quarta-feira, 6 de março de 2019

Nº 3 7 6 9 - SÉRIE DE 2019 - (065) - SANTOS DE CADA DIA - 6 DE MARÇO DE 2019 - Nº 119 - DO 12º ANO

Caros Amigos



Desejo que este Ano de 2019 traga tudo de Bom para toda a Humanidade.
As minhas melhores Saudações de
Amizade e Gratidão
para todos os leitores e/ou simples Visitantes que queiram passar os olhos por este Blogue

~







Nº  3 7 6 9


Série - 2019 - (nº 0  6  5)


6 de MARÇO de 2019 


SANTOS DE CADA DIA

Nº  1 1 9

12º   A N O



 miscelania 008



LOUVADO SEJA PARA SEMPRE 
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO 
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA



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Todos os Católicos com verdadeira Fé, 
deverão Comemorar e Recordar
os Santos e Beatos de cada dia, além de Procurar seguir os seus exemplos


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QUARTA-FEIRAS DE CINZAS

    

  

    
«Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».

Questa frase veniva recitata il primo giorno di Quaresima, quando il sacerdote segnava la fronte dei fedeli con la cenere. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Tradizionalmente le ceneri rituali si ricavano bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente.

Per il mercoledì delle ceneri è previsto il digiuno e l’astensione dalle carni, astensione che la Chiesa ha sempre richiesto per tutti i venerdì dell’anno, ma che negli ultimi decenni si limita ai venerdì del periodo quaresimale. Inizia dunque il tempo della penitenza, delle rinunce e del colore viola per la Liturgia Sacra al fine di prepararsi alla Passione e alla Morte del Salvatore, che vinse il peccato e la morte. Difficile per il cattolico contemporaneo vivere seriamente la Quaresima. Mentre per i musulmani si richiede rispetto per il loro Ramadan, per i cattolici non solo non viene dato similare rispetto, ma a molti di essi non viene neppure insegnato il reale significato della Quaresima.

Il Figlio di Dio digiunò, cacciò le tentazioni di Satana e subì la Passione e la Morte esclusivamente per noi. A noi resta il compito di vivere nella grazia di Dio, per sostituire le abitudini viziose, sorte con il peccato originale, con le virtù, che si acquisiscono e si coltivano grazie ai Sacramenti, alla preghiera, alle rinunce, ai fioretti, alle penitenze e alle buone opere. Non ci sono altri sistemi. Tuttavia, mancando la Fede autentica, la Quaresima non è più periodo essenziale per la vita del credente, bensì momento di laica solidarietà, che prende le distanze dalla carità evangelica; essa, infatti, non è più correlata alla Croce e si limita a divenire un mero esercizio sociale.

Insegna Sant’Agostino: «Il cristiano anche negli altri tempi dell’anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose. Ma anche quelli che negli altri giorni sono solleciti nel fare queste opere buone, ora le debbono compiere con più fervore. La vita che trascorriamo in questo mondo è il tempo della nostra umiltà ed è simboleggiata da questi giorni nei quali il Cristo Signore, il quale ha sofferto morendo per noi una volta per sempre, sembra che ritorni ogni anno a soffrire. Infatti ciò che è stato fatto una sola volta per sempre, perché la nostra vita si rinnovasse, lo si celebra tutti gli anni per richiamarlo alla memoria. Se pertanto dobbiamo essere umili di cuore con tutta la forza di una pietà assolutamente verace per tutto il tempo di questo nostro pellegrinaggio, durante il quale viviamo in mezzo a tentazioni: quanto più dobbiamo esserlo in questi giorni nei quali non solo, vivendo, stiamo trascorrendo questo tempo della nostra umiltà, ma lo simboleggiamo anche con un’apposita celebrazione? L’umiltà di Cristo ci ha insegnato ad essere umili: nella morte infatti si sottomise ai peccatori; la glorificazione di Cristo glorifica anche noi: con la risurrezione infatti ha preceduto i suoi fedeli. Se noi siamo morti con lui ‒ dice l’Apostolo ‒ vivremo pure con lui; se perseveriamo, regneremo anche insieme con lui (2 Tim. 2, 11. 12)» (Sermoni, 206, 1).

Per avere la forza di vivere e sostenere le prove (le croci), senza esserne sopraffatti o, peggio, cercando di scappare da esse trovandone altre e di più pesanti, occorrono pratica e allenamento: il tempo di Quaresima è la miglior palestra per il corpo e per l’anima.

Autore: Cristina Siccardi



L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione".

La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.

La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.

1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).

La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo".

Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.




Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando.



Cónon, Santo



Na Panfília, hoje Turquia, São CÓNON mártir, um jardineiro que,no tempo do imperador Décio, foi obrigado a correr diante dum carro, com cravos espetados nos pés e, caindo de joelhos, em oração entregou o seu espírito a Deus. (250)

Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:

CÓNON, originário da Galileia, tinha-se retirado para a PanfÍlia, para Magudo, onde cultivava um jardinzinho. Em consequência do martírio dos santos PÁPIAS, DIODORO e CLAUDIANO, durante a perseguição de Décio (250-253), o prefeito Públio veio à região, deteve.se à entrada da cidade e mandou dizer aos habitantes que deviam reunir-se à sua volta. Toda a gente correspondeu ao apelo; todavia, um tal Naodoro, com um dos anciãos da cidade, pediu auxiliares para explorar os locais onde houvesse desconfiança de estarem pessoas escondidas. Organizou-se um, grupo de que fez parte um home chamado ORÍGENES. Essa gente chegou a uma localidade onde CÓNON tratava do seu jardim. Depois de o saudar, ORÍGENES disse-lhe: «O prefeito chama-o». «Mas, para que precisa ele de mim?» - perguntou CÓNON. «Não sou senão um estrangeiro e, acima de tudo, um cristão. Procure ele antes os que lhe são semelhantes, mas não a um pobre homem como eu, que sofre e cultiva a terra».
Ouvido isto, Naodoro manda prender CÓNON ao seu cavalo e leva-o. O bom do homem não opõe qualquer resistência.
E Naodoro disse a ORÍGENES: «A nossa caçada não ficou sem fruto: esse, mais que todos os outros cristãos, bem terá que se justificar». Depois, chegando diante do seu prefeito, Naodoro mostra-lhe a sua presa: «Pela vigilância dos deuses, disse, seguindo a ordem do Todo-Poderoso, e graças à vossa boa fortuna, acaba de ser descoberto aquele que os deuses mais amam, o homem mais sujeito às leis e à ordem do grande rei
Nessa altura, elevando a voz CÓNON exclamou com todas as forças: «Não, não é assim, porque eu obedeço ao grande rei, que é Cristo». E ORÍGENES disse: «Excelente prefeito, dando volta à cidade, não conseguimos, encontrar senão este velho num jardim». O prefeito, dirigindo-se a CÓNON, perguntou-lhe: «Quais são o teu país a tua família e o teu nome
CÓNON respondeu: «Sou de Nazaré da Galileia, a minha família é a de Cristo, a quem sirvio desde a infância e a quem reconheço com,o Deus supremo». - «Se conheces a Cristo, diz o prefeito, reconhece também os nossos deuses e presta-lhes homenagem».
CÓNON suspirando, elevou os olhos para o céu e disse: «Ímpio, como podes blasfemar assim a Deus supremo? Não, tu não me persuadirás a fazer o que dizes».
Então o tirano mandou colocar pregos debaixo das plantas dos pés de CÓNON e ordenou que se pusesse a correr diante do seu carro. O santo atleta, sem proferir uma só palavra, entoou o salmo 39: «Esperei no Senhor com toda a confiança e Ele atendeu-me?». Quando as forças lhe vieram a faltar, caiu de joelhos e disse a Deus: «Senhor, recebei a minha alma», e expirou. Isto sucedeu pelo ano de 251.
Não se encontra nenhum vestígio do culto de São CÓNON na Panfília: mas parece ter sido popularíssimo, como o provam diversos conventos a que foi dado o seu nome. O martirológio romano, a 6 de Março, testemunha que ele era também honrado na ilha de Chipre.




Olegário, Santo




Em Barcelona, na Catalunha, Espanha, Santo OLEGÁRIO bispo que tomou também a cátedra episcopal de Tarragona, quando esta antiquíssima diocese foi libertada do domínio dos Mouros. (1137)

Texto do livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial A. O. de Braga:


No tempo em que Raimundo Berengário, conde de Barcelona, primeiro deste nome, enobrecia o principado da Catalunha com as famosas vitórias que alcançou dos Mouros, nasceu em, Barcelona, no ano de 1060Santo OLEGÁRIO. Foram seus pais Olegário e Gila, ambos muito ilustres pela nobreza e pela piedade. Querendo dar ao menino uma educação correspondente ao nascimento e à religiosidade que os nobilitava, proporcionaram-lhe sábios mestres, que o instruíssem, tanto nas letras como na virtude.
Tinha Deus enriquecido OLEGÁRIO com as mais belas disposições da natureza e da graça; e por isso foram grandes os progressos que fez nas ciências humanas, e maiores ainda na dos santos. Manifestou o ilustre jovem a sua inclinação para o estado eclesiástico, que desejava abraçar para se entregar inteiramente ao serviço do Senhor; e não querendo seus pais contrariar-lhe tao excelente vocação, ofereceram-no a Deus por intercessão da ilustre mártir Santa EULÁLIA, na catedral de Santa Cruz, á qual fizeram doação duma rica propriedade que possuíam no condado de Vich.
Admitido entre os cónegos da referida catedral aos 17 anos de idade, tão rara virtude patenteou que foi nomeado pouco depois Deão daquele cabido - honroso cargo em que se houve com toda a gravidade, circunspecção e sabedoria. Desejando, porém, novos aumentos de virtude,,pensou em vida mais retirada e resolveu entrar para o mosteiro de Santo Adrião, que Dom BELTRÃO bispo de Barcelona, acabava de fundar para os cónegos regulares de Santo Agostinho. Não decorreu muito tempo sem que os excelsos merecimentos o elevassem a prior daquela santa casa. 
Quando o ilustre prior não pensava senão em santificar-se a si e aos seus súbditos, deu-se a morte de Dom RAIMUNDO bispo de Barcelona que exercia o cargo de legado apostólico do papa PASCAL II, na expedição da Cruzada que o conde Berengário fazia contra os Mouros nas ilhas de Maiorca, Minorca e Ibiza. Tratou o clero e o povo de proceder à eleição do novo prelado; e preparando-se com jejuns e preces, como então era costume em tais ocasiões, concordaram, todos que OLEGÁRIO fosse o sucessor do defunto bispo. Esta escolha foi agradável  aos condes, universalmente aceite pelo clero e tão a contento do povo, que houve as mais festivas demonstrações de regozijo.
Só OLEGÁRIO reprovou tão aplaudida eleição; e, resolvido a não aceitar aquela alta dignidade, fugiu secretamente para França durante a noite. O sentimento que em Barcelona causou a fuga do santo cobriu a cidade de luto. Partiu o conde para Roma com o tríplice intuito da nomeação do novo legado, da visita aos Lugares Santos e de obter do papa que obrigasse OLEGÁRIO a aceitar o bispado. Recaiu a nomeação do,legado apostólico, em substituição do falecido Dom RAIMUNDO no cardeal BOSSO sendo-lhe cometido encargo especial de sagrar bispo o santo prior.
Constou ao cardeal que o nosso santo estava oculto no mosteiro de São RUFO; fazendo-o comparecer na sua presença, intimou-lhe o preceito do Papa e sagrou-o imediatamente, sem atender aos seus rogos e lágrimas. OLEGÁRIO, foi modelo perfeito de prelados.
Para apagar inteiramente a memória dos bárbaros, que em muitos pontos da sua diocese tinham deixado um rasto de relaxação nos costumes dos cristãos, Fez a visita a todo o bispado, da qual resultou, não apenas reforma, mas transformação completa.
Tendo o conde Berengário recuperado Tarragona, dominada pelos Mouros e convencido do zelo de OLEGÁRIO, que o podia auxiliar muito na reedificação da cidade, doou-lha para si e seus sucessores, em 1 de fevereiro de 1117, desejando ver reintegrada a sua Sé nos direitos de metropolitana, ficando arcebispo Santo OLEGÁRIO.
Por este motivo o santo seguiu logo para Roma, a fim de obter de Gelásio II a confirmação daquela nova promoção. Chegado à capital do orbe católico, o papa recebeu-o com demonstração do maior apreço, e confirmando a eleição, condecorou-o com o pálio, insignia dos metropolitas. Tendo regressado a Espanha, restabeleceu a destruída Igreja, criou cónegos e dispôs o necessário para a defesa dos cidadãos. Morto o Papa GELÁSIO II o seu sucessor CALISTO II convocou um concilio geral em Roma, que foi o primeiro de Latrão, no qual se tratou da cruzada para a reconquista da Terra Santa.
OLEGÁRIO assistiu ao concilio e, como o Conde de Barcelona e representasse por seu intermédio que a Cruzada não era menos importante na Espanha que na Palestina, atenta a opressão que ali padeciam os cristãos, o Sumo Pontífice nomeou seu legado apostólico o santo bispo, para que com a sua autoridade favorecesse as expedições de Tortosa, Lérida e muitas outras terras que os bárbaros ocupavam.
Livre dos encargos desta legacia, que desempenhou com  todo o zelo, produzindo por isso felizes resultados, fez uma viagem a Jerusalém, de regresso da qual estabeleceu a Ordem dos Templários, que depois se estendeu por todo o reino. Apesar da sua avançada idade, acede ao convite de INOCÊNCIO II, sucessor de CALISTO II para assistir ao concilio que aquele sumo pontífice convocou em Clairmont.
Celebrou dois sínodos diocesanos, um depois duma grave enfermidade que o acometeu, e o outro no ano seguinte, durante o qual, recaindo enfermo, recebeu os últimos sacramentos com grande edificação de todos os que assistiram, e dando-lhes a sua benção descansou no Senhor no dia 6 de Março de 1136, tendo 76 anos de idade. O seu corpo foi trasladado para Barcelona. Foi OLEGÁRIO canonizado por INOCÊNCIO XI em 1675.


MARCIANO, Santo



Em Tortona, na Ligúria, hoje Piemonte, Itália, São MARCIANO venerado como bispo e mártir. (data incerta)



VITORINO, Santo

Em Nicomédia, na Bitínia hoje Izmit, Turquia, São VITORINO mártir (data incerta)

QUIRÍACO, Santo



Em Tréveris, Gália Bélgica hoje Alemanha, São QUIRÍACO presbitero. (séc. IV)

EVÁGRIO, Santo



Comemoração de Santo EVÁGRIO bispo de Constantinopla hoje Istambul, na Turquia que, tendo sido deportado para o exílio pelo imperador Valente, partiu dete mundo para o Senhor como insigne confessor da fé. (378)

JULIÃO,   Santo


Em Toledo, Espanha, São JULIÃO bispo que reuniu nesta cidade três concílios e expôs nos seus escritos a recta doutrina, manifestando grande sentido da justiça, caridade e zelo das almas. (690)


FRIDOLINO, Santo


Em Sackingen no território da actual Suiça, São FRIDOLINO abade que, oriundo da Irlanda peregrinou através da Gália  e chegou Sackingen onde fundou dois mosteiros em honra de Santo HILÁRIO. (séc. VIII)


CRODEGANDO, Santo


Em Metz, na Austrásia, hoje França, São CRODEGANDO bispo que recomendou ao clero a observância claustral com uma norma de vida irrepreensível e promoveu de modo insigne o canto da Igreja. (766)


42 SANTOS MÁRTIRES DA SÍRIA


Na Síria, a paixão de quarenta e dois santos mártires que, tendo sido presos em Amório da Frígia e conduzidos ao rio Eufrates suportaram um glorioso combate e receberam vitoriosos a palma do martírio. (848)



ROSA DE VITERBO, Beata


Em Viterbo na Toscana, Itália, a Beata ROSA  virgem da Ordem Terceira de São Francisco que se entregou diligentemente às obras de caridade e consumou precocemente o breve curso da sua vida aos dezoito anos de idade. (1253)

COLETA BOYLET, Santa


Em Gand, Flandres, Bélgica, Santa COLETA BOYLET virgem que, depois de passar três anos de rigorosa austeridade, reclusa numa pequena habitação junto da Igreja, professou a regra de São Francisco e reconduziu muitos mosteiros de Clarissas à observância primitiva, promovendo especialmente o espírito de pobreza e de penitência. (1447)


e ainda ...


QUARTA-FEIRAS DE CINZAS

    

  

    
«Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».

Questa frase veniva recitata il primo giorno di Quaresima, quando il sacerdote segnava la fronte dei fedeli con la cenere. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Tradizionalmente le ceneri rituali si ricavano bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente.

Per il mercoledì delle ceneri è previsto il digiuno e l’astensione dalle carni, astensione che la Chiesa ha sempre richiesto per tutti i venerdì dell’anno, ma che negli ultimi decenni si limita ai venerdì del periodo quaresimale. Inizia dunque il tempo della penitenza, delle rinunce e del colore viola per la Liturgia Sacra al fine di prepararsi alla Passione e alla Morte del Salvatore, che vinse il peccato e la morte. Difficile per il cattolico contemporaneo vivere seriamente la Quaresima. Mentre per i musulmani si richiede rispetto per il loro Ramadan, per i cattolici non solo non viene dato similare rispetto, ma a molti di essi non viene neppure insegnato il reale significato della Quaresima.

Il Figlio di Dio digiunò, cacciò le tentazioni di Satana e subì la Passione e la Morte esclusivamente per noi. A noi resta il compito di vivere nella grazia di Dio, per sostituire le abitudini viziose, sorte con il peccato originale, con le virtù, che si acquisiscono e si coltivano grazie ai Sacramenti, alla preghiera, alle rinunce, ai fioretti, alle penitenze e alle buone opere. Non ci sono altri sistemi. Tuttavia, mancando la Fede autentica, la Quaresima non è più periodo essenziale per la vita del credente, bensì momento di laica solidarietà, che prende le distanze dalla carità evangelica; essa, infatti, non è più correlata alla Croce e si limita a divenire un mero esercizio sociale.

Insegna Sant’Agostino: «Il cristiano anche negli altri tempi dell’anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose. Ma anche quelli che negli altri giorni sono solleciti nel fare queste opere buone, ora le debbono compiere con più fervore. La vita che trascorriamo in questo mondo è il tempo della nostra umiltà ed è simboleggiata da questi giorni nei quali il Cristo Signore, il quale ha sofferto morendo per noi una volta per sempre, sembra che ritorni ogni anno a soffrire. Infatti ciò che è stato fatto una sola volta per sempre, perché la nostra vita si rinnovasse, lo si celebra tutti gli anni per richiamarlo alla memoria. Se pertanto dobbiamo essere umili di cuore con tutta la forza di una pietà assolutamente verace per tutto il tempo di questo nostro pellegrinaggio, durante il quale viviamo in mezzo a tentazioni: quanto più dobbiamo esserlo in questi giorni nei quali non solo, vivendo, stiamo trascorrendo questo tempo della nostra umiltà, ma lo simboleggiamo anche con un’apposita celebrazione? L’umiltà di Cristo ci ha insegnato ad essere umili: nella morte infatti si sottomise ai peccatori; la glorificazione di Cristo glorifica anche noi: con la risurrezione infatti ha preceduto i suoi fedeli. Se noi siamo morti con lui ‒ dice l’Apostolo ‒ vivremo pure con lui; se perseveriamo, regneremo anche insieme con lui (2 Tim. 2, 11. 12)» (Sermoni, 206, 1).

Per avere la forza di vivere e sostenere le prove (le croci), senza esserne sopraffatti o, peggio, cercando di scappare da esse trovandone altre e di più pesanti, occorrono pratica e allenamento: il tempo di Quaresima è la miglior palestra per il corpo e per l’anima.

Autore: Cristina Siccardi



L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione".

La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.

La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.

1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).

La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo".

Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.

Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando.



Vittore di Piacenza, Santo

San Vittore è un diacono di Piacenza. 
Su di lui ci sono solo poche notizie, e i pochi documenti che lo riguardano sono di epoca tardiva.
La tradizione lo indica quale diacono vissuto ai tempi del terzo vescovo Mauro.
Sempre secondo le stesse fonti è proprio questo vescovo a conferirgli l’ordinazione diaconale e in seguito alla sua morte prematura lo fa seppellire nella chiesa di San Savino.
Attraverso queste indicazioni si può affermare che San Vittore visse nel V secolo.
Di parere diverso il Campi  che nella sua opera “Dell’Historia  ecclesiastica di Piacenza” ritiene San Donnino un monaco che morì il 6 marzo 443.
Nel più antico codice liturgico dell’archivio capitolare di Piacenza, il codice 65 del XII secolo, non viene fatto alcun accenno a San Vittore diacono.
E’ accettato dalla moderna storiografica che gli studi sull’esistenza di questo santo risalgano al XV secolo.
San Donnino viene rappresentato spesso insieme con l’altro diacono San Donnino. Esiste una sua immagine sull’altare della cripta della chiesa di San Savino, dove sono conservati i suoi resti. Il santo tiene un libro nella mano sinistra mentre nella destra ha un ramo d’albero che non si può considerare una palma, in quanto San Vittore non subì alcun martirio.
Infine il santo è raffigurato con San Donnino in un dipinto, databile nel 1888, situato nella cappella del seminario di Piacenza.
Nel proprio della diocesi di Piacenza San Vittore era commemorato il 6 marzo.


Vittore e compagni Vittorino, Claudiano, Diodoro, Papia, Niceforo e Serapione, Santos

S. Vittore è citato al 6 marzo dal Martirologio Romano, insieme ad un gruppo di altri martiri, essi sono Vittorino, Claudiano e Bassa sua moglie.
Con il nome di Vittore ci sono ben 51 santi, in buona parte martiri da soli o in gruppetti con altri compagni. 
Quando parliamo di martiri dei primi secoli vi sono quasi sempre poche notizie, incerte, confuse, a volte contraddittorie, come nel caso di questo gruppo a cui appartiene il s. Vittore di cui parliamo.
Il gruppo così composto proviene da Martirologi medioevali, mentre il Martirologio Geronimiano dice che
Vittore e Vittorino sono martiri a Nicomedia, mentre Claudiano e Bassa sono martiri di Apamea in Bitinia.
Il Martirologio Siriaco al 6 marzo cita solo s. Vittorino.
Mentre il Martirologio Geronimiano per la seconda volta cita sempre al 6 marzo un altro gruppo Vittore, Vittorino, Claudiano, Diodoro, Papia, Niceforo e Serapione martiri in Egitto. 
Inoltre per la terza volta cita tre martiri di Attala in Panfilia, Claudiano, Diodoro, Papia, sempre al 6 marzo.
Potremo darci una spiegazione, che al quel tempo vi era una grande omonimia e nel contempo un gran numero di martiri, cosicché nello stesso giorno morivano cristiani dallo stesso nome, ma in questo caso in località e regioni diverse.
Altro non si può dire, che furono afflitti da svariati tormenti e reclusi in carcere nell’arco di tre anni.


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Localização do Bairro do Viso - Porto 




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Os textos são recolhidos prioritariamente do Livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial de Braga (os mais descritivos, até com imagens) e os restantes do 

MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII

e ainda eventualmente através dos sites:


 Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral, 


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Também no que se refere às imagens que aparecem aqui no fim das mensagens diárias, são recolhidas aleatoriamente ou através de fotos próprias que vou obtendo, ou transferindo-as das redes sociais e que creio, serem livres. 
Quanto às de minha autoria, (que serão diferentes e versando diversos temas - diariamente) não 
são colocados quaisquer entraves para quem quiser copiá-las



BOM ANO DE 2019



  
   



   
Festa do chocolate em Matosinhos



P O R T O





ANTÓNIO FONSECA

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