domingo, 17 de fevereiro de 2019

Nº 3752 - SÉRIE DE 2019 - (048) - SANTOS DE CADA DIA - 17 DE FEVEREIRO DE 2019 - Nº 102 DO 12º ANO,

Caros Amigos



Desejo que este Ano de 2019 traga tudo de Bom para toda a Humanidade.
As minhas melhores Saudações de
Amizade e Gratidão
para todos os leitores e/ou simples Visitantes que queiram passar os olhos por este Blogue

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Nº  3 7 5 2



Série - 2019 - (nº 0  4  8)


17 de FEVEREIRO de 2019


SANTOS DE CADA DIA

Nº  1 0 2

12º   A N O



 miscelania 008



LOUVADO SEJA PARA SEMPRE 
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO 
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA



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Todos os Católicos com verdadeira Fé, 
deverão Comemorar e Recordar
os Santos e Beatos de cada dia, além de Procurar seguir os seus exemplos


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Os Sete Fundadores dos Servitas
BONFIGLIO MONALDI (ou Bonfílio), 
BONGIUNTA MANETTO (ou Bartolomeu), 
MANETTO ANTELENSE (ou João), 
AMÍDIO AMIDEI (ou Bento), 
UGGOCIO UGOCCIONI (ou Geraldino), 
SOSTÉNIO DE'SOSTEGNO (ou Ricóvero) e 
ALESSIO FALCONIERI (ou Aleixo), Santos





Os Santos Sete Fundadores da Ordem dos Servitas de Nossa Senhora - BONFÍLIO, BARTOLOMEU, JOÃO, BENTO, GERALDINO, RICÓVERO e ALEIXO - que eram negociantes em Florença e se retiraram de comum acordo para o monte Senário, onde se consagraram ao serviço da Virgem Maria, fundando uma Ordem sob a Regra de Santo Agostinho. São comemorados todos no dia em que, segundo a tradição, morreu centenário o último destes fundadores, que foi ALEIXO. (1262-1310)

   

Texto do site www.santiebeati.it:

Sono sette i fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, ma sui loro nomi si andò creando col tempo qualche confusione, che contribuì a ritardarne notevolmente la canonizzazione. Comunque, quando Leone XIII il 15 gennaio 1888, approvando i quattro miracoli che si ritenevano ottenuti per la loro collettiva intercessione, iscrisse i sette nell’albo dei Santi, elencandoli così: Bonfiglio dei Monaldi, Bonagiunta Manetti, Manetto dell’Antella, Amideo degli Amidei, Uguccio degli Uguccioni, Sostegno dei Sostegni e Alessio dei Falconieri. Si concludeva così la lunga serie di processi canonici iniziata nel 1667, poco dopo la canonizzazione del quinto priore generale dell’Ordine, Filippo Benizi; ma c’è da dire che già nel 1717 era stato confermato il culto del beato Alessio Falconieri e nel 1725 quello dei suoi sei compagni.
La loro storia comincia ad opera di un gruppo di penitenti laici fiorentini, di professione mercanti, che verso il 1230 si erano inseriti in un’associazione laicale, la “Compagnia di Servi di Santa Maria” o “Laudesi”, affidandosi alla Vergine con un particolare atto di ossequio e abbracciando, come tanti uomini religiosi di quel tempo, un genere di vita penitenziale che li impegnava alla ritiratezza, alla preghiera e al servizio dei più poveri ed emarginati. Una scelta, la loro, fatta anche sotto l’influsso dei due grandi ordini mendicanti – Francescani e Domenicani – allora in piena espansione, nonché dei monaci Camaldolesi,Vallombrosani e Cluniacensi, già presenti in quelle terre, e di gruppi penitenziali come quelli di S. Agostino e del Monte Carmelo, o dei fratelli e sorelle laiche della Penitenza. Gli impegni comuni favorirono il consolidarsi tra loro di un’amicizia che li spinse presto ad appartarsi fuori città, alla ricerca comunitaria di Dio accentuando la vita penitente, frequentando santuari ed eremi in cui dedicarsi più liberamente alla contemplazione e, dopo aver assicurato una sistemazione economica che garantisse il necessario ai propri familiari, utilizzando il resto dei loro beni per aiutare i bisognosi e vivere in povertà rompendo ogni legame col mondo.
L’8 settembre 1233 i sette cominciarono a fare vita comune a Villa Camarzia, alla periferia di Firenze e il loro direttore spirituale, il sacerdote Iacopo da Poggibonsi, che era cappellano dei Laudesi, impose a ciascuno l’abito dei “Fratelli della Penitenza”, un mantello e una tunica di lana grezza di colore grigio, nominando il più anziano di loro, Bonfiglio Monaldi, superiore della piccola comunità che alternava la giornata tra la preghiera, il lavoro e la questua per le vie della città. Li caratterizzò anche, come afferma la loro principale fonte storica - la Legenda de origine ordinis fratrum Servorum - un atto di consacrazione alla «Regina del cielo, la gloriosa Vergine Maria perché essa, quale mediatrice e avvocata, li riconciliasse con il Figlio, a lui li raccomandasse e, supplendo con la sua abbondantissima carità la loro imperfezione, misericordiosamente impetrasse loro fecondità di meriti. In conseguenza di questo, a onore di Dio, sottomettendosi al servizio della Vergine Maria, vollero ormai essere chiamati servi di santa Maria».
Quanti li conoscevano, vedendoli come, da ricchi che erano, si fossero ridotti volontariamente in povertà, ne furono colpiti e molta gente cominciò a rivolgersi a loro chiedendo consigli e preghiere; ma poiché ciò disturbava il desiderio di solitudine e di raccoglimento del gruppo, il vescovo Ardingo Foraboschi, che conosceva le loro aspirazioni, nel 1234 donò ad essi un terreno di proprietà vescovile sulla sommità del Monte Senario, a circa 18 km dalla città, perché vi si stabilissero. Accanto alle loro celle, semplici capanne separate una dall’altra, essi fecero costruire sui ruderi di un antico castello una chiesetta intitolata alla Madonna e nel 1239, dopo la visita del Legato Pontificio, il cardinale Goffredo Castiglioni (futuro papa Celestino IV), fu data loro la regola di S. Agostino. Dovendo però provvedere al proprio mantenimento mediante la questua, gli eremiti del Senario si resero conto che non potevano restare segregati per sempre dal resto della società, e allora per edificare il prossimo si impegnarono anche nell’apostolato della parola scendendo i città e quando alla sera non facevano in tempo a rientrare sul monte, si fermavano presso l’oratorio di Santa Maria di Cafaggio, che in precedenza era servito dai Frati Minori. Più tardi vi ampliarono l’annesso ospizio e cominciarono ad accogliervi quanti chiedevano di far parte della loro comunità, per formarli e prepararli, per espresso desiderio del vescovo, al sacerdozio una volta emessa la professione religiosa. Alessio Falconieri volle restare semplice converso, rinunciando al sacerdozio per dedicarsi alla questua e al servizio dei fratelli.
A Bonfiglio fu data facoltà di aprire altri conventi, anche fuori della Toscana, dal momento che le vocazioni affluivano numerose e la comunità accentuò il carattere cenobitico e apostolico. Nel 1250 la chiesetta di Cafaggio venne ampliata e dedicata alla SS. Annunziata (nella metà del ‘400 sarà ricostruita da Michelozzo) e il convento diventò la casa generalizia dell’Ordine. Bonfiglio vi accolse il ventunenne Filippo Benizi, che si era laureato alle università di Parigi e di Padova, e che sarebbe stato il quinto Priore Generale, venendo poi canonizzato nel 1667. L’Ordine rischiò la soppressione quando, nel 1247, il concilio di Lione decretò la soppressione degli Ordini Mendicanti. Fu il Benizi che, forte dei pareri positivi espressi dai giuristi del tempo, ottenne di nuovo il riconoscimento pontificio. L’approvazione definitiva arrivò poi nel 1304 ad opera di Benedetto XI: soltanto Alessio Falconieri, ultimo superstite dei sette fondatori morti tutti a Monte Senario, poté assistervi. Nonostante le dure penitenze praticate (portò sempre la tonaca sulla nuda carne con cilici, si flagellava ogni notte e per molti anni digiunò a pane ed acqua) egli morì il 17 febbraio 1310, a quasi 110 anni di età. Poco prima del transito, gli era apparso Gesù bambino contornato da angeli sotto forma di uccelli bianchissimi, mettendogli sul capo una corona di fiori. A lui si deve anche l’ascesa spirituale della nipote, santa Giuliana Falconieri, fondatrice delle Mantellate.
In occasione del VII centenario della nascita dell’Ordine, nel 1933, ossa e ceneri dei sette santi fondatori furono raccolte in un reliquiario e collocate in una nuova cappella nella chiesa di Monte Senario. L’Ordine dei Servi di Maria mantenne fede al particolare compito di propagare la devozione alla Vergine Addolorata con il Terz’Ordine, la Confraternita dei sette dolori di Maria, la corona della Via Crucis, la cura dei santuario e la pubblicazione di riviste mariane. Tra i Serviti che negli ultimi decenni si sono imposti per carisma ed efficacia di linguaggio segnaliamo padre David Maria Turoldo, noto predicatore dotato di una sorprendente vena poetica, considerato uno dei più rappresentativi esponenti di un cattolicesimo più dinamicamente impegnato nella seconda metà del ‘900.

Fonte: Famiglia Cristiana



Intorno al 1233, mentre Firenze era sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia laica di fedeli devoti della beata Vergine, legati tra loro dell’ideale evangelico della comunione fraterna e del servizio ai poveri, decisero di ritirarsi in solitudine per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione. Abbandonata l’attività commerciale, lasciarono le proprie case e distribuirono i beni ai poveri. Verso il 1245 si ritirarono sul Monte Senario, nei pressi di Firenze, dove costruirono una piccola dimora e un oratorio dedicato a santa Maria. Conducevano vita austera e solitaria, non ricusando tuttavia l’incontro con le persone che, spinte dal dubbio e dall’angoscia, cercavano il conforto della loro parola. 
Diffondendosi sempre più la fama della loro santità, molti chiedevano di far parte della loro famiglia. Pertanto essi decisero did are inizio ad un Ordine dedicato alla Vergine, di cui si dissero Servi - l’Ordine dei Servi di Maria -, adottando la Regola di sant’Agostino. 
Nel 1888 Leone XIII canonizzò insieme i sette primi Padri. A Monte Senario un unico sepolcro raccoglie insieme le spoglie mortali di coloro che la comunione di vita aveva resi un cuor solo e un’anima sola. 


SAN BONFIGLIO 

Padre e guida del gruppo laico e poi Priore della nascente comunità dei Servi di Maria. 

Viene raffigurato con la colomba bianca che si posa 
sulla sua spalla destra, per indicare quei doni dello Spirito Santo di cui ciascuno dei Sette era adornato, maggiormente manifestato in lui per il suo carisma di Padre del primo gruppo e della comunità poi. Morì, secondo la tradizione, il 1° gennaio 1262.


SAN BONAGIUNTA 

Uomo austero verso se stesso, ma dolce, amabile e comprensivo verso il prossimo. Anch’egli ricoprì la carica di Priore Generale tra il 1256 e il 1257. Per la sua tenacia difesa della verità e della giustizia, cercarono di avvelenarlo, ma fu liberato da Dio. Morì il 31 agosto 1267. 



SAN MANETTO 

Anch’egli Priore Generale, fu uomo di grandi capacità organizzative e direttive, tanto che si attribuiscono a lui le prime fondazioni in terra di Francia. Fu lui ad accogliere Arrigo di Baldovino, primo di quella schiera di laici che si aggregò all’Ordine dei Servi. La tradizione pone il giorno della sua morte il 20 agosto 1268. 



SANT’AMADIO 

Possiamo dire che nel gruppo dei Sette egli era come la fiamma che dava calore a tutti con la sua grande carità che si alimentava dell’amore di Dio. Il suo nome, Ama-Dio, fu un vero presagio, segno della ricchezza della sua vita spirituale e di carità. Morì il 18 aprile 1266. 



SAN SOSTEGNO E SANT’UGUCCIONE 

Di questi due Santi si ricorda in particolare la loro amicizia, tanto che l’iconografia li rappresenta insieme, e la morte, avvenuta per ambedue lo stesso giorno e anno ( 3 maggio 1282) è come un segno e un sigillo di autenticità del cielo alla loro fraternità. 

Nel gruppo dei Sette, essi rimangono dunque come simbolo di fraternità vissuta in comunione di vita e di intenti, ma anche come segno specifico di amicizia che, se vera e gratuita, da Dio è ispirata e reciprocamente aiuta a salire a Dio. 



SANT’ALESSIO 

Della famiglia dei Falconieri, zio di Santa Giuliana, esempio fulgido di umiltà e purezza. La sua vita fu una continua lode a Dio. Amava andare per la questua, impegnandosi specialmente a sostenere i suoi frati mandati a studiare alla Sorbona di Parigi. È morto all’età di 110 anni il 17 febbraio 1310. 



PREGHIERA 



A voi veniamo, nostri Padri antichi, 

come figli, discepoli, amici, 

per apprendere da voi, immagini vive di Cristo, 

come si ami Dio sopra ogni cosa 
e per i fratelli si spenda la vita; 
come il perdono vinca l’offesa 
e con il bene si ricambi il male; 
come al bisognoso si tenda la mano, 
dell’afflitto si lenisca la pena, 
il cuore si apra all’amico; 
come insieme ricostruisca la casa, 
e nella dimora paterna si viva, 
un cuor solo e un’anima sola. 
Ci accompagni, Padri nostri,
il vostro esempio di comunione fraterna 
e di servizio a santa Maria,
e ci sostenga la vostra intercessione 
e la materna protezione di Nostra Signora, 
oggi e in ogni tempo della nostra vita. Amen.





Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:
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No século XIII, andando os mais cultos povos da Itália divididos pelo cisma de Frederico II, e pelas sanguinolentas das facções políticas, quis Deus, na sua misericórdia e providência, suscitar, além doutros varões ilustres pela santidade, Sete nobres de Provença que, unidos entre si pela caridade, dessem notável exemplo de amor fraterno.  Chamavam-se BONFÍGLIO MONALDI, BONGIUNTA MANETTO (ou BARTOLOMEU), MANETTO ANTELENSE (ou JOÃO), AMÍDIO AMIDEI (ou BENTO), UGOCCIO UGOCCINI (ou GERALDINO), SOSTÉNIO D'SOSTEGNI (ou RICÓVERO) e ALESSIO FALCONIERI (ou ALEIXO).
No ano de 1233, no dia da Assunção de Nossa Senhora, estando eles numa reunião piedosa duma irmandade chamada dos Laudantes, foram avisados pela Mãe de Deus que deveriam abraçar um modo de vida mais santos e mais perfeito. De acordo com o Bispo de Florença, estes Sete varões ilustres, pondo de parte as riqueza, vestiram-se pobremente, cingiram-se com cilícios e, no dia 8 de Setembro, Natividade de Maria Santíssima, retiraram-se para uma capelinha de aldeia, a fim de começarem nova e mais santa vida.
Quis Deus mostrar por um milagre quanto Lhe era agradável este modo de viver. De facto, como depois estes Sete ilustres varões andassem a cidade de Florença a pedir esmola de porta em porta, aconteceu que de repente foram chamados Servos de Maria pela voz das crianças, entre as quais se contava São FILIPE BENÍCIO, que tinha apenas cinco meses de idade.
Daí em diante foram sempre chamados os Servos de Maria. Para evitar o bulício do mundo, e levados pelo amor da solidão, reuniram-se todos no monte Senário e aí levaram vida quase celestial.
Viviam em cavernas, alimentando-se apenas de legumes e água, mortificavam o corpo com vigílias e outras austeridades, meditando assiduamente a Paixão de Jesus Cristo e as dores da sua amargurada Mãe.
E, como uma ocasião, em sexta-feira santa, se empregassem mais fervorosamente nesta meditação, apareceu-lhes de novo a Santíssima Virgem e mostrou-lhes o vestiário de luto que deviam usar, certificando-os que lhe seria muito agradável se eles fundassem na Igreja uma nova Ordem religiosa. Devia ocupar-se em promover a devoção às suas dores, pela contínua meditação do que ela sofreu junto à Cruz do Senhor.
E como PEDRO DE VERONA, glorioso mártir da Ordem dos Pregadores, pelas suas familiares relações com aqueles santos e ainda por uma particular visão da Santíssima Virgem, tivesse conhecimento disto, convenceu-os a fundar um a Ordem regular, chamada dos Servos da Bem-aventurada Virgem Maria, Ordem que depois foi aprovada pelo Papa INOCÊNCIO IV.
Tendo estes santos varões agregado a si muitos companheiros, começaram a percorrer as cidades e aldeias de Itália, principalmente de Toscana, pregando em toda a parte Jesus Crucificado, acalmando as guerras civis e trazendo muitos desorientados à senda da virtude. E não limitaram os seus trabalhos apostólicos à Itália apenas, mas pregaram ainda em França, na Alemanha e na Polónia. Finalmente, tendo espalhado, ao largo e ao longe, o bom odor de Jesus Cristo, notáveis ainda pelo dom dos milagres, adormeceram no Senhor. 
Mas, como em vida a caridade fraterna e o amor da religião os unia, assim  depois da morte foram colocados no mesmo sepulcro e venerados em conjunto pelo povo. Por isso, CLEMENTE XI e BENTO XIII confirmaram o culto, de há seculos prestados a cada um deles, e LEÃO XIII, aprovados alguns milagres obtidos pela invocação colectiva dos mesmos santos, canonizou-os no Quinquagésimo aniversário do seu sacerdócio, 1888, e decretou que a memória deles fosse celebrada anualmente em toda a Igreja, com ofício e Missa.
(cf. 15 de Setembro, Nossa Senhora das Dores)


Silvino de Therouanne, Santo

Em Auchy-aux-Moines, na região dos Morinos, na actual França, o sepultamento de São SILVINO, bispo. (séc. VIII)



Do livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:


SILVINO que alguns apresentam como nascido na região de Tolosa, França, passou os primeiros anos na corte dos reis Childerico II e Teodorico III, estava para se casar, quando, tocado pela graça divina, resolveu deixar a corte e o mundo, para abraçar a vida religiosa. Antes de se fixar nalgum retiro, fez várias peregrinações, visitou os túmulos dos santos, foi até à Palestina e veio de novo a Roma, onde recebeu o presbiterado e foi mesmo sagrado bispo. Não parece que tenha vivido ligado a alguma sé; segundo um autor, foi uma espécie de bispo regional, como havia nessa época. sem razão julgaram alguns que teria sido bispo de Tolosa. Tudo o que se pode dizer, é que exercitou o zelo nessa região e que evangelizou o país dos Morins, onde havia ainda muitos pagãos. Os exemplos da vida penitente e das pregações contribuíram para os converter. 
Deram-se pormenores prodigiosos sobre as austeridades de SILVINO; foi garantido que passou 40 anos sem comer outro pão a não ser o eucarístico; que, durante todo este tempo, se contentou com ervas e frutas, que não tinha outra cama senão apenas a terra; que, por baixo do vestuário, simples e grosseiro, trazia um cilício e revestia os membros com argolas de ferro. Depois de usar das forças no serviço de Deus e do próximo, depois de santificar-se com penitência contínua e com o exercício do ministério evangélico, morreu em Auchy, departamento do Artois, onde tinha fixado a residência habitual; perdera a esperança de receber a coroa do martírio; e as suas doenças corporais impediram-no de se retirar para o deserto. Faleceu a 15 de fevereiro de 717.



Mariana, Santa

texto do livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:

Desconhecida dos Latinos mas honrada pelos Orientais, esta viúva, depois da Ascensão do Senhor, terá acompanhado São FILIPE e São BARTOLOMEU a Hierópole e, a seguir, terá ajudado a levar o Evangelho à Licaónia. Aí terá morrido ainda no século I.


TEODORO DE TIRO, Santo



Em Amaseia, no Helesponto, actualmente na Turquia, a paixão de São TEODORO DE TIRO que no tempo do imperador Maximiano, pela confissão da fé cristã, foi duramente flagelado e encerrado no cárcere e finalmente entregue para ser queimado nas chamas. São GREGÓRIO DE NISSA celebrou os seus louvores num eminente panegírico.


BONOSO, Santo

Bispo que com Santo HILÁRIO DE POITIERS em Tréveris na Gália Bélgica, hoja Alemanha, trabalhou com zelo e sabedoria. - (373)


MESRÓBIO , Santo



Evangelizador dos Arménios, discipulo de São NARSÉS e escriba no palácio real, fez-se monge, criou um alfabeto para ensinar ao povo a Sagrada Escritura, traduziu o Antigo e o Novo Testamento e compôs hinos e cânticos em língua armena.

FINTANO, Santo

No mosteiro de Clûain Ednech na Irlanda, São FINTANO abade, fundador deste cenóbio célebre pela sua austeridade. 440)

FLAVIANO, Santo



Comemoração de São FLAVIANO, Bispo de Constantinopla hoje Istambul, Turquia, que, ao defender a fé católica no Concílio de Éfeso, foi ferido com punhadas e pontapés pelo ímpio Dióscoro e morreu pouco tempo depois no exílio. (449)


FINANO  de LINDISFARNE, Santo



Em Lindisfarne, Nortúmbtra, Inglaterra, São FINANO bispo e abade, insigne pela sua doutrina e zelo evangelizador. (656)



CONSTÁVEL, Santo



No mosteiro de Cava di'Tirréni, Campânia, Itália, São  CONSTÁVEL, abade que, pela sua exímia mansidão e caridade para com  todos foi vulgarmente denominado "cobertor " dos irmãos. (1124)

EVERMODO, Santo

Em Ratzburg no Holstein, Alemanha, Santo EVERMODO bispo que foi discípulo de São NORBERTO na Ordem Premonstratense e trabalhou na obra de conversão dos vendos. (1176)

LUCAS BELLÚDI, Beato



Em Pádua, Véneto, Itália, o Beato LUCAS BELLÚDI presbitero da Ordem dos menores que foi discípulo e companheiro de Santo ANTÓNIO. (1286)



MATIAS SHOBARA ICHIZAEMON, Beato

Em Hiroshima, Japão, o Beato MATIAS SHOBARA ICHIZAEMON, mártir,. (1624)

PEDRO YU CHONG-NYUL, Santo



Em Pyongyang, na Coreia, São PEDRO YU CHONG-NYUL mártir, pai de família que, enquanto lia de noite o Evangelho aos fiéis na casa de um catequista, foi preso e, vergastado até à morte, morreu por Cristo. (1866)

ANTÓNIO LESCZEWICZ, Beato




Em Rosica, na Polónia, o Beato ANTÓNIO LESCWICZ presbitero da Congregação dos Clérigos Marianos e mártir, que durante a ocupação militar da sua pátria em tempo de guerra, foi queimado pelos perseguidores da Igreja por causa da sua fé em Cristo. (1943)

e  .  ainda  ...

San Benedetto di Dolia Vescovo


Sebbene vi siano poche notizie che lo riguardano, esse sono però abbastanza precise visto la lontananza del tempo. Benedetto era monaco nel celebre monastero benedettino di Montecassino; intorno al 1095 fu consacrato da papa Urbano II (1088-1099), vescovo di Dolia in Sardegna (oggi Dolianova, in provincia di Cagliari), centro posto tra il Campidano e il Gerrei e formato dall’unione di Sicci san Biagio con San Pantaleo. 
Si sa che nel 1112 donò la chiesa di S. Maria dell’Arco con le annesse terre e vigneti, al monastero cagliaritano di S. Saturnino, in cui due mesi dopo la donazione si ritirò, rinunziando alla sede vescovile. 
Benedetto morì il 17 febbraio di un anno imprecisato, forse il 1120 e fu sepolto nel suddetto monastero di Cagliari. 
Lo storico benedettino Pietro Diacono (1107-1159) ne ha raccontato i miracoli, da lui operati, nella sua “Cronica S. Benedicti Casinensis”.


ELISABETTA SANNA, Beata




A Codrongianos (Sassari), il 23 aprile 1788, da una famiglia di agricoltori, ricca di fede e di figli, nasce Elisabetta Sanna. Nella sua casa si lavora, si prega, mai si nega l’elemosina ai poveri. Quando ha appena tre mesi, un’epidemia di vaiolo causa la morte di molti bambini ed anche lei ne viene colpita. Guarisce, ma rimane con le braccia leggermente storpie e le articolazioni alquanto irrigidite. Ciò non le impedisce di crescere, imparando a sopportare il suo handicap, come cosa naturale e a sbrigare al meglio le faccende domestiche, a presentarsi sempre ordinata e pulita.
Dalla famiglia, riceve il dono di un’intensa vita cristiana, fin da piccola, così che a sei anni riceve la Cresima, il 27 aprile 1794, da Mons. Della Torre, Arcivescovo di Sassari. Poco dopo, è affidata a una certa Lucia Pinna, terziaria francescana, assai attiva in parrocchia, animatrice di un gruppo di donne dedite all’adorazione eucaristica, al Rosario, al soccorso dei poveri: ogni giorno. Lucia, benché analfabeta, come quasi tutte le donne di quei tempi, è una singolare catechista in mezzo alle ragazze del borgo e della campagna. Alla sua scuola, Elisabetta impara a conoscere Gesù e a volergli bene.


Giovane catechista



A dieci anni, la prima Confessione e la prima Comunione. Frequenta il catechismo tenuto da Don Luigi Sanna, cugino del papà, e al catechismo porta le compagne, dicendo: «Dai, vieni che è bello». Ella stessa, giovanissima, pur non sapendo né leggere né scrivere, diventa piccola catechista. Un giorno, guardando il Crocifisso, sente una voce interiore che le dice: «Fatti coraggio e amami!».
Quindicenne, raduna le ragazze nei giorni festivi in casa sua e insegna loro la dottrina cristiana e a pregare con il Rosario. Suo fratello, Antonio Luigi – dal quale ha imparato a intensificare il culto alla Madonna – entra in Seminario a Sassari dove diventerà sacerdote. Elisabetta, rimanendo nel mondo si iscrive alla Confraternita del Rosario e a quella dello Scapolare del Carmelo. Una giovinezza serena, piena di lavoro, di colloquio con il Signore Gesù, di apostolato.Vorrebbe farsi suora; sicuramente, essendo handicappata, non pensa a sposarsi, eppure, ventenne è cercata in sposa da giovani buoni. Così il 13 settembre 1807, a 19 anni, celebra il matrimonio con un certo Antonio, un vero buon cristiano di modeste condizioni. Una festa semplice e serena, un totale affidamento al Signore e alla Madonna, è l’inizio della loro vita coniugale. Antonio è un marito e padre esemplare che stravede per la sua sposa e le dà totale fiducia. Agli amici dice: «Mia moglie non è come le vostre, è una santa!». Elisabetta dirà: «Io non ero degna di tale marito, tanto era buono». La loro famiglia è modello per tutto il paese.Negli anni che seguono, nascono sette figli. Ella passa le giornate tra la casa, impegnata nell’educazione dei figli e la campagna, dove lavora senza risparmiarsi. E trova anche il tempo per lunghe ore di preghiera in chiesa. Ella stessa prepara i suoi figli alla Confessione e alla Comunione e trasmette loro un grande amore a Gesù, con molta dolcezza, senza mai usare modi bruschi. Una vera educazione con il cuore. Non teme le critiche per la sua fede pubblicamente professata e vissuta: «Questo mio tenore di vita – risponde – non mi ha impedito di attendere ai miei doveri di madre di famiglia che compio oltre le mie forze».Dei sette figli, due sono morti in tenerissima età. Nel gennaio 1825, il giorno 25, suo marito, Antonio, assistito da lei, muore in giovane età. Vedova con cinque figli, il più grande ha 17 anni, il più piccolo di appena tre, intensifica la sua vita di preghiera e di carità, senza mai trascurare i suoi doveri di madre e la sua famiglia procede con dignità e decoro.

Monaca nel mondo



La sua casa diventa quasi un piccolo oratorio, dove, oltre ai suoi familiari, si riuniscono in preghiera i vicini di casa. Ella vive come una monaca nel mondo e così è chiamata con rispetto: “sa monga”.
In questi anni, compone in dialetto logudorese una bellissima lauda, che sarà cantata a lungo a Codrongianos: “Ti ho, Dio, in cuore e in mente, perché troppo mi hai amata. Viver non posso più lontana da Dio. Gesù è il cuor mio e io sono di Gesù”.Nel 1829 arriva in paese il giovane vice-parroco, Don Giuseppe Valle, di nobile famiglia, di notevole ascendente sulle anime. Diventa il confessore e direttore spirituale della famiglia Sanna, in particolare di Elisabetta, che lui avendo appena 24 anni, chiama zia. Don Valle, viste le ottime disposizioni di Elisabetta, la invita alla Comunione molto frequente, le permette di portare il cilicio e le concede di emettere il voto di castità. La sua vita cristiana diventa davvero ardente. Gesù le chiede così di seguirlo più da vicino.Elisabetta, pensa di andare allora in Palestina. Ma dove avrebbe sistemato i suoi figli, in quel tempo? Il buon prete le suggerisce di affidarli al fratello sacerdote, Don Antonio Luigi. Alla fine del giugno 1830, si imbarcano da Porto Torres per Genova: lì attendono dieci giorni la nave per Cipro. All’ultimo momento, però, Don Valle scopre di non avere il visto per l’Oriente.Allora, con Elisabetta e un altro frate, decidono di dirigersi a Roma: «Anche Roma è terra Santa: ci sono le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, grandi santuari e poi c’è il Papa, Vicario di Gesù sulla terra. Più tardi, da là, se il Cielo vorrà, partiremo per la Palestina». Così il 23 luglio 1830, arrivano a Roma. Don Valle è assunto come cappellano all’ospedale Santo Spirito, dove si dedica ai malati con cuore di padre. Elisabetta Sanna si accomoda in un piccolissimo alloggio di due stanzette, di fronte alla chiesa di Santo Spirito, vicinissimo alla Basilica di San Pietro, proprio nel cuore della Cristianità.


Apostolato romano



Elisabetta conosce solo il dialetto e quindi non parla con nessuno. Solo con Dio nella preghiera e vive nella sua celletta, come un’eremita: visita chiese, partecipa alla Messa più volte al giorno, fa la carità ai poveri. Nel suo alloggio, due mesi dopo, accoglie Don Giuseppe Valle, come un figlio da curare. Il prete vi rimarrà fino al 1839, assistito da Elisabetta come da una madre.
Nel suo pellegrinare per le chiese di Roma, assetata di preghiera, Elisabetta si incontra, in San Pietro con il Maestro dei Penitenzieri, Padre Camillo Loria, che, ascoltata la sua confessione, le ordina di tornare in Sardegna. Ella è decisa ad obbedire, ma proprio in quel periodo di dubbio e di ansia sul da farsi, incontra nella chiesa di Sant’Agostino, un santo prete romano, Don Vincenzo Pallotti, dedito ad un proficuo vasto apostolato, in cui coinvolge numerosi laici, dando vita nel 1835 alla Società dell’Apostolato Cattolico.Uomo di grande influenza sui religiosi e sui laici, ricco di un fascino singolare, Don Pallotti sarà canonizzato dal Santo Padre Giovanni XXIII nel gennaio 1963. Elisabetta è compresa e rasserenata da Don Vincenzo, che illuminato da Dio, vede la singolare missione a cui ella è chiamata nell’Urbe. Dirà: «Allora, mi quietai e dopo circa cinque anni che dimoravo a Roma, ebbi una lettera da mio fratello sacerdote che la mia famiglia era veramente lo specchio del paese e tutti ne erano edificati».Davvero è il caso di dire che ognuno ha da Dio la sua vocazione, anche se qualche volta, può apparire difficile da comprendere.Ma i santi sanno percepire la volontà di Dio. Elisabetta si dedica al lavoro che le basta per vivere in povertà e letizia e occupa grandissima parte del suo tempo nella preghiera e nella contemplazione di Dio. Per qualche tempo, collabora nella casa di Mons. Giovanni Saglia, segretario della Congregazione dei Vescovi e futuro Cardinale. Diventa terziaria francescana e soprattutto si occupa, come prima collaboratrice, nell’unione Apostolato Cattolico, fondato da Don Pallotti. Ai suoi figli in Sardegna, fa donazione di tutto quanto possiede, lieta di vivere in perfetta povertà. Chi la avvicina, dirà di lei: «Vedeva Dio in tutto e lo adorava in tutte le cose.L’amore di Dio era la sua vita. Ogni più grande interesse spariva di fronte all’interesse di Dio. Diceva spesso: Mio Dio, io vi amo sopra tutte le cose». Diventa nota a tutti la sua passione per l’adorazione eucaristica, specialmente per la Quarantore. Alla scuola di San Vincenzo Pallotti, cresce ancor più la sua devozione alla Madonna e la sua stanzetta, davanti a San Pietro diventa un piccolo santuario mariano dove si riunisce la gente a pregare con lei. Sembra che il cielo di Dio discenda in quella minuscola cella.Dai primi Pallottini, da numerosissimi romani che hanno modo di avvicinarla, è venerata come madre, anzi come santa. Lo stesso Don Pallotti la porta in grandissima stima e conduce i suoi figli spirituali ad ascoltare la sua parola.


La santa di San Pietro



Nel tempo della repubblica romana, quando il Papa Pio IX è esule a Gaeta e Roma è caduta nelle mani dei senza Dio, Elisabetta si dimostra di singolare fortezza, di fronte a coloro che la osteggiano: «Per chi preghi?», le domandano con ironia. «Per tutti!». «E anche per la repubblica?». Risponde: «Io non conosco questa persona!». Don Pallotti muore il 22 gennaio 1850, morte prevista da Elisabetta la quale ora è ancora più sola. Intensifica la sua preghiera e il suo apostolato. Ora è davvero la santa che ha conquistato il cuore dei romani per donarli a Gesù.
È ormai anziana e sofferente. Si è consumata come un cero che arde sull’altare. Il 17 febbraio 1857, con la morte dei santi, Elisabetta Sanna va incontro a Dio, dopo aver visto Don Pallotti e San Gaetano da Thiene, che vengono a prenderla per il Paradiso. Al suo funerale, la gente di Roma dirà: «È morta la santa di San Pietro».Fu tanto il consenso popolare su di lei che, appena quattro mesi dopo la morte, fu nominato il postulatore della sua causa di beatificazione, durata oltre un secolo e mezzo. È stata dichiarata Venerabile il 27 gennaio 2014. Il miracolo che l’hacondotta finalmente sugli altari, approvato da papa Francesco il 21 gennaio 2016, è la guarigione, avvenuta nel 2008, di una ragazza brasiliana da un tumore che le paralizzava un braccio. È stata beatificata il 17 settembre 2016 presso la basilica della Santissima Trinità di Saccargia a Codrongianos.


FEDERICO DE BERGA, Beato



Nato a Berga, in Catalogna (Spagna), Martí Tarrés Puigpelat entrò nell’ordine cappuccino nel 1896 e ricoprì la carica di ministro provinciale di Catalogna dal 1921 al 1924. Religioso e superiore attivo ed austero, fu assassinato dai marxisti a Barcellona il 17 febbraio 1937, in quanto sacerdote. Il suo nome figura a capo del gruppo dei martiri cappuccini della Catalogna, un totale di 15 sacerdoti, 6 chierici e 5 fratelli laici uccisi a Barcellona per mano marxista durante il periodo della Repubblica del Fronte popolare. L’Inchiesta diocesana iniziò il 28 marzo 1957, per poi arenarsi quasi subito. La Causa fu ripresa il 13 marzo 1995. La Positio fu consegnata il 15 marzo 2005. Papa Francesco ha riconosciuto il loro martirio in hodium fidei di Padre Federico e dei suoi 25 compagni in data 5 giugno 2015. Il 21 novembre sono stati beatificati nella cattedrale di Barcellona.


LUPIANO, Santo


Nel De Gloria Confes-sorum, cap. 54, Gregorio di Tours ha dedi­cato a Lupiano una breve notizia che è tutto quanto sap­piamo di questo personaggio. « Verso il limite della regione del Poitou, che tocca la città di Nantes, e, cioè, nel paese di Retz (o di Rié) riposa un certo Lupiano, che mori nella settimana stessa del suo Bat­tesimo. Il Battesimo, a quanto si dice, gli era stato conferito dal vescovo s. Ilario. Come abbiamo detto, L. mori ben presto e Dio, che è all'origine di ogni bene, gli attribuì una grazia tale che presso la sua tomba un cieco ricupererà la vista, un para­litico i movimenti, un muto la parola ». Se quanto riferisce Gregorio è esatto, bisogna porre il Batte­simo e la morte di Lupiano all'epoca dell'episcopato di s. Ilario a Poitiers e nei pochi anni che egli non trascorse in esilio, cioè tra il 350 e il 356, oppure tra il 360 e il 367 o il 368, data della sua morte.
Henri Chàtaignier de la Rochepozay, vescovo di Poitiers, iscrisse Lupiano nelle sue litanie potevine, ma senza indicare un giorno di festa per questo santo, perché evidentemente non ne aveva nella diocesi. A Clermont-Ferrand, in Alvernia, si festeggiava il 17 febb. la traslazione di un s. Lupiano, confessore. È probabile che si tratti dello stesso, ma non è pro­vato.




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Localização do Bairro do Viso - Porto 




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Os textos são recolhidos prioritariamente do Livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial de Braga (os mais descritivos, até com imagens) e os restantes do 

MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII

e ainda eventualmente através dos sites:


 Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, 


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Também no que se refere às imagens que aparecem aqui no fim das mensagens diárias, são recolhidas aleatoriamente ou através de fotos próprias que vou obtendo, ou transferindo-as das redes sociais e que creio, serem livres. 
Quanto às de minha autoria, (que serão diferentes e versando diversos temas - diariamente) não 
são colocados quaisquer entraves para quem quiser copiá-las




BOM ANO DE 2019






Gradeamento (resguardo) da linha de Metro

na estação das Sete Bicas

Senhora da Hora


PORTO

ANTÓNIO FONSECA

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