quarta-feira, 20 de setembro de 2017

Nº 3237 - SÉRIE DE 2017 - 264 - SANTOS DE CADA DIA - 20 DE SETEMBRO DE 2017 - DÉCIMO ANO

Feliz Ano de 2017





Interior da Igreja da Comunidade de São Paulo do Viso



Caros Amigos:




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Nº  3 2 3 7



Série - 2017 - (nº 2 6 4)


20 de SETEMBRO de 2017


SANTOS DE CADA DIA

10º   A N O



 miscelania 008



LOUVADO SEJA PARA SEMPRE 
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO 
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA



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Todos os Católicos com verdadeira Fé, 
deverão Comemorar e Lembrar 
os Santos e Beatos de cada dia, além de procurar seguir os seus exemplos

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EUSTÁQUIO PLÁCIDO, TEOPISTA, AGAPETO e TEOPISTO, Santo


Mártires (entre 98 e 117)


Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:

EUSTÁQUIO (ou EUSTÁTIO) PLÁCIDO era general reformado, tido pelo maior homem de guerra do seu tempo. Foi na caça que ele mudou de religião. O veado, que perseguia, voltou-se para ele, com uma cruz levantada entre as hastes. Palavras que dela vieram, converteram-no. Ao mesmo tempo, a sua mulher TEOPISTA recebia a visita de um anjo e também ela abraçava o Cristianismo. Na noite seguinte, seguiram-nos os dois filhos AGAPETO e TEOPISTO, e no outro dia receberam todos o baptismo.
Dez dias mais tarde, o veado voltou para avisar EUSTÁQUIO que rezasse muito, porque o demónio ia lançar-se contra ele. Na verdade, dentro de uma semana todos os seus escravos morreram de peste e os rebanhos pereceram vitimados por uma epidemia misteriosa; vieram bandidos incendiar-lhe o castelo, levando todo o dinheiro que nele se encontrava; ele mesmo foi tomado por piratas, assim como a mulher e os filhos, quando estavam a embarcar em fuga para o Egipto. Foram vendidos a um negociante de escravos que deles tirou o maior rendimento; foi assim que EUSTÁQUIO se tornou criado dentro duma quinta. TEOPISTA criada de estalagem, os dois filhos marçanos, enquanto esperavam para entrar no exército.
Passaram assim dez anos. Os Partos invadiram o Império. O imperador Trajano, vendo-se em grandes dificuldades, mandou procurar o general EUSTÁQUIO. Encontraram-no e ele repeliu o inimigo para longe das fronteiras.
Levar-nos-ia demasiado longe contar como TEOPISTO e AGAPETO, tendo reconhecido o pai no chefe do exército em que se batiam, e a mãe na criada da estalagem onde tinham ido almoçar, toda a família se encontrou reunida para assistir às festas da vitória. deviam estas começar por um sacrifício aos ídolos. Mas recudando todos tal coisa, foram os quatro encerrados num touro de bronze aquecido ao rubro, mas eles nada sofreram porque, até ao momento em que partiram para o céu, foram ouvidos a conversar alegremente, rezar juntos e executar cânticos de acção de graças.
Difícil é explicar como se originaram este culto e esta narrativa.
Santo EUSTÁQUIO é um dos Santos Auxiliadores comemorados em 8 de Agosto.

Segue-se o texto descrito em www.santiebeati.it


Uomo di grandissima santità, il mercedario Beato Stefano Pina, faceva parte del convento di Santa Maria in EUSTACHIO, PLACIDO (lat. Placidus), TEOPISTA, TEOPISTO e AGAPIO, santi, martiri a ROMA.
Placido, ricco e vittorioso generale di Traiano, benché pagano era spinto a grandi beneficenze per sua bontà naturale, come già il centurione Cornelio. Un giorno, a caccia, inseguì un cervo di straordinaria bellezza e grandezza che, fermatosi sopra un'alta rupe, si volse all'inseguitore. Aveva tra le corna una croce luminosa e, sopra, la figura di Cristo: "Placido", disse, "perché mi perseguiti? Io sono Gesù, che tu onori senza sapere". Riavutosi dallo spavento, Placido fu invitato a farsi battezzare insieme coi suoi. Egli prese il nome di Eustachio o Eustazio, la moglie quello di Teopista e i figli quelli di Teopisto e Agapio. Ritornato sulla montagna, udì la voce misteriosa preannunziare che, novello Giobbe, avrebbe dovuto dar prova della sua pazienza. Infatti, la peste gli rapì i servi e le serve e, poco dopo, i cavalli e il bestiame. I ladri gli tolsero ogni altro suo avere. Allora decise di emigrare in Egitto; durante il viaggio, non avendo di che pagare il nolo, si vide togliere la moglie dal capitano della nave, che se n'era invaghito. Ridiscese a terra e continuò con i figli il viaggio a piedi; ma poco dopo questi gli furono rapiti, da un leone l'uno, da un lupo l'altro. Salvati dagli abitanti del luogo, i due giovanetti crebbero nello stesso villaggio senza conoscersi.
Eustachio, rimasto solo, si stabilì in un villaggio vicino, detto Badisso, ridotto a guadagnarsi il pane custodendo i raccolti degli ospiti. Quindici anni dopo, avendo i barbari violato i confini dell'Impero, Traiano si ricordò di Placido e lo fece cercare. Due commilitoni lo ritrovarono e lo condussero a Roma. Nuovamente a capo delle truppe, trovandole insufficienti, fece reclutare dovunque nuovi soldati: tra le reclute c'erano, sempre ignari l'uno dell'altro, i suoi figli, così robusti e ben educati che li fece sottufficiali e anche suoi commensali. Ricacciati gli invasori e occupato il loro territorio, le truppe sostarono per un breve riposo in un oscuro villaggio, proprio quello dove Teopista, dopo la morte del capitano della nave, viveva coltivando l'orto d'un abitante del luogo, dimorando in un povero abituro; i due ufficiali le chiesero ospitalità. Al racconto delle vicende della propria vita, i due si riconobbero; anche Teopista li riconobbe, ma non rivelò loro la propria identità. Il giorno seguente presentatasi al generale per chiedergli d'essere rimandata in patria, riconobbe in lui il proprio marito. La famiglia cos1 si ricompose. Nel frattempo, a Traiano era succeduto Adriano, il quale accolse il vincitore in trionfo. Però, all'indomani, essendosi Eustachio rifiutato di partecipare al rito di ringraziamento nel tempio di Apollo, perché cristiano, fu condannato al circo insieme con i suoi. Tuttavia il leone, quantunque aizzato contro di loro, neanche li toccò. Allora furono introdotti entro un bue di bronzo arroventato: morirono all'istante, ma il calore non arse loro un capello. I corpi, sottratti dai cristiani, ebbero una conveniente sepoltura sulla quale, dopo la pace di Costantino, sorse un oratorio, dove il loro dies natalis era festeggiato il 1o novembre.
Questa leggenda ebbe nel Medio Evo straordinario successo. Ci è pervenuta in molte redazioni e versioni, greche, latine, orientali (armena, siriaca, georgiana, copta, slava, eoc.) e volgari (italiana, francese, spagnola, inglese, tedesca, irlandese, ecc.), diverse nei particolari, ma concordi nella sostanza. W. Meyer, argomentando dal fatto che si tratta d'un martire romano, conclude essere la redazione originaria quella latina; il Delehaye lo esclude in modo assoluto; la Depositio martyrum Ecclesiae Romanae e il Martirologio Geronimiano non conoscono affatto Eustachio. La redazione originaria è invece quella greca; il suo autore non partì da alcun dato reale (storico, monumentale, liturgico), ma ricucì insieme alla meno peggio motivi ricorrenti nella novellistica popolare e nell'agiografia cristiana. Nella sua opera si distinguono chiaramente tre racconti: la conversione miracolosa, le avventure familiari e il martirio. Il racconto di quest'ultimo rientra nel genere delle passiones romanzesche. Invece, il racconto del cervo prodigioso ripete un motivo che compare spesso nell'agiografia cristiana (v. s. GIULIANO lo Spedaliere, s. MEINULFO, s. GIOVANNI di Matha e s. FELICE di Valois, s. FANTINO, s. UBERTO di Liegi, ecc.) e ha radici nella letteratura indiana. La stessa cosa va detta pure del racconto delle avventure familiari di Eustachio. Il motivo ricorreva in India ancor prima di Buddha: da quel fondo comune passò alla novellistica universale. Lo ritroviamo, infatti, nell'antica letteratura greca, in quella araba, armena, giudaica, kabila, ecc., in molti romanzi del Medio Evo ed anche nelle Omelie pseudo-clementine e nella leggenda di s. Senofonte, Maria e i suoi figli. Concludendo il suo ampio studio, il Delehaye dice che nessun testo agiografico è, ora, più conosciuto della leggenda di s. Eustachio, ma anche nessuno s'è rivelato altrettanto privo di valore storico.
Eppure, l'eroe del pio romanzo agiografico, grazie all'abilità del narratore, s'impose alla credulità popolare, che ne fece un personaggio reale. La prima traccia, che si conosca finora, d'un culto in suo onore è la diaconia S. Eustachii o basilica beati Eustacii che compare già all'inizio del sec. VIII in documenti del papa Gregorio II. Ne parla il Liber Pontificalis, nella biografia dei papi Leone III (795-816) e Gregorio IV (827-844). Era detta in platana, perché sorgeva in mezzo ai platani fra le rovine delle terme di Nerone e di Alessandro Severo, "iuxta templum Agrippae". Fu ricostruita durante il pontificato di Celestino III (1191-1198), che la consacrò il 12 maggio 1196, dopo aver rimesso nell'altare maggiore i presunti corpi di s. Eustachio e dei suoi familiari. S. Eustachio diede il nome al XIII rione della città. La celebrità del santo spiega il sorgere di altre leggende, come quella che identifica il luogo del prodigio del cervo nei monti della Mentorella, là dove sorge il santuario di S. Maria in Vulturella, sopra Ceciliano (Tivoli), e l'altra, che faceva discendere il santo dalla casa Ottavia, quella dell'imperatore Ottaviano Augusto, e, a sua volta, faceva discendere dal santo i conti di Tuscolo, che presero appunto il nome di conti di S. Eustachio.
La leggenda mette la sua festa al 1 novembre, alla cui data compare anche nel corbeiese majus (sec. XII) del Martirologio Geronimiano. Fu spostata al 2 novembre, dopo l'introduzione della commemorazione di tutti i santi e poi in altro giorno dopo l'introduzione della commemorazione dei defunti. Alla data del 20 settembre compare negli evangeliarii di tipo romano puro dalla metà del sec. VIII e nel Sinassario di Costantinopoli nella quale città era festeggiato nella chiesa (col. 61). Questa data, passata nel Martirologio Romano, finì per diventare universale. S. Eustachio figura tra i santi Ausiliatori ed è protettore dei cacciatori e guardiacaccia.


FRANCISCO MARIA DE CAMPOROSSO, Beato

Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga

O Beato FRANCISCO MARIA DE CAMPOROSSO, irmão leigo capuchinho, nasceu na aldeia de Camporosso, na diocese de Vintimilha (na fronteira italiana, (perto de Mónaco e de Nice), em 1804. Os pais, bons aldeões, deram-lhe no baptismo o nome de JOÃO. sendo jovem pastor, arranjava-se para ouvir missa todos os dias; gostava de rezar e de catequizar os da sua idade.
Passou dois anos entre os Menores conventuais e depois fez-se Terceiro Capuchinho. Entrou no noviciado desta Ordem em Génova, onde recebeu o nome de FRANCISCO MARIA. Em Dezembro de 1826 pronunciou votos de religião.
Pouco depois, foi transferido para o convento da Imaculada, também em Génova, onde ficou até à morte. Durante sete anos foi empregado nos modestos trabalhos reservados aos conversos. Admiravam-se nele a serenidade, a alegria, a obediência, o silêncio e a fidelidade à Regra. Depois confiaram-lhe os Superiores a função de irmão mendicante. Ao cargo de mendicante juntou-se o de apóstolo, que evangelizava as praças e mesmo as tabernas. O «Padre Santo» como chamavam ao humilde irmão, tornou-se popular nas ruas íngremes da cidade ou nas ruelas que cheiram a peixe, junto do porto. Encontrava muitas misérias neste povo da beira da água, e esforçava-se por levá-lo para o alto, para Deus; procurava medicar as almas, que por vezes tinham relexos de ira e de injúria. recomeçava sempre com humildade, abnegação e bondade. Em 1886, uma dessas epidemias, que sempre ameaçavam, os grandes portos, caiu sobre Génova. O Padre Santo sofreu-a na sua pessoa, e ofereceu-se a Deus, que aceitou. Morreu a 17 de Setembro. Pouco depois, o flagelo cedia.
O religioso foi enterrado no cemitério de Staglieno, onde a piedade genovesa lhe levantou um túmulo de mármore. Foi beatificado por PIO XII em 1929.

JOSÉ MARIA DE YERMO Y PARRESSanto



Em Puebla, no México São JOSÉ MARIA DE YERMO Y PARRES presbitero que fundou a Congregação das Servas do Coração de Jesus e dos Pobres, para socorrer os indigentes nas necessidades da alma e do corpo. (1904)

Texto do livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:

«Cristo foi enviado pelo Pai "a anunciar a boa nova aos pobres, a proclamar a libertação aos cativos" (Lc 4, 18), "a procurar e salvar o que estava perdido" (Lc 19, 10); de modo semelhante a Igreja ama todos os angustiados pelo sofrimento humano, reconhece mesmo a imagem do seu Fundador, pobre e sofredor, nos pobres e nos que sofrem, esforça-se por lhes aliviar a indigência e neles deseja servir a Cristo» (L. G. 8).
Esta palavras do Concílio Vaticano II aplicam-se bem à vida do beato PADRE JOSÉ MARIA, que veio ao mundo em Jalmolonga, no México, a 10 de Novembro de 1851. Filho único de um advogado, perdeu a mãe 50 dias após o nascimento. O pai entregou-o aos cuidados de uma sua irmã, que educou o sobrinho, inculcando-lhe as verdades cristãs.
Sentindo-se chamado à vida consagrada, a 10 de Maio de 1867 entrou na Congregação da Missão, na qual fez os votos dois anos depois. Todavia, em 1877, abandonou essa congregação e entrou no seminário de León, onde recebeu a ordenação sacerdotal, no dia 24 de Agosto de 1879.
Entregou-se então à pregação com grande ardor apostólico. Em Abril de 1885, o novo Bispo entregou-lhe o encargo de duas pobres capelas nos arredores de León, que ele assumiu co grande humildade e procurou inculcar a devoção eucarística àquela pobre gente.
Certo dia, quando se dirigia para a capela chamada «O Calvário» deparou com uma cena horripilante: alguns suínos a devorar duas crianças recém-nascidas. Tomou imediatamente a decisão de abrir uma casa em beneficio dos pobres, que eram muitos naquela região. Com o auxilio de quatro jovens (CLOTILDE MUÑOZ, FAUSTA OJEDA, VITORIANA GUTIÉRREZ e GUMERCINDA MUÑOZ) começou a recolher num edifício anexo à capela do calvário uns 60 mendigos de ambos os sexos e de todas as idades. Era o dia 13 de Dezembro de 1885. A casa tomou o nome de «Asilo do Sagrado Coração».
Não conseguindo que as Irmãzinhas dos Pobres tomassem conta da casa decidiu fundar uma nova Congregação. Redigiu um esboço de Constituições e em 1888 abriu uma residência em Puebla dos Anjos e deu nome ao novo Instituto: «Servas do Sagrado Coração de Jesus e dos Pobres». Na mesma cidade, em 1893, abriu uma grande casa a que deu o nome de «A misericórdia cristã», para a regeneração de raparigas transviadas.
Entre as obras do beato Padre JOSÉ MARIA merece destaque a missão entre os indígenas de Tarahumara, no norte do México, naquele tempo quase impenetrável por falta de vias de comunicação.
O Santo Padre JOÃO PAULO II na homilia da missa da beatificação - celebrada na Basilica de Nossa Senhora de Guadalupe , no dia 6 de Maio de 1999 - realça outras actividades e virtudes do servo de Deus:
«Nele estão delineados com clareza os traços do autêntico sacerdote de Cristo, porque no sacerdócio foi o centro da sua vida e santidade sacerdotal e a sua meta. A sua intensa dedicação à oração e ao serviço pastoral das almas, bem como a sua dedicação especifica ao apostolado entre os sacerdotes, com retiros espirituais , aumentam o interesse pela sua figura, especialmente agora que o próximo Sínodo dos Bispos se ocupará também da formação dos sacerdotes do futuro.
O apóstolo da caridade como lhe chamaram os seus contemporâneos, o Padre JOSÉ MARIA uniu o amor a Deus e o amor ao próximo, síntese da perfeição evangélica , com uma grande devoção ao Coração de Jesus e com um amor particular aos pobres. O seu zelo ardente pela glória de Deus levava-o também a desejar que todos fossem autênticos apóstolos.
AAS 82 (1990)  187-91; L'OSS. ROM. 13.5.1990

ANDRÉ KIM TAE-GON, PAULO CHONG HA-SANG e Companheiros
SIMEÃO BERNEUX, ANTÓNIO DAVELUY, LOURENÇO IMBERT, bispos; 
JUSTO RANFER DE BRETENIÉRES, LUÍS BEAULIEU, PEDRO HENRIQUE DORIE, PEDRO MAUBANT, TIAGO CHASTAN, PEDRO AUMAITRE, MARTINHO LUCAS HUIN
presbiteros; 
JOÃO YI YUN-IL, ANDRÉ CHONG HWA-GYONG, ESTÊVÃO MIN KUK-KA, PAULO HO HYOB, AGOSTINHO PAK CHONWON, PEDRO HONG PYONG-JU, PAULO HONGYONG-JU, JOSÉ CHANG CHU-GI, TOMÉ SON CHASON, LUCAS HUWANG SOK-TU, DAMIÃO NAM MYONG-HYOG, FRANCISCO CH'OE KYONG-HWAN, CARLOS HYON SONG-MUN, LOURENÇO HAN I-HYONG, PEDRO NAM KYONG-MUN, AGOSTINHO YU CHING-GIL, PEDRO YI HO-YONG, PEDRO SON SON-JI, BENEDITA HYONG KYONG-NYON, PEDRO CH'OE CH'ANG-HUB 
catequistas
ÁGUEDA YI, MARIA YI IN-DOG, BÁRBARA YI, MARIA WON KWI-IM, TERESA KIM IM-I, COLUMBA KIM HYO-IM, MADALENA CHO, ISABEL CHONG CHONG HYE, 
virgens; 
TERESA KIM, BÁRBARA KIM, SUSANA U SUR-IM, ÁGUEDA YI KAN-NAN, MADALENA PAK PONG-SON, PERPÉTUA HONG KUM-JU, CATARINA YI, CECÍLIA YU SO-SA, BÁRBARA CHO CHUNG-I, MADALENA HAN YONG-I, viúvas; MADALENA SON SO-BYOG, ÁGUEDA YI KIONG-I, ÁGUEDA KWON CHIN-I, JOÃO YI MUN-U, BÁRBARA CH'OE YONG-I, PEDRO YU CHONG-NYUL, JOÃO BAPTISTA NAM CHONGSAM, JOÃO BAPTISTA CHON CHANG-UN, PEDRO CH'OE HYONG, MARCOS CHONG UI-BAE, ALEIXO U SE-YONG, ANTÓNIO KIM SONG-U, PROTÁSIO CHONG KUK-BO, AGOSTINHO YI KWANG-HON, ÁGUEDA KIM A-GI, MADALENA KIM O-BI, BÁRBARA HAN A-GI, ANA PAK A-GI, ÁGUEDA YI SO-SA, LUZIA PAK HUI-SUN, PEDRO KWON TU-GIN, JOSÉ CHANG SONG-JIB, MADALENA YI YONG-HUI, TERESA YI MAE-IM, MARTA KIM SONG-IM, LUZIA KIM, ROSA KIM, ANA KIM CHANG-GUM, JOÃO BAPTISTA YI KWANG-NYOI, JOÃO PAK HU-JAE, MARIA PAK KUN-A-GI HUI-SUN, BÁRBARA KWON-HUI, BÁRBARA YI CHONG-HUI, MARIA YI YON-HUI, INÊS KIM HYO-JU, CATARINA CHONG CH'OR-YOM, JOSÉ IM CH'I-BAEG, SEBASTIÃO NAM I-GWAN, INÁCIO KIM CHE-JUN, CARLOS CHO SHIN-CH'OL, JULIETA KIM, ÁGUEDA CHON KYONG-HYOB, MADALENA HO KYE-IM, LUZIA KIM, PEDRO YU TAECH'OL, PEDRO CHO HEA-SO, PEDRO YI MYONG-SO, BARTOLOMEU CHONG MUN-HO, JOSÉ PEDRO HAN CHAE-KWON, PEDRO CHONG WOM-JI, JOSÉ CHO YUN-HHO, BÁRBARA KO SUN-I e MADALENA YI YONG-DOG,
Santos

    


  
  
Memória dos santos ANDRÉ KIM TAE-GON presbitero, PAULO CHONG HA-SANG e Companheiros   .....
SIMEÃO BERNEUX, ANTÓNIO DAVELUY, LOURENÇO IMBERT, bispos; 
JUSTO RANFER DE BRETENIÉRES, LUÍS BEAULIEU, PEDRO HENRIQUE DORIE, PEDRO MAUBANT, TIAGO CHASTAN, PEDRO AUMAITRE, MARTINHO LUCAS HUIN
presbiteros; 
JOÃO YI YUN-IL, ANDRÉ CHONG HWA-GYONG, ESTÊVÃO MIN KUK-KA, PAULO HO HYOB, AGOSTINHO PAK CHONWON, PEDRO HONG PYONG-JU, PAULO HONGYONG-JU, JOSÉ CHANG CHU-GI, TOMÉ SON CHASON, LUCAS HUWANG SOK-TU, DAMIÃO NAM MYONG-HYOG, FRANCISCO CH'OE KYONG-HWAN, CARLOS HYON SONG-MUN, LOURENÇO HAN I-HYONG, PEDRO NAM KYONG-MUN, AGOSTINHO YU CHING-GIL, PEDRO YI HO-YONG, PEDRO SON SON-JI, BENEDITA HYONG KYONG-NYON, PEDRO CH'OE CH'ANG-HUB 
catequistas
ÁGUEDA YI, MARIA YI IN-DOG, BÁRBARA YI, MARIA WON KWI-IM, TERESA KIM IM-I, COLUMBA KIM HYO-IM, MADALENA CHO, ISABEL CHONG CHONG HYE, virgens; 
TERESA KIM, BÁRBARA KIM, SUSANA U SUR-IM, ÁGUEDA YI KAN-NAN, MADALENA PAK PONG-SON, PERPÉTUA HONG KUM-JU, CATARINA YI, CECÍLIA YU SO-SA, BÁRBARA CHO CHUNG-I, MADALENA HAN YONG-I, viúvas; MADALENA SON SO-BYOG, ÁGUEDA YI KIONG-I, ÁGUEDA KWON CHIN-I, JOÃO YI MUN-U, BÁRBARA CH'OE YONG-I, PEDRO YU CHONG-NYUL, JOÃO BAPTISTA NAM CHONGSAM, JOÃO BAPTISTA CHON CHANG-UN, PEDRO CH'OE HYONG, MARCOS CHONG UI-BAE, ALEIXO U SE-YONG, ANTÓNIO KIM SONG-U, PROTÁSIO CHONG KUK-BO, AGOSTINHO YI KWANG-HON, ÁGUEDA KIM A-GI, MADALENA KIM O-BI, BÁRBARA HAN A-GI, ANA PAK A-GI, ÁGUEDA YI SO-SA, LUZIA PAK HUI-SUN, PEDRO KWON TU-GIN, JOSÉ CHANG SONG-JIB, MADALENA YI YONG-HUI, TERESA YI MAE-IM, MARTA KIM SONG-IM, LUZIA KIM, ROSA KIM, ANA KIM CHANG-GUM, JOÃO BAPTISTA YI KWANG-NYOI, JOÃO PAK HU-JAE, MARIA PAK KUN-A-GI HUI-SUN, BÁRBARA KWON-HUI, BÁRBARA YI CHONG-HUI, MARIA YI YON-HUI, INÊS KIM HYO-JU, CATARINA CHONG CH'OR-YOM, JOSÉ IM CH'I-BAEG, SEBASTIÃO NAM I-GWAN, INÁCIO KIM CHE-JUN, CARLOS CHO SHIN-CH'OL, JULIETA KIM, ÁGUEDA CHON KYONG-HYOB, MADALENA HO KYE-IM, LUZIA KIM, PEDRO YU TAECH'OL, PEDRO CHO HEA-SO, PEDRO YI MYONG-SO, BARTOLOMEU CHONG MUN-HO, JOSÉ PEDRO HAN CHAE-KWON, PEDRO CHONG WOM-JI, JOSÉ CHO YUN-HHO, BÁRBARA KO SUN-I e MADALENA YI YONG-DOG
que foram mártires na Coreia. Neste dia veneram-se na mesma celebração todos os 103 mártires que na Coreia deram testemunho da fé cristã, neste reino introduzida primeiro por iniciativa de alguns leigos fervorosos e depois alimentada e fortalecida pela pregação dos missionários e a celebração dos sacramentos. Todos estes atletas de Cristo - entre os quais três bispos, oito presbiteros e todos os outros leigos: homens e mulheres, casados ou não, anciãos, jovens e crianças - suportando o suplício, consagraram com o seu precioso sangue os primórdios da Igreja na Coreia. (1839 - 1866)
  



DORIMEDONTE, Santo



Em Sínada, na Frígia, hoje Cifitkasaba, na  Turquia, São DORIDEMONTE mártir. (séc. III)



HIPÁCIO, ASIANO e ANDRÉ, Santos

    

Em Constantinopla, hoje Istambul, Turquia, os santos mártires HIPÁCIO, ASIANO bispos e ANDRÉ presbitero que, no tempo do imperador Leão o Isáurico, pela defesa das sagradas imagens, depois de cruéis e graves tormentos, foram lançados como alimento aos cães. (740)




ADELPRETO DE TRENTOBeato



Perto da cidade de Arco, no Trentino, Itália, o Beato ADELPRETO bispo estrénuo defensor dos pobres e crianças e da liberdade da Igreja que, surpreendido pelas ciladas dos inimigos foi cruelmente espancado até à morte. (1172)

TOMÁS JOHNSON, Beato



  
Em Londres, Inglaterra, o Beato TOMÁS JOHNSON presbitero da Cartuxa desta cidade e mártir, que no reinado de Henrique VIII encarcerado na prisão de Newport por causa da sua fidelidade à Igreja, foi o nono dos seus confrades que ali morreu de fome e enfermidade. (1537)


FRANCISCO DE POSADASBeato



Em Córdova, Espanha, o Beato FRANCISCO DE POSADAS presbitero da Ordem dos Pregadores insigne pela sua penitência, humildade e caridade que durante 40 anos anunciou a Cristo nesta região. (1713)


JOÃO CARLOS CORNAYSanto




Na fortaleza de Son-Tay no Tonquim, Vietname, São JOÃO CARLOS CORNAY presbitero da Sociedade das Missões Estrangeiras de Paris e mártir que, por decreto do imperador Minh Mang depois de sofrer cruéis suplícios foi esquartejado a finalmente degolado por causa da sua fé cristã. (1837)


LOURENÇO HAN I-HYONG e 6 companheiros PEDRO NAM KYONG-MUN,TERESA KIM IM-I,SUSANA U SUR-IM e 
ÁGUEDA YI KAN-NAN, 
CATARINA CHONG CH'OR-YOM e 
JOSÉ IM CH'I-BEG , Santos



Em Seul, na Coreia, os santos LOURENÇO HAN I-HYONG catequista e 6 companheiros PEDRO NAM KYONG-MUNcatequista; TERESA KIM IM-I, virgem; SUSANA U SUR-IM e ÁGUEDA YI KAN-NAN, viúvas; CATARINA CHONG CH'OR-YOM e JOSÉ IM CH'I-BEG baptizado no cárcere, mártires que, morreram por Cristo, enforcados em diversos cárceres. A sua memória celebra-se hoje, juntamente com a dos outros mártires acima assinalados. (1837)




TERESA CEJUDO REDONDO, Beata



Em Pozoblanco, Córdova, Espanha, a beata TERESA CEJUDO REDONDO mãe de família cooperadora salesiana e rtir,. (1936)

MARIA TERESA DE SAN JOSÉ 
(Anna Maria Tauscher Van Den Bosch)Beata



Em Sittard, na Holanda, a beata MARIA TERESA DE SÃO JOSÉ (Anna Maria Tauscher Van Den Bosch) virgem fundadora da Congregação das Irmãs Carmelitas do Divino Coração de Jesus. (1938)


 ... E AINDA  ...



CÂNDIDA DE CÓRDOVASanta




Secondo il Martirologio Romano subì il martirio a Cartagine al tempo dell'imperatore Massimiano il 20 settembre d'un anno imprecisato. Tuttavia, il Baronio non cita documenti antichi all'infuori del Galesino e del calendario della Chiesa di Cordova in Spagna. La menzione di Santa Candida vergine e martire si trova anche nei calendari mozarabici. . 

FAUSTA DE NARNI,Santa





“A Cizico, nella Propontide (nell'Asia Minore), si festeggia il natale dei santi Martiri Fausta Vergine ed Evilasio, sotto l'imperatore Massimiliano; dei quali Fausta, dallo stesso Evilasio, sacerdote degli idoli, spogliata dei capelli e rasa per ischerno, fu appesa e tormentata. Quindi, volendola segare per mezzo, nè potendo i carnefici offenderla, Evilasio, di ciò meravigliato, si convertì a Cristo; e mentre anche lui, per ordine dell'Imperatore era acerbamente tormentato, Fausta, trivellata nella testa, trafitta con chiodi per tutto il corpo e posta in una padella infuocata, finalmente, insieme col medesimo Evilasio, chiamata da una voce celeste, passò al Signore”.
Così il Martirologio Romano fissa il ricordo della santa di oggi. Come spesso accade, queste informazioni sono state ricavate esclusivamente dagli Atti, o più propriamente da una Passione, alla quale gli storici odierni attribuiscono un valore pressoché nullo, soprattutto per talune stravaganze. E del resto il "racconto" non è andato immune neppure da correzioni e varianti più o meno contemporanee. Il documento venne utilizzato tuttavia anche dal celebre storico Venerabile Beda nel suo Martirologio, in cui si leggono pressappoco le stesse notizie già riferite. E’ interessante anzi com'egli abbia accolto insieme due varianti. Il primo supplizio di S. Fausta, "spogliata dei capelli e rasa per ischerno", è stato ampliato infatti da lui sintetizzando due documenti diversi, uno dei quali attestava soltanto che la martire era stata "spogliata dei capelli". Questo supplizio poi era evidentemente uno dei "numeri" preferiti dai carnefici, poiché viene ricordato anche nel caso di altre sante vergini martiri, e lo stesso si dica del tentativo (fallito nel caso di Fausta) di segarla "per mezzo", "quasi fosse un pezzo di legno", come aggiunge il Beda.
Gli stessi Atti, ricordando il supplizio dei chiodi, dicono, con una certa bonarietà, che il corpo punzecchiato di Fausta era divenuto somigliante alla "suola di uno stivaletto". La martire di Cizico consumò il suo sacrificio supremo solo quando la chiamò "una voce celeste". Le reliquie della Fausta di Cizico furono oggetto di una doppia traslazione: alla metà del sec. VI a Narni e poi nel sec. IX a Lucca. A Narni infatti fu vescovo dal 537 al 558 S. Cassio, che edificò per la defunta amatissima moglie, appunto di nome Fausta, un sepolcro, che poi volle arricchire con le reliquie della santa omonima di Cizico. Cominciò così ad essere venerata anche una S. Fausta di Narni.


SUSANA DE ELEUTEROPÓLIs. Marina-Marino del Libano, s. Anastasia, s. Atanasia moglie di Andronico, s. Apollinaria, s. Eufrosina-Smaragdo, s. Eugenia, s. Teodora di Alessandria, ecc, Santas

   

La vita e il martirio di s. Susanna, ci è nota per una ‘passio’ in lingua greca, riportata dalla “Bibliotheca Hagiografica Graeca”, gli avvenimenti vanno inquadrati nel IV secolo.
Susanna originaria della Palestina, era figlia di un sacerdote pagano di nome Artemio, la madre Marta era ebrea; rimasta orfana di entrambi, venne istruita e convertita da un certo prete Silvano e quindi battezzata.
In seguito donò tutti i suoi beni ai poveri e sotto spoglie maschili, entrò in un monastero per condurre vita ascetica, con il nome fittizio di Giovanni.
Nelle ‘Vite’ dei santi, specie di quel periodo storico, dove non esisteva ancora un monachesimo femminile, si ritrovano varie sante che con questo stratagemma, vissero spesso fino alla morte, in monasteri maschili, senza che nessuno se ne accorgesse; del resto specie per i primi monaci, la vita in comune era ridotta, perché ognuno aveva una cella o un eremitaggio, salvo a riunirsi per le cerimonie comuni.
Susanna (Giovanni) andò avanti così per molto tempo, conducendo una vita di perfetta asceta, finché accusata da una donna di avere avuto rapporti sessuali con lei, per dimostrarne la menzogna, dovette rivelare il suo vero sesso.
Anche questa parte riguardante una presunta violenza sessuale, denunziata da qualche donna, attratta da quel che sembrava un monaco e da questi respinta, e che si vendica accusandolo di rapporti inesistenti, fa parte spesso del racconto della vita, di quell’elenco di monache-monaci, che usarono questo sotterfugio per vivere una vita monastica, allora per loro preclusa.
Fu talmente usato questo metodo che parecchie di esse, sono diventate sante, per l’austerità della vita che vollero scegliere; ne diamo alcuni nomi oltre s. Susanna di Eleuteropoli, s. Marina-Marino del Libano, s. Anastasia, s. Atanasia moglie di Andronico, s. Apollinaria, s. Eufrosina-Smaragdo, s. Eugenia, s. Teodora di Alessandria, ecc.
Lasciato così il monastero, Susanna si recò ad Eleuteropoli (Grecia), dove venne ordinata diaconessa dal vescovo del luogo; il racconto verso la fine dice, che essendo nell’epoca delle persecuzioni contro i cristiani (sec. IV?), Susanna venne arrestata, per il suo zelo nell’annunciare Cristo Gesù, quindi trasferita davanti al governatore Alessandro, subì vari tormenti, poi venne rinchiusa in carcere dove morì.
La sua commemorazione nei Sinassari bizantini è posta al 19 settembre, invece Cesare Baronio, il quale compilò il primo Martirologio Romano nel secolo XVI, la pose al 20 settembre.




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Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.

Textos recolhidos

In




MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII

e através dos sites:


 Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, 
e do Livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial de Braga, além de outros, eventualmente 

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Também no que se refere às imagens que aparecem aqui no fim das mensagens diárias, são recolhidas aleatoriamente ou através de fotos próprias que vou obtendo, ou transferindo-as das redes sociais e que creio, serem livres. 
Quanto às de minha autoria, não coloco quaisquer entraves para quem quiser copiá-las







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ANTÓNIO FONSECA

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