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8º A N O
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TERESA DE JESUS (d'Ávila), Santa
Memória de Santa TERESA DE JESUS (d'Ávila) virgem e doutora da Igreja que, agregada à Ordem das Carmelitas de Ávila, em Espanha, foi mãe e mestra de uma observância mais estrita e concebeu em seu coração um caminho de perfeição espiritual sob a forma de ascensão por degraus das alma até Deus; ao empreender a reforma da sua Ordem, teve de sofrer muitas tribulações, mas tudo suportou com fortaleza invencível; também escreveu livros, em que expõe uma doutrina profunda e o fruto das suas experiências. (1582)
Em seguiuda transcreve-se texto do site www.santiebeati.it:
Teresa d’Avila (1515-1582) aveva due anni quando furono affisse sulla porta della Cattedrale di Wittenberg (31 ottobre 1517) le 95 tesi di Lutero contro la vendita delle indulgenze, una roboante manifestazione pubblica di protesta contro la Chiesa.
Nel secolo della Riforma Protestante (più corretto sarebbe dire “Rivoluzione”) Teresa si distinse per la sua imponente opera riformatrice all’interno dell’ordine carmelitano. Teresa di Gesù, la cui festa liturgica cade il 15 ottobre, fu monaca per oltre vent’anni nel monastero dell’Incarnazione di Avila, dove la Regola carmelitana aveva subito un rilassamento. L’elevato numero di suore, la troppa frequenza degli incontri in parlatorio, una certa disorganizzazione nella distribuzione dei compiti rendevano difficile la vita contemplativa a chi non era dotato di ferma volontà.
Fu così che Teresa ebbe l’intuizione di fondare una clausura stretta: il 24 agosto 1562 la riforma teresiana prese vita nella piccola casa di San José. La grande mistica spagnola comprese che, di fronte alle lacerazioni della Chiesa del suo tempo, la sua risposta doveva consistere nell’essere figlia e sposa fedele di Dio attraverso la maggior adesione possibile alla Regola religiosa a cui si era sottomessa. Il suo sguardo soprannaturale le permise di vivere la Fede in pienezza e i disegni divini si concretizzarono per mezzo di lei.
Ella sapeva che stando continuamente accanto al Signore avrebbe ottenuto dalla Sua Onnipotenza doni di grazia per la Chiesa martoriata dalle corruzioni, dalle infedeltà, dagli scismi; doni di grazia per il Papa, per i sacerdoti, per i missionari, per i cattolici… ella sapeva che, come ogni gesto d’amore offerto al prossimo sale al Signore, così ogni gesto d’amore offerto al Signore ricade sul prossimo. La piccola comunità delle Carmelitane Scalze (come venivano chiamate le monache di San José) diede una tale testimonianza di santità che ben presto molte giovani chiesero di abbracciare quella vita in cui austerità e gioia, rigore e soavità, solitudine e cordialità si fondevano in un equilibrio mirabile.
Quello che Teresa inserì nell’Ordine non fu soltanto una serie di norme, finalizzate alla crescita interiore, ma soprattutto una profonda unione fra vita mistica e vita apostolica. La visita di un francescano di ritorno dalle Indie stimola ancora di più il suo ardore missionario e sollecita le sue figlie a pregare «con gli occhi fissi sui bisogni della Chiesa».
Una notte del 1566 ha la prescienza che la sua opera di riforma deve proseguire; sei mesi dopo, padre Rubeo, Superiore generale dell’Ordine del Carmelo, durante una sua visita al convento di San José, viene conquistato dalla fede, dall’intelligenza e dall’ardore di Madre Teresa di Gesù, perciò l’autorizza a fondare in Castiglia molti monasteri, compresi due conventi di Carmelitani Scalzi; una misura di importanza vitale, infatti santa Teresa sa che la sua riforma avrà successo solo se le figlie saranno sostenute da confessori e direttori spirituali che obbediscono alla stessa Regola.
Ha 52 anni e inizia una nuova tappa della sua vita religiosa: si appresta a percorrere le strade della Castiglia, nel freddo più intenso e nelle estati polverose, a dorso di mulo o in carri coperti, senza cessare di pregare e di meditare. Sorgono chiostri su chiostri: Medina, Malagon e Valladolid (1568); Toledo e Pastrana (1569); Salamanca (1570); Alba de Tormes (1571); Segovia, Beas e Siviglia (1574); Soria (1581); Burgos (1582)… Si fa «mercanteggiatrice», «maneggiatrice di affari», come ella stessa si autodefinisce nell’autobiografia; discute il prezzo dei terreni sui cui erigere i conventi; si relaziona con le autorità civili per ottenere le autorizzazioni necessarie; cerca validi collaboratori.
Nel 1567 incontra un giovane che studia a Salamanca, è stato appena ordinato sacerdote e si prepara ad entrare in una certosa: è Giovanni di San Mattia. Madre Teresa di Gesù si accorge subito di essere di fronte ad un’anima eletta e allora gli chiede di cambiare i suoi piani. Eccolo, allora, san Giovanni della Croce prendere la veste degli Scalzi e accompagnare la fondatrice nei suoi viaggi. «Era così buono», scriverà la santa, «che ero io a dover imparare da lui molto di più di quanto potessi insegnargli». Nasce fra le loro anime un’amicizia spirituale straordinaria, di sorprendente efficacia, sia nei momenti prosperi, sia in quelli di grande buio. A partire dal 1577 il conflitto fra le due osservazioni del Carmelo, quella lassista e quella fedele alla Regola originale, si intensifica in un’atmosfera di passione e di incomprensione.
La morte del principale protettore dei Carmelitani riformati, il nunzio Nicolas Ormaneto, priva Teresa di un prezioso appoggio, tanto più che viene sostituito da un nemico degli Scalzi, Filippo Sega. Poiché le religiose dell’Incarnazione di Avila nel 1577 hanno osato eleggere Teresa di Gesù priora del convento, vengono scomunicate dal loro provinciale. E mentre Madre Teresa di Gesù viene reclusa nel convento di San José, Giovanni della Croce è arrestato. Il nunzio Sega pone i riformati sotto il governo di quelli che seguono la Regola blanda.
Santa Teresa però non demorde e non si rassegna all’ingiustizia dell’autorità umana, perciò decide di rivolgersi a Re Filippo II di Spagna per salvare la riforma del ramo femminile e maschile dell’Ordine. Nel 1580 ottiene un breve pontificio da parte di Gregorio XIII, che costituisce gli Scalzi in provincia separata, ponendo così fine a dieci anni di lotte fra le due correnti del Carmelo: se santa Teresa non avesse resistito, la salubre riforma sarebbe affondata sotto le persecuzioni e le ostilità. Anche oggi la Chiesa attende, come 500 anni fa, anime coraggiose, pronte, con carità, a sfidare l’errore per restaurare la verità dentro e fuori i conventi.
Autore: Cristina Siccardi
Al secolo Teresa de Cepeda y Ahumada, riformatrice del Carmelo, Madre delle Carmelitane Scalze e dei Carmelitani Scalzi; "mater spiritualium" (titolo sotto la sua statua nella basilica vaticana); patrona degli scrittori cattolici (1965) e Dottore della Chiesa (1970): prima donna, insieme a S. Caterina da Siena, ad ottenere tale titolo; nata ad Avila (Vecchia Castiglia, Spagna) il 28 marzo 1515; morta ad Alba de Tormes (Salamanca) il 4 ottobre 1582 (il giorno dopo, per la riforma gregoriana del calendario fu il 15 ottobre); beatificazione nel 1614, canonizzazione nel 1622; festa il 15 ottobre.
La sua vita va interpretata secondo il disegno che il Signore aveva su di lei, con i grandi desideri che Egli le mise nel cuore, con le misteriose malattie di cui fu vittima da giovane (e la malferma salute che l'accompagnò per tutta la vita), con le "resistenze" alla grazia di cui lei si accusa più del dovuto. Entrò nel Carmelo dell'Incarnazione d'Avila il 2 novembre 1535, fuggendo di casa. Un po' per le condizioni oggettive del luogo, un po' per le difficoltà di ordine spirituale, faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua "conversione", a 39 anni. Ma l'incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione.
Nel 1560 ebbe la prima idea di un nuovo Carmelo ove potesse vivere meglio la sua regola, realizzata due anni dopo col monastero di S. Giuseppe, senza rendite e "secondo la regola primitiva": espressione che va ben compresa, perchè allora e subito dopo fu più nostalgica ed "eroica" che reale. Cinque anni più tardi Teresa ottenne dal Generale dell'Ordine, Giovanni Battista Rossi - in visita in Spagna - l'ordine di moltiplicare i suoi monasteri ed il permesso per due conventi di "Carmelitani contemplativi" (poi detti Scalzi), che fossero parenti spirituali delle monache ed in tal modo potessero aiutarle. Alla morte della Santa i monasteri femminili della riforma erano 17. Ma anche quelli maschili superarono ben presto il numero iniziale; alcuni con il permesso del Generale Rossi, altri - specialmente in Andalusia - contro la sua volontà, ma con quella dei visitatori apostolici, il domenicano Vargas e il giovane Carmelitano Scalzo Girolamo Graziano (questi fu inoltre la fiamma spirituale di Teresa, al quale si legò con voto di far qualsiasi cosa le avesse chiesto, non in contrasto con la legge di Dio). Ne seguirono incresciosi incidenti aggravatisi per interferenze di autorità secolari ed altri estranei, sino all'erezione degli Scalzi in Provincia separata nel 1581. Teresa potè scrivere: "Ora Scalzi e Calzati siamo tutti in pace e niente ci impedisce di servire il Signore". Teresa è tra le massime figure della mistica cattolica di tutti i tempi. Le sue opere - specialmente le 4 più note (Vita, Cammino di perfezione, Mansioni e Fondazioni) - insieme a notizie di ordine storico, contengono una dottrina che abbraccia tutta la vita dell'anima, dai primi passi sino all'intimità con Dio al centro del Castello Interiore. L' Epistolario, poi, ce la mostra alle prese con i problemi più svariati di ogni giorno e di ogni circostanza. La sua dottrina sull'unione dell'anima con Dio (dottrina da lei intimamente vissuta) è sulla linea di quella del Carmelo che l'ha preceduta e che lei stessa ha contribuito in modo notevole ad arricchire, e che ha trasmesso non solo ai confratelli, figli e figlie spirituali, ma a tutta la Chiesa, per il cui servizio non badò a fatiche. Morendo la sua gioia fu poter affermare: "muoio figlia della Chiesa".
BARSÉS DE EDESSA, Santo
Em Edessa, na Síria, hoje Sanliurfa, na Turquia, a comemoração de São BARSÉS bispo que, expulso para terras distantes pelo imperador ariano Valente por causa da sua fé católica, finalmente fatigado pelo exílio em três lugares diversos, faleceu num dia desconhecido do mês de Março. (379)
SEVERO DE TRÉVERIS, Santo
Em Tréveris, na Gália Bélgica, hoje Alemanha, São SEVERO bispo que foi discípulo de São LOPO DE TROYES acompanhou São GERMANO DE AUXERRE na erradicação da heresia de Pelágio na Bretanha e pregou aos Germanos o Evangelho de Cristo. (séc. v)
TECLA DE KITZINGEN, Santo
EDVIGES de Trebnitz, Santa
No mosteiro de Trebnitz, na Silésia, hoje na Polónia, o dia natal de Santa EDVIGES religiosa cuja memória se celebra amanhã dia 16. (1243)
GONÇALO DE LAGOS, Beato
Em Torres Vedras, cidade de Portugal, o Beato GONÇALO DE LAGOS cuja memória se celebra em Portugal no dia 27 de Outubro. (1423)
BALTASAR KAGAYAMA HANZAEMON
e seu filho TIAGO, Beatos
Em Hiji, no Japão, o Beato BALTASAR KAGAYAMA HANZAEMON e seu filho TIAGO mártires. (1619()
Em Nagasáqui no Japão, Santa MADALENA virgem e mártir,. que no tempo do imperador Yemitsu foi tão forte de ânimo em fomentar a fé como em suportar o suplício da forca durante treze dias. (1634)
NARCISO BASTÉ BASTÉ, Beato
Em Valência, Espanha, o Beato NARCISO BASTÉ BASTÉ presbitero da Companhia de Jesus e mártir que, aceitando fielmente as palavras de Jesus, em tempo de perseguição contra a fé, pela sua morte passou à vida gloriosa. (1936)
CIPRIANO ALGUACIL TORREDENAIDA, Beato
Em Barajas, Madrid, Espanha, o beato CIPRIANO ALGUACIL TORREDENAIDA religioso da Ordem dos Pregadores e mártir. (1936)
AURÉLIA DE RATISBONA, Beata
econdo la leggenda raccolta da M. Rader (Bavaria Sancta, II, Ingolstadt 1581, p. 166), Aurelia, figlia di Ugo Capeto, per non sposarsi con un nobile al quale era stata promessa, abbandonò la casa paterna e fuggì a Ratisbona, dove l'abate di S. Emmerano le diede il permesso di dimorare nel monastero di S. Andrea. In esso Aurelia visse circa cinquant'anni e morì nel 1027. Il 15 ott., anniversario della sua morte, i monaci di S. Emmerano accendevano davanti alla sua immagine dei ceri : il che, forse, le valse il titolo di beata o di santa. Sembra che la leggenda abbia avuto origine da un'iscrizione sepolcrale romana pagana. Il sepolcro odierno, recante la figura della beata, è opera artistica del sec. XIV. Questa Aurelia non va confusa con l'Aurelia venerata a Strasburgo (Argentoratum o Argentina) e a Bregenz (Bri-gantium). Di Aurelia, che non ebbe mai culto pubblico, si fa memoria nei martirologi benedettini al 15 ottobre.
I Premostratensi dell'abbazia di Steinfeld, situata a una quindicina di chilometri da Hoven, furono incaricati della direzione delle religiose. Il b. Ermanno Giuseppe, religioso di questo monastero, conobbe così E., monaca cistercense, di cui scrisse la vita, oggi perduta. Tutto ciò che si sa di costei si trova nella Vita di questo beato, scritta da uno dei suoi confratelli di Steinfeld, che conobbe anche E. Egli la chiamò luce e fiore del nostro tempo e riferisce le visioni di cui fu favorita. Con le sue preghiere ottenne di vedersi apparire un canonico di Steinfeld, morto da poco, per interrogarlo sui meriti del b. Ermanno Giuseppe. Le fu risposto che era un uomo di grande virtù.
Un'altra visione fu raccontata all'autore da Elisabetta stessa. Quando il b. Ermanno Giuseppe si avvicinò alla morte, mentre ella pregava per lui in lagrime, un angelo le apparve e le disse: " Preparati, perché tu devi presto partire ". E avendogli Elisabetta domandato se dovesse morire prima del b. Ermanno Giuseppe, l'angelo le rispose: "Tu partirai per prima, ma lui ti seguirà da presso ". E le confermò che il beato era un grande uomo e che non ve n'era uno simile nell'abbazia di Steinfeld.
In un'epoca in cui questa abbazia attraversava grandi prove, ella non cessava di pregare giorno e notte. Il Signore, le apparve ben presto e la consolò: " Perché, le disse, preghi per l'abbazia di Steinfeld? Sappi che un giglio sta per germinare e fino a tanto che esso sarà là l'abbazia non potrà scomparire ". Cesario di Heisterbach riferisce che la beata vide anche il demonio apparire più volte. Ella morì, come l'angelo le aveva predetto, poco prima del b. Ermanno Giuseppe, che cessò di vivere a Hoven nel 1241. Figura nel Menologio Cistercense alla data del 15 ottobre.
EUSÉBIA DE VERCELLI, Santa
Fino all’abolizione del rito eusebiano, avvenuta nel XVI secolo, sant’Eusebia era festeggiata a Vercelli il 15 ottobre e lo fu anche per qualche tempo dopo.
Il suo nome comunque, ricorre nel “Kalendarium de more Eusebiano pro Ecclesia Vercellensi”, pubblicato nel XVII secolo da uno storico locale.
Purtroppo non si sa altro di lei, gli scrittori municipali la considerarono sorella del grande protovescovo di Vercelli, s.ant’Eusebio († 1 agosto 371), quindi anche Eusebia visse nel IV secolo.
Collaborò col santo fratello alla fondazione di una comunità di vergini a Vercelli, di cui lei fu la prima superiora; dell’antico monastero si conservano nove o dieci marmi con iscrizioni funebri di monache eusebiane, il più antico è quello della monaca Zenobia morta nel 471.
Sant’Eusebia, il cui nome deriva dal greco ‘Eysebés’ e significa “pia, religiosa” è ricordata secondo alcuni cataloghi anche il 21 giugno
FERDINANDO SORITA, Beato
Per la vita che condusse e le virtù, il Beato Ferdinando Sorita, cavaliere laico mercedario, fu di grande esempio ai suoi compagni.Di ammirevole devozione verso la Madre di Dio e coraggio con cui difese la religione cristiana valorosamente morì nei convento di Sant'Antolino in Guadalajara (Spagna).
L'Ordine lo festeggia il 15 ottob
Nacque verso il 1412 nel castello di Changy (Loire), nella diocesi di Clermont, ai confini delle regioni di Lione, Bourbon e del Forez. Suo padre, Giovanni de Chantemilan (Campteliman, Champ de Milan; it. da Campo Milano) morì poco dopo la nascita della figlia, che la madre, Giovanna di Vernay, educò con saggia fermezza, assumendo contemporaneamente le funzioni di governatore di Changy. A quindici anni F. perse anche la madre. Molto bella ed elegante, ella attirava in modo particolare l'attenzione degli uomini: parecchi giovani la chiesero in sposa ma ella rifiutò; altri cercarono di corromperla, ricorrendo anche alle astuzie di una vecchia senza scrupoli, ma senza risultato.
All'età di venti anni si recò a Vienne, nella valle del Rodano, presso il fratello e la cognata, ed avendo qui incontrato eccellenti direttori spirituali, fece voto di verginità, conducendo vita sobria ed austera, frequentando la chiesa, curando i malati e visitando i poveri. Talora passava alcune settimane a Lione per prestare la sua opera di assistenza negli ospedali e nelle carceri. Visitò parecchi santuari di Francia e nel 1450, in occasione del giubileo, pellegrinò a Roma.
Nell'autunno del 1451 la peste colpì la città di Vienne e Filippa fu una delle prime vittime: morì il 15 ottobre 1451 e fu sepolta nella cattedrale di S. Maurizia, nel piccolo chiostro, davanti alla porta della cappella di Nostra Signora de capellis. La tomba fu violata dai Calvinisti nel 1562 o 1567. Nel 1629 vi fu eretto un altare. Il capitolo della cattedrale di Vienne a partire dal 10 febbraio 1453 fece raccogliere da un notaro le testimonianze sui miracoli attribuiti alla beata, il cui culto non è stato ancora confermato
PEDRO VERDAGUER SORINA, beato
Sacerdote, segretario del collegio di San Ramon de Penyafort a Vilafranca (Barcellona) e prefetto della congregazione mariana. Era molto entusiasta della sua vocazione e con grande influenza e capacità educativa sui giovani. Costretto a lasciare la scuola di San Luis de Begues, già nel maggio 1936, si organizzo per andare in un istituto in Argentina. Rifugiato a Barcellona e poi in Manlleu, attraversa il fiume Ter per evitare la cattura e ritornato a Barcellona, vivendo in una pensione, qui è stato arrestato a un checkpoint, detenuto in carcere-convento di San Elia e ucciso Moncada il 15 ottobre 1936. I suoi resti non sono stati identificati.
SANCHO DE SORIA, beato
Insigne maestro di Sacra Teologia, ilBeato Sancio da Soria, fu mercedariodel convento di Sant'Eulalia in Pamplona(Spagna).Egli onorò l'Ordine e la Chiesa con levirtù della vita e dopo aver accumulatomolti meriti spirò nella pace del Signore.
L'Ordine lo festeggia il 15 ottobre
SOFIA (Suia ou Suina), Santa
Antica martire sarda venerata a Morgongiori e a Decimoputzu. Secondo l'antica tradizione, Suia, nacque a Cagliari verso la fine del III secolo da nobile e antica famiglia. Nel fervore dei suoi 15 anni testimonia la fede in Cristo con grande coraggio, aiutata anche dalla sua bellezza e dal candore della sua persona. Processata perché cristiana morì martire sotto la persecuzione di Diocleziano a soli 15 anni, insieme a due compagne: Cecilia e Ginia.
Le sue s. reliquie, ritrovate nel 1526, sono custodite nella cripta della Cattedrale di Cagliari insieme alla grande schiera di testimoni della fede cristiana in Sardegna.
A Morgongiori si celebra una grande festa il 15 ottobre e poi il 16 ottobre una processione-pellegrinaggio, che di buon mattino riporta il simulacro della Santa dalla Chiesetta campestre alla Parrocchiale di S. Maria Maddalena: il percorso dura tre ore e mezzo con soste, canti e preghiere in lingua sarda.
Il simulacro della Santa, che percorre di mano in mano tutto il pellegrinaggio come compagna e sorella nella fede, viene, prima dell'ingresso in paese, rivestito degli abiti della festa e degli oggetti preziosi.
Il pellegrinaggio-processione si conclude in Parrocchiale, dove il simulacro della santa Vergine e Martire, portato dal parroco, viene collocato; segue la Celebrazione Eucaristica con il panegirico e un momento festoso comunitario.
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Desde o dia 1 de Janeiro que venho colocando aqui os meus Votos de um Bom Ano de 2016.
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
Como estamos no último terço do Ano, que se aproxima do seu fim velozmente, passo a desejar
UM BOM resto do ANO DE 2016
Nº 2908- (289 - 2016)
15 DE OUTUBRO DE 2016
SANTOS DE CADA DIA
8º A N O
LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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TERESA DE JESUS (d'Ávila), Santa
Memória de Santa TERESA DE JESUS (d'Ávila) virgem e doutora da Igreja que, agregada à Ordem das Carmelitas de Ávila, em Espanha, foi mãe e mestra de uma observância mais estrita e concebeu em seu coração um caminho de perfeição espiritual sob a forma de ascensão por degraus das alma até Deus; ao empreender a reforma da sua Ordem, teve de sofrer muitas tribulações, mas tudo suportou com fortaleza invencível; também escreveu livros, em que expõe uma doutrina profunda e o fruto das suas experiências. (1582)
Em seguiuda transcreve-se texto do site www.santiebeati.it:
Teresa d’Avila (1515-1582) aveva due anni quando furono affisse sulla porta della Cattedrale di Wittenberg (31 ottobre 1517) le 95 tesi di Lutero contro la vendita delle indulgenze, una roboante manifestazione pubblica di protesta contro la Chiesa.
Nel secolo della Riforma Protestante (più corretto sarebbe dire “Rivoluzione”) Teresa si distinse per la sua imponente opera riformatrice all’interno dell’ordine carmelitano. Teresa di Gesù, la cui festa liturgica cade il 15 ottobre, fu monaca per oltre vent’anni nel monastero dell’Incarnazione di Avila, dove la Regola carmelitana aveva subito un rilassamento. L’elevato numero di suore, la troppa frequenza degli incontri in parlatorio, una certa disorganizzazione nella distribuzione dei compiti rendevano difficile la vita contemplativa a chi non era dotato di ferma volontà.
Fu così che Teresa ebbe l’intuizione di fondare una clausura stretta: il 24 agosto 1562 la riforma teresiana prese vita nella piccola casa di San José. La grande mistica spagnola comprese che, di fronte alle lacerazioni della Chiesa del suo tempo, la sua risposta doveva consistere nell’essere figlia e sposa fedele di Dio attraverso la maggior adesione possibile alla Regola religiosa a cui si era sottomessa. Il suo sguardo soprannaturale le permise di vivere la Fede in pienezza e i disegni divini si concretizzarono per mezzo di lei.
Ella sapeva che stando continuamente accanto al Signore avrebbe ottenuto dalla Sua Onnipotenza doni di grazia per la Chiesa martoriata dalle corruzioni, dalle infedeltà, dagli scismi; doni di grazia per il Papa, per i sacerdoti, per i missionari, per i cattolici… ella sapeva che, come ogni gesto d’amore offerto al prossimo sale al Signore, così ogni gesto d’amore offerto al Signore ricade sul prossimo. La piccola comunità delle Carmelitane Scalze (come venivano chiamate le monache di San José) diede una tale testimonianza di santità che ben presto molte giovani chiesero di abbracciare quella vita in cui austerità e gioia, rigore e soavità, solitudine e cordialità si fondevano in un equilibrio mirabile.
Quello che Teresa inserì nell’Ordine non fu soltanto una serie di norme, finalizzate alla crescita interiore, ma soprattutto una profonda unione fra vita mistica e vita apostolica. La visita di un francescano di ritorno dalle Indie stimola ancora di più il suo ardore missionario e sollecita le sue figlie a pregare «con gli occhi fissi sui bisogni della Chiesa».
Una notte del 1566 ha la prescienza che la sua opera di riforma deve proseguire; sei mesi dopo, padre Rubeo, Superiore generale dell’Ordine del Carmelo, durante una sua visita al convento di San José, viene conquistato dalla fede, dall’intelligenza e dall’ardore di Madre Teresa di Gesù, perciò l’autorizza a fondare in Castiglia molti monasteri, compresi due conventi di Carmelitani Scalzi; una misura di importanza vitale, infatti santa Teresa sa che la sua riforma avrà successo solo se le figlie saranno sostenute da confessori e direttori spirituali che obbediscono alla stessa Regola.
Ha 52 anni e inizia una nuova tappa della sua vita religiosa: si appresta a percorrere le strade della Castiglia, nel freddo più intenso e nelle estati polverose, a dorso di mulo o in carri coperti, senza cessare di pregare e di meditare. Sorgono chiostri su chiostri: Medina, Malagon e Valladolid (1568); Toledo e Pastrana (1569); Salamanca (1570); Alba de Tormes (1571); Segovia, Beas e Siviglia (1574); Soria (1581); Burgos (1582)… Si fa «mercanteggiatrice», «maneggiatrice di affari», come ella stessa si autodefinisce nell’autobiografia; discute il prezzo dei terreni sui cui erigere i conventi; si relaziona con le autorità civili per ottenere le autorizzazioni necessarie; cerca validi collaboratori.
Nel 1567 incontra un giovane che studia a Salamanca, è stato appena ordinato sacerdote e si prepara ad entrare in una certosa: è Giovanni di San Mattia. Madre Teresa di Gesù si accorge subito di essere di fronte ad un’anima eletta e allora gli chiede di cambiare i suoi piani. Eccolo, allora, san Giovanni della Croce prendere la veste degli Scalzi e accompagnare la fondatrice nei suoi viaggi. «Era così buono», scriverà la santa, «che ero io a dover imparare da lui molto di più di quanto potessi insegnargli». Nasce fra le loro anime un’amicizia spirituale straordinaria, di sorprendente efficacia, sia nei momenti prosperi, sia in quelli di grande buio. A partire dal 1577 il conflitto fra le due osservazioni del Carmelo, quella lassista e quella fedele alla Regola originale, si intensifica in un’atmosfera di passione e di incomprensione.
La morte del principale protettore dei Carmelitani riformati, il nunzio Nicolas Ormaneto, priva Teresa di un prezioso appoggio, tanto più che viene sostituito da un nemico degli Scalzi, Filippo Sega. Poiché le religiose dell’Incarnazione di Avila nel 1577 hanno osato eleggere Teresa di Gesù priora del convento, vengono scomunicate dal loro provinciale. E mentre Madre Teresa di Gesù viene reclusa nel convento di San José, Giovanni della Croce è arrestato. Il nunzio Sega pone i riformati sotto il governo di quelli che seguono la Regola blanda.
Santa Teresa però non demorde e non si rassegna all’ingiustizia dell’autorità umana, perciò decide di rivolgersi a Re Filippo II di Spagna per salvare la riforma del ramo femminile e maschile dell’Ordine. Nel 1580 ottiene un breve pontificio da parte di Gregorio XIII, che costituisce gli Scalzi in provincia separata, ponendo così fine a dieci anni di lotte fra le due correnti del Carmelo: se santa Teresa non avesse resistito, la salubre riforma sarebbe affondata sotto le persecuzioni e le ostilità. Anche oggi la Chiesa attende, come 500 anni fa, anime coraggiose, pronte, con carità, a sfidare l’errore per restaurare la verità dentro e fuori i conventi.
Autore: Cristina Siccardi
Al secolo Teresa de Cepeda y Ahumada, riformatrice del Carmelo, Madre delle Carmelitane Scalze e dei Carmelitani Scalzi; "mater spiritualium" (titolo sotto la sua statua nella basilica vaticana); patrona degli scrittori cattolici (1965) e Dottore della Chiesa (1970): prima donna, insieme a S. Caterina da Siena, ad ottenere tale titolo; nata ad Avila (Vecchia Castiglia, Spagna) il 28 marzo 1515; morta ad Alba de Tormes (Salamanca) il 4 ottobre 1582 (il giorno dopo, per la riforma gregoriana del calendario fu il 15 ottobre); beatificazione nel 1614, canonizzazione nel 1622; festa il 15 ottobre.
La sua vita va interpretata secondo il disegno che il Signore aveva su di lei, con i grandi desideri che Egli le mise nel cuore, con le misteriose malattie di cui fu vittima da giovane (e la malferma salute che l'accompagnò per tutta la vita), con le "resistenze" alla grazia di cui lei si accusa più del dovuto. Entrò nel Carmelo dell'Incarnazione d'Avila il 2 novembre 1535, fuggendo di casa. Un po' per le condizioni oggettive del luogo, un po' per le difficoltà di ordine spirituale, faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua "conversione", a 39 anni. Ma l'incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione.
Nel 1560 ebbe la prima idea di un nuovo Carmelo ove potesse vivere meglio la sua regola, realizzata due anni dopo col monastero di S. Giuseppe, senza rendite e "secondo la regola primitiva": espressione che va ben compresa, perchè allora e subito dopo fu più nostalgica ed "eroica" che reale. Cinque anni più tardi Teresa ottenne dal Generale dell'Ordine, Giovanni Battista Rossi - in visita in Spagna - l'ordine di moltiplicare i suoi monasteri ed il permesso per due conventi di "Carmelitani contemplativi" (poi detti Scalzi), che fossero parenti spirituali delle monache ed in tal modo potessero aiutarle. Alla morte della Santa i monasteri femminili della riforma erano 17. Ma anche quelli maschili superarono ben presto il numero iniziale; alcuni con il permesso del Generale Rossi, altri - specialmente in Andalusia - contro la sua volontà, ma con quella dei visitatori apostolici, il domenicano Vargas e il giovane Carmelitano Scalzo Girolamo Graziano (questi fu inoltre la fiamma spirituale di Teresa, al quale si legò con voto di far qualsiasi cosa le avesse chiesto, non in contrasto con la legge di Dio). Ne seguirono incresciosi incidenti aggravatisi per interferenze di autorità secolari ed altri estranei, sino all'erezione degli Scalzi in Provincia separata nel 1581. Teresa potè scrivere: "Ora Scalzi e Calzati siamo tutti in pace e niente ci impedisce di servire il Signore". Teresa è tra le massime figure della mistica cattolica di tutti i tempi. Le sue opere - specialmente le 4 più note (Vita, Cammino di perfezione, Mansioni e Fondazioni) - insieme a notizie di ordine storico, contengono una dottrina che abbraccia tutta la vita dell'anima, dai primi passi sino all'intimità con Dio al centro del Castello Interiore. L' Epistolario, poi, ce la mostra alle prese con i problemi più svariati di ogni giorno e di ogni circostanza. La sua dottrina sull'unione dell'anima con Dio (dottrina da lei intimamente vissuta) è sulla linea di quella del Carmelo che l'ha preceduta e che lei stessa ha contribuito in modo notevole ad arricchire, e che ha trasmesso non solo ai confratelli, figli e figlie spirituali, ma a tutta la Chiesa, per il cui servizio non badò a fatiche. Morendo la sua gioia fu poter affermare: "muoio figlia della Chiesa".
BARSÉS DE EDESSA, Santo
Em Edessa, na Síria, hoje Sanliurfa, na Turquia, a comemoração de São BARSÉS bispo que, expulso para terras distantes pelo imperador ariano Valente por causa da sua fé católica, finalmente fatigado pelo exílio em três lugares diversos, faleceu num dia desconhecido do mês de Março. (379)
SEVERO DE TRÉVERIS, Santo
Em Tréveris, na Gália Bélgica, hoje Alemanha, São SEVERO bispo que foi discípulo de São LOPO DE TROYES acompanhou São GERMANO DE AUXERRE na erradicação da heresia de Pelágio na Bretanha e pregou aos Germanos o Evangelho de Cristo. (séc. v)
TECLA DE KITZINGEN, Santo
Em Kitzingen, na Germânia hoje Alemanha, Santa TECLA abadessa que enviada de Inglaterra para auxiliar São BONIFÁCIO dirigiu o mosteiro de Ochsenfurt e depois o de Kitzingen. (790)
EDVIGES de Trebnitz, Santa
No mosteiro de Trebnitz, na Silésia, hoje na Polónia, o dia natal de Santa EDVIGES religiosa cuja memória se celebra amanhã dia 16. (1243)
GONÇALO DE LAGOS, Beato
Em Torres Vedras, cidade de Portugal, o Beato GONÇALO DE LAGOS cuja memória se celebra em Portugal no dia 27 de Outubro. (1423)
BALTASAR KAGAYAMA HANZAEMON
e seu filho TIAGO, Beatos
Em Hiji, no Japão, o Beato BALTASAR KAGAYAMA HANZAEMON e seu filho TIAGO mártires. (1619()
MADALENA DE NAGASÁQUI, Santa
Em Nagasáqui no Japão, Santa MADALENA virgem e mártir,. que no tempo do imperador Yemitsu foi tão forte de ânimo em fomentar a fé como em suportar o suplício da forca durante treze dias. (1634)
NARCISO BASTÉ BASTÉ, Beato
Em Valência, Espanha, o Beato NARCISO BASTÉ BASTÉ presbitero da Companhia de Jesus e mártir que, aceitando fielmente as palavras de Jesus, em tempo de perseguição contra a fé, pela sua morte passou à vida gloriosa. (1936)
CIPRIANO ALGUACIL TORREDENAIDA, Beato
Em Barajas, Madrid, Espanha, o beato CIPRIANO ALGUACIL TORREDENAIDA religioso da Ordem dos Pregadores e mártir. (1936)
... E AINDA ...
AURÉLIA DE RATISBONA, Beata
econdo la leggenda raccolta da M. Rader (Bavaria Sancta, II, Ingolstadt 1581, p. 166), Aurelia, figlia di Ugo Capeto, per non sposarsi con un nobile al quale era stata promessa, abbandonò la casa paterna e fuggì a Ratisbona, dove l'abate di S. Emmerano le diede il permesso di dimorare nel monastero di S. Andrea. In esso Aurelia visse circa cinquant'anni e morì nel 1027. Il 15 ott., anniversario della sua morte, i monaci di S. Emmerano accendevano davanti alla sua immagine dei ceri : il che, forse, le valse il titolo di beata o di santa. Sembra che la leggenda abbia avuto origine da un'iscrizione sepolcrale romana pagana. Il sepolcro odierno, recante la figura della beata, è opera artistica del sec. XIV. Questa Aurelia non va confusa con l'Aurelia venerata a Strasburgo (Argentoratum o Argentina) e a Bregenz (Bri-gantium). Di Aurelia, che non ebbe mai culto pubblico, si fa memoria nei martirologi benedettini al 15 ottobre.
AURÉLIA DE ESTRASBURGO, Santa
Documenti autentici del sec. X attestano l’esistenza, fuori le mura di
Strasburgo, di una chiesa dedicata a s. Aurelia, risalente ad un’epoca
notevolmente anteriore. Una cripta, nella chiesa, custodiva le reliquie
della santa, assai venerata dalla popolazione, che durante il Medioevo
soleva invocarla contro la febbre. In seguito, al tempo dei moti
religiosi suscitati dalla riforma protestante, la chiesa, che era stata
eretta a parrocchia della città fin dal sec. XI, passò ai luterani, che
nel 1524 profanarono la tomba della santa e ne dispersero le reliquie,
non riuscendo però a spegnerne il culto, che è vivo ancora oggi.
A queste notizie può aggiungersi il racconto di Walafrido Strabone, secondo cui s. Colombano, partito da Zuscenil in compagnia di s. Gallo, suo discepolo, giunse a Bregenz sul lago di Costanza (610-11) e vi trovò un’oratorio in cattivo stato dedicato a s. Aurelia . In seguito (postmodum) Colombano, con una solenne funzione, riportò al primitivo onore il tempio, che era stato in precedenza profanato da riti pagani superstiziosi. Mentre il popolo girava processionalmente intorno alla chiesa restaurata, egli la asperse di acqua benedetta, ne rinnovò la dedicazione, “unxit altare et beatae Aureliae reliquias in eo collocavit”. Il fatto riporterebbe l’esistenza della santa e del suo culto ad una data assai antica. E se, d’accordo con autorevoli studiosi, si ammette che la santa di Strasburgo e quella di Bregenz sono una medesima persona, si può pensare che s. Colombano fosse in possesso di reliquie di Aurelia. E’ possibile, infatti, che il santo, passando per Strasburgo nel suo viaggio verso la Germania, abbia avuto in dono delle reliquie di Aurelia, da lui poi collocate a Bergenz, nell’altare restaurato.
Ma tutte queste notizie, pur essendo utili testimonianze del culto reso ad Aurelia, non valgono cerrto ad illuminarci sulla sua persona e sulle vicende della sua vita. D’altra parte, il racconto fornito dalla Vita di Aurelia, secondo cui la santa era una delle undicimila compagne di s. Orsola, è inaccettabile. Secondo questo testo, inserito nella più antica redazione che di esso si conosca (1399), nel Proprio del breviario della diocesi di Strasburgo (stampato nel 1489), Aurelia, durante il viaggio della comitiva di s. Orsola sul Reno, da Basilea a Colonia, colta da forte febbre sarebbe stata costretta a sbarcare a Strasburgo con tre compagne assegnattele da s. Orsolacome infermiere: Einteth, Worbeth e Vilbeth. Aurelia non si riprese dal suo male e morì in questa città. L’Aurelia venerata a Strasburgo non deve essere confusa con la sua omonima di Ratisbona.
La festa di Aurelia, che è ricordata nel Martirologio Romano, è celebrata il 15 ottobre.
A queste notizie può aggiungersi il racconto di Walafrido Strabone, secondo cui s. Colombano, partito da Zuscenil in compagnia di s. Gallo, suo discepolo, giunse a Bregenz sul lago di Costanza (610-11) e vi trovò un’oratorio in cattivo stato dedicato a s. Aurelia . In seguito (postmodum) Colombano, con una solenne funzione, riportò al primitivo onore il tempio, che era stato in precedenza profanato da riti pagani superstiziosi. Mentre il popolo girava processionalmente intorno alla chiesa restaurata, egli la asperse di acqua benedetta, ne rinnovò la dedicazione, “unxit altare et beatae Aureliae reliquias in eo collocavit”. Il fatto riporterebbe l’esistenza della santa e del suo culto ad una data assai antica. E se, d’accordo con autorevoli studiosi, si ammette che la santa di Strasburgo e quella di Bregenz sono una medesima persona, si può pensare che s. Colombano fosse in possesso di reliquie di Aurelia. E’ possibile, infatti, che il santo, passando per Strasburgo nel suo viaggio verso la Germania, abbia avuto in dono delle reliquie di Aurelia, da lui poi collocate a Bergenz, nell’altare restaurato.
Ma tutte queste notizie, pur essendo utili testimonianze del culto reso ad Aurelia, non valgono cerrto ad illuminarci sulla sua persona e sulle vicende della sua vita. D’altra parte, il racconto fornito dalla Vita di Aurelia, secondo cui la santa era una delle undicimila compagne di s. Orsola, è inaccettabile. Secondo questo testo, inserito nella più antica redazione che di esso si conosca (1399), nel Proprio del breviario della diocesi di Strasburgo (stampato nel 1489), Aurelia, durante il viaggio della comitiva di s. Orsola sul Reno, da Basilea a Colonia, colta da forte febbre sarebbe stata costretta a sbarcare a Strasburgo con tre compagne assegnattele da s. Orsolacome infermiere: Einteth, Worbeth e Vilbeth. Aurelia non si riprese dal suo male e morì in questa città. L’Aurelia venerata a Strasburgo non deve essere confusa con la sua omonima di Ratisbona.
La festa di Aurelia, che è ricordata nel Martirologio Romano, è celebrata il 15 ottobre.
ELISABETTA DE HOVEN, Beata
I Premostratensi dell'abbazia di Steinfeld, situata a una quindicina di chilometri da Hoven, furono incaricati della direzione delle religiose. Il b. Ermanno Giuseppe, religioso di questo monastero, conobbe così E., monaca cistercense, di cui scrisse la vita, oggi perduta. Tutto ciò che si sa di costei si trova nella Vita di questo beato, scritta da uno dei suoi confratelli di Steinfeld, che conobbe anche E. Egli la chiamò luce e fiore del nostro tempo e riferisce le visioni di cui fu favorita. Con le sue preghiere ottenne di vedersi apparire un canonico di Steinfeld, morto da poco, per interrogarlo sui meriti del b. Ermanno Giuseppe. Le fu risposto che era un uomo di grande virtù.
Un'altra visione fu raccontata all'autore da Elisabetta stessa. Quando il b. Ermanno Giuseppe si avvicinò alla morte, mentre ella pregava per lui in lagrime, un angelo le apparve e le disse: " Preparati, perché tu devi presto partire ". E avendogli Elisabetta domandato se dovesse morire prima del b. Ermanno Giuseppe, l'angelo le rispose: "Tu partirai per prima, ma lui ti seguirà da presso ". E le confermò che il beato era un grande uomo e che non ve n'era uno simile nell'abbazia di Steinfeld.
In un'epoca in cui questa abbazia attraversava grandi prove, ella non cessava di pregare giorno e notte. Il Signore, le apparve ben presto e la consolò: " Perché, le disse, preghi per l'abbazia di Steinfeld? Sappi che un giglio sta per germinare e fino a tanto che esso sarà là l'abbazia non potrà scomparire ". Cesario di Heisterbach riferisce che la beata vide anche il demonio apparire più volte. Ella morì, come l'angelo le aveva predetto, poco prima del b. Ermanno Giuseppe, che cessò di vivere a Hoven nel 1241. Figura nel Menologio Cistercense alla data del 15 ottobre.
EUSÉBIA DE VERCELLI, Santa
Fino all’abolizione del rito eusebiano, avvenuta nel XVI secolo, sant’Eusebia era festeggiata a Vercelli il 15 ottobre e lo fu anche per qualche tempo dopo.
Il suo nome comunque, ricorre nel “Kalendarium de more Eusebiano pro Ecclesia Vercellensi”, pubblicato nel XVII secolo da uno storico locale.
Purtroppo non si sa altro di lei, gli scrittori municipali la considerarono sorella del grande protovescovo di Vercelli, s.ant’Eusebio († 1 agosto 371), quindi anche Eusebia visse nel IV secolo.
Collaborò col santo fratello alla fondazione di una comunità di vergini a Vercelli, di cui lei fu la prima superiora; dell’antico monastero si conservano nove o dieci marmi con iscrizioni funebri di monache eusebiane, il più antico è quello della monaca Zenobia morta nel 471.
Sant’Eusebia, il cui nome deriva dal greco ‘Eysebés’ e significa “pia, religiosa” è ricordata secondo alcuni cataloghi anche il 21 giugno
FERDINANDO SORITA, Beato
Per la vita che condusse e le virtù, il Beato Ferdinando Sorita, cavaliere laico mercedario, fu di grande esempio ai suoi compagni.Di ammirevole devozione verso la Madre di Dio e coraggio con cui difese la religione cristiana valorosamente morì nei convento di Sant'Antolino in Guadalajara (Spagna).
L'Ordine lo festeggia il 15 ottob
FILIPPA DE CHANTEMILAN, Beata
Nacque verso il 1412 nel castello di Changy (Loire), nella diocesi di Clermont, ai confini delle regioni di Lione, Bourbon e del Forez. Suo padre, Giovanni de Chantemilan (Campteliman, Champ de Milan; it. da Campo Milano) morì poco dopo la nascita della figlia, che la madre, Giovanna di Vernay, educò con saggia fermezza, assumendo contemporaneamente le funzioni di governatore di Changy. A quindici anni F. perse anche la madre. Molto bella ed elegante, ella attirava in modo particolare l'attenzione degli uomini: parecchi giovani la chiesero in sposa ma ella rifiutò; altri cercarono di corromperla, ricorrendo anche alle astuzie di una vecchia senza scrupoli, ma senza risultato.
All'età di venti anni si recò a Vienne, nella valle del Rodano, presso il fratello e la cognata, ed avendo qui incontrato eccellenti direttori spirituali, fece voto di verginità, conducendo vita sobria ed austera, frequentando la chiesa, curando i malati e visitando i poveri. Talora passava alcune settimane a Lione per prestare la sua opera di assistenza negli ospedali e nelle carceri. Visitò parecchi santuari di Francia e nel 1450, in occasione del giubileo, pellegrinò a Roma.
Nell'autunno del 1451 la peste colpì la città di Vienne e Filippa fu una delle prime vittime: morì il 15 ottobre 1451 e fu sepolta nella cattedrale di S. Maurizia, nel piccolo chiostro, davanti alla porta della cappella di Nostra Signora de capellis. La tomba fu violata dai Calvinisti nel 1562 o 1567. Nel 1629 vi fu eretto un altare. Il capitolo della cattedrale di Vienne a partire dal 10 febbraio 1453 fece raccogliere da un notaro le testimonianze sui miracoli attribuiti alla beata, il cui culto non è stato ancora confermato
FORTUNATA DE TORRE DE PÁTRIA, Beata
Diversi mss. del Martirologio Geronimiano al 12 o al 15 ottobre
commemorano Fortunata a Patria (oggi Torre di Patria), in Campania. Il
Martirologio Romano, al 14 ottobre, menziona il martirio di Fortunata a
Cesarea di Palestina durante la persecuzione di Diocleziano e aggiunge
che il suo corpo fu in seguito trasportato a Napoli in Campania.
Quest'ultima notizia proviene da una passio tardiva del sec. X, dovuta
ad un certo prete Autperto, nella quale egli associa Fortunata a tre
altri martiri: Carponio, Evaristo e Prisciano e la data del 14 ottobre
deriva dal Calendario marmoreo di Napoli. Poiché i dati di Autperto sono
incontrollabili, Fortunata Lanzoni aveva proposto di vedere in
Fortunata la santa africana nominata da s. Cipriano, le cui reliquie
sarebbero state trasferite a Patria, poi a Napoli. D. Mallardo è di
avviso contrario e benché non apporti alcun argomento decisivo,
appoggiandosi sul codice Epternacense, che dipende da una fonte campana
anteriore alla metà del sec. VII, afferma che niente si oppone a vedere
in Fortunata una vera martire della Campania.
E a proposito del culto di Fortunata lo stesso autore scrive: "Nella seconda metà del sec. VIII, il vescovo di Napoli Stefano II trasportò "a Patriensi ecclesia" il culto di s. Fortunata nella chiesa a lei dedicata nel monastero di S. Gaudioso. Un'altra chiesa intitolata a s. Fortunata esisteva a Napoli "in vico Granci regionis Furcillensis". Un documento del 986 ricorda una "ecclesia b. Fortunatae destructa et edificata juxta aqua de lacu que dicitur Patriense": ma l'origine della chiesa doveva essere molto antica, poiché essa è detta distrutta e poi riedificata". Il Martirologio Romano al 15 ottobre commemora un Fortunato martire a Roma sulla via Aurelia. I commentatori del Martirologio, però, fanno giustamente rilevare che nel Geronimiano, da una cattiva lettura del quale proviene questa commemorazione, in quel giorno non si celebra che la Fortunata venerata a Patria.
E a proposito del culto di Fortunata lo stesso autore scrive: "Nella seconda metà del sec. VIII, il vescovo di Napoli Stefano II trasportò "a Patriensi ecclesia" il culto di s. Fortunata nella chiesa a lei dedicata nel monastero di S. Gaudioso. Un'altra chiesa intitolata a s. Fortunata esisteva a Napoli "in vico Granci regionis Furcillensis". Un documento del 986 ricorda una "ecclesia b. Fortunatae destructa et edificata juxta aqua de lacu que dicitur Patriense": ma l'origine della chiesa doveva essere molto antica, poiché essa è detta distrutta e poi riedificata". Il Martirologio Romano al 15 ottobre commemora un Fortunato martire a Roma sulla via Aurelia. I commentatori del Martirologio, però, fanno giustamente rilevare che nel Geronimiano, da una cattiva lettura del quale proviene questa commemorazione, in quel giorno non si celebra che la Fortunata venerata a Patria.
GUILHERME DE ERIL, Beato
Entrato nell'Ordine della Mercede come cavaliere
laico, il Beato Guglielmo de Eril, fu nominato nel 1316 commendatore di
Agramunt (Spagna). Lottò energicamente contro gli infedeli e fu
fondatore dei famosi cavalieri di Santa Maria in Montesia; fino alla sua
morte fu un valoroso difensore della fede cattolica e modello di
cavaliere.
LEONARDO DE VANDOEUVRE, Santo
Dopo la conversione dei Franchi, avvenuta alla fine del V secolo, si
ebbe, nella dolce terra di Francia, la fioritura dei Santi solitari e
penitenti.
Era necessario dare, a quella popolazione da poco convertita ma ancora protervamente desiderosa di dominio e di ricchezze, l'esempio della più sublime rinuncia, della più alta spiritualità e della più fervente carità.
Due Santi di questo tipo, vissuti quasi contemporaneamente in Francia, hanno ambedue il nome di Leonardo: Leonardo da Tongres e Leonardo da Noblac. Il primo, morto verso il 575, è festeggiato oggi; il secondo tra non molto, il 6 novembre.
Leonardo da Tongres si stabilì in un romitorio nella diocesi di Mans, in una località detta Vandoeuvre e oggi chiamata, in suo onore, Saint-Léonard-des-Bois. Alcuni discepoli lo seguirono presto nella solitudine boscosa di Vandoeuvre, dove si formò quindi un monastero di solitari e penitenti.
San Leonardo di Noblac vien detto figlioccio di San Remigio, il convertitore del Re Clodoveo e della Regina Santa Clotilde. Per quanto di nobile discendenza, anch'egli scelse la vita dell'eremita, stabilendosi in una celletta nei pressi di Limoges. Anche attorno a lui si raccolsero alcuni compagni, che dettero vita -e vita esemplare - al monastero di Noblac. Un aspetto dell'insegnamento di questi due Santi fu particolarmente importante. Essi predicavano che non dovevano esserci differenze, nell'ordine spirituale, tra servi e padroni, tra nobili e schiavi. Tutti, liberi o sottoposti, avevano il dovere di servire la gloria di Dio e il diritto di provvedere alla perfezione della propria anima, soprattutto attraverso la vita monastica.
Questi insegnamenti, se malamente o malevolmente interpretati, potevano avere ' nella primitiva società dei Franchi, un aspetto quasi sovversivo. Infatti, nel caso di San Leonardo da Tongres, alcuni calunniatori riferirono al Re Clotario che l'eremita, invitando alla vita monastica tanto i liberi quanto gli schiavi, minava pericolosamente le basi della società francese.
Il Re mandò i suoi ufficiali per allontanare dal paese il sovvertitore. Questi però furono favorevolmente colpiti dall'umanità e dall'evangelica saggezza del Santo penitente tanto da far presto ricredere il Re nella sua opinione. Clotario fece allora dono generosamente all'eremita della foresta entro la quale egli viveva con i suoi compagni.
Proprio per questo inusitato insegnamento, la tradizione devota attribuì ai due Santi di nome Leonardo la prodigiosa liberazione di innumerevoli prigionieri." Tutti gli incarcerati i quali elli visitava - scrive di uno di essi la Leggenda Aurea - immantenente erano assoluti ". E ancora di più: " Chiunque chiamava il nome suo ne la carcere, incontanente si rompevano i legami, e andava libero senza contradiamento di persona ".
Anche dell'altro San Leonardo si legge che " impetroe a Domenedio che chiunque fosse tenuto in pregione, incontanente che chiamasse il nome suo, fosse libero ". Per questo, gli ex voto più frequenti nei santuari dei due Santi, dopo la loro morte, furono le catene appese dagli ex prigionieri, che attribuivano la loro liberazione all'intercessione dei due eremiti, veri sovversivi in quella grande rivoluzione cristiana che è la Carità.
Era necessario dare, a quella popolazione da poco convertita ma ancora protervamente desiderosa di dominio e di ricchezze, l'esempio della più sublime rinuncia, della più alta spiritualità e della più fervente carità.
Due Santi di questo tipo, vissuti quasi contemporaneamente in Francia, hanno ambedue il nome di Leonardo: Leonardo da Tongres e Leonardo da Noblac. Il primo, morto verso il 575, è festeggiato oggi; il secondo tra non molto, il 6 novembre.
Leonardo da Tongres si stabilì in un romitorio nella diocesi di Mans, in una località detta Vandoeuvre e oggi chiamata, in suo onore, Saint-Léonard-des-Bois. Alcuni discepoli lo seguirono presto nella solitudine boscosa di Vandoeuvre, dove si formò quindi un monastero di solitari e penitenti.
San Leonardo di Noblac vien detto figlioccio di San Remigio, il convertitore del Re Clodoveo e della Regina Santa Clotilde. Per quanto di nobile discendenza, anch'egli scelse la vita dell'eremita, stabilendosi in una celletta nei pressi di Limoges. Anche attorno a lui si raccolsero alcuni compagni, che dettero vita -e vita esemplare - al monastero di Noblac. Un aspetto dell'insegnamento di questi due Santi fu particolarmente importante. Essi predicavano che non dovevano esserci differenze, nell'ordine spirituale, tra servi e padroni, tra nobili e schiavi. Tutti, liberi o sottoposti, avevano il dovere di servire la gloria di Dio e il diritto di provvedere alla perfezione della propria anima, soprattutto attraverso la vita monastica.
Questi insegnamenti, se malamente o malevolmente interpretati, potevano avere ' nella primitiva società dei Franchi, un aspetto quasi sovversivo. Infatti, nel caso di San Leonardo da Tongres, alcuni calunniatori riferirono al Re Clotario che l'eremita, invitando alla vita monastica tanto i liberi quanto gli schiavi, minava pericolosamente le basi della società francese.
Il Re mandò i suoi ufficiali per allontanare dal paese il sovvertitore. Questi però furono favorevolmente colpiti dall'umanità e dall'evangelica saggezza del Santo penitente tanto da far presto ricredere il Re nella sua opinione. Clotario fece allora dono generosamente all'eremita della foresta entro la quale egli viveva con i suoi compagni.
Proprio per questo inusitato insegnamento, la tradizione devota attribuì ai due Santi di nome Leonardo la prodigiosa liberazione di innumerevoli prigionieri." Tutti gli incarcerati i quali elli visitava - scrive di uno di essi la Leggenda Aurea - immantenente erano assoluti ". E ancora di più: " Chiunque chiamava il nome suo ne la carcere, incontanente si rompevano i legami, e andava libero senza contradiamento di persona ".
Anche dell'altro San Leonardo si legge che " impetroe a Domenedio che chiunque fosse tenuto in pregione, incontanente che chiamasse il nome suo, fosse libero ". Per questo, gli ex voto più frequenti nei santuari dei due Santi, dopo la loro morte, furono le catene appese dagli ex prigionieri, che attribuivano la loro liberazione all'intercessione dei due eremiti, veri sovversivi in quella grande rivoluzione cristiana che è la Carità.
PEDRO VERDAGUER SORINA, beato
Sacerdote, segretario del collegio di San Ramon de Penyafort a Vilafranca (Barcellona) e prefetto della congregazione mariana. Era molto entusiasta della sua vocazione e con grande influenza e capacità educativa sui giovani. Costretto a lasciare la scuola di San Luis de Begues, già nel maggio 1936, si organizzo per andare in un istituto in Argentina. Rifugiato a Barcellona e poi in Manlleu, attraversa il fiume Ter per evitare la cattura e ritornato a Barcellona, vivendo in una pensione, qui è stato arrestato a un checkpoint, detenuto in carcere-convento di San Elia e ucciso Moncada il 15 ottobre 1936. I suoi resti non sono stati identificati.
SANCHO DE SORIA, beato
Insigne maestro di Sacra Teologia, ilBeato Sancio da Soria, fu mercedariodel convento di Sant'Eulalia in Pamplona(Spagna).Egli onorò l'Ordine e la Chiesa con levirtù della vita e dopo aver accumulatomolti meriti spirò nella pace del Signore.
L'Ordine lo festeggia il 15 ottobre
SOFIA (Suia ou Suina), Santa
Antica martire sarda venerata a Morgongiori e a Decimoputzu. Secondo l'antica tradizione, Suia, nacque a Cagliari verso la fine del III secolo da nobile e antica famiglia. Nel fervore dei suoi 15 anni testimonia la fede in Cristo con grande coraggio, aiutata anche dalla sua bellezza e dal candore della sua persona. Processata perché cristiana morì martire sotto la persecuzione di Diocleziano a soli 15 anni, insieme a due compagne: Cecilia e Ginia.
Le sue s. reliquie, ritrovate nel 1526, sono custodite nella cripta della Cattedrale di Cagliari insieme alla grande schiera di testimoni della fede cristiana in Sardegna.
A Morgongiori si celebra una grande festa il 15 ottobre e poi il 16 ottobre una processione-pellegrinaggio, che di buon mattino riporta il simulacro della Santa dalla Chiesetta campestre alla Parrocchiale di S. Maria Maddalena: il percorso dura tre ore e mezzo con soste, canti e preghiere in lingua sarda.
Il simulacro della Santa, che percorre di mano in mano tutto il pellegrinaggio come compagna e sorella nella fede, viene, prima dell'ingresso in paese, rivestito degli abiti della festa e degli oggetti preziosi.
Il pellegrinaggio-processione si conclude in Parrocchiale, dove il simulacro della santa Vergine e Martire, portato dal parroco, viene collocato; segue la Celebrazione Eucaristica con il panegirico e un momento festoso comunitario.
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Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
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Textos recolhidos
In
MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros
MARTIROLÓGIO ROMANO
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Blogue: SÃO PAULO (e Vidas de Santos) - http://confernciavicentinadesopaulo.blogspot.com
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