Caros Amigos:
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10º A N O
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Virgem da Medalha Milagrosa
ou
Nossa Senhora das Graças
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:
A APARIÇÃO
No dia 27 de Novembro de 1830, (há 186 anos) às 5 e meia da tarde, Santa CATARINA LABOURÉ, irmã da Caridade, estando em oração na Capela do Convento, na Rua do Bac, 140, Paris, França, foi favorecida com uma aparição da Santíssima Virgem, que a Santa descreve nestes termos:
«A Senhora era de mediana estatura, o seu rosto tão belo e formoso, que me é impossível descrever toda a sua beleza. estava de pé, vestida com um vestido de seda, cor de branco-aurora. Cobria-lhe a cabeça um véu azul, que descia até aos pés... As mãos estenderam-se para a terra, enchendo-se de anéis cobertos de pedras preciosas, mais belas umas que as outras, umas maiores, outras mais pequenas, jorrando feixes de luz em todas as direcções... A Santíssima Virgem disse:
"Eis o símbolo das graças que derramo sobre todas as pessoas que mas pedem...
dando-me a entender quanto gostava que A invocassem, como era generosa para com todas as pessoas que A invocavam, quantas graças concede a quem lhas pede e a grande alegria que sente ao concedê-las.
Formou-se então em volta de Nossa Senhora um quadro oval, em que se liam em letras de ouro estas palavras:
Ó Maria concebida sem pecado,
rogai por nós que recorremos a Vós.
Nisto voltou-se o quadro e eu vi no reverso a letra M encimada por uma cruz, com um traço na base. Por baixo os Sagrados Corações de Jesus e de Maria - o de Jesus cercado por uma coroa de espinhos e a arder em chamas, e o de Maria também em chamas e atravessado por uma espada cercado de doze estrelas. Ao mesmo tempo ouvi distintamente a voz da Senhora a dizer-me:
«Manda, manda cunhar uma medalha por este modelo. As pessoas que a trouxerem por devoção hão-de receber grandes graças, sobretudo se a trouxerem ao pescoço. As graças serão mais abundantes para as pessoas que a trouxerem com confiança».
Santa CATARINA LABOURÉ, que foi favorecida com três aparições de Nossa Senhora, passou, humilde e desconhecida, toda a vida ao serviço dos pobres velhinhos, no hospital de Enghiem, Paris, onde morreu em odor de santidade, aos 70 anos de idade, a 31 de Dezembro de 1876. Foi beatificada em 28 de Maio de 1933 e canonizada a 27 de Julho de 1947.
APROVAÇÃO E EXPANSÃO
O Arcebispo de Paris, Dom Jacinto Luís de Quélen (1778-1839) aprovou dois anos depois, em 1832, a medalha pedida por Nossa Senhora; em 1836 ordenou um Inquérito canónico e exortou todos os fiéis a usarem a medalha e a repetirem a oração gravada em torno da Santíssima Virgem:
Ó Maria concebida sem pecado, rogai por nós que recorremos a Vós.
A 23 de Julhio de 1894, a Santa Sé concedeu a todas as Dioceses de Françaa festa na «Manifestação da Virgem Imaculada chamada da Medalha Milagrosa», a celebrar-se todos os anos no dia 27 de Novembro. A 26 de Julho de 1897, o Papa Leão XIII, por meio do seu Legado, o Cardeal Richard, coroou solenemente a Imagem da Medalha Milagrosa.
Com a benção e aprovação da Igreja, a Medalha da Imaculada Conceição espalhou-se aos milhões pelo mundo inteiro, sendo a sua difusão acompanhada de tão numerosas graças e de tantas conversões extraordinárias, que os fiéis lhe puseram o nome de Medalha Milagrosa.
«Esta piedosa Medalha - disse o Papa Pio XII - desde o primeiro momento, foi instrumento de tão numerosos favores, tanto espirituais como temporais, de tantas curas, protecções e sobretudo conversões, que a voz unânime do povo a chamou desde logo «Medalha Milagrosa».
A DEVOÇÃO DA MEDALHA MILAGROSA
Perante os desejos explícitos de Nossa Senhora e as graças que nos promete, que devemos fazer?
1 - Trazer, com devoção e confiança, a Medalha Milagrosa, depois de a ter recebido, sendo possível, das mãos de um sacerdote que tenha o poder de a impor.
2 - Beijá-la respeitosamente de manhã e à noite, repetindo a invocação «Ò Maria concebida sem pecado, rogai por nós que recorremos a Vós».
3 - Propagar a medalha. É tão fácil dá-la, oferecê-la às crianças, aos doentes, ou por ocasião de um baptizado, de uma festa, de uma prova, de uma doença, de uma graça que se pretende alcançar.
Usar a Medalha Milagrosa é colocar-se sob a protecção de Maria Imaculada na vida e na morte.
(Ver a biografia de Santa CATARINA LABOURÉ, no dia 28 de Novembro)
Texto do site www.santiebeati.it
A Parigi, al numero civico 140 di Rue Du Bac, c’è un Santuario, nel quale si trova la Cappella della Medaglia miracolosa: non è molto distante dal Louvre ed è comodamente raggiungibile mediante la metropolitana che ha una delle sue fermate proprio a Rue Du Bac.
La Cappella della Medaglia miracolosa attira ogni anno un milione di pellegrini, persone di ogni razza e colore, che vengono qui, nel cuore di Parigi, a cercare una risposta ai loro problemi esistenziali, a chiedere grazie alla Madre che tutto sa e comprende e con cui ci si può sfogare come soltanto con una madre è possibile fare, nel più assoluto silenzio, in un clima di grande fervore e raccoglimento.
È il mistero di Rue du Bac, un mistero che nasce 174 anni fa, dalle apparizioni della S. Vergine a una giovane novizia delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’Paoli, Caterina Labourè, a cui la Madonna affidò la realizzazione di una medaglia cosiddetta “miracolosa” che, da quasi due secoli ormai, ha conquistato con le sue innumerevoli grazie e prodigi il mondo intero.
La stessa Caterina Labourè, così racconta la storia delle apparizioni: “Venuta la festa di San Vincenzo (19 luglio 1830) la buona Madre Marta (direttrice delle novizie) ci fece alla vigilia un'istruzione sulla devozione dovuta ai Santi e specialmente sulla devozione alla Madonna. Questo mi accese un gran desiderio di vedere la Santissima Vergine, che andai a letto col pensiero di vedere in quella stessa notte la mia buona Madre Celeste: era tanto tempo che desideravo vederla. Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di San Vincenzo, ne tagliai una metà e l'inghiottii. Cosi mi addormentai col pensiero che San Vincenzo mi avrebbe ottenuto la grazia di vedere la Madonna.
Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré! Suor Labouré”. Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto, tiro la cortina e vedo un Fanciullo vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: “Vieni in cappella; la Madonna ti aspetta”.
Il Fanciullo mi condusse nel presbiterio, dove io mi posi in ginocchio, mentre il Fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero dalla tribuna. Finalmente giunse il sospirato momento. Il Fanciullino mi avverti, dicendomi: “Ecco la Madonna, eccola!”. Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la Santissima Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare dal lato del Vangelo.
Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiandomi sui gradini dell'altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria...Fu quello il momento più dolce della mia vita… “Figlia mia - mi disse la Madonna - Dio vuole affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma soffrirai volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrai la grazia; dì tutto quanto in te succede, con semplicità e confidenza. Vedrai certe cose, sarai ispirata nelle vostre orazioni, rendine conto a chi é incaricato dell'anima tua...”.
Quanto tempo restassi con la Madonna, non saprei dire: tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta. Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più il sonno”.
Il 27 Novembre dello stesso anno, alle 17,30, Caterina ha una nuova visione durante la meditazione in cappella: vede come due quadri animati che le passano davanti in dissolvenza incrociata. Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (il globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente. Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice: “Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini”.
Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta, in lettere d’oro: “O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te”.
Subito dopo l’ovale della medaglia si gira e Caterina ne vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole:”Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie”.
Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, la richiesta fatta dalla Madonna circa la medaglia, ma il sacerdote reagisce negativamente ed intima alla novizia di non pensare più a queste cose.
Qualche mese più tardi, pronunciati i voti, Caterina Labourè viene inviata al ricovero di Enghien per curare gli anziani. La giovane suora si mette al lavoro,. ma una voce interiore l’assilla continuamente: “Si deve far coniare la medaglia”.
Caterina ne riparla al suo confessore. Intanto nel febbraio del 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel. Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni prodigiose e le conversioni spirituali. Il popolo di Parigi comincia a chiamare la medaglia “miracolosa”.
Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Un anno dopo soltanto ne circolavano più di un milione. Nel 1839 la medaglia veniva diffusa in più di dieci milioni di esemplari, e alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contavano più di un miliardo di medaglie!
Facundo e Primitivo, Santos
Junto ao Rio Cea, na Galécia hoje Espanha, os santos FACUNDO e PRIMITIVO mártires. (séc. IV)
Em Grumento, na Lucânia, hoje na Basilicata, Itália, São LAVÉRIO mártir. (séc. IV)
Tiago, o Interciso, Santo
Na antiga Pérsia, São TIAGO denominado INTERCISO mártir, que no tempo do imperador Teodósio o Jovem, renegou a Cristo para se conciliar com o rei Isdegardes, mas energicamente repreendido por sua mãe e sua esposa, arrependeu-se e declarou intrepidamente a sua fé cristã perante Varame, filho e sucessor de Isdegardes, que irado, ditou contra ele a sentença de morte, mandando que fosse cortado membro a membro e decapitado. (420)
Máximo de Riez, Santo
Em Riez, na Provença, França, São MÁXIMO que foi abade do mosteiro de Lérins sucedendo a santo HONORATO o fundador deste cenóbio, e depois foi bispo de Riez. (453)
Texto do Livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:
Originário de Decomeum, hoje Chateãu-Redon, na Provença, França, foi monge de Lérins e sucedeu como abade desse mosteiro a Santo HONORATO seu fundador.
Não havia, nessa época em que se desmoronava o Império Romano do Ocidente, foco mais ardente da vida religiosa e intelectual na cristandade. Floresciam nele, além de VICENTE e SALVIANO, tão célebres pelos seus escritos, numerosas personagens cuja fama ultrapassou mais tarde os limites das dioceses que foram chamados a governar: Santo EUQUÉRIO, bispo de Lião; seu filho, São VERANO, bispo de Vence; Santo HILÁRIO bispo de Arles; São LOPO bispo de Troyes; São VALERIANO bispo de Nice; e ainda muitos outros.
Escrevendo de Lião ao monge HILÁRIO seu amigo, Santo EUQUÉRIO dizia: «Querido mosteiro, sempre te hei-de amar e honrar. Que anjos eu aí vi! O vaso de alabastro do Evangelho não exalava perfume mais suave. As luzes do homem interior brilhavam nos seus rostos. Humildes, caritativos, de piedade terna e olhar sereno, esses homens encaminhavam-se para o Céu que já possuíam no seu coração. O trabalho era para eles alegria, porque nele encontravam a Deus, que os há-de recompensar... Era HONORATO hoje bispo de Arles, em quem revive a majestade dos patriarcas, quem nos dirigia então. Hoje é MÁXIMO grande até porque foi julgado digno de lhe suceder, quem preside aos vossos destinos...
As Igrejas galo-romanas que perdiam os seus bispos, dirigiam-se muitas vezes a Lérins, para lhes encontrarem sucessores. Foi assim que MÁXIMO viu um dia aproximar-se da igreja uma delegação de cristãos de Fréjus. Morrera-lhes há pouco o bispo e queriam que ele lhe sucedesse. Entranhou-se nas florestas, escondeu-se entre os rochedos durante três dias e dessa vez escapou ao episcopado. Em 433, foram delegados de Riez que desembarcaram em Lérins para lhe oferecer o governo da diocese. MÁXIMO saltou para um barco e remou quanto pôde para a costa da Provença. Foi, porém, apanhado e levado para Riez e não teve outro remédio senão ceder aos desejos dos cristãos que o queriam, para pastor.
Depois de os ter edificado com a sua penitência e caridade durante vinte e sete anos, voltou a Lérins para morrer, o que sucedeu no ano de 460. Esteve no concilio de Orange, em 441, e no de Arles em 454.
Em Blois, na Gália hoje França, Santo EUSÍCIO solitário, que construiu uma pequena cela no sopé do monte Cher. (542)
Em Carpentras, na Provença, França, São SIFRIDO bispo. (séc. VI)
Bernardino de Fossa (João Amici), Beato
Em L'Áquila, região dos Vestinos, hoje Abruzos, Itália, o beato BERNARDINO DE FOSSA (João Amici) presbitero da Ordem dos Menores que propagou a fé católica em muitas regiões de Itália. (1503)
Tomás Koteda Kiuni e 10 companheiros Bartolomeu Seki, António Kimura, João Iwanaga, Aleixo Nakamura, Leão Nakanishi, Miguel Takeshita, Matias Kozasa, Romão Matsuoka Miota, Matias Narano Miota e João Motoyama, Beatos
Em Nagasáqui, no Japão, os beatos TOMÁS KOTEDA KIUNI e 10 companheiros BARTOLOMEU SEKI, ANTÓNIO KIMURA, JOÃO IWANAGA, ALEIXO NAKAMURA, LEÃO NAKANISHI, MIGUEL TAKESHITA, MATIAS KOZASA, ROMÃO MATSUOKA, MATIAS NAKANO MIOTA e JOÃO MOTOYAMA mártires, que por ordem do governador Gonzuku foram degolados e´m ódio à fé cristã. (1619)
Bronislau Kostowski, Beato
No campo de concentração de Dachau, Munique, Alemanha, o beato BRONISLAU KOSTOWSKI mártir que, deportado durante a ocupação militar da Polónia na segunda Guerra Mundial, cruelmente torturado no cárcere alcançou a palma do martírio. (1943)
Apolinário de Montecassino, Santo
L’Ordine Benedettino e l’Abbazia di Montecassino, celebrano il 27 novembre la memoria liturgica del santo abate Apollinare, anche se il ‘Martirologio Romano’ non ne fa menzione. Fu nominato 14° abate nell’817, succedendo all’abate Gisulfo; benedettino di grandi virtù, promosse con tenacia la disciplina monastica e nel contempo, operò con vivace attività per incrementare i possessi del monastero ed organizzandone la gestione, ricevé donazioni da molti nobili feudatari.
Intraprese con viaggi la visita dei possedimenti, controllandone l’amministrazione e fu durante una di queste trasferte, che arrivato sulle sponde del fiume Liri, non avendo barche per attraversarlo, si fece un segno di croce e camminò sulle acque a piedi asciutti.
Accolse nel monastero, come penitente Radechi conte di Conza, che era desideroso di espiare per l’assassinio di Grimoaldo IV principe di Benevento, cosa abbastanza frequente nelle lotte intestine fra i feudatari dell’epoca.
Apollinare morì il 27 novembre 828 e sepolto nell’abbazia; l’abate Desiderio e lo storico Leone Marsicano, che già narrano l’episodio dell’attraversamento del Liri, raccontano che quando alla fine dell’846, i Saraceni dopo aver distrutto Fondi, si preparavano ad assalire Montecassino, l’abate di quel periodo Bassacio, insieme ai trepidanti monaci, elevava preghiere per allontanare il mortale pericolo, durante la notte Apollinare gli apparve e lo rassicurò in nome di s. Benedetto.
Infatti durante la notte un violento temporale, fece straripare il fiume Liri ed i saraceni, che non avevano barche, rinunciarono per quella volta alla distruzione dell’abbazia. Nel 1058, l’abate Desiderio fece esumare le sue spoglie e le sistemò nella chiesa di S. Giovanni Battista, componendo egli stesso un epitaffio in versi; nel 1952, dopo la ricostruzione dell’abbazia, dalla distruzione della II guerra mondiale, fu trasferito nella cappella eretta in suo onore ed affrescata da Luca Giordano nel sec. XVII, che era scampata alla rovina.
hiamato il guaritore del convento di Santa Maria d'Arguines, il mercedario Beato Sancio de S. Arago, fu esempio di vita cristiana.Famoso per la tante virtù e sopratutto per la grazia delle guarigioni, a lui accorrevano da ogni parte per guarire nel corpo e nell'anima, fino a quando dallo stesso convento migrò all'Eterno Padre.
L'Ordine lo festeggia il 26 novembre.
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Desde o dia 1 de Janeiro que venho colocando aqui os meus Votos de um Bom Ano de 2016.
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
UM BOM resto do ANO DE 2016
Nº 2951 - (333-2016)
27 de NOVEMBRO de 2016
SANTOS DE CADA DIA
10º A N O
LOUVADO SEJA PARA SEMPRE
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA
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Comemorar e lembrar
os Santos de cada dia,
é dever de todo o Católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
os Santos de cada dia,
é dever de todo o Católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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Virgem da Medalha Milagrosa
ou
Nossa Senhora das Graças
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:
A APARIÇÃO
No dia 27 de Novembro de 1830, (há 186 anos) às 5 e meia da tarde, Santa CATARINA LABOURÉ, irmã da Caridade, estando em oração na Capela do Convento, na Rua do Bac, 140, Paris, França, foi favorecida com uma aparição da Santíssima Virgem, que a Santa descreve nestes termos:
«A Senhora era de mediana estatura, o seu rosto tão belo e formoso, que me é impossível descrever toda a sua beleza. estava de pé, vestida com um vestido de seda, cor de branco-aurora. Cobria-lhe a cabeça um véu azul, que descia até aos pés... As mãos estenderam-se para a terra, enchendo-se de anéis cobertos de pedras preciosas, mais belas umas que as outras, umas maiores, outras mais pequenas, jorrando feixes de luz em todas as direcções... A Santíssima Virgem disse:
"Eis o símbolo das graças que derramo sobre todas as pessoas que mas pedem...
dando-me a entender quanto gostava que A invocassem, como era generosa para com todas as pessoas que A invocavam, quantas graças concede a quem lhas pede e a grande alegria que sente ao concedê-las.
Formou-se então em volta de Nossa Senhora um quadro oval, em que se liam em letras de ouro estas palavras:
Ó Maria concebida sem pecado,
rogai por nós que recorremos a Vós.
Nisto voltou-se o quadro e eu vi no reverso a letra M encimada por uma cruz, com um traço na base. Por baixo os Sagrados Corações de Jesus e de Maria - o de Jesus cercado por uma coroa de espinhos e a arder em chamas, e o de Maria também em chamas e atravessado por uma espada cercado de doze estrelas. Ao mesmo tempo ouvi distintamente a voz da Senhora a dizer-me:
«Manda, manda cunhar uma medalha por este modelo. As pessoas que a trouxerem por devoção hão-de receber grandes graças, sobretudo se a trouxerem ao pescoço. As graças serão mais abundantes para as pessoas que a trouxerem com confiança».
Santa CATARINA LABOURÉ, que foi favorecida com três aparições de Nossa Senhora, passou, humilde e desconhecida, toda a vida ao serviço dos pobres velhinhos, no hospital de Enghiem, Paris, onde morreu em odor de santidade, aos 70 anos de idade, a 31 de Dezembro de 1876. Foi beatificada em 28 de Maio de 1933 e canonizada a 27 de Julho de 1947.
APROVAÇÃO E EXPANSÃO
O Arcebispo de Paris, Dom Jacinto Luís de Quélen (1778-1839) aprovou dois anos depois, em 1832, a medalha pedida por Nossa Senhora; em 1836 ordenou um Inquérito canónico e exortou todos os fiéis a usarem a medalha e a repetirem a oração gravada em torno da Santíssima Virgem:
Ó Maria concebida sem pecado, rogai por nós que recorremos a Vós.
A 23 de Julhio de 1894, a Santa Sé concedeu a todas as Dioceses de Françaa festa na «Manifestação da Virgem Imaculada chamada da Medalha Milagrosa», a celebrar-se todos os anos no dia 27 de Novembro. A 26 de Julho de 1897, o Papa Leão XIII, por meio do seu Legado, o Cardeal Richard, coroou solenemente a Imagem da Medalha Milagrosa.
Com a benção e aprovação da Igreja, a Medalha da Imaculada Conceição espalhou-se aos milhões pelo mundo inteiro, sendo a sua difusão acompanhada de tão numerosas graças e de tantas conversões extraordinárias, que os fiéis lhe puseram o nome de Medalha Milagrosa.
«Esta piedosa Medalha - disse o Papa Pio XII - desde o primeiro momento, foi instrumento de tão numerosos favores, tanto espirituais como temporais, de tantas curas, protecções e sobretudo conversões, que a voz unânime do povo a chamou desde logo «Medalha Milagrosa».
A DEVOÇÃO DA MEDALHA MILAGROSA
Perante os desejos explícitos de Nossa Senhora e as graças que nos promete, que devemos fazer?
1 - Trazer, com devoção e confiança, a Medalha Milagrosa, depois de a ter recebido, sendo possível, das mãos de um sacerdote que tenha o poder de a impor.
2 - Beijá-la respeitosamente de manhã e à noite, repetindo a invocação «Ò Maria concebida sem pecado, rogai por nós que recorremos a Vós».
3 - Propagar a medalha. É tão fácil dá-la, oferecê-la às crianças, aos doentes, ou por ocasião de um baptizado, de uma festa, de uma prova, de uma doença, de uma graça que se pretende alcançar.
Usar a Medalha Milagrosa é colocar-se sob a protecção de Maria Imaculada na vida e na morte.
(Ver a biografia de Santa CATARINA LABOURÉ, no dia 28 de Novembro)
Texto do site www.santiebeati.it
A Parigi, al numero civico 140 di Rue Du Bac, c’è un Santuario, nel quale si trova la Cappella della Medaglia miracolosa: non è molto distante dal Louvre ed è comodamente raggiungibile mediante la metropolitana che ha una delle sue fermate proprio a Rue Du Bac.
La Cappella della Medaglia miracolosa attira ogni anno un milione di pellegrini, persone di ogni razza e colore, che vengono qui, nel cuore di Parigi, a cercare una risposta ai loro problemi esistenziali, a chiedere grazie alla Madre che tutto sa e comprende e con cui ci si può sfogare come soltanto con una madre è possibile fare, nel più assoluto silenzio, in un clima di grande fervore e raccoglimento.
È il mistero di Rue du Bac, un mistero che nasce 174 anni fa, dalle apparizioni della S. Vergine a una giovane novizia delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’Paoli, Caterina Labourè, a cui la Madonna affidò la realizzazione di una medaglia cosiddetta “miracolosa” che, da quasi due secoli ormai, ha conquistato con le sue innumerevoli grazie e prodigi il mondo intero.
La stessa Caterina Labourè, così racconta la storia delle apparizioni: “Venuta la festa di San Vincenzo (19 luglio 1830) la buona Madre Marta (direttrice delle novizie) ci fece alla vigilia un'istruzione sulla devozione dovuta ai Santi e specialmente sulla devozione alla Madonna. Questo mi accese un gran desiderio di vedere la Santissima Vergine, che andai a letto col pensiero di vedere in quella stessa notte la mia buona Madre Celeste: era tanto tempo che desideravo vederla. Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di San Vincenzo, ne tagliai una metà e l'inghiottii. Cosi mi addormentai col pensiero che San Vincenzo mi avrebbe ottenuto la grazia di vedere la Madonna.
Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré! Suor Labouré”. Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto, tiro la cortina e vedo un Fanciullo vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: “Vieni in cappella; la Madonna ti aspetta”.
Il Fanciullo mi condusse nel presbiterio, dove io mi posi in ginocchio, mentre il Fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero dalla tribuna. Finalmente giunse il sospirato momento. Il Fanciullino mi avverti, dicendomi: “Ecco la Madonna, eccola!”. Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la Santissima Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare dal lato del Vangelo.
Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiandomi sui gradini dell'altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria...Fu quello il momento più dolce della mia vita… “Figlia mia - mi disse la Madonna - Dio vuole affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma soffrirai volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrai la grazia; dì tutto quanto in te succede, con semplicità e confidenza. Vedrai certe cose, sarai ispirata nelle vostre orazioni, rendine conto a chi é incaricato dell'anima tua...”.
Quanto tempo restassi con la Madonna, non saprei dire: tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta. Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più il sonno”.
Il 27 Novembre dello stesso anno, alle 17,30, Caterina ha una nuova visione durante la meditazione in cappella: vede come due quadri animati che le passano davanti in dissolvenza incrociata. Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (il globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente. Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice: “Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini”.
Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta, in lettere d’oro: “O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te”.
Subito dopo l’ovale della medaglia si gira e Caterina ne vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole:”Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie”.
Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, la richiesta fatta dalla Madonna circa la medaglia, ma il sacerdote reagisce negativamente ed intima alla novizia di non pensare più a queste cose.
Qualche mese più tardi, pronunciati i voti, Caterina Labourè viene inviata al ricovero di Enghien per curare gli anziani. La giovane suora si mette al lavoro,. ma una voce interiore l’assilla continuamente: “Si deve far coniare la medaglia”.
Caterina ne riparla al suo confessore. Intanto nel febbraio del 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel. Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni prodigiose e le conversioni spirituali. Il popolo di Parigi comincia a chiamare la medaglia “miracolosa”.
Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Un anno dopo soltanto ne circolavano più di un milione. Nel 1839 la medaglia veniva diffusa in più di dieci milioni di esemplari, e alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contavano più di un miliardo di medaglie!
Facundo e Primitivo, Santos
Junto ao Rio Cea, na Galécia hoje Espanha, os santos FACUNDO e PRIMITIVO mártires. (séc. IV)
Texto do Livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:
Veio à Espanha, como delegado dos ímpios imperadores Diocleciano (284-305) e Maximiano (286-305) um tal Ático, homem apaixonado pelas superstições pagãs. Coube-lhe como governo a província da Galiza. Chegado ao território da sua jurisdição, tratou de pôr em vigor os decretos perseguidores contra os cristãos, e como artifício para os descobrir ordenou que em certo dia se fizessem adorações públicas a um ídolo muito afastado.
Não compareceram à grande solenidade FACUNDO e PRIMITIVO; impedia-lho a sua crença cristã, mas também isso mesmo foi motivo para serem conduzidos em ferros à presença do governador.
Este perguntou-lhes qual era a sua pátria e religião.
«Somos, responderam os dois, naturais desta comarca, e adoradores de Jesus Cristo».
«Não tendes conhecimento dos decretos dos imperadores, os quais ordenam que todos sacrifiquem, aos deuses romanos e a cujos preceitos estais obrigados como seus vassalos?»
«Somos sabedores de uma medida tão injusta, a que não devemos obedecer; pois, embora sejamos súbditos no material, não o somos no espírito, a parte mais nobre da nossa natureza, em que somos servos de Jesus Cristo, a quem, como Deus verdadeiro e redentor nosso, prestamos todos os dias sacrificio em todas as acções e movimentos da nossa vida».
«Sem dúvida, lhes tornou Ático, sois leitores da vossa Seita, como mostra o vosso modo de falar». «Nós possuímos a vã sabedoria, lhe replicaram os santos, se alguma inteligência temos, essa nos vem de Deus, por cuja instrução O conhecemos; e se tu tiveres o mesmo conheciment,. não mandarias sacrificar aos demónios».
Ofendido o presidente, determinou lançar mão dos tormentos. Em primeiro lugar, dispôs que lhes pisassem os dedos, e lentamente, a fim de lhes tornar o sentimento da dor cada vez mais vivo e duradouro. Depois disto mandou-os meter em dura prisão. Alternando esta severidade com sinais de interesse, enviou-lhes ao cárcere uma iguaria da sua própria mesa; os santos, porém, recusaram-na pelo motivo de poder ter sido oferecida aos ídolos. Tão irritado ficou com este recusa o presidente, que deu ordem de os lançar imediatamente a um fogo ardente, o que se executou logo, sem que disso sobressaisse o menor dano. Confundido em presença do sobrenatural, ministrou-lhes veneno na comida para assim acabar com os santos. Advertidos do que se passava, disseram aos que lha traziam: «Ainda que não deviamos comer esta peçonha, para que o governador entenda qual é o poder de Jesus Cristo, comeremos sem que disso nos venha dano»; e assim foi.
Ático continuou com os requintes da sua tirania: excarnificação com garfos de ferro, ablução das feridas com azeite a ferver, aplicação de achas inflamadas às costas. mas, vendo-os cheios de alegria, e que mesmo o provocavam a que inventasse novos tormentos, disse para os carrascos no auge do furor: «Tirem-lhes esses olhos, que me ofendem». Ainda os suspenderam dos ramos duma árvore com a cabeça para baixo, e nesse estado os abandonaram; mas, voltando dali a três dias, encontraram-nos tão sãos, como se nada houvessem padecido; participando isto ao tirano, este mandou-lhes cortar a cabeça.
Segundo o martirológio, este martírio foi no reino de Leão, junto ao rio Cea, por ordem de Ático, na época dos imperadores nomeados no principio da narrativa.
Lavério de Grumento, Santo
Veio à Espanha, como delegado dos ímpios imperadores Diocleciano (284-305) e Maximiano (286-305) um tal Ático, homem apaixonado pelas superstições pagãs. Coube-lhe como governo a província da Galiza. Chegado ao território da sua jurisdição, tratou de pôr em vigor os decretos perseguidores contra os cristãos, e como artifício para os descobrir ordenou que em certo dia se fizessem adorações públicas a um ídolo muito afastado.
Não compareceram à grande solenidade FACUNDO e PRIMITIVO; impedia-lho a sua crença cristã, mas também isso mesmo foi motivo para serem conduzidos em ferros à presença do governador.
Este perguntou-lhes qual era a sua pátria e religião.
«Somos, responderam os dois, naturais desta comarca, e adoradores de Jesus Cristo».
«Não tendes conhecimento dos decretos dos imperadores, os quais ordenam que todos sacrifiquem, aos deuses romanos e a cujos preceitos estais obrigados como seus vassalos?»
«Somos sabedores de uma medida tão injusta, a que não devemos obedecer; pois, embora sejamos súbditos no material, não o somos no espírito, a parte mais nobre da nossa natureza, em que somos servos de Jesus Cristo, a quem, como Deus verdadeiro e redentor nosso, prestamos todos os dias sacrificio em todas as acções e movimentos da nossa vida».
«Sem dúvida, lhes tornou Ático, sois leitores da vossa Seita, como mostra o vosso modo de falar». «Nós possuímos a vã sabedoria, lhe replicaram os santos, se alguma inteligência temos, essa nos vem de Deus, por cuja instrução O conhecemos; e se tu tiveres o mesmo conheciment,. não mandarias sacrificar aos demónios».
Ofendido o presidente, determinou lançar mão dos tormentos. Em primeiro lugar, dispôs que lhes pisassem os dedos, e lentamente, a fim de lhes tornar o sentimento da dor cada vez mais vivo e duradouro. Depois disto mandou-os meter em dura prisão. Alternando esta severidade com sinais de interesse, enviou-lhes ao cárcere uma iguaria da sua própria mesa; os santos, porém, recusaram-na pelo motivo de poder ter sido oferecida aos ídolos. Tão irritado ficou com este recusa o presidente, que deu ordem de os lançar imediatamente a um fogo ardente, o que se executou logo, sem que disso sobressaisse o menor dano. Confundido em presença do sobrenatural, ministrou-lhes veneno na comida para assim acabar com os santos. Advertidos do que se passava, disseram aos que lha traziam: «Ainda que não deviamos comer esta peçonha, para que o governador entenda qual é o poder de Jesus Cristo, comeremos sem que disso nos venha dano»; e assim foi.
Ático continuou com os requintes da sua tirania: excarnificação com garfos de ferro, ablução das feridas com azeite a ferver, aplicação de achas inflamadas às costas. mas, vendo-os cheios de alegria, e que mesmo o provocavam a que inventasse novos tormentos, disse para os carrascos no auge do furor: «Tirem-lhes esses olhos, que me ofendem». Ainda os suspenderam dos ramos duma árvore com a cabeça para baixo, e nesse estado os abandonaram; mas, voltando dali a três dias, encontraram-nos tão sãos, como se nada houvessem padecido; participando isto ao tirano, este mandou-lhes cortar a cabeça.
Segundo o martirológio, este martírio foi no reino de Leão, junto ao rio Cea, por ordem de Ático, na época dos imperadores nomeados no principio da narrativa.
Lavério de Grumento, Santo
Em Grumento, na Lucânia, hoje na Basilicata, Itália, São LAVÉRIO mártir. (séc. IV)
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Valeriano de Aquileia, Santo
Em Aquileia, na Venécia, agora no Friúli, Itália, São VALERIANO bispo que defendeu a verdadeira fé no antigo Ilírico contra os arianos e reuniu clérigos e leigos para viverem em comunidade. ((388)
Valeriano de Aquileia, Santo
Em Aquileia, na Venécia, agora no Friúli, Itália, São VALERIANO bispo que defendeu a verdadeira fé no antigo Ilírico contra os arianos e reuniu clérigos e leigos para viverem em comunidade. ((388)
Tiago, o Interciso, Santo
Na antiga Pérsia, São TIAGO denominado INTERCISO mártir, que no tempo do imperador Teodósio o Jovem, renegou a Cristo para se conciliar com o rei Isdegardes, mas energicamente repreendido por sua mãe e sua esposa, arrependeu-se e declarou intrepidamente a sua fé cristã perante Varame, filho e sucessor de Isdegardes, que irado, ditou contra ele a sentença de morte, mandando que fosse cortado membro a membro e decapitado. (420)
Máximo de Riez, Santo
Em Riez, na Provença, França, São MÁXIMO que foi abade do mosteiro de Lérins sucedendo a santo HONORATO o fundador deste cenóbio, e depois foi bispo de Riez. (453)
Texto do Livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:
Originário de Decomeum, hoje Chateãu-Redon, na Provença, França, foi monge de Lérins e sucedeu como abade desse mosteiro a Santo HONORATO seu fundador.
Não havia, nessa época em que se desmoronava o Império Romano do Ocidente, foco mais ardente da vida religiosa e intelectual na cristandade. Floresciam nele, além de VICENTE e SALVIANO, tão célebres pelos seus escritos, numerosas personagens cuja fama ultrapassou mais tarde os limites das dioceses que foram chamados a governar: Santo EUQUÉRIO, bispo de Lião; seu filho, São VERANO, bispo de Vence; Santo HILÁRIO bispo de Arles; São LOPO bispo de Troyes; São VALERIANO bispo de Nice; e ainda muitos outros.
Escrevendo de Lião ao monge HILÁRIO seu amigo, Santo EUQUÉRIO dizia: «Querido mosteiro, sempre te hei-de amar e honrar. Que anjos eu aí vi! O vaso de alabastro do Evangelho não exalava perfume mais suave. As luzes do homem interior brilhavam nos seus rostos. Humildes, caritativos, de piedade terna e olhar sereno, esses homens encaminhavam-se para o Céu que já possuíam no seu coração. O trabalho era para eles alegria, porque nele encontravam a Deus, que os há-de recompensar... Era HONORATO hoje bispo de Arles, em quem revive a majestade dos patriarcas, quem nos dirigia então. Hoje é MÁXIMO grande até porque foi julgado digno de lhe suceder, quem preside aos vossos destinos...
As Igrejas galo-romanas que perdiam os seus bispos, dirigiam-se muitas vezes a Lérins, para lhes encontrarem sucessores. Foi assim que MÁXIMO viu um dia aproximar-se da igreja uma delegação de cristãos de Fréjus. Morrera-lhes há pouco o bispo e queriam que ele lhe sucedesse. Entranhou-se nas florestas, escondeu-se entre os rochedos durante três dias e dessa vez escapou ao episcopado. Em 433, foram delegados de Riez que desembarcaram em Lérins para lhe oferecer o governo da diocese. MÁXIMO saltou para um barco e remou quanto pôde para a costa da Provença. Foi, porém, apanhado e levado para Riez e não teve outro remédio senão ceder aos desejos dos cristãos que o queriam, para pastor.
Depois de os ter edificado com a sua penitência e caridade durante vinte e sete anos, voltou a Lérins para morrer, o que sucedeu no ano de 460. Esteve no concilio de Orange, em 441, e no de Arles em 454.
Eusício de Blois, Santo
Em Blois, na Gália hoje França, Santo EUSÍCIO solitário, que construiu uma pequena cela no sopé do monte Cher. (542)
Sifrido de Carpentras, Santo
Em Carpentras, na Provença, França, São SIFRIDO bispo. (séc. VI)
Acário de Noyon e Tournai, Santo
Em Noyon, Gália, França, Santo ACÁRIO bispo que, sendo monge em Luxeuil e eleito para a Igreja de Noyon e de Tournai, se dedicou ardorosamente à evangelização das regiões setentrionais. (640)
Bililde de Mogúncia, Santa
Em Mogúncia, na Renânia da Austrásia, hoje Alemanha, Santa BILILDE virgem que fundou um cenóbio no qual morreu santamente. (séc. VIII)
Fergusto da Escócia, Santo
Na Escócia, São FERGUSTO bispo que segundo a tradição, exerceu o ministério entre os Pictos. (721)
Vigilio de Salzburgo, Santo
Em Salzburgo, na Baviera, hoje Áustria, São VIGÍLIO bispo homem de grande cultura nascido na Irlanda que apoiado pelo rei Pepino, foi nomeado para dirigir a Igreja de Salzburgo, onde construiu a Igreja Catedral em honra de São RUPERTO e se dedicou com sucesso à propagação da fé entre os habitantes de Caríntia. (784)
Gulstano de Beauvoir-sur-Mer, Santo
Em Noyon, Gália, França, Santo ACÁRIO bispo que, sendo monge em Luxeuil e eleito para a Igreja de Noyon e de Tournai, se dedicou ardorosamente à evangelização das regiões setentrionais. (640)
Bililde de Mogúncia, Santa
Em Mogúncia, na Renânia da Austrásia, hoje Alemanha, Santa BILILDE virgem que fundou um cenóbio no qual morreu santamente. (séc. VIII)
Fergusto da Escócia, Santo
Na Escócia, São FERGUSTO bispo que segundo a tradição, exerceu o ministério entre os Pictos. (721)
Vigilio de Salzburgo, Santo
Em Salzburgo, na Baviera, hoje Áustria, São VIGÍLIO bispo homem de grande cultura nascido na Irlanda que apoiado pelo rei Pepino, foi nomeado para dirigir a Igreja de Salzburgo, onde construiu a Igreja Catedral em honra de São RUPERTO e se dedicou com sucesso à propagação da fé entre os habitantes de Caríntia. (784)
Gulstano de Beauvoir-sur-Mer, Santo
Em Beauvoir-sur-Mer, litoral de França, no território de Nantes, na Bretanha Menor, São GULSTANO monge que, ainda jovem tendo-se evadido das mãos dos piratas, foi acolhido por São FÉLIX então eremita; tornou-se célebre no mosteiro de Rhuys, porque embora analfabeto recitava de cor o saltério e prestava assistência aos navegantes. (1040)
Bernardino de Fossa (João Amici), Beato
Em L'Áquila, região dos Vestinos, hoje Abruzos, Itália, o beato BERNARDINO DE FOSSA (João Amici) presbitero da Ordem dos Menores que propagou a fé católica em muitas regiões de Itália. (1503)
Tomás Koteda Kiuni e 10 companheiros Bartolomeu Seki, António Kimura, João Iwanaga, Aleixo Nakamura, Leão Nakanishi, Miguel Takeshita, Matias Kozasa, Romão Matsuoka Miota, Matias Narano Miota e João Motoyama, Beatos
Em Nagasáqui, no Japão, os beatos TOMÁS KOTEDA KIUNI e 10 companheiros BARTOLOMEU SEKI, ANTÓNIO KIMURA, JOÃO IWANAGA, ALEIXO NAKAMURA, LEÃO NAKANISHI, MIGUEL TAKESHITA, MATIAS KOZASA, ROMÃO MATSUOKA, MATIAS NAKANO MIOTA e JOÃO MOTOYAMA mártires, que por ordem do governador Gonzuku foram degolados e´m ódio à fé cristã. (1619)
Bronislau Kostowski, Beato
No campo de concentração de Dachau, Munique, Alemanha, o beato BRONISLAU KOSTOWSKI mártir que, deportado durante a ocupação militar da Polónia na segunda Guerra Mundial, cruelmente torturado no cárcere alcançou a palma do martírio. (1943)
... e, A i n d a ...
Apolinário de Montecassino, Santo
L’Ordine Benedettino e l’Abbazia di Montecassino, celebrano il 27 novembre la memoria liturgica del santo abate Apollinare, anche se il ‘Martirologio Romano’ non ne fa menzione. Fu nominato 14° abate nell’817, succedendo all’abate Gisulfo; benedettino di grandi virtù, promosse con tenacia la disciplina monastica e nel contempo, operò con vivace attività per incrementare i possessi del monastero ed organizzandone la gestione, ricevé donazioni da molti nobili feudatari.
Intraprese con viaggi la visita dei possedimenti, controllandone l’amministrazione e fu durante una di queste trasferte, che arrivato sulle sponde del fiume Liri, non avendo barche per attraversarlo, si fece un segno di croce e camminò sulle acque a piedi asciutti.
Accolse nel monastero, come penitente Radechi conte di Conza, che era desideroso di espiare per l’assassinio di Grimoaldo IV principe di Benevento, cosa abbastanza frequente nelle lotte intestine fra i feudatari dell’epoca.
Apollinare morì il 27 novembre 828 e sepolto nell’abbazia; l’abate Desiderio e lo storico Leone Marsicano, che già narrano l’episodio dell’attraversamento del Liri, raccontano che quando alla fine dell’846, i Saraceni dopo aver distrutto Fondi, si preparavano ad assalire Montecassino, l’abate di quel periodo Bassacio, insieme ai trepidanti monaci, elevava preghiere per allontanare il mortale pericolo, durante la notte Apollinare gli apparve e lo rassicurò in nome di s. Benedetto.
Infatti durante la notte un violento temporale, fece straripare il fiume Liri ed i saraceni, che non avevano barche, rinunciarono per quella volta alla distruzione dell’abbazia. Nel 1058, l’abate Desiderio fece esumare le sue spoglie e le sistemò nella chiesa di S. Giovanni Battista, componendo egli stesso un epitaffio in versi; nel 1952, dopo la ricostruzione dell’abbazia, dalla distruzione della II guerra mondiale, fu trasferito nella cappella eretta in suo onore ed affrescata da Luca Giordano nel sec. XVII, che era scampata alla rovina.
Bartolomeo Xeki, Beato
L’Ordine Benedettino e l’Abbazia di Montecassino, celebrano il 27 novembre la memoria liturgica del santo abate Apollinare, anche se il ‘Martirologio Romano’ non ne fa menzione. Fu nominato 14° abate nell’817, succedendo all’abate Gisulfo; benedettino di grandi virtù, promosse con tenacia la disciplina monastica e nel contempo, operò con vivace attività per incrementare i possessi del monastero ed organizzandone la gestione, ricevé donazioni da molti nobili feudatari.
Intraprese con viaggi la visita dei possedimenti, controllandone l’amministrazione e fu durante una di queste trasferte, che arrivato sulle sponde del fiume Liri, non avendo barche per attraversarlo, si fece un segno di croce e camminò sulle acque a piedi asciutti.
Accolse nel monastero, come penitente Radechi conte di Conza, che era desideroso di espiare per l’assassinio di Grimoaldo IV principe di Benevento, cosa abbastanza frequente nelle lotte intestine fra i feudatari dell’epoca.
Apollinare morì il 27 novembre 828 e sepolto nell’abbazia; l’abate Desiderio e lo storico Leone Marsicano, che già narrano l’episodio dell’attraversamento del Liri, raccontano che quando alla fine dell’846, i Saraceni dopo aver distrutto Fondi, si preparavano ad assalire Montecassino, l’abate di quel periodo Bassacio, insieme ai trepidanti monaci, elevava preghiere per allontanare il mortale pericolo, durante la notte Apollinare gli apparve e lo rassicurò in nome di s. Benedetto.
Infatti durante la notte un violento temporale, fece straripare il fiume Liri ed i saraceni, che non avevano barche, rinunciarono per quella volta alla distruzione dell’abbazia. Nel 1058, l’abate Desiderio fece esumare le sue spoglie e le sistemò nella chiesa di S. Giovanni Battista, componendo egli stesso un epitaffio in versi; nel 1952, dopo la ricostruzione dell’abbazia, dalla distruzione della II guerra mondiale, fu trasferito nella cappella eretta in suo onore ed affrescata da Luca Giordano nel sec. XVII, che era scampata alla rovina.
L’Ordine Benedettino e l’Abbazia di Montecassino, celebrano il 27 novembre la memoria liturgica del santo abate Apollinare, anche se il ‘Martirologio Romano’ non ne fa menzione. Fu nominato 14° abate nell’817, succedendo all’abate Gisulfo; benedettino di grandi virtù, promosse con tenacia la disciplina monastica e nel contempo, operò con vivace attività per incrementare i possessi del monastero ed organizzandone la gestione, ricevé donazioni da molti nobili feudatari.
Intraprese con viaggi la visita dei possedimenti, controllandone l’amministrazione e fu durante una di queste trasferte, che arrivato sulle sponde del fiume Liri, non avendo barche per attraversarlo, si fece un segno di croce e camminò sulle acque a piedi asciutti.
Accolse nel monastero, come penitente Radechi conte di Conza, che era desideroso di espiare per l’assassinio di Grimoaldo IV principe di Benevento, cosa abbastanza frequente nelle lotte intestine fra i feudatari dell’epoca.
Apollinare morì il 27 novembre 828 e sepolto nell’abbazia; l’abate Desiderio e lo storico Leone Marsicano, che già narrano l’episodio dell’attraversamento del Liri, raccontano che quando alla fine dell’846, i Saraceni dopo aver distrutto Fondi, si preparavano ad assalire Montecassino, l’abate di quel periodo Bassacio, insieme ai trepidanti monaci, elevava preghiere per allontanare il mortale pericolo, durante la notte Apollinare gli apparve e lo rassicurò in nome di s. Benedetto.
Infatti durante la notte un violento temporale, fece straripare il fiume Liri ed i saraceni, che non avevano barche, rinunciarono per quella volta alla distruzione dell’abbazia. Nel 1058, l’abate Desiderio fece esumare le sue spoglie e le sistemò nella chiesa di S. Giovanni Battista, componendo egli stesso un epitaffio in versi; nel 1952, dopo la ricostruzione dell’abbazia, dalla distruzione della II guerra mondiale, fu trasferito nella cappella eretta in suo onore ed affrescata da Luca Giordano nel sec. XVII, che era scampata alla rovina.
Magnanzia e Massima, Santas
Quel poco che si sa delle due vergini Magnanzia e Massima, proviene da
due fonti non tanto sicure, una ‘Vita’ anonima, anteriore al XII sec. e i
“Miracula sancti Germani” di Enrico d’Auxerre.
Enrico racconta che s. Germano d’Auxerre, morì mentre era alla corte imperiale di Ravenna nel 448; il suo corpo fu riportato in Gallia, accompagnato dalle cure e dalle preghiere di cinque vergini, forse italiane, che erano diventate sue discepole: Magnanzia, Palladia, Camilla, Porzia e Massima.
Le prime tre morirono durante il lungo viaggio e sulle loro tombe furono costruite alcune chiese; Enrico d’Auxerre riferisce che al suo tempo (976), folle di pellegrini vi si recavano per tutto l’anno.
A conferma di ciò, esistono in Borgogna le località di Ste-Pallaye (Vermenton) e di Ste-Magnance. La ‘Vita’ racconta che Magnanzia nacque a Civitavecchia, ma si dilunga soprattutto sul modo con cui fu scoperto il posto della sua tomba.
La pietra che ricopriva la sepoltura, serviva abitualmente ai pastori dei dintorni per sedersi e riposare, stranamente questa pietra era calda d’inverno e fresca d’estate. Uno dei tanti pellegrini che si recavano a Ste-Pallaye, una sera si coricò sopra e s’addormentò; in sogno vide le due vergini Magnanzia e Massima che si incontravano e poi si avvicinavano a lui per proteggerlo dagli assalti di un serpente, che effettivamente lo minacciava mentre dormiva.
Per riconoscenza il pellegrino raccontò a tutti il fatto e così fu scoperta anche la tomba. Nacque così il culto per s. Magnanzia, alla cui diffusione contribuirono i monaci di Moutiers-Saint-Jean.
Il bel sepolcro della vergine Magnanzia, che ancora oggi si conserva, risale al XII secolo e i suoi artistici bassorilievi raffigurano le scene della leggenda; per fortuna le reliquie sfuggirono alle distruzioni dei calvinisti e a quelle della Rivoluzione Francese.
Nel 1823 e 1842, furono effettuate due ricognizioni canoniche delle reliquie; santa Magnanzia veniva invocata particolarmente per i fanciulli moribondi, la festa nella diocesi di Sens è il 26 novembre.
Alla stessa data è ricordata la vergine Massima, che secondo la già citata ‘Vita’ proseguì il viaggio accompagnando la salma del santo vescovo Germano fino ad Auxerre, dove poi morì qualche anno dopo, in data imprecisata.
Le sue reliquie erano conservate nel monastero di Auxerre fino al 1567, quando vennero distrutte dai calvinisti. Per il percorso di vita verginale fatto insieme, per il sogno in cui comparvero entrambe a salvare il pellegrino, le sante Magnanzia e Massima, vengono ricordate insieme in tante località francesi.
Enrico racconta che s. Germano d’Auxerre, morì mentre era alla corte imperiale di Ravenna nel 448; il suo corpo fu riportato in Gallia, accompagnato dalle cure e dalle preghiere di cinque vergini, forse italiane, che erano diventate sue discepole: Magnanzia, Palladia, Camilla, Porzia e Massima.
Le prime tre morirono durante il lungo viaggio e sulle loro tombe furono costruite alcune chiese; Enrico d’Auxerre riferisce che al suo tempo (976), folle di pellegrini vi si recavano per tutto l’anno.
A conferma di ciò, esistono in Borgogna le località di Ste-Pallaye (Vermenton) e di Ste-Magnance. La ‘Vita’ racconta che Magnanzia nacque a Civitavecchia, ma si dilunga soprattutto sul modo con cui fu scoperto il posto della sua tomba.
La pietra che ricopriva la sepoltura, serviva abitualmente ai pastori dei dintorni per sedersi e riposare, stranamente questa pietra era calda d’inverno e fresca d’estate. Uno dei tanti pellegrini che si recavano a Ste-Pallaye, una sera si coricò sopra e s’addormentò; in sogno vide le due vergini Magnanzia e Massima che si incontravano e poi si avvicinavano a lui per proteggerlo dagli assalti di un serpente, che effettivamente lo minacciava mentre dormiva.
Per riconoscenza il pellegrino raccontò a tutti il fatto e così fu scoperta anche la tomba. Nacque così il culto per s. Magnanzia, alla cui diffusione contribuirono i monaci di Moutiers-Saint-Jean.
Il bel sepolcro della vergine Magnanzia, che ancora oggi si conserva, risale al XII secolo e i suoi artistici bassorilievi raffigurano le scene della leggenda; per fortuna le reliquie sfuggirono alle distruzioni dei calvinisti e a quelle della Rivoluzione Francese.
Nel 1823 e 1842, furono effettuate due ricognizioni canoniche delle reliquie; santa Magnanzia veniva invocata particolarmente per i fanciulli moribondi, la festa nella diocesi di Sens è il 26 novembre.
Alla stessa data è ricordata la vergine Massima, che secondo la già citata ‘Vita’ proseguì il viaggio accompagnando la salma del santo vescovo Germano fino ad Auxerre, dove poi morì qualche anno dopo, in data imprecisata.
Le sue reliquie erano conservate nel monastero di Auxerre fino al 1567, quando vennero distrutte dai calvinisti. Per il percorso di vita verginale fatto insieme, per il sogno in cui comparvero entrambe a salvare il pellegrino, le sante Magnanzia e Massima, vengono ricordate insieme in tante località francesi.
Sancio de Sant'Arago, Beato
hiamato il guaritore del convento di Santa Maria d'Arguines, il mercedario Beato Sancio de S. Arago, fu esempio di vita cristiana.Famoso per la tante virtù e sopratutto per la grazia delle guarigioni, a lui accorrevano da ogni parte per guarire nel corpo e nell'anima, fino a quando dallo stesso convento migrò all'Eterno Padre.
L'Ordine lo festeggia il 26 novembre.
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Local onde se processa este blogue, na cidade do Porto
Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
In
MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros
MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
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Imagem de capa publicada até dia (6-11-2016)
Imagem de capa, publicada a partir de 7 de Novembro de 2016
Blogue:
SÃO PAULO (e Vidas de Santos) http://confernciavicentinadesopaulo.blogspot.com
Desde 7 de Novembro de 2006,
entrando pois no Décimo ano de publicação diária
exceptuando algumas (poucas) interrupções técnicas
ANTÓNIO FONSECA