Caros Amigos:
Desejo a todos os meus leitores
UM BOM ANO DE 2016
Nº 2819 - (200 - 2016)
18 DE JULHO DE 2016
SANTOS DE CADA DIA
8º A N O
LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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BARTOLOMEU DOS MÁRTIRES FERNANDES, Beato
Comemoração do beato BARTOLOMEU DOS MÁRTIRES FERNANDES bispo, que, nascido em Lisboa, na freguesia dos Mártires, ingressou na Ordem, dos Pregadores e foi nomeado para a sede episcopal de Braga, onde pôs em prática as orientações do Concílio de Trento, no qual participou eficientemente. Insigne pela integridade da sua vida, empenhou-se com suma caridade pastoral em acudir às necessidades do seu rebanho e ilustrou com sólida doutrina os seus numerosos escritos. Finalmente, tendo renunciado ao ministério episcopal, retirou-se no Convento de Santa Cruz de Viana do Castelo, construído por sua iniciativa, onde prosseguiu a vida austera de simples religioso, dedicado à oração, caridade e estudo, falecendo no dia 16 deste mês de Julho. (1590)
SINFOROSA e seus 7 filhos, CRESCENTE, JULIANO, NEMÉSIO, PRIMITIVO, JUSTINO, ESTACTEU e EUGÉNIO, Santos
Na Via Tiburtina, a nove milhas de Roma, a comemoração dos santos SINFOROSA de seus 7 filhos - CRESCENTE, JULIANO, NEMÉSIO, PRIMITIVO, JUSTINO, ESTACTEU e EUGÉNIO mártires que suportaram o martírio com diversos géneros de tortura, como irmãos em Cristo. (séc. III)
MATERNO DE MILÃO, Santo
Em Milão, na Ligúria, hoje Lombardia, Itália, São MATERNO bispo que, restabelecida a liberdade da Igreja, trasladou com grande solenidade de Lódi para a sua cidade os corpos dos mártires NABOR e FÉLIX (séc. IV)
EMILIANO DE DURÓSFORO, Santo
Em Dorósforo, na Mésia, hoje Silistra, na Bulgária, Santo EMILIANO mártir,. que indiferente aos éditos de Juliano o Apóstata e às ameaças do seu vigário Catulino, destruiu o altar dos ídolos para impedir o sacrifício e, por isso, atirado para uma fornalha recebeu a palma do martírio. (362)
FILASTRO DE BRÉSCIA, Santo
Em Bréscia na Venécia, hoje na Lombardia, Itália, São FILASTRO bispo cuja vida e morte foram louvadas por São GAUDÊNCIO seu sucessor. (397)
RUFILO DE FORLIMPÓPULI, Santo
Em Forlimpópuli, na actual Emília-Romanha, Itália, São RUFILO bispo que é considerado o primeiro a governar esta Igreja e ter conduzido a Cristo todo o povo rural deste território. (séc. V)
ARNOLFO DE METZ, Santo
Em Metz na Austrásia, hoje França, Santo ARNOLFO bispo que foi conselheiro de Dagoberto rei da Austrásia e depois, renunciando ao cargo, se retirou para a vida eremítica nos montes Vosgos. (640)
TEODÓSIA DE CONSTANTINOPLA, Santo
Em Constantinopla, hoje Istambul, Turquia, Santa TEODÓSIA monja, que sofreu o martírio por defender uma antiga imagem de Cristo que o imperador Leão o Isáurico, ordenara remover da chamada Porta de Bronze do seu palácio. (séc. VIII)
FREDERICO DE UTRECHT, Santo
Em Utrecht, na Géldria da Austrásia, hoje Holanda, São FREDERICO bispo, que foi exímio conhecedor da Sagrada Escritura e se conmsagrou com grande zelo à evangelização dos Frisões. (838)
BRUNO DE SOLERO, Santo
Em Ségni, no Lácio, Itália, São BRUNO bispo que trabalhou e sofreu muito pela renovação da Igreja e, por isso, obrigado a deixar a sua sede episcopal encontrou refúgio em Montecassino, aio qual presidiu como abade temporário do mosteiro. (1123)
SIMÃO DE LIPNICA, Santo
Em Cracóvia, Polónia, São SIMÃO DE LIPNICA presbitero da Ordem dos Menores, insigne pregador e devoto do nome de Jesus que, impelido pela sua caridade, encontrou a morte no cuidado dos empestados moribundos. (1482)
JOÃO BAPTISTA DE BRUXELAS, Beato
Num barco-prisão ancorado ao largo de Rochefort, França, o Beato JOÃO BAPTISTA DE BRUXELAS presbitero de Limoges e mártir, que durante a revolução francesa foi encerrado na sórdida galera em ódio ao sacerdócio, onde morreu consumido pela enfermidade. (1794)
DOMINGOS NICOLAU DINH DAT, Santo
Em Nam Dinh, Tonquim, Vietname São DOMINGOS NICOLAU DINH DAT mártir, que, sendo soldado, constrangido a negar a fé cristã, depois de cruéis torturas calcou a cruz; mas imediatamente arrependido, para expiar a culpa da apostasia, escreveu ao imperador Minh Mang para que fosse de novo julgado com o cristão e finalmente morreu estrangulado. (1859)
TARCÍSIA (Olga Mackvic), Beata
Em Krystonópil, na Ucrânia, a Beata TARCÍSIA (Olga Mackvic) virgem da Congregação das Irmãs Escravas de Maria Imaculada e mártir que, em tempo de guerra, por ter defendido a fé perante os perseguidores, alcançou a dupla vitória da virgindade e do martírio. (1944)
... E AINDA ...
BERNARDO DE ARENIS, Beato
Religioso mercedario francese, il Beato Bernardo de Arenis, venne inviato a redimere in terra d’Africa. Per il nome di Gesù sopportò molte umiliazioni e sofferenze finché, liberò 222 schiavi dalle prigioni dei mussulmani. Infine con lieto animo morì santamente.
L’Ordine lo feesteggia il 18 luglio
ÉLIO DE CAPODISTRIA, Santo
Religioso mercedario francese, il Beato Bernardo de Arenis, venne inviato a redimere in terra d’Africa. Per il nome di Gesù sopportò molte umiliazioni e sofferenze finché, liberò 222 schiavi dalle prigioni dei mussulmani. Infine con lieto animo morì santamente.
L’Ordine lo feesteggia il 18 luglio
ÉLIO DE CAPODISTRIA, Santo
Nulla di certo si può dire sulla figura di S. Elio, il cui culto a Capodistria risale prima del Quattrocento. Forse nacque a Costabona, in diocesi di Capodistria, nella seconda metà del primo secolo; fu discepolo di S. Ermagora di Aquileia e diacono di Nazario, protovescovo di Capodistria. Morì un 18 luglio, giorno in cui è festeggiato, dopo aver edificato una chiesa in onore della Vergine. Verso la fine del Seicento le sue spoglie furono collocate sotto un altare nella cripta del coro della cattedrale di Capodistri.
MARIA GRECA, Santa
3
Nel 1656 una grave pestilenza infestava il regno di Napoli e le Puglie non ne furono risparmiate. Anche la ridente cittadina di Corato (attualmente nella provincia di Bari) contò numerose vittime: invano la scienza si appellava agli umani rimedi. Il popolo, sfiduciato ed atterrito, invece, fece ricorso ai suoi Santi Patroni, e principalmente a Maria SS. Intanto gli anziani sapevano, per antica tradizione, che nel sotterraneo di una delle 25 torri che incoronavano la cittadina, quella che guardava verso sud-ovest, la c.d. Torre Greca, doveva esservi conservata una Immagine prodigiosa della Madonna.
Molti pensavano che, se in una tale calamità, quell’icona fosse stata esposta al pubblico culto, il paese sarebbe stato liberato dal terribile flagello.
Molti allora corsero alla Torre, vi praticarono un foro, ma non si vedeva che un oscuro ed umido antro. Un pio e dotto Sacerdote, Don Francesco Loiodice o Lo Jodice, soprannominato “Saccone”, passando di là, vedendo tanta gente radunata, ad evitare la diffusione del contagioso morbo, nonché per timore che si cadesse in manifestazioni superstiziose o che si verificasse una qualche disgrazia, cercò di allontanare la folla, ma invano.
Anzi, questa, accesa una lampada votiva sull’orlo dell’apertura praticata, cominciò a richiedere l’aiuto divino, invocando il nome della Vergine.
Ad eliminare qualsiasi incertezza, allora quel sacerdote fece allargare la buca, sino a consentirvi l’agevole passaggio di un uomo. Quindi, calata una scala a pioli, munito di fiaccole, vi scese. Entratovi, non vide alcuna Immagine, se non una piccola finestrella ed alcune tracce di un’antica pittura. Ma nient’altro.
Uscito da quell’antro, tuttavia, cominciò a provare una strana inquietudine. Si affidò dunque alla preghiera ed a Dio, dispensatore di ogni consiglio ed alla Madonna, madre del Buon Consiglio.
All’alba del 17 luglio 1656, mentre il pio sacerdote era raccolto in preghiera, ebbe una visione della Vergine nella medesima posizione con cui oggi è la Sacra Effigie. Gli disse: "Coraggio, o mio diletto, consola quest’afflitto popolo, poiché subito sarà liberato dal tremendo flagello dell’ira di Dio, se dedicherà in mio onore ed al mio culto il sotterraneo a te ben noto". Detto questo, la Vergine scomparve, lasciando al Sacerdote tanta pace e consolazione. Fatto giorno, senza indugio, si portò a Trani, dall’allora Arcivescovo, il domenicano spagnolo Mons. Tommaso Sarria, per consiglio ed anche per ottenere da lui l’autorizzazione a trasformare quel sotterraneo in oratorio aperto al pubblico culto.
Ricevuto il permesso richiesto, il giorno dopo, il 18 luglio, terzo sabato del mese, di buon mattino, assistito da diversi operai, si portò all’ingresso del sotterraneo per sgombrarlo dai calcinacci e dal terriccio, per biancheggiare le mura e livellare il suolo, rendendolo un degno luogo di preghiera.
Intanto il pio sacerdote, chiamato un pittore, si sforzava di descrivere l’immagine vista in visione. Ma questi, nonostante vari bozzetti non riusciva a riprodurre l’Immagine apparsa.
Era intanto verso mezzogiorno quando don Francesco Lo Jodice, col popolo lì riunitosi, cominciarono a supplicare la Vergine con il saluto angelico, pregandola di portare a termine l’opera da Lei iniziata.
E così, mentre una fiduciosa preghiera saliva al Cielo, si udì provenire dal sotterraneo il melodioso e squillante suono di un campanello. A questo segno se ne accompagnò un altro. Una povera donna cieca lì pre-sente, certa Beatrice Dell’Oglio, aprendo miracolosamente i suoi occhi spenti, ed additando una tavola in noce dipinta lì apparsa, cominciò ad esclamare: "Ecco Maria, ecco Maria!".
A quel grido, il sacerdote, scosso dalla sua preghiera, riconoscendo l’Immagine apparsagli, proruppe: "È dessa, è dessa l’Immagine apparsami in visione" e più volte, con le lacrime agli occhi, ripeteva più forte "È dessa, è dessa".
Al diffondersi della voce del prodigio vi fu un grande afflusso di popolo orante. Da quel lontano giorno, in Corato, cessò completamente la peste per singolare beneficio mariano, mentre nelle città limitrofe continuava il contagio. Ad Andria, infatti, a pochi chilometri da Corato, la popolazione si ridusse ad un terzo, essendo perite circa quattordicimila persone. Questa ne fu liberata solo nel gennaio 1657, per un voto fatto a S. Sebastiano martire.
Grazie a quel rinvenimento, l'ignoto sotterraneo, da allora, diveniva centro di fede e di numerosi pellegrinaggi e la Madonna, miracolosa-mente apparsa dipinta, si è mostrata sempre, con i suoi molteplici miracoli, Madre di tutti e speciale Pro-tettrice di Corato.
L’Immagine appare tuttora come all’epoca del suo prodigioso ritrovamento. I suoi colori, nonostante tanti secoli e l’umidità esistente nell’ambiente (si conserva, infatti, ancora nell’antico oratorio, ricavato nelle fondamenta della Torre Greca), sono ancora vividi. A chi osserva l’Icona, la Vergine appare come una matrona, assisa sulle nubi, con il Bambino Gesù sulle ginocchia, circondata da otto figure angeliche, e con il curioso pastorale all’uso greco, nella destra. La foggia dell’abito della Madonna appare tipicamente greca, così come greca è la tunica di Gesù Bambino. La veste della Madonna è rosso vivo ed è stretta alla vita da una cintura; il manto è azzurro.
Il piede destro (l’unico visibile) è fornito di calzare. Il capo è ricoperto di un velo ed è cinto da un diadema. Ai piedi della Vergine si vede dipinto un campanello, il cui suono melodioso fu udito al momento della scoperta dell’Immagine ed anche in altre circostanze, ogni volta variando la tonalità. Alle volte era dolce ed armonioso, altre invece tonante e cupo e qualche volta lo si è udito suonare con forza e strepito, quasi volesse manifestare un segno di premio o di castigo.
Incerta, infine, è l’attribuzione dell’aggettivo “greca”. Per alcuni ciò sarebbe dovuto al fatto che l’Icona fosse stata rinvenuta nell’antica Torre Greca (così chiamata perché, forse, risalente, nelle sue fondamenta, ad un’opera lasciata dai Greci in epoca bizantina) o alla foggia dell’abito o ancora al pastorale che impugna.
MARINA DE ORENSE, Santa
Nel precedente Martirologio Romano veniva commemorata così al 18 luglio: "Gallaeciae in Hispania sanctae Marinae virginis et martyris"; il Baronio introdusse la notizia nella seconda ed. del Martirologio Romano, seguendo il Villegas e il Trujillo.
Marina avrebbe sofferto il martirio nelle vicinanze della città di Orense, nella località di Aguas Santas, dove se ne conservano le spoglie in una chiesa a lei dedicata. La grandissima diffusione del culto è attestata dalle innumerevoli chiese e santuari a lei intitolati nelle diocesi di Galizia, di Astorga e in altre piú lontane, come a Cordova e a Siviglia. Nelle vicinanze del presunto luogo del martirio sono indicate dalla leggenda diverse località messe in relazione col martirio stesso e coi miracoli da. Iei compiuti: ma non possediamo alcun dato sicuro sull'epoca o sulla vita di Marina, come gli stessi Villegas e Trujillo attestano.
I falsari posteriori applicarono a Marina, senza alcun fondamento, la passio di s. Marina o Margherita di Antiochia (v., cf. BHL, II, pp. 78788, nn. 5303-309).
Non è più presente nell'attuale Martirologio Romano
ROBERTO DE SALA, Beato
Nato a Salle (Pescara), un paesino alle pendici della Majella intorno
all’anno 1273, da Tommaso e Benvenuta, al suo battesimo gli fu imposto
il nome di Santuccio, così come lo chiamerà più tardi per vezzo San Pier
Celestino.
Dall’età di 7 anni rivelò un grande senso di amore fraterno e del perdono. Un giorno un vicino di casa della sorella le ammazzò un animale quasi per sfregio buttandoglielo davanti la porta di casa. La sorella sconvolta chiese vendetta al fratellino. La domenica in chiesa, giunti al momento del segno della pace, allora in uso durante la celebrazione dopo l’Agnus Dei, il piccolo Santuccio ricevuto il segno di pace dal celebrante, corse subito a restituirlo al dichiarato nemico della sorella.
A 16 anni seguendo una forte vocazione conobbe e seguì Pietro Angeleri da Isernia, l’eremita del Morrone il futuro Papa Celestino V.
Nel 1294 Roberto finito il Noviziato era già ormai fra i più cari discepoli del santo uomo, dedito con tutta l’anima alla pratica della virtù ed al culto del silenzio ed alla mortificazione del proprio corpo.
All’alba del 7 Luglio 1294 presso l’eremo di S.Spirito a Majella Pietro da Morrone dopo vari ripensamenti e preghiere accettò di divenire il Sommo Pontefice Celestino V e chiese al discepolo Roberto di seguirlo nella nuova via apertagli dal Signore. Ma il giovane, nonostante il grande amore e rispetto che lo legavano tenacemente al grande padre spirituale, rifiutò di seguirlo impegnandosi invece quale suo successore nell’esaltazione del suo esempio tra gli aspri eremi abruzzesi.
Probabilmente questa sua scelta determinò il motivo per cui nella sua iconografia spesso viene rappresentato con una croce sulle spalle ed il cappello cardinalizio ai piedi. Lo stesso Petrarca in “De Vita Solitaria” ebbe a parlare di lui e del suo dialogo nel momento del diniego nel seguire Celestino V.
Durante il Pontificato di Celestino Roberto si trasferì presso il Monastero di San Giorgio a Roccamorice dove continuò con tenacia le pratiche a lui più care.
Il 24 Dicembre del 1294 data memorabile per la storia della Chiesa, Celestino V rinunciò al Soglio Pontificio. Fu eletto al suo posto Bonifacio VIII. L’eremita Pietro da Morrone tornò sui suoi monti presso i suoi affezionati confratelli. Grande fu la gioia del Beato Roberto nell’accoglierlo in quei luoghi, ma di breve durata. Poco dopo infatti Celestino, ricercato da Bonifacio VIII per timore di uno scisma, dovette dapprima seguire il Papa ad Anagni mentre poi venne tenuto a Rocca di Fumone in una specie di eremo-prigione dove il pio uomo morì il 19 maggio del 1296. In quello stesso giorno, lontano centinaia di chilometri, il Beato Roberto ebbe l’apparizione di Celestino V che rendeva l’anima a Dio. Subito capì ed avvisò i propri confratelli della morte del Santo, notizia giunta al Monastero qualche giorno più tardi.
Benché la tradizione celestina ammettesse il sacerdozio solo dopo 31 anni, per Roberto fu applicata una eccezione e nel 1298 a soli 25 anni fu ordinato sacerdote. Per oltre 12 anni rimase quasi “sepolto” presso il Monastero di San Giorgio a Roccamorice mentre dal 1310 al 1317 venne nominato Procuratore a S. Spirito a Majella e da lì a Roccamontepiano dove si pensa abbia lui stesso fondato il Monastero di S.Croce. Inviato a Gessopalena nel 1320 fondò un altro Monastero e vi rimase come Priore fino al 1321. Tornato ancora a Roccamontepiano vi si stabilì per sei anni.
Nel 1327, nominato Procuratore Generale della Congregazione dei Celestini, fondò visitò e restaurò parecchi Monasteri, tra cui: S. Tommaso a Caramanico, Lama dei Peligni, Atessa e Gessopalena.
Oltre ai sei Monasteri più conosciuti, stando ad alcune informazioni non controllabili, Roberto avrebbe fondato pure alcuni Ospizi per i Pellegrini.
Fra tutte le opere da lui volute e seguite, particolarmente care ne furono tre: il Monastero della Civitella a Chieti, Santo Spirito a Majella dove ancora oggi sono riconoscibili alcune opere da lui stesso ordinate e dirette, e la cosiddetta Basilica della Madonna a Lama dei Peligni.
Fu tanto perfetto amministratore dei beni della Congregazione quanto estremo eremita, da eguagliare se non addirittura superare il suo maestro Celestino V.
La regola celestina ordinava :
1) Digiuno tutto l’anno eccetto nelle domeniche e nelle Feste.
2) Tre Quaresime l’anno (la normale, l’Assunta e l’Avvento)
3) Recita settimanale del Salterio
4) Cento prostrazioni di giorno ed altrettante di notte
5) Vigilia rigorosa Mercoledì e Sabato a pane nero e acqua di fonte
6) Confessione pubblica dei peccati prima del Mattutino
7) Vesti ruvidissime e cilicio
A tutte queste il Beato Roberto ne aggiungeva altre per proprio conto, mostrando di essere più un segno del Cielo che un eremita della terra.
Di lui si hanno notizie di segni miracolosi e di veri e propri miracoli a cui assistettero parecchi suoi confratelli. Da predizioni, segni premonitori a vere e proprie apparizioni, estasi, colloqui mistici e veri e propri miracoli a cui spesso assistettero i suoi confratelli. Tra le più eclatanti innumerevoli guarigioni.
Guarì un suo confratello dalla lebbra semplicemente segnando con un segno di croce le putride piaghe dopo averle addirittura baciate. Rinsavì un furioso pazzo, tale Roberto Galtieri imponendo sulla sua testa il Breviario. Ciò procurò al poveretto un sonno profondo al cui risveglio era perfettamente guarito.
A Morrone del Sannio, nel Molise, dove ancor oggi è profondamente venerato, guarì una piccola di nome Maria celebrando per lei una santa Messa alla fine della quale la piccola riacquistò l’uso delle membra atrofizzate.
MA il miracolo più eclatante fu la risurrezione di un Monaco morto in peccato mortale che resuscitato dalle preghiere di Roberto si svegliò, confessò pubblicamente i suoi peccati e si riaddormentò nella morte. (Enciclopedia Universal ilustrada – Tomo LI Madrid- Espana – 1926 pag 972).
Grande il suo potere taumaturgico, come grande in poco tempo divenne la sua fama: Tante le conversione ed altrettante le donazioni che riusciva a raccogliere intorno ai suoi monasteri. Tantissime le opere, come grandissima era la carità che riusciva ad elargire attorno a sé.
A causa di tanto clamore fu pure costretto a discolparsi davanti al Vescovo di Chieti di una fantomatica accusa di presunti abusi delle elemosine. Fu questa probabilmente la croce più onerosa che dovette portare il Beato Roberto e ne soffrì in maniera indicibile.
A 68 anni iniziò ad ammalarsi ed il 18 Luglio del 1341 morì tra il conforto dei suoi numerosi confratelli. Aveva 69 anni cui 52 vissuti nella vita religiosa.
Di Roberto da Salle si ricordano oltre 30 miracoli post mortem molti dei quali verificatisi proprio sul suo sepolcro. Nel 1342 la sua salma fu trasportata da Morrone del Sannio (CB) alla Badia di S.Spirito a Sulmona. Si presume tuttora che in quello stesso anno sia stato proclamato Beato. A Salle si venera il 18 Luglio mentreil 19 Maggio, giorno della morte di Celestino, il Beato Roberto viene festeggiato a Morrone del Sannio. L’urna contenente i suoi resti sono attualmente presso la chiesa parrocchiale di Salle Vecchia, dove incapsulate nella statua vi sono le sue ossa tra cui per intero le ossa del braccio con il quale soleva benedire e guarire. 7
Dall’età di 7 anni rivelò un grande senso di amore fraterno e del perdono. Un giorno un vicino di casa della sorella le ammazzò un animale quasi per sfregio buttandoglielo davanti la porta di casa. La sorella sconvolta chiese vendetta al fratellino. La domenica in chiesa, giunti al momento del segno della pace, allora in uso durante la celebrazione dopo l’Agnus Dei, il piccolo Santuccio ricevuto il segno di pace dal celebrante, corse subito a restituirlo al dichiarato nemico della sorella.
A 16 anni seguendo una forte vocazione conobbe e seguì Pietro Angeleri da Isernia, l’eremita del Morrone il futuro Papa Celestino V.
Nel 1294 Roberto finito il Noviziato era già ormai fra i più cari discepoli del santo uomo, dedito con tutta l’anima alla pratica della virtù ed al culto del silenzio ed alla mortificazione del proprio corpo.
All’alba del 7 Luglio 1294 presso l’eremo di S.Spirito a Majella Pietro da Morrone dopo vari ripensamenti e preghiere accettò di divenire il Sommo Pontefice Celestino V e chiese al discepolo Roberto di seguirlo nella nuova via apertagli dal Signore. Ma il giovane, nonostante il grande amore e rispetto che lo legavano tenacemente al grande padre spirituale, rifiutò di seguirlo impegnandosi invece quale suo successore nell’esaltazione del suo esempio tra gli aspri eremi abruzzesi.
Probabilmente questa sua scelta determinò il motivo per cui nella sua iconografia spesso viene rappresentato con una croce sulle spalle ed il cappello cardinalizio ai piedi. Lo stesso Petrarca in “De Vita Solitaria” ebbe a parlare di lui e del suo dialogo nel momento del diniego nel seguire Celestino V.
Durante il Pontificato di Celestino Roberto si trasferì presso il Monastero di San Giorgio a Roccamorice dove continuò con tenacia le pratiche a lui più care.
Il 24 Dicembre del 1294 data memorabile per la storia della Chiesa, Celestino V rinunciò al Soglio Pontificio. Fu eletto al suo posto Bonifacio VIII. L’eremita Pietro da Morrone tornò sui suoi monti presso i suoi affezionati confratelli. Grande fu la gioia del Beato Roberto nell’accoglierlo in quei luoghi, ma di breve durata. Poco dopo infatti Celestino, ricercato da Bonifacio VIII per timore di uno scisma, dovette dapprima seguire il Papa ad Anagni mentre poi venne tenuto a Rocca di Fumone in una specie di eremo-prigione dove il pio uomo morì il 19 maggio del 1296. In quello stesso giorno, lontano centinaia di chilometri, il Beato Roberto ebbe l’apparizione di Celestino V che rendeva l’anima a Dio. Subito capì ed avvisò i propri confratelli della morte del Santo, notizia giunta al Monastero qualche giorno più tardi.
Benché la tradizione celestina ammettesse il sacerdozio solo dopo 31 anni, per Roberto fu applicata una eccezione e nel 1298 a soli 25 anni fu ordinato sacerdote. Per oltre 12 anni rimase quasi “sepolto” presso il Monastero di San Giorgio a Roccamorice mentre dal 1310 al 1317 venne nominato Procuratore a S. Spirito a Majella e da lì a Roccamontepiano dove si pensa abbia lui stesso fondato il Monastero di S.Croce. Inviato a Gessopalena nel 1320 fondò un altro Monastero e vi rimase come Priore fino al 1321. Tornato ancora a Roccamontepiano vi si stabilì per sei anni.
Nel 1327, nominato Procuratore Generale della Congregazione dei Celestini, fondò visitò e restaurò parecchi Monasteri, tra cui: S. Tommaso a Caramanico, Lama dei Peligni, Atessa e Gessopalena.
Oltre ai sei Monasteri più conosciuti, stando ad alcune informazioni non controllabili, Roberto avrebbe fondato pure alcuni Ospizi per i Pellegrini.
Fra tutte le opere da lui volute e seguite, particolarmente care ne furono tre: il Monastero della Civitella a Chieti, Santo Spirito a Majella dove ancora oggi sono riconoscibili alcune opere da lui stesso ordinate e dirette, e la cosiddetta Basilica della Madonna a Lama dei Peligni.
Fu tanto perfetto amministratore dei beni della Congregazione quanto estremo eremita, da eguagliare se non addirittura superare il suo maestro Celestino V.
La regola celestina ordinava :
1) Digiuno tutto l’anno eccetto nelle domeniche e nelle Feste.
2) Tre Quaresime l’anno (la normale, l’Assunta e l’Avvento)
3) Recita settimanale del Salterio
4) Cento prostrazioni di giorno ed altrettante di notte
5) Vigilia rigorosa Mercoledì e Sabato a pane nero e acqua di fonte
6) Confessione pubblica dei peccati prima del Mattutino
7) Vesti ruvidissime e cilicio
A tutte queste il Beato Roberto ne aggiungeva altre per proprio conto, mostrando di essere più un segno del Cielo che un eremita della terra.
Di lui si hanno notizie di segni miracolosi e di veri e propri miracoli a cui assistettero parecchi suoi confratelli. Da predizioni, segni premonitori a vere e proprie apparizioni, estasi, colloqui mistici e veri e propri miracoli a cui spesso assistettero i suoi confratelli. Tra le più eclatanti innumerevoli guarigioni.
Guarì un suo confratello dalla lebbra semplicemente segnando con un segno di croce le putride piaghe dopo averle addirittura baciate. Rinsavì un furioso pazzo, tale Roberto Galtieri imponendo sulla sua testa il Breviario. Ciò procurò al poveretto un sonno profondo al cui risveglio era perfettamente guarito.
A Morrone del Sannio, nel Molise, dove ancor oggi è profondamente venerato, guarì una piccola di nome Maria celebrando per lei una santa Messa alla fine della quale la piccola riacquistò l’uso delle membra atrofizzate.
MA il miracolo più eclatante fu la risurrezione di un Monaco morto in peccato mortale che resuscitato dalle preghiere di Roberto si svegliò, confessò pubblicamente i suoi peccati e si riaddormentò nella morte. (Enciclopedia Universal ilustrada – Tomo LI Madrid- Espana – 1926 pag 972).
Grande il suo potere taumaturgico, come grande in poco tempo divenne la sua fama: Tante le conversione ed altrettante le donazioni che riusciva a raccogliere intorno ai suoi monasteri. Tantissime le opere, come grandissima era la carità che riusciva ad elargire attorno a sé.
A causa di tanto clamore fu pure costretto a discolparsi davanti al Vescovo di Chieti di una fantomatica accusa di presunti abusi delle elemosine. Fu questa probabilmente la croce più onerosa che dovette portare il Beato Roberto e ne soffrì in maniera indicibile.
A 68 anni iniziò ad ammalarsi ed il 18 Luglio del 1341 morì tra il conforto dei suoi numerosi confratelli. Aveva 69 anni cui 52 vissuti nella vita religiosa.
Di Roberto da Salle si ricordano oltre 30 miracoli post mortem molti dei quali verificatisi proprio sul suo sepolcro. Nel 1342 la sua salma fu trasportata da Morrone del Sannio (CB) alla Badia di S.Spirito a Sulmona. Si presume tuttora che in quello stesso anno sia stato proclamato Beato. A Salle si venera il 18 Luglio mentreil 19 Maggio, giorno della morte di Celestino, il Beato Roberto viene festeggiato a Morrone del Sannio. L’urna contenente i suoi resti sono attualmente presso la chiesa parrocchiale di Salle Vecchia, dove incapsulate nella statua vi sono le sue ossa tra cui per intero le ossa del braccio con il quale soleva benedire e guarire. 7
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Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
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Textos recolhidos
In
MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros
MARTIROLÓGIO ROMANO
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Blogue: SÃO PAULO (e Vidas de Santos) - http://confernciavicentinadesopaulo.blogspot.com