Caros Amigos:
Desejo a todos os meus leitores
8º A N O
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JOANA FRANCISCA FRÉMIOT DE CHANTAL, Santa
EUPLO de Catânia, Santo
,
Em Catânia, na Sicília, Itália, Santo EUPLO mártir que, durante a perseguição do imperador Diocleciano, segundo a tradição foi metido no cárcere pelo governador Calvisiano por ter sido encontrado com o livro dos Evangelhos nas mãos; interrogado várias vezes, gloriou-se de ter o Evangelho no coração e por isso foi flagelado até à morte. (304)
ANICETO e FÓCIO, Santos
Em Nicomédia, na Bitínia, hoje Izmit, na Turquia, os santos ANICETO e FÓCIO mártires. (séc. IV)
MUREDACH de Killala, Santo
LÉLIA da Irlanda, Santa
Na Irlanda, no mosteiro que recebeu o seu nome, Santa LÉLIA virgem. (séc. V)
HERCULANO de Bréscia, Santo
Em Bréscia, na Lombardia, Itália, Santo HERCULANO bispo, (séc. VI)
PORCÁRIO e muitos outros monges, Santos
Em Lérins, ilha da Provença, França, os santos mártires PORCÁRIO abade e muitos outros monges que, segundo a tradição foram mortos pelos Sarracenos. (séc. VIII)
CARLOS MEEHAN, Beato
Em Ruthin, no País de Gales setentrional, o Beato CARLOS MEEHAN presbitero da Ordem dos Frades Menores e mártir, natural da Irlanda, que foi preso ao passar por aquele país em direcção à sua pátria e, condenado à morte por ter entrado como sacerdote no território sob o domínio de Carlos II foi enforcado e esquartejado, assim alcançando a palma do martírio. (1679)
Num barco-prisão ancorado ao largo de Rochefort, na França, o Beato PEDRO JARRIGE DE LA MORÉLIE DE PUYREDON presbitero e mártir, que, durante a perseguição contra a igreja, exposto sem interrupção à ardente irradiação solar, morreu por Cristo. (1794).
TIAGO DÔ MAI NAM MY, ANTÓNIO NGUYEN DICH e MIGUEL HGUYEN HUY MY, Santos
Em Nam Dinh, Tonquim, Vietname, os santos mártires TIAGO DÔ MAI NAM MY, presbitero, ANTÓNIO NGUYEN DICH agricultor e MIGUEL HGUYEN HUY MY médico, que no tempo do imperador Minh Mang depois de cruéis suplícios foram decapitados por serem cristãos. (1838)
VITÓRIA DIEZ Y BUSTOS DE MOLINA, Beata
Em Hornachuelos, Córdova, Espanha, a Beata VITÓRIA DIEZ Y BUSTOS DE MOLINA virgem e mártir que exe5rceu o ofício de professora no Instituto Teresiano e, durante a violenta perseguição contra a Igreja proclamou a sua fé cristã e sofreu o martírio enquanto exortava os outros a seguir o mesmo caminho. (1936)
FLÁVIO (Atilano Dionísio Argueso González), Beato
Em Valdemoro, Madrid, Espanha, o Beato FLÁVIO (Atilano Dionísio Argueso González) religioso da Ordem de São João de Deus e mártir que, na mesma perseguição,,foi morto em ódio à fé cristã. (1936)
SEBASTIÃO CALVO MARTINEZ e 5 companheiros PEDRO CUNILL PADRÓS, JOSÉ PAVÓN BUENO, NICÁSIO SIERRA UCAR, presbiteros, VENCESLAU CLARIOS VIARREGUT, subdiácono e GREGÓRIO CHIRIVÁS LACAMBRA, Beatos,
Em Barbastro, Huesca, Aragão, Espanha, os beatos SEBASTIÃO CALVO MARTINEZ e 5 companheiros PEDRO CUNILL PADRÓS, JOSÉ PAVÓN BUENO, NICÁSIO SIERRA UCAR, presbiteros, VENCESLAU CLARIOS VIARREGUT, subdiácono e GREGÓRIO CHIRIVÁS LACAMBRA religioso, mártires,da Congregação dos Missionários Filhos do Imaculado Coração de Maria, que, na mesma perseguição terminaram vitoriosos o glorioso combate. (1936)
ANTÓNIO PERULLES ESTIVILL, Beato
CECÍLIA DE REMIREMONT, Santa
Figlia del b. Romarico, decise, con la sorella Azaltrude, di rinunziare al mondo: il padre edificò per loro il monastero di Remiremont, in Lotaringia (sec. VII), di cui Cecilia fu a lungo badessa. È invocata soprattutto dai malati d'occhi, il che, forse, le valse i nomi di Cecilia e Chiara, mentre in origine si chiamava Gegoberga o Sigeberga. I documenti che la ricordano sono tardi. È commemorata il 12 agosto
Nell’antica basilica eusebiana, ora scomparsa e sostituita dall’attuale
cattedrale, si vedeva dipinta nella navata centrale la serie dei primi
40 vescovi di Vercelli, partendo da s. Eusebio fino a Nottingo, vissuti
dalla metà del secolo IV all’830 circa; sotto ad ogni ritratto era
scritto a grandi lettere il nome del personaggio rappresentato.
È ancora oggetto di studio, la datazione di questa serie di ritratti e di nomi, non è certo se fu realizzata da Norgando, immediato successore dell’ultimo effigiato e quindi nella prima metà del secolo IX, oppure da qualcuno dei vescovi, che eseguirono i restauri dopo la devastazione degli Ungari nell’899 o dopo l’incendio appiccato da Arduino da Ivrea (955-1015), che uccise il vescovo Pietro e ne incenerì la salma.
Certo i ritratti costituivano un documento autorevole per la storia degli antichi vescovi, ma essi per incuria o per vetustà, svanirono nel corso dei secoli, e soltanto 25 nomi poterono essere letti, quando i vescovi Bonomio e Ferrero, alla fine del XVI secolo e al principio del XVII, vollero trascriverli per comporre il catalogo episcopale della diocesi.
A ciò si aggiunge la dispersione dei documenti d’archivio, avvenuta durante le invasioni barbariche, particolarmente nell’epoca longobarda.
Quel poco che si conosce sui vescovi di Vercelli, vissuti dalla metà del V secolo al principio del IX, deriva da iscrizioni sepolcrali, da alcuni libri liturgici locali, da documenti di altre Chiese e da notizie di storia civile.
Pertanto anche di s. Discolio si sa ben poco, egli fu il quarto vescovo della serie, dopo s. Eusebio († 371), s. Limenio e s. Onorato al quale successe nel secondo decennio del secolo V.
Il suo nome non appariva completo sotto l’antico ritratto quando fu trascritto, infatti si notavano soltanto le lettere ”…colius”; in antiche litanie della liturgia eusebiana, era invocato un s. Duscolius, che gli storici locali identificarono con s. Discolio.
Nella ‘Vita’ di s. Onorato, egli è menzionato brevemente con il nome di Duscelio, ma erroneamente, perché il nome Discolio è citato varie volte nell’antica onomastica romana.
Pur non essendoci un culto giunto fino a noi, s. Discolio e il vescovo s. Simplicio, sono catalogati insieme nell’autorevole “Bibliotheca Sanctorum” e giacché san Simplicio veniva ricordato il 12 agosto, si presume che anche san Discolio si celebrava nello stesso giorno.
Nacque in Canonia, provincia e diocesi di Tarragona, il 9 settembre 1880. Ordinato sacerdote il 19 settembre 1903, poco dopo fu nominato notaio della Curia del tribunale metropolitano, sostituto del cancelliere; fu anche direttore spirituale del seminario. Fu consacrato vescovo di Bisica e ausiliare del card. Vidal y Barraquer, nella cattedrale di Tarragona il 2 luglio 1934. Il 2 luglio incominciarono i moti rivoluzionari e gli incendi dei conventi; l’Azione Cattolica si offrì per piantonare l’episcopatoallo scopo di proteggerlo, ma egli rifiutò. Quando però incendiarono l’orfanotrofiodelle suore, il Borras, per proteggere il cardinale e i familiari, si decise di rifugiarsi nel monastero di Plobet, luogo adatto per restare nella diocesi. Ma questo a nulla valse, perché i rivoltosi il 23 luglio 1936si presentarono, durante il vespro, per arrestare i prelati. Il Borras fu chiuso in carcere a Montblanch e il 12 agosto i sicari entrarono nella cella per l’esecuzione. Il servo di Dio salutò il compagno di cella: “Adios, Fornell, ci vedremo in cielo”. Lo fecero salire su un autocarro che prese la via di Col de Lilla a 3 km. e mezzo da Montblanch, e qui lo fucilarono. Egli cadde in atto di benedire e di perdonare. Il corpo fu poi bruciato, come attestarono alcuni testimoni. Nel processo ordinario aperto a Tarragona il 2 luglio 1959, furono uniti al Borras 146 ecclesiastici del clero secolare e regolare, uccisi in giorni diversi dello stesso periodo.
Adanero, Spagna, 21 febbraio 1895 - Vallecas, Spagna, 12 agosto 1936
JAENBERT, Santo
San Jaenbert è inglese di nascita, ma se ne ignora l’anno e quindi non si è in grado di dire quanti anni visse, è conosciuto anche con altri nomi varianti del primo: Gegenberht, Jainbert, Janibert, Lambert, Jambert.
Nel 760 venne nominato abate di S. Agostino a Canterbury, succedendo al defunto Aldhun e benedetto dall’arcivescovo della città Bregwin. Quattro anni dopo nel 764 l’arcivescovo Bergwin morì e il suo corpo fu sepolto nella Christ Church, sollevando un vespaio di polemiche, in quanto il monastero di S. Agostino aveva il privilegio di custodire le spoglie di re e arcivescovi, per questo Jaenbert, in qualità di abate protestò a Roma; allora i monaci della Christ Church per bloccare il ricorso, lo elessero arcivescovo.
La data della sua consacrazione è il 2 febbraio 765, cerimonia officiata da Egbert, arcivescovo di York. Non vi sono molte notizie sui primi anni del suo episcopato, durato 26 anni, ma è certo che il prestigio della sede di Canterbury era molto alto in quell’epoca, anche a seguito della controversa situazione politica del Kent, che vedeva contrapposti gli interessi dei Sassoni Occidentali ed Orientali e dei Merciani.
Probabilmente fu in questo periodo che gli arcivescovi di Canterbury acquisirono il diritto di battere moneta, è certo che Jaenbert fu il primo arcivescovo di cui si sono conservate le monete. È documentato che nel 767 Jaenbert ricevette il pallio arcivescovile da papa Paolo I (757-767) e con questa dignità poté, il 24 aprile dello stesso anno consacrare i vescovi Ethelbert di York, Alhmund di Hexham e Ceolwuff di Lindsey.
Intanto negli anni successivi nella Mercia (uno dei sette regni dell’eptarchia fondati dagli Anglosassoni nella seconda metà del V secolo), si andò affermando l’autorità del re Offa (757-796), il quale dopo la vittoria dei suoi soldati su quelli del Kent, cominciò una politica che tendeva a togliere la dipendenza della sede vescovile della Mercia da quella del Kent, così da poterla più facilmente controllare direttamente.
Inoltre il contrasto scaturiva dal sostegno che Jaenbert, quasi sicuramente aveva dato a Eadbert Praen, oppositore contro Offa e dal sospetto che il re nutriva contro l’arcivescovo, su una sua complicità con i Sassoni Occidentali del Kent, per chiedere l’intervento di Carlo Magno, con il quale i rapporti fra i due sovrani non erano fiduciosi.
Il re Offa si mosse contro Jaenbert, chiedendo a Roma il distacco della Mercia da Canterbury e il pallio di arcivescovo per Higbert vescovo di Lichfield la capitale; il papa inviò due legati pontifici Giorgio e Teofilatto nel 786 e 787 per dirimere la questione.
Dopo aver ascoltato gli interessati, i legati proposero una serie di Concili provinciali, quello di Canterbury si tenne nel 787 con la partecipazione di dodici vescovi e dello stesso re Offa e i suoi dignitari; l’arcivescovo Jaenbert anch’egli partecipante, dovette accettare di cedere parte del suo territorio, mentre Higbert divenne arcivescovo e Egfrid, figlio di Offa fu consacrato re.
Higbert ricevette il pallio solo nel 788, anno in cui su alcuni documenti, il suo nome compare con il titolo di arcivescovo, eguale nella dignità a Jaenbert, ma inferiore per anzianità. Secondo studiosi delle vicende inglesi, alla sede di Canterbury furono tolte Worcester, Leicester, Sidnacester, Hereford, Elmham e Dunwich.
Secondo il necrologio di Canterbury, Jaenbert morì l’11 agosto 791; il suo corpo nel 1091 fu trasferito insieme a quello di s. Agostino di Canterbury († 604) nella sala capitolare della chiesa dell’abbazia omonima.
Dovendoci rifare necessariamente alle tradizioni dell’epoca, in quanto manca una ufficialità della Chiesa nel riconoscimento della santità della sua vita, si cita il Martirologio di Usuardo (compilato nell’875, per incarico di Carlo II il Calvo) e l’elenco dell’Ordine Benedettino, che riportano Jaenbert come santo, con celebrazione al 12 agosto.
JOSÉ JORDÁN BLECUA, Beato
Desejo a todos os meus leitores
UM BOM ANO DE 2016
Nº 2844 - (225 - 2016)
12 DE AGOSTO DE 2016
SANTOS DE CADA DIA
8º A N O
LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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JOANA FRANCISCA FRÉMIOT DE CHANTAL, Santa
Santa JOANA FRANCISCA FRÉMIOT DE CHANTAL religiosa. Do seu matrimónio cristão teve seis filhos, que educou na piedade; depois da morte do esposo, sob a direcção de São FRANCISCO DE SALES percorreu velozmente o caminho da perfeição e dedicou-se às obras de caridade, especialmente para com os pobres e os enfermos. Fundou a Ordem de Visitação de Santa Maria que também dirigiu sabiamente. Morreu em Moulins, nas margens do rio Allier, próximo de Nevers na França, no dia 13 de Dezembro (1641)
EUPLO de Catânia, Santo
Em Catânia, na Sicília, Itália, Santo EUPLO mártir que, durante a perseguição do imperador Diocleciano, segundo a tradição foi metido no cárcere pelo governador Calvisiano por ter sido encontrado com o livro dos Evangelhos nas mãos; interrogado várias vezes, gloriou-se de ter o Evangelho no coração e por isso foi flagelado até à morte. (304)
ANICETO e FÓCIO, Santos
Em Nicomédia, na Bitínia, hoje Izmit, na Turquia, os santos ANICETO e FÓCIO mártires. (séc. IV)
MUREDACH de Killala, Santo
Em Killala, na Irlanda, São MUREDACH bispo. (séc. V)
LÉLIA da Irlanda, Santa
Na Irlanda, no mosteiro que recebeu o seu nome, Santa LÉLIA virgem. (séc. V)
HERCULANO de Bréscia, Santo
Em Bréscia, na Lombardia, Itália, Santo HERCULANO bispo, (séc. VI)
PORCÁRIO e muitos outros monges, Santos
Em Lérins, ilha da Provença, França, os santos mártires PORCÁRIO abade e muitos outros monges que, segundo a tradição foram mortos pelos Sarracenos. (séc. VIII)
CARLOS MEEHAN, Beato
Em Ruthin, no País de Gales setentrional, o Beato CARLOS MEEHAN presbitero da Ordem dos Frades Menores e mártir, natural da Irlanda, que foi preso ao passar por aquele país em direcção à sua pátria e, condenado à morte por ter entrado como sacerdote no território sob o domínio de Carlos II foi enforcado e esquartejado, assim alcançando a palma do martírio. (1679)
INOCÊNCIO XI (Benedetto Odescalchi), Beato
Em Roma, o Beato INOCÊNCIO XI papa, que dirigiu sabiamente a Igreja, embora atribulado por duros sofrimentos e tribulações. (1689)
PEDRO JARRIGE DE LA MORÉLIE DE PUYREDON, Beato
Num barco-prisão ancorado ao largo de Rochefort, na França, o Beato PEDRO JARRIGE DE LA MORÉLIE DE PUYREDON presbitero e mártir, que, durante a perseguição contra a igreja, exposto sem interrupção à ardente irradiação solar, morreu por Cristo. (1794).
TIAGO DÔ MAI NAM MY, ANTÓNIO NGUYEN DICH e MIGUEL HGUYEN HUY MY, Santos
Em Nam Dinh, Tonquim, Vietname, os santos mártires TIAGO DÔ MAI NAM MY, presbitero, ANTÓNIO NGUYEN DICH agricultor e MIGUEL HGUYEN HUY MY médico, que no tempo do imperador Minh Mang depois de cruéis suplícios foram decapitados por serem cristãos. (1838)
VITÓRIA DIEZ Y BUSTOS DE MOLINA, Beata
Em Hornachuelos, Córdova, Espanha, a Beata VITÓRIA DIEZ Y BUSTOS DE MOLINA virgem e mártir que exe5rceu o ofício de professora no Instituto Teresiano e, durante a violenta perseguição contra a Igreja proclamou a sua fé cristã e sofreu o martírio enquanto exortava os outros a seguir o mesmo caminho. (1936)
FLÁVIO (Atilano Dionísio Argueso González), Beato
Em Valdemoro, Madrid, Espanha, o Beato FLÁVIO (Atilano Dionísio Argueso González) religioso da Ordem de São João de Deus e mártir que, na mesma perseguição,,foi morto em ódio à fé cristã. (1936)
SEBASTIÃO CALVO MARTINEZ e 5 companheiros PEDRO CUNILL PADRÓS, JOSÉ PAVÓN BUENO, NICÁSIO SIERRA UCAR, presbiteros, VENCESLAU CLARIOS VIARREGUT, subdiácono e GREGÓRIO CHIRIVÁS LACAMBRA, Beatos,
Em Barbastro, Huesca, Aragão, Espanha, os beatos SEBASTIÃO CALVO MARTINEZ e 5 companheiros PEDRO CUNILL PADRÓS, JOSÉ PAVÓN BUENO, NICÁSIO SIERRA UCAR, presbiteros, VENCESLAU CLARIOS VIARREGUT, subdiácono e GREGÓRIO CHIRIVÁS LACAMBRA religioso, mártires,da Congregação dos Missionários Filhos do Imaculado Coração de Maria, que, na mesma perseguição terminaram vitoriosos o glorioso combate. (1936)
ANTÓNIO PERULLES ESTIVILL, Beato
Em Tarragona, Espanha, o beato ANTÓNIO PERULLES ESTIVIL presbitero da Irmandade de Sacerdotes Operários Diocesanos e mártir, que, na mesma violenta perseguição, consumou na rua o seu martírio. (1936)
BOAVENTURA GARCIA PAREDES, Beato
Em Fuencarral, Madrid, Espanha, o Beato BOAVENTURA GARCIA PAREDES presbitero da Ordem dos Pregadores e mártir. (1936)
DOMINGOS SÁNCHEZ LÁZARO, Beato
Em Puente del Arzobispo, Toledo, Espanha, o Beato DOMINGOS SÁNCHEZ LÁZARO presbitero da diocese de Toledo e mártir. (1936)
FRANCISCO MAQUEDA LÓPEZ, Beato
Em Villacañas, Toledo, Espanha, o beato FRANCISCO MAQUEDA LÓPEZ candidato ao presbiterado e mártir. (1936)
FLORIANO STEPNIAK e JOSÉ STRASZEWSKI, Beatos
Em Dachau, próximo de Munique, Baviera, Alemanha, os beatos FLORIANO STEPNIAK da Ordem dos frades Menores Capuchinhos e JOSÉ STRASZEWSKI presbiteros e mártires que, durante a invasão militar da Polónia morreram no campo de concentração envenenados numa câmara de gás. (1942)
CARLOS LEISNER, Beato
Em Planegg, próximo de Munique da Baviera, Alemanha, o beato CARLOS LEISNER presbitero do Movimento Apostólico de Shonstatt e mártir, que ainda diácono por causa de uma pública confissão de fé e incansável zelo apostólico, foi metido no cárcere e, ordenado sacerdote no campo de concentração de Dachau, depois de ter saído em liberdade, morreu devido aos tormentos sofridos no cativeiro. (1945)
... E AINDA ...
CECÍLIA DE REMIREMONT, Santa
Figlia del b. Romarico, decise, con la sorella Azaltrude, di rinunziare al mondo: il padre edificò per loro il monastero di Remiremont, in Lotaringia (sec. VII), di cui Cecilia fu a lungo badessa. È invocata soprattutto dai malati d'occhi, il che, forse, le valse i nomi di Cecilia e Chiara, mentre in origine si chiamava Gegoberga o Sigeberga. I documenti che la ricordano sono tardi. È commemorata il 12 agosto
COLOMBO e companheiros, Santos
Il martirio dell’abate Porcario e dei suoi ca. 500 monaci di Lérins, celebre abbazia benedettina posta sulle isole di Lérins in Provenza e fondata nel 410 da s. Onorato, è situato nell’VIII secolo, quando le lotte fra Musulmani e Franchi sconvolsero la Provenza.
Nel 736 e nel 739 il patrizio Mauronto, si ribellò contro Carlo Martello (689-741) figlio di Pipino di Héristal cui successe nel 716 come maggiordomo d’Austrasia, chiedendo l’aiuto dei Musulmani, i quali si sparsero per tutta la Provenza saccheggiando dappertutto.
A loro volta i Franchi di Carlo Martello, anche loro aiutati dai Longobardi, venuti in loro soccorso, misero a ferro e fuoco il Paese in rivolta, superando in distruzioni quelle dei Musulmani.
E in questo orribile contesto di violenze e di rappresaglie, che si colloca il martirio di Porcario abate e dei suoi numerosi monaci. Racconta una ‘Vita’ compilata nel secolo X, poi ricomposta nell’XI, che i Saraceni avevano già invasa la Provenza (la romana Provincia) regione meridionale della Francia, quando un angelo apparve all’abate di Lérins, Porcario, preannunciandogli che dieci giorni dopo, gli arabi si sarebbero impadroniti dell’abbazia e avrebbero ucciso i monaci.
In quel tempo l’abbazia benedettina di Lérins, posta sull’isola Saint-Honorat nel Mediterraneo di fronte a Cannes, contava più di 500 monaci, il numero così elevato comprendeva anche i monaci di altri monasteri dei dintorni che lì si erano rifugiati.
Alla notizia data dall’abate Porcario, tutti si dissero disposti a morire, tranne due giovani monaci di nome Colombo ed Eleuterio, che andarono a nascondersi in una grotta della costa. Il santo abate dispose di mettere in salvo le reliquie conservate nel monastero e poi inviò in Italia trentasei novizi e sedici ‘alunni’, affinché un giorno potessero ritornare e così ricostruire l’abbazia.
In un anno imprecisato intorno al 739, i Saraceni effettivamente sbarcarono sull’isola, distrussero il monastero con tutte le cappelle, uccidendo purtroppo tutti i monaci (stragi usuali in quelle invasioni), tranne quattro giovani che decisero di portare in schiavitù con loro.
Dalla caverna in cui si era nascosto insieme ad Eleuterio, il giovane monaco Colombo, assisté terrorizzato all’eccidio dei suoi confratelli, vedendo le loro anime che salivano al cielo; preso dal rimorso e resistendo ai tentativi di trattenerlo di Eleuterio, si presentò ai saraceni che lo decapitarono subito, ultimo dei martiri.
Il racconto prosegue narrando che i quattro giovani monaci fatti prigionieri, riuscirono ad evadere mentre erano nel porto di Agav, fuggendo attraverso i boschi fino al villaggio di Ara Lucis (ora Arluc), da dove poi raggiunsero di nuovo l’isola, ritrovandovi Eleuterio, che spaventato non aveva lasciato il suo nascondiglio.
Tutti e cinque presero a seppellire a Lérins l’abate ed i ca. 500 monaci uccisi, poi al termine del pietoso e straziante compito, partirono raggiungendo i novizi che si trovavano in Italia, giungendo fino a Roma per raccontare al papa, la morte dei monaci e la distruzione della celebre abbazia. Vent’anni dopo, tutto il gruppo ritornò a Lérins e come aveva previsto l’abate Porcario, ricostruirono l’abbazia.
È fuor di dubbio che i martiri furono vittime dello scontro politico fra i Musulmani ed i Franchi, più che per motivi religiosi, ma in quello sciagurato periodo dell’VIII secolo, tutti gli uomini di chiesa, che morivano di morte violenta, venivano considerati martiri; giacché gli storici non sono in grado di stabilire l’esatto numero delle vittime, è da supporre che in realtà fra l’invasione musulmana e il conseguente contrattacco franco-longobardo, i martiri siano stati complessivamente un 500 anche se non tutti nello stesso momento.
Porcario, Colombo ed i loro compagni sono stati sempre venerati a Lérins come santi e martiri, con celebrazione al 12 agosto, data ripresa poi dal ‘Martirologio Romano’.
Nell’abbazia esiste una cappella del X secolo, che segna il luogo in cui la maggior parte dei monaci vennero uccisi. Certamente dato il gran numero, le reliquie in parte saranno state portate in altri luoghi in Europa, dove hanno ricevuto un culto locale.
Il martirio dell’abate Porcario e dei suoi ca. 500 monaci di Lérins, celebre abbazia benedettina posta sulle isole di Lérins in Provenza e fondata nel 410 da s. Onorato, è situato nell’VIII secolo, quando le lotte fra Musulmani e Franchi sconvolsero la Provenza.
Nel 736 e nel 739 il patrizio Mauronto, si ribellò contro Carlo Martello (689-741) figlio di Pipino di Héristal cui successe nel 716 come maggiordomo d’Austrasia, chiedendo l’aiuto dei Musulmani, i quali si sparsero per tutta la Provenza saccheggiando dappertutto.
A loro volta i Franchi di Carlo Martello, anche loro aiutati dai Longobardi, venuti in loro soccorso, misero a ferro e fuoco il Paese in rivolta, superando in distruzioni quelle dei Musulmani.
E in questo orribile contesto di violenze e di rappresaglie, che si colloca il martirio di Porcario abate e dei suoi numerosi monaci. Racconta una ‘Vita’ compilata nel secolo X, poi ricomposta nell’XI, che i Saraceni avevano già invasa la Provenza (la romana Provincia) regione meridionale della Francia, quando un angelo apparve all’abate di Lérins, Porcario, preannunciandogli che dieci giorni dopo, gli arabi si sarebbero impadroniti dell’abbazia e avrebbero ucciso i monaci.
In quel tempo l’abbazia benedettina di Lérins, posta sull’isola Saint-Honorat nel Mediterraneo di fronte a Cannes, contava più di 500 monaci, il numero così elevato comprendeva anche i monaci di altri monasteri dei dintorni che lì si erano rifugiati.
Alla notizia data dall’abate Porcario, tutti si dissero disposti a morire, tranne due giovani monaci di nome Colombo ed Eleuterio, che andarono a nascondersi in una grotta della costa. Il santo abate dispose di mettere in salvo le reliquie conservate nel monastero e poi inviò in Italia trentasei novizi e sedici ‘alunni’, affinché un giorno potessero ritornare e così ricostruire l’abbazia.
In un anno imprecisato intorno al 739, i Saraceni effettivamente sbarcarono sull’isola, distrussero il monastero con tutte le cappelle, uccidendo purtroppo tutti i monaci (stragi usuali in quelle invasioni), tranne quattro giovani che decisero di portare in schiavitù con loro.
Dalla caverna in cui si era nascosto insieme ad Eleuterio, il giovane monaco Colombo, assisté terrorizzato all’eccidio dei suoi confratelli, vedendo le loro anime che salivano al cielo; preso dal rimorso e resistendo ai tentativi di trattenerlo di Eleuterio, si presentò ai saraceni che lo decapitarono subito, ultimo dei martiri.
Il racconto prosegue narrando che i quattro giovani monaci fatti prigionieri, riuscirono ad evadere mentre erano nel porto di Agav, fuggendo attraverso i boschi fino al villaggio di Ara Lucis (ora Arluc), da dove poi raggiunsero di nuovo l’isola, ritrovandovi Eleuterio, che spaventato non aveva lasciato il suo nascondiglio.
Tutti e cinque presero a seppellire a Lérins l’abate ed i ca. 500 monaci uccisi, poi al termine del pietoso e straziante compito, partirono raggiungendo i novizi che si trovavano in Italia, giungendo fino a Roma per raccontare al papa, la morte dei monaci e la distruzione della celebre abbazia. Vent’anni dopo, tutto il gruppo ritornò a Lérins e come aveva previsto l’abate Porcario, ricostruirono l’abbazia.
È fuor di dubbio che i martiri furono vittime dello scontro politico fra i Musulmani ed i Franchi, più che per motivi religiosi, ma in quello sciagurato periodo dell’VIII secolo, tutti gli uomini di chiesa, che morivano di morte violenta, venivano considerati martiri; giacché gli storici non sono in grado di stabilire l’esatto numero delle vittime, è da supporre che in realtà fra l’invasione musulmana e il conseguente contrattacco franco-longobardo, i martiri siano stati complessivamente un 500 anche se non tutti nello stesso momento.
Porcario, Colombo ed i loro compagni sono stati sempre venerati a Lérins come santi e martiri, con celebrazione al 12 agosto, data ripresa poi dal ‘Martirologio Romano’.
Nell’abbazia esiste una cappella del X secolo, che segna il luogo in cui la maggior parte dei monaci vennero uccisi. Certamente dato il gran numero, le reliquie in parte saranno state portate in altri luoghi in Europa, dove hanno ricevuto un culto locale.
DISCÓLIO de Vercélli, Santo
È ancora oggetto di studio, la datazione di questa serie di ritratti e di nomi, non è certo se fu realizzata da Norgando, immediato successore dell’ultimo effigiato e quindi nella prima metà del secolo IX, oppure da qualcuno dei vescovi, che eseguirono i restauri dopo la devastazione degli Ungari nell’899 o dopo l’incendio appiccato da Arduino da Ivrea (955-1015), che uccise il vescovo Pietro e ne incenerì la salma.
Certo i ritratti costituivano un documento autorevole per la storia degli antichi vescovi, ma essi per incuria o per vetustà, svanirono nel corso dei secoli, e soltanto 25 nomi poterono essere letti, quando i vescovi Bonomio e Ferrero, alla fine del XVI secolo e al principio del XVII, vollero trascriverli per comporre il catalogo episcopale della diocesi.
A ciò si aggiunge la dispersione dei documenti d’archivio, avvenuta durante le invasioni barbariche, particolarmente nell’epoca longobarda.
Quel poco che si conosce sui vescovi di Vercelli, vissuti dalla metà del V secolo al principio del IX, deriva da iscrizioni sepolcrali, da alcuni libri liturgici locali, da documenti di altre Chiese e da notizie di storia civile.
Pertanto anche di s. Discolio si sa ben poco, egli fu il quarto vescovo della serie, dopo s. Eusebio († 371), s. Limenio e s. Onorato al quale successe nel secondo decennio del secolo V.
Il suo nome non appariva completo sotto l’antico ritratto quando fu trascritto, infatti si notavano soltanto le lettere ”…colius”; in antiche litanie della liturgia eusebiana, era invocato un s. Duscolius, che gli storici locali identificarono con s. Discolio.
Nella ‘Vita’ di s. Onorato, egli è menzionato brevemente con il nome di Duscelio, ma erroneamente, perché il nome Discolio è citato varie volte nell’antica onomastica romana.
Pur non essendoci un culto giunto fino a noi, s. Discolio e il vescovo s. Simplicio, sono catalogati insieme nell’autorevole “Bibliotheca Sanctorum” e giacché san Simplicio veniva ricordato il 12 agosto, si presume che anche san Discolio si celebrava nello stesso giorno.
EMANUEL BASULTO JIMÉNEZ, Beato
Nel 1880 entra nel Seminario Conciliare di Ávila e viene ordinato
sacerdote nel 1892. Inizia il suo ministero parrocchiale a Narros del
Puerto. Nel frattempo, continua gli studi ottenendo la Licenza in
Teologia nel Seminario Centrale San Carlo Borromeo di Salamanca e quella
in Diritto presso l'Università di Valladolid.
Ricopre vari incarichi sia come sacerdote, sia come professore in varie Università spagnole, unendo alla sua vita di studio anche un'intensa attività pastorale: Direttore del Circolo Cattolico degli operai, dell'Associazione dell'Apostolato della Orazione e della Conferenza di San Vincenzo de' Paoli, Canonico nella Cattedrale di San Isidro di Madrid.
È nominato Vescovo di Lugo, il 16 gennaio del 1910, poi vescovo di Jaén. Uomo di grande cultura e di profonda umanità, nella sua missione pastorale si preoccupa del clero, incentiva la catechesi dei piccoli e degli adulti, alimenta l'associazionismo sindacale dei circoli operai. Dà un importante impulso allo sviluppo dell'Azione Cattolica, in particolare ai giovani.
Al Vescovo Basalto, nei primi giorni della persecuzione religiosa della seconda Repubblica spagnola (1936-1939), è offerta la possibilità di fuggire, ma egli preferisce restare.
Il 2 agosto 1936 il Vescovado viene assaltato dai miliziani e il Vescovo arrestato. Condotto in treno a Vallecas, vicino Madrid, insieme ad altri prigionieri, sacerdoti e laici, è assassinato insieme ai suoi compagni di prigionia.
Ricopre vari incarichi sia come sacerdote, sia come professore in varie Università spagnole, unendo alla sua vita di studio anche un'intensa attività pastorale: Direttore del Circolo Cattolico degli operai, dell'Associazione dell'Apostolato della Orazione e della Conferenza di San Vincenzo de' Paoli, Canonico nella Cattedrale di San Isidro di Madrid.
È nominato Vescovo di Lugo, il 16 gennaio del 1910, poi vescovo di Jaén. Uomo di grande cultura e di profonda umanità, nella sua missione pastorale si preoccupa del clero, incentiva la catechesi dei piccoli e degli adulti, alimenta l'associazionismo sindacale dei circoli operai. Dà un importante impulso allo sviluppo dell'Azione Cattolica, in particolare ai giovani.
Al Vescovo Basalto, nei primi giorni della persecuzione religiosa della seconda Repubblica spagnola (1936-1939), è offerta la possibilità di fuggire, ma egli preferisce restare.
Il 2 agosto 1936 il Vescovado viene assaltato dai miliziani e il Vescovo arrestato. Condotto in treno a Vallecas, vicino Madrid, insieme ad altri prigionieri, sacerdoti e laici, è assassinato insieme ai suoi compagni di prigionia.
EMANUEL BORRÁS FERRÉ, Beato
Nacque in Canonia, provincia e diocesi di Tarragona, il 9 settembre 1880. Ordinato sacerdote il 19 settembre 1903, poco dopo fu nominato notaio della Curia del tribunale metropolitano, sostituto del cancelliere; fu anche direttore spirituale del seminario. Fu consacrato vescovo di Bisica e ausiliare del card. Vidal y Barraquer, nella cattedrale di Tarragona il 2 luglio 1934. Il 2 luglio incominciarono i moti rivoluzionari e gli incendi dei conventi; l’Azione Cattolica si offrì per piantonare l’episcopatoallo scopo di proteggerlo, ma egli rifiutò. Quando però incendiarono l’orfanotrofiodelle suore, il Borras, per proteggere il cardinale e i familiari, si decise di rifugiarsi nel monastero di Plobet, luogo adatto per restare nella diocesi. Ma questo a nulla valse, perché i rivoltosi il 23 luglio 1936si presentarono, durante il vespro, per arrestare i prelati. Il Borras fu chiuso in carcere a Montblanch e il 12 agosto i sicari entrarono nella cella per l’esecuzione. Il servo di Dio salutò il compagno di cella: “Adios, Fornell, ci vedremo in cielo”. Lo fecero salire su un autocarro che prese la via di Col de Lilla a 3 km. e mezzo da Montblanch, e qui lo fucilarono. Egli cadde in atto di benedire e di perdonare. Il corpo fu poi bruciato, come attestarono alcuni testimoni. Nel processo ordinario aperto a Tarragona il 2 luglio 1959, furono uniti al Borras 146 ecclesiastici del clero secolare e regolare, uccisi in giorni diversi dello stesso periodo.
FÉLIX PÉREZ PORTELA, Beato
Adanero, Spagna, 21 febbraio 1895 - Vallecas, Spagna, 12 agosto 1936
GRACILIANO e FELÍCISSIMA, Santos
Secondo una passio composta verso il sec. VII, già nota ad Usuardo e
collegata con quella di s. Eutizio di Ferento, sarebbero morti a Faleri,
nell’Etruria suburbicaria, al tempo dell’imperatore Claudio (270).
Sulla loro personalità però non abbiamo notizie sicure; la passio
infatti non può considerarsi una fonte attendibile, ma, chiaramente
leggendaria, ricalca, plagiandole, quelle dei santi Agnese, Lucia,
Euplo, Vito, ecc.
Di Gratiliano, oltre la passio, nessun altro documento riporta alcuna notizia; Felicissima invece, molto venerata nell’Umbria e nella Toscana è ricordata nel Martirologio Geronimiano al 26 maggio come martire di Todi e al 24 novembre come martire di Perugia. Il Lanzoni pensava che una sola fosse la martire Felicissima venerata in diversi giorni, in varie località, ma la diversa cronologia forse non permette tale identificazione. La martire di Faleri poi, secondo la passio, sarebbe morta il 12 agosto e a questa data era ricordata nel Martirologio Romano.
Quando fu distrutta Faleri nel VII sec., le reliquie di Gratiliano furono trasportate a Civita Castellana e collocate sotto l’altare maggiore della cattedrale. Al tempo dell’invasione dei barbari furono trasferite nella cripta della medesima cattedrale, che in epoca più recente fu dedicata ai due martiri e dove fu installato un magnifico bassorilievo di marmo bianco che li rappresenta.
Le reliquie di Felicissima nello stesso tempo furono trasportate probabilmente a Ferento, donde, nel sec. XII furono trasferite a Viterbo ed onorevolmente collocate nella chiesa di S. Sisto. Il Martirologio di questa chiesa celebra la detta traslazione il 2 settembre, e l’invenzione delle reliquie nella medesima chiesa il 2 maggio.
Gratiliano è molto venerato anche a Bassano di Sutri, di cui è patrono principale. La chiesa parrocchiale di questo paese si gloria di possedere una reliquia del martire. Secondo notizie tutt’altro che certe l’insigne reliquia sarebbe stata donata nel 1437 dal vescovo di Civita Castellana al vescovo di Sutri e successivamente sarebbe stata trasportata a Bassano. In onore del martire furono costruite chiese anche a Capranica di Sutri ed a Gallese.
A causa della relazione che i martiri avrebbero con s. Eutizio di Ferento, i nostri santi sono venerati anche in Carbognano.
Di Gratiliano, oltre la passio, nessun altro documento riporta alcuna notizia; Felicissima invece, molto venerata nell’Umbria e nella Toscana è ricordata nel Martirologio Geronimiano al 26 maggio come martire di Todi e al 24 novembre come martire di Perugia. Il Lanzoni pensava che una sola fosse la martire Felicissima venerata in diversi giorni, in varie località, ma la diversa cronologia forse non permette tale identificazione. La martire di Faleri poi, secondo la passio, sarebbe morta il 12 agosto e a questa data era ricordata nel Martirologio Romano.
Quando fu distrutta Faleri nel VII sec., le reliquie di Gratiliano furono trasportate a Civita Castellana e collocate sotto l’altare maggiore della cattedrale. Al tempo dell’invasione dei barbari furono trasferite nella cripta della medesima cattedrale, che in epoca più recente fu dedicata ai due martiri e dove fu installato un magnifico bassorilievo di marmo bianco che li rappresenta.
Le reliquie di Felicissima nello stesso tempo furono trasportate probabilmente a Ferento, donde, nel sec. XII furono trasferite a Viterbo ed onorevolmente collocate nella chiesa di S. Sisto. Il Martirologio di questa chiesa celebra la detta traslazione il 2 settembre, e l’invenzione delle reliquie nella medesima chiesa il 2 maggio.
Gratiliano è molto venerato anche a Bassano di Sutri, di cui è patrono principale. La chiesa parrocchiale di questo paese si gloria di possedere una reliquia del martire. Secondo notizie tutt’altro che certe l’insigne reliquia sarebbe stata donata nel 1437 dal vescovo di Civita Castellana al vescovo di Sutri e successivamente sarebbe stata trasportata a Bassano. In onore del martire furono costruite chiese anche a Capranica di Sutri ed a Gallese.
A causa della relazione che i martiri avrebbero con s. Eutizio di Ferento, i nostri santi sono venerati anche in Carbognano.
JAENBERT, Santo
San Jaenbert è inglese di nascita, ma se ne ignora l’anno e quindi non si è in grado di dire quanti anni visse, è conosciuto anche con altri nomi varianti del primo: Gegenberht, Jainbert, Janibert, Lambert, Jambert.
Nel 760 venne nominato abate di S. Agostino a Canterbury, succedendo al defunto Aldhun e benedetto dall’arcivescovo della città Bregwin. Quattro anni dopo nel 764 l’arcivescovo Bergwin morì e il suo corpo fu sepolto nella Christ Church, sollevando un vespaio di polemiche, in quanto il monastero di S. Agostino aveva il privilegio di custodire le spoglie di re e arcivescovi, per questo Jaenbert, in qualità di abate protestò a Roma; allora i monaci della Christ Church per bloccare il ricorso, lo elessero arcivescovo.
La data della sua consacrazione è il 2 febbraio 765, cerimonia officiata da Egbert, arcivescovo di York. Non vi sono molte notizie sui primi anni del suo episcopato, durato 26 anni, ma è certo che il prestigio della sede di Canterbury era molto alto in quell’epoca, anche a seguito della controversa situazione politica del Kent, che vedeva contrapposti gli interessi dei Sassoni Occidentali ed Orientali e dei Merciani.
Probabilmente fu in questo periodo che gli arcivescovi di Canterbury acquisirono il diritto di battere moneta, è certo che Jaenbert fu il primo arcivescovo di cui si sono conservate le monete. È documentato che nel 767 Jaenbert ricevette il pallio arcivescovile da papa Paolo I (757-767) e con questa dignità poté, il 24 aprile dello stesso anno consacrare i vescovi Ethelbert di York, Alhmund di Hexham e Ceolwuff di Lindsey.
Intanto negli anni successivi nella Mercia (uno dei sette regni dell’eptarchia fondati dagli Anglosassoni nella seconda metà del V secolo), si andò affermando l’autorità del re Offa (757-796), il quale dopo la vittoria dei suoi soldati su quelli del Kent, cominciò una politica che tendeva a togliere la dipendenza della sede vescovile della Mercia da quella del Kent, così da poterla più facilmente controllare direttamente.
Inoltre il contrasto scaturiva dal sostegno che Jaenbert, quasi sicuramente aveva dato a Eadbert Praen, oppositore contro Offa e dal sospetto che il re nutriva contro l’arcivescovo, su una sua complicità con i Sassoni Occidentali del Kent, per chiedere l’intervento di Carlo Magno, con il quale i rapporti fra i due sovrani non erano fiduciosi.
Il re Offa si mosse contro Jaenbert, chiedendo a Roma il distacco della Mercia da Canterbury e il pallio di arcivescovo per Higbert vescovo di Lichfield la capitale; il papa inviò due legati pontifici Giorgio e Teofilatto nel 786 e 787 per dirimere la questione.
Dopo aver ascoltato gli interessati, i legati proposero una serie di Concili provinciali, quello di Canterbury si tenne nel 787 con la partecipazione di dodici vescovi e dello stesso re Offa e i suoi dignitari; l’arcivescovo Jaenbert anch’egli partecipante, dovette accettare di cedere parte del suo territorio, mentre Higbert divenne arcivescovo e Egfrid, figlio di Offa fu consacrato re.
Higbert ricevette il pallio solo nel 788, anno in cui su alcuni documenti, il suo nome compare con il titolo di arcivescovo, eguale nella dignità a Jaenbert, ma inferiore per anzianità. Secondo studiosi delle vicende inglesi, alla sede di Canterbury furono tolte Worcester, Leicester, Sidnacester, Hereford, Elmham e Dunwich.
Secondo il necrologio di Canterbury, Jaenbert morì l’11 agosto 791; il suo corpo nel 1091 fu trasferito insieme a quello di s. Agostino di Canterbury († 604) nella sala capitolare della chiesa dell’abbazia omonima.
Dovendoci rifare necessariamente alle tradizioni dell’epoca, in quanto manca una ufficialità della Chiesa nel riconoscimento della santità della sua vita, si cita il Martirologio di Usuardo (compilato nell’875, per incarico di Carlo II il Calvo) e l’elenco dell’Ordine Benedettino, che riportano Jaenbert come santo, con celebrazione al 12 agosto.
JOSÉ JORDÁN BLECUA, Beato
Azlor, Spagna, 27 maggio 1906 - Monzón, Spagna, 12 agosto 1936
JOSÉ NADAL GUIU, Beato
Bell-lloc d’Urgell, Spagna, 25 luglio 1911 - Monzón, Spagna, 12 agosto 1936
SIMPLÍCIO DE VERCÉLLI, Beato
Nell’antica basilica eusebiana, ora scomparsa e sostituita dall’attuale cattedrale, si vedeva dipinta nella navata centrale la serie dei primi 40 vescovi di Vercelli, partendo da s. Eusebio fino a Nottingo, vissuti dalla metà del secolo IV all’830 circa; sotto ad ogni ritratto era scritto a grandi lettere il nome del personaggio rappresentato.
È ancora oggetto di studio, la datazione di questa serie di ritratti e di nomi, non è certo se fu realizzata da Norgando, immediato successore dell’ultimo effigiato e quindi nella prima metà del secolo IX, oppure da qualcuno dei vescovi, che eseguirono i restauri dopo la devastazione degli Ungari nell’899 o dopo l’incendio appiccato da Arduino da Ivrea (955-1015), che uccise il vescovo Pietro e ne incenerì la salma.
Certo i ritratti costituivano un documento autorevole per la storia degli antichi vescovi, ma essi per incuria o per vetustà, svanirono nel corso dei secoli, e soltanto 25 nomi poterono essere letti, quando i vescovi Bonomio e Ferrero, alla fine del XVI secolo e al principio del XVII, vollero trascriverli per comporre il catalogo episcopale della diocesi.
A ciò si aggiunge la dispersione dei documenti d’archivio, avvenuta durante le invasioni barbariche, particolarmente nell’epoca longobarda.
Quel poco che si conosce sui vescovi di Vercelli, vissuti dalla metà del V secolo al principio del IX, deriva da iscrizioni sepolcrali, da alcuni libri liturgici locali, da documenti di altre Chiese e da notizie di storia civile.
Pertanto anche di s. Simplicio si sa ben poco, egli fu l’ottavo vescovo di Vercelli, così come riportato dal catalogo episcopale compilato dallo storico F. Savio (1898), che corregge quelli precedenti. Si tratta di uno dei vescovi, il cui nome non si leggeva chiaramente sotto l’effige sbiadita.
Il suo episcopato può essere collocato verso il 470, nel difficile periodo delle invasioni barbariche; lo storico Cusano riferì che al principio del secolo XVII, ne fu scoperto il sepolcro con la seguente iscrizione:
“Simplicius episcopus octavus, mira Dei gratia praeditus, maximo sanctitatis splendore praeluxit”. (Simplicio, ottavo vescovo, straordinariamente dotato della grazia di Dio, brillò vivamente del più grande splendore di santità).
Comunque questo testo è ritenuto apocrifo dagli studiosi e bisogna dire che di s. Simplicio non si trova memoria nell’antico calendario eusebiano.
L’autorevole “Bibliotheca Sanctorum” lo cataloga insieme a s. Discolio, quarto vescovo di Vercelli, perché probabilmente celebrati nello stesso giorno il 12 agosto, dal calendario liturgico locale.
JOSÉ NADAL GUIU, Beato
Bell-lloc d’Urgell, Spagna, 25 luglio 1911 - Monzón, Spagna, 12 agosto 1936
SIMPLÍCIO DE VERCÉLLI, Beato
Nell’antica basilica eusebiana, ora scomparsa e sostituita dall’attuale cattedrale, si vedeva dipinta nella navata centrale la serie dei primi 40 vescovi di Vercelli, partendo da s. Eusebio fino a Nottingo, vissuti dalla metà del secolo IV all’830 circa; sotto ad ogni ritratto era scritto a grandi lettere il nome del personaggio rappresentato.
È ancora oggetto di studio, la datazione di questa serie di ritratti e di nomi, non è certo se fu realizzata da Norgando, immediato successore dell’ultimo effigiato e quindi nella prima metà del secolo IX, oppure da qualcuno dei vescovi, che eseguirono i restauri dopo la devastazione degli Ungari nell’899 o dopo l’incendio appiccato da Arduino da Ivrea (955-1015), che uccise il vescovo Pietro e ne incenerì la salma.
Certo i ritratti costituivano un documento autorevole per la storia degli antichi vescovi, ma essi per incuria o per vetustà, svanirono nel corso dei secoli, e soltanto 25 nomi poterono essere letti, quando i vescovi Bonomio e Ferrero, alla fine del XVI secolo e al principio del XVII, vollero trascriverli per comporre il catalogo episcopale della diocesi.
A ciò si aggiunge la dispersione dei documenti d’archivio, avvenuta durante le invasioni barbariche, particolarmente nell’epoca longobarda.
Quel poco che si conosce sui vescovi di Vercelli, vissuti dalla metà del V secolo al principio del IX, deriva da iscrizioni sepolcrali, da alcuni libri liturgici locali, da documenti di altre Chiese e da notizie di storia civile.
Pertanto anche di s. Simplicio si sa ben poco, egli fu l’ottavo vescovo di Vercelli, così come riportato dal catalogo episcopale compilato dallo storico F. Savio (1898), che corregge quelli precedenti. Si tratta di uno dei vescovi, il cui nome non si leggeva chiaramente sotto l’effige sbiadita.
Il suo episcopato può essere collocato verso il 470, nel difficile periodo delle invasioni barbariche; lo storico Cusano riferì che al principio del secolo XVII, ne fu scoperto il sepolcro con la seguente iscrizione:
“Simplicius episcopus octavus, mira Dei gratia praeditus, maximo sanctitatis splendore praeluxit”. (Simplicio, ottavo vescovo, straordinariamente dotato della grazia di Dio, brillò vivamente del più grande splendore di santità).
Comunque questo testo è ritenuto apocrifo dagli studiosi e bisogna dire che di s. Simplicio non si trova memoria nell’antico calendario eusebiano.
L’autorevole “Bibliotheca Sanctorum” lo cataloga insieme a s. Discolio, quarto vescovo di Vercelli, perché probabilmente celebrati nello stesso giorno il 12 agosto, dal calendario liturgico locale.
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Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
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Textos recolhidos
In
MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e
sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros
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Blogue: SÃO PAULO (e Vidas de Santos) - http://confernciavicentinadesopaulo.blogspot.com
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