Em Cápua, na Campânia, Itália São DECOROSO bispo. (680)
VALFREDO, Santo
Em Palazzolo, na Etrúria, hoje Toscana, Itália,
São VALFREDO abade que depois de ter criado cinco filhos decidiu com a esposa abraçar a vida monástica. (765)
SIGFREDO, Santo
Em Vaxjo, na Suécia,
São SIGFREDO bispo que, sendo natural da Inglaterra evangelizou os povos desta região com suma diligência e baptizou em Cristo o próprio rei Olavo. (1045)
ÂNGELO SCARPETTI DE SANSEPOLCRO, Beato
Em Sansepulcro, na Úmbria, hoje Toscana, Itália, o
Beato ÂNGELO SCARPETTI presbitero da Ordem dos Eremitas de Santo Agostinho. (1306)
FREDERICO BACHSTEIN e 13
companheiros Leopoldo, Giovanni, Martinez,
Simone, Bartolomeo, Dalmasoni, Girolamo,
Gaspare Daverio, Giacomo e Diego Giovanni,
Giacomo di Augusta, Clemente,
Cristoforo Zelt, Giovanni Bodeo (o Rode), Emanuele e Giovanni, Beatos
Em Praga, Boémia, os beatos mártires FREDERICO BACHSTEIN presbitero da Ordem dos Frades Menores e 13 companheiros Leopoldo, Giovanni Martinez, Simone, Bartolomeo Dalmasoni, Girolamo, Gaspare Daverio, Giacomo e Diego-Giovanni,Giacomo di Augusta, Clemente, Cristoforo Zelt,Giovanni Bodeo (o Rode),Emanuele (boemo, laico, cuoco), Giovanni (boemo, novizio chierico) da mesma Ordem.
MIGUEL SOPOCKO, Beato
Em Bialystock, Polónia, o Beato MIGUEL SOPOCKO presbitero da diocese de Vilna fundador das Irmãs de Jesus Misericordioso. (1975)
e ainda...
21 MÁRTIRES DA LÍBIA. Santos
Un occidentale non esperto non avrebbe potuto accorgersene. Ma Antonios Aziz Mina, vescovo copto di Giza, cittadina egiziana, nel guardare il video della esecuzione dei ventuno lavoratori cristiani copti uccisi dall’Is ha osservato le labbra dei condannati negli ultimi istanti, e dal labiale ha letto che invocavano il nome di Gesù Cristo. Il vescovo lo ha dichiarato ieri alla Agenzia Fides, ma forse, nell’incendio che si va allargando sulla Libia, e nell’angoscia che da quel Paese riverbera sul Mediterraneo e l’Europa, a qualcuno potrà apparire una notizia minore.
Le “vere” notizie non sono forse i bombardamenti, le città conquistate e perdute, le cupe minacce lanciate dall’Is? E quel labiale invece, solo poche parole afone, subito travolte nel torrente di sangue che sale dal povero corpo di un uomo trucidato.
Eppure a volte proprio nelle parole dette piano sta qualcosa di molto grande. Non sarebbe stato umanamente più comprensibile, in quell’ultimo istante, supplicare pietà, o maledire gli assassini? Per noi europei, nati in una Chiesa non fisicamente minacciata, è ragione quasi di uno sbalordimento quell’estremo invocare Cristo, nell’ultimo istante. Noi, che, quanto alla morte, ci preoccupiamo che sia “dignitosa” e “dolce”, e magari convocata quando noi riteniamo che sia l’ora.
Questa morte dei ventuno giovani copti, non “dignitosa” e atroce, ci colpisce per la statura che assumono le vittime, morendo nell’atto di domandare Cristo.
Statura, anche questo particolare era stato previsto dall’attento regista dell’Is, nel girare quel video sulla riva del mare. Mentre carnefici e vittime camminano verso il luogo dell’esecuzione infatti è evidente come i boia siano stati scelti fra uomini molto alti, e come bassi, accanto a loro, appaiano i prigionieri.
Quasi a evocare tacitamente l’idea che i terroristi siano “grandi”, e le vittime solo “piccoli” uomini; dentro a un mondo sconvolto, giacché non è il nostro Mediterraneo solare, quella spiaggia livida su cui si frangono onde arrossate dal sangue. Ogni dettaglio, quindi, era stato previsto dagli assassini per evocare un mondo “altro”, in cui dominano i boia intabarrati di nero, a cancellarne perfino le umane sembianze. Ma quell’ultimo labiale non lo avevano previsto, e non sono riusciti a censurarlo. Ostinato come il «no» di Asia Bibi all’abiura, fermo come il «no» di Meriam Ibrahim, in Sudan, quando era in prigione, in catene, con un figlio in grembo, e la prospettiva della impiccagione davanti a sé.
Noi cristiani del mondo finora in pace fatichiamo a capire. Ci paiono giganti quelli che muoiono, come ha detto il Papa dei ventuno copti, da martiri. Eppure se guardiamo le facce di quegli stessi prigionieri nel giorno della cattura, in fila, i tratti mediterranei che li fanno non così diversi da molti ragazzi nel nostro Sud, ci paiono uomini come noi, con gli occhi sbarrati di paura. E allora che cosa determina, nell’ultima ora, quella irriducibile fedeltà a Cristo?
Una grazia, forse, e insieme il riconoscere, con assoluta evidenza, nell’ultimo istante, il nome in cui, perfino nella morte, nulla è perduto: famiglia, figli, madri e padri e amori, non annientati ma ritrovati e salvati. Pronunciano davanti alla morte quel nome come un irriducibile «no» al nulla, in cui i boia credono di averli cancellati.
Autore: Marina Corradi
ANTÓNIO MARINI, Beato
Dottore in Sacra Teologia e nella stessa facoltà lettore nell’Università di Parigi, il Beato Antonio Marini fu molto celebre nella dottrina e santità. Nel monastero di Santa Eulalia in Montpellier (Francia), ricco di meriti morì nella pace del Signore.
L’Ordine lo festeggia il 15 febbraio
BARTOLOMEU DALMASONI, Beato
Il 15 febbraio 1601 quattordici frati minori venivano barbaramente martirizzati da una folla inferocita, aizzata dai luterani al servizio del vescovo di Passau Leopoldo, che assalì la chiesa ed il convento di Santa Maria della neve di Praga. Per il fatto di essere cattolici e in odio alla fede,i religiosi vennero denudati e martirizzati in diversi modi. Federico Bachstein, il capogruppo, fu trafitto con una lancia al cuore. Il maggio 2012 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il martirio di questi intrepidi testimoni della fede, tra i quali anche l’italiano Padre Bartolomeo Dalmasoni, nato a Ponte S. Pietro, provincia di Bergamo, curava il restauro della chiesa e del convento, predicatore e confessore, insegnava teologia e teneva i dibattiti religiosio
EUSEO DE SERRAVALLE-SESIA, Santo
È venerato come protettore dei calzolai, il primo a parlare di lui è lo storico di Vercelli, Vercellino Bellini, che visse perlomeno tre secoli dopo il santo, le sue notizie si fondarono su tradizioni orali e su qualche documento esistente ma poi andato distrutto in un incendio.
Il culto che s. Euseo ha sempre goduto è la prova più lampante della sua esistenza, egli sarebbe vissuto nel secolo XIII o nel XIV, nella zona di Serravalle - Sesia, in provincia di Vercelli, facendo il calzolaio.
E così è stato sempre rappresentato, nell’atto di aggiustare le scarpe, in pitture precedenti il secolo XVII, esistenti in varie chiese della regione; queste pitture insieme con gli ex-voto e la partecipazione del popolo, costituivano una chiara testimonianza della sua santità, che è evidente riguarda la sua vita eremitica e penitente, non il mestiere professato.
Si ebbe un miracolo che rivelò a tutti la santa vita di Euseo, era l’ultimo giorno di carnevale, di un anno imprecisato, quando alcune persone mascherate, passando vicino al suo romito, si accorsero che sopra il tugurio erano fioriti tre gigli; giacché si era d’inverno, la cosa suscitò la meraviglia dei presenti, i quali si avvicinarono, trovando il corpo del pio eremita da poco morto.
Il fatto suscitò commozione fra gli abitanti della zona, che provvidero alla sua sepoltura sullo stesso posto, erigendo da quasi subito una chiesa. Con il passare del tempo, vista l’affluenza dei fedeli e la loro devozione, questa chiesa fu ampliata e altre ne sorsero a lui dedicate nei paesi dei dintorni.
La sua festa si celebrava l’ultimo giorno di carnevale, fu fissata poi al 15 febbraio.
GASPAR DAVERIO, Beato
Il 15 febbraio 1601 quattordici frati minori venivano barbaramente martirizzati da una folla inferocita, aizzata dai luterani al servizio del vescovo di Passau Leopoldo, che assalì la chiesa ed il convento di Santa Maria della neve di Praga. Per il fatto di essere cattolici e in odio alla fede,i religiosi vennero denudati e martirizzati in diversi modi. Federico Bachstein, il capogruppo, fu trafitto con una lancia al cuore. Il maggio 2012 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il martirio di questi intrepidi testimoni della fede, tra i quali anche l’italiano Fra Gaspare Daverio, nato a Bosto (Varese) il 27 aprile 1584 e ordinato suddiacono nel 1610, talvolta considerato nativo di Busto Arsizio
JOÃO BODEO, beato
Di Giovanni Bodeo (spesso indicato anche come Giovanni Rode, poiché sul cognome c’è un conflitto di attribuzione) non si sa in realtà molto se non che nacque a Mompiano, zona nord di Brescia, e che nel convento francescano di Praga era fratello laico, ortolano e aiutante del sacrestano. Qui fu ucciso a sciabolate e incontrò il suo glorioso martirio insieme a tredici confratelli tra cui altri tre italiani. I frati minori arrivarono in Moravia, Boemia, Slesia e Polonia a partire dal 1228 dall’Italia e dalla Germania e vi fondarono numerosi conventi ma non si conosce il motivo preciso per cui questi quattro religiosi lombardi si trovassero a Praga in quel frangente storico: forse erano missionari oppure le loro famiglie erano emigrate in quella terra dove del resto c’era già una presenza italiana abbastanza consistente.
Il martirio dei quattordici francescani si colloca nel contesto delle estenuanti lotte tra protestanti e cattolici che insanguinarono l’Europa nel XVII secolo, dopo che Rodolfo II, re di Boemia e imperatore aveva concesso la libertà religiosa alle confessioni non cattoliche acuendo, però, così il contrasto tra cattolici e protestanti. Anche in Boemia, poi, dietro a questa lotta ideologica si celavano spesso interessi di potere. I protestanti, infatti, erano sostenuti dall’arciduca Mattia, fratello dell’imperatore, che tramava per spodestare Rodolfo e prenderne il posto.
Le cronache raccontano di un’aggressione senza pari, i corpi dei religiosi furono denudati, tagliati a metà o mutilati ed esposti per quattro giorni nella piazza davanti alla chiesa della Madonna della Neve. Il 15 febbraio del 1611, una grande folla formata da hussiti, calvinisti, luterani e da altri cattolici di schieramento politico diverso fece irruzione nel convento francescano e, nell’arco di quattro ore, dalle 11 alle 15, furono massacrati tutti i frati. Padre Federico Bachstein, nato in Boemia meridionale, più precisamente a Pomerio, uomo dotto e predicatore di fama, era il Vicario del convento e Maestro dei novizi, fu trafitto con una lancia al cuore. Padre Giovanni Martìnez, di nazionalità spagnola, sacrestano e confessore per gli spagnoli che abitavano a Praga, anch’egli dotto e controversista, come sacrista cercava di nascondere il Santissimo e per questo gli furono tagliate la mano destra e la testa. Padre Simone, francese e sacerdote, raccoglieva l’elemosina, ebbe il cranio spaccato con un grosso bastone e il corpo trafitto. Padre Bartolomeo Dalmasoni, nato a Ponte San Pietro (Bergamo), curava il restauro della chiesa e del convento, era sacerdote e fu flagellato e ucciso a sciabolate. Tutti e quattro i sacerdoti della comunità erano predicatori e confessori, insegnavano teologia e tenevano molti dibattiti religiosi. Fra Girolamo Degli Arese, di Milano, diacono, fu trafitto con la spada ai piedi dell'altare della Madonna. Fra Gaspare Daverio, nato a Bosto (Varese), suddiacono, si nascose nel campanile con i novizi Fra Giacomo, tedesco di Augusta, e Diego-Giovanni, boemo, ma tutti furono buttati giù dal tetto della chiesa alla fine del massacro. Fra Clemente, tedesco di Sassia, novizio, ebbe la testa tagliata in due con una scure. Fra Cristoforo Zelt, olandese, cuoco, era il più anziano della comunità. Predisse il martirio tre giorni prima e fu il primo del gruppo a subirlo: con una mazza di ferro gli fracassarono la testa. Fra Didak Jan, tedesco, Fra Emanuele, boemo e Fra Antonio, novizio boemo. Passata la furia omicida, nel nascondimento della notte, Donna Maria Massimiliana, moglie del conte Adamo de Sternberg, e Donna Anna, vedova del vicecancelliere Giovanni Enrico de Pisnice, insieme a due anonimi cittadini si mossero a pietà e, avvolti i cadaveri dei martiri in teli bianchi, li seppellirono nella terra in un luogo vicino all’ingresso del convento.
Il risultato di questa violenza fu che molti degli assassini morirono poco dopo di fame e di peste, Mattia, grazie ai tumulti, riuscì a diventare re di Boemia ma sotto il suo governo il conflitto religioso-politico si inasprì ulteriormente. La lotta tra le parti si concluderà con la battaglia della Montagna Bianca, combattuta nel 1620 e guidata dal nuovo imperatore Ferdinando II che segnò il rafforzamento delle forze cattoliche e la sconfitta definitiva del fronte protestante nelle terre boeme.
La venerazione verso questi testimoni della fede, barbaramente uccisi per la sola colpa di essere religiosi cattolici iniziò sin da subito, così nel 1616 i loro corpi furono sepolti nella chiesa del convento, sotto l'altare di S. Pietro d'Alcantara. Nel 1947 si aprì il processo ordinario sul martirio, il 10 maggio 2012 è stato promulgato il Decreto che li dichiara Venerabili e il 13 ottobre 2012 sono stati proclamati Beati.
Nella diocesi di Brescia la memoria del beato Bodeo si celebra il 13 ottobre.
GIROLAMO DEGLI ARESI, Beato
Il 15 febbraio 1601 quattordici frati minori venivano barbaramente martirizzati da una folla inferocita, aizzata dai luterani al servizio del vescovo di Passau Leopoldo, che assalì la chiesa ed il convento di Santa Maria della neve di Praga. Per il fatto di essere cattolici e in odio alla fede,i religiosi vennero denudati e martirizzati in diversi modi. Federico Bachstein, il capogruppo, fu trafitto con una lancia al cuore. Il maggio 2012 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il martirio di questi intrepidi testimoni della fede, tra i quali anche l’italiano Fra Girolamo degli Arese, di Milano, diacono, ucciso all’età di 24 anni circa.