Caros Amigos:
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8º A N O
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FILIPE, Santo
Comemoração de São FILIPE um dos sete diáconos escolhidos pelos Apóstolos que converteu a Samaria à fé de Cristo baptizou o eunuco da rainha Candace da Etiópia e evangelizou todas as cidades por onde passava, até chegar a Cesareia, onde segundo a tradição, descansou no Senhor.
TÁRACO, PROBO e ANDRÓNICO, Santos
Em Anazarbo na Cilícia, hoje na Turquia, os santos TÁRACO, PROBO e ANDRÓNICO mártires que na perseguição do imperador Diocleciano deram a vida pela profissão da fé em Cristo. (304)
NICÁSIO, QUIRINO, ESCUBÍCULO e PIÊNCIA, Santos
No território de Vexin, na Gália Lionense, hoje França, a comemoração dos santos NICÁSIO, QUIRINO, ESCUBÍCULO e PIÊNCIA mártires. (data incerta)
SANTINO DE VERDUN, Santo
SÁRMATA DE TEBAIDA, Santo
Comemoração de São SARMATA abade na Tebaida, Egipto, que foi discípulo de Santo ANTÃO e morreu assassinado pelos Sarracenos.- ()357)
FIRMINO DE UZÉS, Santo
Em Uzés, na Gália Narbonense, hoje França, São FIRMINO bispo discípulo de São CESÁRIO DE ARLES que ensinou ao seu povo o caminho da verdade. (552)
CÁNICO DE OSSORY, Santo
Em Ossory, Irlanda, São CÁNICO abade do mosteiro de Achad-bó um, dos muitos que fundou. (599)
Perto da fortaleza de Schemárin, nas montanhas do Cáucaso, na Geórgia, o dia natal de Santo ANASTÁSIO presbitero apocrisiário da Igreja Romana e companheiro de São MÁXIMO O CONFESSOR na confissão da fé católica e no exílio, que entregou a alma a Deus quando pronunciava na santa Sináxis: «As coisas santas para os santos». (666)
GUMÁRIO DE LIER, Santo
Em Lier, no Brabante, Bélgica, São GUMÁRIO um soldado dedicado a Deus que neste lugar com os seus bens construiu um oratório onde foi sepultado. (775)
BRUNO DE COLÓNIA, Santo
Em Colónia, na Lotaríngia, na Germânia hoje Alemanha, São BRUNO bispo que sendo irmão do imperador Otão I, recebeu conjuntamente o governo e o episcopado de Lotaríngia e exerceu o ministério sacerdotal com grande fidelidade e as funções de governante com grande magnanimidade. (965)
GAUDÊNCIO ou RADZIM, Santo
Em Gniezno, Polónia, São GAUDÊNCIO ou RADZIM bispo, irmão de Santo ADALBERTO bispo de Praga, segundo a carne e o espírito, que foi seu fiel companheiro nas viagens apostólicas, assistiu ao seu martírio e depois também ele foi vitima de cativeiro. (1011)
MEINARDO DE RIGA, Santo
Em Riga, hoje Letónia, junto ao mar Báltico, a comemoração de São MEINARDO bispo que era monge na Alemanha quando, já em avançada idade, partiu para evangelizar a Letónia; ali construiu a igreja de Ikskile e, ordenado bispo, lançou os fundamentos da fé cristã nesta região. (1196)
TIAGO DE ULM GRIESINGER, Beato
Em Bolonha, na Emília-Romanha, Itália, o Beato TIAGO DE ULM GRIESINGER religioso da Ordem dos Pregadores que, embora iletrado era competentíssimo pintor de vitrais e durante 50 anos foi para todos exemplo ilustre de trabalho e oração. (1491)
ALEXANDRE SÁULI, Santo
Em Calosso d'Àsti na Lombardia, Itália, o passamento de Santo ALEXANDRE SAÚLI bispo e Aleria na ilha de Córsega depois bispo de Pavia que, sendo membro da Congregação dos Clérigos Regrantes de São Paulo socorreu os pobres com admirável caridade. (1593)
PEDRO LÊ TUY, Santo
Em Hanoy, no Tonquim hoje Vietname, São PEDRO LÊ TUY presbitero e mártir que pela sua fé em Cristo foi degolado no tempo do imperador Minh Mang. (1833)
MARIA DA SOLEDADE
(Bibiana Antónia Manuela Torres Acosta), Santa
Em Madrid, Espanha, Santa MARIA DA SOLEDADE (Bibiana Antónia Manuela Torres Acosta), virgem que, desde a juventude demonstrou admirável solicitude pelos enfermos pobres, aos quais socorreu com incansável abnegação, especialmente na Congregação das Servas de Maria, Ministras dos Enfermos por ela fundada. (1887)
ÂNGELO RAMOS VELÁSQUEZ, Beato
Em Barcelona, Espanha, o Beato ÂNGELO RAMOS VELÁSQUEZ religioso da Sociedade Salesiana que, em tempo de perseguição contra a Igreja consumou o cbom combate da fé. (1936)
DIONÍSIO DE SANTARÉM, Beato
Fedele imitatore del fondatore San Pietro Nolasco, il Beato Dionisio de Santarem era mercedario nel convento di Sant'Antolino in Valladolid (Spagna). Coltivò intensamente la verginità, l'umiltà, la carità verso Dio e verso il prossimo sopratutto verso gli schiavi. Il Signore lo condusse lungo le vie del bene e lo rese celebre per la gloria dei miracoli, finché centenario morì santamente nel 1420.
L'Ordine lo festeggia l'11 ottobre.
Si tratta di un’abbreviazione del nome di Teofredo, abate benedettino di Caméry, ucciso probabilmente dai Saraceni nel 732. Il culto in Piemonte è stato così ricostruito dal Savio: il monastero di Caméry possedeva verso il Mille vasti possedimenti in diocesi di Alba presso Cherasco e Cervere. In queste località alcune chiese furono dedicate al santo abate. Ma nel 1457 queste terre furono sottratte all’abbazia francese per essere unificate a quella di S. Pietro di Savigliano. In seguito si sarebbe perduta la memoria del Teofredo francese e si sarebbe incominciato a parlare dell’Eufredo (Ifredo o Tifredo) martire piemontese al tempo delle invasioni saracene. Secondo queste “tradizioni” era originario di Cherasco. In altri testi posteriori è menzionato come martire della legione tebea, confondendosi con s. Chiaffredo. Il culto in diocesi di Alba può essere spiegato con la presenza di reliquie; la festa ricorre l’11 ottobre.
JOÃO XXIII (Ângelo Roncalli), Santo
Nell’aria c’era già l’odore dell’estate, ma il giorno era triste. Quel 3 giugno 1963 una luce si spegneva nel mondo: il “Papa buono” era morto. Calde lacrime solcavano il viso delle tante persone che appresero in quei momenti la notizia della sua scomparsa. Nel suo breve ma intenso pontificato, durato poco meno di cinque anni, Papa Giovanni era riuscito a farsi amare dal mondo intero, che adesso ne piangeva la perdita.
Ma già subito dopo la sua morte incominciava il fervore della devozione popolare, che doveva avvolgere la sua figura di una precoce quanto indiscussa aureola di santità, e prendeva avvio il processo di beatificazione: un lavoro ciclopico, durato ben 34 anni, con l’avvicendarsi di diversi Postulatori e montagne di documenti da vagliare prima di pronunciarsi sulla sua eroicità. (…)Il 12 ottobre 1958 Angelo Roncalli era partito alla volta di Roma per partecipare insieme agli altri cardinali al conclave, ma non immaginava assolutamente di essere eletto Papa. Il suo desiderio era sempre stato quello di essere un pastore di anime, modesto e semplice come un parroco di campagna.
Era nato a Sotto il Monte, piccolo borgo del bergamasco, il 25 novembre 1881, figlio di poveri mezzadri che lo battezzarono il giorno stesso della sua nascita nella locale Chiesa di S. Maria; la stessa dove, divenuto prete, avrebbe celebrato la sua prima Messa, il 15 agosto 1905, festa dell’Assunzione.
Angelino era molto intelligente e terminò le scuole in un lampo, tanto che in seminario era il più giovane della sua classe. A 19 anni aveva completato i corsi, ma per la legge ecclesiastica non poteva essere ordinato sacerdote prima dei 24 anni, così fu mandato a Roma per laurearsi alla Gregoriana.
Divenuto prete, rimase per quindici anni a Bergamo, come segretario del vescovo e insegnante al seminario. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu chiamato alle armi come cappellano militare. Nel 1921 Roncalli è a Roma e, successivamente, viene inviato in Bulgaria e in Turchia come visitatore apostolico: iniziava così la sua carriera diplomatica. Nominato Nunzio a Parigi nel 1944, diventa Patriarca di Venezia nel 1953.
Un’esistenza piuttosto appartata, senza fatti eclatanti, fino all’elezione al soglio di Pietro. Aveva allora 77 anni ed aveva già fatto testamento. Intendeva essere sepolto a Venezia e si era fatto costruire la tomba, nella cripta di S. Marco. Era naturale che ritenesse ormai imminente il suo commiato dal mondo. L’anno prima, 1957, aveva scritto infatti nel suo diario: “O Signore, siamo a sera. Anni settantasei in corso. Grande dono del Padre celeste la vita. Tre quarti dei miei contemporanei sono passati all’altra riva. Dunque anch’io mi debbo tener preparato al grande momento…”. Ma le vie del Signore sono sovente imprevedibili. Il 28 ottobre 1958 l’allora cardinale e patriarca di Venezia salì al soglio pontificio, come successore di Pio XII, e molti ne restarono sorpresi. Un vecchio avrebbe dovuto reggere la Chiesa? I giornali presto ci ricamarono su perché veniva da una famiglia di contadini. “Il papa contadino”, cominciarono a chiamarlo. Ma Roncalli aveva ben chiara la propria missione da compiere.
“Vocabor Johannes…”. Mi chiamerò Giovanni, esordì appena eletto. Era il primo punto fermo del suo pontificato. Un nome che era già tutto un programma. E non si smentì.
Nel 1959, un anno soltanto dopo la sua elezione, “tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito”, come disse ai cardinali riuniti, annunciò il Concilio Vaticano II. Un evento epocale, destinato a cambiare il volto della Chiesa, a segnare un netto spartiacque nella storia della cristianità.
(…) Fu il leit-motiv della sua vita e del suo pontificato. Dopo la S. Messa, nulla era per lui più importante del Rosario. Ogni giorno lo recitava per intero, meditando su ogni mistero. “Sono entusiasta – egli diceva - di questa devozione, soprattutto quando è capita ed appresa bene. Il vero Rosario è il cosiddetto Rosario meditato. Questo supplisce a molte altre forme di vita spirituale. È meditazione, supplicazione, canto ed insieme incantesimo delle anime. Quanta dolcezza e quanta forza in questa preghiera!”.
Mons. Loris Capovilla, suo segretario e fedele custode di memorie, ha detto che Papa Giovanni “durante tutta la sua esistenza si comportò con Maria di Nazareth come un figlio con la madre, uno di quei figli che un tempo davano del lei o del voi alla propria genitrice, manifestando amore dilatato dalla venerazione e rispetto alimentato dall’entusiasmo”.
Una venerazione tenera e forte, delicata e incrollabile, in cui possiamo vedere racchiuso il segreto della sua santità.
Durante il suo pontificato fu pubblicato su “L’Osservatore Romano” un suo “Piccolo saggio di devoti pensieri distribuiti per ogni decina del Rosario, con riferimento alla triplice accentuazione: mistero, riflessione ed intenzione”: in una scrittura limpida e chiara c’è il succo delle riflessioni che egli veniva maturando nella personale preghiera del S. Rosario. “Nell’atto che ripetiamo le Avemarie, quanto è bello contemplare il campo che germina, la messe che s’innalza…”, diceva con efficace metafora presa da quel mondo contadino a lui così familiare. “Ciascuno avverte nei singoli misteri l’opportuno e buon insegnamento per sé, in ordine alla propria santificazione e alle condizioni in cui vive”.
Papa Giovanni auspicava che il Rosario venisse recitato ogni sera in casa, nelle famiglie riunite, in ogni luogo della terra. Ma quanti oggi si radunano per fare questo? Il vento gelido della secolarizzazione ha finito per spazzare via questa antica consuetudine. Le case assomigliano oggi a isole di solitudine e incomunicabilità e se ci si riunisce è per celebrare i rituali del “caminetto” televisivo che mescola con la stessa indifferenza massacri etnici e telequiz, futilità e orrori.
(…)Il suo paese natale da oltre un trentennio è meta incessante di pellegrinaggi. Lo si era immaginato come un papa di transizione, che sarebbe passato in fretta, presto dimenticato, ma non è stato così. Per un disegno provvidenziale di Dio la giovinezza della Chiesa si è realizzata attraverso l’opera di un vecchio. Fu veramente un dono inatteso del Cielo.
Attento ai segni dei tempi, Papa Giovanni promosse l’ecumenismo e la pace. Uomo del dialogo e della viva carità, fece sentire a tutti gli uomini, anche ai non cattolici e ai lontani, l’amicizia di Dio. La sua spiritualità, delicata e robusta al tempo stesso, aveva, come abbiamo visto, le sue radici in Maria. A Lei sempre si rivolgeva, in Lei confidava. Non si staccava mai da Lei, né mai si macerava nel dubbio: la sua fede era limpida e sorgiva, riposava in Maria, attraverso il Rosario.
Anche il miracolo, la guarigione “clinicamente inspiegabile” di una suora malata di cancro, grazie a cui è ora elevato alla gloria degli altari, si è realizzato nel segno di Maria. Suor Caterina Capitani, delle Figlie della Carità, era affetta da un tumore allo stomaco che l’aveva ridotta in fin di vita. Papa Giovanni era morto da soli tre anni e la suorina con le consorelle l’aveva pregato a lungo, con grande insistenza e fiducia. Quel giorno, era il 25 maggio 1966, il “Papa buono” le apparve e le disse di non temere, perché sarebbe stata guarita, aggiungendo: “Me l’avete strappato dal cuore questo miracolo”.
Prima di scomparire però le fece una grande raccomandazione: di pregare sempre il rosario. Era il suo chiodo fisso durante la vita, era il segreto della sua santità nell’alba eterna che non conosce tramonto.
Il Martirologium Romanum pone la data di culto al 3 giugno, mentre le diocesi di Bergamo e di Milano celebrano la sua memoria l'11 ottobre, anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II avvenuta nel 1962.
La festa liturgica è iscritta nel Calendario Romano generale all'11 ottobre, con il grado di memoria facoltativa.
FESTA DOS SANTOS DE OPTINA,
il monaco martire Isacco II; i monaci Leone, Macario, Mosè, Antonio, Harione, Ambrogio, Anatolio il Vecchio, Isacco I, Giuseppe, Barsonufio, Anatolio il Giovane, Nettario, Nicone - da Igreja Ortodoxa Russa
La istituirono, l'una indipendentemente dall'altra, nel 1990 la Chiesa ortodossa russa sinodale all'estero, e nel 1996 la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca. Tra i santi di cui si fa memoria vi sono gli starcy dell'eremo dell'Ascensione Kozel'skij di Opti-na: il monaco martire Isacco II; i monaci Leone, Macario, Mosè, Antonio, Harione, Ambrogio, Anatolio il Vecchio, Isacco I, Giuseppe, Barsonufio, Anatolio il Giovane, Nettario, Nicone.
La Chiesa ortodossa russa sinodale (all'estero) celebra la festa il 10 ott.; la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca la celebra l'11 ott.
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Desde o dia 1 de Janeiro que venho colocando aqui os meus Votos de um Bom Ano de 2016.
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
UM BOM resto do ANO DE 2016
Nº 2904 - (285 - 2016)
11 DE OUTUBRO DE 2016
SANTOS DE CADA DIA
8º A N O
LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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FILIPE, Santo
Comemoração de São FILIPE um dos sete diáconos escolhidos pelos Apóstolos que converteu a Samaria à fé de Cristo baptizou o eunuco da rainha Candace da Etiópia e evangelizou todas as cidades por onde passava, até chegar a Cesareia, onde segundo a tradição, descansou no Senhor.
TÁRACO, PROBO e ANDRÓNICO, Santos
Em Anazarbo na Cilícia, hoje na Turquia, os santos TÁRACO, PROBO e ANDRÓNICO mártires que na perseguição do imperador Diocleciano deram a vida pela profissão da fé em Cristo. (304)
NICÁSIO, QUIRINO, ESCUBÍCULO e PIÊNCIA, Santos
No território de Vexin, na Gália Lionense, hoje França, a comemoração dos santos NICÁSIO, QUIRINO, ESCUBÍCULO e PIÊNCIA mártires. (data incerta)
SANTINO DE VERDUN, Santo
Em Verdun, na Gália hoje França, São SANTINO bispo que segundo consta foi o primeiro a pregar o Evangelho nesta região. (séc. IV)
SÁRMATA DE TEBAIDA, Santo
Comemoração de São SARMATA abade na Tebaida, Egipto, que foi discípulo de Santo ANTÃO e morreu assassinado pelos Sarracenos.- ()357)
FIRMINO DE UZÉS, Santo
Em Uzés, na Gália Narbonense, hoje França, São FIRMINO bispo discípulo de São CESÁRIO DE ARLES que ensinou ao seu povo o caminho da verdade. (552)
CÁNICO DE OSSORY, Santo
Em Ossory, Irlanda, São CÁNICO abade do mosteiro de Achad-bó um, dos muitos que fundou. (599)
ANASTÁSIO DA GEÓRGIA, Santo
Perto da fortaleza de Schemárin, nas montanhas do Cáucaso, na Geórgia, o dia natal de Santo ANASTÁSIO presbitero apocrisiário da Igreja Romana e companheiro de São MÁXIMO O CONFESSOR na confissão da fé católica e no exílio, que entregou a alma a Deus quando pronunciava na santa Sináxis: «As coisas santas para os santos». (666)
GUMÁRIO DE LIER, Santo
Em Lier, no Brabante, Bélgica, São GUMÁRIO um soldado dedicado a Deus que neste lugar com os seus bens construiu um oratório onde foi sepultado. (775)
BRUNO DE COLÓNIA, Santo
Em Colónia, na Lotaríngia, na Germânia hoje Alemanha, São BRUNO bispo que sendo irmão do imperador Otão I, recebeu conjuntamente o governo e o episcopado de Lotaríngia e exerceu o ministério sacerdotal com grande fidelidade e as funções de governante com grande magnanimidade. (965)
GAUDÊNCIO ou RADZIM, Santo
Em Gniezno, Polónia, São GAUDÊNCIO ou RADZIM bispo, irmão de Santo ADALBERTO bispo de Praga, segundo a carne e o espírito, que foi seu fiel companheiro nas viagens apostólicas, assistiu ao seu martírio e depois também ele foi vitima de cativeiro. (1011)
MEINARDO DE RIGA, Santo
Em Riga, hoje Letónia, junto ao mar Báltico, a comemoração de São MEINARDO bispo que era monge na Alemanha quando, já em avançada idade, partiu para evangelizar a Letónia; ali construiu a igreja de Ikskile e, ordenado bispo, lançou os fundamentos da fé cristã nesta região. (1196)
TIAGO DE ULM GRIESINGER, Beato
Em Bolonha, na Emília-Romanha, Itália, o Beato TIAGO DE ULM GRIESINGER religioso da Ordem dos Pregadores que, embora iletrado era competentíssimo pintor de vitrais e durante 50 anos foi para todos exemplo ilustre de trabalho e oração. (1491)
ALEXANDRE SÁULI, Santo
Em Calosso d'Àsti na Lombardia, Itália, o passamento de Santo ALEXANDRE SAÚLI bispo e Aleria na ilha de Córsega depois bispo de Pavia que, sendo membro da Congregação dos Clérigos Regrantes de São Paulo socorreu os pobres com admirável caridade. (1593)
PEDRO LÊ TUY, Santo
Em Hanoy, no Tonquim hoje Vietname, São PEDRO LÊ TUY presbitero e mártir que pela sua fé em Cristo foi degolado no tempo do imperador Minh Mang. (1833)
MARIA DA SOLEDADE
(Bibiana Antónia Manuela Torres Acosta), Santa
Em Madrid, Espanha, Santa MARIA DA SOLEDADE (Bibiana Antónia Manuela Torres Acosta), virgem que, desde a juventude demonstrou admirável solicitude pelos enfermos pobres, aos quais socorreu com incansável abnegação, especialmente na Congregação das Servas de Maria, Ministras dos Enfermos por ela fundada. (1887)
ÂNGELO RAMOS VELÁSQUEZ, Beato
Em Barcelona, Espanha, o Beato ÂNGELO RAMOS VELÁSQUEZ religioso da Sociedade Salesiana que, em tempo de perseguição contra a Igreja consumou o cbom combate da fé. (1936)
... E AINDA ...
DIONÍSIO DE SANTARÉM, Beato
Fedele imitatore del fondatore San Pietro Nolasco, il Beato Dionisio de Santarem era mercedario nel convento di Sant'Antolino in Valladolid (Spagna). Coltivò intensamente la verginità, l'umiltà, la carità verso Dio e verso il prossimo sopratutto verso gli schiavi. Il Signore lo condusse lungo le vie del bene e lo rese celebre per la gloria dei miracoli, finché centenario morì santamente nel 1420.
L'Ordine lo festeggia l'11 ottobre.
DIVINA MATERNIDADE DE NOSSA SENHORA
Il primo dogma mariano formulato nella Chiesa fu il dogma della
“Madre di Dio”. Nel Concilio di Efeso (431 d.C.), per combattere
l’eresia di Nestorio che individuava due persone in Cristo, i Padri
dell’assise ecumenica risposero affermando solennemente l’unità e
l’unicità della Persona divina di Cristo e di conseguenza la Maternità
di Maria estesa a tutta la sua persona non umana ma divina: «Se qualcuno
non confessa che l’Emmanuele è Dio nel vero senso della parola e che
perciò la Santa Vergine è Madre di Dio perché ha generato secondo la
carne il Verbo (logos) che è da Dio, sia anatema» (Concilio di Efeso,
Anatem. 1 di San Cirillo d’Alessandria).
Il Dogma cambiò le sorti della riflessione mariana di tutti i secoli successivi. Da allora in poi Maria Santissima entrò di diritto nelle discussioni e predicazioni teologiche di primo piano riguardo all’Incarnazione e alla Redenzione. La teologia così detta “bizantina” perché di area greca, legata all’influenza della grande cattedra di Costantinopoli, sarà tutta altamente mariana portando alle estreme conseguenze il valore del primo dogma mariano della Divina Maternità (Theotokos).
Se Maria è vera Madre di Dio può tutto, come può tutto una vera Madre sul figlio che ha sempre amato e al quale ha donato tutta la sua esistenza. Ecco allora i canti, le prose, le biografie, le omelie che sembrano addirittura esagerate ad un occhio profano. La Divina Maternità fa di Maria Santissima quasi una dea agli occhi estatici degli scrittori di questo periodo.
Proprio in questo tempo nascono le prime formule di consacrazione totale di se stessi alla Vergine ed anche intere città, come la stessa città di Costantinopoli, vengono consacrate alla Madre di Dio per implorare da Lei protezione e salvezza. Due grandi vittorie dell’esercito di Costantinopoli contro i saraceni furono attribuite all’intercessione della Madre di Dio (619 e 626 d.C.).
La Chiesa costantinopolitana di Blacherne per augusta tradizione era creduta conservare un abito della Santa Madre di Dio come preziosa reliquia.
Il cuore non solo dei patriarchi e dei teologi, ma anche del popolo semplice batteva all’unisono con quello della Madre di Dio. Forse per questo, almeno fino all’VIII-X secolo, Costantinopoli ebbe uno splendore indiscusso sia per il progresso culturale che per la forza politica e militare che la rendeva una potenza di prim’ordine in tutto il Mediterraneo, superiore ormai anche a Roma.
Con la separazione dall’unità cattolica cominciò però la sua decadenza fino quasi a scomparire nelle mani degli invasori ottomani con la presa e il saccheggio della città proprio nel mese di Maria Santissima il 29 maggio del 1453.
Un bellissimo testo di san Germano di Costantinopoli (†733), uno dei santi patriarchi della città dei tempi d’oro, ci fa capire l’amore, la tenerezza e la dedizione alla Madre di Dio che tutti dovremmo avere: «Concedimi di godere dei doni indescrivibili ed inconcepibili di tuo Figlio, Dio tuo e Dio nostro, nel regno celeste. Infatti tu hai il potere uguale al volere, perché sei Madre dell’Altissimo. Perciò, o purissima Signora, io ti prego che non sia deluso dalla mia attesa, ma la ottenga in sorte o sposa di Dio che hai generato l’atteso di tutti, il nostro Signore Gesù Cristo, nostro Dio e sovrano di tutte le cose visibili ed invisibili...» (Omelia per l’Annunciazione).
Definire Maria “Madre di Dio” significa darle un valore eccelso ed una dignità incommensurabile. Nessun’altra creatura può essere definita allo stesso modo di Maria, Madre di Dio secondo la natura, cioè secondo la generazione umana. Nel suo grembo verginale Maria ha generato Dio, il Verbo fatto carne, la seconda Persona della Santissima Trinità.
La generazione di Maria Santissima nel tempo ripete quella di Dio nell’eternità: Ella genera il Verbo come il Padre: analoga finalità (la missione del Figlio), analoga intimità con il Verbo. Maria è una cosa sola con Lui, quasi come il Padre ed il Figlio lo sono tra loro. Maria Santissima è dunque al centro dell’azione trinitaria nel mondo. La sua Maternità è stata scelta da Dio come missione umana suprema per salvare il mondo, per fare venire nel mondo il Salvatore e per donare a tutti la salvezza e la gloria.
Riflettano le donne a quale altissima missione sono chiamate nel dono della maternità. Esse diventano cooperatrici di Dio, generatrici nella loro carne dell’opera di Dio nel mondo in modo analogo alla Vergine Maria.
L’altissima missione di Maria infatti si compie con la Maternità della Chiesa. La Chiesa, pure essa sposa di Cristo, con un cammino inverso a quello di Cristo e di Maria è chiamata a divinizzarsi, ad assumere in sé la divinità di Cristo con l’essere anch’essa figlia di Maria.
Maria Santissima è madre naturale di Dio. È pure Madre adottiva della Chiesa perché quest’ultima riceve da Lei i germi del divino e può, in senso spirituale, essere generata dal suo grembo: «Come nella generazione naturale e fisica c’è un padre ed una madre, così nella generazione soprannaturale e spirituale c’è un padre che è Dio e una madre che è Maria. Tutti i veri figli di Dio e predestinati hanno Dio per padre e Maria per madre; e chi non ha Maria per madre non ha Dio per padre» (San Luigi M. Grignion de Montfort, Trattato della Vera devozione, n. 30).
«L’uno e l’altra sono nati in essa» (cf. Sal 86,5): Cristo e la Chiesa sono uniti in Maria Santissima, vera Madre di tutti in cui alberga tutta la pienezza della divinità di Cristo (cf. Col 2,9).
La vera Chiesa non può non essere Figlia di Maria, perché anche Cristo lo è stato. Se non è Figlia di Maria non somiglia a Cristo, non ha parte con Lui.
Maria Madre di Dio è il vero trait d’union tra divinità e umanità. La Maternità la rende augusta patrona del Redentore; la fa però anche mite soccorritrice delle anime a Lei affidate.
Il giorno della Madre di Dio nella chiesa latina è anche dedicato alla pace perché Cristo è la nostra pace (cf. Ef 2,14). Gesù ci dice che ci lascia la pace, ma non come la dà il mondo (cf. Gv 14,27). La pace del mondo è falsa perché nasce da accordi d’interesse. La pace di Cristo è l’unica vera perché nasce solo da Lui, dal suo Cuore trafitto e squarciato per noi e da Maria Mediatrice di grazia in un unico flusso di gratuito amore.
La Maternità Divina attribuisce fortemente il ruolo di solenne mediatrice di salvezza e di pace a Maria Santissima. Solo in Lei si poteva realizzare il prodigio unico della Divina Maternità che la lega per sempre a Dio, in maniera che Dio quasi si sente costretto ad obbedire alla propria Madre in vista della redenzione e della pace di ogni uomo. Chi di noi potrà esimersi dal chiamare in aiuto una così grande Madre che ha ai suoi piedi il Figlio divino, il Verbo del Padre?
Solo Lei può parlare profondamente al Cuore del Figlio. Per questo Dio l’ha scelta come sua madre e nostra avvocata.
Autore: Padre Luca M. Genovese
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio
Il Titolo di Madre di Dio, fra tutti quelli che vengono attribuiti alla Madonna, è il più Glorioso. Essere la Madre di Dio è per Maria la sua Ragion d'Essere, il motivo di tutti i Suoi Privilegi e delle Sue Grazie. Per noi il Titolo racchiude tutto il Mistero dell'Incarnazione e non ne vediamo altro che più di questo sia Sorgente per Maria di Lodi e per noi di Gioia. Sant'Efrem pensava giustamente che credere e affermare che la Santissima Vergine Maria è Madre di Dio è dare una Prova Sicura della nostra Fede. La Chiesa quindi non Celebra alcuna Festa della Vergine Maria senza Lodarla per questo Privilegio. E così Saluta la Beata Madre di Dio, nell'Immacolato Concepimento, nella Natività, nell'Assunzione e noi nella Recita Frequentissima dell'Ave Maria facciamo altrettanto.
L'Eresia Nestoriana.
"Theotókos", Madre di Dio, è il Nome con cui nei Secoli è stata Designata Maria Santissima. Fare la Storia del Dogma della Maternità Divina sarebbe fare la Storia di tutto il Cristianesimo, perché il Nome era entrato così profondamente nel cuore dei Fedeli che quando, davanti al Vescovo di Costantinopoli, Nestorio, un prete che era suo portavoce, osò affermare che Maria era soltanto Madre di un uomo, perché era impossibile che Dio nascesse da una donna, il popolo protestò scandalizzato. Era allora Vescovo di Alessandria San Cirillo, l'Uomo Suscitato da Dio per Difendere l'Onore della Madre del Suo Figlio. Egli tosto manifestava il suo stupore: "Mi meraviglia che vi siano persone, che pensano che la Santa Vergine non debba essere chiamata Madre di Dio. Se Nostro Signore è Dio, Maria, che lo mise al mondo, non è la Madre di Dio? Ma questa è la Fede che ci hanno Trasmesso gli Apostoli, anche se non si sono serviti di questo termine, ed è la Dottrina che abbiamo appresa dai Santi Padri".
Il Concilio di Efeso.
Nestorio non cambiò pensiero e l'Imperatore convocò un Concilio, che si aprì ad Efeso il 24 Giugno 431 sotto la Presidenza di San Cirillo, Legato del Papa Celestino. Erano presenti 200 Vescovi i quali Proclamarono che "la Persona di Cristo è Una e Divina e che la Santissima Vergine deve essere Riconosciuta e Venerata da tutti quale Vera Madre di Dio". I Cristiani di Efeso Intonarono Canti di Trionfo, Illuminarono la Città e ricondussero alle loro dimore con fiaccole accese i Vescovi "venuti - gridavano essi - per Restituirci la Madre di Dio e Ratificare con la loro Santa Autorità ciò che era Scritto in tutti i cuori". Gli sforzi di Satana avevano raggiunto, come sempre, un risultato solo, cioè quello di preparare un Magnifico Trionfo alla Madonna e, se vogliamo Credere alla Tradizione, i Padri del Concilio, per Perpetuare il Ricordo dell'Avvenimento, aggiunsero all'Ave Maria le Parole: "Santa Maria, Madre di Dio, Pregate per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte". Milioni di persone recitano ogni giorno questa Preghiera e Riconoscono a Maria la Gloria di Madre di Dio, che un Eretico aveva preteso negare.
Maria Vera Madre di Dio.
Riconoscere che Maria è Vera Madre di Dio è cosa facile. "Se il Figlio della Santa Vergine è Dio, scrive Papa Pio XI nell'Enciclica Lux Veritatis, Colei che l'ha Generato merita di essere chiamata Madre di Dio; se la Persona di Gesù Cristo è Una e Divina, tutti, senza dubbio, devono chiamare Maria Madre di Dio e non solamente di Cristo Uomo. Come le altre donne sono chiamate e sono realmente madri, perché hanno formato nel loro seno la nostra sostanza mortale, e non perché abbiano creata l'Anima umana, così Maria ha acquistato la Maternità Divina per aver Generato l'Unica Persona del Figlio Suo".
Maria e Gesù.
La Maternità Divina Unisce Maria con il Figlio con un Legame più forte di quello delle altre madri con i loro figli. Queste non operano da sole la generazione e la Santa Vergine invece ha Generato il Figlio, l'Uomo-Dio, con la Sua Stessa Sostanza e Gesù è Premio della Sua Verginità ed Appartiene a Maria per la Generazione e per la Nascita nel Tempo, per l'Allattamento con il quale lo nutrì, per l'Educazione che gli diede, per l'Autorità Materna Esercitata su di Lui.
Maria e il Padre.
La Maternità Divina Unisce in Modo Ineffabile Maria al Padre. Maria infatti ha per Figlio il Figlio Stesso di Dio, Imita e Riproduce nel Tempo la Generazione Misteriosa con la quale il Padre Generò il Figlio nell'Eternità, Restando così Associata al Padre nella Sua Paternità. "Se il Padre ci Manifestò un'Affezione così Sincera, dandoci Suo Figlio come Maestro e Redentore, diceva Bossuet, l'Amore che aveva per Te, o Maria, gli fece Concepire ben altri Disegni a Tuo riguardo e ha Stabilito che Gesù fosse Tuo come è Suo e, per realizzare con Te una Società Eterna, volle che Tu fossi la Madre del Suo Unico Figlio e volle essere il Padre del Tuo Figlio" (Discorso sopra la Devozione alla Santa Vergine).
Maria e lo Spirito Santo.
La Maternità Divina Unisce Maria allo Spirito Santo, perché per Opera dello Spirito Santo ha Concepito il Verbo nel Suo Seno. In questo Senso Papa Leone XIII chiama Maria Sposa dello Spirito Santo (Enc. Divinum Munus, 9 Maggio 1897) e Maria è dello Spirito Santo il Santuario Privilegiato, per le Inaudite Meraviglie che ha Operate in Lei.
"Se Dio è con tutti i Santi, afferma San Bernardo, è con Maria in Modo tutto Speciale, perché tra Dio e Maria l'Accordo è così Totale che Dio non solo si è Unita la Sua Volontà, ma la Sua Carne e con la Sua Sostanza e quella della Vergine ha fatto un Solo Cristo, e Cristo se non deriva come Egli è, né Tutto Intero da Dio, né Tutto Intero da Maria, è tuttavia Tutto Intero Dio e Tutto Intero di Maria, perché non ci sono due Figli, ma c'è un Solo Figlio, che è Figlio di Dio e della Vergine. L'Angelo dice: "Ti Saluto, o Piena di Grazia, il Signore è con Te. È con Te non solo il Signore Figlio, che Rivestisti della Tua Carne, ma il Signore Spirito Santo dal quale Concepisti e il Signore Padre, che ha Generato Colui che Tu Concepisti. È con Te il Padre che fa sì che Suo Figlio sia Tuo Figlio; è con Te il Figlio, che, per Realizzare l'Adorabile Mistero, apre il Tuo Seno Miracolosamente e Rispetta il Sigillo della Tua Verginità; è con Te lo Spirito Santo, che, con il Padre e con il Figlio Santifica il Tuo Seno. Sì, il Signore è con Te" (3a Omelia Super Missus Est).
Maria Nostra Madre.
Salutandoti Oggi con il Bel Titolo di Madre di Dio, non dimentichiamo che "avendo dato la Vita al Redentore del Genere Umano, Sei per questo Fatto Stesso Divenuta Madre Nostra Tenerissima e che Cristo ci ha voluti per fratelli. Scegliendoti per Madre del Figlio Suo, Dio ti ha Inculcato Sentimenti del tutto Materni, che respirano solo Amore e Perdono" (Pio XI Enc. Lux Veritatis).
Dalla Gloria del Cielo ove Sei, ricordati di noi, che ti Preghiamo con tanta Gioia e Confidenza. "L'Onnipotente è con Te e Tu Sei Onnipotente con Lui, Onnipotente per Lui, Onnipotente dopo di Lui", come dice San Bonaventura. Tu puoi Presentarti a Dio non tanto per Pregare quanto per Comandare, Tu sai che Dio Esaudisce Infallibilmente i Tuoi Desideri. Noi siamo, senza dubbio, peccatori, ma Tu Sei Divenuta Madre di Dio per Causa Nostra e "non si è mai inteso dire che alcuno di quelli che sono ricorsi a Te sia stato abbandonato. Animati da questa Confidenza, o Vergine delle Vergini, o Nostra Madre, veniamo a Te gemendo sotto il peso dei nostri falli e ci Prostriamo ai Tuoi Piedi. Madre del Verbo Incarnato, non disprezzare le nostre Preghiere, Degnati di esaudirle" (San Bernardo).
La Festa dell'Undici Ottobre.
Il 1931 ricorreva il XV° Centenario del Concilio di Efeso e Papa Pio XI pensò che sarebbe stata "cosa utile e gradita per i Fedeli Meditare e Riflettere sopra un Dogma così Importante" come quello della Maternità Divina e, per lasciare una Testimonianza Perpetua della sua Devozione alla Madonna, Scrisse l'Enciclica Lux Veritatis, Restaurò la Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma e Istituì una Festa Liturgica, che "avrebbe contribuito a sviluppare nel Clero e nei Fedeli la Devozione verso la Grande Madre di Dio, presentando alle Famiglie come Modelli, Maria e la Sacra Famiglia di Nazareth", affinché siano sempre più rispettati la Santità del Matrimonio e l'Educazione della Gioventù. Che cosa implichi per Maria la Dignità di Madre di Dio lo abbiamo già notato nelle Feste del Primo Gennaio e del 25 Marzo, ma l'Argomento è Inesauribile e possiamo fermarci su di esso ancora un poco.
Autore: Dom Prosper Guéranger
EUFREDO DE ALBA, Beato
Il Dogma cambiò le sorti della riflessione mariana di tutti i secoli successivi. Da allora in poi Maria Santissima entrò di diritto nelle discussioni e predicazioni teologiche di primo piano riguardo all’Incarnazione e alla Redenzione. La teologia così detta “bizantina” perché di area greca, legata all’influenza della grande cattedra di Costantinopoli, sarà tutta altamente mariana portando alle estreme conseguenze il valore del primo dogma mariano della Divina Maternità (Theotokos).
Se Maria è vera Madre di Dio può tutto, come può tutto una vera Madre sul figlio che ha sempre amato e al quale ha donato tutta la sua esistenza. Ecco allora i canti, le prose, le biografie, le omelie che sembrano addirittura esagerate ad un occhio profano. La Divina Maternità fa di Maria Santissima quasi una dea agli occhi estatici degli scrittori di questo periodo.
Proprio in questo tempo nascono le prime formule di consacrazione totale di se stessi alla Vergine ed anche intere città, come la stessa città di Costantinopoli, vengono consacrate alla Madre di Dio per implorare da Lei protezione e salvezza. Due grandi vittorie dell’esercito di Costantinopoli contro i saraceni furono attribuite all’intercessione della Madre di Dio (619 e 626 d.C.).
La Chiesa costantinopolitana di Blacherne per augusta tradizione era creduta conservare un abito della Santa Madre di Dio come preziosa reliquia.
Il cuore non solo dei patriarchi e dei teologi, ma anche del popolo semplice batteva all’unisono con quello della Madre di Dio. Forse per questo, almeno fino all’VIII-X secolo, Costantinopoli ebbe uno splendore indiscusso sia per il progresso culturale che per la forza politica e militare che la rendeva una potenza di prim’ordine in tutto il Mediterraneo, superiore ormai anche a Roma.
Con la separazione dall’unità cattolica cominciò però la sua decadenza fino quasi a scomparire nelle mani degli invasori ottomani con la presa e il saccheggio della città proprio nel mese di Maria Santissima il 29 maggio del 1453.
Un bellissimo testo di san Germano di Costantinopoli (†733), uno dei santi patriarchi della città dei tempi d’oro, ci fa capire l’amore, la tenerezza e la dedizione alla Madre di Dio che tutti dovremmo avere: «Concedimi di godere dei doni indescrivibili ed inconcepibili di tuo Figlio, Dio tuo e Dio nostro, nel regno celeste. Infatti tu hai il potere uguale al volere, perché sei Madre dell’Altissimo. Perciò, o purissima Signora, io ti prego che non sia deluso dalla mia attesa, ma la ottenga in sorte o sposa di Dio che hai generato l’atteso di tutti, il nostro Signore Gesù Cristo, nostro Dio e sovrano di tutte le cose visibili ed invisibili...» (Omelia per l’Annunciazione).
Definire Maria “Madre di Dio” significa darle un valore eccelso ed una dignità incommensurabile. Nessun’altra creatura può essere definita allo stesso modo di Maria, Madre di Dio secondo la natura, cioè secondo la generazione umana. Nel suo grembo verginale Maria ha generato Dio, il Verbo fatto carne, la seconda Persona della Santissima Trinità.
La generazione di Maria Santissima nel tempo ripete quella di Dio nell’eternità: Ella genera il Verbo come il Padre: analoga finalità (la missione del Figlio), analoga intimità con il Verbo. Maria è una cosa sola con Lui, quasi come il Padre ed il Figlio lo sono tra loro. Maria Santissima è dunque al centro dell’azione trinitaria nel mondo. La sua Maternità è stata scelta da Dio come missione umana suprema per salvare il mondo, per fare venire nel mondo il Salvatore e per donare a tutti la salvezza e la gloria.
Riflettano le donne a quale altissima missione sono chiamate nel dono della maternità. Esse diventano cooperatrici di Dio, generatrici nella loro carne dell’opera di Dio nel mondo in modo analogo alla Vergine Maria.
L’altissima missione di Maria infatti si compie con la Maternità della Chiesa. La Chiesa, pure essa sposa di Cristo, con un cammino inverso a quello di Cristo e di Maria è chiamata a divinizzarsi, ad assumere in sé la divinità di Cristo con l’essere anch’essa figlia di Maria.
Maria Santissima è madre naturale di Dio. È pure Madre adottiva della Chiesa perché quest’ultima riceve da Lei i germi del divino e può, in senso spirituale, essere generata dal suo grembo: «Come nella generazione naturale e fisica c’è un padre ed una madre, così nella generazione soprannaturale e spirituale c’è un padre che è Dio e una madre che è Maria. Tutti i veri figli di Dio e predestinati hanno Dio per padre e Maria per madre; e chi non ha Maria per madre non ha Dio per padre» (San Luigi M. Grignion de Montfort, Trattato della Vera devozione, n. 30).
«L’uno e l’altra sono nati in essa» (cf. Sal 86,5): Cristo e la Chiesa sono uniti in Maria Santissima, vera Madre di tutti in cui alberga tutta la pienezza della divinità di Cristo (cf. Col 2,9).
La vera Chiesa non può non essere Figlia di Maria, perché anche Cristo lo è stato. Se non è Figlia di Maria non somiglia a Cristo, non ha parte con Lui.
Maria Madre di Dio è il vero trait d’union tra divinità e umanità. La Maternità la rende augusta patrona del Redentore; la fa però anche mite soccorritrice delle anime a Lei affidate.
Il giorno della Madre di Dio nella chiesa latina è anche dedicato alla pace perché Cristo è la nostra pace (cf. Ef 2,14). Gesù ci dice che ci lascia la pace, ma non come la dà il mondo (cf. Gv 14,27). La pace del mondo è falsa perché nasce da accordi d’interesse. La pace di Cristo è l’unica vera perché nasce solo da Lui, dal suo Cuore trafitto e squarciato per noi e da Maria Mediatrice di grazia in un unico flusso di gratuito amore.
La Maternità Divina attribuisce fortemente il ruolo di solenne mediatrice di salvezza e di pace a Maria Santissima. Solo in Lei si poteva realizzare il prodigio unico della Divina Maternità che la lega per sempre a Dio, in maniera che Dio quasi si sente costretto ad obbedire alla propria Madre in vista della redenzione e della pace di ogni uomo. Chi di noi potrà esimersi dal chiamare in aiuto una così grande Madre che ha ai suoi piedi il Figlio divino, il Verbo del Padre?
Solo Lei può parlare profondamente al Cuore del Figlio. Per questo Dio l’ha scelta come sua madre e nostra avvocata.
Autore: Padre Luca M. Genovese
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio
Il Titolo di Madre di Dio, fra tutti quelli che vengono attribuiti alla Madonna, è il più Glorioso. Essere la Madre di Dio è per Maria la sua Ragion d'Essere, il motivo di tutti i Suoi Privilegi e delle Sue Grazie. Per noi il Titolo racchiude tutto il Mistero dell'Incarnazione e non ne vediamo altro che più di questo sia Sorgente per Maria di Lodi e per noi di Gioia. Sant'Efrem pensava giustamente che credere e affermare che la Santissima Vergine Maria è Madre di Dio è dare una Prova Sicura della nostra Fede. La Chiesa quindi non Celebra alcuna Festa della Vergine Maria senza Lodarla per questo Privilegio. E così Saluta la Beata Madre di Dio, nell'Immacolato Concepimento, nella Natività, nell'Assunzione e noi nella Recita Frequentissima dell'Ave Maria facciamo altrettanto.
L'Eresia Nestoriana.
"Theotókos", Madre di Dio, è il Nome con cui nei Secoli è stata Designata Maria Santissima. Fare la Storia del Dogma della Maternità Divina sarebbe fare la Storia di tutto il Cristianesimo, perché il Nome era entrato così profondamente nel cuore dei Fedeli che quando, davanti al Vescovo di Costantinopoli, Nestorio, un prete che era suo portavoce, osò affermare che Maria era soltanto Madre di un uomo, perché era impossibile che Dio nascesse da una donna, il popolo protestò scandalizzato. Era allora Vescovo di Alessandria San Cirillo, l'Uomo Suscitato da Dio per Difendere l'Onore della Madre del Suo Figlio. Egli tosto manifestava il suo stupore: "Mi meraviglia che vi siano persone, che pensano che la Santa Vergine non debba essere chiamata Madre di Dio. Se Nostro Signore è Dio, Maria, che lo mise al mondo, non è la Madre di Dio? Ma questa è la Fede che ci hanno Trasmesso gli Apostoli, anche se non si sono serviti di questo termine, ed è la Dottrina che abbiamo appresa dai Santi Padri".
Il Concilio di Efeso.
Nestorio non cambiò pensiero e l'Imperatore convocò un Concilio, che si aprì ad Efeso il 24 Giugno 431 sotto la Presidenza di San Cirillo, Legato del Papa Celestino. Erano presenti 200 Vescovi i quali Proclamarono che "la Persona di Cristo è Una e Divina e che la Santissima Vergine deve essere Riconosciuta e Venerata da tutti quale Vera Madre di Dio". I Cristiani di Efeso Intonarono Canti di Trionfo, Illuminarono la Città e ricondussero alle loro dimore con fiaccole accese i Vescovi "venuti - gridavano essi - per Restituirci la Madre di Dio e Ratificare con la loro Santa Autorità ciò che era Scritto in tutti i cuori". Gli sforzi di Satana avevano raggiunto, come sempre, un risultato solo, cioè quello di preparare un Magnifico Trionfo alla Madonna e, se vogliamo Credere alla Tradizione, i Padri del Concilio, per Perpetuare il Ricordo dell'Avvenimento, aggiunsero all'Ave Maria le Parole: "Santa Maria, Madre di Dio, Pregate per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte". Milioni di persone recitano ogni giorno questa Preghiera e Riconoscono a Maria la Gloria di Madre di Dio, che un Eretico aveva preteso negare.
Maria Vera Madre di Dio.
Riconoscere che Maria è Vera Madre di Dio è cosa facile. "Se il Figlio della Santa Vergine è Dio, scrive Papa Pio XI nell'Enciclica Lux Veritatis, Colei che l'ha Generato merita di essere chiamata Madre di Dio; se la Persona di Gesù Cristo è Una e Divina, tutti, senza dubbio, devono chiamare Maria Madre di Dio e non solamente di Cristo Uomo. Come le altre donne sono chiamate e sono realmente madri, perché hanno formato nel loro seno la nostra sostanza mortale, e non perché abbiano creata l'Anima umana, così Maria ha acquistato la Maternità Divina per aver Generato l'Unica Persona del Figlio Suo".
Maria e Gesù.
La Maternità Divina Unisce Maria con il Figlio con un Legame più forte di quello delle altre madri con i loro figli. Queste non operano da sole la generazione e la Santa Vergine invece ha Generato il Figlio, l'Uomo-Dio, con la Sua Stessa Sostanza e Gesù è Premio della Sua Verginità ed Appartiene a Maria per la Generazione e per la Nascita nel Tempo, per l'Allattamento con il quale lo nutrì, per l'Educazione che gli diede, per l'Autorità Materna Esercitata su di Lui.
Maria e il Padre.
La Maternità Divina Unisce in Modo Ineffabile Maria al Padre. Maria infatti ha per Figlio il Figlio Stesso di Dio, Imita e Riproduce nel Tempo la Generazione Misteriosa con la quale il Padre Generò il Figlio nell'Eternità, Restando così Associata al Padre nella Sua Paternità. "Se il Padre ci Manifestò un'Affezione così Sincera, dandoci Suo Figlio come Maestro e Redentore, diceva Bossuet, l'Amore che aveva per Te, o Maria, gli fece Concepire ben altri Disegni a Tuo riguardo e ha Stabilito che Gesù fosse Tuo come è Suo e, per realizzare con Te una Società Eterna, volle che Tu fossi la Madre del Suo Unico Figlio e volle essere il Padre del Tuo Figlio" (Discorso sopra la Devozione alla Santa Vergine).
Maria e lo Spirito Santo.
La Maternità Divina Unisce Maria allo Spirito Santo, perché per Opera dello Spirito Santo ha Concepito il Verbo nel Suo Seno. In questo Senso Papa Leone XIII chiama Maria Sposa dello Spirito Santo (Enc. Divinum Munus, 9 Maggio 1897) e Maria è dello Spirito Santo il Santuario Privilegiato, per le Inaudite Meraviglie che ha Operate in Lei.
"Se Dio è con tutti i Santi, afferma San Bernardo, è con Maria in Modo tutto Speciale, perché tra Dio e Maria l'Accordo è così Totale che Dio non solo si è Unita la Sua Volontà, ma la Sua Carne e con la Sua Sostanza e quella della Vergine ha fatto un Solo Cristo, e Cristo se non deriva come Egli è, né Tutto Intero da Dio, né Tutto Intero da Maria, è tuttavia Tutto Intero Dio e Tutto Intero di Maria, perché non ci sono due Figli, ma c'è un Solo Figlio, che è Figlio di Dio e della Vergine. L'Angelo dice: "Ti Saluto, o Piena di Grazia, il Signore è con Te. È con Te non solo il Signore Figlio, che Rivestisti della Tua Carne, ma il Signore Spirito Santo dal quale Concepisti e il Signore Padre, che ha Generato Colui che Tu Concepisti. È con Te il Padre che fa sì che Suo Figlio sia Tuo Figlio; è con Te il Figlio, che, per Realizzare l'Adorabile Mistero, apre il Tuo Seno Miracolosamente e Rispetta il Sigillo della Tua Verginità; è con Te lo Spirito Santo, che, con il Padre e con il Figlio Santifica il Tuo Seno. Sì, il Signore è con Te" (3a Omelia Super Missus Est).
Maria Nostra Madre.
Salutandoti Oggi con il Bel Titolo di Madre di Dio, non dimentichiamo che "avendo dato la Vita al Redentore del Genere Umano, Sei per questo Fatto Stesso Divenuta Madre Nostra Tenerissima e che Cristo ci ha voluti per fratelli. Scegliendoti per Madre del Figlio Suo, Dio ti ha Inculcato Sentimenti del tutto Materni, che respirano solo Amore e Perdono" (Pio XI Enc. Lux Veritatis).
Dalla Gloria del Cielo ove Sei, ricordati di noi, che ti Preghiamo con tanta Gioia e Confidenza. "L'Onnipotente è con Te e Tu Sei Onnipotente con Lui, Onnipotente per Lui, Onnipotente dopo di Lui", come dice San Bonaventura. Tu puoi Presentarti a Dio non tanto per Pregare quanto per Comandare, Tu sai che Dio Esaudisce Infallibilmente i Tuoi Desideri. Noi siamo, senza dubbio, peccatori, ma Tu Sei Divenuta Madre di Dio per Causa Nostra e "non si è mai inteso dire che alcuno di quelli che sono ricorsi a Te sia stato abbandonato. Animati da questa Confidenza, o Vergine delle Vergini, o Nostra Madre, veniamo a Te gemendo sotto il peso dei nostri falli e ci Prostriamo ai Tuoi Piedi. Madre del Verbo Incarnato, non disprezzare le nostre Preghiere, Degnati di esaudirle" (San Bernardo).
La Festa dell'Undici Ottobre.
Il 1931 ricorreva il XV° Centenario del Concilio di Efeso e Papa Pio XI pensò che sarebbe stata "cosa utile e gradita per i Fedeli Meditare e Riflettere sopra un Dogma così Importante" come quello della Maternità Divina e, per lasciare una Testimonianza Perpetua della sua Devozione alla Madonna, Scrisse l'Enciclica Lux Veritatis, Restaurò la Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma e Istituì una Festa Liturgica, che "avrebbe contribuito a sviluppare nel Clero e nei Fedeli la Devozione verso la Grande Madre di Dio, presentando alle Famiglie come Modelli, Maria e la Sacra Famiglia di Nazareth", affinché siano sempre più rispettati la Santità del Matrimonio e l'Educazione della Gioventù. Che cosa implichi per Maria la Dignità di Madre di Dio lo abbiamo già notato nelle Feste del Primo Gennaio e del 25 Marzo, ma l'Argomento è Inesauribile e possiamo fermarci su di esso ancora un poco.
Autore: Dom Prosper Guéranger
EUFREDO DE ALBA, Beato
Si tratta di un’abbreviazione del nome di Teofredo, abate benedettino di Caméry, ucciso probabilmente dai Saraceni nel 732. Il culto in Piemonte è stato così ricostruito dal Savio: il monastero di Caméry possedeva verso il Mille vasti possedimenti in diocesi di Alba presso Cherasco e Cervere. In queste località alcune chiese furono dedicate al santo abate. Ma nel 1457 queste terre furono sottratte all’abbazia francese per essere unificate a quella di S. Pietro di Savigliano. In seguito si sarebbe perduta la memoria del Teofredo francese e si sarebbe incominciato a parlare dell’Eufredo (Ifredo o Tifredo) martire piemontese al tempo delle invasioni saracene. Secondo queste “tradizioni” era originario di Cherasco. In altri testi posteriori è menzionato come martire della legione tebea, confondendosi con s. Chiaffredo. Il culto in diocesi di Alba può essere spiegato con la presenza di reliquie; la festa ricorre l’11 ottobre.
JOÃO XXIII (Ângelo Roncalli), Santo
Nell’aria c’era già l’odore dell’estate, ma il giorno era triste. Quel 3 giugno 1963 una luce si spegneva nel mondo: il “Papa buono” era morto. Calde lacrime solcavano il viso delle tante persone che appresero in quei momenti la notizia della sua scomparsa. Nel suo breve ma intenso pontificato, durato poco meno di cinque anni, Papa Giovanni era riuscito a farsi amare dal mondo intero, che adesso ne piangeva la perdita.
Ma già subito dopo la sua morte incominciava il fervore della devozione popolare, che doveva avvolgere la sua figura di una precoce quanto indiscussa aureola di santità, e prendeva avvio il processo di beatificazione: un lavoro ciclopico, durato ben 34 anni, con l’avvicendarsi di diversi Postulatori e montagne di documenti da vagliare prima di pronunciarsi sulla sua eroicità. (…)Il 12 ottobre 1958 Angelo Roncalli era partito alla volta di Roma per partecipare insieme agli altri cardinali al conclave, ma non immaginava assolutamente di essere eletto Papa. Il suo desiderio era sempre stato quello di essere un pastore di anime, modesto e semplice come un parroco di campagna.
Era nato a Sotto il Monte, piccolo borgo del bergamasco, il 25 novembre 1881, figlio di poveri mezzadri che lo battezzarono il giorno stesso della sua nascita nella locale Chiesa di S. Maria; la stessa dove, divenuto prete, avrebbe celebrato la sua prima Messa, il 15 agosto 1905, festa dell’Assunzione.
Angelino era molto intelligente e terminò le scuole in un lampo, tanto che in seminario era il più giovane della sua classe. A 19 anni aveva completato i corsi, ma per la legge ecclesiastica non poteva essere ordinato sacerdote prima dei 24 anni, così fu mandato a Roma per laurearsi alla Gregoriana.
Divenuto prete, rimase per quindici anni a Bergamo, come segretario del vescovo e insegnante al seminario. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu chiamato alle armi come cappellano militare. Nel 1921 Roncalli è a Roma e, successivamente, viene inviato in Bulgaria e in Turchia come visitatore apostolico: iniziava così la sua carriera diplomatica. Nominato Nunzio a Parigi nel 1944, diventa Patriarca di Venezia nel 1953.
Un’esistenza piuttosto appartata, senza fatti eclatanti, fino all’elezione al soglio di Pietro. Aveva allora 77 anni ed aveva già fatto testamento. Intendeva essere sepolto a Venezia e si era fatto costruire la tomba, nella cripta di S. Marco. Era naturale che ritenesse ormai imminente il suo commiato dal mondo. L’anno prima, 1957, aveva scritto infatti nel suo diario: “O Signore, siamo a sera. Anni settantasei in corso. Grande dono del Padre celeste la vita. Tre quarti dei miei contemporanei sono passati all’altra riva. Dunque anch’io mi debbo tener preparato al grande momento…”. Ma le vie del Signore sono sovente imprevedibili. Il 28 ottobre 1958 l’allora cardinale e patriarca di Venezia salì al soglio pontificio, come successore di Pio XII, e molti ne restarono sorpresi. Un vecchio avrebbe dovuto reggere la Chiesa? I giornali presto ci ricamarono su perché veniva da una famiglia di contadini. “Il papa contadino”, cominciarono a chiamarlo. Ma Roncalli aveva ben chiara la propria missione da compiere.
“Vocabor Johannes…”. Mi chiamerò Giovanni, esordì appena eletto. Era il primo punto fermo del suo pontificato. Un nome che era già tutto un programma. E non si smentì.
Nel 1959, un anno soltanto dopo la sua elezione, “tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito”, come disse ai cardinali riuniti, annunciò il Concilio Vaticano II. Un evento epocale, destinato a cambiare il volto della Chiesa, a segnare un netto spartiacque nella storia della cristianità.
(…) Fu il leit-motiv della sua vita e del suo pontificato. Dopo la S. Messa, nulla era per lui più importante del Rosario. Ogni giorno lo recitava per intero, meditando su ogni mistero. “Sono entusiasta – egli diceva - di questa devozione, soprattutto quando è capita ed appresa bene. Il vero Rosario è il cosiddetto Rosario meditato. Questo supplisce a molte altre forme di vita spirituale. È meditazione, supplicazione, canto ed insieme incantesimo delle anime. Quanta dolcezza e quanta forza in questa preghiera!”.
Mons. Loris Capovilla, suo segretario e fedele custode di memorie, ha detto che Papa Giovanni “durante tutta la sua esistenza si comportò con Maria di Nazareth come un figlio con la madre, uno di quei figli che un tempo davano del lei o del voi alla propria genitrice, manifestando amore dilatato dalla venerazione e rispetto alimentato dall’entusiasmo”.
Una venerazione tenera e forte, delicata e incrollabile, in cui possiamo vedere racchiuso il segreto della sua santità.
Durante il suo pontificato fu pubblicato su “L’Osservatore Romano” un suo “Piccolo saggio di devoti pensieri distribuiti per ogni decina del Rosario, con riferimento alla triplice accentuazione: mistero, riflessione ed intenzione”: in una scrittura limpida e chiara c’è il succo delle riflessioni che egli veniva maturando nella personale preghiera del S. Rosario. “Nell’atto che ripetiamo le Avemarie, quanto è bello contemplare il campo che germina, la messe che s’innalza…”, diceva con efficace metafora presa da quel mondo contadino a lui così familiare. “Ciascuno avverte nei singoli misteri l’opportuno e buon insegnamento per sé, in ordine alla propria santificazione e alle condizioni in cui vive”.
Papa Giovanni auspicava che il Rosario venisse recitato ogni sera in casa, nelle famiglie riunite, in ogni luogo della terra. Ma quanti oggi si radunano per fare questo? Il vento gelido della secolarizzazione ha finito per spazzare via questa antica consuetudine. Le case assomigliano oggi a isole di solitudine e incomunicabilità e se ci si riunisce è per celebrare i rituali del “caminetto” televisivo che mescola con la stessa indifferenza massacri etnici e telequiz, futilità e orrori.
(…)Il suo paese natale da oltre un trentennio è meta incessante di pellegrinaggi. Lo si era immaginato come un papa di transizione, che sarebbe passato in fretta, presto dimenticato, ma non è stato così. Per un disegno provvidenziale di Dio la giovinezza della Chiesa si è realizzata attraverso l’opera di un vecchio. Fu veramente un dono inatteso del Cielo.
Attento ai segni dei tempi, Papa Giovanni promosse l’ecumenismo e la pace. Uomo del dialogo e della viva carità, fece sentire a tutti gli uomini, anche ai non cattolici e ai lontani, l’amicizia di Dio. La sua spiritualità, delicata e robusta al tempo stesso, aveva, come abbiamo visto, le sue radici in Maria. A Lei sempre si rivolgeva, in Lei confidava. Non si staccava mai da Lei, né mai si macerava nel dubbio: la sua fede era limpida e sorgiva, riposava in Maria, attraverso il Rosario.
Anche il miracolo, la guarigione “clinicamente inspiegabile” di una suora malata di cancro, grazie a cui è ora elevato alla gloria degli altari, si è realizzato nel segno di Maria. Suor Caterina Capitani, delle Figlie della Carità, era affetta da un tumore allo stomaco che l’aveva ridotta in fin di vita. Papa Giovanni era morto da soli tre anni e la suorina con le consorelle l’aveva pregato a lungo, con grande insistenza e fiducia. Quel giorno, era il 25 maggio 1966, il “Papa buono” le apparve e le disse di non temere, perché sarebbe stata guarita, aggiungendo: “Me l’avete strappato dal cuore questo miracolo”.
Prima di scomparire però le fece una grande raccomandazione: di pregare sempre il rosario. Era il suo chiodo fisso durante la vita, era il segreto della sua santità nell’alba eterna che non conosce tramonto.
Il Martirologium Romanum pone la data di culto al 3 giugno, mentre le diocesi di Bergamo e di Milano celebrano la sua memoria l'11 ottobre, anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II avvenuta nel 1962.
La festa liturgica è iscritta nel Calendario Romano generale all'11 ottobre, con il grado di memoria facoltativa.
FESTA DOS SANTOS DE OPTINA,
il monaco martire Isacco II; i monaci Leone, Macario, Mosè, Antonio, Harione, Ambrogio, Anatolio il Vecchio, Isacco I, Giuseppe, Barsonufio, Anatolio il Giovane, Nettario, Nicone - da Igreja Ortodoxa Russa
La istituirono, l'una indipendentemente dall'altra, nel 1990 la Chiesa ortodossa russa sinodale all'estero, e nel 1996 la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca. Tra i santi di cui si fa memoria vi sono gli starcy dell'eremo dell'Ascensione Kozel'skij di Opti-na: il monaco martire Isacco II; i monaci Leone, Macario, Mosè, Antonio, Harione, Ambrogio, Anatolio il Vecchio, Isacco I, Giuseppe, Barsonufio, Anatolio il Giovane, Nettario, Nicone.
La Chiesa ortodossa russa sinodale (all'estero) celebra la festa il 10 ott.; la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca la celebra l'11 ott.
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Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
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MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros
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