CAROS AMIGOS:
Igreja da Comunidade de São Paulo do Viso
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Nº 3 3 1 8
Série - 2017 - (nº 3 4 5)
10 de DEZEMBRO de 2017
SANTOS DE CADA DIA
11º A N O
LOUVADO SEJA PARA SEMPRE
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA
NOSSO SENHOR JESUS CRISTO
E SUA MÃE MARIA SANTÍSSIMA
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Todos os Católicos com verdadeira Fé,
deverão Comemorar e Lembrar
os Santos e Beatos de cada dia, além de procurar seguir os seus exemplos
deverão Comemorar e Lembrar
os Santos e Beatos de cada dia, além de procurar seguir os seus exemplos
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TRASLADAÇÃO DA
SANTA CASA DO LORETO
Desde o século XVI, a Santa Casa do Loreto, na Itália, na Marca de Ancona, é lugar ilustre de peregrinação: a residência mesma da Virgem Maria, trazida de Nazaré pelos anjos através do ar! Santos houve que lá foram rezar: FRANCISCO XAVIER, FRANCISCO DE BORJA, CARLOS BORROMEO, LUÍS GONZAGA, FRANCISCO DE SALES, SERAFIM DE MONTEGRANARO, JOSÉ DE CUPERTINO, LUÍS MARIA DE MONTFORT, BENTO LABRE, TERESA DO MENINO JESUS, testemunhas de devoção a um santuário mariano no Ocidente.
Não julgamos abalar as bases desta devoção... pois ama-se Nossa Senhora não por causa dos tijolos, da madeira e das pedras dos seus templos, mas porque ela é a Mãe de Deus - notando que o facto da trasladação de Nazaré para o Loreto não é defensável historicamente.
Em 1470, uma bula de PAULO II celebrava no Loreto uma estátua da Virgem Maria trazida pelos anjos para um edifício sem alicerces, «fundado miraculosamente».
Por 1472, um reitor da Igreja de Loreto, Teramano, escreveu uma notícia contando como a Santa Casa de Nazaré veio para perto de Fiume, e depois para o Loreto. Nova notícia em 1489 por um carmelita responsável pelo santuário, o Beato BAPTISTA SPGANUOLO, chamado o MANTUANO. Em 1507, uma bula de JÚLIO II retomava estas narrações ("piedosas crenças", diz ela), afirmando ter a casa vindo de Belém, o que é inexacto. Erasmo, em 1525, compôs uma Missa para a Senhora do Loreto, com um lindo intróito em hexâmetros, mas sem alusão ao voo da casa pelos céus. E em 1531, JERÓNIMO ANGELITA dedicou a CLEMENTE VII uma narração muito circunstanciada da transferência da casa.
Segundo estes autores, ela chegou perto de Fiume em 1291, e a Loreto em 1294. O silêncio geral, durante todo o século XIV e todo o século XV, é surpreendente. Nada desta transferência numa bula de 1320 a respeito de Loreto. Mas dos milagres de Lourdes e de Fátima bem depressa se falou nos respectivos países e no mundo inteiro. ´De certo, porém, serem agora muito mais fáceis as comunicações do que eram na Idade Antiga e na Idade Média. No Oriente, nenhuma menção duma Santa Casa em Nazaré antes do século VI. Anteriormente a 1291, o que se dizia da morada da Virgem Maria em Nazaré nada corresponde àquilo que existe no Loreto; representava-se uma espécie de cripta com uma gruta. A seguir logo a 1291, não se fala de voo. Para isto foi preciso esperar pelos peregrinos ocidentais, ensinados pelo referido ANGELITA.
Igreja dedicada a Nossa Senhora existia no Loreto, a qual aparece testemunhada em 1193-1194 e em 1285. É possível que uma estátua de Nossa Senhora tenha sido trazida para lá por Sérvios católicos ao fugirem, à perseguição, no fim do século XIII, e que se tenha arranjado para tal estátua uma casa, chamada Nazaré, da mesma maneira que se construíram por toda a parte, nos séculos XIX e XX, grutas de Lourdes.
Para sermos perfeitamente sinceros, acrescentamos que ouvimos serem de igual constituição as pedras da chamada Santa Casa e rochas existentes ainda agora em Nazaré.
Encontramos devoções ou cultos que a Igreja reconheceu, tendo embora origens muito discutíveis; por exemplo, os casos de Santa FILOMENA, de Santa TEODÓSIA, de Compostela com São TIAGO. E só em 1669 foi a trasladação da Santa Casa admitida no Martirológio Romano. Acrescentamos que, a 24 de Março de 1920, o papa BENTO XV constituiu Nossa Senhora do Loreto «principal Padroeira, junto de Deus, de todos os aeronautas».
Texto do site www.santibeati.it.
Iniziamo questa scheda riportando una riflessione di papa Giovanni Paolo II, riferendosi alla Santa Casa di Loreto: “Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita.
Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…”.
A partire da papa Clemente V che con una bolla del 18 luglio 1310 confermò indirettamente l’autenticità della Santa Casa, i papi nei secoli successivi confermarono nuovamente la loro devozione alla Vergine Lauretana, specie in drammatiche circostanze.
Ma le origini dell’antica e devota tradizione della traslazione della Casa dalla Palestina a Loreto, risalgono al 1296, quando in una visione, ne era stata indicata l’esistenza e l’autenticità ad un eremita, fra’ Paolo della Selva e da lui riferita alle Autorità.
Ciò ci è narrato da una cronaca del 1465, redatta da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, che a sua volta l’aveva desunta da una vecchia ‘tabula’ consumata, risalente al 1300. Si riportano alcuni passi più significativi, che poi sono stati tramandati nelle narrazioni, più o meno arricchite nei secoli successivi; “L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazaret.
E in detta casa nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi dall’Angelo Gabriele salutata; e finalmente nella stessa camera nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri…
Ma dopo che quel popolo di Galilea e di Nazaret abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono nella Schiavonia, posandola presso un castello chiamato Fiume (1291).
Ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine… Perciò da quel luogo la tolsero nuovamente gli Angeli e la portarono attraverso il mare, nel territorio di Recanati (1294) e la posero in una selva di cui era padrona una gentildonna chiamata Loreta; da qui prese il nome la chiesa: ‘Santa Maria di Loreta…”.
Per il gran numero di gente, purtroppo succedevano anche ladrocini e violenze, per cui continua il racconto, gli Angeli la spostarono altre due volte, sempre per gli stessi motivi, depositandola alla fine sul colle, nella notte del 9-10 dicembre 1294, dove si trova attualmente.
“Allora accorse tutto il popolo di Recanati a vedere la detta chiesa, che stava sopra la terra senza alcun fondamento. Per la qual cosa, il popolo considerando così gran miracolo e temendo che detta chiesa non venisse a rovina, la fecero circondare da un altro ben grosso muro e di buonissimo fondamento, come ancor oggi chiaramente si vede”.
Questo il racconto del 1465; che si fonda sull’aspetto storico dell’epoca, quando i rapporti culturali e religiosi delle comunità insediate sulle due sponde dell’Adriatico, erano intensi, per l’attraversamento delle navi veneziane e poi di quelle di Ancona e dell’attuale Dubrovnik, che trasportavano i pellegrini ai Luoghi Santi della Palestina.
Sullo sfondo vi è la conquista della Terra Santa da parte dei mamelucchi e poi la lenta penetrazione degli ottomani nella penisola balcanica, dopo la caduta di Costantinopoli.
Da questi eventi scaturirono le Crociate, per liberare i popoli ed i paesi dall’occupazione araba e secondo la tradizione, gli Angeli intervennero per mettere in salvo la casa della Vergine, già trasformata in chiesa sin dai tempi apostolici.
Da allora moltitudini di fedeli si sono recati in pellegrinaggio al grandioso santuario, che racchiude la Santa Casa, iniziato a costruire nel 1468 da papa Paolo II, in breve diventò ed è, secondo una felice definizione di papa Giovanni Paolo II, “cuore mariano della cristianità”.
Fin dall’inizio del Trecento fu già meta di pellegrinaggio, anche per quanti prendendo la strada costiera, erano diretti a S. Michele al Gargano oppure in Terrasanta; il flusso nei secoli XV e XVI diventò enorme, fino ad indurre nel 1520 papa Leone X ad equiparare il voto dei pellegrini del Santuario di Loreto a quello di Gerusalemme, che già man mano Loreto aveva sostituito nelle punte dei grandi pellegrinaggi penitenziali, che vedevano Roma, Santiago di Compostella, Gerusalemme.
Il prodigio eclatante della traslazione della Santa Casa attirò anche, a partire dal secolo XV, la peregrinazione di re e regine, principi, cardinali e papi, che lasciarono doni o ex voto per grazie ricevute; a loro si aggiunsero nei tempi successivi, condottieri, poeti, scrittori, inventori, fondatori di Ordini religiosi, filosofi, artisti, futuri santi e beati.
Grandi architetti furono chiamati a progettare e realizzare le opere edili, che costituiscono il grandioso complesso del santuario, che sorto come chiesa dalle linee goticheggianti, su progetti degli architetti Marino di Marco Cedrino e Giuliano da Maiano; venne poi per necessità di difesa dai pirati, che infierivano sui centri costieri, munita di un cammino di ronda e di stanze per i soldati, ad opera di Baccio Pontelli; ma non fu sufficiente, perché papa Leone X (1475-1521) fece erigere una cinta fortificata intorno al complesso, che divenne in pratica un vero e proprio castello.
Nel frattempo intorno al Santuario, sempre più frequentato dai pellegrini, sorse un borgo che fu chiamato Villa Santa Maria e che in seguito nel 1586 papa Sisto V promosse a sede vescovile.
L’interno del Santuario ebbe varie trasformazioni a cui lavorarono insigni artisti, come Giuliano da Sangallo che innalzò la solenne cupola, Giorgio Marini, il Bramante, il Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane, Luigi Vanvitelli.
Per la facciata nel 1571 lavorò Giovanni Boccalini da Carpi e nel 1587 Giovan Battista Chioldi. Come pittori portarono la loro arte, per citarne alcuni, Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Lorenzo Lotto, Cristofaro Pomarancio, ecc.
L’interno attuale del Santuario è a croce latina a tre navate, ospita sotto la grande cupola la Santa Casa, letteralmente coperta da un rivestimento marmoreo, arricchito da statue e bassorilievi raffiguranti sibille e profeti e narranti otto storie della vita di Maria, oltre a rilievi bronzei narranti alcuni episodi della vita di Gesù.
Un incendio nel 1921, sviluppatosi all’interno della Santa Casa, la danneggiò gravemente, distruggendo anche la venerata immagine lignea della Madonna, attualmente sostituita da una copia, riccamente vestita e con il volto nero dell’originale, scurito dal fumo delle lampade.
La raccolta religiosità dell’interno, ben specifica e fa immaginare la semplice vita di Maria, di Gesù e di Giuseppe, nella Palestina di allora, tutto invita alla preghiera ed al raccoglimento. Trent’anni dopo la costruzione della chiesa, incominciò quella del Palazzo Apostolico, che occupa uno dei lati della piazza della Chiesa e in cui sono conservati capolavori d’arte di ogni genere, compresi gli arazzi, porcellane e tavolette votive, costituenti il tesoro della Santa Casa, donato nei secoli da tanti devoti.
Oltre 50 papi si sono recati in pellegrinaggio a Loreto e sempre è stata grande la loro devozione; alla Vergine si rivolsero i papi Pio II e Paolo II per guarire miracolosamente dalle loro gravi malattie; papa Benedetto XV (1914-1922) in considerazione della traslazione della sua Casa, dalla Palestina a Fiume e poi a Loreto, la proclamò patrona degli aviatori.
Loreto è considerata la Lourdes italiana e tanti pellegrinaggi di malati vengono organizzati ogni anno, con cerimonie collettive come quelle di Lourdes; aggiungo una mia piccola esperienza personale, in ambedue i luoghi sacri a Maria, ho sentito improvvisamente la necessità di piangere, come se avvertissi la spiritualità nei due ambienti permeati della sua presenza.
Innumerevoli sono i luoghi pii, chiese, ospedali o di assistenza, come pure delle Congregazioni religiose, intitolati al nome della Vergine di Loreto, il suo nome cambiato in Loredana è fra i più diffusi fra le donne; infine come non ricordare le “Litanie Lauretane” che dal XII secolo sono divenute una vera e propria orazione alla Vergine, incentrata sui titoli che in ogni tempo le sono stati tributati, anche con riferimenti biblici. Le “Litanie Lauretane” sostituirono nella cristianità, quelle denominate ‘veneziane’ (in uso nella basilica di S. Marco e originarie di Aquileia) e quelle ‘deprecatorie’ (ossia di supplica, originarie della Germania).
La celebrazione liturgica nella Chiesa Cattolica è al 10 dicembre, in ricordo della data dell’arrivo della Santa Casa a Loreto.
SANTA CASA DO LORETO
Desde o século XVI, a Santa Casa do Loreto, na Itália, na Marca de Ancona, é lugar ilustre de peregrinação: a residência mesma da Virgem Maria, trazida de Nazaré pelos anjos através do ar! Santos houve que lá foram rezar: FRANCISCO XAVIER, FRANCISCO DE BORJA, CARLOS BORROMEO, LUÍS GONZAGA, FRANCISCO DE SALES, SERAFIM DE MONTEGRANARO, JOSÉ DE CUPERTINO, LUÍS MARIA DE MONTFORT, BENTO LABRE, TERESA DO MENINO JESUS, testemunhas de devoção a um santuário mariano no Ocidente.
Não julgamos abalar as bases desta devoção... pois ama-se Nossa Senhora não por causa dos tijolos, da madeira e das pedras dos seus templos, mas porque ela é a Mãe de Deus - notando que o facto da trasladação de Nazaré para o Loreto não é defensável historicamente.
Em 1470, uma bula de PAULO II celebrava no Loreto uma estátua da Virgem Maria trazida pelos anjos para um edifício sem alicerces, «fundado miraculosamente».
Por 1472, um reitor da Igreja de Loreto, Teramano, escreveu uma notícia contando como a Santa Casa de Nazaré veio para perto de Fiume, e depois para o Loreto. Nova notícia em 1489 por um carmelita responsável pelo santuário, o Beato BAPTISTA SPGANUOLO, chamado o MANTUANO. Em 1507, uma bula de JÚLIO II retomava estas narrações ("piedosas crenças", diz ela), afirmando ter a casa vindo de Belém, o que é inexacto. Erasmo, em 1525, compôs uma Missa para a Senhora do Loreto, com um lindo intróito em hexâmetros, mas sem alusão ao voo da casa pelos céus. E em 1531, JERÓNIMO ANGELITA dedicou a CLEMENTE VII uma narração muito circunstanciada da transferência da casa.
Segundo estes autores, ela chegou perto de Fiume em 1291, e a Loreto em 1294. O silêncio geral, durante todo o século XIV e todo o século XV, é surpreendente. Nada desta transferência numa bula de 1320 a respeito de Loreto. Mas dos milagres de Lourdes e de Fátima bem depressa se falou nos respectivos países e no mundo inteiro. ´De certo, porém, serem agora muito mais fáceis as comunicações do que eram na Idade Antiga e na Idade Média. No Oriente, nenhuma menção duma Santa Casa em Nazaré antes do século VI. Anteriormente a 1291, o que se dizia da morada da Virgem Maria em Nazaré nada corresponde àquilo que existe no Loreto; representava-se uma espécie de cripta com uma gruta. A seguir logo a 1291, não se fala de voo. Para isto foi preciso esperar pelos peregrinos ocidentais, ensinados pelo referido ANGELITA.
Igreja dedicada a Nossa Senhora existia no Loreto, a qual aparece testemunhada em 1193-1194 e em 1285. É possível que uma estátua de Nossa Senhora tenha sido trazida para lá por Sérvios católicos ao fugirem, à perseguição, no fim do século XIII, e que se tenha arranjado para tal estátua uma casa, chamada Nazaré, da mesma maneira que se construíram por toda a parte, nos séculos XIX e XX, grutas de Lourdes.
Para sermos perfeitamente sinceros, acrescentamos que ouvimos serem de igual constituição as pedras da chamada Santa Casa e rochas existentes ainda agora em Nazaré.
Encontramos devoções ou cultos que a Igreja reconheceu, tendo embora origens muito discutíveis; por exemplo, os casos de Santa FILOMENA, de Santa TEODÓSIA, de Compostela com São TIAGO. E só em 1669 foi a trasladação da Santa Casa admitida no Martirológio Romano. Acrescentamos que, a 24 de Março de 1920, o papa BENTO XV constituiu Nossa Senhora do Loreto «principal Padroeira, junto de Deus, de todos os aeronautas».
Texto do site www.santibeati.it.
Iniziamo questa scheda riportando una riflessione di papa Giovanni Paolo II, riferendosi alla Santa Casa di Loreto: “Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita.
Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…”.
A partire da papa Clemente V che con una bolla del 18 luglio 1310 confermò indirettamente l’autenticità della Santa Casa, i papi nei secoli successivi confermarono nuovamente la loro devozione alla Vergine Lauretana, specie in drammatiche circostanze.
Ma le origini dell’antica e devota tradizione della traslazione della Casa dalla Palestina a Loreto, risalgono al 1296, quando in una visione, ne era stata indicata l’esistenza e l’autenticità ad un eremita, fra’ Paolo della Selva e da lui riferita alle Autorità.
Ciò ci è narrato da una cronaca del 1465, redatta da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, che a sua volta l’aveva desunta da una vecchia ‘tabula’ consumata, risalente al 1300. Si riportano alcuni passi più significativi, che poi sono stati tramandati nelle narrazioni, più o meno arricchite nei secoli successivi; “L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazaret.
E in detta casa nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi dall’Angelo Gabriele salutata; e finalmente nella stessa camera nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri…
Ma dopo che quel popolo di Galilea e di Nazaret abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono nella Schiavonia, posandola presso un castello chiamato Fiume (1291).
Ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine… Perciò da quel luogo la tolsero nuovamente gli Angeli e la portarono attraverso il mare, nel territorio di Recanati (1294) e la posero in una selva di cui era padrona una gentildonna chiamata Loreta; da qui prese il nome la chiesa: ‘Santa Maria di Loreta…”.
Per il gran numero di gente, purtroppo succedevano anche ladrocini e violenze, per cui continua il racconto, gli Angeli la spostarono altre due volte, sempre per gli stessi motivi, depositandola alla fine sul colle, nella notte del 9-10 dicembre 1294, dove si trova attualmente.
“Allora accorse tutto il popolo di Recanati a vedere la detta chiesa, che stava sopra la terra senza alcun fondamento. Per la qual cosa, il popolo considerando così gran miracolo e temendo che detta chiesa non venisse a rovina, la fecero circondare da un altro ben grosso muro e di buonissimo fondamento, come ancor oggi chiaramente si vede”.
Questo il racconto del 1465; che si fonda sull’aspetto storico dell’epoca, quando i rapporti culturali e religiosi delle comunità insediate sulle due sponde dell’Adriatico, erano intensi, per l’attraversamento delle navi veneziane e poi di quelle di Ancona e dell’attuale Dubrovnik, che trasportavano i pellegrini ai Luoghi Santi della Palestina.
Sullo sfondo vi è la conquista della Terra Santa da parte dei mamelucchi e poi la lenta penetrazione degli ottomani nella penisola balcanica, dopo la caduta di Costantinopoli.
Da questi eventi scaturirono le Crociate, per liberare i popoli ed i paesi dall’occupazione araba e secondo la tradizione, gli Angeli intervennero per mettere in salvo la casa della Vergine, già trasformata in chiesa sin dai tempi apostolici.
Da allora moltitudini di fedeli si sono recati in pellegrinaggio al grandioso santuario, che racchiude la Santa Casa, iniziato a costruire nel 1468 da papa Paolo II, in breve diventò ed è, secondo una felice definizione di papa Giovanni Paolo II, “cuore mariano della cristianità”.
Fin dall’inizio del Trecento fu già meta di pellegrinaggio, anche per quanti prendendo la strada costiera, erano diretti a S. Michele al Gargano oppure in Terrasanta; il flusso nei secoli XV e XVI diventò enorme, fino ad indurre nel 1520 papa Leone X ad equiparare il voto dei pellegrini del Santuario di Loreto a quello di Gerusalemme, che già man mano Loreto aveva sostituito nelle punte dei grandi pellegrinaggi penitenziali, che vedevano Roma, Santiago di Compostella, Gerusalemme.
Il prodigio eclatante della traslazione della Santa Casa attirò anche, a partire dal secolo XV, la peregrinazione di re e regine, principi, cardinali e papi, che lasciarono doni o ex voto per grazie ricevute; a loro si aggiunsero nei tempi successivi, condottieri, poeti, scrittori, inventori, fondatori di Ordini religiosi, filosofi, artisti, futuri santi e beati.
Grandi architetti furono chiamati a progettare e realizzare le opere edili, che costituiscono il grandioso complesso del santuario, che sorto come chiesa dalle linee goticheggianti, su progetti degli architetti Marino di Marco Cedrino e Giuliano da Maiano; venne poi per necessità di difesa dai pirati, che infierivano sui centri costieri, munita di un cammino di ronda e di stanze per i soldati, ad opera di Baccio Pontelli; ma non fu sufficiente, perché papa Leone X (1475-1521) fece erigere una cinta fortificata intorno al complesso, che divenne in pratica un vero e proprio castello.
Nel frattempo intorno al Santuario, sempre più frequentato dai pellegrini, sorse un borgo che fu chiamato Villa Santa Maria e che in seguito nel 1586 papa Sisto V promosse a sede vescovile.
L’interno del Santuario ebbe varie trasformazioni a cui lavorarono insigni artisti, come Giuliano da Sangallo che innalzò la solenne cupola, Giorgio Marini, il Bramante, il Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane, Luigi Vanvitelli.
Per la facciata nel 1571 lavorò Giovanni Boccalini da Carpi e nel 1587 Giovan Battista Chioldi. Come pittori portarono la loro arte, per citarne alcuni, Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Lorenzo Lotto, Cristofaro Pomarancio, ecc.
L’interno attuale del Santuario è a croce latina a tre navate, ospita sotto la grande cupola la Santa Casa, letteralmente coperta da un rivestimento marmoreo, arricchito da statue e bassorilievi raffiguranti sibille e profeti e narranti otto storie della vita di Maria, oltre a rilievi bronzei narranti alcuni episodi della vita di Gesù.
Un incendio nel 1921, sviluppatosi all’interno della Santa Casa, la danneggiò gravemente, distruggendo anche la venerata immagine lignea della Madonna, attualmente sostituita da una copia, riccamente vestita e con il volto nero dell’originale, scurito dal fumo delle lampade.
La raccolta religiosità dell’interno, ben specifica e fa immaginare la semplice vita di Maria, di Gesù e di Giuseppe, nella Palestina di allora, tutto invita alla preghiera ed al raccoglimento. Trent’anni dopo la costruzione della chiesa, incominciò quella del Palazzo Apostolico, che occupa uno dei lati della piazza della Chiesa e in cui sono conservati capolavori d’arte di ogni genere, compresi gli arazzi, porcellane e tavolette votive, costituenti il tesoro della Santa Casa, donato nei secoli da tanti devoti.
Oltre 50 papi si sono recati in pellegrinaggio a Loreto e sempre è stata grande la loro devozione; alla Vergine si rivolsero i papi Pio II e Paolo II per guarire miracolosamente dalle loro gravi malattie; papa Benedetto XV (1914-1922) in considerazione della traslazione della sua Casa, dalla Palestina a Fiume e poi a Loreto, la proclamò patrona degli aviatori.
Loreto è considerata la Lourdes italiana e tanti pellegrinaggi di malati vengono organizzati ogni anno, con cerimonie collettive come quelle di Lourdes; aggiungo una mia piccola esperienza personale, in ambedue i luoghi sacri a Maria, ho sentito improvvisamente la necessità di piangere, come se avvertissi la spiritualità nei due ambienti permeati della sua presenza.
Innumerevoli sono i luoghi pii, chiese, ospedali o di assistenza, come pure delle Congregazioni religiose, intitolati al nome della Vergine di Loreto, il suo nome cambiato in Loredana è fra i più diffusi fra le donne; infine come non ricordare le “Litanie Lauretane” che dal XII secolo sono divenute una vera e propria orazione alla Vergine, incentrata sui titoli che in ogni tempo le sono stati tributati, anche con riferimenti biblici. Le “Litanie Lauretane” sostituirono nella cristianità, quelle denominate ‘veneziane’ (in uso nella basilica di S. Marco e originarie di Aquileia) e quelle ‘deprecatorie’ (ossia di supplica, originarie della Germania).
La celebrazione liturgica nella Chiesa Cattolica è al 10 dicembre, in ricordo della data dell’arrivo della Santa Casa a Loreto.
EULÁLIA DE MÉRIDA, Santa
Eulália de Mérida, Santa
Em Mérida, na Lusitânia, hoje Espanha, Santa EULÁLIA virgem e mártir que, segundo a tradição, sendo ainda jovem, não hesitou em oferecer a vida por Cristo. (304)
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA da editorial A. O. de Braga:
Santa EULÁLIA nasceu em Espanha pelos fins do século II. Já na meninice deu sinais inequívocos de alma privilegiada. Inimiga da vaidade e dos divertimentos, procurou unicamente agradar ao Esposo Divino.
Tendo apenas 14 anos de idade, deu provas de coragem admirável. Quando em 304, o imperador Maximiano encetou perseguições crudelíssimas contra os cristãos, EULÁLIA foi tomada de ardente desejo de oferecer a Jesus o sacrifício da vida. Para não expor a filha ao perigo que a ameaça, os pais esconderam-na numa casa longe da cidade. Inútil foi a precaução . O amor de Deus e o desejo de martirio eram tão fortes na alma da donzela, que esta, iludindo a vigilância dos parentes e aproveitando o silêncio e as trevas da noite, fez a viagem de algumas horas, para chegar à cidade. Sem demora se dirigiu ao palácio do juiz e, estando na presença do executor das ordens imperiais, invectivou-o energicamente por causa da idolatria. O Pretor, pasmado de ver tamanha coragem numa jovem de tão pouco idade, entregou-a aos soldados para ser castigada. Prevalecendo, porém, nele um instante de sentimentos de humanidade, procurou conquistar a simpatia de EULÁLIA e ganhá-la para a religião oficial. Ela, porém, em vez de responder à voz cativante do sedutor, atirou para longe o turíbulo com que devia incensar as imagens das divindades.
Foi o bastante para ser entregue à tortura. Com ferros em brasa, os algozes queimaram o corpo da donzela. Esta, cheia de alegria e gratidão para com Deus, exclamou em alta voz: «Agora, meu Jesus, vejo no meu corpo os traços da vossa Sagrada paixão». Tendo aplicado ainda outros tormentos, os algozes recorreram finalmente ao fogo, e no meio das chamas, EULÁLIA entregou o espírito a Deus. O poeta Prudêncio, a quem devemos a narração, diz que o próprio algoz viu a alma da Mártir, em forma de pomba subir ao céu.
EULÁLIA morreu em 304 e o seu corpo achou repouso na igreja de Mérida cidade onde sofreu o martirio.
São GREGÓRIO DE TOURS, conta que, no adro dessa Igreja, existiam três árvores que no dia da festa de Santa EULÁLIA se cobriam de flores aromáticas,. Estas aplicadas aos doentes curavam-nos das enfermidades.
Alguns eruditos defendem ter havido duas mártires com este nome: EULÁLIA DE Barcelona e EULÁLIA de Mérida. Outros afirmam ter sido apenas uma. Ao menos uma só foi martirizada nas circunstâncias indicadas.
Gemelo de Ancira, Santo
Em Ancira, na Galácia hoje Ancara, Turquia, São GEMELO mártir. (séc. IV)
Gregório III, Santo
Lucas de Melicuccá, Santo
No mosteiro de São Niclau de Viotorito, na Calábria, Itália, São LUCAS, bispo de Isola di Cappo Rizzuto, que trabalhou incansavelmente pelo bem do povo e na formação dos monges. (1114)
Em Londres, Inglaterra os santos mártires EDMUNDO GENNINGS presbitero e SUITUNO WELS que, durante a cruel persguição da rainha Isabel I, condenados à pena capital - o primeiro por ser sacerdote e o segundo por lhe ter dado acolhimento - foram pendurados à porta de sua casa e torturados até à morte. (1591)
Polidoro Plasden e Eustácio White, Santos; Brian Lacy, João Masion e Sidnei Hogdson, Beatos
Em Londres, Inglaterra, os santos POLIDORO PLASDEN e EUSTÁCIO WHITE presbiteros e os beatos BRIAN LACY, JOÃO MASON e SIDNEI HOGDSON mártires que no mesmo ano sofreram, os mesmos suplícios em Tyburn, uns porque eram sacerdotes que entraram na Inglaterra e outros porque lhes prestaram auxílio. (1591)
Em Londres, Inglaterra, 19 anos depois (1610), São JOÃO ROBERTS da Ordem de São Bento e o Beato TOMÁS SOMERS presbiteros e mártires que no reinado de Jaime I, condenados por serem sacerdotes, foram enforcados tendo abraçado os malfeitores ladrões submetidos ao mesmo patíbulo. (1610)
Em Turim, Itália, o Beato MARCOS ANTÓNIO (ou Marcantónio) DURANDO, presbitero da Congregação das Missões, que fundou a Congregação das Irmãs de Jesus Nazareno, para prestar assistência aos enfermos e aos jovens abandonados. (1880)
Em Vallés, Valência, Espanha, o beato GONÇALO VIÑES MASIP presbitero e mártir que, durante a perseguição consumaram o combate por Cristo. (1936)
Non è raro, sui comuni calendari, veder segnata a questa data o al giorno precedente, la festa di un San Cesare.
Si tratta di un Santo problematico, per non dire totalmente oscuro, di cui perciò si può far memoria soprattutto per l'interesse e la frequenza del nome. Egli sarebbe stato uno dei 72 primi seguaci di Gesù, e poi Vescovo di Durazzo, in Albania, dove probabilmente sarebbe morto Martire per la fede.
Non si può dire, dunque, che la diffusione del nome di Cesare sia legata alla devozione di questo o di altri Santi, benché non manchino quelli con il nome, di identica origine, dì Cesario.
Uno dei più celebri, festeggiato il 25 febbraio, fu figlio di San Gregorio di Nazianzo, e fratello di un altro San Gregorio, detto il Giovane, e di Santa Gorgonia. Un altro celebre San Cesario fu il Vescovo di Arles, in Francia, festeggiato il 27 agosto. Visse nel Vi secolo, e viene onorato come "difensore della civiltà cristiana in Francia ".
Ma il nome di Cesare, anche se ha in comune l'origine, è nettamente distinto, nell'uso, da quello di Cesario. E la sua diffusione è dovuta soprattutto a ricordi storici, perché legata, non al culto, ma alla fama di Caio Giulio Cesare, il grande condottiero romano, fondatore della prima dinastia imperiale.
Il significato di questo nome è curioso, perché deriva dal verbo latino che significa " tagliare ". Secondo Plinio il Vecchio, sarebbe stato dato il nome di Cesare a un neonato uscito dal seno materno a seguito di un'operazione chirurgica, quella che è ancora detta " taglio cesareo ".
L'interpretazione del passo di Plinio è però controversa. E del resto si può escludere che tale sia la spiegazione del nome di Giulio Cesare, la cui madre era ancora vivente al tempo della guerra gallica. Si sa infatti che, nell'antichità, l'operazione veniva effettuata soltanto in caso di morte della madre: era insomma un intervento di emergenza per salvare almeno il neonato.
In alcuni calendari, il nome di San Cesare si legge, o almeno si leggeva, alla data del 15 marzo. In quel giorno, nel 1607, morì il Venerabile Cesare de Bus, fondatore, in Francia, della Congregazione della Dottrina Cristiana.
Per strana coincidenza il 15 marzo è anche la data dell'uccisione di Giulio Cesare, e ciò suggerì di dare tale onomastico ai molti che ripetono il nome del grande romano.
Ma si tratta di una contaminazione tra storia religiosa e storia profana che il Calendario non può avallare, per quanto suggestiva!
Insigne per le forti virtù, il Beato Guglielmo de Carraria, era cavaliere laico dell'Ordine Mercedario nel convento di Santa Maria d'Esteron a Minorca in Spagna.Con il suo esempio di vita rigorosamente austera e crocifissa, animò di una viva fede tutti gli abitanti dell'isola finché raggiunse la patria del paradiso.
L'Ordine lo festeggia il 10 dicembre
Raimundo de Pirrariis, Beato
Religioso del convento di Sant'Eulalia in Barcellona, il Beato Raimondo de Pirrariis, fu priore di tutto l'Ordine Mercedario. Si prodigò instancabilmente per le redenzioni e sopportò grandissimi travagli per gli schiavi che tanto gli stavano a cuore. Famosissimo per la cultura, la spiritualità e la santità della vita morì nel bacio del Signore ed il suo corpo fu sepolto nella chiesa dello stesso convento.
L'Ordine lo festeggia il 10 dicembre
Simone Fernandez, Beato
.
Il Beato Simone Fernandez, mercedario redentore, liberò 200 schiavi da una dura schiavitù. Con un esempio di vita rigorosa per dar gioia e piacere unicamente a Dio, dalla città di Granada in Spagna migrò verso il regno celeste.
L'Ordine lo festeggia il 10 dicembre
Tommaso de Farfa (de Maurienne), Santo
Da studi fatti e da veritiere ipotesi, si può stabilire che la sua data di nascita sia stata verso il 650; di origine franca si era recato in Oriente dove stette sette anni e al ritorno, dopo essere passato per Roma, giunse nella Sabina nel 685 circa.
Qui rifondò l’antica abbazia di Farfa, oggi nel Comune di Fara in Sabina provincia di Rieti, quest’abbazia pur esistente nel secolo precedente ad opera di monaci siriaci, era ormai decaduta con l’estinzione di questi eremiti orientali che non si erano rinnovati, d’altra parte essi perlopiù erano vissuti in grotte e capanne sul monte sovrastante, quindi Tommaso è da considerarsi il vero fondatore dell’abbazia di Farfa a partire dal 685
Con l’appoggio del duca di Spoleto Faroaldo nel 703 e di Gisulfo duca di Benevento, l’abbazia ebbe uno sviluppo notevole sia in numero di monaci, sia in vita spirituale, sia in campo edilizio, splendore che avrà il suo culmine nei secoli IX-X-XI, estendendo i suoi possedimenti all’Abruzzo e Marche, vi sorse anche lo ‘sciptorium’ che produsse famosi codici..
A Tommaso, che resse l’abbazia per 35 anni, è collegata la fondazione dell’altro famoso monastero di S. Vincenzo al Volturno dal quale provengono anche le fonti successive che raccontano la sua vita operosa.
Ebbe una costante relazione con la Sede Apostolica a Roma, visto i vari devoti pellegrinaggi da lui effettuati nella città eterna.
Morì verso il 720, antichi testi liturgici dell’abbazia di Farfa, riportano già nel secolo IX l’ufficiatura notturna di una festa di s. Tommaso abate. Nei calendari farfensi viene celebrato il ‘giorno della deposizione’ al 10 dicembre.
Eulália de Mérida, Santa
Em Mérida, na Lusitânia, hoje Espanha, Santa EULÁLIA virgem e mártir que, segundo a tradição, sendo ainda jovem, não hesitou em oferecer a vida por Cristo. (304)
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA da editorial A. O. de Braga:
Santa EULÁLIA nasceu em Espanha pelos fins do século II. Já na meninice deu sinais inequívocos de alma privilegiada. Inimiga da vaidade e dos divertimentos, procurou unicamente agradar ao Esposo Divino.
Tendo apenas 14 anos de idade, deu provas de coragem admirável. Quando em 304, o imperador Maximiano encetou perseguições crudelíssimas contra os cristãos, EULÁLIA foi tomada de ardente desejo de oferecer a Jesus o sacrifício da vida. Para não expor a filha ao perigo que a ameaça, os pais esconderam-na numa casa longe da cidade. Inútil foi a precaução . O amor de Deus e o desejo de martirio eram tão fortes na alma da donzela, que esta, iludindo a vigilância dos parentes e aproveitando o silêncio e as trevas da noite, fez a viagem de algumas horas, para chegar à cidade. Sem demora se dirigiu ao palácio do juiz e, estando na presença do executor das ordens imperiais, invectivou-o energicamente por causa da idolatria. O Pretor, pasmado de ver tamanha coragem numa jovem de tão pouco idade, entregou-a aos soldados para ser castigada. Prevalecendo, porém, nele um instante de sentimentos de humanidade, procurou conquistar a simpatia de EULÁLIA e ganhá-la para a religião oficial. Ela, porém, em vez de responder à voz cativante do sedutor, atirou para longe o turíbulo com que devia incensar as imagens das divindades.
Foi o bastante para ser entregue à tortura. Com ferros em brasa, os algozes queimaram o corpo da donzela. Esta, cheia de alegria e gratidão para com Deus, exclamou em alta voz: «Agora, meu Jesus, vejo no meu corpo os traços da vossa Sagrada paixão». Tendo aplicado ainda outros tormentos, os algozes recorreram finalmente ao fogo, e no meio das chamas, EULÁLIA entregou o espírito a Deus. O poeta Prudêncio, a quem devemos a narração, diz que o próprio algoz viu a alma da Mártir, em forma de pomba subir ao céu.
EULÁLIA morreu em 304 e o seu corpo achou repouso na igreja de Mérida cidade onde sofreu o martirio.
São GREGÓRIO DE TOURS, conta que, no adro dessa Igreja, existiam três árvores que no dia da festa de Santa EULÁLIA se cobriam de flores aromáticas,. Estas aplicadas aos doentes curavam-nos das enfermidades.
Alguns eruditos defendem ter havido duas mártires com este nome: EULÁLIA DE Barcelona e EULÁLIA de Mérida. Outros afirmam ter sido apenas uma. Ao menos uma só foi martirizada nas circunstâncias indicadas.
MELQUÍADES, Santo
(Ver 10 de Janeiro)
Texto do livro SANTOS DE CADA DIA da Editorial A. O. de Braga:
São MELQUÍADES, africano, sucedeu a Santo EUSÉBIO na sede de PEDRO, tendo sido eleito para esta dignidade no ano de 311, imperando Máximo. Constantino venceu este tirano a 28 de Outubro de 312, e pouco depois publicou éditos autorizando aos cristãos a livre prática da sua religião e permitindo-lhes erigir Igrejas. A fim de tranquilizar os gentios, que andavam inquietos com estas providências, ao chegar a Milão, no ano de 313, concedeu, por um segundo édito, a todas as religiões, excepto aos hereges, a liberdade de consciência.
Regozijou-se o bom papa ao ver a prosperidade da casa de Deus, e com o seu zelo estendeu notavelmente essas vitórias; mas teve também o desgosto de ver o seu rebanho aflito por uma discussão, que foi o cisma de Donato em África. Acusado falsamente, Mensúrio, bispo de Cartago, de ter entregue os sagrados livros aos perseguidores, Donato separou-se imprudentemente da comunhão com ele, e continuou o cisma, ainda depois de Ceciliano ter sucedido a Mensúrio na sé de Cartago, juntando-se-lhe vários inimigos daquele bom prelado.
Os cismáticos apelaram então para Constantino, que estava nas Gálias, suplicando-lhe que mandasse a África três bispos daquele país, aos quais nomeavam, designadamente, para que julgassem a sua causa contra Ceciliano. O imperador concedeu-lhes os juízes pedidos, mas determinava que os bispos impetrantes, e os juízes que iam das Gálias, passassem pela Cidade Eterna e dessem conta ao Papa MELQUÍADES do que se tratava, porque ele decidisse a controvérsia. O imperador deixava, desta sorte, a decisão da disputa aos bispos, porque era peculiar das atribuições deles. O Papa MELQUÍADES abriu no palácio de Latrão um Concílio em 313, no qual compareceram Donato e Ceciliano, saindo este plenamente justificado do que lhe imputavam. Donato foi o único a ser condenado naquela ocasião; aos demais bispos, que eram seus partidários, concedeu-se conservarem as respectivas sés, contanto que renunciassem ao cisma: Santo AGOSTINHO referindo-se à moderação de que usou o papa, chama-lhe varão excelente, verdadeiro filho da paz e pai dos cristãos. Não obstante, os donatistas, depois da sua morte, esforçaram-se por lhe denegrir a reputação, imputando-lhe também o crime de entregar os livros santos; a esta mentira chama Santo AGOSTINHO maliciosa e infundada calúnia.
São MELQUÍADES morreu a 10 de Janeiro de 314 e foi enterrado na Via Ápia, no cemitério de Calisto. É considerado mártir pelo muito que sofreu em várias perseguições.
Gemelo de Ancira, Santo
Em Ancira, na Galácia hoje Ancara, Turquia, São GEMELO mártir. (séc. IV)
Gregório III, Santo
Em Roma, junto de São PEDRO, São GREGÓRIO III, papa, que fomentou a pregação do Evangelho aos germanos e, em oposição aos iconoclastas, adornou as Igrejas da Urbe com sagradas imagens. (741)
Lucas de Melicuccá, Santo
No mosteiro de São Niclau de Viotorito, na Calábria, Itália, São LUCAS, bispo de Isola di Cappo Rizzuto, que trabalhou incansavelmente pelo bem do povo e na formação dos monges. (1114)
Edmundo Gennings e Suttuno Wels, Santos
Em Londres, Inglaterra os santos mártires EDMUNDO GENNINGS presbitero e SUITUNO WELS que, durante a cruel persguição da rainha Isabel I, condenados à pena capital - o primeiro por ser sacerdote e o segundo por lhe ter dado acolhimento - foram pendurados à porta de sua casa e torturados até à morte. (1591)
Polidoro Plasden e Eustácio White, Santos; Brian Lacy, João Masion e Sidnei Hogdson, Beatos
Em Londres, Inglaterra, os santos POLIDORO PLASDEN e EUSTÁCIO WHITE presbiteros e os beatos BRIAN LACY, JOÃO MASON e SIDNEI HOGDSON mártires que no mesmo ano sofreram, os mesmos suplícios em Tyburn, uns porque eram sacerdotes que entraram na Inglaterra e outros porque lhes prestaram auxílio. (1591)
Amaro de Roma, Santo
Em Roma, no cemitério de Trasão, junto à Via Salária Nova, Santo AMARO mártir que o Papa São DÂMASO celebra como uma criança inocente, a quem os tormentos não conseguiram afastar da fé. (séc. IV)
João Roberts, Santo: Tomás Somers, Beato
Em Londres, Inglaterra, 19 anos depois (1610), São JOÃO ROBERTS da Ordem de São Bento e o Beato TOMÁS SOMERS presbiteros e mártires que no reinado de Jaime I, condenados por serem sacerdotes, foram enforcados tendo abraçado os malfeitores ladrões submetidos ao mesmo patíbulo. (1610)
Marcos António ou (Marcantónio) Durando, Beato
Em Turim, Itália, o Beato MARCOS ANTÓNIO (ou Marcantónio) DURANDO, presbitero da Congregação das Missões, que fundou a Congregação das Irmãs de Jesus Nazareno, para prestar assistência aos enfermos e aos jovens abandonados. (1880)
Gonçalo Viñes Masip Beato
Em Vallés, Valência, Espanha, o beato GONÇALO VIÑES MASIP presbitero e mártir que, durante a perseguição consumaram o combate por Cristo. (1936)
António Martín Hernández e
Agostinho Garcia Calvo, Beatos
Em Picadero de Paterna, Valência, Espanha, os beatos mártires ANTÓNIO MARTÍN HERNÁNDEZ presbitero e AGOSTINHO GARCIA CALVO religioso, ambos da Sociedade Salesiana que, durante a mesma perseguição, pela fé em Cristo receberam a estola da glória. (1936)
Cesare da Albânia, Santo
Agostinho Garcia Calvo, Beatos
Em Picadero de Paterna, Valência, Espanha, os beatos mártires ANTÓNIO MARTÍN HERNÁNDEZ presbitero e AGOSTINHO GARCIA CALVO religioso, ambos da Sociedade Salesiana que, durante a mesma perseguição, pela fé em Cristo receberam a estola da glória. (1936)
... e, A i n d a ...
Cesare da Albânia, Santo
Non è raro, sui comuni calendari, veder segnata a questa data o al giorno precedente, la festa di un San Cesare.
Si tratta di un Santo problematico, per non dire totalmente oscuro, di cui perciò si può far memoria soprattutto per l'interesse e la frequenza del nome. Egli sarebbe stato uno dei 72 primi seguaci di Gesù, e poi Vescovo di Durazzo, in Albania, dove probabilmente sarebbe morto Martire per la fede.
Non si può dire, dunque, che la diffusione del nome di Cesare sia legata alla devozione di questo o di altri Santi, benché non manchino quelli con il nome, di identica origine, dì Cesario.
Uno dei più celebri, festeggiato il 25 febbraio, fu figlio di San Gregorio di Nazianzo, e fratello di un altro San Gregorio, detto il Giovane, e di Santa Gorgonia. Un altro celebre San Cesario fu il Vescovo di Arles, in Francia, festeggiato il 27 agosto. Visse nel Vi secolo, e viene onorato come "difensore della civiltà cristiana in Francia ".
Ma il nome di Cesare, anche se ha in comune l'origine, è nettamente distinto, nell'uso, da quello di Cesario. E la sua diffusione è dovuta soprattutto a ricordi storici, perché legata, non al culto, ma alla fama di Caio Giulio Cesare, il grande condottiero romano, fondatore della prima dinastia imperiale.
Il significato di questo nome è curioso, perché deriva dal verbo latino che significa " tagliare ". Secondo Plinio il Vecchio, sarebbe stato dato il nome di Cesare a un neonato uscito dal seno materno a seguito di un'operazione chirurgica, quella che è ancora detta " taglio cesareo ".
L'interpretazione del passo di Plinio è però controversa. E del resto si può escludere che tale sia la spiegazione del nome di Giulio Cesare, la cui madre era ancora vivente al tempo della guerra gallica. Si sa infatti che, nell'antichità, l'operazione veniva effettuata soltanto in caso di morte della madre: era insomma un intervento di emergenza per salvare almeno il neonato.
In alcuni calendari, il nome di San Cesare si legge, o almeno si leggeva, alla data del 15 marzo. In quel giorno, nel 1607, morì il Venerabile Cesare de Bus, fondatore, in Francia, della Congregazione della Dottrina Cristiana.
Per strana coincidenza il 15 marzo è anche la data dell'uccisione di Giulio Cesare, e ciò suggerì di dare tale onomastico ai molti che ripetono il nome del grande romano.
Ma si tratta di una contaminazione tra storia religiosa e storia profana che il Calendario non può avallare, per quanto suggestiva!
Ermogene, Donato e mais 22 companheiros, Santos
Il Martirologio Geronimiano li ricorda il 12 dicembre insieme con altri ventidue compagni, sotto la generica indicazione topografica: "in alio loco". Dal Geronimiano passarono nel Martirologio di Lione, quindi in quello di Floro e, attraverso gli altri martirologi storici, anche nel Romano. Sembra però che si tratti di un gruppo fittizio. Ermogene, infatti, ricordato anche nei giorni 6 e 9 dicembre, apparterrebbe, secondo il Delehaye, al gruppo di Mena, Ermogene ed Eugrafo, venerato dai Greci il giorno 10. Donato è un nome molto comune in Africa. Il numero XXII, per i compagni, sarebbe invece una corruzione del numero LXII, cioè quello dei soldati martiri romani, venerati nel cimitero di Trasone a Roma il giorno 11 dicembre
Guglielmo de Carraria, Beato
Insigne per le forti virtù, il Beato Guglielmo de Carraria, era cavaliere laico dell'Ordine Mercedario nel convento di Santa Maria d'Esteron a Minorca in Spagna.Con il suo esempio di vita rigorosamente austera e crocifissa, animò di una viva fede tutti gli abitanti dell'isola finché raggiunse la patria del paradiso.
L'Ordine lo festeggia il 10 dicembre
Raimundo de Pirrariis, Beato
Religioso del convento di Sant'Eulalia in Barcellona, il Beato Raimondo de Pirrariis, fu priore di tutto l'Ordine Mercedario. Si prodigò instancabilmente per le redenzioni e sopportò grandissimi travagli per gli schiavi che tanto gli stavano a cuore. Famosissimo per la cultura, la spiritualità e la santità della vita morì nel bacio del Signore ed il suo corpo fu sepolto nella chiesa dello stesso convento.
L'Ordine lo festeggia il 10 dicembre
Simone Fernandez, Beato
.
Il Beato Simone Fernandez, mercedario redentore, liberò 200 schiavi da una dura schiavitù. Con un esempio di vita rigorosa per dar gioia e piacere unicamente a Dio, dalla città di Granada in Spagna migrò verso il regno celeste.
L'Ordine lo festeggia il 10 dicembre
Tommaso de Farfa (de Maurienne), Santo
Da studi fatti e da veritiere ipotesi, si può stabilire che la sua data di nascita sia stata verso il 650; di origine franca si era recato in Oriente dove stette sette anni e al ritorno, dopo essere passato per Roma, giunse nella Sabina nel 685 circa.
Qui rifondò l’antica abbazia di Farfa, oggi nel Comune di Fara in Sabina provincia di Rieti, quest’abbazia pur esistente nel secolo precedente ad opera di monaci siriaci, era ormai decaduta con l’estinzione di questi eremiti orientali che non si erano rinnovati, d’altra parte essi perlopiù erano vissuti in grotte e capanne sul monte sovrastante, quindi Tommaso è da considerarsi il vero fondatore dell’abbazia di Farfa a partire dal 685
Con l’appoggio del duca di Spoleto Faroaldo nel 703 e di Gisulfo duca di Benevento, l’abbazia ebbe uno sviluppo notevole sia in numero di monaci, sia in vita spirituale, sia in campo edilizio, splendore che avrà il suo culmine nei secoli IX-X-XI, estendendo i suoi possedimenti all’Abruzzo e Marche, vi sorse anche lo ‘sciptorium’ che produsse famosi codici..
A Tommaso, che resse l’abbazia per 35 anni, è collegata la fondazione dell’altro famoso monastero di S. Vincenzo al Volturno dal quale provengono anche le fonti successive che raccontano la sua vita operosa.
Ebbe una costante relazione con la Sede Apostolica a Roma, visto i vari devoti pellegrinaggi da lui effettuati nella città eterna.
Morì verso il 720, antichi testi liturgici dell’abbazia di Farfa, riportano già nel secolo IX l’ufficiatura notturna di una festa di s. Tommaso abate. Nei calendari farfensi viene celebrato il ‘giorno della deposizione’ al 10 dicembre.
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Local onde se processa este blogue, na cidade do Porto
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Os meus cumprimentos e agradecimentos pela atenção que me dispensarem.
Textos recolhidos
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Textos recolhidos
In
MARTIROLÓGIO ROMANO
Ed. Conferência Episcopal Portuguesa - MMXIII
e através dos sites:
Wikipédia.org; Santiebeati.it; es.catholic.net/santoral,
e do Livro SANTOS DE CADA DIA, da Editorial de Braga, além de outros, eventualmente
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Também no que se refere às imagens que aparecem aqui no fim das mensagens diárias, são recolhidas aleatoriamente ou através de fotos próprias que vou obtendo, ou transferindo-as das redes sociais e que creio, serem livres.
Quanto às de minha autoria, não coloco quaisquer entraves para quem quiser copiá-las
Blogue:
SÃO PAULO (e Vidas de Santos) http://confernciavicentinadesopaulo.blogspot.com
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