domingo, 10 de maio de 2020

Nº 4201 - SÉRIE DE 2020 - (Nº 131) - SANTOS DE CADA DIA - 10 DE MAIO DE 2020 - Nº 187 DO 13º ANO

CAROS AMIGOS:





As minhas melhores Saudações de Amizade e Gratidão e acima de tudo desejo
que os meus leitores  e/ou simples visitantes, continuem a passar os seus olhares por este Blogue e façam os comentários favoráveis ou não, como entenderem


~








Nº   4   2   0   1


SÉRIE DE 2020 - (Nº  1 3 1)

10  DE  MAIO  DE  2020

SANTOS DE CADA DIA 


(Nº   1  8  7)



1 3º   A N O 



 miscelania 008



LOUVADO SEJA PARA SEMPRE 

NOSSO SENHOR JESUS CRISTO E 
SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA




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Todos os Católicos com verdadeira Fé, 
deverão recordar, comemorar e até imitar a 
Vida dos Santos e Beatos de cada dia 
(ao longo dos tempos) e durante toda a vida

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MÊS DE MAIO MARIANO E DO ROSÁRIO


Como escreveu PAULO VI, quanto ao mês de MAIO:
MAIO é o mês em que nos templos e nas casas dos  Católicos de todo o mundo se deve rezar mais fervorosamente o Rosário e no qual todos os cristãos deverão Venerar a MARIA, Mãe de Deus.





JOÃO DE ÁVILA, Santo
     



Texto do livro SANTOS DE CADA DIA  da Editorial A. O. de Braga:


SÃO JOÃO DE ÁVILA com razão se pode dizer o pai dum grande número de santos que floresceram na Espanha  no século XVI. Nasceu na diocese de Toledo, em 1500. Desde a infância se fez notar pela sua muita piedade. Aos 14 anos foi mandado a Salamanca para estudar direito. 

Ver biografia no livtro SANTOS DE CADA DIA>. 


ANTONINO, Santo




Texto do livro SANTOS DE CADA DIA  da Editorial A. O. de Braga:

 Este Santo chamado ANTÓNIO no baptismo e depois ANTONINO por ser de pequena estatura, nasceu em Florença no ano de 1389
Ver biografia no livro SANTOS DE CADA DIA




Job, Santo
Profeta



Comemoração do Santo JOB homem de admirável paciência na terra de Hus.



Dioscórides, Santo
   


Em Mira, na Lícia, actual Turquia, São DIOSCÓRIDES mártir (data incerta)


Álfio, Filadélfio e Cirínio, Santos





Em Lentini, na Sicília - Itália, os santos ÁLFIO, FILADÉLFIO e CIRÍNIO mártires. (séc. III)


Gordiano, Santo




Em Roma, junto à Via Latina, São GORDIANO mártir que foi sepultado na cripta onde já anteriormente se veneravam as relíquias do mártir Santo EPÍMACO. (300) 


Hermas, Santo

  
Comemoração de Santo HERMAS que é mencionado pelo Apóstolo São PAULO na Epístola aos Romanos. 

Quarto e Quinto, Santos


 
Em Roma, a comemoração dos santos QUARTO e QUINTO, mártires. Séc. IV




Congal, Santo


Na Irlanda, São CONGAL abade, que fundou o célebre mosteiro de Bangor e sempre procedeu como pai sábio e guia prudente de uma grande plêiade de monges. (622)


Cataldo, Santo


Em Taranto, na Apúlia - Itália, São CATALDO bispo e peregrino, provavelmente oriundo da Escócia. (séc. VII)


Solângia, Santa




Em Bourges, na Aquitânia - França, Santa SOLÂNGIA virgem, que, segundo a tradição, se sujeitou ao martírio para conservar a castidade. (séc. IX)

Guilherme, Santo


Em Pontoise, junto de Paris, França, São GUILHERME presbitero natural de Inglaterra, que foi pároco insigne pela sua piedade e zelo das almas. (1195)




Beatriz D'Este, Beata



Em Pádua no Véneto - Itália, a Beata BEATRIZ D'ESTE virgem que fundou o mosteiro de Gémmola nas colinas Euganeias e, no breve tempo da sua vida monástica, percorreu um caminho árduo de santidade. (1226)


Nicolau Albergátti, Beato




Em Sena, na Etrúria hoje Toscana - Itália, o passamento do Beato NICOLAU ALBERGÁTI bispo de Bolonha que entrou ainda jovem na Ordem cartusiana e ordenado bispo ajudou muito a Igreja com o seu zelo pastoral e as suas missões apostólicas. (1443)




João Merz, Beato



Em Zagreb, na Croácia, o Beato JOÃO MERZ que tendo-se dedicado aos estudos humanísticos e ao ensino deu aos jovens um preclaro exemplo de educador fundamentado na fé em Cristo e de leigo cristão empenhado no progresso da sociedade. (1928)


Henrique Recuschini, Beato




Em Cremona, Itália, o Beato HENRIQUE RECUSCHINI presbitero da Ordem dos Clérigos Regrantes Ministros dos Enfermos, que prestou serviço com profunda simplicidade aos doentes nos hospitais. (1938)


... E AINDA  ...

MÊS DE MAIO MARIANO E DO ROSÁRIO


Como escreveu PAULO VI, quanto ao mês de MAIO:
MAIO é o mês em que nos templos e nas casas dos  Católicos de todo o mundo se deve rezar mais fervorosamente o Rosário e no qual todos os cristãos deverão Venerar a MARIA, Mãe de Deus.



Come ha scritto papa Paolo VI, quello di maggio «è il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione». Il primo a percepire il legame tra maggio e Maria fu il re poeta Alfonso X di Castiglia (morto nel 1284) in una delle sue Cantigas. Mentre il più antico testo di meditazioni per il mese mariano si ebbe nel 1549 con il Maggio spirituale composto dal benedettino tedesco Wolfgang Seidl.
Tipica del mese mariano e ampiamente diffusa è la recita del Rosario, che papa Pio V – già a metà del Cinquecento – definì «una modalità di orazione e di preghiera a Dio facile, alla portata di tutti e oltremodo pia». A codificarne la struttura definitiva fu il monaco domenicano Alano de la Roche, che narrò di aver avuto precise istruzioni dalla Madonna, in diverse apparizioni fra il 1463 e il 1468.
La struttura prevedeva quindici decine di Ave Maria, con un Padre nostro all’inizio di ciascuna decina e la contemplazione di altrettanti Misteri della salvezza: rispettivamente, una cinquina caratterizzata dal gaudio dell’incarnazione, una dal dolore della passione e una dalla gloria successiva alla risurrezione. Mancava soltanto la preghiera finale del Gloria al Padre, inserita all’inizio del XVII secolo. Nel 2002, papa Giovanni Paolo II ha poi voluto rimarcare la centratura del Rosario su Gesù Cristo, aggiungendo il nuovo ciclo dei Misteri della Luce, relativi al tempo della vita pubblica del Redentore.
Secondo quanto narra la tradizione, durante la visione il monaco Alano avrebbe ricevuto dalla Vergine quindici promesse, valide per tutti i devoti del Rosario. Fra esse c’è la speciale protezione mariana per tutti coloro che lo recitano devotamente, la garanzia che i fedeli non moriranno senza sacramenti, l’assicurazione che quanti propagheranno il Rosario verranno soccorsi dalla Madonna in ogni loro necessità.


ALBERTO DE COTIGNOLA, Beato



Il Beato Alberto da Cotignola, in provincia di Ravenna, è un francescano che si presume sia morto intorno all’anno 1531.
Nel “Martirologio francescano”, era ricordato come uomo di “scientia, scriptis et pietatis celebris”. Sempre in quel testo la sua festa era fissata e celebrata nel giorno 10 giugno.


AMALATIO FORTUNATO DE TREVIRI, Santo




Fondatore della scienza liturgica medievale e teologo. Nato nei din­torni di Metz nel 775, fu scolaro di Alcuino ad Aquisgrana o a Tours. Non fu mai monaco, ma dopo l'800 fu eletto abate commendatario di Hornbach; nell'809-13 fu corepiscopo di Treviri, con giurisdizione anche fuori della città (nell'811, in­fatti, consacrò la prima chiesa di Amburgo). Nell'813 fu legato di Carlo Magno a Costantinopoli; al ritorno, si ritirò a Nonantola, ma partecipò ai concilii di Aquisgrana (816) e di Parigi (825). Res­se la diocesi di Lione nell'835-38, in assenza dello arcivescovo Agobardo, e tentò d'introdurvi la sua riforma liturgica, per cui fu osteggiato aspramente dal diacono Floro e fu condannato dal concilio di Kiersy (sett. 838), sulla base d'una sua espressione « Triforme est corpus Christi », a cui fu data una interpretazione tendenziosa. Si ha notizia di suoi viaggi a Roma, sotto Leone III e Gregorio IV. Morì in fama di santità e di miracoli, a Metz, fra I'850 e l'853, il 29 apr., e fu sepolto in S. Ar­nolfo accanto al suo protettore Ludovico il Pio.
Amalario è da identificare con Fortunato arciv. di Treviri, di cui si credé di possedere ivi, in S. Pao­lino, le ossa. Il nome Fortunatus non è, probabil­mente, che l'equivalente del pseudonimo letterario Symphosius, che Amalario aggiunse al suo nome. Lunga e spinosa è stata la controversia relativa all'esisten­za di due Amalario, l'uno arcivescovo di Treviri e l'altro corepiscopo di Metz, ma entrambi liturgisti. La questione, sollevata da Sirmond, fu sostanzialmente risolta, nel senso dell'identificazione dei due Amalario, da Morin, e le obiezioni superstiti sono state definiti­vamente confutate dalle ricerche di Hanssens.
Gli scritti teologici di Amalario sono perduti. Il suo nome è legato soprattutto alle opere di liturgia che gli costarono laboriose ricerche (a Roma, a Corbie e altrove) ed esercitarono un influsso incontrastato sull'interpretazione allegorica e simbolica dei testi e dei riti liturgici per tutto il Medioevo. Si cono­scono: il Liber ojjicialis, ovvero De officiis ecclesiasticis, preziosa enciclopedia in 4 ll., dedicati a Ludovico il Pio, scritti e pubblicati a diverse ri­prese fra l'820 e l'832; e il De ordine antiphonarii, posteriore all'844, e scritto a giustificazione dei cri­teri seguiti in un grande Antifonario perduto (ba­sato sulla collazione di tradizioni diverse, la ro­mana, la metense, ecc.). Il complesso valore mistico e misterico della Messa fu chiarito da Amalario in varie Expositiones. Abbiamo, infine, di Amalario una decina di lettere e un poemetto esametrico sulla sua am­basceria in Oriente (Versus marini). Non è sua, invece, la nota Regula Canonicorum et Sanctimonialium.
Per quanto riguarda il culto di Amalario, si ha notizia d'una venerazione prestata a Metz alle sue reliquie, le quali furono traslate nel 1552 nella nuova basi­lica e collocate presso l'altare maggiore, ma non vi sono tracce di culto ufficiale.
Appare nel Martyrologium Hieronymianum il 29 apr. (« obiit Amalarius episcopus »); nei calen­dari di Treviri è ricordato (ma come Fortunato) il 10 giug.; i martirologi benedettini recano notizie confuse (vi figura talora come monaco di Luxeuil e cardinale); la memoria cade il 10 maggio.
Una effigie di Amalario si può trovare in Ranbeck, Kalendarium Annate Benedictinum, Augusta 1677 (al 10 magg.); varie raffigurazioni barocche deri­vano da Wion, Lignum Vitae, V, 682 (« B. Hamularius Fortunatus, primus Offìcii mortuorum com­positor »).



ANTONIO DE NÓRCIA, Beato

Laico francescano, morì nella cittadina natale intorno al 1310. Il Martirologio francescano, ricordandolo il 10 maggio, lo dice "vita et miraculis clarus".



AURELIANO DE LIMOGES, Santo

Aureliano de Limoges è stato il secondo vescovo di Limoges che si ritiene sia vissuto nel II secolo. E’ il successore di San Marziale, l’evangelizzatore del territorio limosino.
È il santo patrono dei macellai di Limoges.
Secondo la leggenda, il vescovo Aureliano si chiamava Aurélien Cotta ed era un sarebbe stato un sacerdote pagano che si era opposto all'attività missionaria di san Marziale. Aureliano colpito da un fulmine, fu riportato in vita proprio da san Marziale.
Solo dopo questo fatto miracoloso Aureliano si sarebbe convertito al cristianesimo, e divenuto sacerdote sarebbe succeduto a Marziale come vescovo di Limoges.
Nel 1315, le reliquie di Aureliano si trovano nella chiesa parrocchiale di Saint-Cessateur che era situata fuori dalle mura di Limoges. Nel cofrso del XV secolo tali le reliquie furono riportante in città a Limoges, e collocate in una nuova cappella che era stata  costruita nel 1475 sulla strada de la Boucherie dove vivevano macellai di Limoges. Proprio per questo motivo i macellai scelsero Aureliano quale loro santo Patrono.
Esiste ancor oggi la confraternita dei macellai di San Aureliano di Limoges che è responsabile del culto del Santo e del mantenimento della cappella che ospita le sue reliquie.
San Aureliano è ricordato e festeggiato nel giorno 10 maggio.
Ogni sette anni San Aureliano, San Marziale e altri santi del limosino vengono onorati durante il “Limousin Ostensioni” ovvero la pubblica commemorazione dei Santi di Limoges, che si perpetua fin dal 1094 e voluta per guarire i malati del “ Male degli Ardenti”. Per questa festa la popolazione, che si mobilita interamente indipendentemente dalla loro religione, si ritrova ad addobbare la città per ricevere con onore i visitatori e i pellegrini.




BASILIO DE AFTENIE, Beato


Vasile Aftenie nacque il 14 giugno 1899 a Lodroman, nel distretto di Alba in Romania, figlio di Petru e Agafia. Ricevette il Battesimo e la Cresima il 16 luglio dello stesso anno. Frequentò le elementari nella scuola del suo paese, ma per le superiori studiò a Blaj, non lontana dal suo villaggio natale.
Nel 1919 si iscrisse all’Accademia di Teologia di Blaj; in seguito fu inviato a studiare presso il Collegio Greco di Sant’Atanasio a Roma. Nel 1925 ottenne il dottorato in filosofia e teologia e fece ritorno in patria. Il 1° gennaio 1926 ricevette l’ordinazione sacerdotale a Blaj, dal metropolita Vasile Suciu, come sacerdote celibe (la Chiesa greco-cattolica prevede anche membri sposati nel clero).
A un mese dall’ordinazione, fu nominato professore di Storia della Chiesa e Diritto Canonico nell’Accademia di Teologia di Blaj. Grazie al suo carattere gioviale, riuscì a risultare simpatico alle molte persone che avevano a che fare con lui. Fu poi nominato protopope (titolo corrispondente a quello di “arciprete” nella Chiesa latina) di Bucarest, nonché canonico del Capitolo arcivescovile di Blaj.
Il 1° ottobre 1939 divenne rettore dell’Accademia di Teologia di Blaj. Nell’aprile 1940 fu nominato vescovo titolare di Ulpiana, ricevendo l’incarico di ausiliare del metropolita Alexandru Nicolescu, vescovo di Făgăraş e Alba Iulia. La consacrazione episcopale ebbe luogo il 5 giugno 1940 nella cattedrale di Blaj. Ritornò come vicario per Bucarest e il Vecchio Regno, ossia il territorio del primo Stato nazionale romeno.
Mentre il regime comunista cercava di smantellare la Chiesa cattolica romena, sia di rito greco sia di rito latino, monsignor Aftenie rimase saldo nelle sue posizioni: non avrebbe mai spezzato il legame con la Sede Apostolica, ossia con il Papa di Roma. I suoi confratelli vescovi fecero lo stesso, esortando come lui i fedeli in vista dei difficili tempi che si profilavano.
Falliti diversi tentativi volti a comprometterlo, fu infine arrestato il 28 ottobre 1948 dal regime comunista, come anche l’intero episcopato greco-cattolico. Tutti i vescovi vennero portati a Dragoslavele e poi al monastero ortodosso di Căldăruşani, trasformato in campo di concentramento.
Il 25 maggio 1949 venne separato dai confratelli e tenuto in isolamento nei sotterranei del Ministero degli Interni a Bucarest, dove per dieci mesi subì torture. Rifiutò la proposta di diventare metropolita ortodosso di Moldavia: era una manovra del regime, non veniva dalla Chiesa ortodossa. La Securitate, ossia la polizia di regime, cercò di organizzare un processo politico per occultare che l’arresto era avvenuto per motivi religiosi.
A causa delle violenze fisiche e psicologiche, il 25 marzo 1950 monsignor Aftenie ebbe un ictus cerebrale. Fu portato all’ospedale della prigione di Vacaresti, dove morì il 10 maggio 1950, quarantacinque giorni dopo.
Fu seppellito nel cimitero cattolico Bellu con un funerale di rito latino. La sua tomba, riconoscibile in quanto era indicata con le sue iniziali e la data della morte, divenne meta di pellegrinaggi. I resti mortali sono stati traslati il 12 maggio 2010; attualmente riposano nella chiesa “Bunavestire” di Bucarest.
Il 28 gennaio 1997 la Santa Sede ha concesso il nulla osta per l’avvio della comune causa di beatificazione e canonizzazione di monsignor Aftenie e degli altri sei vescovi greco-cattolici morti negli anni del regime comunista in Romania. Il processo eparchiale (ossia diocesano) per il riconoscimento del loro martirio è iniziato il 16 gennaio 1999 a Blaj e si è concluso il 10 marzo 2009.
Il 7 novembre dello stesso anno sono stati aperti i plichi della relativa documentazione, convalidata col decreto del 18 febbraio 2011. Dopo sette anni di lavori, nei quali sono emerse altre testimonianze d’archivio, è stato possibile ultimare la “Positio super martyrio”, consegnata nel 2018.
Il 19 marzo 2019, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui i sette vescovi venivano ufficialmente dichiarati martiri.
La loro beatificazione è stata fissata a domenica 2 giugno 2019, nel corso del viaggio apostolico in Romania dello stesso Pontefice. La comune memoria liturgica è fissata al 2 giugno, anniversario della beatificazione.





CALEPODIO, Santo


Il nome Calepodio deriva dal soprannome di una gens latina e significa “che ha i piedi caldi”. Il Santo che fu martirizzato a Roma fu sepolto da papa Callisto che gli dedicò il cimitero al III miglio della via Aurelia. Gregorio IV rinvenne nella basilica di S. Maria in Trastevere il suo corpo, unitamente a quelli di Cornelio e Callisto, e li depose sotto l’altare maggiore. Alcune reliquie dei tre Santi furono traslate a Fulda ed a Cysoing. Così parla di Lui il M.R. “A Roma il beato Calepodio, Prete e Martire, il quale dall'Imperatore Alessandro fu fatto uccidere colla spada, ed il suo corpo fu trascinato per la città e gettato nel Tevere. Il Papa Callisto poi, avendolo ritrovato, lo seppellì. Fu pure decollato il Console Palmazio colla moglie, coi figlioli ed altri quarantadue della sua casa dell'uno e dell'altro sesso; inoltre il Senatore Simplicio colla moglie ed altri sessantotto della sua famiglia; come pure anche Felice colla sua moglie Blanda. Le loro teste poi furono appese alle diverse porte di Roma, a terrore dei Cristiani”




FRODOINO, Santo

Figlio del nobile franco Magafredo, fu, giovanissimo, « oblato » del monastero dei SS. Pietro e Andrea di Novalesa, del quale, il 10 febb. 773, alla morte dell'abate Asinario, assunse il governo. Egli resse l'abbazia in uno dei periodi di maggiore splendore ; amico fraterno di Carlo Magno, legò il proprio nome a grandi episodi della storia d'Italia.
Nel 772 papa Adriano I, in guerra con Deside­rio, re dei Longobardi, chiamò Carlo Magno in aiuto: l'imperatore varcò il Moncenisio nel sett. 773, ma trovò munitissime fortificazioni allo sboc­co della valle segusina (Clausa Langobardorum, oggi Chiusa di San Michele). Carlo Magno, stabi­lito nell'abbazia di Novalesa il quartiere generale per la battaglia che gli aprì la via verso Roma, immortalata nell'Adelchi manzoniano, non dimen­ticò l'amicizia e l'aiuto dell'abate, determinanti per l'esito della guerra, e concesse numerose franchigie e donazioni all'abbazia, delle quali abbiamo diretta testimonianza nel Chronicon Novalicense (ms. dell'XI sec.), e nei Diplomi originali del 773 e del 779, custoditi nell'Archivio di Stato di Torino.
Occupata l'Italia, incoronato in Roma nell'apri­le 774 re dei Longobardi, Carlo Magno sulla via del ritorno si soffermò nuovamente in Novalesa, dove affidò a Frodoino il figlio Ugo in tenera età, affin­ché ne facesse un buon monaco. Dopo Amblulfo, successore di Frodoino, Ugo divenne abate. Per amore del figlio, Carlo Magno fece larghe donazioni alla abbazia, fra le quali il corpo di s. Valerico, traslato da Novalesa nel 906 per sottrarlo all'invasione dei Saraceni, ed oggi conservato nel santuario torinese della Consolata.
Frodoino diede notevole incremento agli studi; sotto di lui lavorò il monaco Atteperto, famoso copista di cui si conserva ancora un magnifico Evangeliario. Dopo quarantatre anni di governo, morì in fama di santità nell'816; è ricordato il 10 maggio.




GIUSTO SANTGELP, Beato



Francese di illustri natali, il Beato Giusto di Santgelp, cavaliere laico dell’Ordine della Mercede, nell’anno 1284 in redenzione nel regno saraceno di Granada in Spagna, liberò 200 schiavi dalla dura schiavitù degli invasori. La sua carità, umiltà, penitenza furono estremi e morì santamente nel convento di Sant’Antonio abate in Tarragona.
L’Ordine lo festeggia il 10 maggio.



ISIDORA LA STOLTA, Santa



La sua agiografia, infarcita di eventi miracolosi che la rendono poco credibile sul piano storico, non ci fornisce informazioni riguardo alla vita precedente alla sua ordinazione, riferendoci solo che, una volta ammessa ne monastero di Tabenna iniziò a comportarsi come una persona insana di mente, tenendo comportamenti non consoni al suo ruolo e rifiutando in maniera recisa di mangiare con le altre sorelle del monastero.Isidora aveva come compito quello di lavorare in cucina e di pulire ogni angolo del pavimento, compito che pose in essere con diligenza finché non decise, dopo essersi coperta di stracci di non cucinare più per le consorelle e di nutrirsi solo con l'acqua sporca ottenuta con il risciaquo delle stoviglie. A causa delle sue azioni le sue compagne presero a disprezzarla e a a sgridarla per ogni minima piccolezza senza tuttavia riuscire a modificare il suo comportamento. Infatti le agiografie ci riferiscono che Isidora non si arrabbiò mai per i continui ribrotti delle compagne, rassegnandosi di buon grado ad essere giudicata come una pazza (così come lei stessa si considerava).Leggenda vuole che San Pitrim, un monaco asceta del deserto, ebbe una visione in cui un angelo gli ordinava di andare al monastero di Tabenna, di cercare una monaca con un cencio in testa poiché lei sopportava le angherie delle altre sorelle senza lamentarsene, avvicinandosi con i suoi atti alla Passione di Gesù. Il monaco si diresse allora dove gli era stato indicato senza tuttavia incontrare la sorella descrittagli dall'angelo perché le altre monache la tenevano nascosta ai visitatori con il pretesto che fosse posseduta dal demonio. Isidora apparve tuttavia e si inginocchiò davanti al monaco il quale, per tutta risposta si prostrò per terra chiedendole di benedirlo.Alle domande delle consorelle Pitrim raccontò la propia visione concludendo che "Vicina a Dio, Isidora è la più in alto di tutti noi". Dopo quelle parole l'agiografia sulla santa narra che le altre sorelle si pentirono e le chiesero perdono per il loro comportamento.A seguito di quell'avvenimento si racconta che un gran numero di pellegrini iniziò a giungere al monastero per poterle parlare ma Isidora, volendo nascondersi, si allontanò da questo e iniziò una vita eremitica. morì intorno al 365.


MIRO DI CANZO, Santo

È venerato a Sorico (Sorigo) sul lago di Como, nacque a Canzo paese sullo stesso lago, verso il 1306; da giovane donò tutto ciò che possedeva ai poveri e si mise a condurre vita eremitica, prima nei dintorni del paese natio Canzo e poi a Sorigo in diocesi e provincia di Como, sulla Riviera del Lario..
Alcuni studiosi lo classificano appartenente al Terz’Ordine Francescano, altri lo negano. Dopo una vita durata 75 anni, in gran parte dedita all’eremitaggio ed alla mortificazione nella povertà, Miro morì nel 1381 e venne sepolto a Sorigo nella chiesa di S. Michele (oggi chiamata di S. Miro), situata su un vicino colle.
La prima ‘Vita’ scritta in italiano pare derivasse da un precedente testo latino andato perduto. Un’antica pittura lo raffigura in abito grigio da eremita o da pellegrino.
Il 10 settembre 1452 si ebbe la ricognizione delle reliquie, seguita poi da quelle del 1837 e del 1932. La festa liturgica si celebrava o si celebra ancora il secondo venerdì di maggio, mentre il padre somasco Tatti nel suo ‘Martyrologium Nocomiensis’ lo collocò al 10 maggio; è ricordato anche il 21 maggio probabile data della prima ricognizione.


MÊS DE MAIO MARIANO E DO ROSÁRIO


Como escreveu PAULO VI, quanto ao mês de MAIO:
MAIO é o mês em que nos templos e nas casas dos  Católicos de todo o mundo se deve rezar mais fervorosamente o Rosário e no qual todos os cristãos deverão Venerar a MARIA, Mãe de Deus.



Come ha scritto papa Paolo VI, quello di maggio «è il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione». Il primo a percepire il legame tra maggio e Maria fu il re poeta Alfonso X di Castiglia (morto nel 1284) in una delle sue Cantigas. Mentre il più antico testo di meditazioni per il mese mariano si ebbe nel 1549 con il Maggio spirituale composto dal benedettino tedesco Wolfgang Seidl.
Tipica del mese mariano e ampiamente diffusa è la recita del Rosario, che papa Pio V – già a metà del Cinquecento – definì «una modalità di orazione e di preghiera a Dio facile, alla portata di tutti e oltremodo pia». A codificarne la struttura definitiva fu il monaco domenicano Alano de la Roche, che narrò di aver avuto precise istruzioni dalla Madonna, in diverse apparizioni fra il 1463 e il 1468.
La struttura prevedeva quindici decine di Ave Maria, con un Padre nostro all’inizio di ciascuna decina e la contemplazione di altrettanti Misteri della salvezza: rispettivamente, una cinquina caratterizzata dal gaudio dell’incarnazione, una dal dolore della passione e una dalla gloria successiva alla risurrezione. Mancava soltanto la preghiera finale del Gloria al Padre, inserita all’inizio del XVII secolo. Nel 2002, papa Giovanni Paolo II ha poi voluto rimarcare la centratura del Rosario su Gesù Cristo, aggiungendo il nuovo ciclo dei Misteri della Luce, relativi al tempo della vita pubblica del Redentore.
Secondo quanto narra la tradizione, durante la visione il monaco Alano avrebbe ricevuto dalla Vergine quindici promesse, valide per tutti i devoti del Rosario. Fra esse c’è la speciale protezione mariana per tutti coloro che lo recitano devotamente, la garanzia che i fedeli non moriranno senza sacramenti, l’assicurazione che quanti propagheranno il Rosario verranno soccorsi dalla Madonna in ogni loro necessità.


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Local onde se processa este blogue, na cidade do Porto




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Os textos são recolhidos prioritariamente do Livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial de Braga (os mais descritivos, até com imagens) e os restantes do 

MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII

e ainda eventualmente através dos sites:


 Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, 


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Também no que se refere às imagens que aparecem aqui no fim das mensagens diárias, são recolhidas aleatoriamente ou através de fotos próprias que vou obtendo, ou transferindo-as das redes sociais e que creio, serem livres. 
Quanto às de minha autoria, (que serão diferentes e versando diversos temas - diariamente) não 
são colocados quaisquer entraves para quem quiser copiá-las



FELIZ ANO NOVO DE 2020


Igreja da Comunidade de São PAULO DO VISO~
inaugurada a 17 de Março de 1985


ANTÓNIO FONSECA

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Igreja da Comunidade de São Paulo do Viso

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