quarta-feira, 26 de fevereiro de 2020

Nº 4127 - SÉRIE DE 2020 - (Nº 057) - QUARTA-FEIR DE CINZAS - SANTOS DE CADA DIA - 26 DE FEVEREIRO DE 2020 - Nº 113 DO 13º ANO

CAROS AMIGOS:





As minhas melhores Saudações de Amizade e Gratidão e acima de tudo desejo
que os meus leitores  e/ou simples visitantes, continuem a passar os seus olhares por este Blogue e façam os comentários favoráveis ou não, como entenderem


~







Nº   4   1   2   7


SÉRIE DE 2020 - (Nº  0 5 7)


26  DE FEVEREIRO DE 2020

SANTOS DE CADA DIA 


(Nº   1  1  3)



1 3º   A N O 



 miscelania 008



LOUVADO SEJA PARA SEMPRE 

NOSSO SENHOR JESUS CRISTO E 
SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA




**********************************************************

Todos os Católicos com verdadeira Fé, 
deverão recordar, comemorar e até imitar a 
Vida dos Santos e Beatos de cada dia 
(ao longo dos tempos) e durante toda a vida

___________________________________________________________________________

(*)
(**)
(**************)
(**)
(**)
(**)
(**)
(**)
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

[ben%25C3%25A7%25C3%25A3o%255B2%255D.gif]


*************
****
****************************
QUARTA-FEIRA DE CINZAS









«Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».



Questa frase veniva recitata il primo giorno di Quaresima, quando il sacerdote segnava la fronte dei fedeli con la cenere. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Tradizionalmente le ceneri rituali si ricavano bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente.

Per il mercoledì delle ceneri è previsto il digiuno e l’astensione dalle carni, astensione che la Chiesa ha sempre richiesto per tutti i venerdì dell’anno, ma che negli ultimi decenni si limita ai venerdì del periodo quaresimale. Inizia dunque il tempo della penitenza, delle rinunce e del colore viola per la Liturgia Sacra al fine di prepararsi alla Passione e alla Morte del Salvatore, che vinse il peccato e la morte. Difficile per il cattolico contemporaneo vivere seriamente la Quaresima. Mentre per i musulmani si richiede rispetto per il loro Ramadan, per i cattolici non solo non viene dato similare rispetto, ma a molti di essi non viene neppure insegnato il reale significato della Quaresima.

Il Figlio di Dio digiunò, cacciò le tentazioni di Satana e subì la Passione e la Morte esclusivamente per noi. A noi resta il compito di vivere nella grazia di Dio, per sostituire le abitudini viziose, sorte con il peccato originale, con le virtù, che si acquisiscono e si coltivano grazie ai Sacramenti, alla preghiera, alle rinunce, ai fioretti, alle penitenze e alle buone opere. Non ci sono altri sistemi. Tuttavia, mancando la Fede autentica, la Quaresima non è più periodo essenziale per la vita del credente, bensì momento di laica solidarietà, che prende le distanze dalla carità evangelica; essa, infatti, non è più correlata alla Croce e si limita a divenire un mero esercizio sociale.

Insegna Sant’Agostino: «Il cristiano anche negli altri tempi dell’anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose. Ma anche quelli che negli altri giorni sono solleciti nel fare queste opere buone, ora le debbono compiere con più fervore. La vita che trascorriamo in questo mondo è il tempo della nostra umiltà ed è simboleggiata da questi giorni nei quali il Cristo Signore, il quale ha sofferto morendo per noi una volta per sempre, sembra che ritorni ogni anno a soffrire. Infatti ciò che è stato fatto una sola volta per sempre, perché la nostra vita si rinnovasse, lo si celebra tutti gli anni per richiamarlo alla memoria. Se pertanto dobbiamo essere umili di cuore con tutta la forza di una pietà assolutamente verace per tutto il tempo di questo nostro pellegrinaggio, durante il quale viviamo in mezzo a tentazioni: quanto più dobbiamo esserlo in questi giorni nei quali non solo, vivendo, stiamo trascorrendo questo tempo della nostra umiltà, ma lo simboleggiamo anche con un’apposita celebrazione? L’umiltà di Cristo ci ha insegnato ad essere umili: nella morte infatti si sottomise ai peccatori; la glorificazione di Cristo glorifica anche noi: con la risurrezione infatti ha preceduto i suoi fedeli. Se noi siamo morti con lui ‒ dice l’Apostolo ‒ vivremo pure con lui; se perseveriamo, regneremo anche insieme con lui (2 Tim. 2, 11. 12)» (Sermoni, 206, 1).

Per avere la forza di vivere e sostenere le prove (le croci), senza esserne sopraffatti o, peggio, cercando di scappare da esse trovandone altre e di più pesanti, occorrono pratica e allenamento: il tempo di Quaresima è la miglior palestra per il corpo e per l’anima.

Autore: Cristina Siccardi




L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione".



La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.

La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.

1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).

La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo".

Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.

Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando.





PORFÍRIO DE GAZA, Santo
            
     

Em Gaza, Palestina, São PORFÍRIO bispo, natural de Tessalónica, que viveu como anacoretas cinco anos no deserto de Cete e outros cinco na Transjordânia, com grandes manifestações de bondade para com os pobres. Depois, ordenado bispo de Gaza, abateu muitos templos dedicados aos ídolos, cujos sequazes o tinham feito sofrer duras adversidades, até que finalmente descansou na paz dos Santos. (421)

Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:


Nasceu na Tessalónica da Macedónia, pelo ano de 353. Seus pais cuidaram de criar o menino nos sentimentos duma terna e sólida piedade. Deixando os progenitores, pátria e parentes, aos 25 anos de idade retirou-se para o Egipto.
Ali se conservou cinco anos de vida austeríssima. Depois de visitar os Lugares Santos de Jerusalém, encerrou-se numa gruta não distante do Jordão. A humidade do sítio e a intempérie arruinaram-lhe a saúde. Não obstante, conservou-se outros cinco anos naquela gruta, até que um cirro no fígado e uma febre contínua o obrigaram a ir para Jerusalém; por muito fraco que estivesse, não deixava de visitar todos os dias os Lugares Santos, apoiando-se a um cajado.
Certo jovem piedoso, chamado MARCOS, que depois se fez seu discipulo e lhe escreveu a vida, quis auxiliá-lo para que pudesse caminhar com menos trabalho, o santo porém,. recusou dizendo que tal coisa não convinha a um pecador que tinha vindo fazer penitência.
Um só problema o afligia: não ter ainda distribuído pelos,pobres os grandes haveres herdados dos pais. Rogou ao discípulo que fosse a Tessalónica e vendesse todos os bens. Voltando MARCOS  a Jerusalém, ficou agradavelmente surpreendido ao ver o seu mestre inteiramente livre dos achaques. Perguntando-lhe a causa desta grata novidade, respondeu PORFÍRIO
«Alguns dias há, que sentindo-me extraordinariamente agravado nas minhas dores, me fui arrastando com muito trabalho ao monte Calvário, para ter a consolação de expirar no mesmo sítio onde expirou o meu divino Salvador. Ali, quase desmaiado, tive uma espécie de êxtase, onde se me representou Jesus Cristo cravado na cruz, que mandava ao bom ladrão que me levantasse. Este assim fez, dizendo-me que fosse dar graças ao meu doce Redentor, porque já estava são. Corri a lançar-me aos pés de Jesus Cristo, que já tinha descido da cruz, e me apresentava esta, ordenando-me que a guardasse. Desapareceu a visão e eu achei-me restituído à minha antiga robustez».
PORFÍRIO repartiu pelos pobres todo o dinheiro sem reservar nada para si, ficando tão pobre que se viu obrigado a aprender o ofício de curtidor, para ganhar o pão. Assim viveu até aos quarenta anos. Foi nesta altura que o Patriarca de Jerusalém, conhecendo a sua virtude e singulares talentos, o ordenou sacerdote.
A nova dignidade não lhe diminui o rigor das penitências. Não comia senão depois do sol posto. A afabilidade do génio e a profunda humildade davam maior eficácia ao seu zelo. Quase não disputava com infiéis sem conseguir algum triunfo.Vagou neste tempo o bispado de Gaza; muitos pensavam em PORFÍRIO. Assustaram-se com esta notícia os gentios, numerosíssimos na cidade, e não pouparam diligências ou para lhe tirar a vida no caminho ou para o impedir de tomar posse do novo cargo. PORFÍRIO porém conseguiu desarmá-los com a paciência
Sucedeu por então uma grande estiagem que obrigou os pagãos a implorarem o socorro dos seus deuses, oferecendo-lhes sacrifícios. Todas estas diligências de superstição foram inúteis, até que o santo bispo foi em procissão a uma ermida, fora da cidade, com os poucos cristãos que nela havia. Começou logo a cair uma chuva abundante; à vista deste milagre converteram-se à fé numerosos infiéis, e desde então cresceu de dia para dia o rebanho de Jesus Cristo.
Mas outros maltrataram tanto os cristãos, que foi preciso recorrer ao imperador, de quem, por intermédio de São JOÃO CRISÓSTOMO, obtiveram um decreto para se fecharem todos os templos de Gaza e se reduz<irem os ídolos a cinzas. Executou-se o decreto mas, como se tornassem mais furiosos ainda os poucos pagãos restantes, PORFÍRIO resolveu ir a Constantinopla para conseguir do imperador a total demolição dos templos.
A fama de eminente virtude do santo fez que fosse muito bem acolhido pela imperatriz, que se encarregou de falar ao marido. Este príncipe fez algumas concessões, mas não lhe puderam arrancar a ordem para a demolição dos templos.
A imperatriz (EUDÓXIA) afirmou, porém, que se encarregaria de que o negócio fosse bem sucedido. São PORFÍRIO agradeceu a assegurou.-lhe que em recompensa lhe daria Deus um príncipe que sucederia no império a seu pai.
Aquela princesa, que até então não havia tido senão filhas, deu à luz um principe; foi tanta a sua alegria que mandou fazer um memorial, contendo a pretensão do santo bispo. E disse a este que, depois da cerimónia do baptismo, o entregasse ao cortesão, que levaria nos braços o menino, o qual já estava instruído do que havia de fazer. Assim se executou: o cortesão recebeu o memorial, abriu-o e, tendo feito sinal de silêncio, leu algumas palavras: depois tornou a dobrá-lo, chegou-o aos lábios do Infante, meteu-lho dentro do vestido e disse em alta voz: «Senhores, sua majestade ordena que este memorial seja registado, e se cumpra à letra o seu conteúdo". O imperador sorriu-se do inocente artificio, e disse que não podia opor-se à primeira coisa que o principe seu filho tinha concedido.
Tendo São PORFIRIO embarcado, desencadeou-se horrível tempestade, que ele serenou com as suas orações. O prodígio fez que o piloto do navio renunciasse ao arianismo e abraçasse a fé verdadeira. 
Em Gaza e contornos todos os templos dos ídolos foram imediatamente demolidos. Em seguida, construiu-se uma sumptuosa Igreja em forma de Cruz, a que se deu o nome de Basilica Eudoxiana, em atenção à sua imperial fundadora.
São PORFIRIO devotou-se com zelo infatigável a reformar os costumes e a converter os pagãos. Finalmente, exausto pelas penitências, rendido ao peso dos trabalhos e consumido pelo ardor do zelo, este santo expirou placidamente, no meio das suas ovelhas, no ano de 420.



NESTOR, Santo




Em Perga, na Panfília, hoje Turquia, a paixão de São NESTOR, bispo de Magido e mártir que, preso durante a perseguição do imperador Décio, foi condenado pelo governador da provincia a morrer na cruz, para que sofresse o mesmo suplício do Crucificado, cuja fé professava. (250)


Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:


Quando se desencadeou a perseguição de Décio, NESTOR ocupava a sé episcopal de Magido, na Panfília. A sua coragem e prestígio eram tão notórios que o oficial romano ou irenarca daquela região costumava dizer: «Enquanto não dominarmos o bispo, nada poderemos fazer contra os cristãos».
Prevendo os males que iriam cair sobre as suas ovelhas, NESTOR aconselhou-as a fugir, enquanto ele ficava a pedir a Deus por elas.
Os que o foram prender, e aliás tinham, ordem para o tratarem, honrosamente, ficaram impressionados com a sua calma e dignidade. Levaram-no para um edifício situado junto à praça principal. Começou o Irenarca por se mostrar benévolo, mas o interrogatório tornou-se em breve violento; o bispo acabou por dizer ao magistrado que ele estava possesso do demónio, e o magistrado ameaçou o bispo com os tormentos mais cruéis. «Eu só tenho medo dos tormentos do meu Deus, replicou NESTORos teus nunca me impedirão de confessar a Cristo, Filho de Deus Vivo».
Nesse mesmo dia o magistrado mandou NESTOR para Perge, capital da provincia, e no dia seguinte enviou ao governador este relatório: «Éupator, Sócrates e todo o conselho saúdam o excelentíssimo senhor Presidente. Quando Vossa Grandeza recebeu as divinas cartas do nosso mestre, o Imperador, ordenando que todos os cristãos sacrificassem, a vossa humanidade quis que essas ordens fossem executadas com brandura. de nada serviu tal moderação. estes homens obstinam-se em desprezar os edictos imperiais. Apesar da nossa insistência e da do conselho, NESTOR não quis submeter-se. Convidado a ir ao templo de Júpiter, respondeu com ultrajes aos deuses imortais, não poupando nem o Imperador nem a vossa pessoa. Por isso o conselho julgou oportuno mandá-lo apresentar-se a Vossa Grandeza».
Obedecendo às determinações imperiais, o governador devia interrogar pessoalmente o acusado. Depois deste novo interrogatório, NESTOR foi condenado, como o seu Divino Mestre, a morrer numa cruz. Isto foi no ano de 250.


VÍTOR DE ARCIS, Santo


Em Arcis-sur-Aube, região de Champagne, França, SÃO VÍTOR eremita, que é louvado nos escritos de São BERNARDO. (séc. VIII)
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:

VÍTOR nasceu no século VI em Troyes, na Campânia, França. Diz-se que, sete meses antes do nascimento, anunciou um possesso a sua futura santidade. Logo que o menino recebeu o baptismo, mostraram-se nele marcas sensíveis da presença do Espírito Santo. Educado unicamente para Deus, não teve gosto senão pelas verdades celestiais. Recebeu o sacerdócio e exerceu algum tempo o ministério de sacerdote. Mas, cedendo ao seu atractivo pela solidão, tudo abandonou a fim de se retirar para o território de Arcis, para junto de uma aldeiazinha chamada Saturniac, junto dum rio. passando o dia e noite em oração, parecia não ter corpo; juntava à contemplação o exercício do jejum.
A fama dos milagres obtidos por sua intercessão atraiu-lhe visitas numerosas, mesmo das pessoas mais ilustres. O rei de França (Chilperico, Childerico ou Clotário II), numa das suas caçadas, apresentou-se para o visitar e foi testemunha dum dos seus milagres: tendo-lhe o rei apresentado água numa bacia, o santo, ao que se diz, transformou com a sua benção, esta ´água em vinho. As graças extraordinárias , de que dispunha para a santificação dos outros, apenas lhe inspiravam sentimentos de profunda humildade. Morreu, ao que se diz, num dia 26 de Fevereiro, dia que foi escolhido para a celebração da sua festa.
O corpo foi enterrado na cela de Saturniac. Construiu-se lá um oratório, que se tornou, por corrupção do nome, a capela de São VITTRE. Em 837, os restos mortais foram transferidos para a abadia de Montiramé (Moutier-Ramey) diocese de Troyes. Alguns séculos mais tarde, São BERNARDO compôs um ofício próprio em honra do Santo; daí resultou o aumento do culto.

Alexandre, Santo



Comemoração de Santo ALEXANDRE bispo um glorioso ancião inflamado de zelo pela fé, que, designado bispo de Alexandria depois de São PEDRO excluiu da comunhão da Igreja o seu presbitero Ário pervertido pela ímpia heresia e afastado da verdade divina e, mais tarde, com mais trezentos e dezoito padres, o condenou no primeiro Concílio de Niceia. (326)



Faustiniano, Santo


Em Bolonha, na Emília-Romanha, região de Itália, SÃO FAUSTINIANO bispo que, pela palavra da pregação, fortaleceu e fez crescer esta igreja atormentada pela perseguição. (séc. IV)


Agrícola, Santo



Em Nevers, Nêustria, hoje França, Santo AGRÍCOLA bispo. (594)



André, Santo



Em Florença, na Etrúria, hoje Toscana, Itália, o Beato ROBERTO DRURY presbitero e mártir que, acusado falsamente de conspiração contra o rei Jaime I na praça de Tyburn revestido com o hábito eclesiástico para mostrar a sua dignidade sacerdotal, sofreu por Cristo o suplício do patíbulo. (1607)

Roberto Drury, Beato




Em Londres, Inglaterra, o Beato ROBERTO DRURY presbitero e mártir que, acusado falsamente de conspiração contra o rei Jaime I, na Praça de Tyburn, revestido com o hábito eclesiastico para mostrar a sua dignidade sacerdotal, sofreu por Cristo o suplício do patíbulo. (1607)



Paula de São José Calasanz 
(Paula Montal Fornés), Santa




Em Olesa de Montserrat, Barcelona, Espanha, a Santa PAULA DE SÃO JOSÉ DE CALASANZ (Paula Montal Fornés) virgem quer fundou o Instituto das Filhas de Maria das Escolas Pias. (1889)

Piedade da Cruz (Tomasina Ortiz Real), Beata


Em Alcantarilla, Múrcia, Espanha, a Beata PIEDADE DA CRUZ (Tomasina Ortiz Real) virgem que por amor de Deus se consagrou diligentemente à formação e catequese dos pobres e fundou a Congregação das Irmãs Salesianas do Sagrado Coração de Jesus. (1916)

... e  ainda...


DIONIGI DE AUGUSTA, Santo

Visse forse nel III o IV secolo. Secondo gli Acta di S. Afra (fine sec. VIII) fu zio di questa e sarebbe stato battezzato e ordinato vescovo di Augusta da Narcisso, vescovo di Gerona. Le circostanze della morte, datagli sul rogo o con la decapitazione durante la persecuzione di Diocleziano, sono leggendarie. Qualcuno lo ha confuso con Zosimo, primo vescovo della città. 
Al principio del sec. XII furono scoperte, nella chiesa di S. Ulrico, delle reliquie, che furono considerate come sue. Secondo una disposizione di Papa Alessandro IV esse ebbero una traslazione nel 1258, il 26 febbraio, giorno nel quale Dionigi è ricordato.


FLAVIANO I, de Como, Santo

San Flaviano I è il decimo vescovo di Como. Nella cronotassi dei vescovi, figura dopo Sant’Eupilio e prima di San Prospero.
Il suo governo della diocesi s’ipotizza sia durato dodici anni, e si possa datare tra il 553 e il 565.
Il suo corpo insieme a quello di altri santi vescovi della diocesi fu scoperto nel 1587, in una tomba nel presbiterio della basilica di Sant’Abbondio. In quel periodo ci fu la ristrutturazione della basilica voluta dal cardinale Tolomeo Gallio, che alla scoperta dei corpi santi, che “ordinò la memoria.. in priori loci”. 
Su di lui è rimasto un elogio scritto dal P. Tatti nel suo testo del 1675, “Sanctuarium seu Martyrologium Sanctae Novocomensis Ecclesiae”
La sua festa si celebra il 26 febbraio, data presunta della sua morte.



 MICHELE RANZI DE VERCELLI, Beata

eata Michela Ranzi di Vercelli è un’agostiniana vissuta nel XV secolo.
Sappiamo che apparteneva alla famiglia Ranzi, un casato che aveva dato i natali al beato Candido e al beato Demostene Giovanni, francescani dei minori osservanti, e alle beate Isabella e Angela Bartolomea, anch’esse agostiniane.
Sulla beata Michela, sappiamo solo che nel 1485 venne eletta priora per monastero di Santa Maria Grazie o della Visitazione di Vercelli. Il monastero che esisteva già nella seconda metà del secolo XV, aveva ospitato una comunità di clarisse prima di diventare un cenacolo femminile agostiniano, che mantenne la sua fisionomia fino al 1641. 
In alcuni testi era ricordata così: “celebre per la purità di costume e per discrezione di spirito, amata in patria, ammirata dalle sue correligiose, encomiata dagli scrittori. Le sue spoglie restano in terra preziose”. Nel testo di Aldo Ponso “Duemila anni di santità in Piemonte e Valle d’Aosta” si riporta che morì nel 1493.
La beata Michela Ranzi di Vercelli era ricordata nel giorno 26 febbraio



 SERVOLO DI VERONA, Santo


San Servolo è il quattordicesimo vescovo di Verona. Nella cronotassi ufficiale della diocesi scaligera figura dopo San Luperio e prima di San Petronio.
Di questo e di altri vescovi non si può garantire la cronotassi esatta, infatti per i vescovi di Verona fino al XI secolo le questione resta ancora aperta.
Nel “Catalogus Sanctorum Ecclesiae Veronensis”, mons. Franco Segala ne trascrive l’elogium dal Martirologio della chiesa veronese: “Veronae sancti Servuli confessoris et eiusdem  civitatis apiscopi (eximia sanctitate ac studio pro poluli sui salute conspicui)
Mons. Dario Cervato, nel suo recente volume “Verona agiografica” ritiene che san Servolo, San Massimo e San Luperio, debbano essere espunti dal catalogo dei vescovi veronesi in quanto non presente nel famoso “Velo di classe”.
Nel martirologio diocesano, era ricordato nel giorno della sua festa il giorno 26 febbraio, fino alla riforma del Proprio veronese, del 1961, voluta dal vescovo Carraro, quando venne annoverato nella festa comune di tutti i vescovi veronesi, e la sua festa venne a cessare.




ILÁRIO DE MAGONZA, Santo


E' una figura discussa; nel Proprio della diocesi di Magonza al 26 febbraio è nominato un Ilario che sarebbe stato vescovo di quella città al tempo dell'imperatore Antonino Pio (138-161) ed avrebbe subito il martirio verso il 158. Questa asserzione si basa su di un tardivo elenco di quaranta vescovi di Magonza, fino a s. Bonifacio, ritenuto genuino dal Gams e perciò accolto nella sua Series episcoporum Eccl. Cath. (p. 288). Ma già nel 1871 lo studioso F. Falk provò, nel suo lavoro sui Cataloghi dei vescovi pre-bonifaciani di Magonza, che solo l'elenco piú antico, contenente dieci nomi, era veritiero, e in questo elenco Ilario non era nominato. Anche nell'indagine piú recente di E. Ewig solo l'elenco piú antico dei vescovi è riconosciuto autentico. 
Esisteva invece, nella cosiddetta valle sacra, a Sud-Ovest di Magonza, ca. sul posto dell'attuale cimitero, una chiesa dedicata a un s. Ilario, la cui esistenza è attestata già in tempi molto antichi. In essa furono sepolti i primi vescovi di Magonza, trasferiti poi, nel sec. XI, alla chiesa di S. Albano. Da questo fatto potrebbe essere nata l'opinione che il titolare della chiesa fosse un vescovo di Magonza, opinione, a giudizio di specialisti di storia della città, destituita di ogni fondamento. Un vescovo Ilario di Magonza, quindi, non è mai esistito.


»»»»»»»»»»»»»»»»
&&&&&&&&&&&
Local onde se processa este blogue, na cidade do Porto




»»»»»»»»»»»»»»»»


»»»»»»

Os textos são recolhidos prioritariamente do Livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial de Braga (os mais descritivos, até com imagens) e os restantes do 

MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII

e ainda eventualmente através dos sites:


 Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, 


"""""""""""""""



Hoje com a graça de Deus completo 
80 anos de idade
pelo que estou muito Grato

Também no que se refere às imagens que aparecem aqui no fim das mensagens diárias, são recolhidas aleatoriamente ou através de fotos próprias que vou obtendo, ou transferindo-as das redes sociais e que creio, serem livres. 
Quanto às de minha autoria, (que serão diferentes e versando diversos temas - diariamente) não 
são colocados quaisquer entraves para quem quiser copiá-las



FELIZ ANO NOVO DE 2020





ANTÓNIO FONSECA

Sem comentários:

Enviar um comentário

Gostei.
Muito interessante.
Medianamente interessante.
Pouco interessante.
Nada interessante.

Igreja da Comunidade de São Paulo do Viso

Nº 5 658 - SÉRIE DE 2024 - Nº (135) - SANTOS DE CADA DIA - 14 DE MAIO DE 2024 - NÚMERO ( 1 9 0 )

Caros Amigos 17º ano com início na edição  Nº 5 469  OBSERVAÇÃO: Hoje inicia-se nova numeração anual Este é, portanto, o 135º  Número da Sér...