Feliz Ano de 2017
Interior da Igreja da Comunidade de São Paulo do Viso
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Nº 3034
Série - 2017 - (nº 60)
1 de MARÇO de 2017
SANTOS DE CADA DIA
10º A N O
LOUVADO SEJA PARA SEMPRE
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA
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Todos os Católicos com verdadeira Fé,
deverão Comemorar e Lembrar
os Santos e Beatos de cada dia, além de procurar seguir os seus exemplos
deverão Comemorar e Lembrar
os Santos e Beatos de cada dia, além de procurar seguir os seus exemplos
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QUARTA-FEIRA DE CINZAS
«Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».
Questa frase veniva recitata il primo giorno di Quaresima, quando il sacerdote segnava la fronte dei fedeli con la cenere. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Tradizionalmente le ceneri rituali si ricavano bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente.
Per il mercoledì delle ceneri è previsto il digiuno e l’astensione dalle carni, astensione che la Chiesa ha sempre richiesto per tutti i venerdì dell’anno, ma che negli ultimi decenni si limita ai venerdì del periodo quaresimale. Inizia dunque il tempo della penitenza, delle rinunce e del colore viola per la Liturgia Sacra al fine di prepararsi alla Passione e alla Morte del Salvatore, che vinse il peccato e la morte. Difficile per il cattolico contemporaneo vivere seriamente la Quaresima. Mentre per i musulmani si richiede rispetto per il loro Ramadan, per i cattolici non solo non viene dato similare rispetto, ma a molti di essi non viene neppure insegnato il reale significato della Quaresima.
Il Figlio di Dio digiunò, cacciò le tentazioni di Satana e subì la Passione e la Morte esclusivamente per noi. A noi resta il compito di vivere nella grazia di Dio, per sostituire le abitudini viziose, sorte con il peccato originale, con le virtù, che si acquisiscono e si coltivano grazie ai Sacramenti, alla preghiera, alle rinunce, ai fioretti, alle penitenze e alle buone opere. Non ci sono altri sistemi. Tuttavia, mancando la Fede autentica, la Quaresima non è più periodo essenziale per la vita del credente, bensì momento di laica solidarietà, che prende le distanze dalla carità evangelica; essa, infatti, non è più correlata alla Croce e si limita a divenire un mero esercizio sociale.
Insegna Sant’Agostino: «Il cristiano anche negli altri tempi dell’anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose. Ma anche quelli che negli altri giorni sono solleciti nel fare queste opere buone, ora le debbono compiere con più fervore. La vita che trascorriamo in questo mondo è il tempo della nostra umiltà ed è simboleggiata da questi giorni nei quali il Cristo Signore, il quale ha sofferto morendo per noi una volta per sempre, sembra che ritorni ogni anno a soffrire. Infatti ciò che è stato fatto una sola volta per sempre, perché la nostra vita si rinnovasse, lo si celebra tutti gli anni per richiamarlo alla memoria. Se pertanto dobbiamo essere umili di cuore con tutta la forza di una pietà assolutamente verace per tutto il tempo di questo nostro pellegrinaggio, durante il quale viviamo in mezzo a tentazioni: quanto più dobbiamo esserlo in questi giorni nei quali non solo, vivendo, stiamo trascorrendo questo tempo della nostra umiltà, ma lo simboleggiamo anche con un’apposita celebrazione? L’umiltà di Cristo ci ha insegnato ad essere umili: nella morte infatti si sottomise ai peccatori; la glorificazione di Cristo glorifica anche noi: con la risurrezione infatti ha preceduto i suoi fedeli. Se noi siamo morti con lui ‒ dice l’Apostolo ‒ vivremo pure con lui; se perseveriamo, regneremo anche insieme con lui (2 Tim. 2, 11. 12)» (Sermoni, 206, 1).
Per avere la forza di vivere e sostenere le prove (le croci), senza esserne sopraffatti o, peggio, cercando di scappare da esse trovandone altre e di più pesanti, occorrono pratica e allenamento: il tempo di Quaresima è la miglior palestra per il corpo e per l’anima.
Autore: Cristina Siccardi
L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione".
La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.
La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.
1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).
2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).
La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo".
Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.
Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando.
ROSENDO, Santo
Em Celanova, na Galiza, Espanha, São ROSENDO que foi primeiramente Bispo de Dume, perto de Braga, Portugal, onde procurou promover e restaurar nesta região a vida monástica e, renunciando ao ministério episcopal, tomou o hábito monástico no mosteiro de Celanova, que dirigiu como abade. (977)
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:
Seus pais foram o Conde Dom Guterre Méndez de Árias e Santa ILDUARA. Nasceu segundo J. Mattoso, em Monte Córdova, concelho de Santo Tirso, a 26 de Novembro de 907, ano em que o pai acompanhou Afonso III de Leão na marcha contra Coimbra muçulmana.
Adolescente, passou ROSENDO a Mondoñedo,onde seu tio paterno, SAVARICO, era bispo. É de presumir que tenha prosseguido os estudos nalgum mosteiro beneditino.
Em 925, apenas com dezoito anos, sucede ao bispo de Mondoñedo, sendo muito bem recebido. Esforçou-se por restabelecer e consolidar a paz, reconstruindo - ajudado pelos pais - os mosteiros e igrejas que tinham sofrido com a desordem. Assim serenou e conquistou os abades de toda a Galiza, que formavam a nobreza eclesiástica; e atraiu a nobreza civil, a que estava muito ligado pelo sangue. Libertou os escravos dependentes da mitra e trabalhou para que os outros senhores fizessem o mesmo; ficou sendo o pai de todos os libertos.
Depois de ser bispo de Mondoñedo, passou a sê-lo de Dume, que nessa época superentendia na vida monástica em muitas casas dos territórios da Galiza e de Entre-Douro-e-Minho, as quais pertenciam à sua família ou foram entregues ao santo para serem reformadas. veio a Portugal visitar o mosteiro de que era abadessa uma sua parente, Santa SENHORINHA.
Desejando apresentar uma comunidade-modelo, conseguiu regressar e edificar um grande mosteiro, depois de um irmão e uma prima lhe terem cedido a quinta de Villar, na diocese de Orense. Obteve doações de ricos e de pobres, sobretudo da mãe. Ao fim de oito anos de construção, num domingo do ano de 942, inaugurou a casa, que se ficou chamando Celanova; recebeu as felicitações de 11 bispos da Galiza e de Leão; foi saudado por 24 condes; prestaram-lhe homenagem muitos abades, presbiteros, diáconos e monges; e ouviu os aplausos da multidão.
Ficou abade de Celanova o monge Franquila. E São ROSENDO voltou a Mondoñedo a extinguir rancores, sufocar conspirações, acalmar avarezas e pacificar famílias.
Entre 944 e 948, depois de renunciar ao bispado, retirou-se para Celanova. mas foi preciso que substituísse alguns parentes seus, na autoridade que lhes pertencera, pois esses tinham-se revoltado contra Ordonho III (995). Administrou a diocese de Iria-Compostela pelo ano de 970, quando a região era assolada por violentas incursões normandas.
Veio a falecer em Celanova, em 1 de Março de 977 (há 1040 anos, atrás), com testamento que reflecte fé, ciência escriturística, humildade, amor à Ordem beneditina, predilecção,por Celanova e desejo de viver na eternidade como vivera os seus dias de afadigado peregrinar na terra: «sob a Providência de Deus».
Albino, Santo
Em Angers, na Gália Lionense, hoje França, Santo ALBINO bispo que repreendeu severamente os costumes abusivos dos poderosos e promoveu com ardor o Terceiro Concílio de Orleães para a renovação da Igreja. (550)
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:
Nasceu de família nobre, na região de Vannes, França, no ano de 469 e faleceu em 1 de Março de 550. Era já sexagenário quando, depois de governar durante 35 anos a abadia de Tintillant, foi eleito bispo de Angers.
Eram numerosos, na época merovíngia, os senhores que tomavam por esposas as suas irmãs ou filhas. ALBINO combateu, com todas as forças, este costume incestuoso, o que despertou contra ele grande animosidade: durante muito tempo, julgou que morreria degolado como São JOÃO BAPTISTA por se opor a Herodes, qe fez menos: tomar para si uma cunhada, sendo vivo o irmão.
Nos anos de 538 e 541, ALBINO convocou em Orleães concílios que estabeleceram penas severas contra esse abuso vigente e contribuíram para levantar o nível de moralidade pública.
No culto popular atribuíam-se ao santo Bispo os mais extraordinários milagres: matar com um sopro um soldado que maltratava uma mulher presa por dívidas; e provocar um desabamento de terra que abriu caminho para uns encarcerados se libertarem..
Eudóxia, Santa
In www.santiebeati.it:
In www.santiebeati.it:
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:Secondo la sua lunghissima passio, Eudocia era una donna samaritana, che viveva ad Eliopoli nella Fenicia Libanese ai tempi di Traiano (98-117). Coi suoi facili costumi e la sua straordinaria bellezza si era procurata innumerevoli amanti e immense ricchezze, ma avendo per caso udito un monaco, Germano, leggere qualcosa sui Novissimi, ne restò impressionata, ottenne di parlarne con Germano stesso e con un sacerdote di Eliopoli e decise di farsi cristiana, di dare tutte le sue sostanze ai poveri e di condurre vita di penitenza e di preghiera. Le apparve l'arcangelo Michele in lotta col dragone infernale per il possesso dell'anima di lei e la voce di Dio sancì i diritti del perdono e della misericordia. Battezzata da Teodoto, vescovo di Eliopoli, concesse libertà a tutti i suoi schiavi, offrì tutte le sue ricchezze alla Chiesa e si chiuse in un monastero femminile congiunto a quello di Germano (si noti come si supponga già esistente il Monasterium duplex, che conosciamo per l'alto Medioevo), di cui in breve divenne la superiora. Un suo antico amante, Filostrato, che con abili manovre era riuscito a parlarle per indurla a tornare al peccato, cadde morto ai suoi piedi, ma Eudocia Io resuscitò e lo convertì. Un regalus del luogo, certo Aureliano, cercò di farla arrestare, ma i suoi soldati restarono inspiegabilmente immobilizzati per tre giorni ed infine un drago col suo alito pestilenziale li uccise quasi tutti. Il figlio stesso di Aureliano si incaricò allora dell'impresa: ma cadde da cavallo e, per una distorsione ad una caviglia (!), morì miseramente. Il re ne fu costernato e si decise a mandare un suo tribuno, Babila, a chiedere aiuto alla santa medesima. Eudocia rispose con una lettera, al semplice contatto della quale il giovane resuscitò. Aureliano si convertì e con lui tutta l a sua famiglia e i suoi magistrati: la figlia Gelasia entrò nel monastero di Eudocia e il figlio risorto divenne diacono e poi vescovo di Eliopoli. Allora il preside Diogene, già fidanzato di Gelasia, diede ordine di arrestare Eudocia, che, però, prima di essere trascinata via dal suo monastero, riuscì a prendere con sé un frammento dell'Eucaristia conservata nel Sacrarium (!). La santa venne lungamente interrogata sulla sua fede e sulle sue intenzioni, ma restò salda nei suoi propositi: mentre i littori si accingevano a sottoporla ai tormenti, ad Eudocia cadde la particola dell'Eucaristia, che venne gettata dai pagani sul fuoco: ne scaturirono globi di fiamme e tutti gli astanti, compreso il preside, ne restarono carbonizzati. Per intervento di Eudocia tutti resuscitarono. Anche una ricca matrona, morta in quel periodo, venne resuscitata e così pure un fanciullo, ucciso da uno spaventoso dragone. Grandi masse di popolo si convertirono al Cristianesimo alla vista di tanti miracoli e, tra gli altri, anche il preside Diogene. Alla morte (definitiva) di quest'ultimo gli successe il preside Vincenzo, uomo estremamente crudele ed infesto ai cristiani: come primo gesto del suo governo diede ordine di decapitare Eudocia ed il martirio avvenne senza altri incidenti alle calende di marzo.Questa passio, scritta originariamente in dialetto siro-fenicio (almeno con probabilità) e quindi tradotta in greco, non merita in verità nessuna fiducia, sia per quanto riguarda il racconto sia per quanto riguarda i particolari (specialmente cronologici e topografici) di esso: è uno dei soliti romanzi agiografici che non hanno altro scopo che quello di eccitare la fantasia popolare con la narrazione dei miracoli più grandiosi proprio nelle circostanze più disperate, col porre di fronte la fragilità e la potenza, la bellezza (le donne di Eliopoli erano famose per la loro venustà) e la lussuria, sempre con la vittoria delle prime. Vi sono ampiamente svolti i temi teologici della conversione e dell'uso delle ricchezze, bene o male acquisite. Non torna conto, tuttavia, soffermarsi a porre in risalto le innumerevoli incongruenze, per cui si riportano ai tempi sub-apostolici istituzioni e usi posteriori al sec. VII.Resta da chiedersi se tale passio sia anteriore o posteriore alla celebrazione del 1o marzo in onore di Eudocia, e, in altre parole, se la leggenda agiografica abbia inventato o presupponga l'esistenza della martire. Due sono gli elementi che restano fissi, sotto il fiorire delle leggende, a determinare la storicità di un martire: il culto al sepolcro e la festa annuale. Ora, di un culto al sepolcro di Eudocia, anzi, dell'esistenza di un suo sepolcro, non sappiamo nulla e neppure la passio sa indicarlo.Per quanto poi riguarda la celebrazione del 1o marzo, dobbiamo riconoscere che non ne esistono testimonianze anteriori alla passio stessa. La recensione che ne dà il Sinassario Costantinopolitano (coll. 498-99) non è che un breve sunto di quella passio e, dunque, a lei posteriore; quella del Calendario Palestino-georgiano del sec. X (Garitte, p. 53) mancava nella prima stesura del documento, e vi fu aggiunta da Giovanni Zosimo quando poté arricchire il suo calendario con dati fornitigli da fonti greche: questo appare particolarmente grave in una celebrazione che doveva trarre la sua origine appunto dalle terre del Libano. Le note poi dell'Auctarium di Molano ad Usuardo (1568) e del Martirologio Romano (1586) sono troppo tarde e troppo chiaramente dipendenti dai sinassari bizantini per meritare qualsiasi attenzione. Non resta che concludere che non è certamente esistita una martire Eudocia dell'età traianea o di altra età: tutt'al più, a non voler eccessivamente insistere sul silenzio della prima redazione del Calendario Palestino-georgiano, si potrà ammettere che una celebrazione del 1o marzo abbia inteso ricordare una qualche venerata personalità dell'epoca bizantina, magari l'antica fondatrice di un monastero femminile in Eliopoli.
Duma beleza extraordinária, esta antiga cortesã de Heliópolis, Líbano, fez-se cristã e resgatou a vida pecaminosa com a penitência e o martírio pelo ano de 152. Tinha sido caluniada de roubar grandes riquezas do fundo público.
Em Roma, junto de São Paulo, na Via Ostiense, São FÉLIX III papa tetravô do papa São GREGÓRIO MAGNO. (492)
DAVID, Santo
Em Saint David, antiga Menévia, no Pais de Gales, São DAVID bispo que imitando os exemplos e virtudes dos Padres Orientais , fundou um mosteiro, de onde partiram muitos monges para evangelizar o País de Gales, a Irlanda, a Cornualha e a Armórica. (601)
SIVIARDO, Santo
Em Le Mans, Nêustria, hoje França, São SIVIARDO abade de Anisole. (680)
Bispo e mártir
DOMNINA, Santa
Con questo nome per noi strano, vi sono ben cinque sante, riportate nella ‘Bibliotheca Sanctorum’ quasi tutte orientali, tranne una martire a Terni.
Della s. Domnina che si venera al 1° marzo, si hanno poche notizie, del resto come per le altre; essa è citata in questo giorno dai Sinassari bizantini; (il Sinassario nella liturgia greca è l’indice delle Lezioni ed il libro che le raccoglie).
Secondo lo storico teologo Teodoreto, vescovo di Ciro (393-458), Domnina era di ricca famiglia nella Siria cristiana, da giovane si costruì una capanna nel giardino della casa materna e vi trascorse tutta la vita, pregando e digiunando, al punto da divenire estremamente magra; praticamente una eremita dentro le mura di casa.
JORGE DE BIANDRATE, Santo
Apparteneva alla famiglia dei conti di san Giorgio Canavese. Celebre la sua caritàe la tenera devozione alla Vergine Santissima.
Morì nel 1483. Il suo corpo riposa nella parrocchiale di San Giorgio Canavese,dove una lapide ricorda la fama dei miracoli compiuti sia da vivo sia da morto
FÉLIX III, Santo
Em Roma, junto de São Paulo, na Via Ostiense, São FÉLIX III papa tetravô do papa São GREGÓRIO MAGNO. (492)
DAVID, Santo
Em Saint David, antiga Menévia, no Pais de Gales, São DAVID bispo que imitando os exemplos e virtudes dos Padres Orientais , fundou um mosteiro, de onde partiram muitos monges para evangelizar o País de Gales, a Irlanda, a Cornualha e a Armórica. (601)
SIVIARDO, Santo
Em Le Mans, Nêustria, hoje França, São SIVIARDO abade de Anisole. (680)
SUITBERTO, Santo
Em Kaiserswerdt, ilha do Reno, na Saxónia, hoje Alemanha, São SUITBERTO bispo que tendo sido monge na Nortumbria, depois companheiro de São VILIBRORDO e finalmente ordenado bispo por São VILFREDO anunciou o Evangelho aos Bátavos, aos Frisões e a outros povos da Germânia e morreu piedosamente, já em idade avançada no mosteiro que tinha fundado. (713)
LEÃO, Santo
Na Gasconha, num território hoje situado no sudeste de França e noroeste de Espanha, São LEÃO, bispo e mártir. (séc. IX)
LEÃO LUCAS, Santo
No mosteiro de Avena, nas encostas do monte Mercúrio, nas Calábria, região de Itália, São LEÃO LUCAS abade de Monte Mula, que resplandeceu na vida eremítica e cenobítica segundo a observância dos monges orientais. (900)
CRISTÓVÃO DE MILÃO, Beato
Em Tággia, na Ligúria, Itália, a comemoração do Beato CRISTÓVÃO DE MILÃO, presbitero da Ordem dos Pregadores, muito dedicado ao culto divino e à doutrina sagrada. (1484)
JOANA MARIA BONOMO, Beata
Em Bassano, no Véneto, Itália, a beata JOANA MARIA BONOMO abadessa da Ordem de São Bento que, dotada de dons místicos experimentou no corpo e na alma as dores da paixão do Senhor. (1670)
INÊS CAO KUIYING, Santa
Em Xilinxian, Guangxi, China, Santa INÊS CAO KUIYING mártir que, tendo vivido casada com um esposo violento, depois da morte deste se dedicou por mandato do bispo, ao ensino da doutrina cristã; por isso foi encerrada num cárcere, onde sofreu crudelíssimos tormentos e, sempre animada pela confiança em Deus, partiu deste mundo para as núpcias eternas. (1856)
e ainda ...
BONO DE CAGLIÁRI, Santo
Bispo e mártir
DOMNINA, Santa
Con questo nome per noi strano, vi sono ben cinque sante, riportate nella ‘Bibliotheca Sanctorum’ quasi tutte orientali, tranne una martire a Terni.
Della s. Domnina che si venera al 1° marzo, si hanno poche notizie, del resto come per le altre; essa è citata in questo giorno dai Sinassari bizantini; (il Sinassario nella liturgia greca è l’indice delle Lezioni ed il libro che le raccoglie).
Secondo lo storico teologo Teodoreto, vescovo di Ciro (393-458), Domnina era di ricca famiglia nella Siria cristiana, da giovane si costruì una capanna nel giardino della casa materna e vi trascorse tutta la vita, pregando e digiunando, al punto da divenire estremamente magra; praticamente una eremita dentro le mura di casa.
JORGE DE BIANDRATE, Santo
Apparteneva alla famiglia dei conti di san Giorgio Canavese. Celebre la sua caritàe la tenera devozione alla Vergine Santissima.
Morì nel 1483. Il suo corpo riposa nella parrocchiale di San Giorgio Canavese,dove una lapide ricorda la fama dei miracoli compiuti sia da vivo sia da morto
GONÇALO DE UBEDA, Beato
Il Beato Gonzalo de Ubeda, era vescovo mercedario ausiliare di Granada e commendatore perpetuo. Verso l’anno 1500, trasferì il suo monastero che si trovava ad un miglio dalla città di Granada, nelle vicinanze di Porta Elvira di detta città. Qui costruì chiesa e convento, in stile romano-gotico-arabo, tra gli anni 1521 e 1525. Morì santamente a Granada nel 1538
PIETRO ERNANDEZ, Santo
Fu, San Pietro Ernandez, un mercedario con molti doni divini, specialmente quello delle lingue consentendogli di convertire molti infedeli. Per amore di Cristo e del vangelo, fu lacerato lungo le strade pubbliche in Almeria (Spagna), con tenaglie infuocate, poi legato ad un palo fu trafitto con frecce ricevendo dal tiranno un nobile trionfo e meritò la corona dei Santi
SÍLVIO e companheiros, Santos
Ci sono cinque santi, tutti dell’antichità cristiana, che portano questo nome, poi ve ne sono altri con le varianti Silvino, Silvano, Silvia, Silvana; il Silvio del quale si parla in questa scheda, fa parte di un gruppo di martiri di cui alcuni nomi sono Massimo, Benigno, Fedele, Silvio.
Di loro non si sa niente, chi furono nella vita, come subirono il martirio, chi furono i loro giudici; si sa solo che le loro reliquie erano deposte nel cimitero di S. Callisto in Roma, quindi è da presumere perlomeno che morirono a Roma, in una delle grandi persecuzioni contro i cristiani.
Di s. Silvio e compagni si ritornò a parlarne il 28 febbraio 1650, quando i Gesuiti belgi di Anversa, ricevettero le loro reliquie (si ricorda che era pratica molto diffusa, quella di donare le reliquie dei martiri a Comunità e Chiese meritevoli in Italia e in Europa) e come era logico, esse furono accolte con solenni riti, che le cronache dell’epoca riportarono ampiamente.
Gli studiosi della materia, cercarono loro notizie, trovando solo la conferma della loro provenienza romana e dei loro nomi, evidentemente incisi sui contenitori, com’era uso fare nei cimiteri e catacombe cristiane.
La loro ricorrenza liturgica nella chiesa della Compagnia di Gesù, si celebrava ad Anversa il 1° marzo
Il Beato Gonzalo de Ubeda, era vescovo mercedario ausiliare di Granada e commendatore perpetuo. Verso l’anno 1500, trasferì il suo monastero che si trovava ad un miglio dalla città di Granada, nelle vicinanze di Porta Elvira di detta città. Qui costruì chiesa e convento, in stile romano-gotico-arabo, tra gli anni 1521 e 1525. Morì santamente a Granada nel 1538
PIETRO ERNANDEZ, Santo
Fu, San Pietro Ernandez, un mercedario con molti doni divini, specialmente quello delle lingue consentendogli di convertire molti infedeli. Per amore di Cristo e del vangelo, fu lacerato lungo le strade pubbliche in Almeria (Spagna), con tenaglie infuocate, poi legato ad un palo fu trafitto con frecce ricevendo dal tiranno un nobile trionfo e meritò la corona dei Santi
SÍLVIO e companheiros, Santos
Ci sono cinque santi, tutti dell’antichità cristiana, che portano questo nome, poi ve ne sono altri con le varianti Silvino, Silvano, Silvia, Silvana; il Silvio del quale si parla in questa scheda, fa parte di un gruppo di martiri di cui alcuni nomi sono Massimo, Benigno, Fedele, Silvio.
Di loro non si sa niente, chi furono nella vita, come subirono il martirio, chi furono i loro giudici; si sa solo che le loro reliquie erano deposte nel cimitero di S. Callisto in Roma, quindi è da presumere perlomeno che morirono a Roma, in una delle grandi persecuzioni contro i cristiani.
Di s. Silvio e compagni si ritornò a parlarne il 28 febbraio 1650, quando i Gesuiti belgi di Anversa, ricevettero le loro reliquie (si ricorda che era pratica molto diffusa, quella di donare le reliquie dei martiri a Comunità e Chiese meritevoli in Italia e in Europa) e come era logico, esse furono accolte con solenni riti, che le cronache dell’epoca riportarono ampiamente.
Gli studiosi della materia, cercarono loro notizie, trovando solo la conferma della loro provenienza romana e dei loro nomi, evidentemente incisi sui contenitori, com’era uso fare nei cimiteri e catacombe cristiane.
La loro ricorrenza liturgica nella chiesa della Compagnia di Gesù, si celebrava ad Anversa il 1° marzo
MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e através dos sites:
Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral,
e do Livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial de Braga, além de outros, eventualmente
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Também no que se refere às imagens que aparecem aqui no fim das mensagens diárias, são recolhidas aleatoriamente ou através de fotos próprias que vou obtendo, ou transferindo-as das redes sociais e que creio, serem livres.
Quanto às de minha autoria, não coloco quaisquer entraves para quem quiser copiá-las
Porto - Entre-grades, foto recolhida no Décimo piso de um silo-parque de estacionamento
Blogue:
SÃO PAULO (e Vidas de Santos)
http://confernciavicentinadesopaulo.blogspot.com
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