os Amigos:
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8º A N O
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DIONÍSIO AREOPAGITA, Santo
Comemoração de São DIONÍSIO AREOPAGITA que se converteu a Cristo quando o Apóstolo São PAULO falou no Areópago e foi constituído primeiro bispo de Atenas.
CÂNDIDA DE ROMA, Santa
Em Roma, no cemitério de Ponciano, junto à Via Portuense, Santa CÂNDIDA. (data incerta)
Em Alexandria, no Egipto, a comemoração dos santos FAUSTO, CAIO, PEDRO, PAULO, EUSÉBIO, QUEREMÃO, LÚCIO e outros dois companheiros que no tempo do imperador Décio e do imperador Valeriano, por ordem do prefeito Emiliano sofreram muito, conjuntamente com o bispo DIONÍSIO, como confessores da fé; a eles se associa FAUSTO que sofreu o martírio no tempo do imperador Diocleciano. (séc. III)
HESÍQUIO, Santo
MAXIMIANO DDE KSAR BAGAI, Santo
Comemoração de São MAXIMIANO bispo de Bagai, na Numídia, hoje Argélia que, repetidamente torturado pelos hereges, foi depois precipitado do alto de uma torre e abandonado como morto; mas, recolhido por uns transeuntes, recuperou a saúde e não desistiu de lutar pela fé católica. (410)
Na Toulon, na Provença região da Gália hoje França, São CIPRIANO bispo, discípulo de São CESÁRIO DE ARLES que defendeu em vários sínodos a verdadeira fé sobre a graça , ensinando que ninguém pode por si só alcançar as realidades divinas, se antes não é chamado pela graça de Deus. (543)
EVALDO o BRANCO e
EVALDO o NEGRO , Santos
Na Saxónia, território da Alemanha, os santos mártires de nome EVALDO, um chamado BRANCO e outro NEGRO, ambos presbiteros naturais de Inglaterra que, seguindo o exemplo de São VILIBRORDO e seus companheiros, partiram para evangelizar os Saxões; e tendo começado a anunciar-lhes Cristo, foram presos pelos pagãos e padeceram o martírio. (695)
No mosteiro de Metten, na Baviera, Alemanha, o Beato UTÃO fundador e primeiro abade. (802)
GERARDO DE BROGNE, Santo
ADALGOTO DE CHUR, Beato
Em Chur, no território dos Helvécios, hoje Suiça, o Beato ADALGOTO bispo discípulo de São BERNARDO em Claraval que foi admirável exemplo de observância monástica. (1160)
AMBRÓSIO FRANCISCO FERRO e seus 27 companheiros ANTÓNIO BARACHO, ANTÓNIO VILELA CID, ANTÓNIO VILELA JÚNIOR e sua filha, DIOGO PEREIRA, MANUEL RODRIGUES MOURA e sua esposa, filha de FRANCISCO DIAS JÚNIOR, FRANCISCO DE BASTOS, FRANCISCO MENDES PEREIRA, JOÃO DA SILVEIRA, JOÃO LOSTAU NAVARRO, JOÃO MARTINS e sete jovens, JOSÉ DO PORTO, MATEUS MOREIRA, SIMÃO CORREIA, ESTÊVÃO MACHADO DE MIRANDA e duas filhas suas, e VICENTE DE SOUSA PEREIRA, Beatos
Nas margens do rio Uruaçu, próximo de Natal. Brasil, os beatos AMBRÓSIO FRANCISCO FERRO presbitero e seus 27 companheiros ANTÓNIO BARACHO, ANTÓNIO VILELA CID, ANTÓNIO VILELA JÚNIOR e sua filha, DIOGO PEREIRA, MANUEL RODRIGUES MOURA e sua esposa, filha de FRANCISCO DIAS JÚNIOR, FRANCISCO DE BASTOS, FRANCISCO MENDES PEREIRA, JOÃO DA SILVEIRA, JOÃO LOSTAU NAVARRO, JOÃO MARTINS e sete jovens, JOSÉ DO PORTO, MATEUS MOREIRA, SIMÃO CORREIA, ESTÊVÃO MACHADO DE MIRANDA e duas filhas suas, e VICENTE DE SOUSA PEREIRA
AGOSTINHA DA ASSUNÇÃO, Beata
La Beata Agostina dell'Assunzione, monaca in Siviglia (Spagna) nel monastero mercedario dell'Assunzione, ogni giorno pregava il Signore per la conversione dei peccatori. Durante la sua vita fu rallegrata da frequenti apparizioni della Madonna finché ricca di sante opere volò verso la patria del paradiso.
L'Ordine la festeggia il 3 ottobre.
Etimologia: Agostina = piccola venerabile, dal latino
Nel catalogo dei vescovi di Como, composto da B. Giovio nel 1532 e pubblicato a Venezia nel 1629, Benedetto occupa il ventunesimo posto. Poiché al ventitreesimo sta il vescovo Deusdedit (Adeodato), che viveva nel 721, sembra potersi dedurre, se il catalogo è esatto, che Benedetto sia vissuto alla fine del sec. VII o all'inizio del successivo. Gli estremi del suo episcopato dati dall'Ughelli (680-692) mancano di prove. Il dies natàlis di Benedetto ricorre il 3 ottobre, ma egli non fu venerato che qualche secolo dopo la morte a causa della rivalità, allora esistente, tra le diocesi di Como e di Milano. La costruzione della chiesa di S. Benedetto a Como, attribuita a Benedetto, risale in realtà al sec. XIV. Il santo fu sepolto nella chiesa dei SS. Apostoli, ora basilica di S. Abbondio.
EDMUNDO DA ESCÓCIA, Santo
Figlio di S. Margherita, regina di Scozia. Figlio di Malcoem Ceanmore (Malcolm III, 1057-1093) e di santa Margherita, dopo aver preso parte agli avvenimenti politici e militari della Scozia accanto a Donal Bane, suo zio paterno, nel 1097 si portò in Inghilterra, dove abbracciò la vita religiosa. Visse nel monastero cluniacense di Montague (Somerset), e in esso si spense santamente nel 1100. La sua ultima richiesta fu che il suo corpo fosse sepolto in catene come simbolo di penitenza. Il nome di Edmondo compare in antichi calendari il 3 ottobre.
GIOVANNI TAPIA, Beato
Missionario e divulgatore dell'Ordine Mercedario in Guatemala, il Beato Giovanni Tapia, governò saggiamente il suo convento.Dopo una vita trascorsa come piace a Dio e aver accumulato tanti meriti morì nell'anno 1562.
L'Ordine lo festeggia il 3 ottobre.
GIULIANO DE PALERMO, Beato
Nella vita di questo Beato siciliano, ci sono episodi che richiamano fatti recentissimi della tormentata cronaca dei nostri giorni, in paesi non lontani e l'un contro l'altro ostili, in guerra fredda o calda, con truppe regolari e bande ribelli, e con la dolorosa catena dei prigionieri e degli ostaggi inermi, dei riscatti e dei ricatti, delle minacce e delle promesse.
Chi non è avvampato, se non di sdegno, di legittima impazienza, davanti al lento procedere di certe trattative, all'incertezza della sorte di tante persone, innocenti o colpevoli? E chi, più in generale, non si lamenta della lentezza di certi negoziati, a volte politicamente importantissimi, che possono mettere in giuoco la pace del mondo e la sorte di interi continenti, ma che si trascinano con esasperante lentezza o con apparente indifferenza?
Invece, nella ricerca di un accordo - tanto più difficile quanto più importante - la buona volontà è la prima e più necessaria condizione, anche in assenza, o in attesa, dei buoni risultati. E per ottenere tali risultati, la regola prima è quella della pazienza, la serena fiduciosa pazienza.
E prima di lamentarsi, o sdegnarsi, della lentezza di certe trattative, si potrebbe ricordare l'esempio del Beato Giuliano, benedettino di Palermo, il quale, sulla metà del '400, compì ben cinque missioni presso il Sultano di Tunisi, per trattare la pace e la restituzione dei prigionieri cristiani, e sempre senza successo, o meglio, finalmente con un successo soltanto parziale.
Il benedettino siciliano era stato inviato a Tunisi, la prima volta nel 1438, l'ultima nel 1452, dallo stesso Re aragonese Alfonso il Magnanimo, e la scelta del monaco per quell'importante e difficile missione si dimostrò felice nonostante le apparenze contrarie, perché la sua calma paziente, la sua bontà, la sua rispettosa cordialità contribuirono molto a mantenere su un piano di amicizia, almeno a livello personale, le relazioni tra i Musulmani e i Regni cristiani.
Del resto, il Beato Giuliano era la persona meglio qualificata a quello scopo. Nato a Palermo, da una nota famiglia dall'insolito nome di Mayali, si era fatto benedettino a Santa Maria delle Ciambre, presso Monreale, perché desideroso soprattutto di vita solitaria, contemplativa più che attiva.
Ma neanche a farlo apposta, il monaco dalla vocazione eremitica dovette, per obbedienza, mescolarsi alle più animate vicende del suo tempo e della sua città, facendo, per carità dei prossimo, ciò che egli non avrebbe mai voluto fare per se stesso.
Dapprima ci fu la creazione di un nuovo ospedale, realizzato con criteri modernissimi, accentrando i vari reparti in un'unica sede, e di cui il Beato Giuliano fu l'animatore per tutta la vita.
Poi, come abbiamo detto, vennero gli anni delle continue traversate da Palermo a Tunisi, e da Tunisi a Palermo, alla ricerca di accordi politici e di prigionieri da riscattare. Finalmente, nella tarda età del monaco, egli fu incaricato di rappresentare, presso il Re, il Parlamento di Palermo.
Appena poteva, però, si ritirava nella solitudine del monastero della Madonna del Romitello, dimenticando le altre cure, come per un bagno ristoratore. E proprio al santuario del Romitello il suo ricordo oggi sopravvive vivace, come quello di un benefattore del suo popolo, oltre che monaco rigoroso, definito dallo stesso Sultano di Tunisi " amico della fede, cristiano ed eremita ritirato dal mondo ".
JOSÉ MARIA GONZALEZ SOLIS, Beato
Santibáñez de Murias, Spagna, 15 gennaio 1877 - Bilbao, Spagna, 3 ottobre 1936
JOSÉ MARIA POYATOS RUIZ, beato
Proprietario di un negozio di alimentari nel paesino di Rus, non riusciva mai a far fruttare tutte le potenzialità della sua attività. Non perché non sapesse gestirla, ma perché José María Poyatos Ruiz, con le sue numerose opere di carità, non voleva lasciare senza cibo nemmeno chi non sarebbe mai riuscito a ripagarlo. José María nacque nel 1914 a Vílches, Jaén, tredicesimo di 15 fratelli e nello stesso paese spagnolo fu assassinato dal Fronte popolare nel 1936, durante la terribile ondata di persecuzioni anticattoliche da parte dei repubblicani. È uno dei 522 martiri della guerra civile iberica che saranno beatificati il prossimo 13 ottobre a Tarragona. Chi lo aveva conosciuto, lo descrisse ai postulatori della sua causa come un giovane cattolico che testimoniava con spontanea normalità la sua fede tra i giovani. I suoi amici lo ricordavano come «bello, affettuoso e mai timoroso di parlare della propria fede in questi tempi difficili».
Il ragazzo si trasferì a Ubeda, per le difficoltà economiche in cui versava, ma anche per l’inasprimento delle persecuzioni anticattoliche. Qui trovò lavoro in una fabbrica di oli e vino, mentre nel centro parrocchiale di San Nicola di Bari si distingueva fra i membri dell’Azione Cattolica e dell’Adorazione notturna. José María comprendeva bene gli eventi che stavano travolgendo la Spagna ma rimase fermo nella fede pur sapendo che la Chiesa avrebbe sofferto la persecuzione. Ne era cosciente al punto da prevedere il sua stesso martirio. «Il giorno di santa Teresina e di san Francesco non ti dimenticherò mai», disse alla sorella Maria. «Verranno loro da me, perché io di certo non ho intenzione di cercare la morte, e mi porteranno nel posto in cui devo andare per testimoniare; laggiù, per quanto mi chiederanno non dirò nulla contro niente e nessuno; puoi stare tranquilla. Poi mi legheranno e mi porteranno verso il luogo destinato».
Era la descrizione esatta di quello che gli sarebbe accaduto poco tempo dopo: all’età di 21 anni, il 3 ottobre 1936, giorno della festa di santa Teresa del Bambino Gesù, José María fu perquisito, arrestato, portato a testimoniare, poi legato con le mani al petto e trasferito al cimitero dove, accanto alla croce sull’entrata, fu fatto girare di spalle. Lui, con grande coraggio, chiese di morire guardando in faccia i suoi assassini, i quali lo accontentarono. I colpi sparati dai fucili degli assassini repubblicani, però, non riuscivano ad attraversare il torace di José María, rimbalzando miracolosamente indietro mentre lui gridava: «Viva Cristo Re!». Ciò provocò una furia ancora maggiore nei suoi carnefici, che con un colpo alla testa gli ruppero l’osso del collo uccidendolo.
MADDALENA LA MAGGIORE, Beata
Chiamata la Maggiore, la Beata Maddalena, religiosa mercedaria del monastero dell'Assunzione in Siviglia (Spagna), rifulse per l'innocenza e la santità della vita.Finché abbondantemente piena di doni celesti emigrò verso lo Sposo eterno.
L'Ordine la festeggia il 3 ottobre.
MÁRTIRES CATÓLICOS DO BRASIL
Il cristianesimo in generale e il cattolicesimo in particolare, possono annoverare nella loro esistenza millenaria, una sfilata di martiri di ogni età, sesso e condizione sociale, che per l’affermarsi nel mondo pagano della nuova religione di fratellanza, uguaglianza, pace e serenità nei cuori e nel sociale, in nome di Cristo versarono in ogni tempo il loro sangue, soffrendo indicibili dolori fisici e morali.
Se tutto questo soffrire, proveniente dai pagani o da religioni diverse dai seguaci di Cristo, alla fine si poteva mettere nel conto, prevedendo la reazione di quanti avevano interesse a non sconvolgere il loro potere sulle masse ciecamente osservanti.
Tanto più odioso è lo scatenarsi sanguinario e persecutorio, di cristiani contro altri cristiani, divisi da interpretazioni dottrinarie, predicate da riformatori sia del clero che laici, succedutasi nei secoli e che hanno portato l’unico grande albero della Chiesa di Cristo, a dividersi in tanti rami scismatici e riformati, che tanto hanno nociuto all’unità del Cristianesimo.
Il movimento riformatore dei Calvinisti, nato dalle idee teologiche e politico-religiose di Giovanni Calvino (1509-1564), fu uno di questi, che nell’intenzione di portare i laici ad una larga e diretta partecipazione alla vita ecclesiastica, costituendo comunità politico-religiose, fortemente omogenee al loro interno, grazie alla stretta dipendenza del potere politico dall’autorità religiosa, si associò in primo piano alle conquiste coloniali nel mondo, fomentando ribellioni e persecuzioni contro i cattolici già presenti in quelle terre.
E in questo panorama qui tracciato in generale, va inquadrata la vicenda del martirio dei 30 cattolici del Brasile, beatificati il 5 marzo 2000 da papa Giovanni Paolo II.
L’evangelizzazione nel Rio Grande do Norte, Stato del Nord-Est del Brasile, fu iniziata nel 1597 da missionari Gesuiti e sacerdoti diocesani, provenienti dal cattolico Portogallo; cominciando con la catechesi degli indios e con la formazione delle prime comunità cristiane.
Negli anni seguenti ci furono sbarchi di Francesi e Olandesi, intenzionati a scalzare dai luoghi colonizzati i Portoghesi; nel 1630 gli Olandesi ci riuscirono nella regione del Nord-Est, essi di religione calvinista e accompagnati dai loro pastori, determinarono nella zona fino allora pacifica, una conflittualità per cui ci fu una restrizione della libertà di culto e i cattolici furono perseguitati.
In questo contesto avvennero i due episodi del martirio dei Beati di cui parliamo; allora nel Rio Grande do Norte, c’erano soltanto due parrocchie, a Cunhaú la parrocchia della Madonna della Purificazione o delle Candele, guidata dal parroco don Andrea de Soveral e a Natal, la parrocchia della Madonna della Presentazione con parroco don Ambrogio Francesco Ferro.
Ambedue le parrocchie furono vittime della dura persecuzione religiosa calvinista; vi sono pochissime notizie riguardanti i martiri singolarmente, ma i vari scrittori del secolo XVII narrarono gli episodi dettagliatamente.
Cunhaú, 16 luglio 1645
Padre Andrea de Soveral il parroco, nacque verso il 1572 a Säo Vicente, nell’Isola di Santos; studiò nel Collegio dei Bambini di Gesù, fondato dai Gesuiti nel 1553.
A 21 anni entrò nella Compagnia di Gesù facendo il Noviziato nel Collegio di Bahia; da lì dopo aver completato gli studi di latino e teologia, fu mandato a Olinda in Pernambuco, centro missionario per la catechesi degli indios di tutta la vasta regione.
Nel 1606 era fra gli indios del Rio Grande do Norte, insieme a padre Diego Nunes. Poi dal 1607 uscito dai Gesuiti, divenne membro del clero diocesano e parroco di Cunhaú, all’epoca del martirio aveva 73 anni.
Era domenica 16 luglio 1645, e come era solito, padre Andrea de Soveral aveva riunito nella chiesa della Parrocchia della Madonna delle Candele o della Purificazione, i fedeli per la celebrazione della Messa.
I circa 69 fedeli erano in maggior parte contadini e operai nella lavorazione della canna da zucchero, tutti di Cunhaú; all’inizio della celebrazione si presentò in chiesa il tedesco Jacó Rabe, persona crudele e senza scrupoli, dicendo che aveva disposizioni da dare per conto del Supremo Consiglio Olandese di Recife, che avrebbe comunicato alla fine della Messa.
Ma dopo la consacrazione una schiera di soldati olandesi con parecchi indios delle tribù dei ‘Tapuias’ e dei ‘Patiguari’ tutti armati, precipitatosi nel tempio chiusero le porte attaccando ferocemente gli indifesi fedeli.
Padre Andrea de Soveral comprese le loro intenzioni, interruppe la celebrazione e intonò pregando con loro le preghiere degli agonizzanti; furono tutti massacrati a colpi di spada, meno cinque fedeli portoghesi che furono presi in ostaggio e portati al Forte olandese dei Re Magi.
I nomi di questi cinque ostaggi sono noti e riportati dai cronisti dell’epoca, di tutti i numerosi martiri invece oltre che il parroco, si conosce il nome di uno solo, il laico Domingos Carvalho, al quale furono prese numerose monete d’oro e una catena, che furono contate e divise poggiate sul suo corpo; i cadaveri furono depredati di abiti e oggetti e i barbari assassini fecero gran festa a modo loro.
Uruaçu, 3 ottobre 1645
Presi dal terrore di quanto accaduto a Cunhaú, i cattolici di Natal, cercarono di mettersi in salvo rifugiandosi in alcuni improvvisati rifugi, ma fu tutto inutile.
Insieme al loro parroco don Ambrogio Francesco Ferro, furono inviati dalle autorità olandesi in un posto stabilito ad Uruaçu, dove erano attesi da soldati e da circa 200 indios comandati dal capo indigeno Antonio Paraopaba, il quale convertito al protestantesimo calvinista, aveva una vera e propria avversione verso i cattolici.
I parrocchiani e il loro sacerdote, furono seviziati in modo orribile e lasciati morire fra inumane mutilazioni, che anche il cronista dell’epoca ebbe vergogna a descrivere dettagliatamente.
Di tutti questi numerosi gruppi di fedeli martirizzati, le Autorità ecclesiastiche cercarono di conoscere i nomi, riuscendoci solo per 30 di loro e nel 1989 fu avviata la Causa di Beatificazione, giunta poi alla proclamazione del 5 marzo 2000.
Essi sono:
Uccisi a Cunhaú (celebrazione liturgica 16 luglio)
Padre Andrea de Soveral parroco, Domingo Carvalho laico.
Uccisi a Uruaçu (celebrazione liturgica 3 ottobre)
Don Ambrogio Francesco Ferro parroco; Antonio Vilela il giovane; Giuseppe do Porto; Francisco de Bastos; Diego Pereira; João Lostau Navarro; Antonio Vilela Cid; Estévão Machado de Miranda; Vicente de Souza Pereira; Francisco Mendes Pereira; João da Silveria; Simão Correia; Antonio Baracho; Mateus Moreira; João Martins; Manuel Rodrigues Moura; la moglie di Manuel Rodrigues; la figlia di Antonio Vilela il giovane; la figlia di Francisco Dias il giovane; 7 giovani compagni di João Martins; 2 figlie di Estévão Machado de Miranda.
I loro resti mortali, sono venerati nei luoghi del loro martirio in Brasile.
RAIMUNDO CASTAÑO GONZÁLEZ, Beato
Mieres, Spagna, 20 agosto 1865 - Bilbao, Spagna, 3 ottobre 1936
NOSTRO SIGNORE DELLA MISERICORDIA
Domenica 3 ottobre 1847, più di 2000 persone videro a Ocotlán, in Messico, un’immagine perfetta di Gesù Cristo crocifisso apparsa in cielo per oltre 30 minuti.
Approvato dall’arcidiocesi di Guadalajara nel 1911, il fenomeno è noto come “miracolo di Ocotlán” ed ebbe luogo il giorno prima di un terremoto che uccise 40 persone e ridusse in macerie la città dello Stato di Jalisco.
Prima dell’inizio della Messa al cimitero della cappella dell’Immacolata Concezione, presieduta dal vicario parrocchiale, padre Julián Navarro, due nuvole bianche si unirono in cielo e apparve l’immagine di Cristo.
I presenti e chi abitava nelle città vicine rimasero profondamente colpiti, fecero atti di contrizione e gridarono “Misericordia, Signore!” Questa apparizione di Cristo venne chiamata “il Signore della Misericordia”, e in suo onore nel settembre 1875 venne benedetta, consacrata e dedicata una nuova parrocchia.
Tra i fedeli che testimoniarono il miracolo c’erano anche padre Julián Martín del Campo, pastore della comunità, e Antonio Jiménez, il sindaco locale. Entrambi inviarono delle lettere ai rispettivi superiori riferendo ciò che era accaduto.
Dopo il miracolo, venne scritto un resoconto dell’evento con la testimonianza di 30 testimoni oculari. Cinque anni dopo, nel 1897, per ordine dell’allora arcivescovo di Guadalajara, Pedro Loza y Pardavé, venne scritto un nuovo resoconto con altri 30 testimoni, tra i quali cinque sacerdoti.
Il 29 settembre 1911, l’arcivescovo di Guadalajara dell’epoca, José de Jesús Ortiz y Rodríguez, firmò un documento che avvalorava l’apparizione di Cristo a Ocotlán e la devozione e la venerazione della gente della zona alla statua di Nostro Signore della Misericordia, collocata nel santuario omonimo.
“Dobbiamo riconoscere come fatto storico, perfettamente provato, l’apparizione della beata immagine di Gesù Cristo crocifisso… e che non avrebbe potuto essere opera di un’allucinazione o di una frode, visto che è avvenuta in pieno giorno, davanti a più di 2000 persone”, affermò il cardinale.
Il porporato dichiarò anche che perché il Signore della Misericordia non venisse mai dimenticato i fedeli dovevano “riunirsi in qualsiasi modo possibile, dopo aver purificato la propria coscienza con i santi sacramenti della Penitenza e della Santa Comunione, e giurare solennemente alla presenza di Dio, per se stessi e per i loro discendenti, che anno dopo anno avrebbero celebrato l’anniversario del 3 ottobre”.
Dopo l’approvazione e per conformarsi alle disposizioni dell’arcivescovo di Guadalajara, nel 1912 si avviarono festeggiamenti pubblici in onore del Signore della Misericordia, ricordando il miracolo del 1847. Le celebrazioni attualmente durano 13 giorni, dal 20 settembre al 3 ottobre.
Nel 1997 San Giovanni Paolo II ha inviato la sua benedizione apostolica alla popolazione di Ocotlán in occasione del 150° anniversario del miracolo.
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Desde o dia 1 de Janeiro que venho colocando aqui os meus Votos de um Bom Ano de 2016.
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
UM BOM resto do ANO DE 2016
Nº 2896 - (277 - 2016)
3 DE OUTUBRO DE 2016
SANTOS DE CADA DIA
8º A N O
LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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Comemoração de São DIONÍSIO AREOPAGITA que se converteu a Cristo quando o Apóstolo São PAULO falou no Areópago e foi constituído primeiro bispo de Atenas.
CÂNDIDA DE ROMA, Santa
Em Roma, no cemitério de Ponciano, junto à Via Portuense, Santa CÂNDIDA. (data incerta)
DIONÍSIO, FAUSTO, CAIO, PEDRO, PAULO, EUSÉBIO, QUEREMÃO, LÚCIO outro FAUSTO e mais dois companheiros, Santos
Em Alexandria, no Egipto, a comemoração dos santos FAUSTO, CAIO, PEDRO, PAULO, EUSÉBIO, QUEREMÃO, LÚCIO e outros dois companheiros que no tempo do imperador Décio e do imperador Valeriano, por ordem do prefeito Emiliano sofreram muito, conjuntamente com o bispo DIONÍSIO, como confessores da fé; a eles se associa FAUSTO que sofreu o martírio no tempo do imperador Diocleciano. (séc. III)
HESÍQUIO, Santo
Em Mayuma, na Palestina, a comemoração de Santo HESÍQUIO monge que foi discípulo de Santo HILARIÃO e seu companheiro de peregrinação. (séc. IV)
MAXIMIANO DDE KSAR BAGAI, Santo
Comemoração de São MAXIMIANO bispo de Bagai, na Numídia, hoje Argélia que, repetidamente torturado pelos hereges, foi depois precipitado do alto de uma torre e abandonado como morto; mas, recolhido por uns transeuntes, recuperou a saúde e não desistiu de lutar pela fé católica. (410)
CIPRIANO DE TOULON, Santo
Na Toulon, na Provença região da Gália hoje França, São CIPRIANO bispo, discípulo de São CESÁRIO DE ARLES que defendeu em vários sínodos a verdadeira fé sobre a graça , ensinando que ninguém pode por si só alcançar as realidades divinas, se antes não é chamado pela graça de Deus. (543)
EVALDO o BRANCO e
EVALDO o NEGRO , Santos
Na Saxónia, território da Alemanha, os santos mártires de nome EVALDO, um chamado BRANCO e outro NEGRO, ambos presbiteros naturais de Inglaterra que, seguindo o exemplo de São VILIBRORDO e seus companheiros, partiram para evangelizar os Saxões; e tendo começado a anunciar-lhes Cristo, foram presos pelos pagãos e padeceram o martírio. (695)
UTÃO DE METTEN, Beato
No mosteiro de Metten, na Baviera, Alemanha, o Beato UTÃO fundador e primeiro abade. (802)
GERARDO DE BROGNE, Santo
No território de Namur, na Lotaríngia, hoje Bélgica, São GERARDO primeiro abade de Brogne, por ele mesmo fundado, que se empenhou pela renovação da disciplina monástica na Flandres e na Lotaríngia e reconduziu muitos cenóbios à originária observância da Regra. (959)
ADALGOTO DE CHUR, Beato
Em Chur, no território dos Helvécios, hoje Suiça, o Beato ADALGOTO bispo discípulo de São BERNARDO em Claraval que foi admirável exemplo de observância monástica. (1160)
AMBRÓSIO FRANCISCO FERRO e seus 27 companheiros ANTÓNIO BARACHO, ANTÓNIO VILELA CID, ANTÓNIO VILELA JÚNIOR e sua filha, DIOGO PEREIRA, MANUEL RODRIGUES MOURA e sua esposa, filha de FRANCISCO DIAS JÚNIOR, FRANCISCO DE BASTOS, FRANCISCO MENDES PEREIRA, JOÃO DA SILVEIRA, JOÃO LOSTAU NAVARRO, JOÃO MARTINS e sete jovens, JOSÉ DO PORTO, MATEUS MOREIRA, SIMÃO CORREIA, ESTÊVÃO MACHADO DE MIRANDA e duas filhas suas, e VICENTE DE SOUSA PEREIRA, Beatos
Nas margens do rio Uruaçu, próximo de Natal. Brasil, os beatos AMBRÓSIO FRANCISCO FERRO presbitero e seus 27 companheiros ANTÓNIO BARACHO, ANTÓNIO VILELA CID, ANTÓNIO VILELA JÚNIOR e sua filha, DIOGO PEREIRA, MANUEL RODRIGUES MOURA e sua esposa, filha de FRANCISCO DIAS JÚNIOR, FRANCISCO DE BASTOS, FRANCISCO MENDES PEREIRA, JOÃO DA SILVEIRA, JOÃO LOSTAU NAVARRO, JOÃO MARTINS e sete jovens, JOSÉ DO PORTO, MATEUS MOREIRA, SIMÃO CORREIA, ESTÊVÃO MACHADO DE MIRANDA e duas filhas suas, e VICENTE DE SOUSA PEREIRA
CRESCÊNCIO GARCIA POBO, Beato
Em Madrid, Espanha, o Beato CRESCÊNCIO GARCIA POBO presbitero da Congregação dos Terciários Capuchinhos de Nossa Senhora das Dores e mártir que, durante a perseguição contra a fé, derramou o seu sangue por Cristo. (1936)
EUFROSINO MARIA (José Luís Raga Nadal), Beato
Em Barcelona, Espanha, o beato EUFROSINO MARIA (José Luís Raga Nadal) religioso da Ordem dos Carmelitas e mártir. (1936)
Em Madrid, Espanha, o Beato CRESCÊNCIO GARCIA POBO presbitero da Congregação dos Terciários Capuchinhos de Nossa Senhora das Dores e mártir que, durante a perseguição contra a fé, derramou o seu sangue por Cristo. (1936)
EUFROSINO MARIA (José Luís Raga Nadal), Beato
Em Barcelona, Espanha, o beato EUFROSINO MARIA (José Luís Raga Nadal) religioso da Ordem dos Carmelitas e mártir. (1936)
... E AINDA ...
AGOSTINHA DA ASSUNÇÃO, Beata
La Beata Agostina dell'Assunzione, monaca in Siviglia (Spagna) nel monastero mercedario dell'Assunzione, ogni giorno pregava il Signore per la conversione dei peccatori. Durante la sua vita fu rallegrata da frequenti apparizioni della Madonna finché ricca di sante opere volò verso la patria del paradiso.
L'Ordine la festeggia il 3 ottobre.
Etimologia: Agostina = piccola venerabile, dal latino
BENEDETTO DE COMO, Santo
Nel catalogo dei vescovi di Como, composto da B. Giovio nel 1532 e pubblicato a Venezia nel 1629, Benedetto occupa il ventunesimo posto. Poiché al ventitreesimo sta il vescovo Deusdedit (Adeodato), che viveva nel 721, sembra potersi dedurre, se il catalogo è esatto, che Benedetto sia vissuto alla fine del sec. VII o all'inizio del successivo. Gli estremi del suo episcopato dati dall'Ughelli (680-692) mancano di prove. Il dies natàlis di Benedetto ricorre il 3 ottobre, ma egli non fu venerato che qualche secolo dopo la morte a causa della rivalità, allora esistente, tra le diocesi di Como e di Milano. La costruzione della chiesa di S. Benedetto a Como, attribuita a Benedetto, risale in realtà al sec. XIV. Il santo fu sepolto nella chiesa dei SS. Apostoli, ora basilica di S. Abbondio.
DAMIANO DE PORTU, Beato
Il Beato Damiano de Portu, predicò apertamente
Cristo in terra d'Africa dove si trovò per redenzione e qui liberò dalla
schiavitù dei saraceni 136 schiavi. Ritornato in Spagna nel convento di
Sant'Eulalia in città di Lerida, emigrò lieto al Signore nell'anno
1399.
L'Ordine lo festeggia il 3 ottobre
L'Ordine lo festeggia il 3 ottobre
DESIDERIO FRANCO, Beato
Desiderio, di Villafranca Piemonte, era fratello
del beato Cristiano e lo seguì sullastrada della perfezione. Come il
fratello fu agostiniano, dapprima in Piemonte poi aNapoli.Alla morte del
fratello fu eletto vicario generale dei monasteri per il Regno
diNapoli, per Roma, l’Umbria e la Toscana.Morì verso il 1450 e fu
sepolto nel Convento di Carbonara, vicino al fratello. Lasua festa
ricorreva il 3 ottobre.
EDMUNDO DA ESCÓCIA, Santo
Figlio di S. Margherita, regina di Scozia. Figlio di Malcoem Ceanmore (Malcolm III, 1057-1093) e di santa Margherita, dopo aver preso parte agli avvenimenti politici e militari della Scozia accanto a Donal Bane, suo zio paterno, nel 1097 si portò in Inghilterra, dove abbracciò la vita religiosa. Visse nel monastero cluniacense di Montague (Somerset), e in esso si spense santamente nel 1100. La sua ultima richiesta fu che il suo corpo fosse sepolto in catene come simbolo di penitenza. Il nome di Edmondo compare in antichi calendari il 3 ottobre.
GIOVANNI TAPIA, Beato
Missionario e divulgatore dell'Ordine Mercedario in Guatemala, il Beato Giovanni Tapia, governò saggiamente il suo convento.Dopo una vita trascorsa come piace a Dio e aver accumulato tanti meriti morì nell'anno 1562.
L'Ordine lo festeggia il 3 ottobre.
GIULIANO DE PALERMO, Beato
Nella vita di questo Beato siciliano, ci sono episodi che richiamano fatti recentissimi della tormentata cronaca dei nostri giorni, in paesi non lontani e l'un contro l'altro ostili, in guerra fredda o calda, con truppe regolari e bande ribelli, e con la dolorosa catena dei prigionieri e degli ostaggi inermi, dei riscatti e dei ricatti, delle minacce e delle promesse.
Chi non è avvampato, se non di sdegno, di legittima impazienza, davanti al lento procedere di certe trattative, all'incertezza della sorte di tante persone, innocenti o colpevoli? E chi, più in generale, non si lamenta della lentezza di certi negoziati, a volte politicamente importantissimi, che possono mettere in giuoco la pace del mondo e la sorte di interi continenti, ma che si trascinano con esasperante lentezza o con apparente indifferenza?
Invece, nella ricerca di un accordo - tanto più difficile quanto più importante - la buona volontà è la prima e più necessaria condizione, anche in assenza, o in attesa, dei buoni risultati. E per ottenere tali risultati, la regola prima è quella della pazienza, la serena fiduciosa pazienza.
E prima di lamentarsi, o sdegnarsi, della lentezza di certe trattative, si potrebbe ricordare l'esempio del Beato Giuliano, benedettino di Palermo, il quale, sulla metà del '400, compì ben cinque missioni presso il Sultano di Tunisi, per trattare la pace e la restituzione dei prigionieri cristiani, e sempre senza successo, o meglio, finalmente con un successo soltanto parziale.
Il benedettino siciliano era stato inviato a Tunisi, la prima volta nel 1438, l'ultima nel 1452, dallo stesso Re aragonese Alfonso il Magnanimo, e la scelta del monaco per quell'importante e difficile missione si dimostrò felice nonostante le apparenze contrarie, perché la sua calma paziente, la sua bontà, la sua rispettosa cordialità contribuirono molto a mantenere su un piano di amicizia, almeno a livello personale, le relazioni tra i Musulmani e i Regni cristiani.
Del resto, il Beato Giuliano era la persona meglio qualificata a quello scopo. Nato a Palermo, da una nota famiglia dall'insolito nome di Mayali, si era fatto benedettino a Santa Maria delle Ciambre, presso Monreale, perché desideroso soprattutto di vita solitaria, contemplativa più che attiva.
Ma neanche a farlo apposta, il monaco dalla vocazione eremitica dovette, per obbedienza, mescolarsi alle più animate vicende del suo tempo e della sua città, facendo, per carità dei prossimo, ciò che egli non avrebbe mai voluto fare per se stesso.
Dapprima ci fu la creazione di un nuovo ospedale, realizzato con criteri modernissimi, accentrando i vari reparti in un'unica sede, e di cui il Beato Giuliano fu l'animatore per tutta la vita.
Poi, come abbiamo detto, vennero gli anni delle continue traversate da Palermo a Tunisi, e da Tunisi a Palermo, alla ricerca di accordi politici e di prigionieri da riscattare. Finalmente, nella tarda età del monaco, egli fu incaricato di rappresentare, presso il Re, il Parlamento di Palermo.
Appena poteva, però, si ritirava nella solitudine del monastero della Madonna del Romitello, dimenticando le altre cure, come per un bagno ristoratore. E proprio al santuario del Romitello il suo ricordo oggi sopravvive vivace, come quello di un benefattore del suo popolo, oltre che monaco rigoroso, definito dallo stesso Sultano di Tunisi " amico della fede, cristiano ed eremita ritirato dal mondo ".
JOSÉ MARIA GONZALEZ SOLIS, Beato
Santibáñez de Murias, Spagna, 15 gennaio 1877 - Bilbao, Spagna, 3 ottobre 1936
JOSÉ MARIA POYATOS RUIZ, beato
Proprietario di un negozio di alimentari nel paesino di Rus, non riusciva mai a far fruttare tutte le potenzialità della sua attività. Non perché non sapesse gestirla, ma perché José María Poyatos Ruiz, con le sue numerose opere di carità, non voleva lasciare senza cibo nemmeno chi non sarebbe mai riuscito a ripagarlo. José María nacque nel 1914 a Vílches, Jaén, tredicesimo di 15 fratelli e nello stesso paese spagnolo fu assassinato dal Fronte popolare nel 1936, durante la terribile ondata di persecuzioni anticattoliche da parte dei repubblicani. È uno dei 522 martiri della guerra civile iberica che saranno beatificati il prossimo 13 ottobre a Tarragona. Chi lo aveva conosciuto, lo descrisse ai postulatori della sua causa come un giovane cattolico che testimoniava con spontanea normalità la sua fede tra i giovani. I suoi amici lo ricordavano come «bello, affettuoso e mai timoroso di parlare della propria fede in questi tempi difficili».
Il ragazzo si trasferì a Ubeda, per le difficoltà economiche in cui versava, ma anche per l’inasprimento delle persecuzioni anticattoliche. Qui trovò lavoro in una fabbrica di oli e vino, mentre nel centro parrocchiale di San Nicola di Bari si distingueva fra i membri dell’Azione Cattolica e dell’Adorazione notturna. José María comprendeva bene gli eventi che stavano travolgendo la Spagna ma rimase fermo nella fede pur sapendo che la Chiesa avrebbe sofferto la persecuzione. Ne era cosciente al punto da prevedere il sua stesso martirio. «Il giorno di santa Teresina e di san Francesco non ti dimenticherò mai», disse alla sorella Maria. «Verranno loro da me, perché io di certo non ho intenzione di cercare la morte, e mi porteranno nel posto in cui devo andare per testimoniare; laggiù, per quanto mi chiederanno non dirò nulla contro niente e nessuno; puoi stare tranquilla. Poi mi legheranno e mi porteranno verso il luogo destinato».
Era la descrizione esatta di quello che gli sarebbe accaduto poco tempo dopo: all’età di 21 anni, il 3 ottobre 1936, giorno della festa di santa Teresa del Bambino Gesù, José María fu perquisito, arrestato, portato a testimoniare, poi legato con le mani al petto e trasferito al cimitero dove, accanto alla croce sull’entrata, fu fatto girare di spalle. Lui, con grande coraggio, chiese di morire guardando in faccia i suoi assassini, i quali lo accontentarono. I colpi sparati dai fucili degli assassini repubblicani, però, non riuscivano ad attraversare il torace di José María, rimbalzando miracolosamente indietro mentre lui gridava: «Viva Cristo Re!». Ciò provocò una furia ancora maggiore nei suoi carnefici, che con un colpo alla testa gli ruppero l’osso del collo uccidendolo.
MADDALENA LA MAGGIORE, Beata
Chiamata la Maggiore, la Beata Maddalena, religiosa mercedaria del monastero dell'Assunzione in Siviglia (Spagna), rifulse per l'innocenza e la santità della vita.Finché abbondantemente piena di doni celesti emigrò verso lo Sposo eterno.
L'Ordine la festeggia il 3 ottobre.
MÁRTIRES CATÓLICOS DO BRASIL
Il cristianesimo in generale e il cattolicesimo in particolare, possono annoverare nella loro esistenza millenaria, una sfilata di martiri di ogni età, sesso e condizione sociale, che per l’affermarsi nel mondo pagano della nuova religione di fratellanza, uguaglianza, pace e serenità nei cuori e nel sociale, in nome di Cristo versarono in ogni tempo il loro sangue, soffrendo indicibili dolori fisici e morali.
Se tutto questo soffrire, proveniente dai pagani o da religioni diverse dai seguaci di Cristo, alla fine si poteva mettere nel conto, prevedendo la reazione di quanti avevano interesse a non sconvolgere il loro potere sulle masse ciecamente osservanti.
Tanto più odioso è lo scatenarsi sanguinario e persecutorio, di cristiani contro altri cristiani, divisi da interpretazioni dottrinarie, predicate da riformatori sia del clero che laici, succedutasi nei secoli e che hanno portato l’unico grande albero della Chiesa di Cristo, a dividersi in tanti rami scismatici e riformati, che tanto hanno nociuto all’unità del Cristianesimo.
Il movimento riformatore dei Calvinisti, nato dalle idee teologiche e politico-religiose di Giovanni Calvino (1509-1564), fu uno di questi, che nell’intenzione di portare i laici ad una larga e diretta partecipazione alla vita ecclesiastica, costituendo comunità politico-religiose, fortemente omogenee al loro interno, grazie alla stretta dipendenza del potere politico dall’autorità religiosa, si associò in primo piano alle conquiste coloniali nel mondo, fomentando ribellioni e persecuzioni contro i cattolici già presenti in quelle terre.
E in questo panorama qui tracciato in generale, va inquadrata la vicenda del martirio dei 30 cattolici del Brasile, beatificati il 5 marzo 2000 da papa Giovanni Paolo II.
L’evangelizzazione nel Rio Grande do Norte, Stato del Nord-Est del Brasile, fu iniziata nel 1597 da missionari Gesuiti e sacerdoti diocesani, provenienti dal cattolico Portogallo; cominciando con la catechesi degli indios e con la formazione delle prime comunità cristiane.
Negli anni seguenti ci furono sbarchi di Francesi e Olandesi, intenzionati a scalzare dai luoghi colonizzati i Portoghesi; nel 1630 gli Olandesi ci riuscirono nella regione del Nord-Est, essi di religione calvinista e accompagnati dai loro pastori, determinarono nella zona fino allora pacifica, una conflittualità per cui ci fu una restrizione della libertà di culto e i cattolici furono perseguitati.
In questo contesto avvennero i due episodi del martirio dei Beati di cui parliamo; allora nel Rio Grande do Norte, c’erano soltanto due parrocchie, a Cunhaú la parrocchia della Madonna della Purificazione o delle Candele, guidata dal parroco don Andrea de Soveral e a Natal, la parrocchia della Madonna della Presentazione con parroco don Ambrogio Francesco Ferro.
Ambedue le parrocchie furono vittime della dura persecuzione religiosa calvinista; vi sono pochissime notizie riguardanti i martiri singolarmente, ma i vari scrittori del secolo XVII narrarono gli episodi dettagliatamente.
Cunhaú, 16 luglio 1645
Padre Andrea de Soveral il parroco, nacque verso il 1572 a Säo Vicente, nell’Isola di Santos; studiò nel Collegio dei Bambini di Gesù, fondato dai Gesuiti nel 1553.
A 21 anni entrò nella Compagnia di Gesù facendo il Noviziato nel Collegio di Bahia; da lì dopo aver completato gli studi di latino e teologia, fu mandato a Olinda in Pernambuco, centro missionario per la catechesi degli indios di tutta la vasta regione.
Nel 1606 era fra gli indios del Rio Grande do Norte, insieme a padre Diego Nunes. Poi dal 1607 uscito dai Gesuiti, divenne membro del clero diocesano e parroco di Cunhaú, all’epoca del martirio aveva 73 anni.
Era domenica 16 luglio 1645, e come era solito, padre Andrea de Soveral aveva riunito nella chiesa della Parrocchia della Madonna delle Candele o della Purificazione, i fedeli per la celebrazione della Messa.
I circa 69 fedeli erano in maggior parte contadini e operai nella lavorazione della canna da zucchero, tutti di Cunhaú; all’inizio della celebrazione si presentò in chiesa il tedesco Jacó Rabe, persona crudele e senza scrupoli, dicendo che aveva disposizioni da dare per conto del Supremo Consiglio Olandese di Recife, che avrebbe comunicato alla fine della Messa.
Ma dopo la consacrazione una schiera di soldati olandesi con parecchi indios delle tribù dei ‘Tapuias’ e dei ‘Patiguari’ tutti armati, precipitatosi nel tempio chiusero le porte attaccando ferocemente gli indifesi fedeli.
Padre Andrea de Soveral comprese le loro intenzioni, interruppe la celebrazione e intonò pregando con loro le preghiere degli agonizzanti; furono tutti massacrati a colpi di spada, meno cinque fedeli portoghesi che furono presi in ostaggio e portati al Forte olandese dei Re Magi.
I nomi di questi cinque ostaggi sono noti e riportati dai cronisti dell’epoca, di tutti i numerosi martiri invece oltre che il parroco, si conosce il nome di uno solo, il laico Domingos Carvalho, al quale furono prese numerose monete d’oro e una catena, che furono contate e divise poggiate sul suo corpo; i cadaveri furono depredati di abiti e oggetti e i barbari assassini fecero gran festa a modo loro.
Uruaçu, 3 ottobre 1645
Presi dal terrore di quanto accaduto a Cunhaú, i cattolici di Natal, cercarono di mettersi in salvo rifugiandosi in alcuni improvvisati rifugi, ma fu tutto inutile.
Insieme al loro parroco don Ambrogio Francesco Ferro, furono inviati dalle autorità olandesi in un posto stabilito ad Uruaçu, dove erano attesi da soldati e da circa 200 indios comandati dal capo indigeno Antonio Paraopaba, il quale convertito al protestantesimo calvinista, aveva una vera e propria avversione verso i cattolici.
I parrocchiani e il loro sacerdote, furono seviziati in modo orribile e lasciati morire fra inumane mutilazioni, che anche il cronista dell’epoca ebbe vergogna a descrivere dettagliatamente.
Di tutti questi numerosi gruppi di fedeli martirizzati, le Autorità ecclesiastiche cercarono di conoscere i nomi, riuscendoci solo per 30 di loro e nel 1989 fu avviata la Causa di Beatificazione, giunta poi alla proclamazione del 5 marzo 2000.
Essi sono:
Uccisi a Cunhaú (celebrazione liturgica 16 luglio)
Padre Andrea de Soveral parroco, Domingo Carvalho laico.
Uccisi a Uruaçu (celebrazione liturgica 3 ottobre)
Don Ambrogio Francesco Ferro parroco; Antonio Vilela il giovane; Giuseppe do Porto; Francisco de Bastos; Diego Pereira; João Lostau Navarro; Antonio Vilela Cid; Estévão Machado de Miranda; Vicente de Souza Pereira; Francisco Mendes Pereira; João da Silveria; Simão Correia; Antonio Baracho; Mateus Moreira; João Martins; Manuel Rodrigues Moura; la moglie di Manuel Rodrigues; la figlia di Antonio Vilela il giovane; la figlia di Francisco Dias il giovane; 7 giovani compagni di João Martins; 2 figlie di Estévão Machado de Miranda.
I loro resti mortali, sono venerati nei luoghi del loro martirio in Brasile.
RAIMUNDO CASTAÑO GONZÁLEZ, Beato
Mieres, Spagna, 20 agosto 1865 - Bilbao, Spagna, 3 ottobre 1936
NOSTRO SIGNORE DELLA MISERICORDIA
Domenica 3 ottobre 1847, più di 2000 persone videro a Ocotlán, in Messico, un’immagine perfetta di Gesù Cristo crocifisso apparsa in cielo per oltre 30 minuti.
Approvato dall’arcidiocesi di Guadalajara nel 1911, il fenomeno è noto come “miracolo di Ocotlán” ed ebbe luogo il giorno prima di un terremoto che uccise 40 persone e ridusse in macerie la città dello Stato di Jalisco.
Prima dell’inizio della Messa al cimitero della cappella dell’Immacolata Concezione, presieduta dal vicario parrocchiale, padre Julián Navarro, due nuvole bianche si unirono in cielo e apparve l’immagine di Cristo.
I presenti e chi abitava nelle città vicine rimasero profondamente colpiti, fecero atti di contrizione e gridarono “Misericordia, Signore!” Questa apparizione di Cristo venne chiamata “il Signore della Misericordia”, e in suo onore nel settembre 1875 venne benedetta, consacrata e dedicata una nuova parrocchia.
Tra i fedeli che testimoniarono il miracolo c’erano anche padre Julián Martín del Campo, pastore della comunità, e Antonio Jiménez, il sindaco locale. Entrambi inviarono delle lettere ai rispettivi superiori riferendo ciò che era accaduto.
Dopo il miracolo, venne scritto un resoconto dell’evento con la testimonianza di 30 testimoni oculari. Cinque anni dopo, nel 1897, per ordine dell’allora arcivescovo di Guadalajara, Pedro Loza y Pardavé, venne scritto un nuovo resoconto con altri 30 testimoni, tra i quali cinque sacerdoti.
Il 29 settembre 1911, l’arcivescovo di Guadalajara dell’epoca, José de Jesús Ortiz y Rodríguez, firmò un documento che avvalorava l’apparizione di Cristo a Ocotlán e la devozione e la venerazione della gente della zona alla statua di Nostro Signore della Misericordia, collocata nel santuario omonimo.
“Dobbiamo riconoscere come fatto storico, perfettamente provato, l’apparizione della beata immagine di Gesù Cristo crocifisso… e che non avrebbe potuto essere opera di un’allucinazione o di una frode, visto che è avvenuta in pieno giorno, davanti a più di 2000 persone”, affermò il cardinale.
Il porporato dichiarò anche che perché il Signore della Misericordia non venisse mai dimenticato i fedeli dovevano “riunirsi in qualsiasi modo possibile, dopo aver purificato la propria coscienza con i santi sacramenti della Penitenza e della Santa Comunione, e giurare solennemente alla presenza di Dio, per se stessi e per i loro discendenti, che anno dopo anno avrebbero celebrato l’anniversario del 3 ottobre”.
Dopo l’approvazione e per conformarsi alle disposizioni dell’arcivescovo di Guadalajara, nel 1912 si avviarono festeggiamenti pubblici in onore del Signore della Misericordia, ricordando il miracolo del 1847. Le celebrazioni attualmente durano 13 giorni, dal 20 settembre al 3 ottobre.
Nel 1997 San Giovanni Paolo II ha inviato la sua benedizione apostolica alla popolazione di Ocotlán in occasione del 150° anniversario del miracolo.
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Textos recolhidos
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MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
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