, dopo qualche anno, ricoprì l’incarico di Priore dal 1383 al 1389. La sua fama e le sue virtù attirarono l’attenzione di Gian Galeazzo Visconti duca di Milano, il quale nel 1389 esortò il trasferimento di Maconi, da Pontignano a Milano, dove divenne nel 1390 Priore della certosa di Garegnano. Gian Galeazzo, scrisse ai governanti della Repubblica senese nel cui territorio sorgevano Maggiano, Belriguardo e Pontignano dicendo che “Siena aveva più certose di qualunque altra città del Cristianesimo” esse erano floride e ben dirette, pertanto auspicava per Milano la stessa sorte. I rapporti tra Maconi e Gian Galeazzo furono eccellenti, si strinse difatti tra loro un forte legame, che portò il Priore certosino a diventare il consigliere personale di Caterina Visconti, cugina e seconda moglie di Gian Galeazzo. Stefano diffuse nel Milanese la devozione alla Madonna delle Grazie, importata dall’Oriente nel 1378 e sostenuta da papa Urbano VI per impetrare l’aiuto della Vergine nella risoluzione dello scisma della Chiesa occidentale. Maconi sostenne Caterina, la quale non riuscendo ad avere figli, (una figlia era nata e morta nel giugno 1385), convincendola di fare voto alla Madonna delle Grazie, e di mettere ad ogni eventuale figlio come secondo nome Maria. La Duchessa, seppur confortata dal certosino, continuava ad avere gravidanze a rischio, e l’8 gennaio 1390, all’approssimarsi di un nuovo parto, su suggerimento di Maconi fece voto di costruire una Certosa presso Pavia se fosse sopravvissuta: “Et giunto l’anno mille trecento novanta a punto, a otto di gennaio, Caterina mogliera di Giovan Galeazzo, Conte di Virtù, votandosi sotto forma di testamento ordinò che in una villa del Pavese, dove spesse volte andava, si dovesse fabricare un monasterio di Certosini con dodici monaci, et in caso di parto morendo, pregò il marito che volesse adempiere tali ordinationi raccomandandogli la sua famiglia specialmente i fratelli e le sue sorelle.” Il bambino morì, ma Caterina si salvò e mantenne il voto. Pertanto furono così iniziati i lavori per la costruzione della certosa di Pavia, la cui prima pietra fu posta il 27 agosto 1396, e fu dedicata alla Madonna delle Grazie (Gratiarum Carthusia). Possiamo quindi affermare, che se Caterina, fu fundatrix et fautrix, il beato Maconi ne fu l’ispiratore, contribuendo alla realizzazione della meravigliosa certosa pavese ed istituendone la particolare devozione a Maria. La forte personalità di Maconi gli permise, di diventare Priore Generale (1398-1410) in un periodo particolarmente lacerante per la Chiesa occidentale, egli si impegnò fortemente per eliminare le divisioni derivanti dal Grande Scisma d’Occidente. Dopo aver dato le dimissioni da Priore Generale (1410) egli ritornò alla sua amata Pontignano, e poi giunse a Pavia, ricoprendo l’incarico di Priore. Morirà il 7 agosto 1424, nella certosa di Pavia, come semplice monaco, poichè egli già da tre anni aveva smesso di ricoprire l’incarico di massima autorità della comunità monastica. È venerato come beato dall’ordine certosino, che lo commemora l’8 dicembre. In conclusione, va detto che Santa Caterina aveva intuito con estrema lungimiranza le capacità di quel giovane senese, che le fu discepolo per tanti anni, esortandolo alla vita monastica certosina, e che risultò essere una figura fondamentale per lo sviluppo dell’ordine di san Bruno.
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Desde o dia 1 de Janeiro que venho colocando aqui os meus Votos de um Bom Ano de 2016.
Como já estamos em Dezembro, pelo que o Ano se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
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UM BOM resto do ANO DE 2016
e
Um BOM NATAL DE 2016
(... mas mesmo muito BOM...)
e
Um BOM NATAL DE 2016
(... mas mesmo muito BOM...)
Nº 2962 - (343-2016)
8 de DEZEMBRO de 2016
SANTOS DE CADA DIA
10º A N O
LOUVADO SEJA PARA SEMPRE
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA
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Comemorar e lembrar
os Santos de cada dia,
é dever de todo o Católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
os Santos de cada dia,
é dever de todo o Católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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Imaculada Conceição da
Virgem Santa Maria
Solenidade da IMACULADA CONCEIÇÃO DA VIRGEM SANTA MARIA que, verdadeiramente cheia de graça e bendita entre as mulheres, em atenção ao nascimento e morte salvífica do Filho de Deus, desde o primeiro instante da sua Conceição foi preservada de toda a culpa original, por singular privilégio de Deus, como foi definida solenemente neste dia pelo papa PIO IX como verdade dogmática recebida por antiga tradição.
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O., de Braga:
Ninguém pode dizer não ter existido, pelo menos desde o século XII, a crença explícita na Conceição Imaculada da Virgem. Existiu, espalhou-se gradualmente por toda a Igreja ocidental e assim se explica que, antes da definição dogmática, de tantas centenas de pastores, aparecesse apenas um ou outro que tenha posto em dúvida esta verdade.
Esta persuasão foi-se espalhando e radicando, para o que contribuiu não somente a singeleza dos rudes, mas também e sobretudo a autoridade dos doutos, chegando um autor insuspeito a afirmar, no fim do século XVI, que mais de seis mil escritores a ela se referiram. Mas não foram somente os indivíduos; academias inteiras, como nos afirma Bartolomeu Medina, obrigaram-se por juramento a defender a Conceição Imaculada de Maria. E nós, portugueses, podemos afirmar com satisfação que também tivemos duas dessas academias cujos membros juravam a crença nesta verdade: eram as Universidades de Coimbra e Évora.
Em 1304, o Papa Bento XI reuniu na Universidade de Paris uma assembleia dos doutores mais eminentes em Teologia, para terminar as questões de escola sobre a Imaculada Conceição ds Virgem: JOÃO DUNS ESCOTO foi o encarregado pelo superior de defender e sustentar aquela consoladora verdade. DUNS ESCOTO, franciscano, implorou o auxílio de Maria que escutou as suas súplicas, assegurando-lhe a mais completa vitória. E foi tão agradável à Mãe de Deus a prece deste filho humilde que a imagem, diante da qual estava prostrado, se inclinou para ele e nesta posição se venerava ainda três séculos depois.
Venceu, e desde esse momento a Universidade de Paris, que lhe outorgou o título de Doutor subtil, determinou que de futuro se celebrasse em toda a França a festa da Imaculada Conceição e que não fosse admitido nas suas aulas aquele que se não obrigasse a defender que Maria, Mãe de Deus, foi concebida sem mácula do pecado original.
Desde então, a Imaculada Conceição resplandeceu no mundo católico com luz mais viva. E os argumentos de DUNS ESCOTO são os mesmos com que os teólogos defendem e sustentam o dogma tão simpático, tão consolador, tão poético, da santidade original de Maria, são os mesmos que Pio IX, de santa e feliz memória, compendiou na sua admirável bula Ineffabilis Deus.
A isto juntemos a autoridade dos Santos Padres. Ouçamos Santo Agostinho com aquela eloquência e sabedoria que de todos é bem conhecida:
«A natureza humana, dizia ele, foi reparada em Jesus Cristo pelos mesmos graus pelos quais ela tinha perecido; Adão foi soberbo, humilde foi Jesus; por uma mulher veio a morte, por uma Mulher veio a vida; por Eva a desgraça, por Maria a salvação; aquela corrompida seguiu o sedutor, esta íntegra deu a luz ao Salvador. Aquela de bom grado recebeu e entregou ao esposo o veneno fornecido pela serpente, do qual resultou a morte de ambos; esta, pela graça divina que recebeu, deu origem à vida pela qual a carne morta pode ser ressuscitada».
Recordemos ainda os Concílios: o Concílio de Éfeso, condenando a heresia de Nestório que ousou negar a maternidade divina de Maria, e o Concílio de Trento, declarando que não era intenção sua compreender no decreto do pecado original a Bem-aventurada Virgem Maria, proclama implicitamente a puríssima e Imaculada Conceição da Mãe de Deus. E se não a definiram expressamente, foi porque ainda não tinha soado a hora marcada nos insondáveis desígnios da Providência.
As declarações dogmáticas da Igreja não têm somente a sabedoria e infalibilidade, mas também a oportunidade. Aparecem no mundo quando devem aparecer, brilham no mundo quando ele tem necessidade dos seus eternos esplendores, alumiam as consciências quando elas precisam da sua luz.
O Concílio de Basileia celebrado em 1439, declarou que a doutrina sobre a Imaculada Conceição era pia, muito conforme com o culto eclesiástico, com a fé católica, com a recta razão e a Sagrada Escritura, e que por isso devia ser aprovada, seguida e abraçada por todos os católicos.
Temos ainda os Pontifices: SISTO IV determinando que se celebrasse em todas as Igrejas o Ofício e Missa da Puríssima Conceição, concedendo copiosas indulgências a todos os fiéis que assistissem e condenando como falsas e erróneas as afirmações dos que dissessem que os que crêem que Maria foi concebida sem pecado original são hereges ou pecam mortalmente.
Temos PAULO V, GREGÓRIO XIV, ALEXANDRE VIII, CLEMENTE IX e CLEMENTE XIII, e uma longa série de Pontifices venerandos que promoveram e enriqueceram com inúmeras graças a antiquíssima devoção à pureza e santidade original da Virgem Santíssima.
É que eles reconheciam que, assim como as águas do rio Jordão se tinham detido para deixar passar ilesa a arca do Antigo Testamento onde se encerravam umas figuras, também as águas corruptoras do pecado original se haviam de deter para deixar passar Imaculada a Arca do Novo Testamento onde se encerraria, durante nove meses, a realidade que eles reconheciam. A Filha do Eterno, a Mãe de Jesus, a Esposa e o Templo do Espírito Santo não podia sofrer as consequências da tentação da serpente maldita.
Este dogma constituí também uma glória para Maria, Concebida Sem Pecado. Oh! Quem nos dera graça igual: este mundo, longe de ser um vale de lágrimas, seria um jardim de delícias onde poderíamos ante-gozar a felicidade eterna que com certeza nos esperava.
Quem nos dera graça igual! As flores seriam para nós mais lindas, uma vez que, não tendo a vista anuviada pelo fumo das paixões, somente veríamos nelas os reflexos da beleza de Deus. As águas seriam mais cristalinas para não macularem a quem Deus criou Imaculado. As avezinhas do céu acercar-se-iam de nós como de um perfeito exemplar do seu Criador. Nem paixões que abrasam, nem vícios que degradam, nem tristezas que definham, nem desilusões que desesperam: nada disto poderia escurecer o sol brilhante da nossa existência. Mas essa felicidade foi perdida com a falta dos nossos primeiros pais. Só Maria a gozou.
Só Vós e Vossa Mãe, - dizia Santo EFRÉM ao Senhor, - só Vós estais puros a todos os respeitos, porque em Vós, ó Senhor, não há mancha e em Vossa Mãe não há mácula. Ela foi o santuário da inocência, inacessível ao pecado, o paraíso virginal donde devia surgir o novo Adão.
Ela calcou aos pés a serpente, por isso trouxe em seu seio a realização de todas as promessas da antiga aliança, a bênção encarnada em quem foram abençoadas todas as nações da terra. Ela foi a verdadeira Arca da Aliança que encerrou em Si o Todo Poderoso.
Como à primeira Eva foi concedida a graça da santidade original e da justiça, assim em grau muito mais elevado a outorgou Deus à segunda Eva: a Maria. Santificados foram os profetas que receberam a inspiração do Senhor; santo foi João, o último e maior deles; Maria, porém, foi maior do que todos, por que foi Mãe do Senhor e por isso cheia de graça desde a sua Conceição.
Resplandece de luz ante os olhos do Pai, que nela mostrou quanto sabe amar e encher de graças. Resplandece de luz ante os olhos do Espírito Santo, que nela preparou a morada para o Verbo Divino. E se Este, o Criador, baixou do Céu à terra na humilhação da criatura, de Maria, porque não havia de subir esta da terra ao Céu, a primeira de todas as criaturas, a Mãe que lhe dera a humanidade!
Temos também o testemunho de Maria. Do alto das Rochas de Massabielle, quando a Pastorinha de Lourdes lhe perguntou quem era, respondeu: «Eu sou a Imaculada Conceição», e mandou-a dizer aos homens que viessem ali a invocá-la sob esse título, pois desejava que as iras divinas se quebrassem de encontro àquelas pedras enegrecidas.
Ó Maria, vós ultrapassastes os esplendores de todas as ordens de anjos e eclipsastes o brilho dos Arcanjos, abaixo de vós ficam os tronos, sois superior aos domínios e principados, sois mais forte do que as potestades, mais pura do que as virtudes, assentai-vos acima dos Querubins.
Foi em 8 de Dezembro de 1854 que se realizou a festa desejada por tantos Santos, solicitada por tantos séculos, intentada por tantos Pontifices, mas que o Senhor, em sua infinita misericórdia, reservou para tempos mais recentes, como uma esperança, como um auxílio. Presidiu-a o chefe da Igreja Católica, PIO IX.
Alegre, satisfeito como um pai carinhoso quando se vê cercado dos filhos queridos da sua alma, rodeado por 54 cardeais, um patriarca, 42 arcebispos, 100 bispos, 300 prelados inferiores, muitos milhares de sacerdotes e religiosos de todos os ritos, regiões, ordens e trajes, e por mais de 50 000 fiéis de todas as classes e nações, PIO IX, a 8 de Dezembro de 1854, na atitude própria de doutor supremo encarregado de interpretar a divina revelação e de pronunciar os oráculos da fé, principia com voz grave, sonora e majestosa, a leitura do decreto em que define a IMACULADA CONCEIÇÃO DA VIRGEM.
Mas, ao chegar à passagem em que se referia a Imaculada Conceição, essa voz enternece-se, as lágrimas assomam-lhe aos olhos e quando pronúncia as palavras decisivas:
«Definimos, decretamos e confirmamos»
a emoção e o pranto embargaram-lhe a palavra e vê-se obrigado a suspender, para enxugar as lágrimas que pelo rosto lhe deslizam. Eloquência sublime, eloquência de um grande pai, pregando bem alto este privilégio da melhor das mães. Contudo, fez um esforço supremo para dominar a emoção e continuou a leitura com a inteireza de voz e autoridade próprias do juiz da fé. seu coração eleva-se aos lábios e conhece-se bem que falam ao mesmo tempo o pai da Cristandade, o filho afectuoso de Maria e o supremo pastor da Igreja, aliando, dum modo sublime, o oráculo do doutor da verdade com os sentimentos de um coração ternamente dedicado à Virgem.
Oh! Como tudo isto era belo e agradável ao Senhor, como era imponente aquela assembleia inumerável, em que batia um só coração para amar a Maria, em que falava uma só boca para saudar a Maria, coroada com o diadema da Imaculada Conceição. Terminada a leitura do decreto, Pio IX entoou o Te Deum que se repetiu em toda a basílica como hino infinito de acção de graças e de reconhecimento singular, imenso, universal, ao glorioso privilégio de Maria, como uma oração ardente, unânime, apaixonada mesmo Àquela a quem o anjo, 19 séculos antes, saudara, dizendo: Avé, Cheia de graça, e a quem os homens hoje saúdam dizendo: «Avé-Maria, concebida sem pecado original».
Portugal teve sempre muita devoção à Imaculada Conceição.
À sombra do santuário da Imaculada Conceição de Vila Viçosa tinha nascido, do sangue heróico de NUNO ÁLVARES PEREIRA, o 8º Duque de Bragança, que o céu designara para outra vez dar aos portugueses uma nação livre e independente.
É, sobretudo, a Dom João IV que Portugal ficou a dever que Nossa Senhora da Conceição fosse declarada Padroeira de Portugal. Estando reunidas as Cortes em Lisboa, desde 28 de Dezembro de 1645 até 16 de Março de 1646, propôs-lhes o rei que se declarasse Nossa Senhora da Conceição, Defensora e Protectora da Pátria. O resultado dessa proposta consta da Provisão Régia de 25 de Março de 1646 (HÁ 370 ANOS...), de que salientamos estes parágrafos:
«Estando ora juntos em Cortes com os três Estados do Reino lhes fiz propor a obrigação que tínhamos de renovar e continuar esta promessa (de Dom Afonso Henriques) e venerar com muito particular afecto e solenidade a festa da Sua Imaculada Conceição. E nelas com parecer de todos, assentámos de tomar por Padroeira de Nossos Reinos e Senhorios a Santíssima Virgem Nossa Senhora da Conceição... e lhe ofereço de novo em meu nome e do Príncipe Dom Teodósio meu sobre todos muito amado e prezado filho e de todos os meus descendentes, sucessores, Reinos, Senhorios e Vassalos à sua Santa Casa da Conceição sita em Vila Viçosa, por ser a primeira que houve em Espanha desta invocação, cinquenta escudos de ouro em cada um ano em sinal de Tributo e Vassalagem. E da mesma maneira prometemos e juramos com o Príncipe e Estados de confessar e defender sempre (até dar a vida sendo necessário) que a Virgem Maria Mãe de Deus foi concebida sem pecado original».
No mesmo dia 25, festa da Anunciação, que nesse ano coincidiu com o Domingo de Ramos, efectuou-se na capela real a solenidade do juramento.
O Secretário de Estado leu em voz alta a Provisão Régia e por fim a fórmula do juramento que Dom João IV, ajoelhado diante do altar, foi repetindo.
O Príncipe herdeiro, os grandes da nobreza, os representantes do povo e os cinco Bispos presentes prestaram em seguida juramento. Um solene Te Deum rematou tão bela e significativa cerimónia. Durante a noite, a cidade apareceu rebrilhando com as constelações de mil luzes que faziam ressaltar a júbilo do povo, manifestado nos seus ardentes cânticos.
Por este acto tão solene e expressivo a Virgem Imaculada era constituída e declarada, por todos os poderes da nação, Senhora e Rainha de Portugal. Por outras palavras, o Governo transferia para Ela o poder e domínio de que gozava, tornando-se Nossa Senhora verdadeira Soberana de Portugal. Os Reis, em sinal de que aceitavam o seu domínio, pagar-lhe-iam cada ano um tributo de submissão e desde essa altura mais nenhum monarca colocou a coroa na cabeça, pois isso equivaleria a usurpar um direito pertencente a Nossa Senhora.
Passados dois anos, em 1648, mandou Dom João IV cunhar moedas de ouro e prata, tendo numa das faces a Imaculada Conceição com a legenda: Tutelaris Regni, Padroeira do Reino.
A 30 de Junho de 1654 - precisamente dois séculos antes da definição dogmática de Pio IX - o rei dá nova prova do seu amor à Imaculada. Dirige às Câmaras da Nação uma carta em que dizia:
«Para que seja mais notória a obrigação que eu e todos os meus vassalos temos de defender que a Virgem Senhora Nossa foi concebida sem pecado original, houve por bem resolver que em todas as portas e entradas das cidades, vilas e lugares de meus Reinos se ponha, em pedra lavrada, a inscrição de que será cópia esta carta: "Encomendo-vos a que façais pôr nas portas e lugares dessa cidade (ou vila) e me aviseis de como o tendes executado"».
A ordem foi cumprida e ainda subsistem em nossos dias muitas dessas lápides.
Os sucessores no trono de tão piedoso monarca quiseram continuar estas tradições.
Dom João V, por exemplo, a 12 de Novembro de 1717, dirigiu uma circular à Universidade de Coimbra e a todos os Prelados e Colegiais do reino recomendando-lhes que fizessem celebrar cada ano nas suas igrejas, com toda a pompa, a festa da Imaculada Conceição, recordando a eleição da Padroeira e o juramento de Dom João IV.
Dom João VI, para especial honra e homenagem da Padroeira, criou a Ordem Militar de Nossa Senhora da Conceição de Vila Viçosa.
Em Portugal, a bula Ineffabilis Deus de 1854, com a definição, precisava, para ser publicada oficialmente, de beneplácito régio, que o soberano não podia conceder sem a aprovação das duas Câmaras. O Ministro da Justiça conseguiu-a finalmente, após duas sessões de três horas cada uma, na Câmara dos Deputados e após uma sessão de duas horas na Câmara dos Pares. Por fim Dom Fernando, regente em nome de quem viria a ser Dom Pedro V, pôde conceder o beneplácito a 16 de Março de 1855. Foi publicada a bula no Diário do Governo.
Fizeram-se comemorações solenes da definição, com entusiasmo e grandes concursos do povo. Mas comemorações tardias, por causa das interferências do liberalismo: em Lisboa, o Te Deum só foi a 16 de Abril. Braga antecipara-se muito, graças ao Padre Martinho António Pereira da Silva; as cerimónias foram a 6 e 7 de Janeiro. O referido sacerdote, para comemorar a definição, propôs se erigisse o Sameiro. o grande Santuário nacional em honra da Imaculada Conceição.
Notabilíssimas foram, as festas do cinquentenário e centenário da definição, respectivamente em 1904 e 1954; referimo-nos sobretudo ao Sameiro.
A Imaculada Conceição é Patrona ou Padroeira primária de Portugal desde 1646.
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Oh! Como tudo isto era belo e agradável ao Senhor, como era imponente aquela assembleia inumerável, em que batia um só coração para amar a Maria, em que falava uma só boca para saudar a Maria, coroada com o diadema da Imaculada Conceição. Terminada a leitura do decreto, Pio IX entoou o Te Deum que se repetiu em toda a basílica como hino infinito de acção de graças e de reconhecimento singular, imenso, universal, ao glorioso privilégio de Maria, como uma oração ardente, unânime, apaixonada mesmo Àquela a quem o anjo, 19 séculos antes, saudara, dizendo: Avé, Cheia de graça, e a quem os homens hoje saúdam dizendo: «Avé-Maria, concebida sem pecado original».
Portugal teve sempre muita devoção à Imaculada Conceição.
À sombra do santuário da Imaculada Conceição de Vila Viçosa tinha nascido, do sangue heróico de NUNO ÁLVARES PEREIRA, o 8º Duque de Bragança, que o céu designara para outra vez dar aos portugueses uma nação livre e independente.
É, sobretudo, a Dom João IV que Portugal ficou a dever que Nossa Senhora da Conceição fosse declarada Padroeira de Portugal. Estando reunidas as Cortes em Lisboa, desde 28 de Dezembro de 1645 até 16 de Março de 1646, propôs-lhes o rei que se declarasse Nossa Senhora da Conceição, Defensora e Protectora da Pátria. O resultado dessa proposta consta da Provisão Régia de 25 de Março de 1646 (HÁ 370 ANOS...), de que salientamos estes parágrafos:
«Estando ora juntos em Cortes com os três Estados do Reino lhes fiz propor a obrigação que tínhamos de renovar e continuar esta promessa (de Dom Afonso Henriques) e venerar com muito particular afecto e solenidade a festa da Sua Imaculada Conceição. E nelas com parecer de todos, assentámos de tomar por Padroeira de Nossos Reinos e Senhorios a Santíssima Virgem Nossa Senhora da Conceição... e lhe ofereço de novo em meu nome e do Príncipe Dom Teodósio meu sobre todos muito amado e prezado filho e de todos os meus descendentes, sucessores, Reinos, Senhorios e Vassalos à sua Santa Casa da Conceição sita em Vila Viçosa, por ser a primeira que houve em Espanha desta invocação, cinquenta escudos de ouro em cada um ano em sinal de Tributo e Vassalagem. E da mesma maneira prometemos e juramos com o Príncipe e Estados de confessar e defender sempre (até dar a vida sendo necessário) que a Virgem Maria Mãe de Deus foi concebida sem pecado original».
No mesmo dia 25, festa da Anunciação, que nesse ano coincidiu com o Domingo de Ramos, efectuou-se na capela real a solenidade do juramento.
O Secretário de Estado leu em voz alta a Provisão Régia e por fim a fórmula do juramento que Dom João IV, ajoelhado diante do altar, foi repetindo.
O Príncipe herdeiro, os grandes da nobreza, os representantes do povo e os cinco Bispos presentes prestaram em seguida juramento. Um solene Te Deum rematou tão bela e significativa cerimónia. Durante a noite, a cidade apareceu rebrilhando com as constelações de mil luzes que faziam ressaltar a júbilo do povo, manifestado nos seus ardentes cânticos.
Por este acto tão solene e expressivo a Virgem Imaculada era constituída e declarada, por todos os poderes da nação, Senhora e Rainha de Portugal. Por outras palavras, o Governo transferia para Ela o poder e domínio de que gozava, tornando-se Nossa Senhora verdadeira Soberana de Portugal. Os Reis, em sinal de que aceitavam o seu domínio, pagar-lhe-iam cada ano um tributo de submissão e desde essa altura mais nenhum monarca colocou a coroa na cabeça, pois isso equivaleria a usurpar um direito pertencente a Nossa Senhora.
Passados dois anos, em 1648, mandou Dom João IV cunhar moedas de ouro e prata, tendo numa das faces a Imaculada Conceição com a legenda: Tutelaris Regni, Padroeira do Reino.
A 30 de Junho de 1654 - precisamente dois séculos antes da definição dogmática de Pio IX - o rei dá nova prova do seu amor à Imaculada. Dirige às Câmaras da Nação uma carta em que dizia:
«Para que seja mais notória a obrigação que eu e todos os meus vassalos temos de defender que a Virgem Senhora Nossa foi concebida sem pecado original, houve por bem resolver que em todas as portas e entradas das cidades, vilas e lugares de meus Reinos se ponha, em pedra lavrada, a inscrição de que será cópia esta carta: "Encomendo-vos a que façais pôr nas portas e lugares dessa cidade (ou vila) e me aviseis de como o tendes executado"».
A ordem foi cumprida e ainda subsistem em nossos dias muitas dessas lápides.
Os sucessores no trono de tão piedoso monarca quiseram continuar estas tradições.
Dom João V, por exemplo, a 12 de Novembro de 1717, dirigiu uma circular à Universidade de Coimbra e a todos os Prelados e Colegiais do reino recomendando-lhes que fizessem celebrar cada ano nas suas igrejas, com toda a pompa, a festa da Imaculada Conceição, recordando a eleição da Padroeira e o juramento de Dom João IV.
Dom João VI, para especial honra e homenagem da Padroeira, criou a Ordem Militar de Nossa Senhora da Conceição de Vila Viçosa.
Em Portugal, a bula Ineffabilis Deus de 1854, com a definição, precisava, para ser publicada oficialmente, de beneplácito régio, que o soberano não podia conceder sem a aprovação das duas Câmaras. O Ministro da Justiça conseguiu-a finalmente, após duas sessões de três horas cada uma, na Câmara dos Deputados e após uma sessão de duas horas na Câmara dos Pares. Por fim Dom Fernando, regente em nome de quem viria a ser Dom Pedro V, pôde conceder o beneplácito a 16 de Março de 1855. Foi publicada a bula no Diário do Governo.
Fizeram-se comemorações solenes da definição, com entusiasmo e grandes concursos do povo. Mas comemorações tardias, por causa das interferências do liberalismo: em Lisboa, o Te Deum só foi a 16 de Abril. Braga antecipara-se muito, graças ao Padre Martinho António Pereira da Silva; as cerimónias foram a 6 e 7 de Janeiro. O referido sacerdote, para comemorar a definição, propôs se erigisse o Sameiro. o grande Santuário nacional em honra da Imaculada Conceição.
Notabilíssimas foram, as festas do cinquentenário e centenário da definição, respectivamente em 1904 e 1954; referimo-nos sobretudo ao Sameiro.
A Imaculada Conceição é Patrona ou Padroeira primária de Portugal desde 1646.
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Texto inserto no site www.santiebeati.it:
Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria: del suo concepimento, avvenuto in modo del tutto naturale nel grembo di sua madre, come avviene per ogni nuova creatura umana; ma “immacolato” perché in quel momento stesso questa nuova creatura umana, a differenza di ogni altra, è stata preservata dalla macchia del peccato originale che misteriosamente si trasmette attraverso la generazione.
Questo avvenimento, a cui la Chiesa guarda con stupore e gioia grande, è l’inizio di una storia nuova di cui anche noi siamo parte: la storia della redenzione iniziata da Dio nella casa di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria.
Dio non si arrende di fronte al male ed è capace sempre di operare nuovi inizi!
Maria, donna della nostra stirpe, è nel Suo piano dall’eternità. Dio stesso ne ha annunciato la straordinaria missione fin da quando, di fronte al peccato dei progenitori, promise solennemente la salvezza: «Io porrò inimicizia tra te [Satana] e la donna, tra tua stirpe e la sua, ed essa ti schiaccerà il capo, e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,9-15.20).
Nell’Eden sconvolto dal peccato, Dio immediatamente ricuce i fili della comunione spezzata dal peccato e, con un nuovo inizio, prosegue la sua storia d’amore per l’umanità promettendo la vittoria attraverso questa donna che già in quel momento appare sull’orizzonte come colei che diventerà la madre del Verbo eterno, il Figlio del Padre che si farà uomo per salvare gli uomini!
L’immacolato concepimento di Maria, avvenuto tanti secoli dopo quella promessa, è dunque l’aurora della storia nuova.
Maria è la prima dei redenti. A lei Dio Padre applica anticipatamente meriti della passione, morte e risurrezione di Cristo: mistero di grazia, di amore gratuito, Mistero di incomparabile bellezza che le insidie di Satana ed i suoi continui tentativi di seminare tragedie nella storia, non riescono a infrangere!
Ed ecco, nella pagina evangelica di Luca (Lc 1,26-38), il fatto in vista del quale Dio preservò Maria dal peccato originale, la rese «piena di grazia» fin dal primo istante della sua esistenza: l’incarnazione del Verbo eterno del Padre che si fa uomo diventando figlio di Maria…
Dio bussa alla porta della casa di Nazaret, bussa al cuore di quella giovane donna – quindicenne, promessa sposa a Giuseppe – e le chiede il suo sì, la sua adesione ad un progetto immenso, inaudito, incredibile: vuoi diventare la madre di mio figlio?
Maria è turbata di fronte a quella presenza; la sua ragione interroga, pone delle domande… E’ una creatura umana, non un automa…! Riceve una risposta misteriosa – diventerai madre per opera dello Spirito Santo – ma il suo cuore si apre all’accoglienza e risponde con le commoventi parole che abbiamo ascoltato: «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum»: Eccomi, sono a totale disposizione; avvenga di me quello che hai detto… E’ l’offerta di tutta se stessa, di ogni palpito del suo cuore, di ogni pensiero della sua mente, di ogni atomo del suo essere!
Tre volte al giorno la Chiesa ripete, nella preghiera dell’Angelus, queste parole di Maria facendo memoria del più sublime dei misteri: Dio che si fa uomo nell’istante in cui questa ragazza di Galilea spalanca la sua vita ad accoglierlo!
Che momento di grazia è quello in cui la nostra voce pronuncia queste parole, e il nostro cuore aderisce alla verità che contengono! Dobbiamo riprendere, se l’abbiamo smarrito, l’uso di questa preghiera nei tre momenti forti della giornata – il mattino; a mezzogiorno; e al giungere della sera – quando le campane suonano per ricordare il più grande avvenimento della storia. Dobbiamo riprendere, se l’abbiamo smarrito, l’uso di questa preghiera, almeno in uno di questi momenti della giornata… se non lo possiamo fare in tutti e tre (…ma, sinceramente, è così difficile farlo?).
L’Angelus è una preghiera brevissima, tanto cara al popolo cristiano che conserva la sua identità… Torni ad essere quel soffio, quel respiro, grazie al quale la nostra anima s’innalza a Dio nello scorrere delle ore, mentre il nostro cuore, spesso in subbuglio, si reca in pellegrinaggio spirituale a Nazaret, dove ha avuto inizio la più grande avventura della storia!
Recitandolo lungo la giornata, noi facciamo memoria di questa storia di cui, per grazia di Dio, siamo divenuti partecipi nel Battesimo. Il nostro cuore sarà pur in subbuglio nello scorrere delle ore e delle vicende della vita, ma noi sappiamo di essere dentro a questa storia sublime, sappiamo che le vicende, le fatiche, il dolore, le gioie che proviamo sono abitati dalla Grazia del Signore, dal suo amore indefettibilmente fedele! Dentro alla nostra vita quotidiana, intrecciato con essa, c’è il mistero di Nazaret, c’è l’inizio della nuova storia, c’è l’incarnazione, la passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio divenuto uomo per la nostra salvezza! Come vivere senza ricordare che questo è il fondamento, il centro della nostra vita?
Il Male – che non è qualcosa di astratto, ma un essere angelico divenuto perverso: Satana, il Demonio –, il Male che c’è – e che non è una fiaba o una simbolica rappresentazione della fragilità umana – come aveva insidiato e fatto cadere il primo uomo e la prima donna, così continua lungo la storia il suo intento diabolico, per una misteriosa permissione di Dio. Non potendo nulla contro il Creatore, tenta di spezzare la comunione delle creature con Dio, illudendole, come aveva fatto con Adamo ed Eva, di poter diventare grandi in opposizione a Dio anziché nell’obbedienza amorosa e nella comunione con Lui…
Ideologie utopistiche negli ultimi secoli hanno disastrosamente segnato la storia proclamando che il Male non c’è e che basta una buona organizzazione sociale tra gli uomini per far trionfare la pace e l’armonia, per creare il paradiso in terra… Menzogne colossali venute anch’esse da Satana, come dimostrano gli esiti insanguinati di regimi che, proclamando i più alti valori dell’uomo, distruggevano in ecatombe, anche fisicamente, milioni di esseri umani.
Sul nostro orizzonte però risplende Gesù Cristo il Vincitore, e con lui risplende la prima dei redenti, Maria Immacolata, come segno di sicura speranza e di consolazione.
A lei, splendente di luce incomparabile noi diciamo, nel giorno della sua festa:
Donna pensata da Dio ed amata di pura predilezione, annunciata nell’Eden sconvolto, concepita immacolata nel grembo di Anna, prima dei redenti e inizio della storia nuova, stringici al Tuo cuore di Madre.
Ave, piena di grazia, meraviglia del creato, Madre di Dio e dei salvati! Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Autore: Mons. Edoardo Aldo Cerrato CO
Maria Immacolata, di cui si celebra la festa l’8 dicembre, è segno, per volontà di Dio, di perfezione assoluta in una creatura umana: nessuna persona si avvicina alle sue altezze di bontà e di beltà e nessuno, neppure tutti gli angeli e tutti i santi messi insieme, ha maggior potere intercessorio sull’Onnipotente.
Per tale ragione è proprio all’Immacolata, Madre di Dio, a cui occorre rivolgersi in questi tempi di apostasia e di corruzione, implorando il suo Cuore Immacolato di presto trionfare, così come profetò a Fatima. I principi cristiani sono crollati e nelle società occidentali anche i comandamenti che Dio consegnò a Mosè sono stati calpestati: le Tavole della Legge sono state sostituite con le tavole del culto all’uomo e dei suoi “diritti”, che invece di liberarlo lo costringono a cadere sempre più nell’abisso. Soltanto l’Innocenza pura, ovvero la Vergine Immacolata, potrà venire in soccorso di tanta bruttura, capace di contaminare anche l’età dell’innocenza. Tuttavia esiste un altro tipo di corruzione della purezza: è quella che tocca coloro che sono chiamati alla vocazione, i quali, ignari, pensando di entrare in seminari o noviziati di formazione, ne escono, “grazie” ai loro docenti al passo con i tempi, con una Fede malsana.
Privilegiata per eccellenza, l’Immacolata è dolcezza e quiete inenarrabili. Tre cose Ella predilige: offrire sacrifici e rinunce a Dio, portare la Croce per amore di Gesù, recitare il Santo Rosario; nelle apparizioni sono questi i messaggi che porta all’umanità per indicare la via della Salvezza e nulla ha aggiunto, in quanto la Trinità, nella quale Lei vive, si è già manifestata nella Rivelazione, perciò alla Madre di Dio è rimasto il compito di avvertire e ammonire i suoi figli, che ama di perfetto amore.
L’Immacolata fu Paradiso in terra per Gesù e per San Giuseppe ed è il «Paradiso di Dio», come la definisce mirabilmente Grignion de Montfort: «Non c’è e non ci sarà mai creatura in cui Dio sia più grande – al di fuori di se stesso e in se stesso – che nella divina Maria, non eccettuati i santi, i cherubini e i più alti serafini. Maria è il paradiso di Dio e il suo mondo ineffabile, in cui il Figlio di Dio è entrato per operarvi meraviglie, per custodirlo e compiacersi. Ha fatto un mondo per l’uomo pellegrino: è il nostro; ha fatto un mondo per l’uomo beato, il paradiso; ma ne ha fatto un altro per sé e gli ha dato il nome di Maria. Questo è un mondo sconosciuto a quasi tutti i mortali della terra è incomprensibile a tutti gli angeli e i beati del cielo, che per l’ammirazione che provano nel vedere Dio così elevato e distante da loro, così segregato e nascosto nel suo mondo, la divina Maria, gridano giorno e notte: “Santo, Santo, Santo!”».
Autore: Cristina Siccardi
Che cosa vuol dire Immacolata Concezione?
Vuol dire che la Vergine Maria, pur essendo stata concepita dai suoi genitori (sant’Anna e san Gioacchino) così come vengono concepite tutte le creature umane, non è mai stata toccata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.
Perché la Vergine Maria è stata concepita immacolatamente?
La risposta sta nel fatto che la Vergine Maria non solo avrebbe dovuto concepire il Verbo incarnato e quindi portare con sé, nel Suo Grembo, il Dio fattosi uomo; ma anche perché avrebbe dovuto dare al Verbo incarnato la natura umana. Il catechismo afferma che Gesù Cristo è vero Dio ma anche vero uomo, nell’unico soggetto che è divino. Si tratta dell’unione ipostatica.
Ebbene, non si può pensare che Dio, somma perfezione e somma purezza, possa aver ricevuto la natura umana da una creatura toccata –anche se brevemente – dal peccato e, quindi, in quanto tale, soggetta in qualche modo all’azione del Maligno.
In che parte del Vangelo si può facilmente dedurre che la Vergine Maria è Immacolata?
Nell’Annunciazione l’Angelo saluta Maria con l’appellativo “Piena di Grazia”. Tali parole fanno chiaramente capire che non si tratta semplicemente di un saluto rivolto a chi è nello stato di Grazia, ma a chi è totalmente pieno della Vita di Dio, totalmente pieno di questa Vita perché costitutivamente immacolato.
Chi ha promulgato il dogma dell’Immacolata Concezione?
Il dogma fu promulgato nella Cappella Sistina dal beato Pio IX l’8 dicembre 1854. Il Pontefice, durante il suo esilio in Gaeta (1849-1851) – dovuto alla Rivoluzione mazziniana che nel 1848-1849 aveva portato alla costituzione della Seconda Repubblica Romana, per sua natura massonica e anticristiana – aveva fatto voto in una cappella dedicata all’Immacolata che, qualora avesse ricevuto la grazia del ritorno a Roma e del ripristino dell’ordine cristiano nell’Europa allora sconvolta dalla Rivoluzione, avrebbe appunto impegnato tutto se stesso nell’attuazione della proclamazione del gran dogma mariano. Come Pio IX ebbe poi a dire, sentì tale esigenza come una chiamata interiore, che ricevette mentre era assorto in preghiera dinanzi all’immagine dell’Immacolata.
Perché si attese il XIX secolo per promulgare tale dogma?
Primo: perché il dogma dell’Immacolata Concezione è un dogma di approfondimento della Rivelazione (approfondimento vuol dire che è comunque contenuto implicitamente nella Rivelazione) per cui era naturale che tale approfondimento avvenisse nel corso della storia.
Secondo: perché tale dogma fu una risposta all’influenza illuminista (prima) e positivista (poi) che affermavano una sorta di “immacolata concezione” dell’uomo. Si tratta del mito del buon selvaggio secondo cui l’uomo sarebbe in natura buono ma poi verrebbe rovinato dalle strutture sociali. La conseguenza di questa errata antropologia era il ritenere che la soluzione di ogni male non stesse prima di tutto nella conversione del cuore dell’uomo ma solo nella teorizzazione di ideologie rivoluzionarie e utopiche atte a realizzare una sorta di “paradiso sulla terra”.
Ebbene, il dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854 e la sua conferma venuta dall’Alto che si avrà quattro anni dopo a Lourdes (La Vergine si presentò a Bernadette con queste testuali parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”), furono una risposta cattolica a questo errore. Se la Vergine Maria è stata concepita immacolatamente vuol dire che tutti gli altri uomini nascono macchiati dal peccato. E la salvezza non ci viene dalla scienza o dal progresso, ma solo dalla grazia divina e dalla nostra adesione – di fede e di opere – alla Redenzione di Cristo.
Occorre aggiungere anche che il fatto che si sia atteso tanto tempo prima di promulgare il dogma, è fattore ulteriormente accertativo della validità della decisione di Pio IX, in quanto fu frutto di secolari discussioni teologiche, che, pur basate su iniziali posizioni distanti, portarono però alla scoperta della verità sulla materia del dogma.
Inoltre, un altro fattore decisivo, era costituito dal fatto che ormai già da secoli, ovunque nella cattolicità, si venerava Maria anche sotto il titolo di Immacolata, e centinaia erano le cappelle già consacrate al suo immenso privilegio. Proprio in una di queste, come detto, il beato Pio IX ebbe la suggestione di giungere alla grande epocale decisione del dogma.
Autori: Corrado Gnerre e Massimo Viglione
«Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne». Queste parole dell’Angelo, rivolte a quest’umile verginella di Nazaret risuonano nella storia, nella nostra vita, soprattutto hanno scolpito la nostra identità di uomini.
«Ave o Maria»: possiamo dire che in questo saluto angelico rivolto ad una donna c’è il saluto che compendia l’inizio del mondo e della vita vera. L’inizio del mondo, perché? Con quel saluto, l’Angelo annunciava a Maria che in Lei vi era tutta la pienezza di Dio, la riconosceva piena di grazia. Con la risposta di Maria: «Ecco: sono la serva del Signore. Fiat, sia fatto di me come tu stai dicendo», in quel momento, si compiva il disegno eterno di Dio, Dio si incarnava in Lei, Dio diventava uomo in Lei e così poteva ricreare quel mondo creato ma abbrutito dal peccato, dalla disobbedienza nostra.
In Maria, Dio crea un nuovo mondo; in Maria Dio crea il mondo, lo ricrea. Diceva sant’Anselmo d’Aosta che Maria è la Madre della ri-creazione, di questo mondo ricreato, fatto bello, fatto puro, fatto santo, il mondo nuovo, il mondo di Dio. Maria è il mondo di Dio, il Paradiso di Dio. Maria, con questo saluto angelico, si professa la schiava, la serva, ma per mezzo della sua risposta all’Angelo, del suo Sì, permette a Dio che diventi uomo, dunque che Dio entri nel mondo, che Dio venga in mezzo a noi.
Maria la celebriamo tutta santa, tutta Immacolata: è il Giardino nuovo, il Grembo della Nuova Alleanza che accoglie il Verbo e in Lui accoglie tutti i figli di Dio, che diventeranno figli in quel Figlio, nel Figlio che Lei genera, dandoGli la natura di uomo, a Colui che era sempre Dio e che rimane Dio per sempre.
Maria, dunque, è l’inizio di questo mondo bello, di questo mondo rinnovato. Potremmo dire, in modo molto semplice, che la nuova creazione, quella promessa da Dio alla fine dei tempi, quei cieli nuovi, quella terra nuova, già sono presenti, già sono creati da Dio in questa creatura immacolata, senza macchia di peccato. Quella creazione nuova che inizia con la ri-creazione del mondo, per mezzo dell’Incarnazione, è già fatta da Dio, è già esistente, la si può già vedere in questa creatura tutta di Dio. Perciò Maria è il mondo di Dio, è il mondo della creazione bella, pura, santa, così come è uscita dalle mani di Dio.
Ecco cosa significa Immacolata Concezione. Forse oggi, in un mondo che vede la libertà come la capacità di fare il male – sono libero, secondo molti, quando sono capace di commettere il peccato –, questa parola non significa più niente: Immacolata Concezione sembra una parola vuota. Eppure, senza l’Immacolata noi non potremmo sospirare, così come facciamo, a questo mondo nuovo, a questo mondo bello, a questo mondo della bellezza. Immacolata Concezione significa che Dio in Lei ha fatto sì che mai potesse esserci la benché minima macchia di peccato. Per uno speciale privilegio della grazia, Dio ha preservato la sua Madre dal contagio della colpa originale: singulari privilegio dirà il beato Pio IX quando definirà l’Immacolata Concezione. Singulari privilegio in vista dei meriti di Cristo, dei meriti della Redenzione. Cristo ha salvato, ha redento la sua Madre in modo unico, facendo sì che mai cadesse in peccato, che non venisse contaminata dall’ombra, dalla macchia, dalla sporcizia del peccato. Perché? Perché quella Donna, quella Madre, quella Vergine doveva essere la Madre di Cristo, la Madre del Verbo Incarnato, la Madre di Dio e dunque la Madre nostra.
Immacolata Concezione significa perciò che in Lei non c’è alcun legame con il peccato, nessun legame con la falsa libertà, con quella concupiscenza che ci rende in fondo schiavi di noi stessi, delle nostre passioni disordinate, dei nostri modi di cercare noi stessi e quello che ci fa piacere, quello che ci procura semplicemente una soddisfazione, molto spesso egoistica. Il peccato è la scelta, in fondo, dell’egoismo, è una scelta egoistica, è un abuso della libertà, è una falsa libertà e lo si vede negli effetti tristi che rovinano e che sporcano la nostra anima, fatta bella però da Dio, creata bella e in vista dell’eterna bellezza. Nell’Immacolata tutto questo non c’è, per un singolare privilegio della grazia, perché Dio, in Lei, manifestasse la bellezza incontaminata della creazione uscita dalle sue mani, della creazione che Lui aveva voluto e che in realtà ha fatto. Dunque, Maria è stata predestinata, insieme con il Figlio, dall’eternità “santa e immacolata nella carità”. Ne è testimone la Lettera agli Efesini, che si legge in questa solennità: «Dio ci ha scelti per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4). Questa santità e questa immacolatezza che si applicano a tutti i figli di Dio, redenti nel Figlio, queste qualità cioè, sono state donate in modo unico, in modo singolare a Colei che è la Madre di Cristo, a Colei che è stata scelta anche quale Madre nostra.
Nella Madonna noi contempliamo questa bellezza di Dio, questa creazione nuova, ma allo stesso tempo possiamo vedere anche la Chiesa nuova, quella Chiesa che tutti noi sospiriamo; quella Chiesa libera dal compromesso del peccato, libera dai quei difetti umani che rovinano questo volto bello; quella Chiesa che noi vorremmo, quella Chiesa contro cui, in effetti, ci scagliamo quando vediamo i cattivi esempi di uomini ma non della Chiesa. La Chiesa è santa e immacolata, senza ruga, tutta santa, e Maria è la Madre della Chiesa. Maria è il modello della Chiesa; è quello che la Chiesa sarà nella pienezza dei tempi, è quello che la Chiesa è chiamata ad essere, è quello che noi, che siamo membra di questa Chiesa, siamo chiamati ad essere. Dunque, le promesse di Dio di una creazione nuova, di una Chiesa che entra nell’eternità senza macchia, senza compromesso col peccato c’è già: questa Chiesa è una Donna, questa Chiesa è una Madre, questa Chiesa è una Vergine, questa Chiesa è una Figlia, questa Chiesa è Maria.
La nostra fede in Dio e nella verità dell’Immacolata Concezione, il nostro credere che Maria è la Madre di Dio, è la nostra Madre Immacolata, non è secondario per la fede di un cristiano. La devozione alla Madonna non è qualcosa da relegare a una pietà più o meno marcata del fedele. La devozione alla Madonna che si innesta nella fede in Dio onnipotente che l’ha resa Immacolata, è necessaria, è il cuore della nostra identità cattolica. Credere in Dio che ha arricchito la sua Madre di queste prerogative uniche, e amare questa Madre che è già quello che noi dovremmo essere, che è già la Chiesa nella sua pienezza, è necessario, per rimanere nella Fede della Chiesa, per rimanere fedeli alla nostra identità cattolica. La Madonna, nell’impianto, se possiamo dire così, della Fede, è quella chiave di volta che tiene insieme tutte le verità, perché è una Madre che genera con il suo grembo i figli, che ha fatto il Figlio e che genera i figli di Dio. La Madonna, le verità che riguardano la Madonna e pertanto l’amore alla Madonna, ci fanno tenere la nostra attenzione su tutte le verità della fede, soprattutto della Chiesa in quanto tale. La devozione alla Madonna ci previene da quella tentazione di dire: «Cristo sì, ma la Chiesa non mi piace. Questa Chiesa non la voglio. Questa Chiesa così come è fatta non è la Chiesa di Cristo, dunque la scarto».
La devozione alla Madonna, l’amore alla Madonna ci previene da quella tentazione, sempre ricorrente nel popolo di Dio, di abbandonare i Sacramenti, di abbandonare la Confessione, di abbandonare l’amore a Gesù Eucaristia, di abbandonare l’adorazione a Gesù Eucaristia. Quando c’è un vero amore a Maria c’è la pratica sacramentale costante della Confessione, dell’Adorazione eucaristica, della fede viva nel popolo di Dio. Dove c’è anche una tradizione mariana, che si alimenta attraverso una pietà popolare, che può essere una processione mariana, una novena mariana, il santo Rosario, lì la fede diventa salda, lì la fede scende nella vita del popolo di Dio. Dove c’è la Madonna, lì c’è Gesù. In altri termini: dove c’è l’amore alla Madonna, lì c’è la verità di Cristo e della Chiesa, dei pastori e dei fedeli che in unità costituiscono l’unico popolo di Dio.
Per contro, dove non c’è la Madonna, dove non c’è questa fede in Dio e questa fede nelle verità mariane e una devozione vera alla Madonna, lì pian piano viene a mancare l’identità cattolica della Chiesa. Questo è già successo diverse volte. Quando si respinge la Madonna, la si ritiene qualcosa di superato, una devozioncella per vecchine che non hanno molto da fare, la fede s’illanguidisce, la fede diventa puro soggettivismo: credo quando mi sento di credere, vado a Messa quando me la sento, mi confesso forse a Natale. La fede perde quell’identità, perde quel calore che solo una Madre può dare, perché è la madre che genera la vita, che dà la vita al figlio, lo assiste, lo educa, lo segue nella sua crescita, lo guida. Una Chiesa senza una Madre diventa ben presto una Chiesa senza un cuore, una Chiesa senza un’identità, una Chiesa senza una forma, una Chiesa difforme che diviene facilmente un’altra cosa. Una Chiesa che non sa più generare. Non più la Chiesa che Cristo ha costituito, quella Chiesa che è già ben salda a Pentecoste dove ci sono i Dodici, dove c’è Pietro, la pietra della Chiesa, e i Dodici, che sono radunati attorno a Maria, sono alla scuola di Maria e Maria è la Madre e la Maestra di questa Chiesa.
L’Immacolata Concezione di Maria è quella verità che ci fa guardare all’identità della nostra fede, all’identità cristiana, all’identità cattolica. L’Immacolata è quel giardino di Dio purissimo che tiene salde in unità le verità della Fede e la nostra identità.
Ecco allora il segreto: dobbiamo amare la Madonna, dobbiamo venerare la Madonna. Da questo amore, da questa venerazione dipenderà la nostra esistenza cristiana, il nostro essere Chiesa in questo tempo, in questo momento. Purtroppo, un abbandono progressivo della Madonna, generato da un abbandono dello studio sistematico della Madonna, ha generato una Chiesa per tanti versi senza una forma, una Chiesa che ha smarrito la sua identità. Questo ci deve far riflettere attentamente e ci deve spingere a non essere superficiali, a non essere frettolosi nel liberarci di Maria per fare spazio a cose più nutrite, alle cose più importanti, liberarci di quello che noi riteniamo superfluo, secondario, quale la devozione alla Madonna, la recita del santo Rosario, la Consacrazione alla Madonna. Consacrazione sì, non basta solo affidamento. Bisogna consacrarsi alla Madonna, così come si è fatto sempre nella Chiesa, sin dai primi secoli.
Non siamo più superficiali perché questa superficialità ha portato la Chiesa, in tanti suoi membri, in uno stato di smarrimento, di smarrimento della fede, nelle secche di una Chiesa che ormai è diventata una semplice assemblea, ma non più quel Mistero di Fede creduto e vissuto. Non siamo più superficiali! Guardiamo alla fede dei nostri Padri, alla fede che ha plasmato la nostra cultura e la nostra identità. A Firenze, ad esempio, l’anno sociale iniziava il giorno dell’Annunciazione, quando l’Angelo disse: «Ave gratia plena». Concludendo, possiamo dire che l’Immacolata Concezione di Maria ci spinge tutti ad andare con fiducia a Maria, ad avvicinarci a Lei con fede, con amore e a mettere la nostra vita nelle sue mani, a consacrare la nostra vita a Lei, perché dov’è Maria, lì è Gesù, dov’è Gesù lì è Maria.
Macário de Alexandria, Santo
Em Alexandria, no Egipto, a comemoração de São MACÁRIO mártir que no tempo do imperador Décio, sendo incitado pelo juiz com muitas palavras para que negasse a Cristo, com maior constância ele professou a fé e por isso foi queimado vivo. (250)
Eutiquiano de Roma, Santo
Em Roma. no cemitério de Calisto, junto à Via Ápia, o sepultamento de Santo EUTIQUIANO papa. (283)
Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria: del suo concepimento, avvenuto in modo del tutto naturale nel grembo di sua madre, come avviene per ogni nuova creatura umana; ma “immacolato” perché in quel momento stesso questa nuova creatura umana, a differenza di ogni altra, è stata preservata dalla macchia del peccato originale che misteriosamente si trasmette attraverso la generazione.
Questo avvenimento, a cui la Chiesa guarda con stupore e gioia grande, è l’inizio di una storia nuova di cui anche noi siamo parte: la storia della redenzione iniziata da Dio nella casa di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria.
Dio non si arrende di fronte al male ed è capace sempre di operare nuovi inizi!
Maria, donna della nostra stirpe, è nel Suo piano dall’eternità. Dio stesso ne ha annunciato la straordinaria missione fin da quando, di fronte al peccato dei progenitori, promise solennemente la salvezza: «Io porrò inimicizia tra te [Satana] e la donna, tra tua stirpe e la sua, ed essa ti schiaccerà il capo, e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,9-15.20).
Nell’Eden sconvolto dal peccato, Dio immediatamente ricuce i fili della comunione spezzata dal peccato e, con un nuovo inizio, prosegue la sua storia d’amore per l’umanità promettendo la vittoria attraverso questa donna che già in quel momento appare sull’orizzonte come colei che diventerà la madre del Verbo eterno, il Figlio del Padre che si farà uomo per salvare gli uomini!
L’immacolato concepimento di Maria, avvenuto tanti secoli dopo quella promessa, è dunque l’aurora della storia nuova.
Maria è la prima dei redenti. A lei Dio Padre applica anticipatamente meriti della passione, morte e risurrezione di Cristo: mistero di grazia, di amore gratuito, Mistero di incomparabile bellezza che le insidie di Satana ed i suoi continui tentativi di seminare tragedie nella storia, non riescono a infrangere!
Ed ecco, nella pagina evangelica di Luca (Lc 1,26-38), il fatto in vista del quale Dio preservò Maria dal peccato originale, la rese «piena di grazia» fin dal primo istante della sua esistenza: l’incarnazione del Verbo eterno del Padre che si fa uomo diventando figlio di Maria…
Dio bussa alla porta della casa di Nazaret, bussa al cuore di quella giovane donna – quindicenne, promessa sposa a Giuseppe – e le chiede il suo sì, la sua adesione ad un progetto immenso, inaudito, incredibile: vuoi diventare la madre di mio figlio?
Maria è turbata di fronte a quella presenza; la sua ragione interroga, pone delle domande… E’ una creatura umana, non un automa…! Riceve una risposta misteriosa – diventerai madre per opera dello Spirito Santo – ma il suo cuore si apre all’accoglienza e risponde con le commoventi parole che abbiamo ascoltato: «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum»: Eccomi, sono a totale disposizione; avvenga di me quello che hai detto… E’ l’offerta di tutta se stessa, di ogni palpito del suo cuore, di ogni pensiero della sua mente, di ogni atomo del suo essere!
Tre volte al giorno la Chiesa ripete, nella preghiera dell’Angelus, queste parole di Maria facendo memoria del più sublime dei misteri: Dio che si fa uomo nell’istante in cui questa ragazza di Galilea spalanca la sua vita ad accoglierlo!
Che momento di grazia è quello in cui la nostra voce pronuncia queste parole, e il nostro cuore aderisce alla verità che contengono! Dobbiamo riprendere, se l’abbiamo smarrito, l’uso di questa preghiera nei tre momenti forti della giornata – il mattino; a mezzogiorno; e al giungere della sera – quando le campane suonano per ricordare il più grande avvenimento della storia. Dobbiamo riprendere, se l’abbiamo smarrito, l’uso di questa preghiera, almeno in uno di questi momenti della giornata… se non lo possiamo fare in tutti e tre (…ma, sinceramente, è così difficile farlo?).
L’Angelus è una preghiera brevissima, tanto cara al popolo cristiano che conserva la sua identità… Torni ad essere quel soffio, quel respiro, grazie al quale la nostra anima s’innalza a Dio nello scorrere delle ore, mentre il nostro cuore, spesso in subbuglio, si reca in pellegrinaggio spirituale a Nazaret, dove ha avuto inizio la più grande avventura della storia!
Recitandolo lungo la giornata, noi facciamo memoria di questa storia di cui, per grazia di Dio, siamo divenuti partecipi nel Battesimo. Il nostro cuore sarà pur in subbuglio nello scorrere delle ore e delle vicende della vita, ma noi sappiamo di essere dentro a questa storia sublime, sappiamo che le vicende, le fatiche, il dolore, le gioie che proviamo sono abitati dalla Grazia del Signore, dal suo amore indefettibilmente fedele! Dentro alla nostra vita quotidiana, intrecciato con essa, c’è il mistero di Nazaret, c’è l’inizio della nuova storia, c’è l’incarnazione, la passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio divenuto uomo per la nostra salvezza! Come vivere senza ricordare che questo è il fondamento, il centro della nostra vita?
Il Male – che non è qualcosa di astratto, ma un essere angelico divenuto perverso: Satana, il Demonio –, il Male che c’è – e che non è una fiaba o una simbolica rappresentazione della fragilità umana – come aveva insidiato e fatto cadere il primo uomo e la prima donna, così continua lungo la storia il suo intento diabolico, per una misteriosa permissione di Dio. Non potendo nulla contro il Creatore, tenta di spezzare la comunione delle creature con Dio, illudendole, come aveva fatto con Adamo ed Eva, di poter diventare grandi in opposizione a Dio anziché nell’obbedienza amorosa e nella comunione con Lui…
Ideologie utopistiche negli ultimi secoli hanno disastrosamente segnato la storia proclamando che il Male non c’è e che basta una buona organizzazione sociale tra gli uomini per far trionfare la pace e l’armonia, per creare il paradiso in terra… Menzogne colossali venute anch’esse da Satana, come dimostrano gli esiti insanguinati di regimi che, proclamando i più alti valori dell’uomo, distruggevano in ecatombe, anche fisicamente, milioni di esseri umani.
Sul nostro orizzonte però risplende Gesù Cristo il Vincitore, e con lui risplende la prima dei redenti, Maria Immacolata, come segno di sicura speranza e di consolazione.
A lei, splendente di luce incomparabile noi diciamo, nel giorno della sua festa:
Donna pensata da Dio ed amata di pura predilezione, annunciata nell’Eden sconvolto, concepita immacolata nel grembo di Anna, prima dei redenti e inizio della storia nuova, stringici al Tuo cuore di Madre.
Ave, piena di grazia, meraviglia del creato, Madre di Dio e dei salvati! Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Autore: Mons. Edoardo Aldo Cerrato CO
Maria Immacolata, di cui si celebra la festa l’8 dicembre, è segno, per volontà di Dio, di perfezione assoluta in una creatura umana: nessuna persona si avvicina alle sue altezze di bontà e di beltà e nessuno, neppure tutti gli angeli e tutti i santi messi insieme, ha maggior potere intercessorio sull’Onnipotente.
Per tale ragione è proprio all’Immacolata, Madre di Dio, a cui occorre rivolgersi in questi tempi di apostasia e di corruzione, implorando il suo Cuore Immacolato di presto trionfare, così come profetò a Fatima. I principi cristiani sono crollati e nelle società occidentali anche i comandamenti che Dio consegnò a Mosè sono stati calpestati: le Tavole della Legge sono state sostituite con le tavole del culto all’uomo e dei suoi “diritti”, che invece di liberarlo lo costringono a cadere sempre più nell’abisso. Soltanto l’Innocenza pura, ovvero la Vergine Immacolata, potrà venire in soccorso di tanta bruttura, capace di contaminare anche l’età dell’innocenza. Tuttavia esiste un altro tipo di corruzione della purezza: è quella che tocca coloro che sono chiamati alla vocazione, i quali, ignari, pensando di entrare in seminari o noviziati di formazione, ne escono, “grazie” ai loro docenti al passo con i tempi, con una Fede malsana.
Privilegiata per eccellenza, l’Immacolata è dolcezza e quiete inenarrabili. Tre cose Ella predilige: offrire sacrifici e rinunce a Dio, portare la Croce per amore di Gesù, recitare il Santo Rosario; nelle apparizioni sono questi i messaggi che porta all’umanità per indicare la via della Salvezza e nulla ha aggiunto, in quanto la Trinità, nella quale Lei vive, si è già manifestata nella Rivelazione, perciò alla Madre di Dio è rimasto il compito di avvertire e ammonire i suoi figli, che ama di perfetto amore.
L’Immacolata fu Paradiso in terra per Gesù e per San Giuseppe ed è il «Paradiso di Dio», come la definisce mirabilmente Grignion de Montfort: «Non c’è e non ci sarà mai creatura in cui Dio sia più grande – al di fuori di se stesso e in se stesso – che nella divina Maria, non eccettuati i santi, i cherubini e i più alti serafini. Maria è il paradiso di Dio e il suo mondo ineffabile, in cui il Figlio di Dio è entrato per operarvi meraviglie, per custodirlo e compiacersi. Ha fatto un mondo per l’uomo pellegrino: è il nostro; ha fatto un mondo per l’uomo beato, il paradiso; ma ne ha fatto un altro per sé e gli ha dato il nome di Maria. Questo è un mondo sconosciuto a quasi tutti i mortali della terra è incomprensibile a tutti gli angeli e i beati del cielo, che per l’ammirazione che provano nel vedere Dio così elevato e distante da loro, così segregato e nascosto nel suo mondo, la divina Maria, gridano giorno e notte: “Santo, Santo, Santo!”».
Autore: Cristina Siccardi
Che cosa vuol dire Immacolata Concezione?
Vuol dire che la Vergine Maria, pur essendo stata concepita dai suoi genitori (sant’Anna e san Gioacchino) così come vengono concepite tutte le creature umane, non è mai stata toccata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.
Perché la Vergine Maria è stata concepita immacolatamente?
La risposta sta nel fatto che la Vergine Maria non solo avrebbe dovuto concepire il Verbo incarnato e quindi portare con sé, nel Suo Grembo, il Dio fattosi uomo; ma anche perché avrebbe dovuto dare al Verbo incarnato la natura umana. Il catechismo afferma che Gesù Cristo è vero Dio ma anche vero uomo, nell’unico soggetto che è divino. Si tratta dell’unione ipostatica.
Ebbene, non si può pensare che Dio, somma perfezione e somma purezza, possa aver ricevuto la natura umana da una creatura toccata –anche se brevemente – dal peccato e, quindi, in quanto tale, soggetta in qualche modo all’azione del Maligno.
In che parte del Vangelo si può facilmente dedurre che la Vergine Maria è Immacolata?
Nell’Annunciazione l’Angelo saluta Maria con l’appellativo “Piena di Grazia”. Tali parole fanno chiaramente capire che non si tratta semplicemente di un saluto rivolto a chi è nello stato di Grazia, ma a chi è totalmente pieno della Vita di Dio, totalmente pieno di questa Vita perché costitutivamente immacolato.
Chi ha promulgato il dogma dell’Immacolata Concezione?
Il dogma fu promulgato nella Cappella Sistina dal beato Pio IX l’8 dicembre 1854. Il Pontefice, durante il suo esilio in Gaeta (1849-1851) – dovuto alla Rivoluzione mazziniana che nel 1848-1849 aveva portato alla costituzione della Seconda Repubblica Romana, per sua natura massonica e anticristiana – aveva fatto voto in una cappella dedicata all’Immacolata che, qualora avesse ricevuto la grazia del ritorno a Roma e del ripristino dell’ordine cristiano nell’Europa allora sconvolta dalla Rivoluzione, avrebbe appunto impegnato tutto se stesso nell’attuazione della proclamazione del gran dogma mariano. Come Pio IX ebbe poi a dire, sentì tale esigenza come una chiamata interiore, che ricevette mentre era assorto in preghiera dinanzi all’immagine dell’Immacolata.
Perché si attese il XIX secolo per promulgare tale dogma?
Primo: perché il dogma dell’Immacolata Concezione è un dogma di approfondimento della Rivelazione (approfondimento vuol dire che è comunque contenuto implicitamente nella Rivelazione) per cui era naturale che tale approfondimento avvenisse nel corso della storia.
Secondo: perché tale dogma fu una risposta all’influenza illuminista (prima) e positivista (poi) che affermavano una sorta di “immacolata concezione” dell’uomo. Si tratta del mito del buon selvaggio secondo cui l’uomo sarebbe in natura buono ma poi verrebbe rovinato dalle strutture sociali. La conseguenza di questa errata antropologia era il ritenere che la soluzione di ogni male non stesse prima di tutto nella conversione del cuore dell’uomo ma solo nella teorizzazione di ideologie rivoluzionarie e utopiche atte a realizzare una sorta di “paradiso sulla terra”.
Ebbene, il dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854 e la sua conferma venuta dall’Alto che si avrà quattro anni dopo a Lourdes (La Vergine si presentò a Bernadette con queste testuali parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”), furono una risposta cattolica a questo errore. Se la Vergine Maria è stata concepita immacolatamente vuol dire che tutti gli altri uomini nascono macchiati dal peccato. E la salvezza non ci viene dalla scienza o dal progresso, ma solo dalla grazia divina e dalla nostra adesione – di fede e di opere – alla Redenzione di Cristo.
Occorre aggiungere anche che il fatto che si sia atteso tanto tempo prima di promulgare il dogma, è fattore ulteriormente accertativo della validità della decisione di Pio IX, in quanto fu frutto di secolari discussioni teologiche, che, pur basate su iniziali posizioni distanti, portarono però alla scoperta della verità sulla materia del dogma.
Inoltre, un altro fattore decisivo, era costituito dal fatto che ormai già da secoli, ovunque nella cattolicità, si venerava Maria anche sotto il titolo di Immacolata, e centinaia erano le cappelle già consacrate al suo immenso privilegio. Proprio in una di queste, come detto, il beato Pio IX ebbe la suggestione di giungere alla grande epocale decisione del dogma.
Autori: Corrado Gnerre e Massimo Viglione
«Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne». Queste parole dell’Angelo, rivolte a quest’umile verginella di Nazaret risuonano nella storia, nella nostra vita, soprattutto hanno scolpito la nostra identità di uomini.
«Ave o Maria»: possiamo dire che in questo saluto angelico rivolto ad una donna c’è il saluto che compendia l’inizio del mondo e della vita vera. L’inizio del mondo, perché? Con quel saluto, l’Angelo annunciava a Maria che in Lei vi era tutta la pienezza di Dio, la riconosceva piena di grazia. Con la risposta di Maria: «Ecco: sono la serva del Signore. Fiat, sia fatto di me come tu stai dicendo», in quel momento, si compiva il disegno eterno di Dio, Dio si incarnava in Lei, Dio diventava uomo in Lei e così poteva ricreare quel mondo creato ma abbrutito dal peccato, dalla disobbedienza nostra.
In Maria, Dio crea un nuovo mondo; in Maria Dio crea il mondo, lo ricrea. Diceva sant’Anselmo d’Aosta che Maria è la Madre della ri-creazione, di questo mondo ricreato, fatto bello, fatto puro, fatto santo, il mondo nuovo, il mondo di Dio. Maria è il mondo di Dio, il Paradiso di Dio. Maria, con questo saluto angelico, si professa la schiava, la serva, ma per mezzo della sua risposta all’Angelo, del suo Sì, permette a Dio che diventi uomo, dunque che Dio entri nel mondo, che Dio venga in mezzo a noi.
Maria la celebriamo tutta santa, tutta Immacolata: è il Giardino nuovo, il Grembo della Nuova Alleanza che accoglie il Verbo e in Lui accoglie tutti i figli di Dio, che diventeranno figli in quel Figlio, nel Figlio che Lei genera, dandoGli la natura di uomo, a Colui che era sempre Dio e che rimane Dio per sempre.
Maria, dunque, è l’inizio di questo mondo bello, di questo mondo rinnovato. Potremmo dire, in modo molto semplice, che la nuova creazione, quella promessa da Dio alla fine dei tempi, quei cieli nuovi, quella terra nuova, già sono presenti, già sono creati da Dio in questa creatura immacolata, senza macchia di peccato. Quella creazione nuova che inizia con la ri-creazione del mondo, per mezzo dell’Incarnazione, è già fatta da Dio, è già esistente, la si può già vedere in questa creatura tutta di Dio. Perciò Maria è il mondo di Dio, è il mondo della creazione bella, pura, santa, così come è uscita dalle mani di Dio.
Ecco cosa significa Immacolata Concezione. Forse oggi, in un mondo che vede la libertà come la capacità di fare il male – sono libero, secondo molti, quando sono capace di commettere il peccato –, questa parola non significa più niente: Immacolata Concezione sembra una parola vuota. Eppure, senza l’Immacolata noi non potremmo sospirare, così come facciamo, a questo mondo nuovo, a questo mondo bello, a questo mondo della bellezza. Immacolata Concezione significa che Dio in Lei ha fatto sì che mai potesse esserci la benché minima macchia di peccato. Per uno speciale privilegio della grazia, Dio ha preservato la sua Madre dal contagio della colpa originale: singulari privilegio dirà il beato Pio IX quando definirà l’Immacolata Concezione. Singulari privilegio in vista dei meriti di Cristo, dei meriti della Redenzione. Cristo ha salvato, ha redento la sua Madre in modo unico, facendo sì che mai cadesse in peccato, che non venisse contaminata dall’ombra, dalla macchia, dalla sporcizia del peccato. Perché? Perché quella Donna, quella Madre, quella Vergine doveva essere la Madre di Cristo, la Madre del Verbo Incarnato, la Madre di Dio e dunque la Madre nostra.
Immacolata Concezione significa perciò che in Lei non c’è alcun legame con il peccato, nessun legame con la falsa libertà, con quella concupiscenza che ci rende in fondo schiavi di noi stessi, delle nostre passioni disordinate, dei nostri modi di cercare noi stessi e quello che ci fa piacere, quello che ci procura semplicemente una soddisfazione, molto spesso egoistica. Il peccato è la scelta, in fondo, dell’egoismo, è una scelta egoistica, è un abuso della libertà, è una falsa libertà e lo si vede negli effetti tristi che rovinano e che sporcano la nostra anima, fatta bella però da Dio, creata bella e in vista dell’eterna bellezza. Nell’Immacolata tutto questo non c’è, per un singolare privilegio della grazia, perché Dio, in Lei, manifestasse la bellezza incontaminata della creazione uscita dalle sue mani, della creazione che Lui aveva voluto e che in realtà ha fatto. Dunque, Maria è stata predestinata, insieme con il Figlio, dall’eternità “santa e immacolata nella carità”. Ne è testimone la Lettera agli Efesini, che si legge in questa solennità: «Dio ci ha scelti per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4). Questa santità e questa immacolatezza che si applicano a tutti i figli di Dio, redenti nel Figlio, queste qualità cioè, sono state donate in modo unico, in modo singolare a Colei che è la Madre di Cristo, a Colei che è stata scelta anche quale Madre nostra.
Nella Madonna noi contempliamo questa bellezza di Dio, questa creazione nuova, ma allo stesso tempo possiamo vedere anche la Chiesa nuova, quella Chiesa che tutti noi sospiriamo; quella Chiesa libera dal compromesso del peccato, libera dai quei difetti umani che rovinano questo volto bello; quella Chiesa che noi vorremmo, quella Chiesa contro cui, in effetti, ci scagliamo quando vediamo i cattivi esempi di uomini ma non della Chiesa. La Chiesa è santa e immacolata, senza ruga, tutta santa, e Maria è la Madre della Chiesa. Maria è il modello della Chiesa; è quello che la Chiesa sarà nella pienezza dei tempi, è quello che la Chiesa è chiamata ad essere, è quello che noi, che siamo membra di questa Chiesa, siamo chiamati ad essere. Dunque, le promesse di Dio di una creazione nuova, di una Chiesa che entra nell’eternità senza macchia, senza compromesso col peccato c’è già: questa Chiesa è una Donna, questa Chiesa è una Madre, questa Chiesa è una Vergine, questa Chiesa è una Figlia, questa Chiesa è Maria.
La nostra fede in Dio e nella verità dell’Immacolata Concezione, il nostro credere che Maria è la Madre di Dio, è la nostra Madre Immacolata, non è secondario per la fede di un cristiano. La devozione alla Madonna non è qualcosa da relegare a una pietà più o meno marcata del fedele. La devozione alla Madonna che si innesta nella fede in Dio onnipotente che l’ha resa Immacolata, è necessaria, è il cuore della nostra identità cattolica. Credere in Dio che ha arricchito la sua Madre di queste prerogative uniche, e amare questa Madre che è già quello che noi dovremmo essere, che è già la Chiesa nella sua pienezza, è necessario, per rimanere nella Fede della Chiesa, per rimanere fedeli alla nostra identità cattolica. La Madonna, nell’impianto, se possiamo dire così, della Fede, è quella chiave di volta che tiene insieme tutte le verità, perché è una Madre che genera con il suo grembo i figli, che ha fatto il Figlio e che genera i figli di Dio. La Madonna, le verità che riguardano la Madonna e pertanto l’amore alla Madonna, ci fanno tenere la nostra attenzione su tutte le verità della fede, soprattutto della Chiesa in quanto tale. La devozione alla Madonna ci previene da quella tentazione di dire: «Cristo sì, ma la Chiesa non mi piace. Questa Chiesa non la voglio. Questa Chiesa così come è fatta non è la Chiesa di Cristo, dunque la scarto».
La devozione alla Madonna, l’amore alla Madonna ci previene da quella tentazione, sempre ricorrente nel popolo di Dio, di abbandonare i Sacramenti, di abbandonare la Confessione, di abbandonare l’amore a Gesù Eucaristia, di abbandonare l’adorazione a Gesù Eucaristia. Quando c’è un vero amore a Maria c’è la pratica sacramentale costante della Confessione, dell’Adorazione eucaristica, della fede viva nel popolo di Dio. Dove c’è anche una tradizione mariana, che si alimenta attraverso una pietà popolare, che può essere una processione mariana, una novena mariana, il santo Rosario, lì la fede diventa salda, lì la fede scende nella vita del popolo di Dio. Dove c’è la Madonna, lì c’è Gesù. In altri termini: dove c’è l’amore alla Madonna, lì c’è la verità di Cristo e della Chiesa, dei pastori e dei fedeli che in unità costituiscono l’unico popolo di Dio.
Per contro, dove non c’è la Madonna, dove non c’è questa fede in Dio e questa fede nelle verità mariane e una devozione vera alla Madonna, lì pian piano viene a mancare l’identità cattolica della Chiesa. Questo è già successo diverse volte. Quando si respinge la Madonna, la si ritiene qualcosa di superato, una devozioncella per vecchine che non hanno molto da fare, la fede s’illanguidisce, la fede diventa puro soggettivismo: credo quando mi sento di credere, vado a Messa quando me la sento, mi confesso forse a Natale. La fede perde quell’identità, perde quel calore che solo una Madre può dare, perché è la madre che genera la vita, che dà la vita al figlio, lo assiste, lo educa, lo segue nella sua crescita, lo guida. Una Chiesa senza una Madre diventa ben presto una Chiesa senza un cuore, una Chiesa senza un’identità, una Chiesa senza una forma, una Chiesa difforme che diviene facilmente un’altra cosa. Una Chiesa che non sa più generare. Non più la Chiesa che Cristo ha costituito, quella Chiesa che è già ben salda a Pentecoste dove ci sono i Dodici, dove c’è Pietro, la pietra della Chiesa, e i Dodici, che sono radunati attorno a Maria, sono alla scuola di Maria e Maria è la Madre e la Maestra di questa Chiesa.
L’Immacolata Concezione di Maria è quella verità che ci fa guardare all’identità della nostra fede, all’identità cristiana, all’identità cattolica. L’Immacolata è quel giardino di Dio purissimo che tiene salde in unità le verità della Fede e la nostra identità.
Ecco allora il segreto: dobbiamo amare la Madonna, dobbiamo venerare la Madonna. Da questo amore, da questa venerazione dipenderà la nostra esistenza cristiana, il nostro essere Chiesa in questo tempo, in questo momento. Purtroppo, un abbandono progressivo della Madonna, generato da un abbandono dello studio sistematico della Madonna, ha generato una Chiesa per tanti versi senza una forma, una Chiesa che ha smarrito la sua identità. Questo ci deve far riflettere attentamente e ci deve spingere a non essere superficiali, a non essere frettolosi nel liberarci di Maria per fare spazio a cose più nutrite, alle cose più importanti, liberarci di quello che noi riteniamo superfluo, secondario, quale la devozione alla Madonna, la recita del santo Rosario, la Consacrazione alla Madonna. Consacrazione sì, non basta solo affidamento. Bisogna consacrarsi alla Madonna, così come si è fatto sempre nella Chiesa, sin dai primi secoli.
Non siamo più superficiali perché questa superficialità ha portato la Chiesa, in tanti suoi membri, in uno stato di smarrimento, di smarrimento della fede, nelle secche di una Chiesa che ormai è diventata una semplice assemblea, ma non più quel Mistero di Fede creduto e vissuto. Non siamo più superficiali! Guardiamo alla fede dei nostri Padri, alla fede che ha plasmato la nostra cultura e la nostra identità. A Firenze, ad esempio, l’anno sociale iniziava il giorno dell’Annunciazione, quando l’Angelo disse: «Ave gratia plena». Concludendo, possiamo dire che l’Immacolata Concezione di Maria ci spinge tutti ad andare con fiducia a Maria, ad avvicinarci a Lei con fede, con amore e a mettere la nostra vita nelle sue mani, a consacrare la nostra vita a Lei, perché dov’è Maria, lì è Gesù, dov’è Gesù lì è Maria.
Macário de Alexandria, Santo
Em Alexandria, no Egipto, a comemoração de São MACÁRIO mártir que no tempo do imperador Décio, sendo incitado pelo juiz com muitas palavras para que negasse a Cristo, com maior constância ele professou a fé e por isso foi queimado vivo. (250)
Eutiquiano de Roma, Santo
Em Roma. no cemitério de Calisto, junto à Via Ápia, o sepultamento de Santo EUTIQUIANO papa. (283)
Eucário de Tréveris, Santo
Em Tréveris, na Gália Bélgica, hoje Alemanha, Santo EUCÁRIO considerado o primeiro bispo desta cidade. (séc. III)
Patápio de Tebaida, Santo
Comemoração de São PATÁPIO solitário, que oriundo da Tebaida, em Constantinopla, no bairro das Blaquernas e foi sepultado no mosteiro dos Egipcios. (séc. V)
Romarico dos Vosgos, Santo
Nos montes Vosgos, na Borgonha, hoje França, São ROMARICO abade que, sendo escudeiro do rei Teodoberto, se retirou para o mosteiro de Luxeuil e depois fundou um cenóbio em propriedade sua, a que ele próprio presidiu. (653)
Teobaldo de Marlíaco, Santo
Em Vaux-de-Cernay, Paris, São TEOBALDO DE MARLÍACO abade da Ordem Cisterciense, que prestava aos irmãos os serviços mais humildes. (1247)
João Minami Gorozaemon, Beato
Em Kumamoto, Japão, o Beato JOÃO MINAMI GOROZAEMON pai de família e mártir. (1603)
Natal Chabanel, Santo
No Ontário, Canadá, a paixão de São NATAL CHABANEL presbitero da Companhia de Jesus e mártir que, tendo feito o voto a Deus de permanecer até à morte na sua querida missão entre os Hurões, quando caminhava pelo bosque com um apóstata, foi morto por ele em ódio à fé. A sua memória celebra-se no dia 19 de Outubro juntamente com a dos seus companheiros.
Narcisa de jesus Martillo Moran, Santa
Em Lima, no Peru, Santa NARCISA DE JESUS MARTILLO MORAN virgem que, tendo ficado sem os pais e desprovida de sustento, depois de muitas adversidades foi recebida na hospedaria de um cenóbio, onde viveu em oração continua e em áspera penitência. (1869)
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:
Foi beatificada a 25 de Outubro de 1992. Eis como o jornal do Vaticano, L'Osservatore Romano, resume a vida da Serva de Deus:
«Nasceu em Nobol, na diocese de Guayaquil (Equador), nos últimos meses de 1832, de uma familia de pobres camponeses. Ficando orfã, primeiro de mãe e depois de pai, transferiu-se para Guayaquil, a fim de ali exercer a sua profissão de costureira e ganhar o sustento para a família. Desde a juventude, dedicava intensas horas à oração, demonstrando um grande espírito de penitência, com vários mortificações corporais, atraída pelo amor a Jesus Crucificado.
Em 1865, NARCISA passou a viver em Cuenca, para assistir o seu confessor, gravemente doente. depois da morte deste seu director espiritual, ela regressou a Guayaquil e foi acolhida pela Senhora SILVINA DE NEGRETE, numa casa junto à catedral. em Julho de 1868. A conselho do seu novo confessor, Frei PEDRO GUAL, transferiu-se para Lima, no Peru, tendo sido acolhida no mosteiro de Patrocínio, como terceira dominicana.
Alma contemplativa, apóstola de fé e caridade, NARCISA apenas com 37 anos de idade, faleceu a 8 de Dezembro de 1869, depois de ter demonstrado saber viver, sob o impulso da sabedoria da cruz, no escondimento e na humildade».
L'OSS. ROM. 1.11.1992
José Maria Zabal Blasco, Beato
Em Picadero de La Paterna, Valência, Espanha, o Beato JOSÉ MARIA ZABAL BLASCO mártir que, sendo pai de família durante a perseguição contra a fé, venceu com a fortaleza de Cristo os suplícios do seu martírio. (1936)
Luís Liguda, Beato
No campo de concentração de Dachau, Munique - Baviera - Alemanha, o beato LUÍS LIGUDA presbitero da Sociedade do Verbo Divino e mártir que, encarcerado na Polónia invadida durante a guerra, foi cruelmente assassinado pelos guardas da prisão, confessando a fé em Cristo Senhor até à morte. (1942)
Elfrida ou Frida, Edite e Sabina, Santas
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:
Viveram no tempo da Heptarquia anglo-saxónica, quando havia ainda sete (hepta) reinos na Inglaterra (do VI ao IX século). Todas as três eram filhas de reis e todas as três, resolvidas a abraçar o estado religioso, se tinham recusado a aceitar os matrimónios que lhes eram apresentados. Juntas partiram a caminho de Roma onde contavam poder entrar no convento. Foi em França, não longe da costa, entre Saint-Omer e Cassel, numa floresta em que tinham parado para rezar, que foram apanhadas pelos três principes que elas não tinham querido, os quais as assassinaram.
... e, A i n d a ...
11 Padres Mercedários Pietro da Valenza, Berengario da Queralt, Ponzio de Fornellis, Giovanni de Roa, Martino da Burgos, Guglielmo da Curtis, Bernardo de Leogaris, Guglielmo de Podialto, Raimondo Santjust, Giovanni de Scalis e Raimondo de Costabella, Beatos
I seguenti 11 Beati padri mercedari: Pietro da Valenza, Berengario da Queralt, Ponzio de Fornellis, Giovanni de Roa, Martino da Burgos, Guglielmo da Curtis, Bernardo de Leogaris, Guglielmo de Podialto, Raimondo Santjust, Giovanni de Scalis e Raimondo de Costabella, furono famosi per la santità della vita. Confessando la fede nell’unico e vero Dio furono degnamente ricevuti negli eterni tabernacoli. L’Ordine li festeggia l’8 dicembre.
Bernardo de Senroma, Beato
Proveniente dalla Francia, l'illustre cavaliere
laico, Beato Bernardo de Senroma, venne eletto III° Maestro Generale
dell'Ordine Mercedario nel 1260. Vero atleta della liberazione degli
schiavi, combatté strenuamente con la parola e la dottrina contro i mori
e gli altri nemici di Cristo e difese con grande costanza la fede
cattolica. Durante il suo generalato visitò tutti i conventi dell'Ordine
incrementando le redenzioni finché risplendendo per una grandissima
carità e la santità della vita partì da questo mondo per la patria
eterna nell'anno 1267 e fu sepolto nella chiesa del convento di
Barcellona. Nel 1591, ritrovato il suo corpo ancora intatto, fu deposto
nella cappella della Madonna della Pietà dove fu molto onorato dai
fedeli.
L'Ordine lo festeggia l'8 dicembre.
L'Ordine lo festeggia l'8 dicembre.
Novena à Imaculada Conceição
È una devozione più che millenaria quella in onore di Maria Immacolata, la cui solennità si celebra l’8 dicembre. Una festa che da molti anni viene associata anche al tradizionale omaggio di fiori alla statua della Madonna in piazza di Spagna a Roma, che Benedetto XVI non ha interrotto.
In effetti, il dogma di Maria concepita senza la macchia del «peccato originale» è stato proclamato soltanto nel 1854. Ma sin dal Quattrocento la relativa festa era inserita nel Calendario liturgico e i devoti la preparavano con la recita quotidiana di una Novena, tuttora praticata utilizzando una notevole varietà di schemi.
Ancor più antico è il testo della preghiera che sarebbe stata insegnata dalla Vergine stessa a santa Geltrude la Grande: per nove giorni di seguito si pregano quotidianamente 30 Ave Maria, in memoria dei 270 giorni che ella trascorse nel grembo di sua madre sant’Anna. Seguono poi un’orazione e alcune specifiche invocazioni.
La solennità dell’Immacolata Concezione si lega anche alla consacrazione al Cuore immacolato di Maria che molti fedeli attuano in questo giorno. È una pia pratica che affonda le sue radici nel Medioevo, quando si venerava la Madonna con il titolo di «sovrana». Ma il vero araldo della consacrazione mariana fu san Luigi Maria Grignion de Montfort, che nel Settecento pubblicò il Trattato della vera devozione a Maria.
Si tratta di un testo spirituale tuttora molto apprezzato, nel quale il santo ha tracciato un itinerario di trentatré giorni per prepararsi alla consacrazione. I primi dodici giorni rappresentano un periodo di preghiera e di raccoglimento per imparare a vincere l’attaccamento alle cose del mondo. Le successive tre settimane sono dedicate, ciascuna, all’offerta a Dio, a Cristo e allo Spirito Santo di ogni momento della giornata. Infine viene recitato l’atto di consacrazione a Maria, con una formula nella quale il devoto rinnova gli impegni del battesimo e dichiara solennemente: «Offro a Maria la mia persona, la mia vita e il valore delle mie buone opere, passate, presenti e future».
Paulo Yun Ji.Chung e
Giacomo Kwon Sang-Yeon, Servos de Deus
Paolo Yun Ji-chung nasce nel 1759 da una famiglia nobile e conosciuta di Janggu-dong, a Jinsan. Il suo nome adulto, prima del battesimo, era "Uyong". Francesco Yun Ji-heon, martirizzato a Jeonjiu durante la persecuzione Shinyu del 1801, era suo fratello minore. Paolo Yun, intelligente e degno di fiducia, decide di dedicarsi sin da piccolo agli studi. Nella primavera del 1783 passa i primi esami di Stato. E nello stesso periodo inizia a sentire parlare della fede cattolica da un suo cugino, Giovanni Jeong Yak-yong, figlio di una sorella del padre.
Decide di leggere alcuni libri che parlano di questa religione e, convinto, inizia il percorso di conversione. Dopo 3 anni di studi della dottrina cattolica viene battezzato nel 1787 da Pietro Yi Seung-hun. Paolo Yun decide di insegnare il catechismo alla madre, al fratello Francesco e a un cugino da parte materna, che sarà battezzato Giacomo Kwon Sang-yeon. Da quel momento decide di proclamare il Vangelo insieme ad Agostino Yu Hang-geom, un parente acquisito per via matrimoniale.
Nel 1790, quando il vescovo di Pechino mons. Gouvea emana il decreto che proibisce la pratica dei riti ancestrali, Paolo e suo cugino Giacomo bruciano le antiche tavole collegate alla fede animista. Quando sua madre - zia di Giacomo - muore, Paolo sceglie di celebrare un funerale cattolico al posto di quello confuciano secondo le ultime volontà della defunta.
Ma subito dopo questo fatto, si sparge la voce che il giovane non ha celebrato i riti ancestrali e ha bruciato le tavole: quando la Corte viene a saperlo, si scatena la furia del re. Al magistrato di Jinsan arriva l'ordine di "arrestare Yun Ji-chung e kwon Sang-yeon". I due cercano rifugio, il primo a Gwangchoen e il secondo ad Hansan. Al posto di Paolo, il magistrato per vendetta ordina l'arresto dello zio: venuti a conoscenza di questo arresto, Paolo e Giacomo decidono di uscire dai loro nascondigli e consegnarsi al magistrato. È la metà dell'ottobre del 1791.
Come prima cosa, il magistrato di Jinsan cerca di convincere i due ad abbandonare la fede. La risposta è che la fede "non si può abbandonare, per nessun motivo". Nonostante la situazione, i due continuano a proclamare il cattolicesimo come vero insegnamento di vita. Il magistrato, capito che non riuscirà a farli abiurare, li manda dal governatore di Jeonju. Interrogati subito dopo il trasferimento, rifiutano di dare i nomi degli altri cattolici che conoscono [il governo ha nel frattempo emanato un decreto che definisce il cristianesimo "un culto malvagio" e ha dato l'ordine di "estirparlo" ndr].
I due arrestati difendono con determinazione il proprio credo e non dicono neanche una parola che possa danneggiare la Chiesa o gli altri cattolici. Paolo Yun, in particolare, sottolinea l'irrazionalità dei riti ancestrali confuciani alla luce della dottrina della fede cattolica. Questa confutazione fa infuriare il governatore, che ordina di "punirli con severità". Sia Paolo che Giacomo sono pronti a morire per Dio. La loro unica risposta a questa sentenza è: "Serviamo Dio, nostro padre, e quindi non possiamo disubbidire ai suoi comandamenti".
Il governatore di Jeonju fa scrivere ai due arrestati una deposizione e li manda alla Corte. Anche qui, i due cattolici non si piegano alle richieste: sale la tensione fra il sovrano e gli arrestati. I ministri della Corte iniziano a dire: "Yun Ji-chung e Kwong Sang-yeon dovrebbero essere decapitati". Il re accetta l'opinione dei suoi ministri e ordina l'esecuzione.
Appena la decisione arriva al governatore di Jeonju, Paolo e Giacomo vengono trascinati fuori dalle loro celle e portati alla Porta meridionale della città. Paolo sembra felice come uno che stia andando a un banchetto. Mentre cammina, continua a spiegare la dottrina cattolica a quelli che lo seguono. L'8 dicembre 1791 (il 13 novembre secondo il calendario lunare) i due vengono decapitati e muoiono come martiri mentre pregano Cristo e la Vergine. Paolo Yun muore a 32 anni.
Le famiglie devono aspettare 9 giorni prima di ottenere il permesso dal governatore per seppellire i corpi di Paolo e Giacomo. Rimangono sorpresi dallo scoprire che entrambi i martiri sembrano essere morti da poco, con il sangue ancora brillante e fresco. I fedeli riescono a bagnare alcuni pezzi di stoffa con questo sangue: alcuni sono mandati a mons. Gouvea, a Pechino. Diversi malati, in pericolo di vita, si sentono meglio dopo aver toccato queste "reliquie".
Nel rapporto del governatore che esegue la sentenza alla Corte si legge: "Nonostante i loro corpi siano coperti di sangue, non si lamentano neanche. Rifiutano di rinunciare alla loro fede dicendo 'l'insegnamento di Dio è molto chiaro, non possiamo disobbedire. Quindi dobbiamo disobbedire ai nostri genitori e al re'. Hanno detto che è un grande onore morire per Dio sotto la lama di un coltello".
Pietro de Haro, Beato
Ardente di zelo per la salvezza delle anime, il Beato Pietro de Haro, inviato per redenzione in Marocco sotto il generalato di San Pietro de Amer, liberò dal giogo della schiavitù 156 schiavi. Rientrato in Aragona (Spagna), animò vigorosamente i fedeli ad aiutare l'importante opera di redenzione per le gravissime condizioni, che aveva potuto constatare lui stesso, venivano trattati gli schiavi.Morì santamente nel convento mercedario di Monteblanco in Aragona.
L'Ordine lo festeggia l'8 dicembre
Sabina e sorelle, Santas
Stranamente le varie sante martiri con il nome di Sabina, tranne una che è di Roma, titolare della bellissima chiesa sull’Aventino, furono tutte straniere, anche se il nome Sabina, molto diffuso nella Roma imperiale, aveva il significato di “abitante della Sabina”, zona storica dell’Italia Centrale, comprendente soprattutto la provincia di Rieti.
La santa Sabina di cui parliamo è venerata insieme alle due sorelle Elfrida ed Edith, a Caestre (presso Hazebrouck in Fiandra, Belgio); nel paese esiste un antichissimo culto collegato al ricordo del martirio delle tre giovani donne.
La vicenda si svolse nel secolo IX, nel cui inizio Sabina, Elfrida ed Edith, che erano figlie di Genolfo re di Mercia in Inghilterra, si convertirono al cristianesimo, rinunciando ai rispettivi promessi sposi destinati loro dal padre; poi decisero di recarsi in pellegrinaggio a Roma.
Affrontarono la traversata della Manica e sbarcarono nelle Fiandre, accolte a Cassel da una comunità di pie donne; dopo qualche tempo ripresero il viaggio, ma attraversando una vicina foresta, furono assassinate da alcuni sicari pagati dai tre pretendenti rimasti delusi, era l’anno 819.
Sul luogo dell’eccidio fu costruita una chiesetta chiamata Cappella delle tre Vergini, dove si verificarono molti miracoli e vi si recavano numerosi pellegrini.
La loro festa celebrativa si teneva l’8 dicembre; ancora oggi nella prima domenica di luglio, si svolge, in loro onore una processione. Nell’XI secolo fu costruito un santuario, dedicato alla Madonna delle Grazie, più volte ristrutturato e il cui campanile fu costruito nel 1889; all’interno vi è la Cappella delle tre Vergini di Caestre.
Sofronio de Cipro, Santo
Il suo nome - raro nel Calendario e ancor più raro, oggi, tra i fedeli - era di origine greca, ed era stato portato da almeno un predecessore illustre. Sofronio (cioè, in greco, il " giudizioso ") era stato infatti uno scrittore e studioso nato a Siracusa e vissuto nel VI secolo avanti Cristo.
Egli viene addirittura enumerato tra i sette sapienti del mondo antico, accanto a Talete, a Solone, a Cleòbulo, a Chilone e agli altri.
Nei calendari, il nome del sapiente greco è ripetuto da due Santi cristiani. Uno, un po' più celebre, viene festeggiato l'Il marzo, ed è detto Sofronio il Sofista, cioè il " saggio ", per la sua conoscenza della filosofia greca.
Nato a Damasco, passò vent'anni alla scuola di un eremita, e peregrinò nel deserto egiziano. San Giovanni Elemosiniere, Patriarca d'Alessandria, lo volle al suo fianco nella lotta contro gli eretici orientali, soprattutto contro i Monoteliti.
Più tardi, anch'egli divenne Patriarca, a Gerusalemme. Qui, il Vescovo saggio ebbe il profondo dolore di vedere la città santa dei cristiani cadere in mano ai Mussulmani, nel 638. Per alleviare e assistere i suoi figli, egli era pronto a consegnare la sua vita nelle mani degli infedeli. Invece mori di lì a pochi anni, ma non Martire.
Anche il Sofronio di oggi visse in ambiente greco, in epoca imprecisata. Sappiamo soltanto che fu Vescovo di Cipro, successore di San Damiano.
Sul suo conto, possiamo soltanto ripetere le parole bellissime a lui dedicate dal Martirologio Romano: " Egli fu, in modo ammirevole, protettore dei piccoli, degli orfani, delle vedove; conforto dei poveri e di tutti gli oppressi ". Non è molto: ma è più che sufficiente per garantire la santità dell'antico Vescovo di Cipro, San Sofronio, e giustificare la sua fama, benché limitata.
Stefano Maconi, Beato
Subito dopo la morte di Santa Caterina da Siena, di cui Maconi era discepolo, egli volle esaudire il desiderio della patrona d’Italia che voleva per lui un futuro tra i monaci certosini. Maconi, convintosi, entrò il 19 maggio 1381nella certosa di Pontignano, a pochi chilometri da Siena, nel luogo che era già stato meta di visita e ritiro spirituale per Caterina. Il seguace della santa, distintosi per le sue qualità, dopo qualche anno, ricoprì l’incarico di Priore dal 1383 al 1389. La sua fama e le sue virtù attirarono l’attenzione di Gian Galeazzo Visconti duca di Milano, il quale nel 1389 esortò il trasferimento di Maconi, da Pontignano a Milano, dove divenne nel 1390 Priore della certosa di Garegnano. Gian Galeazzo, scrisse ai governanti della Repubblica senese nel cui territorio sorgevano Maggiano, Belriguardo e Pontignano dicendo che “Siena aveva più certose di qualunque altra città del Cristianesimo” esse erano floride e ben dirette, pertanto auspicava per Milano la stessa sorte. I rapporti tra Maconi e Gian Galeazzo furono eccellenti, si strinse difatti tra loro un forte legame, che portò il Priore certosino a diventare il consigliere personale di Caterina Visconti, cugina e seconda moglie di Gian Galeazzo. Stefano diffuse nel Milanese la devozione alla Madonna delle Grazie, importata dall’Oriente nel 1378 e sostenuta da papa Urbano VI per impetrare l’aiuto della Vergine nella risoluzione dello scisma della Chiesa occidentale. Maconi sostenne Caterina, la quale non riuscendo ad avere figli, (una figlia era nata e morta nel giugno 1385), convincendola di fare voto alla Madonna delle Grazie, e di mettere ad ogni eventuale figlio come secondo nome Maria. La Duchessa, seppur confortata dal certosino, continuava ad avere gravidanze a rischio, e l’8 gennaio 1390, all’approssimarsi di un nuovo parto, su suggerimento di Maconi fece voto di costruire una Certosa presso Pavia se fosse sopravvissuta: “Et giunto l’anno mille trecento novanta a punto, a otto di gennaio, Caterina mogliera di Giovan Galeazzo, Conte di Virtù, votandosi sotto forma di testamento ordinò che in una villa del Pavese, dove spesse volte andava, si dovesse fabricare un monasterio di Certosini con dodici monaci, et in caso di parto morendo, pregò il marito che volesse adempiere tali ordinationi raccomandandogli la sua famiglia specialmente i fratelli e le sue sorelle.” Il bambino morì, ma Caterina si salvò e mantenne il voto. Pertanto furono così iniziati i lavori per la costruzione della certosa di Pavia, la cui prima pietra fu posta il 27 agosto 1396, e fu dedicata alla Madonna delle Grazie (Gratiarum Carthusia). Possiamo quindi affermare, che se Caterina, fu fundatrix et fautrix, il beato Maconi ne fu l’ispiratore, contribuendo alla realizzazione della meravigliosa certosa pavese ed istituendone la particolare devozione a Maria. La forte personalità di Maconi gli permise, di diventare Priore Generale (1398-1410) in un periodo particolarmente lacerante per la Chiesa occidentale, egli si impegnò fortemente per eliminare le divisioni derivanti dal Grande Scisma d’Occidente. Dopo aver dato le dimissioni da Priore Generale (1410) egli ritornò alla sua amata Pontignano, e poi giunse a Pavia, ricoprendo l’incarico di Priore. Morirà il 7 agosto 1424, nella certosa di Pavia, come semplice monaco, poichè egli già da tre anni aveva smesso di ricoprire l’incarico di massima autorità della comunità monastica. È venerato come beato dall’ordine certosino, che lo commemora l’8 dicembre. In conclusione, va detto che Santa Caterina aveva intuito con estrema lungimiranza le capacità di quel giovane senese, che le fu discepolo per tanti anni, esortandolo alla vita monastica certosina, e che risultò essere una figura fondamentale per lo sviluppo dell’ordine di san Bruno.
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MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
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