domingo, 14 de agosto de 2016

nº 2846 - (227 - 2016) - SANTOS DE CADA DIA - 14 DE AGOSTO DE 2016 - OITAVO ANO

Caros Amigos:




Desejo a todos os meus leitores



UM BOM ANO DE 2016

Nº 2846 -  (227 - 2016) 

14 DE AGOSTO DE 2016

SANTOS DE CADA DIA

8º   A N O



 miscelania 008



LOUVADO SEJA NOSSO SENHOR JESUS CRISTO



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Comemorar e lembrar os
Santos de Cada Dia
é dever de todo o católico,
assim como procurar seguir os seus exemplos
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MAXIMILIANO MARIA KOLBE (Raimundo), Santo

            
     
Memória de São MAXIMILIANO MARIA KOLBE (Raimundo) presbitero da Ordem dos Frades Menores Conventuais e mártir, fundador da Milícia de Maria Imaculada que, deportado para diversos lugares de cativeiro finalmente no campo de concentração de Auschwitz, próximo de Cracóvia, na Polónia, se ofereceu aos algozes para substituir um companheiro de prisão condenado à morte, transformando o seu ministéri0o num holocausto de caridade e exemplo de fidelidade a Deus e aos homens. (1941)


URSICINO, Santo



No Ílirico, hoje Croácia, Santo URSICINO mártir. (séc. IV)

MARCELO DE APAMEIA, Santo
 

 
Em Apameia, na Síria, São MARCELO bispo e mártir, que foi morto pelos pagãos enfurecidos por ele ter destruído um templo dedicado a Júpiter. (390)
EUSÉBIO de Roma, Santo


Em Roma, Santo EUSÉBIO que edificou a igreja do seu título no monte Esquilino. (séc. IV)


FACANANO, Santo




Em Ross, na Irlanda, São FACANANO bispo e abade, que ali construiu um mosteiro , célebre pelo ensino de ciências sagradas e humanas. (séc. VI)
 
ARNOLFO de Soissons, Santo



Em Oudenburg, na Flandres, hoje Bélgica, o passamento de Santo ARNOLFO bispo de Soissons, que deixou a vida militar para abraçar a vida monástica e, eleito bispo, trabalhou arduamente pela paz e concórdia e morreu finalmente no mosteiro por ele fundado. (1087)

SANTO DE URBINO BRANCORSINI, Beato



  
Próximo de Montebaróccio, no Piceno hoje nas Marcas, Itália, o beato SANTO DE URBINO BRANCORSINI irmão leigo da Ordem dos Menores. (1390)


ANTÓNIO PRIMALDO e cerca de 800 santos mártires de Otranto, Santos

 

Em Otranto na Apúlia, Itália, cerca de 800 SANTOS MÁRTIRES que, constrangidos a renegar a fé durante uma incursão dos soldados otomanos, mas exortados por Santo ANTÓNIO PRIMALDO idoso tecelão, a perseverar na fé de Cristo, foram decapitados e receberam a coroa do martírio. (1480)

Segue-se texto de www.santiebeati.it, sobre este facto (em italiano):

Nell’estremo sud est d’Italia, dove il mare cristallino bagna, in mirabile alternanza, lunghe spiagge e superbe insenature rocciose, Otranto è da tempi remotissimi una città importante, crocevia di commerci, ma anche testimone di un passato eroico. Dai primi insediamenti che risalgono al 2.200 a. C. ebbe origine un centro naturalmente proteso a oriente, distante, attraverso il canale omonimo, poche miglia di mare dall’Albania e dalla Grecia. L’antica Hidruntum fu centro messapico e poi municipio romano. La sua posizione, oltre a dominare i commerci, influenzò sia la cultura che la religione. In tutta la Terra d’Otranto il rito bizantino, insieme a quello romano, sopravvisse fino al secolo XVI. Ancora oggi possenti mura proteggono il centro medievale e la Cattedrale (costruita nel 1088) col suo pavimento-mosaico realizzato tra il 1163 e il 1165. In esso un immenso “albero della vita”, raccogliendo scene sia bibliche che profane, rappresenta la storia dell’intera umanità. Anche su questo pavimento cadde il sangue innocente degli Idruntini.
Correva l’anno 1480: da neppure trent’anni, con l’occupazione di Costantinopoli da parte del sultano turco Maometto II, era caduto l’Impero Romano d’Oriente. Papa Sisto IV, giustamente preoccupato dalle mire espansionistiche musulmane, si prodigò inutilmente affinché si formasse una lega cristiana di difesa. Particolarmente contraria la Serenissima Repubblica Veneta che, per il controllo del Mediterraneo, da sempre era nemica del Regno di Napoli. Gli altri stati, invece, perennemente preoccupati a difendere ed estendere i propri domini, sottovalutarono il pericolo. Il progetto ottomano era grandioso: occupare Otranto, conquistare il sud d’Italia, poi su, fino alla Francia e ricongiungersi con i musulmani di Spagna. Il 28 luglio centocinquanta navi turche, con diciottomila uomini, sbarcarono sulla lunga spiaggia presso i Laghi Alimini. Il Re di Napoli, Ferdinando I d’Aragona, era in Toscana e la sua guarnigione, impaurita, si dileguò. Fu intimata la resa, ma i capitani, Francesco Zurlo e Antonio de’ Falconi, risposero gettando simbolicamente in mare le chiavi della città. Per dodici terribili giorni Otranto venne bombardata sia da terra che da mare, fino a quando i mori riuscirono a penetrare all’interno abbattendo una porta secondaria delle mura. Massacrarono tutti coloro che trovarono per le strade e anche nelle case, facendo poi irruzione nella cattedrale. L’Arcivescovo, Stefano Pendinelli, stava celebrando il Sacrificio Eucaristico: sacerdoti, frati e molti del popolo furono massacrati mentre pregavano. L’anziano presule, con gli abiti pontificali e la croce in mano, fu ucciso con un colpo di scimitarra che gli staccò di netto il capo. Era l’11 di agosto. Le donne furono ridotte in schiavitù, alcune anche violentate, mentre i circa ottocento uomini superstiti, dai quindici anni in su, furono imprigionati. Tre giorni dopo, incatenati e seminudi, a gruppi di cinquanta, partendo dai pressi dell’odierna cappella della Madonna del Passo, furono condotti sul Colle della Minerva. Fu chiesto loro, ripetutamente, di abiurare la fede cristiana per aver salva la vita; venti di loro riscattarono la libertà pagando trecento ducati a testa. Un anziano cimatore di panni, Antonio Pezzulla, esortò i compagni a difendere il proprio credo e fu il primo ad essere decapitato: venne quindi detto “Primaldo”. Era iniziato l’orribile massacro: le cronache raccontano che il corpo del Beato Antonio, senza testa, rimase in piedi fino all’esecuzione dell’ultimo concittadino. Profondamente scosso, il carnefice Bernabei si convertì e fu impalato poco distante. Otranto, fiorente città di dodicimila abitanti, era irriconoscibile, ma la sua eroica resistenza aveva permesso all’esercito aragonese di raggiungere il Salento e sventare il pericoloso disegno espansionistico ottomano. L’esercito liberatore fu composto anche dalle truppe del Papa (che per sensibilizzare gli stati cristiani aveva nominato nunzio apostolico il Beato Angelo Carletti) e da quelle dei Medici. Si formarono tre presidi militari (Roca, Castro e Sternatia), ma i turchi resistettero tredici mesi durante i quali la cattedrale fu trasformata in moschea e ci furono diversi scontri e scorribande nei paesi vicini. Finalmente l’8 settembre 1481 i turchi si ritirarono, complice anche la morte di Maometto II. Cinque giorni dopo si poterono recuperare i corpi dei Martiri che, nonostante giacessero, da oltre un anno, abbandonati sul colle, erano per buona parte incorrotti. La maggior parte di essi venne pietosamente sepolta nella cripta della cattedrale, altri, circa duecentocinquanta, furono portati dal Re a Napoli nella chiesa di S. Maria Maddalena, detta dopo dei Martiri (poi definitivamente nella chiesa di S. Caterina a Formiello). Ad Otranto, l’anno successivo, in cattedrale fu loro dedicata una cappella alle cui spese contribuì il Re con una donazione. L’eccidio degli idruntini ebbe vasta eco in tutta Italia: ne scrissero molti storici mentre Ludovico Ariosto compose la commedia “I Suppositi”. Nel 1539 l’Arcivescovo Pietro Antonio de Capua istruì il processo per il riconoscimento del martirio degli Ottocento, in odio alla fede cristiana. Il popolo ne invocava l’intercessione come patroni, tra l’altro proprio durante il pericolo di altri assedi (nel 1537 e nel 1644).
Il 14 dicembre 1771 la Congregazione dei Riti, dopo regolare processo e per decisione del Papa Clemente XIV, emanò il Decreto di conferma del culto da tempo immemorabile (beatificazione equipollente) e li proclamò solennemente beati. Dal 1711 le loro ossa sono custodite in cattedrale, in sette grandi armadi dai cui vetri destano ammirazione, invitandoci ad essere perseveranti nella fede. In piccoli armadi laterali sono conservati resti di carne, integri, senza alcun trattamento, dopo oltre cinque secoli; sotto all’altare vi è il ceppo della decapitazione. Al centro della medesima cappella si trova un’antica e prodigiosa statua della Madonna. Durante la presa della città un soldato, credendola d’oro, la rubò. La portò a Valona, ma quando vide che era solo di legno dorato la gettò tra i rifiuti. Vi era in quella casa una donna otrantina, tenuta come schiava, che vista la sua Madonna gelosamente la raccolse. Il permesso per rimandarla a Otranto lo ottenne quando la padrona, che era incinta, colta dalle doglie, partorì felicemente solo dopo le sue preghiere. La tradizione dice che, posta su una piccola imbarcazione, senza vela e senza che nessuno fosse a bordo, da sola tornò ad Otranto. In un’esplosione di gioia collettiva fu riportata in cattedrale, accolta dal Vescovo Serafino da Squillace.
Gli Ottocento Martiri, Patroni dell’Arcidiocesi, sono festeggiati il 14 agosto. Compatrono della città è san Francesco da Paola che dall’Eremo di Paternò, qualche mese prima dell’eccidio, dopo una premonizione mistica, scrisse al Re nel tentativo di salvare Otranto, ma non fu ascoltato. Ai suoi confratelli aveva detto: “ Otranto città infelice, di quanti cadaveri vedo ricoperte le vie; di quanto sangue cristiano ti vedo inondata”. Due secoli prima anche l’abate Verdino da Otranto (morto nel novembre 1279), dal monastero di Cosenza, aveva predetto: “La mia patria Otranto sarà distrutta dal dragone musulmano”.
Il 5 ottobre 1980, in occasione del cinquecentesimo anniversario del martirio, Papa Giovanni Paolo II visitò la città e lanciando il suo messaggio di pace additò “alle moltitudini convenute da ogni parte le vie della verità e della grazia, la fratellanza con i popoli d’oriente” (dalla lapide posta in cattedrale a perenne ricordo)
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Causa di Postulazione
Il 27 maggio 1994 viene emanato il Decreto della Congregazione delle Cause dei Santi con cui si riconosce la validità dell'Inchiesta Diocesana sulla storicità del martirio, tenuta dal 16 febbraio 1991 al 21 marzo 1993.
Il 6 luglio 2007 Papa Benedetto XVI dispone che la Congregazione delle Cause dei Santi pubblichi il Decreto sul martirio.
Il 27 maggio 2011 la Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto riconosce la validità dell'Inchiesta diocesana su una guarigione ritenuta miracolosa riguardante Suor Francesca Levote, delle Sorelle Povere di Santa Chiara del Monastero di Otranto, da una grave forma di cancro.
Il 20 dicembre 2012 Papa Benedetto XVI autorizza la pubblicazione del Decreto sul Miracolo. In esso si riconosce la guarigione prodigiosa "rapida, completa e duratura" della Religiosa Clarissa Francesca Levote operata dal Signore per intercessione dei Beati Martiri Antonio Primaldo e Compagni, da "cancro endometrioide dell'ovaio con progressione metastatica (IV stadio) e grave complicazione dello stato generale".
L'11 febbraio 2013, nel corso del Concistoro Ordinario Pubblico il Santo Padre Benedetto XVI decreta che siano iscritti nell'Albo dei Santi.
Sono stati canonizzati da Papa Francesco in piazza San Pietro a Roma il 12 maggio 2013.
 


DOMINGOS IBÁNES DE ERQUÍCIA e 
FRANCISCO SHOYEMON, Santos
 
 

Em Nagasáqui, Japão, os santos mártires DOMINGOS IBÁNES DE ERQUÍCIA presbitero da Ordem dos Pregadores e FRANCISCO SHOYEMON noviço da mesma ordem, catequista que, em ódio ao nome cristão, foram mortos pelo comandante supremo Tokugawa Yemitsu. (1633)

ISABEL RÉNZI, Beata



Em Coriano, Emília-Romanha, Itália, a Beata ISABEL RÉNZI virgem fundadora da Congregação das Piedosas Mestras de Nossa Senhora das Dores que dedicou toda a sua energia para que as jovens pobres tivessem uma formação humana e catequética nas escolas. (1859)


VICENTE RUBIOLS CASTELLÓ, Beato



Em Picassent, Valência, Espanha, o beato VICENTE RUBIOLS CASTELLÓ presbitero e mártir que, em vritude da sua intrépida fidelidade recebneu do Senhor a recompensa eterna. (1936)


FÉLIX YUSTE CAVA,  Beato



Em El Saler, Valência, Espanha, o Beato FÉLIX YUSTE CAVA, presbitero e mártir, que em virtude da sua intrépida fildeliade, recebneu do Senhor a recompensa eterna. (1936)

MARIA DO PATROCÍNIO DE SÃO JOSÉ 
(Maria de Puiggraciós Josefa Francisca Badia Flaguer), Beata


Perto de Barcelona, Espanha, a Beata MARIA DO PATROCÍNIO DE SÃO JOSÉ (Maria de Puiggraciós Josefa Francisca Badia Flaguer) virgem da Ordem das Carmelitas e mártir. (1936)



 ... E AINDA  ...

GUILHERME DE PARMA, Beato



Gentiluomo italiano d’illustre famiglia, Guglielmo ricevette l’abito mercedario dalle mani di S. Pietro Nolasco come cavaliere laico. Giovane purissimo e virtuoso, consumandosi in breve tempo fu famoso per l’innocenza della vita. Nella vigilia dell’Assunzione, dopo aver raggiunto vette sublimi di santità, morì nel convento mercedario di Barcellona.
L’Ordine lo ricorda il 14 agosto
 
 
JOSÉ GARCÍA LIBRÁN, Beato




Herreruela de Oropesa, Spagna, 19 agosto 1909 - Pedro Bernardo, Spagna, 14 agosto 1936
LOURENÇO DE FERMO
 (ou de Fabriano ou de Verna), Beato

Non si conosce con precisione la data di nascita del Beato Lorenzo, egli nacque a Fermo presumibilmente intorno al 1370, scarse sono anche le notizie biografiche prima dell’ingresso nella vita religiosa presso i frati Minori dell’Osservanza.
Intorno ai venti anni, il Beato Lorenzo fu colpito dalla fama di santità del Beato Paolo de’ Trinci da Foligno e dall’Osservanza regolare, che costui aveva riformata ed istituita, e decise di entrare nell’ordine divenendo il discepolo prediletto del Beato Paolo.
Lorenzo era di statura molto piccola ed era noto fra i religiosi piuttosto con il nome di Frate Zaccheo che di Frate Lorenzo. Quando celebrava la messa i confratelli gli mettevano sotto i piedi uno sgabello per farlo arrivare all’altare, inoltre indossava i paramenti fatti su misura.
Il 17 settembre 1391, alla morte del Beato Paolo, il suo successore il Beato Giovanni da Stroncone, trasferì Fra Lorenzo nel Convento dell’Eremita della Valle di Sasso fuori Fabriano. Qui il Beato Lorenzo strinse un forte legame d’amicizia col Beato Francesco da Fabriano. Emulo del Beato Francesco, Lorenzo crebbe di giorno in giorno negli alti gradi della perfezione.
Nell’anno 1440, il Beato Lorenzo viene trasferito, da San Bernardino da Siena, allora Vicario generale dei Minori, dal convento di S. Bartolomeo di Burgliano al Sacro Monte della Verna, dove rimarrà per quaranta anni.
Qui le virtù del beato Lorenzo si manifestarono apertamente: grande umiltà, singolare pazienza e ardente carità. Viveva nella più stretta povertà indossando gli stessi abiti sia d’estate che d’inverno, mangiando con parsimonia e facendo molte penitenze. Dedicava molto tempo alla preghiera e alla meditazione, era solito alzarsi molto prima dei suoi confratelli per recitare il Rosario alla beatissima Vergine, per quanto i suoi fratelli si radunavano nel coro per i Salmi del Mattino, egli aveva già recitato decine di corone.
La sua più grande devozione era per il Santissimo Sacramento.
Fedele imitatore di San Francesco, cercava i luoghi più nascosti per pregare e meditare, spesso erano gli stessi luoghi privilegiati dal santo stesso.
Durante la peste del 1480 che affliggeva l’Italia, mietendo senza freno innumerevoli vittime le preghiere ed i sacrifici del Beato Lorenzo si moltiplicarono per la salvezza del Popolo. Tale atteggiamento colpì tanto il ricco e nobile Angelo Bacci, che fece costruire a sue spese, una Cappella ed un oratorio dedicato a San Sebastiano martire, protettore contro la peste e nell’oratorio il Bacci fece fare le sepolture per i religiosi e vi fece trasferire anche le ossa di molti santi frati.Il beato Lorenzo morì nel 1481, a cento dieci anni d’età e fu il primo ad essere sepolto nella nell’Oratorio di San Sebastiano.


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miscelania 003


Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.

Textos recolhidos

In

MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII

e

sites: Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, e outros











Blogue: SÃO PAULO (e Vidas de Santos) -  http://confernciavicentinadesopaulo.blogspot.com

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